Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: Teo5Astor    21/08/2019    17 recensioni
Un mistero accomuna alcuni giovani della Prefettura di Kanagawa, anche se non tutti ne sono consapevoli e non tutti si conoscono tra loro. Non ancora, almeno.
Radish Son, diciassettenne di Fujisawa all'inizio del secondo anno del liceo, è uno di quelli che ne è consapevole. Ne porta i segni sulla pelle, sul petto per la precisione, e nell'anima. Considerato come un reietto a scuola a causa di strane voci sul suo conto, ha due amici, Vegeta Princely e Bulma Brief, e un fratello minore di cui si prende cura ormai da due anni, Goku.
La vita di Radish non è facile, divisa tra scuola e lavoro serale, ma lui l'affronta sempre col sorriso.
Tutto cambia in un giorno di maggio, quando, in biblioteca, compare all'improvviso davanti ai suoi occhi una bellissima ragazza bionda che indossa un provocante costume da coniglietta e che si aggira nel locale nell'indifferenza generale.
Lui la riconosce, è Lazuli Eighteen: un’attrice e modella famosa fin da bambina che si è presa una pausa dalle scene due anni prima e che frequenta il terzo anno nel suo stesso liceo.
Perché quel costume? E, soprattutto, perché nessuno, a parte lui, sembra vederla?
Riadattamento di Bunny Girl Senpai.
Genere: Mistero, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: 18, Bulma, Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
28 – Panico tra sorelle
 
