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Autore: Barbra    02/08/2019    1 recensioni
Questa fanfiction è un crossover tra l'Universo di Pokémon Adventures (il manga) e l'Universo di "Avatar, the Legend of Aang"/ "Legend of Korra". La storia si svolge, secondo la cronologia Pokémon, dopo gli avvenimenti di Sole e Luna. Secondo la cronologia di Avatar, dopo la morte di Korra e la nascita della sua successiva reincarnazione.
DAL TESTO: Il Maestro dell'Aria Meelo scese dalla tribuna dei giudici e si diresse verso la sedicenne senza una parola.
Era stato chiamato per controllare che la sua allieva non “sporcasse” la Prova dell'Acqua applicando tecniche del Dominio dell'Aria per tenere d'occhio gli avversari. Sapeva bene che la cieca, nel cui mondo non esistevano né forme né ombre, avrebbe usato il Senso del Sangue al posto del super-udito che i montanari le attribuivano. Tuttavia, non si aspettava uno scivolone così clamoroso da parte sua. || NOTA: canon-divergent || PERSONAGGI PRINCIPALI (non in elenco): protagonista OC, Sird (pg esclusivo del manga), Lunala, Giratina (Pokémon); Raava e Vaatu (Avatar). TERMINATA
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Arceus, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Manga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avatar e Pokémon'
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23. Deus ex machina (II)




Gold aveva radunato tutti i suoi Pokemon e aveva riempito di sfere uno zaino. Erano molte più di sei, ma a lui non importava. Era scappato portandosi solo lo stretto indispensabile, aggiungendo qualche valigia con il superfluo. Il passo successivo sarebbe stato mettere la casa sulle ruote e trainarla.
Kokachin, la Togetic della Sensitiva di Giovanni, aveva accettato di seguirlo controvoglia.
Tra lei e Togebo non aveva funzionato: passato l'entusiasmo iniziale, avevano perso interesse l'uno per l'altra e non avevano concluso. L'uovo non era arrivato.
Perciò Kokachin non aveva molto a che spartire con loro.
Ma se al posto del Team Rocket si era impiantato il Team Galactic, allora la sua Allenatrice era già prigioniera o fuggiasca. Di sicuro non sarebbe tornata lì a prenderla.
Quando, appena fuori da Smeraldopoli, Gold se la trovò davanti prima ancora di rintracciare i suoi amici, la sua convinzione che fosse fuggita da Johto prese forza.
La cieca stava passeggiando e sarebbe andata da tutt'altra parte, se Randal non avesse fiutato l'odore di Kokachin rimasto sui vestiti dell'Allevatore di Borgo Foglianova. Era stato il cagnolino a guidarla da Gold.
Lui la salutò come se la considerasse una vecchia amica, nonostante si conoscessero appena. «Ehilà! Ho sentito che ve la passate male...».
«Sì. Io me la passo male» gli rispose lei con un filo di voce. Non sprizzava energia da tutti i pori.
«Beh, tu e tutti gli altri!».
La cieca alzò un sopracciglio. «Gli altri?».
«Gli altri Rockets. Ho sentito che vi ha mangiati il Team Galassia».
«E cosa sarebbe, il Team Galassia?».
Fu il turno di Gold di rimanere sorpreso.
Gong in quel momento non stava benissimo, sembrava un po' suonata, però non poteva non essersi accorta del “colpo di stato”.





