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Autore: Striginae    06/08/2019    7 recensioni
[Ineffable Husbands - Reverse!What if: Angel!Crowley/Demon!Aziraphale]
«Converrai con me nel dire che per i demoni l’acqua santa è letale. Così non è stato per te. Ergo, non sei un demone. E se non sei un demone, sei un angelo. Ovvio, no?» […]
«Se un angelo non brucia nelle fiamme infernali, è un demone.»
Punto, fine della questione.
Semplice, no?

Cosa accadrebbe se dopo lo scambio di corpi tra Crowley e Aziraphale, l'Inferno e il Paradiso traessero delle conclusioni del tutto errate e decidessero di intervenire per ristabilire l'ordine? Solo guai.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Belzebù, Crowley, Gabriele, Hastur
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo III

Inferno, qualche mese prima

Sull’Inferno e sui suoi diavoli se ne sono dette di tutti i colori fin dalla notte dei tempi.
Alcune di queste dicerie non sono del tutto false, ad esempio è vero che Laggiù è quasi sempre buio, umido e puzzi di zolfo e che i demoni abbiano un senso dell’umorismo un po’ deviato, se non del tutto assente. Tuttavia, sostenere che l’Inferno sia un abisso disorganizzato e caotico, be’, è solamente un’irriguardosa menzogna.

A dirla tutta Laggiù erano piuttosto efficienti, sfiorando addirittura livelli maniacali. D’altronde, esiste una tortura peggiore dell’essere assillati dalla burocrazia? L’Inferno la sua nomina di luogo di eterna pena e dannazione se lo era guadagnato anche a colpi di vessazione amministrativa e fiscalismo.

Azirafell aveva avuto modo di scoprirlo qualche tempo prima di trasferirsi sulla Terra, quando si era rivolto ai funzionari infernali. Malgrado fosse restio all’idea di parlare faccia a faccia con i suoi superiori dell’Ufficio Infernale di Reclamo non aveva potuto fare a meno di esternare le sue insicurezze.

Era risaputo che i demoni fossero in grado di trasformarsi in alcuni particolari animali, solitamente i più viscidi e infidi.
Se si credeva però che ogni demone potesse scegliere liberamente il proprio animale preferito, si sbagliava di grosso. Assegnare una bestia ad un demone era una procedura molto delicata, che seguiva un iter burocratico preciso. Esistevano principi ben definiti, il più importante: variare quanto più possibile la scelta delle creature per non fare avere ad ogni diavolo la medesima rappresentazione. E come quasi ogni demone sapeva, raramente era possibile dissentire.

Per questo ciascun demone aveva il proprio animale: Hastur era in grado di trasfigurarsi in un enorme sciame di larve, Belzebù era rinomato con il titolo di Signore delle Mosche e altri ancora erano in grado di assumere le sembianze più svariate.
Anche Azirafell aveva un animale che lo rappresentava: la capra.

I problemi erano sorti quando gli era stato comunicato che avrebbe preso servizio a Londra. Doveva trasferirsi a tempo indeterminato… che nel linguaggio dei demoni stava ad indicare qualcosa di molto vicino al “per sempre” degli esseri umani.

Azirafell, maledettamente pignolo com’era, aveva preso l’incarico forse con eccessiva serietà e aveva cominciato fin da subito a informarsi sui mortali e sulla geografia terrestre.
Aveva scoperto, prima di tutto, che gli umani avevano la superbia di credersi i padroni del loro pianeta e questo spiegava come mai l’Inferno (proprio come la Terra!) doveva costantemente fare i conti con la grana della sovrappopolazione.
Inoltre, continuando con la sua ricerca, aveva appreso che non tutti gli animali si potevano trovare con la stessa frequenza in un determinato luogo. I leoni si trovavano nella savana, i pinguini al polo sud, le pecore e le capre nelle zone di campagna o rurali.
Questa particolare informazione lo spinse a riflettere.

Londra era una metropoli immensa, sarebbe stato fin troppo inusuale se una capra fosse andata in giro saltellando liberamente per le strade della frequentatissima capitale britannica! Fosse stato ancora sulle Alpi svizzere… ma a Londra sarebbe stato impossibile circolare. Gli umani erano ciechi, ma non fino a quel punto. Senza considerare la difficoltà nel nascondere costantemente le corna.
Urgeva un rinnovamento radicale.
 
Sebbene la prospettiva non lo entusiasmasse, al demone non rimaneva altra possibilità che richiedere un colloquio con Dagon, il Signore dei Documenti.

