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Autore: JeanGenie    23/08/2019    3 recensioni
[Post - TLJ]
"Ci affronteremo là, dove la Luce e l'Oscurità si incontrano"
Genere: Avventura, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Chewbacca, Finn, Kylo Ren, Poe Dameron, Rey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lindòrea'
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16.

Wild were the winds that came
In the thunder and the rain
Nothing ever could contain
The rising of the storm

In the wings of ebony
Darkened waves fill the trees
Wild winds of warning
Echo through the air

Follow the storm now, I've got to get out of here
Follow the storm as you take to the sky
Follow the storm now it's all so crystal clear,
Follow the storm as the storm begins to rise

(The Storm, Blackmore’s Night)

 

La danza assassina dei Cavalieri intorno al loro maestro è già iniziata quando Han le dice di sollevare gli occhi, aggrappandosi alla sua mano. E lei guarda, oltre la massa della Finalizer, oltre le nubi giallastre, oltre la barriera di pioggia e vapore che non riesce a raggiungerli solo perché lei ha deciso così. E scopre che aspetto può avere il terrore.

Il mostro incombe su di loro, sullo Star Destroyer, sull’intera piana, e più oltre ancora, un cuneo sottile, oscuro e spaventoso,  Rey non riesce a calcolare le dimensioni della nave. Il solo tentativo le fa venire le vertigini e i suoi occhi non possono coglierla nella sua interezza. Se solo riuscisse a capire quanto sia effettivamente distante dal pianeta potrebbe almeno tentare una stima approssimativa. È un incrociatore imperiale, ma non ne ha mai visti di simili. È sempre stata in sintonia con le macchine, ma l’idea di avvicinarsi a quello Star Destroyer le fa venire i brividi. La superficie nera non riflette nemmeno il più piccolo barlume di luce. È come materia oscura trasformatasi in pura meccanica sotto le mani di costruttori folli. Dovrebbe calmarsi, respirare a fondo e ricordare quanto fosse spaventosa la Star Killer. E pensare anche alla loro vittoria. Se è stata costruita, può essere distrutta. Avrà dei punti deboli. Deve averne.

Ma il suo potere crolla, lasciandola, per la prima volta in vita sua, in balia di un mondo completamente slegato da lei. Non ha più presa sulla Forza. Non sente più i legami tra materia e spirito.  Si è lasciata dominare dalla paura e ora è simile a un guscio vuoto. Come un’onda anomala, la pioggia che ha trattenuto fino a quel momento per concedere a Ben visibilità e libertà di movimento si riversa su di loro, investendoli. È costretta a gridare nello scroscio battente della tempesta.

“Han, torna sul Falcon” ordina al ragazzino. “Non puoi stare qui. Raggiungete la Finalizer e preparatevi a fare fuoco su quella… cosa.” È una pazzia. Ma il mostro non è solo una nave. È maligna. L’holocron nella sua borsa pulsa come se fosse vivo, comunicando con lei. È l’unico segno della presenza della Forza nella sua mente ed è  il vertice di un triangolo letale. Gli altri due sono il castello e la spada di Palpatine alla cintura di Ben, e la nave è un enorme catalizzatore.

Stavolta il ragazzo non discute. La sua paura è evidente. Lui e R2 evitano accuratamente i contendenti al centro dell’altopiano, che li ignorano del tutto, e raggiungono il mercantile. Chewbacca tiene ancora la sua balestra spianata ma la sua pelliccia intrisa d’acqua lo rende molto meno minaccioso del solito. Rey spera che non faccia storie e decolli immediatamente. Non le serve lì. Ha bisogno che tenga d’occhio l’enorme nave e si prepari a reagire alle prime avvisaglie di un attacco. Anche se non servirà a niente. Ci farà a pezzi. È finita.

È un sollievo veder partire il Falcon.  Ora può concentrarsi di nuovo sui Cavalieri di Ren. Hanno portato loro quello spaventoso incrociatore su Mustafar.  Rey tenta di cogliere altre presenze di vita a bordo ma la massa oscura la respinge.

Ma c’è qualcuno. A bordo e qui…

Sposta gli occhi a valle. Ora li vede e sono centinaia. Un intero esercito di assaltatori dalle corazze bianche  riempiono la pianura, immobili come statue sotto la pioggia battente e i vapori fitti che salgono dai fiumi di lava. E un frammento di visione sfuggitole inspiegabilmente si sovrappone alla  vista dell’esercito schierato.

Assaltatori dalle armature rosse…

Li vede combattere nei corridoi bui di uno Star Destroyer in avaria. Li vede massacrare senza pietà. Sapeva dell’esistenza di truppe scelte del colore del sangue, ma quelli che si agitano nella sua mente non sono semplici soldati con un diverso armamento. Servono qualcun altro, qualcos’altro.

Ben, cosa è successo ? Sa che hanno a che fare con lui. Sa che lui conosce la loro origine e il loro scopo.  Se lo sente nelle ossa. 

La visione si dissolve. Rey tenta invano di togliersi la pioggia dal viso. L’esercito è ancora composto da elementi che lei ha affrontato dozzine di volte e ormai da tempo non li considera più spaventosi. I Cavalieri di Ren hanno custodito quell’immensa macchina bellica e ora stanno decidendo per l’ultima volta se Ben è degno di guidarli. E c’è dell’altro. L’ultimo strato di reticenza che protegge i suoi pensieri si scioglie e Rey vede il caos assoluto che preme dalle Regioni Ignote per consumare tutti loro. Forme di vita indescrivibili allungano i loro arti deformi per stringere ogni mondo esistente  e annichilirlo. Un’energia capace di ridurre la Forza a una scintilla morente spinge lungo i loro confini ed ogni legge fisica è sovvertita. 

Non posso. È troppo. 

Se guarda ancora, potrebbe impazzire, quindi concentra la sua attenzione sulle figure in lotta; sei reietti che si muovono in cerchio intorno al loro leader decaduto e, ad uno ad uno, cadono e si prostrano. Di nuovo. E Kylo Ren si erge, straordinario, sulla loro sconfitta. Colui che vuole appropriarsi della Forza e poi conquistare anche il maelstrom senza nome che incombe su di loro ha dimostrato di nuovo di non avere contendenti.

Non abbiamo mai avuto alcuna speranza di vincere. Io non ho mai avuto alcuna speranza di vincere contro di lui. Lui ha ucciso se stesso, molto tempo fa. Ma stanno venendo a prenderlo. E noi con lui.  

Quello sarà l’ultimo ricordo strappato. Poi non resterà più nulla. 

Ben Solo ha violato le regole ed è riuscito a stupire il suo mentore. La superficie gelida di Ilum tenta invano di resistere e di impedire la cerimonia blasfema e contro natura che sta avendo luogo.

“Avresti dovuto uccidere un Jedi e sottrargli il suo kyber. È quello che prevede il rituale.” Snoke, in carne, ossa e decadenza, si tiene lontano da lui mentre il suo allievo seleziona le parti metalliche della sua futura spada. Ilum è il luogo che lui ha scelto per quel rito di passaggio, l’ultima beffa nei confronti di ciò che sarebbe potuto diventare.