 
A Johto



«Sei maturata, Luna. Un tempo, quando stavamo insieme, non avresti esitato a saltare sul carro del vincitore».
La Leggendaria era chiusa in gabbia e rassegnata alla prigionia. Se ne stava ferma a testa in giù, appesa con la coda a mezzaluna al sostegno pensato per i Crobat. Erano Pokemon molto più piccoli di lei, ma doveva farselo bastare. Era un po' scomodo.
L'altro Leggendario non aveva ancora abbandonato il suo piano iniziale, qualsiasi esso fosse. Come uno Spirito se ne stava nascosto in un corpo ospite per guardare il mondo da un punto di vista diverso, più a misura dei suoi ignari abitanti.
A quale scopo, non voleva rivelarlo. Forse era solo un modo per combattere la noia e per sentirsi parte del suo gioco.
Neppure lui poteva eliminare Raava: entrambi i Grandi Spiriti erano eterni. Se uno dei due esisteva, allora esisteva l'altro. Contemporaneamente, il declino dell'uno avrebbe causato l'immediata ascesa del suo opposto, che avrebbe portato in sé una traccia dell'avversario, garantendone la rinascita. Raava e Vaatu non potevano scomparire insieme e ciò li rendeva indistruttibili.
Tuttavia, se costretto rinunciare all'equilibrio tra Luce e Oscurità, Ordine e Caos, il Creatore Arceus avrebbe appoggiato l'Oscurità ed il Caos.
Gli Animalia e gli atri Regni naturali sarebbero spariti dai suoi Universi, ma le sue creature dai poteri soprannaturali, definite “Pokémon” come se fossero nate per stare in una tasca, si sarebbero adattate a vivere senza di loro in un guazzabuglio indefinito di Spirito e Materia.
Il Mondo Distorto e il Mondo Materiale si sarebbero fusi insieme tornando entrambi sotto il dominio esclusivo di Arceus. Dialga, Palkia e Giratina si sarebbero uniti a creare una nuova entità pseudo-primordiale, o sarebbero letteralmente tornati al Creatore.
Più Lunala si arrovellava, più ci dormiva sopra, più restava immobile a guardare le sbarre senza poter parlare con nessuno, più questo scenario apocalittico le pareva plausibile.
Arceus aveva cercato di mantenere la calma dando risposte vaghe alle sue domande. La “questione universale” si era rapidamente trasformata in una banale discussione di coppia.
«Hai sempre avuto un'opinione bassissima di me» gli rispose offesa Lunala.
L'uomo scosse la testa. «Questo non è vero. O non ti avrei sopportata neppure per un giorno».
«Sopportata?! Mi usavi come passatempo!».
«Sai quanto posso essere insofferente. Un “passatempo” che parla per me è già troppo».
«Perché evidentemente hai qualcosa, in quel cervello, che si aggira dalle parti della necrofilia».
Il rosso aggrottò la fronte. «Questa da dove l'hai tirata fuori?!».
La voce musicale di Lunala assunse un tono lamentoso: «Guarda le mie ossa! La gabbia toracica in vista, le protesi d'oro alle ali...! Mi hai riportata in “vita” e hai modificato solo qualche dettaglio qua e là per rendermi più attraente ai tuoi occhi. È così macabro! Devo trasfigurarmi, per non vedere il mio stesso scheletro!».
«Sei uno Spettro, Luna. Non hai veramente un corpo, e quelle di cui ti lamenti valgono quanto le ossa di un costume. Tutte le femmine della tua specie hanno queste caratteristiche. Non è macabro».
«E invece sì! Noi Lunalae siamo scheletriche perché sei stato tu a crearci così. Come ti è venuto in mente?! Come hai potuto?!».
«Non ho un controllo così capillare sull'evoluzione nel senso naturalistico del termine. Tu dovresti saperlo. Vuoi passare il tempo a criticare i miei gusti estetici? Perché se è così, me ne vado».
Mentiva: non se ne sarebbe andato.
La vampira intuì la sua momentanea debolezza e provò ad approfittarne. «Quindi, tu non mi trovi in nessun modo orripilante?».
«No».
«Hai ucciso mio fratello per gelosia?».
«L'ho picchiato per gelosia. L'ho ucciso per salvare il tuo Cosmog».
«Vuoi precipitare i tuoi Universi nel Caos?».
Silenzio.
La tecnica della voce dolce unita all'interrogatorio martellante aveva finalmente dato i suoi frutti. Lunala, dentro di sé, esultò.
«Ora mi confondi con Giratina» le rispose malinconico Arceus. Fece una seconda pausa, più lunga della prima. Sospirò e la sua voce divenne un po' più grave. «Luna... non sono affatto contento di ciò che deve accadere. Perdonami. Ti rimpiangerò».



 
Il giorno dopo. A Kanto



Il cellulare di Silver squillò senza mostrare il numero del mittente. Il ragazzo se ne accorse e fece roteare gli occhi, esasperato: era abituato agli scherzi telefonici di Gold. L'amico era appena arrivato da Johto e si era presentato nel luogo prestabilito assieme alla presunta Sensitiva di Giovanni, Shan Yueguang. Un grosso rischio, era stata Sird a portarla nel Team Rocket, ma il Dexholder perdeva la testa quando si trattava di ragazze dal viso carino. Lei era molto giovane, appena sedicenne, perciò anche Gold coi suoi vent'anni suonati aveva ricominciato a comportarsi da adolescente. Non che avesse mai smesso.
Silver rispose alla chiamata aspettandosi una voce caricaturale.
Parlò una donna, una donna vera e non un falsetto, con un accento che Gong non avrebbe saputo imitare. «Comandante Phobos... vedo che hai scelto il Bosco Smeraldo. Bene»
Fobos era il maggiore dei due satelliti di Marte. Sua cugina, la Comandante Mars, aveva sfogliato il suo primo libro di astronomia per scoprirlo. Lei era un tipo da letture leggere.
«Chi parla?».
«Comandante Jupiter. Da Sinnoh».
«Scordatevi questa storia. Io non sono uno di voi».
«Non riattaccare. Vai alla Torre Radio e di' che Kanto e Johto si illumineranno di una luce più forte del sole: abbiamo Grey Flower».
Silver non aveva idea di cosa fosse Grey Flower.
Quella Jupiter, per come si esprimeva, gli ricordava un po' Sird. Le sue parole suonavano come una minaccia. Ma era probabile che il “Fiore Grigio” fosse solo una grossa lampada.
«La Torre Radio che conosco io è a Johto. Qui a Kanto, non saprei neppure dove cercare».
«Allora l'operazione partirà senza avviso. Fa lo stesso. Arriveremo al Bosco Smeraldo al tramonto. Tu, Comandante, non allontanarti da lì. Non disturbarti a cercare Celebi: l'abbiamo già catturato noi».
Il modo in cui pronunciava il nome del Pokémon, “Se-li-bai”, gli ricordò ancora una volta la sua Sird. Silver restò disguastato e spaventato da se stesso accorgendosi che lei gli mancava. Moltissimo. E se ne vergonava: l'unica cosa che ricordava nitidamente del suo vecchio volto era il disprezzo nei suoi sorrisi. Anche se la donna adesso era più giovane, e aveva cambiato atteggiamento nei suoi confronti, non poteva credere di essersene innamorato.
Lei era la musa dei grandi criminali.
Se Maschera di Ghiaccio le aveva permesso di portare via Celebi dal Bosco di Lecci, Lysandre le aveva rivelato i segreti dell'Arma Suprema di Kalos, Giovanni l'aveva tenuta vicina a sé come consigliera e Cyrus l'aveva impiegata come spia, la vecchia strega doveva aver incantato anche loro. Era una magra consolazione, considerando il tipo di uomini.
Jupiter aveva chiuso la chiamata ma lui era rimasto immobile come un idiota, con il cellualre accostato all'orecchio.
La scelta di usare un'intermediaria era un cattivo segno. Silver era sicuro di essere stato manipolato. La ferita nell'orgoglio cominciava a bruciargli.