 
Non appena esco da scuola mi dirigo a tutta velocità a casa di Lazuli. Mi ha detto di stare tranquillo, ma come posso esserlo se persino una come lei si sbilancia a dire che è successo un casino?!
Giunto al suo palazzo, corro su per le scale e faccio i gradini a due a due, finché arrivo al suo piano e suono il campanello di casa.
Con mia grande sorpresa, ad aprirmi è una ragazza che non conosco, ma che tuttavia mi sembra avere qualcosa di familiare. Ha gli occhi neri e intensi, mentre i capelli corvini e luminosi sono legati in una coda e le coprono la fronte con un’elegante frangetta. Indossa un kimono corto blu con finiture rosse portato come fosse un vestitino e mi guarda con aria apparentemente distaccata, incrociando le braccia sotto il seno a causa del mio indugiare all’ingresso.
«Ehm… forse ho sbagliato casa…» farfuglio, con una mano dietro la nuca. In effetti sono venuto pochissime volte qui, dato che siamo abituati al fatto che venga sempre Lazuli a casa mia, cioè dall’altra parte della strada.
«Entra, Rad» mi fredda, con un tono gelido che mi sembra di conoscere molto bene. Non so chi sia questa ragazza, eppure ha qualcosa che mi ricorda tremendamente Lazuli. E poi, come fa a conoscere il mio nome?!
Entro in casa piuttosto perplesso e, mentre la misteriosa mora chiude la porta alle mie spalle, noto finalmente la mia Lazuli dall’altra parte dell’immenso salotto, in piedi con la schiena appoggiata al muro e le braccia incrociate sotto il seno. Sì, forse parlare di “salotto” è un po’ riduttivo, dato che Lazuli ha una casa degna di una star del mondo dello spettacolo e decisamente più grande ed elegante della mia.
«Con permesso, madame» accenno un inchino verso la mora, prima di fiondarmi verso Lazuli, facendo lo slalom tra i divani e i mobili del locale.
«Stai bene, Là?! Mi hai fatto preoccupare!» le sorrido, sollevato nel vederla.
«E tu chi saresti?!» sbotta, scrutandomi e socchiudendo i suoi bellissimi occhi di ghiaccio, senza tuttavia scomporsi. Mi sembra distante. Diversa.
«Eh?!» ribatto, allibito. Che stia scherzando come fa a volte? Non lo so, non mi sembra davvero lei, oggi. Ma che cazzo sta succedendo?!
«Ti ho chiesto chi sei, sei sordo?!» ringhia.
Scelgo di provare a restare al gioco e vedere se riesco a farla ridere. Magari vuole davvero prendermi in giro e basta. Mi inginocchio davanti a lei e le prendo entrambe le mani, stringendole nelle mie. La guardo negl’occhi intensamente. «Come ben saprai, sono Radish Son, mia regina. L’uomo con cui al momento sei impegnata in una relazione sentimentale pura e candida» esclamo, prima di accennare un sorriso sghembo. «Oserei dire platonica».
«Che cosa?!» sbotta lei, divincolandosi dalla mia presa e stringendo i pugni. «Non esiste che la mia sorellona esca con un ragazzo che ha gli occhi da cadavere come te!» sbotta, irritata e decisamente rossa in faccia.
«Sorellona?!» ripeto, rialzandomi perplesso. «E poi, mi trovi così brutto?»
«No, beh, ecco… n-non intendevo questo…» arrossisce di nuovo, abbassando la testa.
«E comunque, si può sapere chi sei?» domando a Lazuli, che ormai ho capito non essere la mia Lazuli.
«Si chiama Chichi Gelo» interviene la ragazza mora che mi aveva fatto entrare in casa, camminando verso di noi con una mano appoggiata sul fianco e fissandomi con aria truce fino a fermarsi davanti a me. «Questo è per averla presa per mano» aggiunge, dandomi un ceffone sulla guancia. «E questo è per non avermi riconosciuta subito» sibila, pestandomi vigorosamente un piede.
«Ahia, Là! Sei crudele!»
«Lo so» accenna un sorriso Lazuli, guardandomi dagli occhi neri della ragazza dentro il cui corpo deve essere rimasta intrappolata per qualche motivo.
«L’hai riconosciuta da come ti ha picchiato?! Ma di che disturbi soffri?!» mi domanda Chichi, osservandomi perplessa e stranita attraverso gli occhi di ghiaccio del corpo di Lazuli.
«È un masochista. Gode nel farsi maltrattare da me» spiega la mia ragazza con fare distaccato, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. «Lascialo perdere quando fa così».
«Ah, sei un pervertito?!» sbotta Chichi, sgranando gli occhi e facendo fare al viso di Lazuli un’espressione che lei non avrebbe mai dipinto sul suo volto.
«Scusate, ma qualcuno vuole spiegarmi cosa sta succedendo?!» intervengo a mia volta, alzando il tono della voce. «Siete sorelle?! Vi siete scambiati i corpi?!»
«È un sogno! Solo un sogno!» grida Chichi, isterica, stringendo forte i pugni. «Anzi, un incubo!»
«Purtroppo è tutto vero» ribatte Lazuli freddamente. «Lei è mia sorella minore e questa mattina ci siamo svegliate l’una nel corpo dell’altra».
«Non mi starai mica dicendo che…» sussurro, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi e imprecando mentalmente.
«Sì, credo ci sia di mezzo la Sindrome della Pubertà» completa la frase Lazuli, distogliendo lo sguardo dal mio.
«Merda…» sospiro. Possibile che debba sempre esserci qualche casino dietro l’angolo nella mia vita e in quella di Là?!
 