“L’ho fatto” risponde Kylo Ren. “Questa notte ho ucciso Ben Solo.” I capelli gli ricadono sugli occhi celandole il suo sguardo, ma Rey avverte il suo dolore feroce. 

La sua spada ha cambiato forma ma è la stessa che ha costruito con le sue mani dopo il suo primo pellegrinaggio su quel pianeta sacro e dilaniato. E il cristallo, quello trovato più di dieci anni prima da un bambino innocente, con gli occhi pieni di fiducia nei confronti di suo zio, si ribella nelle sue mani, sguscia dalle sue dita e levita davanti i suoi occhi, rosso, sanguinante e ferito. Diventa una custodia eterna per il dolore del suo  padrone, instabile e folle come lui.

Le gambe le cedono e si ritrova in ginocchio sul suolo rovente e bagnato. “È finita. È finita, per tutti voi” sibila la voce. “Ingabbierà la Forza. Poi scatenerà su di voi  le sue armi, il suo esercito e ogni potere in viaggio dalle Regioni Ignote. È finita. Sarà finita comunque vada, con la sua vittoria o con la sua sconfitta. E tu gliel’avrai permesso.” 

Il respiro le si blocca nel petto. L’immagine dei suoi compagni colpiti a morte rischia di spezzarla. Vede macerie, fumo, cadaveri. Kylo Ren e la sua spada sguainata. E Poe, Rose, Kaydel, Snap, Jessika… Solo corpi senza vita nella catastrofe. Finn… Finn con  il volto coperto di sangue, a terra, privo di vita.

“Avresti dovuto ucciderlo” sussurra di nuovo la voce che la perseguita. “Ora avrai sulla coscienza tutti coloro che cadranno per mano sua. Lui ha risvegliato questo cataclisma su di voi. Per trovarvi e distruggervi.”

“L’holocron. Hai trovato l’holocron.” L’ibrido dai capelli verdi si sfila il casco, imitato dai suoi compagni, poi si rialza e posa gli occhi su di lei. “E lei è ancora viva.”

“E lo resterà.” La risposta di Ben è lapidaria e definitiva.  “Dov’è il Kazerath?”

Il Kazerath… Dovrebbe alzarsi da terra anche lei ma i muscoli non le obbediscono. Il Kazerath… Il più antico dei testi Jedi parla di quel manufatto. E un’altra tessera del mosaico va al suo posto. Il Kazerath… Luce e tenebre in perfetto equilibrio… Quelli che, una volta, si chiamavano Je’daii… Tython… Bogan… Ashla… Scuote la testa, tentando di far uscire quei nomi dalla sua testa, mentre le parole ignote, vergate sulle antiche pagine si fanno tutte chiare e leggibili. Nella Luce c’è un’Oscurità. Nell’Oscurità c’è una Luce. Non lasciarti imprigionare né da Bogan né da Ashla. Vivi in equilibrio. Come Tython.

Le lettere si confondono. Tornano ad essere segni privi di senso prima di sparire nei meandri della sua mente.  

La donna dai capelli rossi si avvicina a Ben e gli consegna con reverenza una sfera nera decorata con linee e forme geometriche rosse. Lui la afferra con la stessa bramosia con cui Rey l’ha visto tentare di appropriarsi della spada di Anakin, molto tempo prima.

“Avete bisogno di altre dimostrazioni?” chiede Ben esausto e furioso.

“Abbiamo bisogno delle nostre spade.” La twi’lek che ha visto nei suoi ricordi, Jamyla, non è più una ragazzina. La rabbia che riempie la sua aura è spaventosa. “Ti abbiamo portato l’Eclipse. Ti abbiamo portato il Kazerath.  Abbiamo custodito il tuo esercito ribelle. E ci siamo sottomessi di nuovo. Adesso devi guidarci in battaglia invece di…”

Anche la twi’lek si volta a guardarla. Rey tollera quello sguardo. Ancora per poco. Presto dimostrerà a quei sei rinnegati che credersi superiori a lei è un grosso errore.

“Quando saremo nelle Regioni Ignote” taglia corto Ben. “Non prima.” Poi li ignora, la raggiunge e si inginocchia di fronte a lei.

“Stai tremando.” Sembra più incuriosito che preoccupato.

“Tu non sai cosa sta succedendo nella mia testa. Il passato, il presente…” Solleva gli occhi verso la spaventosa nave che la twi’lek ha chiamato Eclipse. “E tutto questo… Perché non mi hai detto niente? Quale orrore hai richiamato in vita? Che cosa vuoi fare?”

“Lo sai. Te l’ho detto. Non avrò più padroni. Loro… tutto questo… sono gli strumenti che mi occorrono.” Si alza e fa un gesto in  direzione dell’esercito schierato ai piedi della valle. “Sono qui perché vogliono. Sono qui perché hanno scelto. Non obbediscono più agli ufficiali del Primo Ordine. Hanno scelto di seguire me.” Esita, come se avesse paura di svelarle qualcosa di troppo grande. “Non vi abbiamo raggiunti su Batuu, un anno fa, per darvi il colpo di grazia, perché ci hanno massacrati.” Ben le poggia le mani sul viso come se volesse trasmetterle un ennesimo messaggio. “Truppe scarlatte e sensibili alla forza. Diverse dalle nostre. Accecate dal fanatismo assoluto nei confronti dei loro padroni. Coloro che hanno atteso per trent’anni la rinascita dell’Impero. Il Primo Ordine non è stato altro che uno strumento per fare piazza pulita, spianare la strada e annichilire la Forza. Per questo devo raggiungere il suo nucleo, prima che lo facciano loro.”

Sì, lo so. Li ho visti. Vestono di rosso. E tu li hai risvegliati. Rey vorrebbe chiedere Loro chi sono? Ma le sembra di avere perso la capacità di parlare.

“Hux non vede al di là del suo materialismo. Sapeva. Ha atteso. E poi ha tentato di liberarsi di me mentre davo la caccia alla Resistenza. Ma Hux non conta niente. Non più. Loro sono tornati. Ciò che resta dell’Impero è la testa di ponte per qualcosa di ancora più grande. La vera guerra non è ancora iniziata, Rey.  Ho fatto rimettere in sesto la Finalizer e l’ho resa completamente automatizzata perché devo poter agire da solo. Quanto a loro…” Accenna con la testa alle figure in bianco. “Sono liberi da ogni condizionamento. Alzati, Rey.” Ben le porge la mano ma lei resta immobile. “Guardali. Ho scelto i migliori. Sono pronti. Sono necessari. E sono tuoi. C’è un’ultima guerra da vincere e voglio farlo con te. Te l’ho detto. Bisogna resettare tutto ciò che resta di un passato che rischia di divorarci.” 

L’unica guerra che ho bisogno di vincere è quella contro di te. Non posso lasciare che tu diventi più potente di quanto sei ora. Tu sai che qualcuno, probabilmente gli Accoliti, o chi per loro, si è messo al servizio di qualunque cosa si stia muovendo dalle Regioni Ignote, ferendo a morte la Forza stessa. E che si erano già insinuati tra voi attraverso il tuo disgustoso Maestro. Snoke ti ha manovrato più di quanto immaginassi, Ben. Snoke non è mai stato sconfitto. Tu l’hai solo ucciso. E non ha importanza. Perché hai fatto il suo gioco. 

