Epilogo.
24
Dicembre 2018
Se
non avesse smesso di nevicare, avrebbero dovuto chiamare gli
artificieri, per
liberare le strade. Ormai, persino per gli standard canadesi, quella
nevicata
colossale stava prendendo una piega preoccupante.
Dev
fissò corrucciato i pallidi fiocchi cadere dal cielo, come
se bastasse fissarli
malamente perché smettessero di cadere.
«Sei
così accigliato che ti verranno un sacco di rughe sul viso,
Dev» chiosò Iris,
raggiungendolo accanto alla vetrata del salone assieme a un vassoio di
polpette
di patate.
Dev
ne mangiò una in un boccone prima di dedicarsi alla seconda
e la giovane,
scoppiando a ridere, esalò: «Ammettilo che sei
capitolato la prima volta che le
hai mangiate!»
«Non
confermo né smentisco» borbottò lui,
addentando la terza.
Iris
lo fissò tutta sorridente, gli occhi caldi e pieni di
promesse che, ben presto,
avrebbe potuto mantenere e Devereux, nell’allontanare
temporaneamente il
vassoio tra di loro, le diede un bacio e mormorò:
«Sei del tutto sicura che
Helen voglia passare il pomeriggio con Chelsey?»
«Più
che sì… ammesso e non concesso che non affoghi in
tutta questa neve» affermò
Iris, lanciando un’occhiata dubbia verso le finestre.
Dev
brontolò un’imprecazione tra i denti, tornando a
scrutare accigliato il
panorama e, poggiate le mani sui fianchi, ringhiò:
«L’ultima volta che è
nevicato così tanto, abbiamo dovuto spalare per
mesi.»
«Ora
avresti un indubbio vantaggio, ma sarà sicuramente una
scocciatura» ammise lei,
storcendo la bella bocca in una smorfia.
«Puoi
dirlo forte! Lupo o non lupo, dopo un po’ spalare neve viene
a noia a tutti»
sottolineò Dev, prima di scoppiare a ridere quando vide
giungere un cingolato
dallo stradello di casa.
Iris
lo fissò senza parole per alcuni istanti, prima di
riconoscere Rock al volante
del mezzo color mandarino.
«Ma
da dove salta fuori?» esalò la giovane,
mangiucchiando distrattamente una
polpetta.
«E’
uno dei mezzi della ditta, ma non pensavo che qualcuno si sarebbe
sobbarcato
dieci miglia solo per andarlo a prendere» scrollò
le spalle Dev, prima di
accigliarsi leggermente e borbottare subito dopo: «A meno
che…»
Iris
lo fissò dubbiosa per un istante prima di lanciare
un’occhiata al cielo
ingombro di nubi e borbottare: «Quand’è
stata l’ultima luna piena?»
«L’altro
ieri» mugugnò Dev, passandosi una mano sul viso
con espressione esasperata.
«Stai a vedere che, come regalo di Natale, gli ha fatto il
dono della
licantropia!»
«Sarebbe
molto da Lucas» sorrise dolcemente Iris.
Dev
storse il naso e grugnì: «Se adesso sospiri,
vomito.»
Iris
gli diede una pacca sul sedere, replicando: «Sei un cuore di
pietra! E’ molto
romantico, invece.»
«Preferisco
il modo che ho scelto io» ribatté lui, ghignando
in risposta.
«Non
avevo dubbi. Quando mai non sei soddisfatto delle tue
scelte?» ironizzò Iris,
schivando la mano protesa di Dev, quando egli tentò di darle
un pizzicotto.
«Su
di te pensavo di aver scelto bene, ma potrei ricredermi»
ammiccò lui,
allungandosi per afferrarla e stringerla a sé.
Iris
rise, lasciandosi prendere e, nell’estremo tentativo di
salvare il vassoio
delle polpette, sollevò un braccio sopra le loro teste
mentre Dev si
impadroniva della sua bocca.
A
quel punto, però, lei lanciò tutto alle ortiche,
il vassoio cadde rovinosamente
a terra con un gran fragore di metallo e, dal piano superiore, Chelsey
urlò:
«Ma che combinate?!»