Ci sediamo sul divano per provare a fare il punto della situazione e cercare di capirci qualcosa. Sono confuso… come è potuta succedere una cosa simile?!
Sono seduto accanto a Lazuli, mentre Chichi si è accomodata sull’altro divano, disposto a formare un angolo di novanta gradi con quello su cui siamo seduti noi. Il suo sguardo è vacuo, sembra a pezzi.
Osservo l’enorme ed elegantissimo salotto della casa di Lazuli, mentre un silenzio imbarazzante ha preso il sopravvento e sento la tensione così palpabile che si potrebbe tagliare a fette. Cerco di alleggerire la tensione, forse fare il giullare anche nei momenti peggiori è quello che mi riesce meglio.
«Non mi hai mai detto quanto paghi d’affitto per questa reggia, Lazuli-sama» butto lì, osservando il bellissimo televisore spento davanti a noi e il meraviglioso lampadario sopra la mia testa.
«Nulla, l’ho comprata» fa spallucce lei. «Piuttosto, hai l’onore di essere a casa della tua ragazza e non trovi niente di meglio da dire?!» sbotta, irritata. «Dovresti fare i salti di gioia, scemo!»
«Oh sì, ti salterei anche addosso ad esempio» ribatto, sorridendo sghembo e sollevando ritmicamente le sopracciglia. «Se fossimo soli e tu avessi ancora il tuo corpo…».
«Ecco, appunto, precisiamo alcune cose visto che sei un maiale senza speranza» mi interrompe Lazuli, perentoria, incenerendomi con lo sguardo attraverso i suoi nuovi occhi neri. Cazzo, è troppo strano parlare con lei intrappolata in un altro corpo! «Finché non sarò di nuovo nel mio corpo non faremo niente di niente» sibila. «E, allo stesso tempo, non azzardarti a fare qualcosa con lei, solo perché è nel mio, di corpo!»
«Agli ordini, mia regina!» mi metto sull’attenti. «Non posso nemmeno tenerti per mano? Neanche un bacetto?»
«No».
«E neanche a lei? Cioè, al tuo corpo occupato momentaneamente da lei?»
«Son?»
«Sì?»
«Ci tieni ad avere ancora a lungo la testa attaccata al corpo?»
«Uhm… suppongo di sì…».
«Ecco, allora regolati di conseguenza e vedi di non farmi arrabbiare. Ok?» mi sorride dolcemente Lazuli. Dolcemente e follemente, per la precisione. La mia adorabile psycho.
Le sorrido a mia volta in segno di intesa. Il suo morale mi sembra buono, nonostante tutto, e questa è una buona base di partenza.
«Ditemi che è uno scherzo! Ditemi che è uno scherzo!» grida all’improvviso Chichi, nel panico e con le mani tra i capelli dorati del corpo di Lazuli. «E voi come fate ad essere così tranquilli?! Siete pazzi, ecco!» sbotta in tono isterico, fissandoci con gli occhi sgranati. «Deve essere per forza un incubo tutto questo!»
«Devi accettare la realtà, Chichi» sbuffa Lazuli, incrociando le braccia sotto il seno e guardando la sorella. «Siamo entrambe sulla stessa barca, è inutile farsi prendere dal panico».
«Chichi Gelo, eh… il tuo nome e il tuo viso non mi sono nuovi, lo sai?» intervengo, guardando Chichi negli occhi e poi soffermandomi sul suo corpo occupato dalla mia ragazza. «Ma sì, certo! Ti ho visto in televisione qualche settimana fa in un programma in cui dicevi che Lazuli è la tua attrice preferita!» esclamo, dopo aver finalmente ricordato tutto. Era la trasmissione in cui era stata intervistata insieme al suo gruppo idol che stava guardando Goku e a cui anche Lazuli aveva prestato attenzione in quel momento, pur non dicendomi nulla a riguardo!
«Tu sei una cantante e fai parte di quel gruppo idol chiamato Sweet Palette o qualcosa di simile, giusto?» domando a Chichi, soddisfatto per la mia memoria e la mia genialità.
«Non è “palette”, ma “bullet”! Ci chiamiamo “Sweet Bullet”!» grida lei in tono isterico e stringendo i pugni in mia direzione. «Come può una come te stare insieme a un cretino del genere?!» sbotta irritata rivolta a Lazuli, che trattiene a stento una risata.
«Che cazzo ne so, Chì… a me piace Sweet Palette come nome per una band!» ghigno, portandomi una mano tra i miei folti capelli e lasciandomi cadere contro il morbido schienale del divano.
«Chì?! Come ti permetti di darmi un diminutivo, nemmeno ti conosco!»
«A lei la chiamo Là, a te che sei la sua sorellina perché non dovrei chiamarti Chì?! E poi ne ho tutto il diritto, se non sbaglio sono un tuo senpai».
«Rad ha un anno in più di te e uno in meno di me, Chichi-chan» interviene Lazuli, guardandoci con superiorità con le braccia incrociate sotto il seno e le gambe accavallate.
«Già, lei è la mia senpai preferita» confermo, gonfiando il petto. «Pensa che quando l’ho conosciuta indossava un completino da coniglietta e …».
«Basta così, cretino» mi interrompe Lazuli a denti stretti e decisamente rossa in faccia. «Come vedi, è un kohai irrispettoso e sfacciato» aggiunge, guardando sua sorella e colpendomi con uno scappellotto sulla nuca.
«Lazuli-san?! Tu… lui… un costume da coniglietta?!» arrossisce Chichi, visibilmente in imbarazzo.
«Ho detto che non è il caso di parlarne, adesso» chiude la questione Lazuli, incenerendola con lo sguardo prima di volgere un’occhiataccia di fuoco anche a me, convincendomi ad abbassare la testa mestamente.
«Va bene, mia regina…» sospiro, divertito.
«È stupido, ma obbedisce. Lo sto ammaestrando bene» si compiace Lazuli.
«Voi… voi siete pazzi!» sbotta ancora Chichi, stringendo i pugni irritata. «Con tutto quello che è successo come potete comportarvi così! Sembra non abbiate paura!»
«Ehi, Chì» intervengo, guardando serissima la sorella di Lazuli in quegli occhi di ghiaccio che conosco tanto bene e in cui mi ci sono specchiato non so nemmeno io quante volte. «Io e lei siamo già passati attraverso situazioni del cazzo come questa, eppure ne siamo usciti sempre. Ci penso io a sistemare tutto, ok?!»
«E-ecco, io…» farfuglia Chichi, abbassando la testa. «Tu… tu come potrai aiutarci?!»
«Non lo so, ma lo farò e basta. Sistemeremo tutto, non preoccuparti».
«Puoi fidarti di lui quando fa così, ha già risolto situazioni simili. Anche peggiori…» mi dà man forte Lazuli, accennando un sorriso.
«E comunque, penso che in questo strano mondo in cui viviamo, con una realtà che non sempre è quella che vorremmo e con le persone intorno a noi che spesso non ci capiscono, sia fondamentale cercare di essere almeno un po’ pazzi» sorrido a mia volta, cercando lo sguardo di Chichi per rassicurarla. «E provare a sorridere un po’, anche quando tutto sembra andare a puttane. Anche quando la realtà fa così schifo che sembra possa lacerarti il petto. Alla fine chi sorride è più forte, no?»
«S-sì…» accenna un sorriso Chichi, seppur con gli occhi lucidi.
 