 
*



Al nome di Grey Flower, Gong fu l'unica a sussultare. Impallidì. «E' vero».
Seduta a gambe incrociate sul pavimento di legno, con gli occhi ciechi fissi sulla parete oltre la spalla di Silver, sembrava persino affidabile. Un oracolo la cui bocca avrebbe annunciato disgrazie.
«Nessuno deve uscire dal cerchio interno».
«Chi è che cerchi...?!» domandò a voce alta Gold, spezzando la solennità del momento.
La pronuncia della ragazza non era ottima. E il Dexholder era capace di urlare e ridere persino a un funerale.
Gong ripeté ciò che le aveva raccontato Lunala nel Mondo Distorto. Il Fiore Grigio avrebbe risucchiato l'energia vitale delle vittime nel cerchio esterno e l'avrebbbe trasferita a chiunque si trovasse nel cerchio interno. Fino ad allora, gli umani erano riusciti a costruirne un modello capace di coprire un'area pari all'intera Regione di Kalos.
Blue si portò una mano alla bocca. «O mio dio...! Ho già sentito parlare di questa cosa, ma con un altro nome! Yellow, Red... i miei genitori... il Prof Oak...!».
Green e Crystal erano al sicuro. Studiavano e lavoravano all'estero, perciò si sarebbero salvati.
La ragazza si rivolse a Silver. «Sono robot e tu sei un Comandante. Non puoi provare a fermarli tu?».
Prima ancora che il fratello aprisse bocca, qualcuno lanciò un fumogeno dalla finestra del cottage e l'aria divenne irrespirabile. I ragazzi presero a tossire, mentre la Cosmog Luna volava fuori dalla finestra aperta.
Le persone che sfondarono la porta ed entrarono sembravano immuni al fastidio del fumo.
Gong si ribellò per prima e riuscì a mandare al tappeto uno di loro, ma le sue abilità marziali non poterono nulla quando immediatamente si trovò accerchiata. Gli sconosciuti erano tutti giovani, maschi e femmine, tutti coi capelli e gli occhi verde acqua, tutti ugualmente forti, impavidi ed efficienti come una comunità di formiche. Vederli agire così rapidamente e senza nessun timore degli elementi era piuttosto impressionante.
Silver gridò loro di fermarsi e loro si fermarono. Il contrordine non tardò ad arrivare, assieme alla temporanea esclusione del Comandante appena arrivato.
I Dexholders e la Sensitiva furono portati fuori dal cottage come prigionieri. Lei aveva delle manette elettrificate ai polsi, le sue braccia non erano legate l'una all'altra ma al primo movimento inopportuno avrebbe preso la scossa. Gli altri tre erano tenuti fermi da un gruppo di Reclute dai capelli verde acqua.
Il Team Galassia aveva anticipato i tempi: era ancora giorno pieno.
La Comandante Mars salutò Silver con la mano, come se si conoscessero da tanto. Accanto a lei c'era il ragazzo che aveva lanciato il fumogeno, suo coetaneo. Aveva i capelli blu e una vistosa quanto stupida acconciatura alternativa.
La donna che gli aveva parlato al telefono, Jupiter, finse di scusarsi. «Comandante Phobos... abbiamo recentemente cambiato i mezzi di trasporto. Siamo arrivati prima del previsto. Ora dobbiamo aspettare».
«Aspettare chi?!» domandò brusco Silver. Non voleva sentire la risposta.
Non c'erano tracce di Grey Flower, la grande Arma Suprema. Il modello antico, quello costruito a Kalos tremila anni prima, era ancorato alla terra e impossibile da spostare. Ma dopo il chip semi-fluido, non sarebbe stato sorprendente che quei diavoli ne avessero ideata una versione portatile.
Dopo una ventina di minuti, arrivarono altre due persone.
Uno era Cyrus, noto criminale ricercato dall'Interpol. Aveva un Chingling particolarmente bellicoso sulla spalla destra. L'espressione del piccolo Pokémon era così crudele da ricordare la smorfia della Maschera di Ghiaccio.
L'altra era una donna dalla pelle ugualmente pallida e i capelli del suo stesso colore. Era più bassa e più carina di Sird, ma le assomiagliava anche vista da lontano.
Silver fu l'unico a fare caso a lei. Gli occhi dei suoi due amici indugiarono perplessi sul Pokémon che aveva al guinzaglio. A Kanto era fuori posto e non c'entrava nulla né con Sinnoh né con lei. Era visibilmente selvatico e non avrebbe avuto motivo di seguirla. Si trattava di una femmina di Sawsbuck.
I Sawsbuck erano Pokémon simili a cervi o renne, tipici di Unova ma famosi in tutto il mondo per la bellezza delle loro corna. Maschi e femmine avevano i palchi, quelli della cerva erano ricoperti di foglie rosse, perché l'autunno meteorologico era già iniziato.
Gold parlò a sproposito. «Ci volete sacrificare con la cerbiatta?!».
Jupiter gli rispose con una risata.
Prese in mano quello che sembrava un detonatore e premette un pulsante. Il ragazzo dai capelli blu fece lo stesso.
Alle loro spalle, in una piccola radura in mezzo agli alberi, si allargò un cerchio oscuro del tutto simile ai cosiddetti “buchi neri” generati dal Pokémon alieno Deoxys.
Ovunque si trovasse fino a un istante prima, il Fiore Grigio uscì dal suolo di Kanto, tra gli alberi del Bosco Smeraldo.
«Ma io ho la faccia di uno che vuole vivere per sempre?! Calate giù quell'affare!».
Quello era di nuovo Gold.
«Ma chiudi il becco! Io ci farei la firma!» lo zittì Saturno.
Cyrus liberò un enorme Honchkrow dal piumaggio curato e lucente, l'indiscusso Grancapo di un grande stormo. Appena lui, Titano, si fu alzato in volo, tutti gli umani, gli androidi e gli altri Pokémon radunati in gruppi furono circondati da una serie di calotte di energia.
I Dexholders e Gong furono inclusi nella terza calotta. D'altronde, tra loro c'era un Comandante.
Solo Titano rimase privo di protezione.
L'Arma Suprema sbocciò come un fiore. Cominciò a generare una sinistra e potente energia oscura.
La prima onda circolare si infranse sugli scudi a calotta senza raggiungere Honchkrow. Così la seconda. Poi un raggio nero colpì il bersaglio designato.
Sotto l'influenza della Lastratimore, Titano cambiò forma. Le sue ali e la sua coda crebbero, la cresta a cappello scoparve per lasciare il posto a delle corna rivolte in avanti, il becco divenne più appuntito. Il suo piumaggio si colorò di nero e rosso, il suo gracchiare si trasformò nello stridio di un rapace.
Yveltal, completamente cieco, non vedeva il mondo con gli occhi. Percepiva la presenza di altre creature viventi, la cui energia vitale per lui era cibo. Una piccola preda rimasta fuori dagli scudi risvegliò il suo istinto e la sua fame. Con due colpi d'ala il Leggendario si portò oltre le cime degli alberi e volò nella sua direzione. Le foglie sui rami sfiorati dalle sue piume si seccarono e caddero.
Blue intuì le sue intenzioni e si portò le mani al viso. «Oddio, c'è Cosmog da quella parte!».
Gold perse in un attimo tutta la sua voglia di scherzare. «Luna?! Luna è là fuori?!».
Sperava si trovasse in una sfera, non l'aveva vista scappare.
«Aprite questo coso!» ordinò Silver.
Il Comandante Saturno lo corresse: «Si dice “ritirate gli scudi”».
«Ti sembra il momento, non-so-chi-tu-sia?! Facci uscire da qui!».
Intervenne Jupiter: «Tu non puoi dare ordini agli altri Comandanti. Questo non è il team Rocket».
«Bene, è insubordinazione. Ritirate questo scudo e fatemi ammazzare. Avanti!».
La donna con il Sawsbuck ancora al guinzaglio, quella che somigliava a Sird, si consultò con Cyrus e accolse la sua richiesta.
La calotta di energia che li separava dal mondo esterno scomparve.
I tre Dexholders si lanciarono in una corsa sfrenata. La cieca rimase ferma e si sedette a gambe incrociate lì dov'era, sull'erba.
«Che fai?!» urlò Gold guardando dietro di sé.
« Voglio provare una cosa».