Scoppiando
a ridere, i due si scostarono per osservare il disastro appena venutosi
a
creare, giusto in tempo per scorgere Rock scivolare fuori dal cingolato
e
balzare agilmente verso la casa.
«Mannaro»
chiosarono entrambi, scostandosi definitivamente l’uno
dall’altro.
Rock
li salutò con un cenno della mano, aprì la porta
per entrare e, dopo aver
lasciato gli scarponi sull’entrata, poggiò le mani
sui fianchi e disse
ghignante: «Stradello pulito, capo!»
«Abbiamo
visto, grazie» chiosò Dev, avvicinandosi per
dargli una pacca sulla spalla. «A
quanto pare, Lucas ha infine ceduto. Quando l’ha
fatto?»
Sorridendo
da orecchio a orecchio, Rock disse: «Una settimana fa.
Abbiamo anche fatto
controllare a Lady Fenrir, e lei era certa che non vi sarebbero stati
problemi,
visto che tra i miei antenati ho diversi licantropi.»
Dev
assentì soddisfatto. La Prima Famiglia di Matlock era giunta
a Clearwater dieci
giorni addietro, assieme alla famiglia di Hati. Da quel che sapevano,
il suo
Sköll era invece rimasto in seno al branco per la
continuità di governo del
clan, oltre che per occuparsi della moglie incinta.
Iris
abbracciò l’amico con calore, asserendo:
«Hai scoperto se appartieni ai
Gerarchi?»
«No,
Iris. La carica di Hati, fino a nuovo ordine, rimarrà a te.
Il mio pelo è
grigio, infatti. Lucas, però, sostiene che ho le doti di un
Freki, e Duncan lo
ha confermato» le spiegò Rock.
«Beh,
la cosa non mi stupisce. Sappiamo bene che, per Lucas, faresti di
tutto»
assentì Dev, trovando quella qualifica assai congeniale
all’amico.
Per
quanto Rock fosse una persona solare e prosaica, era anche in grado di
mostrare
il suo lato più oscuro, se qualcuno interferiva con la vita
di Lucas.
Il
ruolo di Freki gli calzava a pennello.
«Quindi,
attualmente, abbiamo la Triade al completo, un Freki nuovo di
zecca…» cominciò
a enumerare Iris, sollevando man mano le dita. «…
il Guardiano di un Santuario
e un medico…»
Ghignando,
Dev intervenne dicendo: «Chuck si sbellica dalle risate tutte
le volte che
glielo dico… Guardiano del
Santuario…
lo trova molto divertente.»
«Beh,
ci dovrà fare l’abitudine, visto che è
l’unico su tutto il territorio canadese,
per quel che ne sappiamo» scrollò le spalle Iris,
tornando al suo calcolo.
«Allora, tolti loro, abbiamo acquisito cinque famiglie
complete di lupi e due
coppie miste con figli piccoli e che hanno già sviluppato il
dono. Abbiamo un
ufficiale di polizia e due poliziotti, oltre a una fiorista, che si
è presa
l’incarico di curare la serra con l’aconito. Direi
che non siamo messi male, vi
pare?»
«Per
essere un branco novello, direi che ce la caviamo e, stando a quello
che dice
Brianna, abbiamo già creato una rete abbastanza capillare
per attirare a noi
altri lupi» assentì Rock, tutto soddisfatto.
Iris
annuì, ripensando a Destiny e al loro viaggio a Vancouver.
Pur se la ragazza
era rimasta nella città costiera – dove poteva
contare su un bacino di clienti
più ampio – aveva però parlato a una
coppia di lupi erranti che, a loro volta,
avevano sparso la voce.
Poco
per volta, nel corso degli anni, si sarebbe conosciuta la
verità e, per chi lo
avesse desiderato, avrebbe potuto conoscerla direttamente dalla loro
bocca,
unirsi al loro branco o crearne di nuovi.
Forse,
dopotutto, i licantropi non avevano perso la battaglia per la
sopravvivenza
della specie, in quelle lande così distanti da casa.
