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Autore: NightWatcher96    14/08/2019    1 recensioni
Akane è sempre saltata a conclusioni affrettate quando una delle pretendenti di Ranma gli saltavano al collo e per questo non si è mai preoccupata troppo delle sue parole. Un giorno, però, va oltre e…
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Tofu Ono
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Angolo dell'Autrice

E rieccomi ad aggiornare, concludendo questa storia. Avevo deciso di fare più capitoli, ma va bene anche così! Ringrazio chi mi segue ora in questo Fandom, chi lo ha sempre fatto, chi lascia una recensione o chi si ferma per qualche secondo in un mondo che vorremmo fosse reale. Detto questo, Enjoy!!!



Ranma era in camera sua, sfinito e dolorante. Si era portato a casa senza Akane e di nuovo aveva ignorato tutti, perfino Happosai con in mano una pistola ad acqua.
-Dai, Ranma! Indossa questo reggiseno di pizzo per me! Accontenta un povero vecchio!- aveva esclamato quel vecchiaccio pervertito.
Ranma lo aveva guardato con rabbia e imbarazzo ma poi si era lasciato vincere da una forte vertigine. Era sbattuto vicino al muro ed aveva stretto i denti alla scarica di dolore che si era ramificata dal fianco a tutto il corpo.
-Sono stanco, vecchiaccio. Lasciami in pace-.
Happosai rimase stupito. Ranma era così strano...
E anche adesso che finalmente era seduto a tavola per cenare Happosai non cambiava idea. Che cosa frullasse in testa al suo discepolo non lo capiva ma non voleva rovinarsi la serata, non se durante la notte avrebbe fatto caccia grossa per aumentare la sua collezione di tesori.
-La cena non è di tuo gradimento, Ranma?- chiese improvvisamente Soun, accortosi che non aveva toccato nulla.
Il codinato si limitò a prendere le bacchette e ad assaggiare un po' di riso, prendendo un pezzettino di pesce arrosto. Era buono, aveva fame ma quando assimilò lungo la gola sentì nuovamente dolore. Fu bravo a nascondere tutto mantenendo una posa fiera e rigida.
In più cominciava a sentire una leggera nausea.
Prese un sorso d'acqua, poi si alzò, sorprendendo ancora una volta i presenti.
-Non ho fame, mi dispiace. Vado a letto-.
-Ranma, figliolo!- lo fermò subito Genma, andandogli vicino. -Che succede? Non vedi che stai facendo soffrire la piccola Akane? Fai l'uomo!-.
La rabbia lo assalì come un ardente fiume di lava bollente nelle vene, come non gli era mai accaduto prima ma cercò di trattenersi. I suoi pugni erano talmente stretti che sentiva le unghie scavare nei palmi sudati fino a imprimere delle mezzelune rossastre.
-Lasciami in pace- articolò a denti stretti.
Genma non riusciva nemmeno a scorgere gli occhi fiammeggianti celati sotto la frangia che creava un'ombra oscura sul viso. Era suo dovere di padre cercare di capire suo figlio, no? E allora perché aveva paura?
-Scusati con Akane e ti lasceremo in pace- riprovò di nuovo Genma.
Ranma si voltò con uno scatto felino e degnò di un'occhiata vuota la piccola Akane che a sua volta manteneva il contatto con occhi che imploravano di tornare tutto come prima.
-Non c'è nulla di cui io mi debba scusare-, marcò ancora il codinato.
A quel punto, Genma si ritrasse, osservandolo attentamente ma in un frangente lo colpì con un pugno al centro del torace che lo sbatté violentemente contro il muro. Ranma guaì di dolore, scivolando di schiena seduto sul pavimento.
-Sei debole, figliolo! Non sai neanche più prevedere un attacco morbido di tuo padre, adesso?!- infierì Genma, assumendo un'aria piuttosto drammatica. -Oh, che vergogna! L'erede della scuola Saotome è un debole senza spina dorsale! Che nefasto giorno!-.
Ranma incurvò in avanti la testa così debole, incapace di muoversi o addirittura respirare, tanto era il dolore che provava. Il suo fianco sembrava essersi sbriciolato in qualche modo e apparentemente cominciava a sentire perfino degli strani scricchiolii.
Su una cosa suo padre si sbagliava, però.
Artigliò prima una mano su un ginocchio, facendosi leva per alzarsi debolmente e barcollando utilizzò il muro come supporto. Questo gli costò una vertigine intensa, tanto che sbattè di schiena contro la parete, respirando con evidente fatica.
Lui non era un debole e mai lo sarebbe stato.
-Basta, vi prego!- scattò improvvisamente Akane, con voce tremante, interponendosi fra padre e figlio. -Ranma non ha colpa!-.
Genma la guardò dubbioso, poi passò a Soun che sembrava sorpreso a sua volta. Happosai posò le bacchette sul tavolo, osservando i respiri incostanti di Ranma che tremava e ondeggiava appena.
Stava bene quel ragazzo?
-Genma, non infierisca!- pregò Akane, voltandosi verso Ranma. -E tu, per favore, parlami! Non sopporto il tuo silenzio! Se vuoi delle scuse, sono pronta a fartele!-.
Si appoggiò sul petto del suo ragazzo, artigliando la canottiera corvina che indossava e mentre attendeva una qualsiasi risposta o anche una beffa, piangeva in silenzio.
Ranma le appoggiò una mano sulla testa, facendola irrigidire e volgere gli occhi ampi e speranzosi nel vuoto... poi, si ritrovò allontanata.
-Ti faccio schifo. Non puoi fidarti di uno come me. Tra l'altro non siamo niente quindi perché dovresti porgermi delle scuse?- disse Ranma, marciando verso la zona notte.
Akane rimase pietrificata, inorridita da una simile freddezza ma mai avrebbe visto una lacrima randagia rigare una guancia del giovane prossimo a svenire...
 