 
*




Cosmog l'aveva sentito avvicinarsi. Si era nascosta in un tronco cavo. Il volatile era riuscito a farsi strada ed era venuto dritto al suo rifugio, come se l'avesse vista infilarcisi. Lei cercava di tenersi lontana dal suo becco e ai suoi artigli, ma tutto il corpo le bruciava e si sentiva sempre più debole. Il demone, famelico, tentava ripetutamente di afferrarla.
Stava per tirarla fuori dal tronco quando fu colpito da un raggio di energia spettrale, il Raggio D'Ombra. Yveltal era stato disturbato durante un pasto e lanciò un grido di rabbia.
Si rivoltò contro Lunala, le volò addosso e cercò di ferirla con gli artigli ricurvi. Ma fu respinto da un forte colpo d'ala.
Era un affronto. Lunala era un pasto magro, era solo uno Spettro, ma lui l'avrebbe divorata se non l'avesse lasciato in pace.
Il suo primo attacco a distanza, Neropulsar, la lasciò quasi stordita.
La Leggendaria continuò a combattere solo perché era in gioco la vita del suo cucciolo.


 
*




Gong si era ritirata in meditazione. Negli ultimi giorni si era sentita molto deconcentrata, il mondo attorno a lei le era parso un fiume frenetico di eventi senza significato, troppo veloci per essere fissati nitidamente nella sua memoria. Però, se voleva fermare un demone oscuro del calibro di Yveltal, doveva ritrovare almeno momentaneamente il suo equilibrio.