«Allora, spiegatemi bene in che rapporti siete voi due» interrogo Lazuli e Chichi, per cercare di avere un quadro più completo della situazione.
«Lei è mia sorella minore, ha sedici anni ed è nata subito dopo che mio padre se ne è andato di casa e si è risposato con la sua nuova compagna, cioè la madre di Chichi» spiega con naturalezza Lazuli, con le braccia incrociate sotto il seno e le gambe accavallate. «Il suo cognome è quello di nostro padre, mentre io ho preso quello di mia madre».
«Nel frattempo ha lasciato anche mia mamma e non si fa più vedere da anni. È un ricercatore di fama mondiale, mi chiedo se prima o poi tutti sapranno anche quanto è stronzo» ringhia Chichi a denti stretti.
«Non dare peso a uno come lui» prova a rincuorarla Lazuli, gelida. «Non lo merita».
«Già, a volte i genitori fanno cagare e ci fanno soffrire, non possiamo farci niente se sono così…» sorrido a mia volta.
«Io sto molto meglio da quando ho chiuso i rapporti anche con mia madre…» sibila Lazuli.
«T-tu sei riuscita ad affrontare tua madre?!» sbotta Chichi, ammirata e perplessa.
«Sì, non è più la mia manager. È merito suo» fa spallucce la mia ragazza, indicandomi col volto.
«In ogni caso, come mai siete qui insieme adesso? Quando è avvenuto lo scambio di corpi?» riprendo a indagare.
«Lei si è presentata qui di punto in bianco ieri sera, senza preavviso, dicendo di non voler tornare a casa sua. Era tardi, per quello non sono stata lì ad avvisarti» spiega Lazuli. «E, quando stamattina ci siamo svegliate, eravamo una nel corpo dell’altra».
«Che casino…» sospiro, scuotendo la testa lentamente. «Tu hai qualche idea del perché sia successo?» domando a Chichi.
«Qualche idea su che cosa?!» sbotta lei, in tutta risposta.
«Sul perché ti sei scambiata di corpo proprio con la mia Lazuli».
«Da quand’è che io sarei la “tua” Lazuli?!» interviene la mia ragazza, alzandosi in piedi e pizzicandomi la guancia tirandola verso di lei.
«Ahia, Là… cazzo…» impreco.
«Non ne ho la minima idea!» esclama Chichi, con espressione poco convinta. «Io… io non capisco come facciate ad essere così calmi, voi due!» grida, battendo entrambe le mani sul tavolino davanti al divano, mentre Lazuli la osserva impassibile, con una mano sul fianco e una impegnata a pizzicare la mia guancia. «Cioè, lo scambio di corpi è una cosa impensabile! È… è assurdo!»
«Hai ragione» si limita a dirle Lazuli, con apparente distacco.
«T-tutto qui?!» sbotta sua sorella minore, alzandosi in piedi e stringendo i pugni. «Sorell-… ehm, Lazuli-san, a te sta davvero bene così?!»
«Quello che penso io non importa, è una situazione che dobbiamo accettare» risponde Lazuli con tutta la calma del mondo e incrociando le braccia sotto il seno. Non so se è davvero tranquilla, ma di sicuro vuole mostrarsi forte davanti a sua sorella.
Osservando la scena, non ho potuto fare a meno di notare come Chichi si sia trattenuta dal chiamare Lazuli “sorellona”, come sembrava le stesse venendo spontaneo fare. Poco fa l’aveva anche definita così quando parlava con me, ma nei casi in cui si rivolge a lei usa addirittura il “–san” dopo il nome. Ricordo che in quella trasmissione televisiva continuava a dire che adorava Lazuli e le cose che piacevano a lei, che sia qui la chiave di tutto? Che la sua non sia semplice ammirazione nei confronti della sorella maggiore ma che magari nasconda un complesso di inferiorità misto a invidia? Non ho elementi per dirlo, non so nemmeno come abbiano potuto stabilire un rapporto da sorelle, data la loro situazione familiare.
«Ad ogni modo, finché non tornerà tutto alla normalità, io vivrò la tua vita e tu vivrai la mia» stabilisce Lazuli, mentre si dirige verso un cassetto da cui estrae un’agenda fucsia con stampato sulla copertina un coniglio nero glitterato uguale a quello della sua solita molletta per capelli.