-Akane, che cosa è successo tra te e Ranma?-.
La piccola Tendo, alla domanda di Genma, non poté far altro che fiondarsi tra le braccia di suo padre e singhiozzando come mai aveva fatto prima, aveva voluto raccontare ogni cosa e non era rimasta sorpresa quando, al termine del racconto, Soun l'aveva allontanata dal suo corpo con una stretta sulle spalle.
-Non avresti mai dovuto dire quelle cattiverie, Akane! Può darsi che Ranma sia sempre coinvolto in atteggiamenti equivoci nei tuoi confronti ma hai mai provato a vedere le cose dalla sua prospettiva?-.
-Akane- aveva pronunciato anche Kasumi, con un'aria piuttosto severa. -Come ti sentiresti se fossi stata tu a ricevere parole simili con accuse non vere? Non pensi a quanto stia soffrendo in questo momento, Ranma?-.
-Questa volta sono d'accordo con Kasumi e Soun- aggiunse perfino Happosai, serio. -Akane, in questo momento l'onore di Ranma è stato ferito e sta a te rimediare-.
-Hanno tutti ragione, sorellina. Prima ti sbrighi a farti perdonare, prima tornerai a sorridere. E' evidente come la luce del sole che ti manca da morire!- concluse Nabiki, che teneva le mani congiunte sotto al mento.
-Ma lui non vuole! Avete visto tutti come mi ha allontanata!- protestò Akane.
Nessuno era dalla sua parte.
-Akane- pronunciò Genma, poggiandole una mano sulla spalla. -Sono sicuro che riuscirai a farti ascoltare. Ranma non è capace di mantenere il broncio a lungo-.
Che belle parole... ma Akane aveva compreso che, questa volta, Ranma non sarebbe stato disposto ad accettare le sue scuse...
 
-Finalmente...! Sono riuscito ad arrivare all'Istituto Superiore Furinkan! Oggi sconfiggerò una volta per tutte Ranma Saotome e confesserò il mio amore alla mia dolce Akane!-.
Malandato, stanco, a sorreggersi con un bastone e fuori dal cancello della Furinkan c'era Ryoga Hibiki. Era arrivato a Nerima almeno dieci giorni prima dalla prefettura di Miyagi ma chissà come si era perso ma ora era qui, a scrutare i volti delle fanciulle che si apprestavano a tornare a casa alla ricerca della sua bella.
Non appena la vide, il suo cuore esplose di gioia e con esso gettò il bastone al vento, colpendo con impeccabile mira un ragazzo malaticcio con occhiaie detto Gosunkugi.
"Akane, amore mio..."- pensò, guardandola con affetto.
Fu allora che si accorse che la piccola Tendo era affranta, con gli occhi lucidi e bassi e la cartella stretta a due mani sulle cosce, con passi lenti. Che le era accaduto?
"Dev'essere stato Ranma! Sì, non ho dubbi!"- rifletté, avvicinandosi di corsa. -Akane!-.
-Ryoga! Tu qui?!- esclamò l'altra, sorpresa. -Sei tornato dal tuo ultimo viaggio?-.
-S... sì, Akane...!- farfugliò l'altro, giocherellando con le sue dita. -Non vedo Ranma, però. Si può sapere dove si è cacciato quell'idiota?-.
Al suono di quel nome, Akane si lasciò travolgere da un fiume di lacrime che la portarono a nascondersi tra le braccia di un Ryoga che si pietrificò addirittura. La sua gioia di averla così vicino non durò che pochi istanti, quando sentì la sua maglia impregnarsi delle sue lacrime calde e copiose.
-Akane, che succede?-.
-Ho ferito Ranma, Ryoga! E non so come fare per rimediare!- gemette l'altra. -Aiutami, ti prego! Siete amici, siamo amici!-.
Ryoga strinse i pugni, animato da una forte determinazione e scostandola con dolcezza, la guardò ed annuì, promettendole il suo aiuto.
-Grazie, Ryoga! Grazie!- fece l'altra, felice.
-Raccontami prima cosa è successo, cosicché possa aiutarti- pregò gentilmente Ryoga...
 