***
«E’
un vero peccato che Liza non sia potuta giungere prima… si
sarebbe risparmiata
il viaggio in pullman» sospirò Rachel guardando
distrattamente l’orologio da
polso.
Lucas
le sorrise comprensivo, stando ben attento a tenerla al coperto sotto
il suo
enorme ombrello.
In
effetti, soltanto tre giorni addietro, Liza avrebbe potuto raggiungere
Clearwater con il Cessna della Walsh Inc.
ma, a causa di un test scolastico a cui la ragazza non aveva voluto
rinunciare,
la sua partenza era stata ritardata.
I
genitori e Helen l’avevano preceduta su suo espresso ordine
– o, come aveva
detto Rachel, su sue espresse urla
–
e la governante di casa aveva assicurato la sua presenza costante,
così che
potessero partire sereni.
Al
loro arrivo, Dev aveva potuto mostrare alla famiglia Wallace la loro
nuova
seconda casa – avrebbero poi pensato i coniugi a scegliere il
mobilio –
scatenando il pianto di Rachel e il pieno compiacimento dei restanti.
«Sono
sicura che, se Liza è grintosa anche solo la metà
di quanto me l’ha descritta
Iris, non avrà avuto problemi» la
rassicurò Lucas.
«Oh,
la è sicuramente, caro…»
annuì Rachel, battendogli affettuosamente una mano sul
braccio.
Rachel
aveva passato un’intera giornata a ringraziare tutti i nuovi
amici di Iris per
ciò che avevano fatto per la loro nipotina e, ovviamente,
anche in quel caso le
lacrime si erano sprecate.
Nessuno
se n’era però sorpreso – grazie agli
avvisi di Iris – e, anche grazie a
Jennifer, Clarisse e Bethany, la crisi era stata annullata quasi
immediatamente.
Richard
e Helen erano stati più composti, nei ringraziamenti ma, nel
complesso, quel
giorno Iris aveva rischiato il pianto diverse volte.
Mai,
da quando quel licantropo l’aveva ferita, aveva sperato in un
simile
stravolgimento in positivo della sua vita, eppure era avvenuto.
L’anno
a venire avrebbe sposato Dev, considerava già Chelsey come
sua figlia, il suo
lavoro a scuola andava alla grande – anche se aveva un paio
di teste calde in
classe – e la ditta non aveva affatto risentito del
cambiamento avvenuto in
sede di Consiglio.
A
volte, Iris si ritrovava la notta a scrutare il cielo, sperando di
poter
sentire la voce dei genitori, pur se sapeva che sarebbe stato
impossibile.
Gunnar,
però, aveva insistito perché lei parlasse col
cuore, certo che qualcosa, presto
o tardi, avrebbe raggiunto Helheimr e il luogo in cui le anime buone
dimoravano
per l’eternità.
Pur
se non poteva sapere se, nel caso dei genitori, le anime fossero
rimaste
un’unica entità o si fossero spezzate in mille
neonate anime, Gunnar le aveva
però assicurato che, in un modo o nell’altro, qualcuno avrebbe udito.
A
questo si era attenuta e, pur se non aveva mai avuto riprova di un
avvenuto
contatto, il solo pensiero di poterlo fare, l’aveva resa
felice.
«Oh,
eccolo che arriva!» esclamò Rachel, stringendo le
mani al petto mentre il
mezzo, con tutte le precauzioni del caso, si avvicinava alla fermata.
Per
se le strade erano state ripulite alla bell’e meglio,
sull’assito rimaneva
ancora un discreto strato di neve, e questo non permetteva di mantenere
alta la
velocità di crociera.
Non
appena il mezzo si fermò e le porte vennero aperte, Rachel e
Lucas si
avvicinarono e, senza neppure troppa sorpresa, videro Liza dare il
cinque
all’autista prima di scendere con il suo borsone alla mano.
Evidentemente,
si era fatta riconoscere anche durante quel viaggio in solitaria.
Salutato
l’autista e il resto dei passeggeri non appena
toccò terra, Liza scrutò il
mezzo allontanarsi prima di sorridere a sua madre ed esclamare:
«Questo viaggio
è stato una ficata! Devo assolutamente rifarlo!»