«Questi sono i miei impegni per i prossimi giorni, per fortuna non c’è niente di grosso in ballo: un servizio fotografico per una rivista di moda, qualche intervista e una ripresa per uno spot» spiega, aprendo la sua agenda e appoggiandola sul tavolino. Chichi va a prendere anche la sua agenda di lavoro e la apre accanto a quella di Lazuli. È decisamente meno piena di impegni, però è una cosa quantomeno curiosa che due sorelle cresciute lontane tra loro e di cui nessuno sa nemmeno che siano sorelle facciano parte entrambe del mondo dello spettacolo.
«È un periodo stranamente morto sul piano lavorativo per i tuoi standard» intervengo, guardando la mia ragazza nei suoi nuovi occhi neri come la notte a cui fatico ad abituarmi.
«Questo perché un certo qualcuno si è messo a frignare dicendo di sentirsi solo, o sbaglio?» mi provoca, accennando un sorriso.
«Avevi detto tu che avresti rallentato i ritmi se avessi fatto una gran partita contro il Liceo Joiyn, no? Gol, assist e vittoria, con tanto di qualificazione per il campionato nazionale… non è forse abbastanza?» ghigno a mia volta, per stare al gioco.
«Non lo so…» fa spallucce lei, facendo brillare però i suoi occhi. «Magari anch’io mi sentivo un po’ sola, visto che ci impediscono di uscire insieme in pubblico».
«Mi basta stare un po’ con te, in casa o fuori cambia poco» le sorrido.
«Allora?! Avete finito?!» sbotta Chichi, nervosa e irritata, battendo col dito indice sulla pagina aperta della sua agenda.
«È bella piena di impegni anche la tua, comunque» dice Lazuli, mettendosi a leggere.
«In realtà la maggior parte sono lezioni di danza e canto, non sono impegni di lavoro. Ci vuole molto allenamento per provare ad avere successo come idol» sbuffa Chichi, distogliendo lo sguardo dall’agenda. «Avrò un concerto con le Sweet Bullet tra dieci giorni, però».
«Speriamo che per quel momento sarà tornato tutto alla normalità…» sospira Lazuli, che non sembra essere molto entusiasta all’idea di cantare e ballare in un concerto, per di più insieme ad altre quattro idol che dubito le andranno a genio, conoscendola. «Non ho esperienza nel canto e nella danza, sarà dura imparare da zero in così poco tempo. Tu invece pensi di farcela coi miei impegni di lavoro, Chichi-chan?»
«Beh, per quanto riguarda interviste e sessioni fotografiche me la cavo…» butta lì lei, non troppo convinta. «È lo spot che mi preoccupa…».
«Il regista è uno che segue alla lettera i copioni, ti basterà studiare e non avrai problemi» prova a rassicurarla Lazuli. «Piuttosto, adesso io comincerò subito a esercitarmi nel ballo. Non c’è tempo da perdere e io voglio farti fare bella figura se dovrò davvero essere io a salire sul palco al concerto al posto tuo» aggiunge determinata, alzandosi in piedi e guardando negli occhi la sorella minore, che sembra stupita dalla sua risolutezza e dalla sua forza d’animo. «Tu invece adesso vai pure a casa, Rad» prosegue, gelida, voltandosi verso di me. «Non so cosa ne verrà fuori da questi miei primi tentativi di fare la idol, quindi gradirei che tu non mi vedessi».
«Eh?!» protesto, sconsolato. «Che fine farà la nostra sdolcinata vita insieme?!»
«Se capisco di cavarmela bene, allora da domani magari potrai assistere ai miei allenamenti. Ovviamente, se oserai fare qualche battuta inopportuna finirai molto male, ma questo immagino sia scontato».
«Ovviamente, mia regina!» mi alzo in piedi, mettendomi sull’attenti.
«Ora sparisci, scemo. Ci sentiamo dopo» accenna un sorriso. «In ogni caso, domani mattina fatti trovare sotto casa puntuale alle 7:50, devi accompagnare a scuola Chichi al posto mio, visto che io dovrò andare nella sua».
 