 
*




Ciò che i tre ragazzi videro li angosciò: Yveltal era riemerso dalle cime degli alberi.
Inseguiva un esemplare di Lunala, probabilmente la madre di Cosmog. Lei non stava scappando, ma cercava di portarlo lontano dal cucciolo. I suoi attacchi lo provocavano senza ferirlo gravemente. Fu lui ad avere la meglio.
La Leggendaria precipitò rompendo i rami fino a schiantarsi, ancora viva, a terra.
Il Pokémon Distruzione le si posò accanto e cominciò a nutrirsene.
In un minuto assorbì tutta la sua energia, lasciando soltanto le ossa e le protesi d'oro.
L'oro, privato della magia alchemica, si annerì e divenne ferro.
Ma, a sorpresa, il banchetto non era finito. Yveltal percepiva nitidamente ciò che era stato celato nel grembo gravido dello Spettro.
Una sfera di energia circondava l'embrione ancora vitale come un guscio d'uovo. Ogni tentativo di assorbirla, trapassarla o romperla si rivelò un fallimento. Il grande Yveltal sembrava un uccello alle prese con un sasso. Si distrasse solo quando qualcos'altro turbò le sue percezioni.
Luce.
Anche se i suoi occhi non potevano vederla, gli entrava sotto la pelle e bruciava come acido.
La accompagnava il consueto fetore tipico di tutti i Folletti. Si trattava di uno Spirito molto più luminoso del suo rivale Xerneas, uno Spirito che non avrebbe dovuto trovarsi lì.
Il suo nome era inciso nella memoria di qualsiasi creatura derivasse dalla Lastratimore: Raava.



 
*




Una gigantessa luminosa come il cristallo si alzò dalla radura in cui il suo piccolo corpo materiale si era raccolto in meditazione. La sua testa superava le chiome degli alberi più alti. Era uno Spirito, lo Spirito dell'Avatar, perciò poteva trapassare ogni ostacolo terreno come se non esistesse.
Oppure poteva sradicare tronchi e servirsene per picchiare l'avversario. Si muoveva in bilico tra due Dimensioni, la Materiale e la Spirituale.
Arceus, nel suo corpo ospite umano, in volo sul dorso di un Gyarados azzurro, diresse la sua cavalcatura verso terra, dove gli alberi erano meno fitti. Saltò giù sul prato.
La sua figlia adottiva, Sird, atterrò col suo Starmie poco dopo di lui.
«È tardi» le disse il Primevo. «Io devo andare. Tu occupati di Luna».
«Solo di quella piccola?».
«Sì».
«Come faccio a trovare Solgaleo?».
Arceus le porse la sfera speciale chiamata GS-ball. Lì si era volontariamente ritirato Celebi.
Sird la prese, la guardò pensierosa e ripeté: «Come faccio a trovare Solgaleo?».
«Libera Celebi e seguilo. Lui l'ha già trovato. Non farti mettere i bastoni tra le ruote dai ragazzi col Pokédex».
«Non è colpa mia se l'altra volta...!».
«Niente scuse. L'altra volta hai fatto una frittata».
Liberò il Pyroar e il Mienshao di Lysandre, gli unici Pokémon che aveva con sé oltre a Gyarados.
Dunque si rivolse di nuovo a Sird. Con due dita le pizzicò una guancia. «Ci vediamo presto, bambina mia».
«Scusa, non dobbiamo arrivare più o meno nello stesso posto?».
L'uomo fu circondato dalle fiamme. La risposta era no.
Quando il fuoco si estinse, di lui non rimaneva che un cadavere bruciato. Crollò sull'erba sotto gli occhi perplessi della sua squadra di Pokémon. Sapevano che il vecchio padrone era già morto. Ma non avevano mai visto il suo reale aspetto.
Sird storse disgustata la bocca. L'odore della carne bruciata urtava i suoi sensi. Si tappò il naso, lasciò uscire la sua Persian dalla sfera per avere compagnia, e si mise in marcia.
Pyroar decise di seguirle.



 
*



Adesso era Yveltal a fuggire. Aveva interrotto la cena e si era affidato alle sue ali.
La corsa della gigantessa di Luce, nonostante la distanza iniziale che li separava, si rivelò più efficace del suo volo.
La mano della ragazza lo afferrò per la lunga coda e lo fermò. Poi le dita dell'altra mano gli si chiusero attorno senza stringere.
Il Pokémon Distruzione batté le ali e scalciò nel tentativo di liberarsi. Ma la gigantessa lo teneva in trappola. Lo avvicinò al viso per guardarlo meglio. I suoi occhi splendevano come due piccoli soli e solo questo bastava a ferirlo.
Poi le sue piume rosse e nere parvero sciogliersi e il demone tornò ad essere un Honchkrow.
Gli occhi di luce della gigantessa si sgranarono per la sopresa mentre l'Oscurità veniva assorbita dal suo stesso corpo. Sul suo petto e sul suo addome comparvero gli elaborati e simmetrici ghirigori luminosi del corpo di Raava. Ma c'era qualcosa di diverso: il quadrato grigio al centro del suo petto si era colorato di nero.
Non avrebbe dovuto avvicinarsi tanto, e di nuovo, a una creatura del Buio.
Lasciò andare Honchkrow.
«Vaatu?».
La sua figura perfettamente umana cominciò a traformarsi.




