Ciò che mi sfiancava l’anima era la purezza che ci mettevi nel guardare le altre persone quando ti capitavano sotto gli occhi nel tragitto da ospedale a spiaggia. Le guardavi con curiosità, come se fossero chissà quale strana specie di esseri viventi. Distaccato, di una categoria a parte.
Seppur fossi concentrato a tenere strette le dita intorno al manubrio dell’auto, non riuscivo a fare a meno di guardarti, con addosso i vestiti di un qualunque ragazzo. Quella tua posizione da immerso nelle nuvole, mi fece perdere concentrazione più volte: ma per nulla al mondo avrei voluto distoglierti ora come ora. Mai, prima di allora avevo voglia di fermare il tempo.
Le iridi fuori, a concentrarsi sui colori che sparivano fuori dal vetro, e quelle gambe divaricate appena da lasciar spazio alla mano, mollata tra di loro, mi fecero rizzare i peli di tutto il corpo,elettrizzandomi. Le spalle si irrigidirono, strinsi i denti e le dita intorno al manubrio, sbiancando le nocche: stava arrivando il momento di scendere dall’auto “ perché hai aspettato tanto per portarmi qui..? io volevo vederlo prima il mare..” Girai appena gli occhi verso di te, alternando lo sguardo tra le tue labbra e la strada, attendendo il seguito delle tue parole che puntualmente non arrivarono“ non hai voglia del mare, adesso? “ rallentai la corsa, schiacciai più volte ed a tratti, il piede sul acceleratore nel tentativo di poter poi, fermare del tutto la macchina.
Quando scendemmo, la prima cosa che vidi nella tua espressione fu lo smarrimento. E come al solito mi hai lasciato in sospeso, considerandomi un semplice oggetto d’arredamento in quel contesto notturno e marino. Non avanzai, sei stato sempre tu a farlo prima di me “ tienimi la mano, scendiamo a riva..” sussurrai apparendoti come uno spettro, dietro le spalle. Ti girasti dopo qualche secondo, con uno sguardo stanco che però riusciva ad esprimere qualcosa: convinzione. “ il sole è andato via..” la tua voce risuonava nel crepuscolo calda e limpida, in sintonia con il suono delle onde che si infrangevano sulla sabbia umida. Scivolai a guardare quest’ultime, poi di nuovo te e le
tue mani. Ne afferrai una, quella che riuscivo a sfiorare con il dorso della mancina e pressai le dita magre tra la mia mano forte e decisa. Non cambiò niente, in te.
Eri freddo. Dannatamente freddo ed insensibile ad ogni contatto che ti regalavo. Ti stavo dando tutto me stesso, ma tu non te ne accorgevi. Pregavo, maledicevo la mia anima e tu non mi consideravi. Cosa potevo fare..? Avevo provato di tutto, lo giuro.
E l’unica cosa che mi rimaneva, avevo paura potesse sconvolgere la tua esistenza. Così puro..
“ mi piace il suono delle onde. Questo è così vero…” Ci sedemmo sulla riva. Tu a gambe strette al petto; io, a gambe incrociate. Fissavamo entrambi il mare. Non so tu cosa stavi pensando, ciò che dicevi di sicuro non era quello che realmente ti stava fluttuando in testa. Lo sapevo. “ porterò via
dalla tua stanza quella cassetta..” me l’avevi chiesto tu, dopotutto no?
“ non buttarla..usala tu “ mi scappò un sorriso. “ e io che devo farci con una cassetta..? “
“ ascolta le onde per me, quando non puoi venire qui..” “ io ci vengo spesso qui sulla riva, non ho bisogno della cassetta Shou-kun..” cercavo nel buio, i tuoi occhi. Il cielo era stato completamente inghiottito dall’inchiostro nero della notte, e mi era difficile inquadrarli. Erano scuri, talmente tanto che si fondevano a quell’oscurità che per la prima volta vedevo sul tuo viso. Tu..sempre cosìluminoso..” allora..puoi regalarla a qualcuno..” L’importante era fare quello che mi dicevi. Ho capito questo dopo che ti sei voltato, dopo che ti sei avvicinato, dopo che ti sei gettato sulle mie gambe, usandomi come cuscino su un letto di sabbia. |