 
2 settembre
 
«Ehm… forse è un po’ tardi per dirlo, ma non credo che riuscirò a far finta di essere Lazuli-san…» sospira Chichi, mentre ci stiamo dirigendo tutti e tre a piedi verso la stazione. Stringe tra le mani la cartella di Lazuli e indossa la sua divisa scolastica, ma in effetti si vede lontano un miglio che non è la vera Lazuli nonostante sia intrappolata nel suo bellissimo corpo. O meglio, io me ne accorgerei lontano un miglio, gli altri a scuola non credo proprio.
«Le sue amiche capiranno subito che c’è qualcosa che non va!» sbotta, fermandosi all’improvviso sul marciapiede e abbassando la testa.
«Ma sì, tranquilla Chì! Guarda che Là non ha amiche!» scoppio a ridere, dando una pacca sulla spalla a Chichi.
«Eh?!» ribatte perplessa lei, guardando prima me e poi sua sorella maggiore, sbigottita.
«Ma senti da che pulpito!» interviene Lazuli, lanciandomi un’occhiataccia dai suoi nuovi occhi neri. Ha una mano appoggiata sul fianco con fare polemico, ma è strano vederla con una divisa scolastica di un’altra scuola. Ha la gonna corta nera e una camicetta alla marinara bianca con il colletto e i bordi delle maniche corte neri, oltre a un grande fiocco nero all’altezza del seno.
«Guarda che sono pieno di amici, io. Ne ho ben tre» le sorrido sghembo, riprendendo a camminare. «Tu hai a malapena Bulma, ma tanto a lei spiegherò tutto questo casino».
«Ah, quindi consideri una tua amica anche quella primina dall’innamoramento facile, adesso!» sibila Lazuli, avvicinandosi minacciosa e afferrandomi la coda con cui mi sono legato i miei folti capelli neri e tirandola con forza, facendomi sbilanciare all’indietro.
«Ahia, Là!» protesto, finché lei molla la presa e mi regala uno scappellotto sulla nuca.
«Comunque sia, questo è quanto» riprende Lazuli con nonchalance rivolta verso sua sorella, che ci osserva con aria basita e gli occhi sgranati. Forse pensa davvero che siamo pazzi. E, nel caso, avrebbe ragione da vendere. «Non ti sarà difficile prendere il mio posto a scuola, non parlo con nessuno» aggiunge, mentre anche Chichi riprende a camminare. «Ti basterà seguire le lezioni in silenzio e tornare a casa subito dopo. Se hai bisogno di aiuto chiama Rad, lui trova sempre una soluzione».
«V-va bene…» sospira sua sorella, poco convinta. «Ecco… in realtà anche per me è lo stesso» continua, con aria malinconica. «Da quando l’anno scorso la mia agenzia ha deciso di farmi esordire come idol, non ho più avuto tempo di uscire con le mie amiche e quando è iniziato il liceo non ho fatto amicizia con nessuno nella mia classe».
«Fate a gara a chi è la sorella più asociale?» ghigno, guardandole entrambe di sbieco per provocarle. «Che tristezza…» aggiungo, guadagnandomi un’altra tirata di capelli da parte della mia ragazza e una risata sincera da parte di Chichi.
 