 
*



La gigantessa, Forma Cosmica dell'Avatar Yueguang, aveva messo in fuga Yveltal. Li aveva superati e lasciati indietro.
Trovare le ossa di Lunala circondate dal ferro arrugginito mandò Blue e Gold in agitazione: se lei era morta, Cosmog era rimasto senza difese.
Silver era l'unico ad aver mantenuto il sangue freddo. Indicò una sfera di luce rosa poco più grossa di un pallone da calcio. «Che cos'è?».
Yveltal l'aveva fatta rotolare contro un tronco poco prima di scappare.
Blue fu animata da una falsa speranza. Corse verso la sfera. «Luna!» chiamò. «Luna!».
Il silenzio era un pessimo segno.
La ragazza provò a guardare oltre la luce rosa, ma non riuscì a distinguere nulla. Nulla che assomigliasse a un Cosmog. E adesso non le importava d'altro.
Silver aveva considerato la dura realtà e si era messo a cercare tra le radici e nei tronchi cavi.
Trovò un Cosmog completamente immobile. Lo strato di gas blu attorno al suo corpo nero pece era già rarefatto e continuava a disperdersi. Il suo rifugio si era trasformato in una trappola.
Silver lo nascose istintivamente alla vista della sorella e fece cenno a Gold di avvicinarsi.



 
*



La Forma Cosmica dell'Avatar Yueguang era diventata irriconoscibile. Il suo volto ricordava una maschera demoniaca, sulla sua testa erano comparse delle escrescenze che da sole ricordavano un copricapo triangolare. Se non si fosse separata immediatamente da Vaatu, avrebbe perso la sua essenza umana. Non poteva tenere in sé entrambi i Grandi Spiriti.
Si premette una mano al centro del petto e con due dita estrasse come una spina la piccola sagoma dello Spirito dell'Oscurità e del Caos. Vaatu, appena riapparso, era ancora debole. Ma con le giuste fonti di sostentamento, sarebbe via via diventato più forte, sottraendo energia alla sua rivale.
Gong non poté trattenerlo. Appena fu separato da lei, il Grande Spirito sfuggì alle sue dita e volò via. La sua risata cavernosa risuonò tra gli alberi del pacifico Bosco Smeraldo.
Stava andando verso il Fiore Grigio, richiamato dalla sua forte carica oscura.
Accelerò appena giunse in vista dei suoi petali.
Ma la macchina cambiò improvvisamente carica.
Lui frenò immediatamente la sua corsa, stupefatto. Piccolo come un fazzoletto, rosso e nero come il demone Yveltal, identico a Raava nella forma e nei disegni, il Grande Spirito del Caos non sembrava la minaccia che in realtà era.
La femmina di Sawsbuck, libera dal guinzaglio e dallo scudo, si avvicinò lentamente ai petali splendenti rimanendo dietro di lui. Fu investita dalla prima ondata di Luce e la sua pelliccia da marrone divenne blu. I suoi palchi si ramificarono, persero le foglie e si tinsero dei colori dell'arcobaleno. La cerva si era trasformato nel Pokémon Creazione. In passato, gli umani lo chiamavano “Il Bello”: Xerneas.
La sua carica a testa bassa spinse l'avversario ancora più vicino al Fiore Grigio. La macchina lo agganciò con delle scariche di energia e lo trascinò proprio al centro dei petali. Li richiuse su di lui come una pianta carnivora. Con un movimento circolare cominciò a scendere sotto il livello del terreno, scomparendo oltre il “buco nero” da cui era apparsa.



 
*


Gong aveva lentamente riacquistato le sue vere sembianze.
Stava chiedendo a Raava come si sentisse quando il cielo diurno sopra di lei si squarciò facendo scorgere un cielo stellato di un altro Universo. Le stelle erano tanto vicine l'una all'altra da apparire grandi come monete.
Ne emerse un'enorme creatura simile a un drago, dal ventre nero e il dorso bianco, con gli occhi rosso rubino circondati da un alone verde smerando. Il contrasto netto tra i suoi colori sgargianti suggeriva che non avesse bisogno di nascondersi. Erano gli altri a dover stare in guardia da lui. Piovve giù come una furia, ruggì a fauci spalancate e spinse l'Avatar violentente a terra.