«Amen…»
esalò Rachel, prima di stringerla in un abbraccio.
«Sono lieta che ti sia
piaciuto, cara.»
«Non
potevano esserci dubbi» assentì Liza, sorridendo
poi a Lucas. «Io sono Liza
Wallace, molto piacere.»
«Lucas
Johnson, piacere mio. Benvenuta a Clearwater»
replicò lui, allungando una mano
per stringere quella protesa della giovane.
Lei
la afferrò con grinta e, per Lucas, fu come ricevere una
scossa alla base della
gola.
Senza
che lui l’avesse cercata, la parola Geri
scaturì dalle sue labbra mentre i suoi occhi spalancati,
fissando sgomenti
Liza, portarono la ragazza a sobbalzare e gorgogliare: «Come,
scusa?»
«Che
mi venisse un colpo!» esalò Lucas, passandosi una
mano tra la chioma bionda
prima di scoppiare a ridere. «Mi ammazzeranno… lo
so già!»
Un
lento, gongolante sorriso si fece largo sul viso di Liza mentre Rachel,
confusa, stringeva un braccio attorno alle spalle della figlia prima di
domandare timorosa: «Lucas caro… cosa volevi dire,
prima?»
«Sarà
meglio che lo spieghi in presenza di tutti. Credo che sarà
una cosa abbastanza sconvolgente,
ed è meglio affrontare l’argomento una volta
sola» le disse in risposta Lucas,
fissandola spiacente.
La
stretta di Rachel si acuì, al pari del sorriso ghignante di
Liza.
Oh,
sì, quella sì che sarebbe stata una Vigilia coi
fiocchi!
***
«Geri?!»
esclamarono i presenti, sconcertati per i più svariati
motivi.
Iris
fissò allibita il suo Fenrir senza sapere cosa dire, Dev fu
ugualmente
sorpreso, Richard si passò le mani sul viso con espressione
sgomenta e Rachel
crollò sul divano mentre Helen le passava preventivamente un
fazzoletto.
Liza,
dal canto suo, sembrava toccare il cielo con un dito e pareva che
quella
notizia bomba non l’avesse minimamente sconvolta…
anzi, tutt’altro.
«Ma…
ma… ma ne sei sicuro, caro?» gorgogliò
Rachel, guardando speranzosa Lucas.
Lui
si limitò a un’alzata di spalle, replicando:
«Mi è davvero venuto spontaneo
dirlo, quando le ho sfiorato la mano. E sa Dio quante mani ho
stretto… temo di
non sbagliarmi.»
Richard
sospirò tremulo prima di guardare la figlia minore, al colmo
della felicità, e
dire: «Invece di sembrare un gatto che ha mangiato il
canarino, pensa a quello
che realmente vuol dire questa
carica, Lizzie.»
Sentendosi
interpellata, Liza tornò seria e, dopo aver guardato la
sorella maggiore – che
assentì orgogliosa – la ragazza disse:
«Oh, papà, so benissimo cosa significa.
Iris aveva spiegato più che bene, a suo tempo, quali fossero
i ruoli più
importanti all’interno di un branco, e io ho una buona
memoria.»
«Quindi,
ti sta bene essere un sicario?» replicò Rachel,
affranta.
«Non
si tratta della faccenda del sicario, mamma…»
replicò la figlia, avvicinandola
per stringere le sue mani. «… ma si tratta di
poter essere di aiuto a Iris e
alla sua nuova famiglia. Si tratta di poter vivere a contatto con un
mondo che
penso di poter sentire più mio di quanto, la mia vita
precedente, lo sia mai
stata. Si tratta di poter dimostrare a me stessa di essere
all’altezza di un
compito che credo di poter svolgere al meglio.»
Lucas
assentì al suo indirizzo e così pure Dev, che
asserì: «Non credo che Liza sia
così sciocca da aver preso la cosa sottogamba. Penso
piuttosto che, non appena
Lucas ha messo a voce il suo pensiero, qualcosa sia andato al suo posto
come il
pezzo di un puzzle.»