Si rimette in piedi, chiedendosi di nuovo come sia finita in quel buco nero di follia. Sta assorbendo come una spugna informazioni che le arrivano da chissà dove ma non riesce a metterle a fuoco. Ripensa alle copie di se stessa che ha visto all’interno del castello. Nessuna di loro ha commesso errori tanto grandi. Si chiede cosa farebbe la Rey vestita di bianco al suo posto ma capisce che lei  avrebbe ucciso Kylo Ren e i suoi cavalieri da molto tempo, ormai. 

Lei invece ha solo voglia di scappare. Lontano da quella spaventosa nave, da quei mostri in nero, dal guscio vuoto di Ben Solo e dalla macchina da guerra, dalle centinaia di macchine da guerra in attesa di affrontare i loro simili in rosso. Lontano da ogni immagine di morte.

Finn…

Sa che non ha senso, che non ha idea di dove stia andando, ma vuole solo allontanarsi finché non vedrà più quella cosa sulla sua testa, né il castello di Vader in lontananza. Accelera il passo fino a ritrovarsi a correre sul suolo reso scivoloso dalla pioggia.  Senza controllo, perde l’equilibrio e ruzzola lungo una scarpata ferendosi la gamba sinistra, frena la caduta con il braccio che ha appena rimesso in sesto e il dolore le fa stringere i denti, poi si trascina sulle ginocchia senza riuscire a rialzarsi. Ha perso il senso dell’orientamento. Intorno a lei c’è solo pioggia, vapore e il grigio funereo del paesaggio. Il cielo di Mustafar, squassato dai lampi, continua ad essere dominato dallo spaventoso Star Destroyer.

Deve attingere alla Forza. Farsi guidare. Ma si rende conto di essere rimasta in quel luogo troppo a lungo. Sprofondare nel Lato Oscuro potrebbe aiutarla a trovare la strada. Tutto, intorno a lei, sembra gridarglielo. L’holocron pulsa contro il suo fianco e le sussurra che la proteggerà, annienterà i suoi avversari, farà scomparire quell’incubo. Dovrà solo lasciarsi andare. Sarà facile. Nessun equilibrio. Nessuna completezza. Né Tython, né Mortis. Nessuna Lindòrea.

Non posso… si dice mentre figure sfocate emergono dall’ombra. Non posso… si ripete mentre non riesce a muoversi, inchiodata a terra. Afferrare la sua spada, il blaster o una qualunque roccia per  difendersi le appare uno sforzo oltre le sue capacità. Le figure si accostano e lei tenta invano di metterle a fuoco. 

“Ladra” sibila uno di loro. E lei comprende. Le retrovie degli Accoliti, coperte di stracci e armate fino ai denti. Nella pioggia fitta vede solo un’arma che cala su di lei. Solleva un braccio per ripararsi istintivamente. La sensazione di avere già vissuto quel momento si fa più forte. È questo che ha visto su Takodana? Il momento della sua morte, completamente sola, per mano di uno sconosciuto, su un pianeta maledetto. Ma su Takodana ha visto anche altro. Ed è quello che accade davvero. La lama rossa che la protegge, trapassando da parte a parte il suo assassino, i suoi compagni fatti a pezzi e delle  figure in nero, minacciose e potenti.

Dettagli. Dettagli sbagliati. Nessuno di loro indossa l’elmo, non ci sono suoni di battaglia, ma era stato tutto già scritto. Fuggire non servirà a niente.

“Adesso calmati.” Kylo Ren le si avvicina con la spada ancora accesa. Riconosce quella postura. È pronto a parare un suo eventuale attacco. E lei, in quel momento, ha una gran voglia di farlo a pezzi.

Calmarmi?

Si sforza di rimettersi in piedi, nonostante stia ancora tremando. “Da quanto avevi in programma di rimuovere il condizionamento da quegli assaltatori? Da quanto… Io… ti ho visto uccidere Finn. È quello che accadrà. Io…”

“FN-2187. Il progetto ha preso il via prima che disertasse. È un peccato. Ho sempre colto in lui qualcosa di straordinario. Libero arbitrio, dubbio e capacità decisionale indipendente” risponde lui ignorando volutamente di dare importanza alle sue orribili visioni. 

Oh. Allora va tutto bene. Finn sarebbe dei nostri se non avesse sviluppato una coscienza per conto suo. Perfetto. Finn morirebbe piuttosto che servirti. E tu lo ucciderai, non è così? Ucciderai tutti loro.

Osserva il mostro in orbita sul pianeta, senza riuscire a smettere di pensare a Finn e al fatto che i suoi ex compagni ora si siano ribellati e, nonostante tutto, abbiano scelto di seguire Kylo Ren in quella guerra civile all’interno del Primo Ordine.  E, per un istante, si chiede se quell’assurda storia diventerà mai comprensibile. O se non sia più giusto porvi fine immediatamente. Ha lasciato la Resistenza per quel motivo.

Non riesco più nemmeno a pensare. 

“Domattina. Qui. All’ultimo sangue. Basta giocare.” Se si tirerà indietro, andrà a  tagliargli la gola nel sonno. Senza rimorsi e senza pensarci due volte. È la cosa giusta, è quello che farebbe un eroe. O no?  Ben non la seguirà mai. Non salverà i suoi compagni. La sua guerra è altrove. Allora, che scompaia definitivamente. Lei potrà affrontare da sola qualunque minaccia arriverà in futuro. L’holocron glielo sussurra. La voce nella sua testa anche. È destinata a surclassare Kylo Ren da ogni punto di vista. Supera lui e i suoi cavalieri senza lasciargli il tempo di trovare nuove scuse e comincia a risalire la scarpata. Solo dopo un attimo si rende conto di non provare più niente se non l’euforia assurda che il pensiero di colpirlo a morte le lascia dentro.

////

L’Eclipse è fredda come una tomba. Non è nata con lo  scopo di essere accogliente. Esiste da prima che lui nascesse, ma solo ora è pronta per essere condotta in guerra. Le pareti lucide odorano di nuovo e ci sono settori che non avrà mai il tempo per visitare. Al momento non gli importa. Era un relitto in pezzi quando Snoke l’ha trovata. A bordo, i rimasugli sconfitti di quello che era l’Impero e che si era dato l’altisonante nome di Primo Ordine. Era un segreto che Snoke non gli aveva mai rivelato. E adesso è sua. Ma non riesce a sentirla.

Si trova lì solo perché la Finalizer, quella sera, è la tana di Rey. Le ha lasciato campo libero. Non vuole assistere al suo crollo. Dopotutto, è stato lui a portarla su Mustafar. E adesso lei si sta perdendo definitivamente.

Dovrebbe  mantenersi lucido, ma  il liquore che gli brucia il palato è un interlocutore migliore rispetto ai suoi compagni. 

Non vuole parlare con loro. Non dopo che hanno tentato a più riprese di ucciderlo. Hanno pensato che fosse diventato debole ed è stato l’errore più grande che potessero  commettere. Qualunque cosa fosse, è passata. La smania di annullarsi, la convinzione che nulla avesse più importanza, sono svanite. E i loro tentativi di strappargli il potere sono stati goffi quanto quelli di Hux di farlo avvelenare a più riprese. 