Ranma non si era mai sentito peggio. Il suo corpo era talmente bollente che non riusciva a trovare una posizione comoda nel futon. Appena era tornato, senza Akane, aveva deciso di riposarsi e non pensare più a nulla.
Era stato, però, tutto invano. Appena si era abbandonato al sonno, gli era tornata in mente Akane, i momenti felici e timidi, i battibecchi ironici e semplicemente loro. Tutto era finito, ormai, dopo quello che le aveva detto la giovane e a lui mancava ogni cosa.
Stava pensando di andar via, magari anche da solo e magari in Cina per ricominciare ma con un corpo debole e dolorante come il suo anche respirare lo portava a spostare tutto in un prossimo futuro.
Sentì bussare alla porta ma non rispose.
-Ranma, ti ho portato un po' di brodo caldo. Sono giorni che non mangi e il dottor Tofu mi ha pregato di darti cose calde contro l'influenza-.
Malato? Lui? Quando mai si era beccato il raffreddore! E Tofu che diavolo aveva capito? Ma poi chi glielo aveva raccontato?
-Sei molto gentile, Kasumi. Grazie- rispose l'altro, cercando di mettersi seduto.
Una fitta allucinante lo fece trasalire e prendere un respiro scottante; Ranma si agganciò un braccio allo stomaco e bevve un sorso.
-Ti fa male lo stomaco? E' normale quando si ha l'influenza!- sorrise Kasumi.
"Ma quale influenza?"- pensò Ranma, con un sopracciglio che si contraeva per l'esasperazione. -Buono-.
-Mi fa piacere!- cinguettò Kasumi, riprendendo la tazza quando fu terminata. -A proposito... Ryoga arriverà qui con Akane. Rimarrà a cena. Vuoi che ti porto qui qualcosa da mangiare?-.
Ranma negò con un debole sorriso e quando l'altra lo lasciò solo assunse nuovamente un'espressione atona. Akane con Ryoga... perché questo non lo sorprendeva in alcun modo?
"Si sposeranno nel futuro. Quindi, immagino che stiano solo affrettando i tempi"- pensò, deglutendo un magone in gola.
Insieme. Le mani di lui su di lei. Quella gentilezza che ha sempre invidiato e i sorrisi scoccati di Akane... mai per lui. Rarissime occasioni.
Ranma decise di alzarsi. Akane lo aveva ferito, è vero, ma avrebbe combattuto per lasciargliela, maledizione! Avevano entrambi già sofferto abbastanza!
Il fianco gli faceva ancora più male ma non avrebbe potuto dargli retta; qualcosa gli diceva che ci sarebbe stata una lotta. Si tolse la casacca del suo pigiama azzurro e s'infilò la solita rossa, sulla canottiera corvina che indossava.
"Sto arrivando, Ryoga!"- fu il pensiero di Ranma, mentre scendeva le scale aiutandosi con il muro...
 