Liza
annuì, sfiorandosi il petto. «Dev ha ragione. Sento che è giusto
così, mamma…
papà…»
Helen
intervenne a sua volta e dichiarò: «Liza non ha
mai voluto fare il nido in
nessun posto, ammettiamolo. Nessun club le piaceva, cambiava idea in
continuazione e, anche coi suoi amici, ha sempre fatto il bello e il
cattivo
tempo. Non credo sia mai stato perché era troppo noiosa
quanto, piuttosto,
perché le mancava il posto giusto.»
La
ragazza assentì alla sorella e Richard, annuendo suo
malgrado, borbottò:
«D’accordo. Mia nipote può distruggere
città intere, mentre mia figlia sarà un
cacciatore di traditori e un’addestratrice di corvi. Che
dire?»
Scoppiando
a ridere, Iris esalò: «Oddio, messa
così suona strana davvero!»
Liza
rise a sua volta, abbracciò il padre e mormorò:
«Ti renderebbe più felice
sapere che, da quando lo so, mi sento veramente
bene?»
«Sarà
sempre la cosa più importante, per me…»
annuì lui, stringendola a sé per un
attimo per poi lasciarla andare. «…ma
sarà dura perdere anche te, piccola mia.»
Lei
si scostò, scrutò la sua vecchia famiglia e
quella nuova e infine disse: «Non
mi perderai. Io e Iris saremo sempre qui, dopotutto. Non saremo
così lontane e
voi, dopotutto, avete una seconda casa, a Clearwater.»
Helen
assentì alla sorella e chiosò: «Dovrai
trovarti una nuova scuola, a questo
punto.»
«Beh,
c’è la Clearwater Secondary School dove lavora
Iris…» ammiccò Liza, scoppiando
poi a ridere nel dire: «… sarà uno
spasso avere la propria cugina nel corpo
docenti!»
Rachel
non resistette oltre. Si levò dal divano ov’era
rimasta assisa fino a quel
momento e, stringendo a sé la più giovane delle
sue figlie, mormorò contro la
sua spalla: «Sii diligente, tesoro, e ricordati che ora devi
mettere la testa a
posto! Dio solo sa se hai sempre mille e più pensieri, in
quella tua testolina…
ma ora devi diventare grande!»
Liza
smise immediatamente di ridere e, nello stringere a sua volta la madre,
assentì
e disse: «Lo so, tranquilla. Non mi permetterei mai di fare
una scemenza. So
che questa cosa non è una scampagnata e che, se Lucas ha
visto in me questa
qualità, io dovrò impegnarmi a fondo. Ma non dici
sempre anche tu che, se una
cosa mi piace, do’ il meglio?»
Scostandosi
da Liza, Rachel si asciugò una lacrima e, annuendo fiera,
baciò su una guancia
la figlia e disse: «Sì, tesoro. Puoi fare
meraviglie, se vuoi.»
«Ti
prometto che, in questo caso, mi impegnerò come mai prima
d’ora. Sarò la
miglior Geri che l’America ricordi»
dichiarò la giovane, facendo scoppiare a
ridere la madre per diretta conseguenza.
«Oh,
tesoro… non potrebbe essere altrimenti. Saresti la prima da
un bel po’ di anni,
da quel che ho capito!»
Liza
si limitò a una scrollatina di spalle e Iris sorrise
più serena. Il peggio
sembrava essere passato e, anche grazie alla presenza dei loro ospiti,
tutto
sarebbe stato più facile.
***
Mancavano
pochi minuti alla mezzanotte e, dopo la cena luculliana preparata a
casa di
Dev, i presenti si erano poi divertiti a scambiarsi aneddoti, avventure
e
battute in merito alle loro doppie vite di lupi ed esseri umani.
Nonna
Katherine aveva passato la maggior parte del tempo a colloquiare con
Brianna, e
quest’ultima era rimasta affascinata dall’anziana
Piedi Neri e dalla sua
saggezza antica.
Perfino
Fenrir aveva espresso il suo compiacimento nel conoscere una persona
così
profonda e consapevole di ciò che la circondava.