Accende la spada di Palpatine fissando la lama rossa e liscia che si riflette sulla superficie bianca e lucida del tavolo. Non è niente altro che una spada da Sith e vale solo quanto il braccio che l’ha impugnata. Non la userà per affrontare Rey. Preferisce brandire la sua lama. Lascerà che sia il suo kyber, l’unico kyber che abbia mai posseduto, a decidere in quale modo sconfiggere l’ultima Jedi.

Sconfiggerla…?

Parlarle sarebbe inutile. L’holocron sta agendo sulla sua psiche. Nulla di tragico. È successo esattamente ciò che si era aspettato. Può ancora tirarla fuori dal tunnel in cui si è infilata.

Sei così emotiva, Rey. Ma non è troppo tardi.

Eppure è l’unico essere che possa considerare suo pari, l’unica che possa andare fino in fondo, se mai dovesse sconfiggerlo. 

Ma non nello stato in cui è ora.

Un anno prima, tra le fila dell’Ordine si era sparsa la voce  che fosse impazzito. In realtà, i suoi occhi si sono aperti. Il richiamo della Forza si è fatto prevaricante e l’ha spinto ad iniziare la sua ricerca. Solo quando ha avuto in mano il potere assoluto ha potuto comprendere la portata del piano di Snoke. 

Chiude gli occhi e cerca di raggiungere Rey, di inviare alla sua mente le immagini antiche che gli si sono presentate quando la Forza gli ha offerto la sua ultima profezia. Afferra i suoi pensieri mentre lei tenta di respingerlo, ma lui non molla la presa. 

“Vattene!” urla lei nella sua mente. “Ho finito di ascoltarti. Non c’è speranza per te.”

Di nuovo le sue frasi melodrammatiche. Quanto gli è mancata, la sua eroina  tragica e arrabbiata…

“Cosa pensi di avere visto?” le chiede, guardandosi intorno. Cerca la sua immagine, ma lei resta solo l’eco di una voce lontana. “E cosa pensi che succederà alla Resistenza  quando l’esercito rosso calerà su di loro? Credi ancora che sia importante uccidere me?”

Il silenzio è la sola risposta che ottiene, ma riesce finalmente a vederla. È circondata dagli abiti che Sola Naberrie le ha regalato e che ha sparso ovunque come se avesse voluto sfogare la sua rabbia su di loro.

Meglio i vestiti del Silencer. Rey se n’è andata da Mustafar col suo caccia e lui ha dovuto raggiungere l’Eclipse col Tie Dagger che Han ha preso senza permesso. Per un attimo si chiede come sia finito in compagnia di quelle persone assurde e prive di regole. La parola ‘famiglia’ si insinua subdola nei suoi pensieri e lui la scaccia prima che finisca col turbarlo ulteriormente.

“Ho visto i miei compagni morti. Ti ho visto uccidere Finn. Lo colpivi con la tua spada. E non posso lasciartelo fare. Ti ho visto risvegliare l’esercito color sangue.” 

Finn… FN-2187. Quello strano assaltatore scombussolato dal libero arbitrio…

Lo ha osservato con attenzione. Ha percepito i suoi dubbi. Ha assistito al suo tradimento e ha combattuto contro di lui. Ma Rey non gli crederebbe se le dicesse che la morte di FN-2187 per lui sarebbe solo un enorme spreco. 

“Ho scelto i migliori” le spiega.  “Ognuno di loro ha una caratteristica specifica. Il tuo amico Finn, tra gli Assaltatori, era il più indipendente. Sarebbe stato un leader, ora, qui con noi, se…”

“Finn è una persona. Non un tuo strumento. Tu…” La voce di Rey si incrina e lui capisce che niente potrà convincerla a fare un passo indietro. Non più. Rey si è persa quando ha ucciso i suoi rapitori, appena fuori dall’atmosfera di Tatooine, e non è più tornata indietro.

Lei esita, poi si decide a porgli la prima delle domande che la stanno divorando. “La nave?”

“L’ultimo vessillo dell’Impero. Palpatine l’ha fatta costruire come punto di partenza per il suo ritorno. L’Eclipse è stata la forgia del Primo Ordine e il suo fallimento. Era un relitto devastato da una battaglia contro forze inimmaginabili quando Snoke l’ha trovata. È stata ricostruita. Ha atteso nelle Regioni Ignote. Adesso è pronta a portare a termine il suo scopo.” 

“È a questo che alludevi, a Mos Eisley, quando mi hai parlato delle forze del Primo Ordine?” Rey sembra finalmente avere le idee più chiare.  Ma la sua rabbia resta una costante che lui riesce a percepire nitidamente. 

“L’Eclipse era l’ultimo baluardo di Palpatine. Ma quella nave ora è mia.” Vuole che quel punto le sia chiaro. Non combatterà la guerra che lo aspetta per il Primo Ordine. Se mai dovesse  essere lei a guidare la battaglia per preservare il loro mondo, non dovrà farlo focalizzandosi sulla Resistenza e i suoi presunti ideali. “I Cavalieri di Ren l’hanno recuperata per me. Il mio esercito è pronto. La Finalizer è stata completamente meccanizzata. Il Primo Ordine e i suoi soldati  ormai non sono altro che marionette in mano a un potere che neppure comprendono.”

Il turbamento di Rey si fa più acuto. Forse anche lei lo considera pazzo. “Se hai tanta fiducia nei tuoi armamenti, allora comincia dal Primo Ordine. Piegali. E poi sconfiggi ciò che sta arrivando. Perché ti ostini a non accettare un’idea così semplice? Tu vuoi che Hux e i suoi ci schiaccino. È una ripicca nei confronti della tua famiglia. Ancora e ostinatamente. Hai scelto accuratamente i danni collaterali della tua guerra futura. Bel modo di diventare un salvatore, Ben…”

Cerca in se stesso le parole giuste per dirle che si sbaglia. Ma non le ha mai mentito e non intende cominciare ora. Lei ha ragione. Non solo la Resistenza è sacrificabile ma, se venisse ridotta in cenere, la cosa andrebbe a suo vantaggio da ogni punto di vista.

Questo se pensassi ancora in termini di potere assoluto. Ma non è così. Non è più così da quando tu hai preso la mia volontà e l’hai fatta marcire guardandomi come nessun altro ha mai fatto. 

Ma adesso sono di nuovo avversari. Naboo è lontano e anche la folle idea di viaggiare insieme su ogni pianeta esistente. Sapeva che sarebbe successo. Si tratta pur sempre di Rey ed è uno dei motivi per cui non può fare a meno di lei. Ora è furiosa per un futuro che potrebbe anche non avverarsi e vuole che tra loro termini nel sangue.

Abbiamo mai avuto scampo? si chiede mentre lei scompare e si ritrova da solo in quella gelida sala riunioni su una nave che assomiglia a un’immensa bara di metallo.

Il Kazerath, fra il suo bicchiere e la spada di Palpatine, è solo una pietra inerme. E lo specchio della sua presunzione. Snoke lo ha sempre definito in bilico tra luce e oscurità e, per questo, ha pensato che sarebbe stato in  grado di attivare quell’antico manufatto e usarlo come arma. Evidentemente si è sbagliato.

