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Autore: Abby_da_Edoras    19/08/2019    4 recensioni
Questa storia è il sequel della mia precedente long fic "Il mio nome è mai più" e dunque si ispira ancora una volta alla serie TV "I Medici- Lorenzo il Magnifico", con il mio personaggio originale Antonio Orsini che, innamorato di Jacopo Pazzi, decide di mettere a posto le cose tra le due famiglie fiorentine. E, come in ogni mia ff che si rispetti, nonostante tutto ognuno avrà il suo "lieto fine"! Questa ff è incentrata interamente sulla congiura e sul modo in cui Antonio proverà a "scongiurarla" XD... e ovviamente tutto andrà letto in chiave umoristica e leggera, anche se per me questi personaggi sono veri e reali!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a autori, registi e produttori della serie TV "I Medici".
Genere: Angst, Drammatico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Medici Abby's Version'
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Capitolo quindicesimo

 

Don't underestimate
Your heart is never late
And love will always find a way

It just happens
You don't know what's going on
If it's new or if it's been there since long
If it's right or wrong

You fall in love
You fall in love

(“It just happens” – Roxette)

 

I giorni trascorrevano lentamente mentre Antonio si riprendeva dalle conseguenze della ferita ricevuta nel tentativo di difendere l’amico Giuliano da Vespucci. Jacopo non era più tornato in Banca, disertava il Consiglio dei Priori (tanto che più di uno si era chiesto se, per caso, non fosse perché aveva la coscienza sporca…) e passava ogni momento accanto al suo ragazzino. Dentro di lui, dopo anni e anni di deserto, esplodeva adesso un groviglio confuso di sentimenti contrastanti: era in ansia per Antonio, voleva restare sempre con lui e renderlo felice, ma si sentiva anche indegno di stargli accanto e, a volte, pensava che non avrebbe più potuto essere la stessa cosa. Aveva distrutto ciò che di più bello e prezioso aveva nella sua vita e poteva biasimare solo se stesso…

La coscienza di Jacopo, dopo essersi presa una vacanza lunghissima, aveva deciso di fargli scontare tutto e con gli interessi!

L’uomo si rendeva conto di aver tradito Antonio in tutti i modi possibili: gli aveva mentito, continuando a cospirare con l’ormai defunto gruppetto di cretini; aveva dato la sua benedizione all’uccisione dei suoi più cari amici; per colpa sua, della sua ambizione e, soprattutto, del suo assurdo rancore contro i Medici, il ragazzo era stato ferito e adesso stava male e chissà se sarebbe mai più tornato quello di prima… Insomma, spesso Jacopo Pazzi pensava che sarebbe stato giusto e logico se Antonio non avesse più voluto nemmeno guardarlo in faccia, figurarsi se poteva provare ancora affetto per lui e volerlo al suo fianco.

Qualche pomeriggio dopo il brutto affare della congiura fallita, Lorenzo e Giuliano andarono a Palazzo Pazzi per vedere come stava Antonio. Sinceramente, però, notarono che tra lui e Jacopo facevano a gara su chi fosse messo peggio!

In parole povere, Antonio non si era ancora alzato dal letto, la sera aveva sempre un po’ di febbre, mangiava poco e si sentiva debole e stanco, tuttavia si sforzava di reagire. Jacopo, devastato dai sensi di colpa, era l’ombra dell’uomo che conoscevano da anni.

I due fratelli Medici salutarono Pazzi (perché loro non ostentavano maleducazione come faceva lui e non si comportavano come se fossero in casa propria!) e si avvicinarono al letto dell’amico.

“Antonio, come stai? Ti senti un po’ meglio?” domandarono.

Il ragazzo annuì con un sorriso debole.

“La ferita si sta rimarginando bene, io sono ancora un po’ stanco, ma sono sicuro che mi riprenderò presto” disse. “Messer Pazzi è così gentile e premuroso e si occupa costantemente di me!”

Certo, gli rimorde la sua coscienza nera e putrida perché è tutta colpa sua, pensò Giuliano, ma siccome era lì in missione di pace ritenne più opportuno non dirlo ad alta voce.

Guardando Jacopo, però, sia Lorenzo sia Giuliano lo videro scrollare il capo, come se ritenesse inutili i suoi sforzi e la sua stessa presenza.

“E’ il minimo che possa fare, ma non sarà mai abbastanza per lui, per quello che Antonio ha fatto per me” commentò.

“Ma via, Messer Pazzi, io non ho fatto niente!” sdrammatizzò Antonio. “E… a proposito, Giuliano, hai scritto a Simonetta Vespucci, ultimamente? In fondo… beh, lo sai, no? Suo marito era uno dei congiurati e adesso è morto: lei è una donna libera.”

Giuliano si illuminò in viso e, improvvisamente, Palazzo Pazzi non gli parve più un antro oscuro dell’Inferno, ma il luogo più bello del mondo, un vero giardino di delizie.

