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Autore: Menade Danzante    11/08/2019    6 recensioni
[Mini-Long ambientata subito dopo gli eventi narrati nella serie e nel libro. Da considerarsi come sequel di "Ride Home", ma non è necessario aver letto prima quella per seguire questa. Buona lettura!]
Sventata l'Apocalisse, angelo e demone si salvano grazie allo scambio dei corpi. La storia seguirà il ritorno alla normalità di Crowley e Aziraphale nell'arco di una settimana e un giorno. Dovranno fare i conti non solo con quello che hanno vissuto negli ultimi giorni, ma anche con il loro rapporto. Sarà cambiato qualcosa tra loro?
Dal testo: "D'istinto, si volta per condividere con Crowley lo sguardo raggiante che gli anima le iridi, ma il demone non è con lui: è probabilmente già arrivato a casa sua e starà innaffiando le piante che gli ha fatto conoscere – con un certo astio, deve ammetterlo – la sera precedente.
Gli ci vuole poco per concentrarsi e tornare sobrio. «Che sciocco» si insulta ad alta voce sforzandosi di ridere e di ignorare l'improvviso senso di mancanza che gli ha riempito il petto."
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'How to cope with Apoca-nope and be happy'
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martedì

2. Martedì




Il martedì passa piuttosto tranquillo. Anche troppo, in effetti. L'affluenza in libreria è poca: Aziraphale ha visto solo un cliente verso mezzogiorno, che però ha visibilmente sbagliato locale. Si è anche arrabbiato quando l'angelo gli ha fatto notare di essere in un negozio di antiquariato, non in una di quelle moderne botteghe in cui vendono di tutto, anche penne e agende. Dopo quella spiacevole esperienza, l'angelo ha chiuso la libreria per motivi apparentemente imperscrutabili e l'ha riaperta nel tardo pomeriggio, giusto in tempo per ricevere le scortesi e moleste avances di un uomo evidentemente impazzito che ha osato proporre ad Aziraphale di vendere l'attività in favore di un nuovo bar nel quartiere. La richiesta ha così sconvolto l'angelo che ha deciso di appendere il cartello “Close” alla porta subito dopo aver cacciato quel tizio destinato all'Inferno.

Di Crowley nessuna traccia. Aziraphale ha cercato di non pensarci, ma in realtà ne è sconvolto, anche se non lo vuole ammettere nemmeno a sé stesso. È anche arrabbiato. Questo se lo dice, invece, mentre cammina avanti e indietro a mezzanotte tra le pile di libri sparse per il negozio. Dopo tutto quello che hanno passato, dopo tutto quello che hanno fatto l'uno per l'altro Crowley non può pensare di sparire per tutto il giorno, non con Inferno e Paradiso che hanno cercato di farli fuori appena due giorni prima. È inconcepibile, è un comportamento ingrato e fa stare male l'angelo più di quanto sia disposto ad accettare.

Aziraphale non ha idea di come affrontare questo. Non sa nemmeno cosa sia ciò che sta fronteggiando. Sa solo che non si sente completamente in pace con sé stesso e con il mondo e che neanche il grammofono che spande le note di Mozart nel locale riesce a distrarlo dall'evidente e pressante assenza del suo migliore amico.

Più volte fa per andare verso il telefono e chiamare Crowley per dirgliene quattro o alternativamente per invitarlo a bere, ma non riesce mai a compiere l'operazione fino in fondo. Arriva persino a giustificarlo: forse, anzi sicuramente il demone ha altro a cui pensare piuttosto che essere sempre nei paraggi della libreria e lui non ha il diritto di imporre la sua presenza, soprattutto non per trascinarlo nel suo negozio polveroso ad annoiarsi con lui. Sono ufficialmente disoccupati: il demone ha la piena facoltà di passare il suo nuovo tempo libero come vuole. Aziraphale vorrebbe tanto vederlo arrivare di sua spontanea volontà, appunto, con una solida motivazione che spieghi il suo ritardo.

Quando, però, la pendola segna l'una, Aziraphale sospira, ormai del tutto consapevole che il demone non si presenterà. Non deve pensarci più: si siede allo scrittoio, inforca gli occhiali di cui non ha bisogno e comincia a leggere uno dei suoi nuovi libri gentilmente offerti dall'Anticristo.

