Capitolo quindicesimo
Don't underestimate
Your heart is never late
And love will always find a way
It just happens
You don't know what's going on
If it's new or if it's been there since long
If it's right or wrong
You fall in love
You fall in love
(“It just happens” – Roxette)
I giorni
trascorrevano lentamente mentre Antonio si riprendeva dalle conseguenze della
ferita ricevuta nel tentativo di difendere l’amico Giuliano da Vespucci. Jacopo
non era più tornato in Banca, disertava il Consiglio dei Priori (tanto che più
di uno si era chiesto se, per caso, non fosse perché aveva la coscienza
sporca…) e passava ogni momento accanto al suo ragazzino. Dentro di lui, dopo
anni e anni di deserto, esplodeva adesso un groviglio confuso di sentimenti
contrastanti: era in ansia per Antonio, voleva restare sempre con lui e
renderlo felice, ma si sentiva anche indegno di stargli accanto e, a volte,
pensava che non avrebbe più potuto essere la stessa cosa. Aveva distrutto ciò
che di più bello e prezioso aveva nella sua vita e poteva biasimare solo se
stesso…
La coscienza di
Jacopo, dopo essersi presa una vacanza lunghissima, aveva deciso di fargli
scontare tutto e con gli interessi!
L’uomo si rendeva
conto di aver tradito Antonio in tutti i modi possibili: gli aveva mentito,
continuando a cospirare con l’ormai defunto gruppetto di cretini; aveva dato la
sua benedizione all’uccisione dei suoi più cari amici; per colpa sua, della sua
ambizione e, soprattutto, del suo assurdo rancore contro i Medici, il ragazzo
era stato ferito e adesso stava male e chissà se sarebbe mai più tornato quello
di prima… Insomma, spesso Jacopo Pazzi pensava che sarebbe stato giusto e
logico se Antonio non avesse più voluto nemmeno guardarlo in faccia, figurarsi
se poteva provare ancora affetto per lui e volerlo al suo fianco.
Qualche pomeriggio
dopo il brutto affare della congiura fallita, Lorenzo e Giuliano andarono a
Palazzo Pazzi per vedere come stava Antonio. Sinceramente, però, notarono che
tra lui e Jacopo facevano a gara su chi fosse messo peggio!
In parole povere, Antonio
non si era ancora alzato dal letto, la sera aveva sempre un po’ di febbre,
mangiava poco e si sentiva debole e stanco, tuttavia si sforzava di reagire.
Jacopo, devastato dai sensi di colpa, era l’ombra dell’uomo che conoscevano da
anni.
I due fratelli Medici
salutarono Pazzi (perché loro non ostentavano maleducazione come faceva lui e
non si comportavano come se fossero in casa propria!) e si avvicinarono al
letto dell’amico.
“Antonio, come stai?
Ti senti un po’ meglio?” domandarono.
Il ragazzo annuì con
un sorriso debole.
“La ferita si sta
rimarginando bene, io sono ancora un po’ stanco, ma sono sicuro che mi
riprenderò presto” disse. “Messer Pazzi è così gentile e premuroso e si occupa
costantemente di me!”
Certo,
gli rimorde la sua coscienza nera e putrida perché è tutta colpa sua, pensò
Giuliano, ma siccome era lì in missione
di pace ritenne più opportuno non dirlo ad alta voce.
Guardando Jacopo,
però, sia Lorenzo sia Giuliano lo videro scrollare il capo, come se ritenesse
inutili i suoi sforzi e la sua stessa presenza.
“E’ il minimo che
possa fare, ma non sarà mai abbastanza per lui, per quello che Antonio ha fatto
per me” commentò.
“Ma via, Messer
Pazzi, io non ho fatto niente!” sdrammatizzò Antonio. “E… a proposito,
Giuliano, hai scritto a Simonetta Vespucci, ultimamente? In fondo… beh, lo sai,
no? Suo marito era uno dei congiurati e adesso è morto: lei è una donna
libera.”
Giuliano si illuminò in
viso e, improvvisamente, Palazzo Pazzi non gli parve più un antro oscuro
dell’Inferno, ma il luogo più bello del mondo, un vero giardino di delizie.
“E’ vero, con tutto
quello che è accaduto negli ultimi giorni non avevo trovato il tempo, ma… anzi,
no, non voglio scriverle, andrò a farle visita a Genova! Posso, vero, Lorenzo?”
Il giovane sorrise
divertito.
“Certo che puoi,
Giuliano, adesso più nulla ti impedisce di vederla” rispose, felice di vedere
così entusiasta il fratello che aveva temuto di perdere.
Jacopo alzò lo
sguardo, sorpreso.