Ho perso il mio equilibrio da tempo  e l’ho fatto per libera scelta. 

Le parole di Rey su una voce che le ha sussurrato di ucciderlo per acquisire il suo potere continuano a rimbombargli nella testa.

Succederà davvero? In quel caso lei rappresenterebbe il bilanciamento assoluto. Ma tutto questo sa di menzogna.

Ma l’idea che a lui accadrebbe la stessa cosa se fosse lei a morire è un tarlo che continua a mordere. 

E lei mi ha chiesto di non trattenermi. Di non tirarmi indietro. Ma è stato prima che si parlasse di un duello all’ultimo sangue.

“Jacen…” sillaba nel comunicatore.

Non ha bisogno di aggiungere altro, solo di restare in attesa. Le memorie degli ultimi mesi si accavallano in un vortice incontrollabile. Rey che rischia di morire nella Fossa. Rey che forgia la sua spada su Ilum. Rey che lo bacia dopo la pioggia nel deserto. Rey che scivola via, ferita e avvelenata. Rey fra le sue braccia, che brucia d’amore. Rey, la sua Rey. 

“Non le hai detto che è colpa tua…” sussurra la voce di suo nonno. Ma la sua non è un’accusa. “Non le hai detto che è colpa nostra…”

Il sangue degli Skywalker… Se finiranno annullati ed inghiottiti in un caos senza fine sarà dipeso dal sangue degli Skywalker. E dal fatto che ho perso la ragione a causa sua…

Un minuto dopo sono tutti schierati di fronte a lui. Lo fissano tentando di comprendere quali siano le nuove regole nella loro attuale situazione. Nessuno di loro porta la maschera. Sono creature a metà strada tra quello che erano una volta e la loro identità di Ren.

Jacen, Ranea, Jamyla, Obran, Meark, Shar.

Sei pazzi che l’hanno seguito lungo il suo cammino d’oscurità, per poi sentirsi abbandonati. E hanno reagito nell’unico  modo possibile, tentando di ucciderlo e di strappargli il potere. E ora, sconfitti, attendono che lui parli. Pensare a loro con i loro nomi di un tempo riapre ferite mai guarite fino in fondo.

“Sembra che dovremo recuperare il tempo che abbiamo perso a causa vostra.” Non è un buon esordio, ma non  ha ancora smesso di essere furioso, con loro e con se stesso. Quanto alla loro rabbia, impregna l’atmosfera della stanza come se fosse acido. Kylo Ren la respira come se volesse sentirsi bruciare dall’interno.

Una risatina di Jamyla si fa pungente come uno spillo. “Sei tu che ci hai piantati. Abbiamo armato i tuoi Assaltatori. Abbiamo recuperato l’Eclipse. Abbiamo rubato il Kazerath  da Cato Neimodia. Eravamo pronti a seguirti nella tua guerra contro qualunque cosa stia minacciando il nostro mondo dalle Regioni Ignote. E tu te ne sei semplicemente andato senza dirci nulla. E soprattutto …”

“L’ultima Jedi è ancora viva e tu ti comporti come se fosse la tua migliore amica” conclude Ranea al posto suo. “Ed è esattamente ciò che avevo predetto. Tu e lei dalla stessa parte. Questa è la peggiore forma di tradimento.”

Tradimento?

Da un certo punto di vista le loro recriminazioni sono comprensibili. Si è isolato da tutto, dopo la morte di sua madre. Si è chiesto se valesse la pena continuare. Ha cercato di capire il senso della propria esistenza. E loro si sono ritrovati senza una guida a prepararsi a fronteggiare qualcosa di spaventoso e sconosciuto.  Qualcosa che avrebbe continuato a dormire nelle Regioni Ignote, se non fosse stato per lui. Qualcosa che si è rivelato quando ha percepito la vicinanza del sangue degli Skywalker.

Se Rey non fosse venuta a stanarmi al confine, sarei ancora lì a vegetare.

Ma sono arrivati all’epilogo. Lei non si tirerà indietro quando dovrà affondare la spada. Perché non è una principessa vestita di rosa che balla sotto le lune di Naboo. È l’ultima Jedi. 

È giusto così. 

“Il Primo Ordine è nel mezzo di una guerra civile, se non l’avessi notato.”  Ranea ha sempre creduto più alle sue visioni che al mondo che la circonda. Non sarebbe mai stata una buona Jedi e Luke lo sapeva. Ma il Lato Oscuro è diventato la sua culla. Nel buio  può smarrirsi nei sogni. Ma lui, ora, deve riportare tutti loro con i piedi per terra. “Noi non possiamo vincere senza di lei. Quella ragazza ha in sé più potere di quanto possiate immaginare. Trascende i livelli mai raggiunti da ogni seguace della Forza che sia mai esistito.”

“Non sembra così speciale. E su Tatooine si è fatta fregare da un proiettile avvelenato.” Obran lo fissa con i suoi occhi color fiamma. La sua apparenza ha smesso di inquietarlo da anni anche se la sua pelle tatuata sarà un legame con la sua stirpe che non potrà più recidere.  Lo zabrak tenta un affondo nei suoi pensieri ma nessuno di loro è in grado di scandagliare la sua mente. È qualcosa che Snoke gli ha insegnato e che ora appartiene solo a lui e a Rey.

“Potrete continuare a sottovalutarla.” È il momento di mettere tutte le carte sul tavolo. Ha scelto e non cambierà  idea. “Ciò non toglie che, se domani dovesse sconfiggermi, consegnerete tutto questo e voi stessi a lei. Sarà lei a guidarvi.”

“Sei impazzito, Ben?” Meark fa un passo avanti ma Jacen lo ferma. L’aria crepita di rancore e dubbio. Ma Kylo Ren non ha tempo per ulteriori spiegazioni. Lui è ancora il maestro di quel clan di oscuri reietti. Li ha sottomessi e gli devono obbedienza.

“No. Sapete cosa fare. Obbeditele e indirizzatela.” Poi rivela loro una verità che la stessa Rey ignora. “Lei ha le vostre spade.”

Rey ha vissuto come un piccolo trionfo personale il ritrovamento della sua scatola dei segreti. Ma non si è resa conto di cos’altro nasconde  l’alloggio che occupa. L’elmo di Darth Vader. Le ceneri dei suoi compagni uccisi dal suo potere fuori controllo. E le spade laser di quelli che, una volta, erano gli allievi di Luke e hanno scelto di seguire lui. Non ha altro da aggiungere. Ha solo bisogno di restarsene da solo. Non si eserciterà né mediterà, quella sera. Sarà la Forza a decidere chi di loro due resterà in piedi.

Le proteste dei suoi compagni diventano un’eco ovattata mentre esce nei corridoi deserti dell’Eclipse. Gli manca la Finalizer, Rey che lascia le sue cose in giro, Han che tenta di spostare oggetti con la Forza, perfino l’assurda infestazione di Porg.

“Tu non hai intenzione di ucciderla, vero?”

Era certo che uno di loro l’avrebbe seguito ma aveva dato per scontato che sarebbe stata Ranea. Invece è la voce granitica di Jacen Syndulla a dare un suono a quello che lui si rifiuta di ammettere.