-Akane, non prendertela. Io conosco Ranma e so per certo che vuole semplicemente tenerti il muso-.
-Vorrei tanto crederti Ryoga ma non questa volta... non sai come mi ha guardata e quella sera...- gemette l'altra, negando con il capo.
Ryoga strinse i pugni, rabbioso. Come si permetteva Ranma di trattare in quel modo la dolce Akane? Possibile che non avesse il benché minimo tatto? Era, però, vero che a sentirsi dire quelle parole un po' si riconosceva nell'atteggiamento del codinato anche perché ricordava di quella volta in cui si fece dire da Akane che lo odiava per poter sfoderare la potenza del Colpo del Leone.
-Scusa, Ryoga... ma esattamente come abbiamo fatto a raggiungere i monti se volevamo andare a casa mia?-.
Cosa? Ma come? Non erano usciti dalla Furinkan? Ecco perché la strada era diventata ripida e piena di pietre. Ryoga si guardò intorno, vedendo solo alberi e il cielo scuro della notte. Ora che ci pensava, faceva anche piuttosto freddo!
-Torniamo indietro- propose Akane. -Ti ringrazio per avermi ascoltata. Sei un buon amico, Ryoga-.
Il cuore dell'altro sobbalzò a quei complimenti ma ebbe anche una fitta alla consapevolezza che, oltre all'amicizia, non avrebbe mai avuto speranze con lei. Le tese ugualmente una mano, senza guardarla e si tese come una corda di violino quando quella di Akane gliela strinse.
-A... andi... andiamo a... a casa, Akane!- balbettò ad alta voce, marciando verso il senso opposto alla giusta strada per tornare in città.
Akane sospirò lo stesso. Voleva Ranma al suo fianco più di ogni altra cosa al mondo.
 
-Mi scusi, ha per caso visto passare un ragazzo imbranato e una ragazza con indosso la divisa della Furinkan?-.
La vecchietta di rientro dopo un rilassante bagno ai bagni pubblici guardò Ranma, affannato e sudato, ed annuì.
-Ma certo, figliolo. Li ho visti dirigersi a nord verso le montagne ma non so perché-.
-La ringrazio!- esclamò Ranma, imboccando la strada che lo avrebbe condotto da Akane. -Te lo giuro, Ryoga! Questa volta non ti risparmierò tutta la mia forza, razza d'idiota! Andare nella direzione sbagliata!-.
Dolore o non, non si sarebbe risparmiato.
-AKANE!-...
 
La piccola Tendo si drizzò e si voltò in un punto imprecisato della fitta boscaglia, alla ricerca di qualcosa. Non c'erano che oscuri alberi e un cielo bruno da spaventare anche il più impavido dei guerrieri.
Perché non aveva fermato Ryoga? Si era lasciata così andare nello sfogare le sue colpe che si era completamente affidata al pessimo senso dell'orientamento dell'altro ed ora eccoli lì, da soli e sperduti.
-Maledizione!- tuonò Ryoga, voltandosi verso la fanciulla ancora intenta a guardarsi intorno. -Akane? Tutto bene?-.
-Sì, non preoccuparti. Mi era solo parso di sentire il mio nome... ma forse sarà stata solo la mia immaginazione!-.
Ryoga si maledisse per quella ridicola situazione. Se non fosse così idiota, avrebbe più speranze. Prese dunque un bel respiro per calmarsi, alzò gli occhi al cielo e prese a correre alla cieca, sperando di ritrovare la strada di casa.
-Aspetta! Non correre così, Ryoga!- gridò Akane, spaventata nel sentirsi il polso tirato con troppa forza.
-Non preoccuparti, Akane! Ti proteggerò io!- esclamò a sua volta Ryoga prima che il suo piede sprofondasse in una roccia più che friabile e la paura lo assalisse.
Sentì le urla spaventate di Akane, trascinata con lui in un vero e profondo burrone poi più nulla...
 