“Dunque eri tu
l’amante di Madonna Vespucci” commentò, come se però la cosa non contasse più
niente. “Forse suo marito lo immaginava, visto che è stato proprio lui a
cercare di colpirti. Ad ogni modo, non ha più alcuna importanza adesso…”
Riabbassò lo sguardo
su Antonio, cercando di dimenticare qualsiasi dettaglio di quel giorno
infausto. A quel punto anche solo il ricordo della congiura lo nauseava.
“Almeno dal male è
nato qualcosa di buono, non è vero?” sorrise Antonio, guardando Giuliano e, nel
contempo, posando la mano su quella di Jacopo. “Tutto è finito bene e tu potrai
sposare la donna che ami.”
Lorenzo e Giuliano
apparivano sereni e, dopo aver salutato Jacopo e Antonio, lasciarono il
palazzo: Giuliano era ansioso di cominciare subito i preparativi per la sua
partenza alla volta di Genova. Che fortuna che Vespucci, oltre che cornuto,
fosse anche un emerito cretino, no? Invece di uccidere il suo rivale era
riuscito a farsi ammazzare e ora Simonetta sarebbe stata felice con Giuliano!
Jacopo invece si era
rabbuiato e Antonio se ne accorse subito.
“Messer Pazzi, cosa
avete?” gli domandò. “E’ finito tutto bene, non dovete più preoccuparvi. Le
cose si stanno sistemando nel modo migliore per tutti e io sono tanto felice di
vedere che i rapporti tra voi e la famiglia Medici sono finalmente cordiali!”
L’uomo alzò verso il
giovane uno sguardo colmo di tristezza e rimorso.
“Come puoi volermi
ancora accanto a te? Come puoi anche solo sopportare di guardarmi in faccia?”
esclamò, in tono angosciato.
Antonio rimase
turbato da quella domanda e ancora di più dal dolore che leggeva sul volto di
Jacopo. Lui, nella sua ingenuità e nel suo amore incondizionato, non riusciva
nemmeno a comprendere perché l’uomo si tormentasse tanto.
“Ma… cosa dite,
Messer Pazzi?”
“Io ti ho ingannato e
sapevo di farlo, mi sentivo in colpa per questo, tuttavia pensavo che, prima o
poi, in un modo o nell’altro, sarei anche riuscito a farmi perdonare da te. Ero
convinto che tu non sapessi niente della congiura” rispose Jacopo, buttando
fuori tutte le emozioni contrastanti che lo avevano lacerato per settimane. “E
invece tu sapevi tutto, hai saputo tutto fin dal principio. Sapevi che tramavo
per uccidere i tuoi amici, che volevo tradire Firenze, eppure non hai detto
nulla, mi sei rimasto accanto, hai continuato a volermi bene e a cercare di
aiutarmi. Qualche volta hai provato a parlarmi per distogliermi dalla
cospirazione, ma io non mi sono accorto di niente e ho proseguito per la mia
strada. Devo averti deluso profondamente…”
Probabilmente era ciò
che di più simile a una confessione e a una richiesta di perdono Jacopo Pazzi
poteva produrre e Antonio lo ascoltò senza interromperlo, sebbene si sentisse
infinitamente triste nel vederlo così.
La
sua coscienzaccia sporca e putrida, avrebbe detto
Giuliano!
“Chiunque altro, al
tuo posto, avrebbe scelto la via più facile per salvare i Medici, mi avrebbe
denunciato al Consiglio dei Priori” ammise l’uomo. “Immagino che me lo sarei
anche meritato, ma tu non hai voluto farlo, hai scelto di restarmi vicino e di
aiutare i tuoi amici a modo tuo. Hai scelto la strada più difficile e
pericolosa e… e hai rischiato di morire per questo. Io non me lo meritavo!
Avresti dovuto denunciarmi…”
“Questo no, mai!”
esclamò Antonio, afferrando le mani di Jacopo. “Certo che volevo salvare
Lorenzo e Giuliano, ma non a prezzo della vostra vita. Io… non avrei più potuto
vivere se vi fosse accaduto qualcosa di male!”
“Sei stato coraggioso
e generoso e proprio il tuo gesto così spontaneo e altruista mi ha fatto
vergognare di me stesso, mi ha fatto capire quanto fossi stato vigliacco, falso
e ipocrita, io che mi credevo il
salvatore di Firenze” replicò Jacopo, in uno sconvolgente momento di lucidità
e sincerità. “Ritenevo di essere l’unico a meritare di guidare la mia città, di
essere il degno erede dei miei antenati, e invece… cosa ho fatto? Stavo per far
uccidere a sangue freddo due ragazzi, nascondendomi dietro un gruppo di
cospiratori che agivano per vendetta e risentimento personale. Se veramente ero
convinto di meritare il potere, avrei dovuto conquistarlo in modo legittimo e
accettare la sconfitta se i Medici si fossero dimostrati migliori di me. Questo
avrebbero fatto i miei antenati, questo avrebbe fatto Pazzino de’ Pazzi,
avrebbe affrontato il rivale a viso aperto, non avrebbe mai tramato nell’ombra.