Da un lato l’idea di protestare apertamente con un suo superiore lo intimoriva, dall’altro lato però il sol pensiero di non fare un buon lavoro e deludere i capi era ancora più frastornante.

Dagon, perciò, lo aveva ispezionato con fare annoiato e aveva tirato fuori un modulo da compilare e firmare per la richiesta. Dopodiché aveva informato Azirafell che lo avrebbe ricontattato dopo aver discusso del suo caso con Belzebù.

Come si è detto, i demoni sono famosi per il loro senso dell’umorismo un po’ macabro.
Belzebù non faceva eccezione.

Quando Dagon gli aveva riferito la questione, Belzebù era arrivato ad una conclusione.
Vuoi per farsi beffe fino in fondo di quell’ingenuo ex-angelo, vuoi per tormentarlo con una sorta di pena del contrappasso, vuoi per banale sadismo, fu il Principe Infernale in persona ad assegnare al demone la creatura che lo avrebbe rappresentato da lì in avanti.
Il serpente.

Azirafell era stato preso in contropiede da quella decisione. Il serpente era l’animale più inopportuno che ci fosse per lui! Come era saltato in mente a Belzebù di assegnargli proprio un rettile? Non riusciva a capacitarsene. Che lo stesse punendo per aver osato reclamare?

A tal proposito, Dagon non era stato granché d’aiuto.
Si è liberato da poco il posto, lo aveva messo al corrente il demone, con un’espressione che Azirafell non era stato in grado di decifrare.
Impossibile obiettare oltre.

Ad Azirafell non restava altro che accettare la proposta, anche se con riluttanza.

Gli era stato necessario un po’ di tempo prima di adattarsi ad essere un rettile e imparare correttamente a tramutarsi.
Anche il suo aspetto aveva subito dei mutamenti. In particolare, gli occhi avevano assunto delle evidenti connotazioni serpentine. Le pupille si erano allungate e assottigliate, al contrario le iridi celesti si erano dilatate fino a far sparire completamente la sclera.
Azirafell sapeva fosse possibile ridimensionare le iridi, quanto meno per dare ai suoi occhi un aspetto lontanamente umano, ma per raggiungere quel risultato avrebbe avuto bisogno di molta pratica.
Al momento gli risultava troppo difficoltoso riuscire ad avere il pieno controllo della sua nuova natura.
Avrebbe comunque tenuto i suoi occhi nascosti alla vista degli umani, avrebbe escogitato qualcosa.

Per lo meno, camuffarsi sarebbe stato molto più semplice. Un serpente ha molte più possibilità di passare inosservato rispetto che ad una capra.
 


Londra, 12:45 a.m., 25 Luglio 2020
 

«Penso che prenderò questa!»
Cinguettò una signora di mezz’età pesantemente truccata, sfarfallando le lunghe ciglia e chinandosi per analizzare un vasetto di fiori.

«Non sa quanto io le sia grata per i suoi consigli, signor Crowley.»

L’orario di chiusura pomeridiano si avvicinava e all’Heartly Heaven non era presente nessun altro oltre che la cliente ingioiellata e il proprietario.

La signora si era rivelata particolarmente difficile da accontentare. Era entrata richiedendo un certo esemplare di pianta e dopo quasi tre quarti d’ora di assillo, tra sorrisi frivoli, sguardi languidi e costanti richieste d’aiuto rivolte all’esasperato Crowley, finalmente sembrava avesse trovato ciò che cercava.
Fingersi un’amante dei fiori era una scusa perfetta. La verità era che la donna aveva fatto di tutto pur di trattenersi fino all’orario di chiusura per rimanere da sola con l’angelo ed averlo tutto per sé.

L’unticcia signora però, non aveva notato che non erano così soli come pesava. Mentre si abbassava per spostare il vaso e prendere i fiori, infatti, si era ritrovata faccia a faccia con un serpente, candido come la neve, che per tutto quel tempo era rimasto nascosto dietro le fioriere esposte nel negozio.

«Un serpente!»

Presa alla sprovvista la donna balzò all’indietro inorridita e, dopo aver cacciato un urlo terrorizzato e frantumato il vaso sul pavimento in legno, scappò via sconvolta dal negozio.


Che ci faceva un serpente in un negozio di piante e fiori? Semplice.
Azirafell conosceva Crowley da meno di una settimana ma da quando aveva scoperto di essere suo vicino di casa, aveva preso l’abitudine di trascorrere parecchio tempo in sua compagnia.
E quel giorno aveva imparato un'altra cosa sugli umani: tendevano a fare tanto rumore per nulla.