«Bene, io mi avvio verso la scuola di Chichi» annuncia Lazuli, non appena entriamo in stazione e dobbiamo dividerci per andare ognuno ai rispettivi binari. È determinata, eppure nello sguardo di questo viso che non è il suo avverto anche tanta malinconia. Per me è lo stesso, perché ora che se ne deve andare mi sento improvvisamente triste e anche un po’ impaurito. È come se forse stessimo realizzando solo adesso quello che è successo e ciò che dovremo affrontare. Anche Chichi sembra abbattuta, si è fermata a qualche metro da noi restando volutamente in disparte mentre ci salutiamo.
«Così ti tocca andare a Yokohama, eh? Sarà una prova per quando andrai all’università» provo a sorridere, visto che Chichi vive e studia proprio a Yokohama, la città dove Lazuli andrà all’università a partire dal prossimo aprile. E dove vorrei andare anch’io, quando arriverà anche il mio turno di diplomarmi.
«Già…» sospira sconsolata, voltandosi verso i tornelli e arrossendo leggermente. «Un giorno… un giorno allora andremo insieme a prendere il treno su questo binario?» mi chiede in un sussurro, con una dolcezza che mi fa esplodere il cuore.
«Certo, Là. Non vedo l’ora» le rispondo con fermezza, sollevandole il mento tra indice e pollice e guardandola dritta nei suoi occhi neri che mi sembrano un po’ lucidi. Accenno un sorriso e le do una carezza sulla guancia che risale fino a suoi capelli neri legati in una coda.
Lei, in tutta risposta, recupera in un lampo tutta la sua determinazione e ci aggiunge un pizzico della ferocia che la contraddistingue, fulminandomi con lo sguardo e afferrandomi il polso per staccare la mia mano dal suo volto.
«Ti ho già spiegato le regole, Rad» sibila, stritolandomi il polso. «Niente mani addosso, niente smancerie e niente di niente finché sono in questo corpo. Non sopporterei se ti piacesse anche il corpo di mia sorella, chiaro?!»
«C-cristallino…» farfuglio, liberandomi a fatica dalla sua presa.
«E guai a te se la tieni per mano o la baci solo perché ha il mio corpo, ok?!» aggiunge, lapidaria e minacciosa, facendomi risalire un brivido gelido lunga la schiena. «Per non parlare del resto, maiale che non sei altro».
«Agli ordini, mia regina!» sorrido, facendola ridere a sua volta. «Da quello che ho capito la scuola di Chichi è un istituto per signorine di alta classe, no? Vedi di non farti mettere i piedi in testa».
«Ah, ma le sistemo tutte in mezzo secondo quelle stronzette se si azzardano a darmi fastidio» ghigna in tutta risposta, facendo brillare i suoi occhi neri. «Piuttosto, cerca di indagare con lei e di chiederle cosa pensa che sia successo. Io mi sono già fatta una mezza idea» aggiunge, abbassando il tono della voce e osservando con la coda dell’occhio Chichi, sempre in disparte e a testa bassa. «Sono convinta di essere io la causa scatenante».
«Nel senso che è dura essere la sorella di una celebrità a livello nazionale?» le domando, trovando in qualche modo conferma a quella che era stata la mia prima ipotesi ieri, pur non conoscendo i dettagli.
«Quello senz’altro, ma devi anche tenere conto di quanto siano sempre state orgogliose e stronze le nostre madri» sibila Lazuli, stringendo un pugno.
«Anche sua madre è come la tua?! Oh, cazzo…» sbuffo, scuotendo la testa.
«Forse è peggio, perché almeno la mia non soffre di complessi di inferiorità come lei…» risponde, scuotendo la testa a sua volta. «Ho ancora qualche minuto prima che arrivi il treno, adesso ti spiego tutto».
 