“Il Kazerath non si attiva nelle mie mani” confessa. “Lei può riuscirci.” È certo che lei ci riuscirà. Che guarirà la Forza e creerà una forma di equilibrio perfetto ricacciando il caos feroce che avanza oltre le Regioni Ignote.

“Non si tratta di questo.” Jacen allunga il passo fino a fermarsi di fronte a lui. 

“Ti fai troppe domande, Syndulla.”

È sempre stato così. Jacen ha pochi anni più di lui e una saggezza che lui non possiede. È figlio di uno Jedi umano e di una ribelle Twi’lek. Probabilmente si interroga su se stesso e sugli altri da tutta la vita.

“Ci vai a letto? Ranea ne è convinta. Questo cambierebbe un po’ le cose, non credi?” Un sorriso sprezzante appare sul suo viso aguzzo. “Vuoi consegnarci a lei, vuoi farti ammazzare da lei perché ne sei innamorato? Sei certo di avere ancora una capacità di giudizio? Hai visto a cosa ti ha portato la tua ossessione per lei…”

“Nessuno di voi sopravvivrebbe più di due minuti in uno scontro diretto con lei, allo stato attuale delle cose. Tutto il resto non ti riguarda.” Ha voglia di togliersi tutti loro dai piedi. Non ha senso che tentino di comportarsi da amici e confidenti. Non lo sono mai stati. Non credeva che Jacen sarebbe venuto a sfidarlo. Era certo di avere il suo rispetto. È stato un errore. E adesso vorrebbe farlo tacere. 

“Cerca di uscirne vivo” conclude Syndulla abbassando gli occhi sotto il suo sguardo duro. 

“Farò il  possibile” mente Kylo Ren. 

Si allontana lungo i corridoi dell’Eclipse incrociando solo droidi e assaltatori senza volto, mentre la smania di lasciarsi tutto alle spalle si fa feroce.

***

Rimandare è inutile quanto stare a sentire le giustificazioni di Ben. Non ha più voglia di interagire con lui, almeno fino a quando non riuscirà a mettere il giusto spazio tra menzogna e verità. 

Concentrati…

Han sta tentando di contattare la Resistenza. Devono sapere cosa si troveranno ad affrontare prima che sia troppo tardi. 

Il Primo Ordine. Kylo e la sua armata. E le forze cosmiche delle Regioni Ignote, che lui ha evocato come un folle mago con deliri di onnipotenza. Se la Forza sta collassando è solo colpa sua. Ma io devo proteggere i miei compagni. E posso farlo solo prendendo ciò che è suo. E poi…

Si sente il cuore congelato mentre una goccia del suo sangue finisce in una provetta. Poteva essere tutto perfetto. Poteva, e non lo è stato.

“Ci vorrà un attimo” le dice il droide medico.

Certo… un attimo o tutta una vita.

Il tempo si è distorto su Mustafar. Non sa neppure dire se quel potenziale bambino sia stato concepito da settimane o solo la sera prima. Quel potenziale bambino…

Sì. Poteva essere perfetto. Potrebbe esserlo ancora, se lui ascoltasse. Ma lui non ascolta. Ed è un disastro. Ma è inutile pensarci ora. So cosa devo fare. Ucciderò quel pazzo di suo padre e ce ne andremo via da tutto questo. È giusto così, no? Non ho intenzione di dirglielo. Non deve saperlo. Tanto non servirebbe a niente. 

Angoscia e panico si mescolano in lei. Non sa neppure cosa desiderare o sperare. Si concentra sul medlab, sull’odore di bacta e il ronzio dei macchinari.  Non è ancora detto, si ripete. Forse andrà tutto bene. Si sta affidando alle parole deliranti di un vecchio pazzo in punto di morte, logorato dal Lato Oscuro. In ogni caso, deve solo aspettare. 

Sfiora il kyber al suo collo, appellandosi alla Forza. Se fa parte dei suoi piani, allora non può che chinare la testa. Ma farà a modo suo.

Si tratta di pochi minuti, ma le sembrano infiniti. Poi il droide pronuncia una sola parola.

“Negativo.”

Il suo corpo si trasforma in un unico tremito. Dopo un attimo si chiede dove sia il sollievo e cosa sia quell’improvvisa sensazione di vuoto e tristezza. 

È stata solo un’idea, una possibilità durata poche ore. Non ha avuto neppure il tempo di farsene una ragione. Eppure è come se dovesse rielaborare da capo la propria vita. Cerca una vaga sensazione di leggerezza e non la trova. 

Allora, non resta niente. Può davvero finire qui e ora.

Deve uscire da lì, pensare solo alla sfida che la aspetta e accettare il fatto che quell’assurda parentesi era destinata a chiudersi fin dall’inizio.

 Ho scoperto cose che avrei ignorato, se non fossi andata a cercarlo. Sono diventata più forte. E ora sono preparata ad affrontare qualunque nemico. Posso fare la differenza. Quindi non è stato tutto inutile.

Esce dal medlab ripetendosi frasi incoraggianti. Sarebbe più facile se il corridoio la smettesse di girarle intorno. Si ritrova a urtare contro una massa solida e irsuta che le chiede borbottando cosa stia succedendo e perché lei sembri tanto sconvolta.

Chewbacca, a volte, la sorprende. Eppure ha visto anche lui cosa si sta radunando su Mustafar. È più che sufficiente per essere turbati. Quanto al resto, le passerà e non riguarda nessun altro che lei. 

“Sto bene.” Non sto per avere un figlio da un genocida. Quindi è tutto perfetto. “Non potrei stare meglio. Domani ucciderò Kylo Ren e ce ne torneremo a casa a vincere questa dannata guerra e quella che verrà dopo.”

Chewbacca sembra scettico e Rey capisce bene il perché. Sembra ricordarsi all’improvviso dell’esercito di assaltatori, della nave e dei cavalieri di Ren. Non basterà liquidare il loro capo per fermarli. Ma a quel dettaglio penserà dopo. Quando avrà conquistato per sé il potere di Kylo Ren. “Cercate di contattare la Resistenza. Han come se la cava?”

Chewie scuote la testa. Era prevedibile. Rintracciare un gruppo sparuto di combattenti clandestini è come cercare un ago nell’immenso pagliaio della galassia.

“Li troveremo.” Deve avvertirli il prima possibile. Le sembra di aver perso troppo tempo e si è totalmente disinteressata alla guerra. Era convinta davvero che avrebbe condotto Ben Solo da loro e che lui avrebbe risolto tutto. Che idiota…

Deve esercitarsi o lui la mangerà in due bocconi. E tenersi impegnata la aiuterà a non pensare. Lascia Chewbacca senza dire altro. Ha bisogno di una sala d’armi e nessuno fra i piedi. Neppure la presenza fantasmatica che la segue. 

“Ti avevo detto che era un errore venire qui.”

Rey continua a camminare  verso gli ascensori, tentando di ignorare la voce di Anakin che le solletica il collo.  Ormai ha deciso di non avere più bisogno dei consigli di nessuno, tanto meno di quelli dei parenti di Ben. 

“Chiediti perché sei così furiosa, Rey.”