«Dopo tutti gli sforzi per far crescere quei fiori guarda che fino hanno fatto!»

Il rettile oscillò la testa verso la voce contrariata dell’angelo.
Con un miracolo Crowley aveva già riparato il vaso e guarito la piantina strapazzata.

Azirafell vide l’angelo borbottare qualcosa e chinarsi poi di fronte a lui. Crowley gli stava porgendo una mano e il demone non esitò ad avvicinarsi.

Era stata una sorpresa scoprire che Crowley non fosse disgustato dai serpenti. Quando Azirafell aveva chiesto spiegazioni, Crowley si era limitato a fare spallucce e li aveva definiti addirittura delle “creature affascinanti”.
Quell’angelo era certamente fuori dagli schemi.

Il demone si avvolse al suo avambraccio, risalendo sulle spalle e per tutta risposta si limitò a sibilare. Gli piaceva acciambellarsi sull’angelo. Crowley era una piacevole fonte di calore per un animale a sangue freddo come lui.

«Dimmi un po’, non dovresti lavorare anche tu a quest’ora?»
Chiese l’angelo, passando un dito sul capo del serpente.

Crowley non sembrava arrabbiato per l’incidente di poco prima. Anzi, Azirafell era quasi sicuro di averlo visto sghignazzare quando la donna era corsa via urlando.

Doveva aver sicuramente visto male.

Ad essere onesti, non era nei piani del demone far scappare la signora, si era spaventato più lui che la donna.

Oltre che per la compagnia, c'era un altro motivo per cui Azirafell si trovava lì. Aveva deciso fare mezzo orario per ridurre al minimo il rischio di vendere i suoi libri. A suo dire, era un ottimo modo per compiere la cosa sbagliata.
Intralciava la diffusione della cultura! Non poteva esserci nulla di più malvagio.
 
Con ancora Azirafell avvinghiato sulle spalle, Crowley aveva chiuso finalmente il negozio. Una volta sicuri di non essere più disturbati, il demone scivolò sull’altro braccio dell’angelo, strisciando fino a terra per prendere di nuovo forma umana.

«Emh, per motivi personali ho deciso di aprire solamente di pomeriggio. E solo affinché tu lo sappia, quella donna era una… una… lussuriosa!»
Azirafell incespicò sull’ultima parola, non sapendo quale altro termine utilizzare. Non gli piaceva essere scurrile. Era un demone ma era comunque bene educato.

«Una lussuriosa?»
Alla domanda dell’angelo, il demone annuì.

«Stava pensando a commettere atti impuri
Il demone si sentiva un po’ a disagio nel parlare di atti impuri con un angelo. Crowley invece sembrava piuttosto tranquillo.

«Atti impuri… ci sarà lo zampino di qualche tuo collega. O è forse opera tua?»

«Non è opera mia! Anzi ti dico che… i pensieri impuri di quella donna riguardavano te!»

«Me? Sono un angelo, non posso essere la causa di pensieri impuri. Non sono io il tentatore!»

«Alcuni esseri umani tendono a reagire in questo modo quando si trovano davanti ad una persona attraente e….»
Azirafell si rese conto troppo tardi di aver appena dato ad intendere di trovare Crowley attraente. Conscio del suo errore diede un colpo di tosse, sperando di sviare il discorso e rimediare alla gaffe.

«E comunque trovo davvero ingiusto che siate sempre voi angeli quelli considerati perfetti. Anche nell’iconografia e nei dipinti, avete tutte le fortune. Quando mai si è visto un angelo brutto! E tutto questo solo perché siete voi quelli buoni. Belli e anche buoni!»
A quel punto Azirafell si era scavato la fossa con le sue stesse mani. Tacque, ben deciso a non guardare l’angelo negli occhi, per evitare ulteriore imbarazzo.

«Non tutti gli angeli sono belli come dici.»
Anche se Azirafell non poteva saperlo, Crowley stava immaginando Sandalphon e quanto “bello” fosse la parola più sbagliata per descriverlo. Il pensiero del suo collega gli fece storcere le labbra in una smorfia. Per dimenticarsi dell’Arcangelo, Crowley tornò a concentrarsi sul demone che aveva di fronte.

Se solo Crowley non fosse stato a conoscenza della sua vera natura, non avrebbe mai detto che Azirafell fosse un demone. Troppo pulito, troppo educato, troppo gentile, troppo puro.
L’angelo si chiese che genere di peccato avesse compiuto per finire in quel buco maleodorante dell’Inferno.