 
 
 
 
 
 
 
Note: eccoci ritrovati, ne è valsa la pena l’attesa per un capitolo del genere?! Spero di sì, perché qui succede davvero l’inimmaginabile: Lazuli e Chichi sono sorelle, anche se hanno solo il padre in comune! Vi piace immaginare come sorelle queste due, benché mi renda conto che sia un abbinamento particolare e forse inedito nel panorama di Efp?
A me è piaciuto immaginarle come sorelle, in un certo senso avevo già avuto modo di approfondire il loro rapporto in una mia precedente long (Beauty and the Beast) e quindi mi è risultato naturale farle evolvere addirittura a sorelle, come del resto è stato proprio in quella storia che ho iniziato a scrivere di Rad e Là in coppia.
La cosa semmai più strana è aver dovuto scrivere di loro coi corpi invertiti, quindi state attenti anche voi quando leggerete a proposito di “occhi di ghiaccio”, perché staremo in realtà parlando di Chichi nel corpo di Lazuli e quando magari troveremo scritto “capelli neri” staremo parlando di Lazuli nel corpo di Chichi. Tutto questo finché non si troverà una soluzione per questo nuovo caso di Sindrome della Pubertà, che torna a colpire.
Il povero Rad è sempre in mezzo ai casini, mentre la povera Lazuli si ritrova coinvolta di nuovo suo malgrado in questa “malattia”, anche se a dirla tutta la responsabile di tutto sembra essere Chichi.
Tra l’altro l’esistenza di una sorella di Lazuli era già stata annunciata nei primissimi capitoli, non so se vi ricordate di quando Rad cerca in rete notizie su Lazuli Eighteen dopo averla vista in biblioteca vestita da coniglietta. In mezzo a diverse fake news, ce ne erano infatti anche alcune vere. Una era la lite con la madre-manager, un’altra era che avesse una sorella segreta. Chichi incombeva già allora nella storia, direi!
 
Ringrazio tutti voi per il sostegno e per aver apprezzato gli ultimi due capitoli dedicati al ritorno in campo di Radish. Grazie a chi mi lascia sempre il suo parere e a chi continua ad apprezzare questa storia e questi personaggi. Grazie poi di cuore a chi legge in silenzio e inserisce la long nelle liste.
Ringrazio Misatona per il bellissimo disegno su Cabba e Caulifla ispirato al capitolo precedente e ai convulsi momenti successivi al gol di Rad.
Grazie anche a chi aspettava con ansia da mesi l’entrata in scena definitiva di Chichi, finalmente ci siamo.
Faccio tra l’altro i complimenti a tutti coloro che mi hanno lasciato una recensione, visto che in pratica avete azzeccato tutti la parola “sorelle” relativa al titolo!
 
Ok, io non posso che sperare che il nuovo arc vi piacerà. Secondo me è molto bello, perché Chichi da adesso in poi diventa un personaggio fondamentale e sarà una presenza fissa.
Ma prima ci sono tante cose da scoprire su di lei e sul suo rapporto con Lazuli. Sulla sua famiglia, il suo lavoro e su come si troverà al fianco di una persona come Radish.
Voi vi siete fatti un’idea di quello che è successo? Cosa succederà ora? Chichi e Rad si scanneranno o andranno d’amore e d’accordo? E tra Chichi e Lazuli come stanno davvero le cose?
Nel capitolo di mercoledì prossimo cominceranno a venire a galla alcune cose importanti, il titolo è “La verità sotterrata da una vita”. E non saranno necessariamente cose positive, ma certe cose vanno affrontate e ora è il momento di farlo per i nostri personaggi.
Ci vediamo mercoledì!
 
Teo
 

IMG-20190821-105536>

   
 
Leggi le 17 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Teo5Astor