Ridicolo. Perché non dovrebbe essere furiosa? Non ha domande più intelligenti da farle?  La Forza sta collassando perché lui ha risvegliato una sorta di nemesi oscura. E ora pensa di rimettere le cose a posto impadronendosi di un potere che dovrebbe restare inviolato. Il tutto per una ripicca nei confronti del Primo Ordine, o almeno dei suoi capi militari, che lo hanno sempre visto come il fumo negli occhi. E lo ha visto  massacrare i suoi amici. È soprattutto la consapevolezza che resterà il bastardo assassino che ha conosciuto su Takodana a farle perdere la ragione. 

“Sai benissimo perché. Sapete tutto. E ve lo tenete per voi. Perché dovrebbe interessarmi la vostra opinione, ormai?”

“Ti sta sfuggendo l’aspetto più importante” insiste lo spirito.

Lei tace, mentre la sua presenza si fa più forte. Il turboascensore scivola verso il basso e lei si ostina a fissare un punto davanti a sé. Non ha intenzione di girarsi a guardarlo.

“State per commettere l’errore più grande delle vostre vite. Siete completamente in balia di…”

“Di  cosa?” sibila Rey ritrovandosi a maledire il giorno in cui ha lasciato Jakku. “Del Lato Oscuro? Come è successo a te?”

“Di qualcosa di peggio. Ma tu non puoi permetterti di distruggere la tua luce.” Le sembra di cogliere una nota d’ira nella voce di Anakin, ma distante dalla furia che lei ha visto e provato sulla propria pelle prima che arrivassero su Mustafar. “Ti è stata affidata. È preziosa e necessaria. Rabbia, dolore, emozioni fuori controllo non sono quello di cui abbiamo bisogno.”

“Devo seguire il mio istinto, Skywalker” tenta di tagliare corto mentre le porte si aprono.

“È quello che stai facendo?”

Quella è la domanda più crudele che potesse farle. “Lui sta solo raccogliendo  i frutti delle sue decisioni folli. Io non posso assecondarlo. Io devo fermarlo.” Si sforza di credere alle due stesse parole, anche se sanno di fallimento e di sentimenti sbagliati.

“Gli hai chiesto cosa vuole fare? Hai capito cosa è successo davvero?” 

Anakin ora le sembra un maestro esausto. Con la coda dell’occhio afferra il suo riverbero azzurro. Ben è stato chiaro. Vuole ottenere il potere racchiuso nel nucleo della Forza. Basta questo a farle tremare le vene dei polsi. Se poi pensa alla guerra che ha intenzione di combattere, la sua ragione vacilla. Chiunque vinca, sarebbe un disastro. L’unica opzione che lei ha è quella di prendere il suo potere e riportare pace ed equilibrio. E affrontare qualunque cosa attenda al varco. Lei sarà uno strumento della Forza, come è giusto che sia.

“Ricorda” sussurra Anakin. E la sua mente si riempie. Non pensava a quei sogni da quando è stata su Ilum. Le visioni che infestavano il suo sonno nei giorni della Resistenza si ripresentano vivide. La spada degli Skywalker che attraversa il petto di Kylo Ren. La spada di Kylo Ren che attraversa il suo petto. Un ultimo abbraccio letale. 

“Finirà così?” chiede, ma lo spettro è scomparso.

Vi odio.

Ormai non ha importanza. La Rey vestita di bianco farebbe la cosa giusta. Lei non può essere da meno. Raggiunge una sala d’addestramento e attiva il livello d’allenamento più alto. Respira profondamente accendendo la spada mentre remoti e droidi da battaglia  le arrivano addosso. Usa la doppia lama per respingerli, poi la velocità e la potenza di fuoco aumentano. Si concentra focalizzando nella sua testa traiettorie e ingranaggi, si rotola a terra per evitare tre lame affilate, salta, schiva proiettili e colpi di laser e risponde con la sua doppia lama. Poi qualcosa rischia di distrarla. Una presenza vibra all’esterno. Concreta, stavolta. Un Tie si sta avvicinando alla Finalizer.

Ben?

No. Non è lui. Sta mandando di nuovo i suoi leccapiedi. Le sembra di essere tornata al punto di partenza. E va benissimo così. Potrà riparare ai suoi errori. Attiva il comlink gettandosi di lato per evitare un colpo di blaster, poi urla ai droidi in plancia di disattivare gli scudi. Sa bene che l’attesa non sarà lunga e non ha intenzione di smettere con i propri esercizi solo perché qualcuno che non è stato invitato si è preso il disturbo di farle visita. 

Quando la porta si apre, ordina l’alt ai remoti e punta la lama gialla alla gola della donna. Lei sussulta, poi arretra di un passo. La sua reazione è per Rey estremamente piacevole.

“Due lame. Un laser giallo. Come le guardie del tempio. Non ne avevo mai vista una” commenta la sua ospite non desiderata spostando gli occhi dal laser a lei.

È ammirazione quella che sento?

Riattiva i droidi e riprende l’allenamento, ignorando lei, i suoi capelli rossi e le sue profezie atroci. Non ha idea del perché sia lì. Di certo non ha intenzione di sfidarla. È venuta disarmata.

“Hai intenzione di ucciderlo?” le chiede ritraendosi nel perimetro di sicurezza e addossandosi a una parete per evitare di finire nella linea del fuoco.

“Credevo che scrutassi il futuro” la deride Rey.

“Non è un processo automatico” le spiega la donna come se lei volesse davvero una risposta.

Rey sorride tra sé. La profetessa incapace… E questi sono i migliori elementi di cui puoi disporre, Ben?

“Vi ho visti combattere dalla stessa parte” dichiara poi, come se la stesse insultando. 

È successo più di una volta, ma la cosa non la riguarda. Nulla di quello che lei e Ben hanno condiviso la riguarda.

“Lui deve restare vivo. Le visioni sono chiare” annuncia la donna.

Ranea. Il suo nome è Ranea. Ed è pazza.

Rey ride ancora tra sé mentre i colpi dei remoti si fanno ai suoi occhi sempre più lenti.

Non esiste un livello superiore di pericolosità? Dovrò dare una sistemata a questi aggeggi.

“La Forza  lo ha creato per contrastare il caos che si avvicina dalle Regioni Ignote” insiste il Cavaliere di Ren, rischiando di farle perdere la concentrazione. “Un essere in perfetto equilibrio tra luce e tenebre. Lui è destinato ad essere la guida di tutti noi.”

Lui ha combinato questo disastro. Lui non può salvare nessuno.

“Scusami.” Rey si ferma, ordina al programma di arrestarsi di nuovo e la guarda. “È colpa mia. Ti ho fatto credere che quello che stai dicendo mi interessa.”

“Sei davvero troppo ottusa.” Ranea scuote la testa con un ghigno soddisfatto. “Lui ha frugato nelle Regioni Ignote e ha richiamato un potere fuori controllo a causa tua. Era ossessionato da te. Voleva trovarti ed eliminarti. O almeno così diceva. E voleva un’arma contro i suoi avversari. Peccato che abbia smesso di essere lucido quando sua madre è morta. Peccato che abbia smesso di guidarci. Ma adesso… adesso può di nuovo essere se stesso. Nonostante te.”

“Se non vuoi combattere, torna dai tuoi amici” la liquida Rey. Un’altra parola di quell’assurdo monologo e la decapiterà senza esitazione. Non può addossarle la colpa della megalomania irrazionale di Kylo Ren.  “Vi sistemerò quando avrò finito con lui.”