Quando il cielo si rischiara ha finito tutto la saga.





Mercoledì





Il mercoledì mattina è tetro e cupo: pioggia a Londra, troppi clienti che cercano riparo nella libreria sgocciolando ovunque e senza il minimo interesse per i libri. Pessima idea aprire quel giorno, davvero. Ha perso il conto di quante volte ha dovuto dire che quel particolare scaffale con l'alloro intagliato non ha merce in vendita, ma solo d'esposizione, o che quel libro là è davvero troppo delicato perché possa essere sfogliato senza guanti, o che no, non c'è proprio niente che lui possa fare per nominare il prezzo della prima edizione a stampa della Bibbia perché, anche quella come tutto il resto, è lì solo per essere ammirata.

È sul punto di dire che la libreria sta per chiudere quando vede il demone in mezzo alla folla. Improvvisamente il resto scompare e Aziraphale sente montare dentro di sé tutto il rancore covato durante la notte. Attende qualche secondo per far scemare la rabbia e per mettere di nuovo a fuoco tutti gli avventori della stanza, gli unici che possano impedirgli di cominciare a urlare senza ritegno. Quando si calma il demone è ancora distante e stranamente interessato alle raccolte di Sant'Agostino. Quello non è normale.

«Crowley!» esclama andandogli incontro, cercando di moderare il tono. «Non mi hai salutato»

Non voleva dirlo davvero, ma ormai il danno è fatto e non può rimangiarselo. Batte le palpebre per scacciare via la vergogna e attende una risposta.

Il rosso lo guarda attraverso le lenti, per un attimo interdetto. «Stavo cercando di tentare quello lì» e indica con la testa un uomo dietro di lui sulla cinquantina.

L'angelo ruota il capo e come per inerzia individua il malcapitato. Registra con un attimo di ritardo che il demone ha ritenuto opportuno fornire come giustificazione per la sua straripante mancanza di rispetto una tentazione. Le iridi del biondo schizzano di nuovo verso l'altro.

«Non nel mio negozio, Crowley!». Aziraphale è profondamente infastidito. «Non hai nemmeno bisogno di farlo, ma, se lo desideri tanto, fallo fuori da questa libreria! Anzi, sai che ti dico? Che la libreria è chiusa». Si volta verso i presenti, volutamente dando le spalle al demone, e alza la voce. «Signori, stiamo chiudendo. Siete pregati di uscire in fretta. Interrompete immediatamente tutte le vostre attività e recatevi fuori dalla libreria»

I potenziali non-acquirenti obbediscono più per la follia che traspare da quella richiesta che per altro. Quando tutti sono usciti, compreso l'uomo di cinquant'anni, Aziraphale guarda Crowley con furore e si rende conto che il demone ha un'espressione stralunata stampata in faccia.

«Nel mio negozio! Cosa c'è di tentatore in una libreria, di grazia?»

«Niente» la risposta di Crowley è candida, a suo modo. «Non lo stavo tentando per rubare libri, se è questo che ti preoccupa, angelo»

Aziraphale sa che il demone non farebbe mai una cosa del genere, non a lui, ma sente ugualmente che qualcosa dentro di sé si rilassa. «Cosa gli hai fatto fare?». Il tono si mantiene rude a fatica per il sollievo.

«Perché credi che sia solo farina del mio sacco?» borbotta Crowley aggirandolo e sedendosi scompostamente allo scrittoio. «Gli ho detto di regalare un libro erotico al tipo a cui faceva gli occhi dolci ma che non sembrava troppo preso da lui. Gli ho assicurato che tutti rimorchiano così di questi tempi»

Lo sguardo contrariato di Aziraphale si distende suo malgrado. «Più che una tentazione sembra solo una figuraccia»

«Può darsi» considera serio il demone. «Sono fuori allenamento con le tentazioni delle anime singole. Mi muovo più in grande, di solito»

Aziraphale annuisce e si sistema il panciotto. Gli basta un attimo – il fugace sguardo alla stanza nel suo insieme che gli restituisce la visione del rosso tra le sue proprietà – e si ricorda di essere arrabbiato.

«Ieri hai fatto pratica? Mm?» butta lì con finta casualità, impegnandosi subito a sistemare un paio di libri spostati da mani incivili. Spera solo che la sua voce sia stata più pungente della domanda che è riuscito a formulare.