«Se proprio vuoi saperla tutta, per essere un demone io ti trovo grazioso.»

Grazioso?

Senza che Azirafell potesse impedirlo, una tenue sfumatura rosa gli aveva tinto le guance.

«Non essere ridicolo, non possono essere… grazioso! Se solo sapessi il modo in cui porto sulla cattiva strada gli umani ti rimangeresti tutto!»
Nonostante l’imbarazzo e la fretta di negare le parole dell’angelo, il complimento lo aveva quasi lusingato. Non volendo fare notare a Crowley il suo stato d’animo, dal nulla il demone fece apparire un quotidiano, sfogliandolo fino a trovare l’articolo desiderato.
Lo mostrò a Crowley.

«”La terra è piatta! 66+6 prove definitive che la scienza ci sta ingannando.” Sei stato tu?»
Crowley lesse il titolo ad alta voce, restituendo il giornale al demone che con uno schiocco delle dita lo fece sparire nuovamente.

«Sì! Che ne pensi?»
Chiese Azirafell, quasi speranzoso di ricevere approvazione da parte dell’angelo.

«Ti dirò, l’idea non è male, ma sono pochi gli umani che leggono i giornali al giorno d’oggi. È internet la fonte delle notizie!»

«Come sarebbe a dire? Oh… Maledizione
Azirafell si corrucciò, aveva ancora così tanto da imparare sui mortali. A volte fare la cosa sbagliata si rivelava incredibilmente difficile.

Rivolgendogli uno sguardo solidale, Crowley superò il demone e si diresse verso l’uscita. Aprì la porta, invitando Azirafell a precederlo fuori dal vivaio.

«Devi cominciare ad usare la tecnologia se vuoi attirare l’attenzione degli umani. Piuttosto, posso offrirti il pranzo?»

 
Quindici minuti più tardi, Azirafell e Crowley erano seduti uno di fronte all’altro nel tavolo di un piccolo ristorante giapponese e la conversazione si era spostata su altre questioni.

«Pensi che sia vero quello che si dice sull’Apocalisse?»
Chiese Azirafell, staccando le bacchette con un colpo secco.

«Che ne faranno un’altra?»
Stravaccato sullo schienale della sedia, Crowley sorseggiava il suo sakè.

«No! Cioè… sì, anche. Intendevo, credi sia vero che sia fallita perché un angelo e un demone si sono ribellati?»
Azirafell abbassò la voce, temendo che qualcuno origliasse la loro conversazione. Farsi vedere in compagnia di un angelo era già abbastanza rischioso, non voleva aggravare ancor di più la situazione.
Si guardò intorno per accertarsi che nessuno li avesse sentiti, anche i muri avevano occhi e orecchie. Poi continuò.

«Laggiù non ne parlano mai. Ho sentito che il demone si sia macchiato di tradimento, uccidendo addirittura un Duca infernale.»
Azirafell era evidentemente turbato. Uccidere un Duca dell’Inferno non era un’impresa semplice, il traditore doveva essere un demone molto potente.

«Ne sono poco, ai Piani Alti è un tabù. Solo una volta ne ho sentito parlare da Gabriele ed era fuori di sé, uno spettacolo orribile, non lo avevo mai così. A quanto ho capito, l’angelo ha perso la sua spada e disobbedito agli ordini. Francamente, io non ricordo niente di quell’Apocalisse, ero ancora in Paradiso.»
Crowley finì la sua bevanda, ma la sua mente era lontana. A suo avviso, tutti stavano cercando di insabbiare l’insuccesso dell’Armageddon. Peccato che non avesse alcun ricordo dell’evento.  

Proprio in quel momento, il cameriere arrivò con le loro ordinazioni e il demone lo ringraziò con un sorriso cortese.

«Capisco. Ad essere onesto, neanche io ricordo granché degli avvenimenti dell’anno scorso. O del periodo precedente all’anno scorso.»
Confessare una cosa del genere lo metteva a disagio. Era giusto aprirsi con un angelo, un suo nemico?

«Dici sul serio?»
Crowley si raddrizzò, facendosi attento.

«Sì. Una volta ho chiesto spiegazioni a Belzebù. Ha detto che la causa è l’Anticristo, alleato dei ribelli. Cercando di portare tutto com’era prima e sventare l’Apocalisse, ha cancellato accidentalmente i ricordi degli ultimi secoli ad alcuni di noi, per questo abbiamo le idee confuse.»
Avere le idee confuse era riduttivo, spesso Azirafell si sentiva avvolto dalla nebbia più fitta.