Naturalmente,
la notizia della neo investitura a Geri di Liza aveva riempito la
maggior parte
dei discorsi, ma Brianna e Duncan avevano garantito loro
l’aiuto di Branson in
tal senso.
Il
loro Geri avrebbe addestrato Liza, aiutandola anche a trovare due
cuccioli di
corvo da addestrare perché diventassero, un giorno, Huginn e
Muninn.
Fu
all’approssimarsi dell’ultimo minuto della Vigilia
che Brianna levò il calice
di champagne che teneva in maso, sfiorò i sottili rami della
quercia piantata
solo pochi mesi prima in un piccolo vaso, e disse: «Il seme
è cresciuto
fiorente e, entro la prossima primavera, la vostra quercia sacra
potrà essere
piantata nel luogo che diverrà il vostro Vigrond. Essa vi
porterà la sapienza
antica tramandata dalla madre da cui è nata, e vi
sarà di aiuto e guida.»
Ciò
detto, lanciò uno sguardo a Lucas e aggiunse: «Tu
solo potrai accedere alle sue
conoscenze, perciò fai buon uso del suo sapere,
poiché grazie a Lei potrai
guidare con saggezza il tuo branco.»
Il
giovane assentì, stringendo nella sua la mano grande e forte
del compagno.
«Avete
già deciso dove istituirete il vostro Vigrond,
dunque?» domandò infine la wicca.
Fu
Dev a parlare e, levandosi in piedi, indicò il limitare
della foresta che
circondava la sua proprietà e disse: «Questi
terreni sono miei e, per almeno un
altro centinaio di iarde all’interno del bosco, tutto
è recintato e interdetto
ai ficcanaso. Pianteremo la quercia al limitare del bosco,
così che sia
visibile dalla casa.»
Brianna
assentì, asserendo: «E’ un ottimo luogo.
Protetta dal gelo e dagli sguardi dei
curiosi… e una posizione molto comoda per le riunioni visto
che, in caso di
maltempo, potrete riunirvi qui.»
Un
coro di risate si levò tra i presenti e Duncan, levandosi
accanto alla moglie
tenendo in braccio il piccolo Nathan, aggiunse: «La Prima
Famiglia di Matlock,
in rappresentanza di tutti i clan britannici, irlandesi e norvegesi, vi
dà il
benvenuto in famiglia, amici miei. Pur se lontani, saremo sempre e
comunque a
vostra disposizione.»
Lucas
a quel punto si alzò a sua volta, allungò una
mano verso Duncan e replicò: «E’
un onore e un piacere e, a nostra volta, saremo sempre a disposizione
per
qualsiasi vostra esigenza.»
Dev
sorrise a Iris e Chelsey, sedute sul divano in contemplazione di quel
momento
pieno di pathos e, ironico, chiosò: «Direi che hai
ammortizzato più che bene il
costo del tuo pneumatico forato. Tu che dici?»
Le
due risero sommessamente e Iris, nell’alzarsi, gli si strinse
contro per un
abbraccio, mormorando: «Non avrei mai pensato di dover
ringraziare quella
benedetta buca che ha mandato al creatore lo pneumatico, ma penso che
le
costruirò intorno un altarino, a questo punto.»
Chelsey
si alzò a sua volta, si strinse a entrambi e aggiunse:
«Posso darti una mano,
vero?»
«Gliela
daremo entrambi» le promise il padre, sollevandola per
stringerla a sé.
La
pendola segnò la mezzanotte e, in coro, tutti esclamarono:
«Buon Natale!»
N.d.A:
e qui terminano – per ora – le avventure di Iris e
soci. Vista la bomba finale
riguardante Liza, non vi dico neanche chi sarà il
personaggio principale della
prossima avventura. Essendo una cosa ancora embrionale,
impiegherà mesi e mesi
per svilupparsi pienamente, ma arriverà a compimento.
Promesso.
Per
ora, qui vi saluto e vi dico arrivedersi. Nel frattempo,
proseguirò con le mie
storie su dèi ed eroi e, se mi verrà in mente
qualcosa, posterò degli
aggiornamenti anche nella cartella delle OS dei licantropi.
A
presto, e grazie per avermi seguita!