«Ieri? No, ieri ho dormito. Ma si può sapere che hai?». Crowley si è tolto gli occhiali e ora lo spia interrogativo con le sue iridi gialle.

«Dormire... Un'altra cosa di cui non hai bisogno» rileva Aziraphale con una punta di stizza. È grato di poter sfruttare un robusto scaffale di legno per nascondere il viso contratto dall'irritazione. Non può credere di essere stato piantato in asso per una dormita. Deve assolutamente farlo notare all'altro. Non può fargliela passare liscia: Aziraphale non è un giocattolo, non merita di essere messo da parte per una motivazione come quella.

Esce dall'ombra con la sua migliore espressione furibonda per rimproverarlo e...

Magari lo farà più tardi: Crowley sta riposizionando manualmente un volume di storia nella sezione giusta e non gli sembra il caso di disturbarlo proprio adesso con le sue rivendicazioni sulla dignità.

Scuote la testa e torna dietro allo scaffale, la rabbia che via via lo abbandona.

Stupido demone.

L'angelo dimentica definitivamente tutta la sua ira quando si concedono del brandy dopo aver riordinato il locale.



«Passeggiata? Che ne dici, angelo?» propone il demone di punto in bianco nel bel mezzo di una conversazione su quanto sia utile possedere un negozio e non venderne la merce.

«Sta ancora piovendo» fa titubante Aziraphale dopo un attimo di smarrimento per il repentino cambio di tema.

«Gli umani hanno inventato gli ombrelli»

Giusta osservazione.

Crowley ne materializza uno sufficientemente grande da riparare entrambi. Quando offre il braccio ad Aziraphale questi si dice che sia un gesto dettato esclusivamente dalla necessità di stare vicini per non essere bagnati dalla pioggia, ma è comunque contento di poterlo accettare. Si scambiano uno sguardo fugace e Aziraphale nota che Crowley non ha indossato le lenti scure per uscire, ma non glielo dice: nessuno lo guarderà in faccia, non con gli ombrelli a coprire la visuale ai passanti e soprattutto non con tutte le diavolerie che si vedono in giro al giorno d'oggi. Probabilmente un qualsiasi umano lo giudicherebbe non come un essere sovrannaturale, ma come un uomo troppo vecchio per indossare delle lenti a contatto colorate come quelle.

Una volta fuori l'angelo inala l'odore della pioggia con un sorriso felice che gli colora il viso mentre adocchia l'interno dei locali dove tutti sono accalcati per trovare riparo dal temporale. Niente coglie la sua attenzione in maniera particolare, ma quando arrivano davanti ad un pub Aziraphale tira il braccio del demone per farlo fermare.

«Non ti sembra familiare quello lì?» gli chiede, indicando con discrezione un uomo all'interno: dal riflesso della vetrata vede che Crowley si è piegato fin quasi a sfiorargli il viso con la guancia per osservare la traiettoria del dito dell'angelo.

«Mm... no?» fa il demone con una smorfia.

«Sicuro sicuro?»

Crowley torna in posizione eretta sbuffando un scocciato.

Aziraphale fa fatica a trattenere il sorriso prima di riprendere: «Tenti le persone e non te le ricordi qualche ora dopo la tentazione?»

Quando il demone, offeso, si slancia contro il vetro e si fa scudo con la mano libera per avere una visuale quanto più chiara dell'interno, l'ombrello scivola leggermente dalla sua presa e Aziraphale è costretto a chiudere le dita di Crowley a pugno con le sue per non rischiare di bagnarsi. Si ritira in fretta e si dedica subito ad osservare la reazione sconcertata del demone che riconosce il cinquantenne della libreria seduto ad un tavolo per due con il cliente di cui ricercava le attenzioni.

«Non è stata nemmeno una figuraccia, a quanto pare» rimarca Aziraphale con la voce rotta dal sorriso.