Lui… si vergognerebbe di me, se potesse vedermi ora.”
Beh, sì, insomma… e
te pareva che non ci infilava anche Pazzino de’ Pazzi in questa tirata?
“Non dite così,
Messer Pazzi, voi non eravate del tutto lucido e quella gente, i veri
colpevoli, Salviati e Riario e tutte quelle persone grette e meschine, hanno
approfittato della vostra rabbia e frustrazione per spingervi a fare qualcosa
che, di vostra iniziativa, non avreste mai pensato!” disse Antonio in tono
accorato. Le parole di Jacopo lo facevano stare male, non voleva vederlo così. “Non
avete tradito i vostri antenati né, tanto meno, avete infangato l’onore della
vostra nobile famiglia: siete soltanto caduto nella rete di persone crudeli e
senza scrupoli.”
Ovviamente questa era
la versione di Antonio sulle cattive
compagnie che avevano traviato l’integrità
morale del suo Messer Pazzi!
“E tu continui a
difendermi…” mormorò l’uomo, incredulo, che ben sapeva di essere stato un
bastardo… “Non ti merito. Non merito il tuo affetto e le tue parole. Chiunque
altro sarebbe disgustato da me e non vorrebbe vedermi mai più.”
“Io voglio solo
starvi vicino e rendervi felice” dichiarò il ragazzo, con convinzione. “E’
stato ciò che ho voluto fin dal primo momento in cui vi ho visto, è per questo
che sono venuto a cercarvi fino al vostro palazzo e a parlarvi e a fare in modo
che vi riconciliaste con i vostri nipoti. Io… per me l’unica gioia è stare con
voi e vedervi sereno. Mi fa male che vi tormentiate così!”
Jacopo era diviso in
due: da un lato si sentiva indegno persino di accostarsi ad Antonio, figurarsi
di prenderlo tra le braccia come avrebbe tanto desiderato; dall’altro, però,
capiva che il ragazzo lo amava veramente, lo amava e lo accettava nonostante
tutto ciò che aveva fatto e, se avesse continuato a respingerlo, lo avrebbe
fatto soffrire ancora di più.
“Come potrai
perdonarmi?” gli disse, a voce bassa, stringendogli le mani nelle sue.
“Non c’è niente da
perdonare. Dobbiamo solo dimenticare il passato e ricominciare una nuova vita”
replicò semplicemente Antonio.
Commosso e pieno di sentimenti di cui non conosceva
nemmeno la definizione, Jacopo lo fissò per un lungo istante con uno sguardo
pieno di affetto, prima di stringerlo in un abbraccio protettivo e
appassionato. Antonio, finalmente felice, gli buttò le braccia al collo e
lasciò che lo baciasse a lungo e profondamente. Jacopo si concesse un lungo e
appassionato istante per perdersi sulle labbra e nel sapore del suo ragazzino,
quel giovane luminoso e dolce che gli aveva cambiato la vita fin nel profondo,
ed ogni equivoco e malinteso venne spazzato via, sopraffatto dalla forza
dell’amore. Facendo la massima attenzione per non fargli male e non sfiorare la
ferita al fianco, l’uomo entrò nel letto insieme ad Antonio, sempre
stringendolo tra le braccia, iniziando ad accarezzarlo e baciandolo con
intensità, lungamente e profondamente. Sempre con molta lentezza e cautela, fece
aderire il suo corpo a quello del giovane, desiderando un contatto più intimo
possibile, godendo del tepore della sua pelle e del sapore della sua bocca. Si perse
completamente dentro di lui, ritrovando finalmente la pace e la serenità che
Antonio riusciva sempre a donargli, sentendosi ripulito e rigenerato dal
contatto con lui, come se potesse assorbire la sua tenerezza e la sua bontà
attraverso l’unione dei loro corpi.
Tutto
sembrava possibile e perfetto quando era assieme ad Antonio, anche poter
iniziare una nuova vita con lui. Antonio era la sua stella luminosa, era la
guida che rischiarava il suo cammino sempre così tetro e ombroso, era ciò che
lo colmava e lo completava. Con quel ragazzino sarebbe anche potuto diventare
una persona migliore, dimenticare le azioni turpi che aveva commesso, rinascere
di nuovo purificato dall’amore.
Stretto
ad Antonio, perduto e ritrovato mille e mille volte nell’infinito, Jacopo Pazzi
sentiva placare la sua angoscia, svanire ogni vergogna, come se fosse un uomo
nuovo.
E
mai più, mai più avrebbe fatto qualcosa che potesse danneggiare il suo prezioso
ragazzino. Mai più si sarebbe lasciato coinvolgere in loschi intrighi e trame.
Antonio
era il suo presente e il suo futuro, nient’altro contava per lui.
Fine capitolo
quindicesimo