-AKANEEEEE!-.
La fanciulla lo vide. Un cavaliere dagli occhi di fuoco e una velocità così fulminea da battere il miglior corridore del mondo. Il destino sarebbe stato crudele con lei, non l'avrebbe fatta salvare e sarebbe morta per espiare le sue colpe.
Chiuse gli occhi per non guardare e ricordare il viso del suo Ranma prima di sfracellarsi al suolo.
-Akane, no!-.
Un brusco strattone la fece gridare di un lieve dolore al polso e alla spalla e, come risvegliata bruscamente dal torpore della consapevolezza di morire, Akane tornò lucida e si rese conto di tutto ciò che stava animando quel momento.
Guardò ai suoi piedi: era profondo quel burrone pieno di alberi e una foschia che talmente fitta era da non lasciar intravedere la fine. Notò poi il povero Ryoga aggrappato all'altra sua mano che si dondolava nel vuoto, a ritmo del vento che risaliva dal basso con freddezza.
-Ranma!- esclamò impaurita ma felice.
Il giovane aveva un volto così sofferente ma nonostante tutto ancora la teneva e si rifiutava di lasciarla andare. Di perderla.
-Akane, reggiti!- implorò Ranma, cercando di rimettersi dapprima in ginocchio, poi in piedi e iniziare a tirare.
Un dolore accecante esplose alle costole e lui si ritrovò a gridare per spingere il suo corpo debole allo stremo.
-Ryoga!- pregò Akane, temendo di perdere la presa sudata.
-Akane, lasciami andare! Sono troppo pesante per voi!- provò il giovane con un malinconico sorriso.
-Non dire stupidaggini! Non ti lascerò andare! Mai!-.
-V... vi porterò... io in... salvo!- articolò a fatica Ranma, tirando con tutte le sue forze.
La forza impressa in quel gesto si concentrò in inerzia e gli si ritolse contro: sia Akane sia Ryoga gli finirono addosso e ruzzolarono con un capitombolo lontani dal pericolo e soprattutto salvi.
Ryoga fu il primo a tentare di rimettersi in piedi, ancora scosso e con il cuore furioso nel petto per la paura e li vide... Akane sul petto di Ranma, supino sul terreno con un braccio protettivo sul suo corpo minuto e lei, bellissima anche sporca di terreno, in un pianto silenzioso.
Erano proprio fatti l'uno per l'altro. Non c'era altro che dire.
-Ranma! Akane!- li chiamò, scuotendoli piano.
Entrambi dischiusero le palpebre e dopo un attimo di confusione si guardarono: un profondo sguardo che racchiudeva così tante emozioni contrastanti. Akane sorrise grata ma poi divenne disperata e scoppiò a piangere di nuovo sul petto di Ranma che, stavolta, lasciò fare.
Le prese ad accarezzare la testa, infilando le dita nel caschetto che tanto amava.
-Ranma! Avevo così paura! Poi sei venuto e ho creduto che non ce l'avremmo fatta!- singhiozzò la giovane.
-Va tutto bene, Akane. Sono arrivato in tempo. Ora torniamo a casa- rispose piano Ranma, mettendosi debolmente seduto.
Gli venne una vertigine così forte che si ritrovò a sorreggere il busto con un braccio e a respirare affannosamente.
-Ranma!- lo chiamarono i due, preoccupati.
-Sto bene. Non preoccupatevi- troncò l'altro, riprovando.
Si mise di schiena e così solo mascherò la sua nuova fitta. Ma cosa gli stava succedendo?
 
Arrivarono a casa verso le ventidue e trenta e non si meravigliarono affatto di ritrovarsi tutti i Tendo e il padre di Ranma fuori ad accoglierli.
Quando Akane vide suo padre e le sue sorelle corse per abbracciarli e piangere di felicità, una mai provata prima.
-Akane! Bambina mia! Eravamo tutti così ansiosi per te!- ammise Soun, commosso.
-Mi dispiace, papà! Ma poi Ranma è venuto a salvarci!-.
Genma e Soun volsero un sorriso grato al giovane Saotome che abbassò la testa, grattandosi una guancia come abitudine per l'evidente imbarazzo. D'altro canto, Ryoga si gettò in ginocchio e s'inchinò profondamente, fino a premere la fronte in terra.
-E' solo colpa mia se Akane ha rischiato grosso! Imploro il vostro perdono!- esclamò con voce risentita.
Rimasero tutti interdetti da quell'inusuale gesto ma Ranma sbuffò appena e lo alzò per il retro della maglia sporca di polvere per rialzarlo in piedi. Questo gesto gli costò una nuova ondata di dolore e una di nausea ma lo nascose, lasciando subito la presa che fece ricadere dolcemente Ryoga in ginocchio.
-Non hai capito che non c'è nulla di cui ti debba scusare, idiota? Nessuno ti darebbe la colpa! Tutto è finito bene!-.
Ryoga dovette riconoscerlo; Ranma era un vero amico, con tutti i pregi e i difetti. Si rimise in piedi e di nuovo porse le sue più sincere scuse con un cenno del capo.
-Andiamo tutti dentro. Abbiamo una cena da fare!- sorrise Kasumi, applaudendo una volta.
Era la più radiosa di tutti, perfino Happosai ne rimase ammaliato ma pensò bene di non interrompere quel roseo momento con uno dei suoi trucchetti da pervertito.
Uno ad uno rientrarono e quell'ansia svanì nel momento stesso in cui cominciarono a prendere posto a tavola, incuranti se la cena sarebbe stata fredda. Che importanza avrebbe potuto avere? Erano salvi gli eredi delle rispettive palestre indiscriminate Tendo e Saotome.
-Ranma- chiamò improvvisamente Ryoga, fermandosi dietro di lui. -Ero venuto qui per sfidarti. Quando ho visto Akane in lacrime sono saltato a conclusioni affrettate ma poi ho conosciuto il vero motivo e sebbene mi sia difficile sono stato solidale con te. Comprendo come ti sei sentito. Voglio ringraziarti per il tuo tempestivo intervento-.
Ranma sbatté incredulo le palpebre ma ringraziò con un cenno.
-Vedi di ricordartelo perché non avrai mai più l'occasione di sentirlo in futuro- concluse fiero Ryoga. -Per cui la nostra sfida è rimandata. Ora andiamo a mangiare-.
Superò il codinato con lenti passi con le mani sui fianchi e si accomodò alla sinistra di Akane, tornando ad essere emozionato oltre che timido.
Ranma era contento, nonostante tutto ma in cuor suo voleva sentire Akane pronunciare qualcosa che avrebbe allontanato per sempre i dubbi nati dal loro ultimo litigio.
-Ranma, manchi solo tu!- sentì chiamarsi da Akane, sorridente e bellissima.
Sorrise a sua volta e decise di assecondarla, per una volta. Compì un passo in avanti: il suo corpo s’irrigidì e lui rimase a boccheggiare, incapace perfino di respirare. Il dolore lo investì come acqua fredda e lui perse l'equilibrio, sbattendo con una spalla vicino al muro.
-RANMA!- allarmò Akane, correndo verso di lui.
Il codinato scivolò in una posizione seduta, con la schiena al muro ricurva appena in avanti, con il respiro incostante.
-A... Akane...- gemette, abbracciandosi l'addome.
-Che cos'hai? Che cosa fa male?- farfugliò la giovane, temendo perfino di toccarlo.
Il giovane provò a risponderle ma le sue palpebre si fecero pesanti e perse i sensi. Akane gli abbracciò la testa al petto, chiamandolo più volte ma senza alcuna speranza.
-Chiamo il dottor Tofu!-...
 