«Sta' zitto» ma Crowley sprizza imbarazzo quando torna a rivolgersi a lui. «Non vuol dire niente. La lussuria è un vizio capitale, se non te ne fossi accorto»

«Al contrario, ne sono molto consapevole» ribatte l'angioletto sfoderando il più innocente degli sguardi. «Non sapevo, piuttosto, che bere insieme fosse un atteggiamento lussurioso, anche perché se così fosse-» noi staremmo peccando di lussuria da millenni, ma Aziraphale è sufficientemente saggio da bloccarsi in tempo: non sa nemmeno come gli sia venuta in mente una cosa del genere. «Beh, se così fosse, ecco... tutti quanti sarebbero dei lussuriosi e questo non è oggettivamente possibile. Andiamo!»

Crowley alza un sopracciglio. «Io non parlo di tutti quanti!» sbotta, teatrale, allargando le braccia: la destra che regge l'ombrello scopre entrambi alle intemperie. «Parlo di loro due nello specifico e-»

«Oh, smettila di muoverti, Crowley!» esclama Aziraphale, afferrando l'avambraccio del demone per resistere all'impulso di strappargli l'aggeggio dalle mani. «Ammettilo: per oggi non hai assicurato nessuna anima all'Inferno...»

«Ma io non voglio assicurare anime, non ci lavoro più Laggiù» Crowley cerca di parlare sulle parole dell'angelo per provare la sua teoria sulla lussuria, ma Aziraphale è più testardo e nemmeno lo ascolta.

«... anzi, hai fatto trionfare l'amore!»

«Io che cosa?!» sibila il demone allibito, gli occhi gialli esposti e sgranati. «Rimangiatelo, adesso!»

«Non ci penso proprio, caro. È la verità: guarda». I due umani ridono e scherzano, si tengono per mano da un capo all'altro del tavolo. È così evidente che quel primo appuntamento stia andando meravigliosamente bene che Crowley rimane muto e incapace di controbattere.

«Suvvia, non ti demoralizzare» scherza Aziraphale, battendo una pacca sulla porzione della giacca di Crowley che la sua mano copre. «Sei sicuramente fuori allenamento, dico bene? La prossima volta andrà meglio»

Sente il demone irrigidirsi appena al contatto, ma le fessure verticali tornano a guardare i suoi occhi blu. Gli rifà il verso con una smorfia borbottando a mezza voce che tanto ha ragione lui, che Aziraphale non ha la minima idea di tutte le cose sconce che faranno quei due dopo quelle tenere effusioni in un pub: se l'avesse, continua, adesso arrossirebbe fino alla punta dei capelli.

L'angelo lo lascia fare e appena Crowley, per rinsaldare la morsa sull'ombrello, allontana il braccio dal corpo Aziraphale vi infila di nuovo il suo: questo definitivamente zittisce il demone che riprende a camminare in silenzio con l'angelo al fianco.



«Aspetta, Crowley»

Aziraphale riesce appena in tempo a fare un cenno al demone che è già entrato per metà nella Bentley prima di sparire all'interno della libreria. Ne esce poco dopo con qualcosa di nero tra le mani.

«I tuoi occhiali» spiega quando gli porge l'oggetto. «Li hai lasciati qui, prima»

«Oh» è tutto quello che esce dalla bocca del demone mentre li guarda con sospetto; fissa enigmatico l'angelo prima di riprenderli e indossarli. Annuisce un ringraziamento e Aziraphale, anche se non è contento di vedere di nuovo quelle lenti, esibisce un sorriso di cortesia.

«Ci si vede, angelo»

Aziraphale sente il petto tremare alla sola idea che potrebbero non vedersi l'indomani, ma non osa chiedere – non osa rischiare un no. China il capo in segno di saluto e osserva la Bentley sfrecciare sull'asfalto. Si decide a rientrare solo quando l'automobile è ormai fuori dal suo campo visivo: ora non piove più, non verrà assaltato dai clienti, ma non si sente comunque in vena di aprire la libreria.












Angolino di Menade Danzante:

Volevo ringraziare tutte le persone che hanno letto e/o recensito il primo capitolo, che hanno inserito la storia in una lista e che sono state incuriosite dall'inizio. Sono felicissima di questo e non posso che sperare di continuare a destare la vostra curiosità!
Dal prossimo capitolo i giorni saranno analizzati singolarmente: qui ho deciso di non farlo perché mi è servito questo “Martedì” di calma piatta per giocare con i punti più deboli del pov di Aziraphale, ma ho voluto subito alleggerire il tono con il Mercoledì meno angst.
Un abbraccio virtuale a tutti! :*

   
 
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