«Già. Anche Gabriele mi ha detto lo stesso. Vedo che abbiamo parecchio in comune.»
Crowley si fece serio. Quella storia non riusciva a convincerlo del tutto, sentiva che gli sfuggiva qualcosa di estremamente importante.

«Sai, mi domando solo cosa ne sia stato dei disertori. Dubito che i nostri superiori li abbiano lasciati andare.»
Riprese Azirafell. Non aveva mai avuto il coraggio di porre quella domanda ai suoi compagni demoni. L’Apocalisse era un argomento da evitare a tutti i costi, il destino dei traditori ancor di più.

«Lo credo anch’io. Come minimo li avranno banditi… se non peggio.»

«Oh. Non penserai ad una… esecuzione

Quella discussione aveva creato una certa tensione. Sebbene Azirafell non avesse conosciuto il demone incriminato, il pensiero di un suo collega liquefatto nell’acqua santa lo faceva rabbrividire.

Abbassò lo sguardo sul suo piatto, non aveva ancora toccato nulla. Si chiese cosa avesse spinto un angelo e un demone ad agire in modo così sconsiderato. Perché voltare le spalle a Paradiso e Inferno?

 Titubante, si portò un boccone di sushi alle labbra e assaggiandolo, ritrovò il buonumore.

«Caro mio dovresti assaggiare questo sushi, è delizioso!»

 
Londra, 06:15 p.m., 25 Luglio 2020

Chi non muore si rivede è un detto molto in voga tra gli esseri umani.

Il Sergente Shadwell senza dubbio non era morto e la sua salute era piuttosto buona, era logico quindi che prima o poi sarebbe tornato a farsi vivo.

Da un anno viveva in un adorabile bungalow (Shangri-La, come lo aveva rinominato) insieme a Madame Tracy, Gezabele, conducendo una vita più che dignitosa nella campagna inglese.

Sebbene fosse passato un anno, il Sergente Shadwell non aveva dimenticato i fattacci dell’anno precedente. Ancora non riusciva a pensarci senza arrabbiarsi! Nonostante avesse scongiurato la minaccia costituita da streghe e altre creature con più di due capezzoli, ritiratosi in pensione il Sergente Shadwell si era un po’ risentito quando il soldato Pulsifer si era completamente scordato di lui per andare a rincorrere una fighetta qualsiasi.
Non lo avrebbe mai ammesso, ma si era affezionato a quel ragazzo.

Il motivo per cui si trovava a Londra tuttavia, non era collegato all’assenza del soldato Pulsifer e ai sentimentalismi.

Il Sergente Shadwell era un uomo puntuale e pensò che per arrotondare le entrate fosse arrivato il momento di far valere i propri diritti e chiedere la sua pensione a quel losco individuo, la checca del Sud. Aveva perso i contatti con l’altro suo compare, Mr Crowley, ma sapeva benissimo dove trovare la checca.
Non lo temeva né gli interessava che fosse una creatura occulta, lui era abituato alle streghe più malvagie ed era ancora in possesso della sua arma segreta.
Il suo dito indice.

Senza esitazioni il Sergente Shadwell entrò nella libreria, tenendosi forte il polso, l’indice e il pollice a formare una pistola.

«Vile creatura, ci rivediamo!»

Azirafell che stava cercando di tentare un cliente e corromperlo ad acquistare uno scadente libro erotico invece che la prima edizione del Ritratto di Dorian Gray, fissò stupito l’uomo. Anche Crowley, appartato tra alcuni scaffali intento ad esaminare alcuni vinili, scrutò il nuovo arrivato.

«Posso fare qualcosa per lei?»
Chiese educatamente Azirafell, seguendo con lo sguardo il cliente con cui stava trattando qualche momento prima. Probabilmente scambiando il Sergente Shadwell per un pazzo aveva preferito svignarsela di gran carriera e con lui era andato in fumo anche il tentativo del demone di portare sulla cattiva strada un mortale. Di nuovo.
 
Incurante, il Sergente Shadwell non abbassò il dito, guardando il demone con aria di sfida.

«Vedo che finalmente hai adattato il tuo abbigliamento alla tua vera natura. Nero come si addice al demonio!»

Azirafell abbassò lo sguardo sul raffinato abito di satin nero. Non gli sembrava aver indossato qualcosa di diverso negli ultimi giorni. Si chiese piuttosto come quell’uomo fosse riuscito a scoprire la sua copertura così in fretta.