 
*




Blue stava piangendo, Gold voleva fare il duro e soffocava a stento le lacrime. Cosmog era stato avvolto nella giacca di Silver e coperto dal cappello da baseball di Gold.
Il grido di guerra di un dragone bianco mai visto prima, trasformò il lutto in paura.
Tutti e tre videro la gigantessa cadere, ma una voce tranquilla e beffarda, fuori posto in una situazione del genere, li distrasse dallo spettacolo. «Dex-holders...».
Quella scena era familiare, almeno per due di loro.
«No... smettila...!» la pregò Silver. «Non è il momento, Sird!».
«È proprio il momento, invece!».
Posò davanti a sé una scatola rompicapo aperta. «Mettete qui Luna. Forza. La sua vita dipende da questo».
«Luna è morta!» la aggredì Blue. «E tu non pronunciare il suo nome, strega!».
«Come sai che si chiamava Luna?» le domandò Silver. «Io non te l'ho detto. Non lo sapevo ancora, l'ultima volta che ci siamo visti. Ci hai spiati? Il tuo chip funziona anche da microfono?».
Lei gli rivolse il suo sorriso spavaldo. «La vecchia Sird ha occhi e orecchie dappertutto! Ma adesso, non parliamo di me. Datemi Cosmog e nessuno si farà male».
«Sognatelo!» gridò Gold. Le si avvicinò troppo con l'intenzione di sferrarle un pugno.
Fu un grosso errore.
L'aliena lo afferrò per un polso e lo tirò contro di sé. Gli mise un braccio attorno al collo. Ora lo teneva in ostaggio. Avrebbe potuto soffocarlo, rompergli la colonna cervicale o almeno fratturargli qualche osso.
«Ecco fatto. Il vostro amico è ancora vivo. In cambio vi chiedo solo una carcassa».
Indicò la scatola con un cenno del capo.
Blue assecondò la sua richiesta con un viso da funerale, sistemò Luna nella piccola bara di bambù.
Malgrado la delicatezza del momento, la voce di Sird suonò dura. «Chiudila».
La ragazza obbedì di nuovo.
Adesso erano arrivati a uno stallo.
La Persian di Sird schizzò in avanti prese possesso della scatola sfruttando la sua dimestichezza con la tecnica del Furto. La portò lontano dai ragazzi come da piccola avrebbe fatto con un gomitolo di lana.
Sird spinse via l'ostaggio, balzò all'indietro, raccolse la scatola e prese a correre tra gli alberi. Sempre che quei salti potessero definirsi una corsa.
Gold, che non aveva imparato niente, la inseguì.
Gli altri due gli andarono dietro per assicurarsi che non si facesse ammazzare.
Lo trovarono a guardarsi intorno, come se si fosse perso. La donna era già sparita.
Non era una sorpresa: sei anni prima era stato Mewtwo ad inseguirla, e lei lo aveva seminato.




 
*




La donna che gli si era presentata come Mercurius gli mostrò una scatola rompicapo e la aprì con una serie di manovre, facendole sembrare semplici.
Preso dalla curiosità, il grande leone bianco guardò dentro. C'era un Cosmog. O quel che ne restava. L'antenna deformata suggeriva che si trattasse del suo gemello, rimasto ferito oltre novemila anni prima in circostanze misteriose. Non lo vedeva da quando la loro madre li aveva separati.
«Questa è tua sorella. Tua madre. E tua figlia».
Solgaleo la guardò da sotto in su.
Le sue parole suonavano deliranti. Forse, a quella quota sulle pendici del Monte Argento, cominciava a mancarle l'ossigeno. Il leone lanciò un'occhiata allo spiritello dal corpo verde foglia e i grandi occhi azzurri, che battendo le piccole ali da insetto galleggiava a mezz'aria accanto a lei. Non si conoscevano.
Era inverosimile che un'umana fosse salita fin lassù, con il rischio di incontrare avversari tanto potenti e disabituati all'uomo, solo per prenderlo in giro. La poveretta doveva essere convinta della sua teoria. Sarebbe stato scortese liquidarla.
«Non ho capito» ammise il Leggendario.
«Te lo devo ripetere in tedesco? Ti avverto che la mia pronuncia fa schifo e non sono neppure sicura dei termini. Sie ist deine Shwester, deine Mutter und deine...».
«Non sono io a parlare il tedesco» la interruppe Solgaleo. «Non sono Nebby. Ma le tue parole non hanno senso in nessuna lingua».
«Lo dici perché sottovaluti il tedesco!» rise l'umana.
La sua mente era un libro aperto, ma scritto in geroglifico. Era stata addestrata e schermata da un intervento esterno, mandava segnali contrastanti particolarmente difficili da interpretare. Solo un pensiero era chiaro: non lo avrebbe lasciato in pace tanto facilmente. Era sicura di avere ragione.
Dal cielo stavano arrivando altri suoi simili in groppa ai loro Pokémon volanti.
«Che c'è? Perdonami se vedi tutto quel casino nella mia testa: ho dimenticato il cappellino di alluminio nel bunker».
Ora lo stava prendendo in giro. Faceva la sbruffona, non riusciva a trattenersi.
«Ma ciao, stronza...!».
Sird sobbalzò e si guardò alle spalle.
L'avevano trovata. Dovevano essere molto, molto motivati.
Anche se a parlare era stato Gold, c'erano tutti e tre all'appello. Uno sul suo Togekiss, l'altra sul suo Wigglytuff e l'ultimo sul suo Gyarados rosso. Murkrow non sarebbe riuscito a portarlo fin lassù.
Solgaleo riconobbe la ragazza castana e ricordò l'impressione che aveva avuto incontrandola: che lei e sua madre Lunala si assomigliassero, come Lillie assomigliava alla Lunala Nebby.
Nella mente degli altri due umani, il leone telepatico scorgeva la maggior parte dei tratti che mancavano. La malinconia di fondo e il lato burlone dell'Emissaria della Luna, la rabbia verso se stessa e verso la sua cattiva stella, e la finta superficialità con cui affrontava il mondo per non essere ferita o derisa.
Solgaleo e il Cosmog nella scatola erano nati identici. Solo le influenze esterne e la sfortuna li avevano resi tanto diversi. Ma condividevano la medesima essenza, la quale sarebbe rimasta inalterata nei loro figli se li avessero generati insieme.
Della madre Lunala, uno Spettro, Solgaleo sapeva per certo che in un qualche momento della sua esistenza era già morta. Lei non conservava memorie coscienti di cosa fosse avvenuto prima.
La donna di nome Mercurius mandò in campo un Pyroar e una Persian.
I ruggiti dei due felini furono sovrastati da quello del grande leone bianco.
Solgaleo saltò tra Sird e i tre Dexholders.
Celebi si lasciò bastare quel segno. Prese la scatola rompicapo e volò sopra di lui, fino a posarsi sul suo collo sfiorargli la criniera bianca.
Scomparve portando con sé il leone e la piccola bara cubica, in un salto all'indietro di diecimila anni. Era al limite delle sue possibilità.
Celebi, a differenza del Signore del Tempo Dialga, era nato per i viaggi brevi. Per questo aveva voluto assicurarsi di non incontrare alcuna resistenza.