Quando arrivò Tofu non perse nemmeno un attimo nell'occuparsi di Ranma che era stato disteso con la testa appoggiata sulle gambe di Akane, ancora cupa e con il volto rigato dalle lacrime.
-Piccola Akane, non preoccuparti. Ora ci penso io a Ranma- pronunciò il dottore.
L'altra annuì speranzosa e si scostò di lato, appoggiando delicatamente la testa del giovane sul pavimento.
-E' molto caldo e la frequenza cardiaca è alta. Febbre. Su questo non c'è dubbio- evidenziò Tofu, passando le dita dal collo di Ranma al polso per tastarlo.
Sbottonò la casacca rossa, sollevando la canotta nera ed emise un respiro sconvolto. Akane si premette la mano sulla bocca e il resto dei presenti evidenziarono puro sgomento. Il lato sinistro dell'addome di Ranma era violaceo, bollente e gonfio.
C'era un rigonfiamento innaturale dov'erano collocate le costole: come le dita di Tofu premettero delicatamente Ranma si contorse, respirando a fatica. Akane prese a lenirlo accarezzandogli la fronte imperlata di sudore.
-Costole rotte, direi- diagnosticò Tofu. -Akane, aiutami ad alzarlo. Ho bisogno di controllare una cosa-.
Aiutò anche Ryoga e sorretto Ranma in una posizione seduta, con Akane che lo teneva in un abbraccio e l'altro per le spalle, Tofu alzò gli indumenti di Ranma, notando un livido nella schiena.
-Mmh. Questo non è un trauma, anzi, oserei dire che è un colpo ben assestato da un combattente, con tutta probabilità- evidenziò Tofu, ascoltando il respiro di Ranma con uno stetoscopio. -Fortunatamente non ci sono segni di soffocamento di sangue. Questo vuol dire che nessuna costola ha forato i polmoni. Ranma ha bisogno di cure, questo è certo-...
 