“E’ vero, con tutto quello che è accaduto negli ultimi giorni non avevo trovato il tempo, ma… anzi, no, non voglio scriverle, andrò a farle visita a Genova! Posso, vero, Lorenzo?”

Il giovane sorrise divertito.

“Certo che puoi, Giuliano, adesso più nulla ti impedisce di vederla” rispose, felice di vedere così entusiasta il fratello che aveva temuto di perdere.

Jacopo alzò lo sguardo, sorpreso.

“Dunque eri tu l’amante di Madonna Vespucci” commentò, come se però la cosa non contasse più niente. “Forse suo marito lo immaginava, visto che è stato proprio lui a cercare di colpirti. Ad ogni modo, non ha più alcuna importanza adesso…”

Riabbassò lo sguardo su Antonio, cercando di dimenticare qualsiasi dettaglio di quel giorno infausto. A quel punto anche solo il ricordo della congiura lo nauseava.

“Almeno dal male è nato qualcosa di buono, non è vero?” sorrise Antonio, guardando Giuliano e, nel contempo, posando la mano su quella di Jacopo. “Tutto è finito bene e tu potrai sposare la donna che ami.”

Lorenzo e Giuliano apparivano sereni e, dopo aver salutato Jacopo e Antonio, lasciarono il palazzo: Giuliano era ansioso di cominciare subito i preparativi per la sua partenza alla volta di Genova. Che fortuna che Vespucci, oltre che cornuto, fosse anche un emerito cretino, no? Invece di uccidere il suo rivale era riuscito a farsi ammazzare e ora Simonetta sarebbe stata felice con Giuliano!

Jacopo invece si era rabbuiato e Antonio se ne accorse subito.

“Messer Pazzi, cosa avete?” gli domandò. “E’ finito tutto bene, non dovete più preoccuparvi. Le cose si stanno sistemando nel modo migliore per tutti e io sono tanto felice di vedere che i rapporti tra voi e la famiglia Medici sono finalmente cordiali!”

L’uomo alzò verso il giovane uno sguardo colmo di tristezza e rimorso.

“Come puoi volermi ancora accanto a te? Come puoi anche solo sopportare di guardarmi in faccia?” esclamò, in tono angosciato.

Antonio rimase turbato da quella domanda e ancora di più dal dolore che leggeva sul volto di Jacopo. Lui, nella sua ingenuità e nel suo amore incondizionato, non riusciva nemmeno a comprendere perché l’uomo si tormentasse tanto.

“Ma… cosa dite, Messer Pazzi?”

“Io ti ho ingannato e sapevo di farlo, mi sentivo in colpa per questo, tuttavia pensavo che, prima o poi, in un modo o nell’altro, sarei anche riuscito a farmi perdonare da te. Ero convinto che tu non sapessi niente della congiura” rispose Jacopo, buttando fuori tutte le emozioni contrastanti che lo avevano lacerato per settimane. “E invece tu sapevi tutto, hai saputo tutto fin dal principio. Sapevi che tramavo per uccidere i tuoi amici, che volevo tradire Firenze, eppure non hai detto nulla, mi sei rimasto accanto, hai continuato a volermi bene e a cercare di aiutarmi. Qualche volta hai provato a parlarmi per distogliermi dalla cospirazione, ma io non mi sono accorto di niente e ho proseguito per la mia strada. Devo averti deluso profondamente…”

Probabilmente era ciò che di più simile a una confessione e a una richiesta di perdono Jacopo Pazzi poteva produrre e Antonio lo ascoltò senza interromperlo, sebbene si sentisse infinitamente triste nel vederlo così.

La sua coscienzaccia sporca e putrida, avrebbe detto Giuliano!

“Chiunque altro, al tuo posto, avrebbe scelto la via più facile per salvare i Medici, mi avrebbe denunciato al Consiglio dei Priori” ammise l’uomo. “Immagino che me lo sarei anche meritato, ma tu non hai voluto farlo, hai scelto di restarmi vicino e di aiutare i tuoi amici a modo tuo. Hai scelto la strada più difficile e pericolosa e… e hai rischiato di morire per questo. Io non me lo meritavo! Avresti dovuto denunciarmi…”

“Questo no, mai!” esclamò Antonio, afferrando le mani di Jacopo. “Certo che volevo salvare Lorenzo e Giuliano, ma non a prezzo della vostra vita. Io… non avrei più potuto vivere se vi fosse accaduto qualcosa di male!”

“Sei stato coraggioso e generoso e proprio il tuo gesto così spontaneo e altruista mi ha fatto vergognare di me stesso, mi ha fatto capire quanto fossi stato vigliacco, falso e ipocrita, io che mi credevo il salvatore di Firenze” replicò Jacopo, in uno sconvolgente momento di lucidità e sincerità. “Ritenevo di essere l’unico a meritare di guidare la mia città, di essere il degno erede dei miei antenati, e invece… cosa ho fatto? Stavo per far uccidere a sangue freddo due ragazzi, nascondendomi dietro un gruppo di cospiratori che agivano per vendetta e risentimento personale. Se veramente ero convinto di meritare il potere, avrei dovuto conquistarlo in modo legittimo e accettare la sconfitta se i Medici si fossero dimostrati migliori di me. Questo avrebbero fatto i miei antenati, questo avrebbe fatto Pazzino de’ Pazzi, avrebbe affrontato il rivale a viso aperto, non avrebbe mai tramato nell’ombra. Lui… si vergognerebbe di me, se potesse vedermi ora.”