 
*




Il corpo fisico dell'Avatar Yueguang respirava immobile, ad occhi chiusi, nella posizione della meditazione.
Il suo spirito era rimasto gravemente ferito scontrandosi con la Forma Divina di Arceus.
Raava le era stata strappata, il loro legame “inscindibile” era stato rotto.
Il Grande Spirito della Luce aveva lottato con il dragone bianco da sola ed era stata sul punto di sfuggirgli. Ma alla fine era stata trascinata nella frattura dimensionale da cui il mostro era venuto e la finestra tra i due universi si era chiusa.
La gigantessa giaceva sdraiata su un fianco, immobile, con gli occhi di luce socchiusi e persi nel vuoto. Si stava dissolvendo.
Xerneas le si avvicinò, chinò il capo e la sfiorò con le corna.
La sua Luce scivolò dentro di lei mentre il Pokémon Creazione tornava ad essere una Sawsbuck. Lo Spirito si trascinò per qualche metro, allungò un braccio e si ricongiunse al suo corpo umano.
Ma la ragazza non riprese conoscenza. Gli androidi la sollevarono con la coordinazione di un gruppo di formiche e la caricarono su uno dei loro velivoli. La Sawsbuck saltò a bordo appena prima che chiudessero il portello.




 
Una settimana dopo



Mewtwo era stato richiamato dalla sua misteriosa sistemazione in capo al mondo.
In realtà, da qualche anno si era ritirato sull'Isola Cannella assieme allo scienziato che lo aveva creato, suo “padre” Blaine. Il loro legame era stato completamente risanato e rafforzato dall'attivazione delle due Megapietre, le Mewtoniti X e Y.
Ma i ragazzi fingevano di non saperne nulla, per non turbare la sua predilezione per l'isolamento. Lui odiava l'idea che qualche estraneo potesse trovarlo.
«Allora?» incalzò Gold.
Il Pokémon non lo conosceva bene come conosceva Red, tuttavia era stata Yellow a garantire per lui, e tanto gli bastava. Toccò di nuovo la sfera di energia rosa, le cui dimensioni erano raddoppiate in una sola settimana. La creatura al suo interno era ancora addormentata. Non aveva bisogno di altre conferme.
«È Mew» concluse.
Sird, in punizione in un angolo, cantilenò esasperata: «Ve l'avevo detto...!».
Si alzò un coro di quattro voci, comprese quelle di Yellow e Mewtwo: «Sta' zitta!».
Blue e Gold si erano tolti un peso. Silver era stato l'unico a tacere.
La donna tornò offesa a guardare il muro. «Tanto non vi chiedo scusa per qualcosa che doveva succedere» borbottò.
Non era chiaro se si riferisse alla loro pietrificazione, al doppio assassinio di Luna, al rapimento di Gong da parte del Team Galassia o a qualsiasi altro crimine di cui lei fosse stata esecutrice o complice.
In ultimo, aveva sedotto e manipolato Silver, e aveva chiesto perdono solo a lui. Il poveretto non era riuscito a negarglielo e stava per ricascare nella sua orbita.
La difesa dell'aliena era partita semplice, poi si era riempita di contraddizioni.
Si era limitata a seguire le istruzioni del suo padre adottivo, Arceus, perché non avrebbe potuto fare altrimenti. Era rischioso contrariare un dio.
Il Primevo l'aveva scelta, allevata e portata su quel pianeta salvandola da una brutta situazione, risparmiandole una vita da orfana senza denaro. E lei si sentiva in debito.
La natura divina di Arceus non le interessava. Avrebbe tranquillamente litigato con lui, se le sue richieste non l'avessero convinta. La loro “famiglia” non era immune dalle liti. Tanto, conoscendo la fragilità della condizione umana, difficilmente Arceus l'avrebbe punita sul serio. Quando lei si era tagliata il mignolo e lo aveva donato a Giovanni nel rito dello Yubitsume, se l'era cavata con una lavata di capo e un ceffone. Alla fine, era riuscita a far ricadere parte della colpa sul Boss.
Aveva concluso il suo monologo ridendo, si era voltata verso Silver e gli aveva chiesto scusa.
Quello era stato il massimo che avessero ottenuto da lei.






 











AUTRICE: premettendo che qualsiasi errore di trama/overdose di informazioni a raffica difficili da elaborare o ricordare, è colpa mia, ringrazio Hesper che mi ha incoraggiata a continuare a scrivere. Siccome sto attraversando un periodo pesante e difficile e non posso fare niente per risolvere la situazione, stare qui su efp mi ha aiutata a distrarmi/tirarmi su di morale e a gestire lo stress. Almeno qui nella fiction, le cose vanno come voglio che vadano. ''^_^



 
   
 
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