Aria fredda.
Che piacevole sensazione... come calma e pace. In lontananza un tamburellare costante, come pioggia. L'odore dell'erba bagnata...
Non ricordava quell'ambiente così bianco, con una tendina azzurrata che offuscava un neon al soffitto. Il suo letto non era così scomodo, non sapeva che i medicinali dessero tanto fastidio al suo olfatto.
Non poteva essere a casa, no di certo. Ma allora... dove? E perché si sentiva malissimo? I suoi ricordi erano vaghi e con molti buchi.
-Sei sveglio, finalmente...- sentì sussurrarsi dolcemente.
Si chiamava Ranma, sedici anni e apparteneva ai Saotome. Era l'erede della Scuola di Arti Marziali Indiscriminate Saotome e viveva con i Tendo.
Quella ragazza seduta su uno sgabello al suo fianco la conosceva. Si chiamava...
-A... ka... ne...-.
-Ranma...- fece l'altra, asciugandosi una lacrima di gioia. -Sono così felice di vederti sveglio-.
-Akane, dove... dove mi trovo...?- articolò l'altro, affaticato.
La gola secca e la saliva che deglutì di riflesso gli causarono un forte colpo di tosse: trasalì a una fitta al costato. Per riflesso cercò di raggomitolarsi in posizione fetale ma sentì tirarsi un braccio e una leggera puntura dal dorso della mano.
-No, Ranma...! Così rischierai di tirar via la flebo! Ne hai bisogno!- ammonì Akane, prendendogli una mano bollente tra le sue gelide, poi gli accarezzò la fronte. -Hai ancora la febbre alta...-.
Ranma si calmò ma non smise di guardarla un attimo. Era così bella nella sua camicetta rossa infilata nella lunga gonna arancione, le calze bianche e gli scarpini neri. Sembrava una dea, anche con quell'espressione addolorata.
-Sei all'ospedale, sotto le cure del dottor Tofu-.
Improvvisamente sentirono aprire la porta della camera dov'era stato ricoverato Ranma: Tofu era lì, con una cartella clinica fra le mani.
-Lieto di vederti sveglio, Ranma. Allora, come ti senti, quest'oggi?- fece, scoprendogli le coperte e alzandogli il pigiama bianco. -La febbre è ancora persistente, ma vediamo un po'...-.
Il suo addome era fasciato ma Ranma poteva intravedere ancora un gonfiore sul lato sinistro e percepire un sordo dolore al minimo movimento.
-Tre costole fratturate, un lieve ematoma da pugno alla schiena, piccole escoriazioni da caduta, febbre e malnutrizione. Ecco. Questa è la tua diagnosi- spiegò Tofu, ricoprendo lo stanco Ranma. -Akane mi ha raccontato tutto. Per adesso il peggio è scampato e hai solo bisogno di riposo assoluto-.
Ranma distolse lo sguardo e strinse di riflesso la mano di Akane. Notò con la coda dell'occhio una fasciatura al polso dove l'aveva afferrata per non farla cadere e un senso lieve di colpa lo catturò.
-Vi lascio da soli- concluse bonario Tofu. -Akane, se hai bisogno di me mi trovi alla stanza accanto-.
-Va bene, dottor Tofu. Grazie-.
Quando il dottore andò via, richiudendo la porta alle sue spalle, Ranma spostò lo sguardo su Akane che, non sapendo il motivo, arrossì.
-Lo pensi ancora?- chiese piano il codinato.
-No, in realtà non l'ho mai pensato- rispose sincera Akane, capito immediatamente a cosa l'altro si fosse riferito.
-Ma lo hai detto e... mi ha fatto male, Akane- replicò debolmente Ranma, voltando il capo verso la finestra bagnata dalla pioggia. -Pensavo che, dopo tutto quello che abbiamo passato, ci potesse essere una possibilità per noi. Ma mi sono sbagliato-.
Akane si sentì investita da un'emozione mai provata prima, qualcosa di forte, caldo e bello nel suo petto.
-No, possiamo essere anche noi felici! Ranma, non avrei mai dovuto dirti quelle cose e se ora ti ritrovi in questo stato è stato solo per colpa mia!- scattò Akane, fiondandoglisi al petto in lacrime. -Ti ho colpito, sei caduto contro quei tubi e non mi sono neanche degnata di constatare il danno fatto...! Sono io ad avere la colpa, non tu!-.
Ranma le accarezzò la testa, poi la guardò. Erano talmente vicini, da poter sentire i rispettivi fiati solleticare le labbra. Akane era teneramente rossa in viso e... in trepidamente attesa.
Prese il viso di Ranma tra le mani e delicatamente si avvicinò... poi annullò il divario tra di loro con un bacio profondo. Entrambi volevano, basta rancori.
-Neanche io avrei voluto dirti ciò che pensavo...- sussurrò Ranma contro le sue labbra. -Io anche devo scusarmi-.
-No. E' tutto a posto. Ti prometto che non mi arrabbierò più con te ingiustamente quando Shampoo, Ukyo o Kodachi ti salteranno addosso- stoppò Akane, stampandogli un altro bacio sulle labbra.
-Potresti contagiarti con la mia febbre, sai?- fece Ranma, stancamente ma felice.
Ora che aveva risolto si sentiva leggero e non chiedeva di meglio.
-Correrò il rischio- cinguettò Akane, accarezzandogli la fronte.
-A proposito... ma Ryoga? Che fine ha fatto?- domandò a un certo punto il codinato.
-Beh, è andato via per uno dei suoi viaggi di allenamento- raccontò Akane.
Ranma, soddisfatto, chiuse gli occhi e con ancora il sapore di Akane sulle sue labbra fece sogni tranquilli...
 