Il Sergente Shadwell avanzò, adesso minaccioso. Non aveva staccato gli occhi dal demone nemmeno un attimo, non accorgendosi neppure della presenza di Crowley.

«Nonostante io disprezzi i satanassi come te, penso che sia vantaggioso per entrambi arrivare ad un compromesso. Dammi il mio meritato stipendio e io non ti esorcizzerò. L’ho fatto una volta e posso farlo ancora, ricordalo!»

Azirafell guardò oltre la spalla dell’uomo e cercò di incrociare lo sguardo con Crowley che ricambiò l’occhiata.

Lo conosci?, sembrava domandargli l’angelo, alzando un sopracciglio.

Mai visto prima, faceva cenno di diniego il demone.


«Oh, ma… ma certo! Aspetti qui, le darò quanto le devo!»
Azirafell poteva sentire nell’aria che quell’uomo covava rancore, senza dubbio doveva trattarsi di un iracondo. Essendo un demone, non poteva fare altro che incoraggiarlo a peccare, quindi gli sembrò giusto incentivarlo allungandogli qualche banconota.

Il Sergente Shadwell abbassò finalmente la mano e fece frusciare le sterline tra le dita. Sorrise sotto i baffi, aveva vinto nuovamente contro il diavolo!

Ottenuto quanto desiderato, non restava altro che andarsene. Prima però, volle dare un ultimo avvertimento alla malefica creatura.

«E non osare più avvicinarti alla mia donna! Ti sarebbe andata molto peggio se quel ragazzino diabolico non ti avesse restituito il corpo. Alla larga da Miss Tracy o non esiterò a rispedirti all’Oltretomba!»



«Idiota.»
Diceva il Sergente Shadwell uscendo dalla libreria, soddisfatto. Era proprio facile farsi beffe di quella checca!



«Che voleva da te quel tipo?»
Crowley, rimasto in disparte fino a quel momento, si era avvicinato al demone.

Azirafell scosse il capo, un po’ turbato. Non capiva neanche lui.
«Temo di non averne la minima idea.»

La libreria era vuota, erano rimasti soli.



Madame Tracy? Ragazzino diabolico? Restituito il corpo?

Azirafell non capiva. Quell’uomo non poteva averlo scambiato per qualcun altro, era troppo sicuro di sé. Eppure, per il demone era impossibile aver vissuto sulla Terra prima d’ora, all’Inferno glielo avrebbe sicuramente detto, era una cosa troppo importante per essere omessa!

Che importa che hai fatto prima? Concentrati su cosa fare adesso, Azrael, erano state le parole di Belzebù quando una volta il demone aveva chiesto delucidazione sugli eventi passati da lui oramai dimenticati.

Il demone aveva piena fiducia nell’Inferno, però

Azirafell sobbalzò quando Crowley gli poggiò una mano sulla spalla, distogliendolo dai suoi pensieri.

«Tutto bene?»
Crowley si voltò verso di lui e gli rivolse un mezzo sorriso.

Probabilmente la cosa migliore da fare era non pensare più a quello strano incontro. E poi il sorriso dell’angelo sebbene fosse appena accennato, era così bello che fece scordare ad Azirafell tutti i suoi problemi.



Poco più tardi, quella sera stessa

«Passiamo la serata insieme? Ho sentito che gli umani hanno creato una cosa che si chiama cibo da asporto. Che ne diresti di provarlo?»

Crowley accettò di buon grado. In soli quattro giorni, quella era già la terza volta in cui passava la serata con il demone.

Era una bella sensazione avere un nuovo amico.






Note finali
Salve a tutti! Ci ho messo davvero tanto ad aggiornare, sono stata in vacanza e internet non voleva saperne di collaborare!
Questo capitolo è uscito fuori più lungo del previsto. Ora, non so se all'Inferno hanno un ufficio di reclamo o come funzionino le cose, non riesco a ricordare se nella serie/libro ne parlino, ma visto che nominano spesso la burocrazia... perché no?
Comunque, grazie mille a chiunque sia arrivato a leggere fino a qui, a chiunque segua questa storia e per tutte le recensioni! Grazie davvero! 
Se tutto va bene, nel prossimo capitolo due personaggi di nostra conoscenza torneranno a farsi vivi.
Ci si vede, a presto! 

P.S. Non prendetevela con me se Aziraphale adesso è un serpente, è colpa di Belzebù.
   
 
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