Beh, sì, insomma… e te pareva che non ci infilava anche Pazzino de’ Pazzi in questa tirata?

“Non dite così, Messer Pazzi, voi non eravate del tutto lucido e quella gente, i veri colpevoli, Salviati e Riario e tutte quelle persone grette e meschine, hanno approfittato della vostra rabbia e frustrazione per spingervi a fare qualcosa che, di vostra iniziativa, non avreste mai pensato!” disse Antonio in tono accorato. Le parole di Jacopo lo facevano stare male, non voleva vederlo così. “Non avete tradito i vostri antenati né, tanto meno, avete infangato l’onore della vostra nobile famiglia: siete soltanto caduto nella rete di persone crudeli e senza scrupoli.”

Ovviamente questa era la versione di Antonio sulle cattive compagnie che avevano traviato l’integrità morale del suo Messer Pazzi!

“E tu continui a difendermi…” mormorò l’uomo, incredulo, che ben sapeva di essere stato un bastardo… “Non ti merito. Non merito il tuo affetto e le tue parole. Chiunque altro sarebbe disgustato da me e non vorrebbe vedermi mai più.”

“Io voglio solo starvi vicino e rendervi felice” dichiarò il ragazzo, con convinzione. “E’ stato ciò che ho voluto fin dal primo momento in cui vi ho visto, è per questo che sono venuto a cercarvi fino al vostro palazzo e a parlarvi e a fare in modo che vi riconciliaste con i vostri nipoti. Io… per me l’unica gioia è stare con voi e vedervi sereno. Mi fa male che vi tormentiate così!”

Jacopo era diviso in due: da un lato si sentiva indegno persino di accostarsi ad Antonio, figurarsi di prenderlo tra le braccia come avrebbe tanto desiderato; dall’altro, però, capiva che il ragazzo lo amava veramente, lo amava e lo accettava nonostante tutto ciò che aveva fatto e, se avesse continuato a respingerlo, lo avrebbe fatto soffrire ancora di più.

“Come potrai perdonarmi?” gli disse, a voce bassa, stringendogli le mani nelle sue.

“Non c’è niente da perdonare. Dobbiamo solo dimenticare il passato e ricominciare una nuova vita” replicò semplicemente Antonio.

Commosso e pieno di sentimenti di cui non conosceva nemmeno la definizione, Jacopo lo fissò per un lungo istante con uno sguardo pieno di affetto, prima di stringerlo in un abbraccio protettivo e appassionato. Antonio, finalmente felice, gli buttò le braccia al collo e lasciò che lo baciasse a lungo e profondamente. Jacopo si concesse un lungo e appassionato istante per perdersi sulle labbra e nel sapore del suo ragazzino, quel giovane luminoso e dolce che gli aveva cambiato la vita fin nel profondo, ed ogni equivoco e malinteso venne spazzato via, sopraffatto dalla forza dell’amore. Facendo la massima attenzione per non fargli male e non sfiorare la ferita al fianco, l’uomo entrò nel letto insieme ad Antonio, sempre stringendolo tra le braccia, iniziando ad accarezzarlo e baciandolo con intensità, lungamente e profondamente. Sempre con molta lentezza e cautela, fece aderire il suo corpo a quello del giovane, desiderando un contatto più intimo possibile, godendo del tepore della sua pelle e del sapore della sua bocca. Si perse completamente dentro di lui, ritrovando finalmente la pace e la serenità che Antonio riusciva sempre a donargli, sentendosi ripulito e rigenerato dal contatto con lui, come se potesse assorbire la sua tenerezza e la sua bontà attraverso l’unione dei loro corpi.

Tutto sembrava possibile e perfetto quando era assieme ad Antonio, anche poter iniziare una nuova vita con lui. Antonio era la sua stella luminosa, era la guida che rischiarava il suo cammino sempre così tetro e ombroso, era ciò che lo colmava e lo completava. Con quel ragazzino sarebbe anche potuto diventare una persona migliore, dimenticare le azioni turpi che aveva commesso, rinascere di nuovo purificato dall’amore.

Stretto ad Antonio, perduto e ritrovato mille e mille volte nell’infinito, Jacopo Pazzi sentiva placare la sua angoscia, svanire ogni vergogna, come se fosse un uomo nuovo.

E mai più, mai più avrebbe fatto qualcosa che potesse danneggiare il suo prezioso ragazzino. Mai più si sarebbe lasciato coinvolgere in loschi intrighi e trame.

Antonio era il suo presente e il suo futuro, nient’altro contava per lui.

Fine capitolo quindicesimo

 

 

 

  

 

   
 
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