-Ci vediamo domani, Akane!-.
La piccola Tendo salutò due delle sue amiche più care mentre si avviava verso il cancello. Era felice che l'indomani fosse stato domenica e che avrebbe potuto dedicarsi a qualche attività stimolante, come un viaggio in centro.
-Vai da qualche parte?-.
Akane sobbalzò a quella voce familiare ma così improvvisa e si voltò a sinistra, non potendo fare a meno di sorridere radiosamente. Appoggiato al muro, con un sorriso, c'era proprio Ranma.
-Non dovevi restare a riposo?- fece Akane, apprensiva, avvicinandoglisi.
-Mi sento molto meglio, adesso. Che ne dici se oggi facciamo un giro in centro?- rispose Ranma, imbarazzato.
Akane sorrise perché quando, in quelle rare occasioni, Ranma cercava di essere più diretto finiva per arrossire dolcemente ed era tenero. Notò qualcosa dietro la sua schiena.
-Cosa nascondi?-.
Ranma distolse lo sguardo porgendole un mazzo di rose rosse. Akane rimase esterrefatta e gli stampò un bacio sulla guancia, avvolgendoglisi a un braccio.
Almeno quindici giorni fa, Ranma era stato dimesso ma ancora non poteva tornare a scuola perché le sue costole erano ancora in fase di guarigione. La febbre era scomparsa nel giro di tre giorni e ora doveva semplicemente rimettersi in forze, riacquistando il peso perso.
Il giovane ebbe un lieve mancamento tutto d'un tratto ma almeno Akane, ancora aggrappata al suo braccio, lo sostenne, abbracciandogli il petto con dolcezza. Il suo buonumore si sciolse in tristezza.
-Ranma... sei venuto a prendermi consapevole che ancora non ce la fai?- sussurrò.
-Mi dispiace, Akane- sospirò Ranma, agganciandosi un braccio alla vita. -Che ne dici di accompagnarmi a casa?-.
-E c'è da chiederlo?- fece Akane, riprendendo il cammino nella stessa posizione di pochi istanti fa.
Sentirono un trillo alle loro spalle, uno di biciclette: una sagoma femminile con un contenitore di metallo contenente del ramen bollente si stava avvicinando.
Ranma chiuse gli occhi temendo di essere investito da Shampoo, come suo solito ma quando non udì nulla dischiuse le palpebre e vide Akane fieramente dinanzi a lui con una fiera espressione di combattimento.
Shampoo scese dalla bicicletta e si avvicinò a Ranma, per guardarlo bene. Akane, d'altro canto, non le staccò un attimo gli occhi di dosso. Aveva promesso a Ranma che non sarebbe saltata a conclusioni affrettate e perciò sarebbe stata a vedere.
-Ranma, amore mio, è vera la voce che circola su di te, allora... ti sei ferito...- sospirò, accarezzandogli una mano.
Ranma rimase perfettamente neutrale, con un'espressione quasi vuota.
-Chi te l'ho ha detto? Nabiki?- sbuffò Akane.
Sua sorella non si sarebbe fermata davanti a nulla per qualche spicciolo!
-No, Akane. Me lo ha detto la mia bisnonna che a sua volta lo ha saputo da Ryoga, prima di andare chissà dove- raccontò la cinesina, porgendole il cestino con il loro del Ristorante "Il Gatto". -Questo è per voi. Ranma, mangialo, mi raccomando. Devi rimetterti in forze! Sei così deperito!-.
Ranma annuì e come la cinesina se ne andò, Akane gli sfilò il peso dalla mano, appoggiandogli la testa sul braccio.
-Non fare sforzi e poi, sai...? Per una volta sono d'accordo con Shampoo... devi rimetterti in forze, sei deperito!-.
Ranma sbuffò, arruffandosi i capelli ma sorrise e appoggiò la guancia sulla testolina di Akane, mentre alle loro spalle il cielo era più cristallino che mai.
Sì... sarebbero stati proprio una bella coppia e probabilmente avrebbero cambiato il futuro dello specchio, perché, dopotutto, Ranma e Akane erano fatti per stare insieme.
 

The End
  
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