“Quanto ti infastidisce vederlo con noi? Sapere che ha altri legami oltre a quello che lo unisce a te?” insiste Ranea. La spada di Rey si illumina a un centimetro dalla sua faccia, poi una ciocca di capelli rossi cade sfrigolando sul pavimento. 

La prossima  volta toccherà a uno dei tuoi occhi.

“Ben è sempre stato un mondo a parte” insiste Ranea. Non  sembra affatto turbata dall’aver perso una buona porzione della sua capigliatura. “Non si è mai fidato di noi. Non siamo mai stati amici. Era il migliore. Volevamo apprendere da lui. Ma non si è mai aperto con nessuno. Poi sei arrivata tu ad avvelenargli la vita.”

La sfacciataggine di quella donna è incredibile. Hanno tradito il loro maestro. Hanno gettato via i suoi insegnamenti. Hanno preso per mano Ben Solo mentre si allontanava dalla Luce. E, soprattutto, hanno tentato di ammazzarla. Il desiderio di farla a pezzi si fa più grande.  Non ha dubbi di poterlo fare. Non si è mai sentita così potente. 

“Lui ci ha ordinato di servirti, se domani dovessi sconfiggerlo.” La donna china la testa mentre la sua voce, finalmente, si incrina. “Io ho bisogno di sapere cosa ci aspetta. Se sarai disposta a guidarci se lui dovesse morire.”

Dunque si tratta di questo.  Ma lei non ha bisogno dei regali di Ben, soprattutto se consistono in quella veggente fallimentare e nei suoi lugubri compagni. Ranea chiude gli occhi, come se si stesse imponendo di cadere in trance. Probabilmente è davvero convinta di poter scrutare il futuro. 

La Forza mi guida. Ma non ne sono schiava. Io costruisco da sola il mio futuro. Io non sarò mai come voi. 

Rey osserva incuriosita la donna che trema convulsamente e poi si accascia a terra. Forse dovrebbe darle una mano. Ma ha visto abbastanza truffatori a Niima, viandanti pronti a fare vaticini per mezza borraccia d’acqua, e non c’è molta differenza tra loro e quella presunta profetessa. 

“Soddisfatta?” le chiede Rey quando, dopo qualche istante, il tremito cessa e lei resta sul pavimento, immobile come un cumulo di stracci, con la testa bassa e senza dire una parola. 

“Ora torna da dove sei venuta ” le ordina. “Per ora, non voglio uccidere nessuno.”

Ranea sembra avere difficoltà perfino a rialzarsi. Rey continua ad osservarla. Lei è il passato di Ben. La via senza ritorno. E quando la guarda di nuovo, il suo sguardo è vitreo.

“Colpiscilo al cuore. Colpiscilo al cuore con la spada del Prescelto” rantola e Rey la spintona via facendola barcollare. La donna si scuote, poi la fissa come se avesse davanti un rankor e, dopo un istante, corre fuori come se fosse inseguita dalla morte in persona.

****

La notte sta finendo e lui non ha chiuso occhio. Odia l’odore  dell’Eclipse. Si insinua nella sua gola e rende disgustoso ogni respiro. Quella nave è più vecchia di lui eppure sembra appena uscita da un cantiere. 

La stanza destinata all’ammiraglio lo aspetta ma lui ha solo bisogno di uno spazio buio e angusto. Scende fino alla sala motori principale in cerca del profumo familiare del carburante e del metallo surriscaldato. Suo padre diceva sempre che i Solo si portano addosso l’aria densa di particelle del fumo di Corellia e nessuna raffinata principessa potrà mai ripulirli davvero. “I primi due Solo di una lunga serie di Solo affumicati” diceva quando era di buon umore.  Lui non ha più avvertito quel profumo su di sé da più di vent’anni e pensarci in quel momento lo destabilizza. Sua madre che invece diceva che i suoi capelli profumavano come il cielo di Alderaan. “È strano” aveva detto una volta “Cerco di non pensare ad Alderaan. È inutile indugiare su un passato che non possiamo cambiare. Ma guardarti mi riporta indietro. Ci sono posti che amavo quando avevo la tua età e che avrei voluto mostrarti.” E lui aveva cercato, negli archivi rimasti dopo la caduta dell’Impero, immagini, filmati e racconti del pianeta di sua madre. Era stato poco tempo prima che lei decidesse di affidarlo a Luke.

Da tempo non pensava in modo così lucido, senza traccia di nostalgia o di rancore. Presto sarà finita senza aver ottenuto risposte, trascinato nell’ennesima guerra, destinato a non prenderne parte. Ucciso dall’unica donna che abbia mai amato. L'idea gli provoca una profonda sensazione di sollievo. Lei non lo sa ancora, ma potrà prendersi tutto. Ha dimostrato a più riprese di essere la migliore. Lei non sarà mai al suo fianco perché uno di loro dovrà soccombere.      Le ha promesso di non tirarsi indietro e di fare sul serio. Glielo ha promesso su Naboo, solo un giorno prima, ma che si è dilatato fino ad assomigliare a una vita. E ha intenzione di non deluderla. Anche se ha già deciso il finale.

Le dita di sua madre sono gentili mentre gli accarezzano la spalla. Lui non si volta per paura che si riveli un’illusione. Non era una Jedi. Non può manifestarsi. Non in quel modo. “Sei serena, ora?” le chiede, sentendosi folle a pensare che lei sia davvero lì. Non importa. Se davvero esiste qualcosa oltre la morte, presto potrà rivederla. Non sarà più solo un ologramma morente che lo perdona e gli chiede perdono. E Rey diventerà ciò di cui tutti hanno bisogno. È giusto che vada così.

Una fitta al petto lo coglie mentre la visione che lo ha ossessionato per mesi si ripresenta. La sua lama rossa che affonda nel cuore di Rey. E quel dolore bruciante quando lei lo trafigge a sua volta. 

Sono arrivati alla fine del viaggio. Rey è  stata tentata dal buio e lui non riesce più a seguire il percorso che si è imposto. E, più di tutto, entrambi hanno la consapevolezza di non aver trovato un punto d’incontro. Ma non importa. Rey è convinta che, se uno dei due morisse, l’altro assorbirebbe il suo potere come una disgustosa spugna. Ed è una tentazione irresistibile. Il volere della Forza presto sarà chiaro ma lui non attenderà passivamente.

Quello che lei non ha ancora compreso, che non è riuscito a spiegarle, è che la sua guerra personale al fianco della Resistenza davvero non ha importanza. Non più. 

Nei mesi prima del loro incontro ha interrogato veggenti, interpretato profezie, si è immerso nella Forza. E ha compreso qualcosa che trascende la mente umana. 

Ma ora non importa.

Non sa quanto tempo abbiano trascorso su Mustafar e non gli interessa scoprirlo. La sua mente è focalizzata su altro. Rey che si agita quando dorme, rifilandogli calci e gomitate e litigando con avversari inesistenti che insulta in lingue barbariche e ignote. Rey che sussurra “Ti amo” con gli occhi appannati e la pelle velata di sudore. 

Mostraci un modo per andare via, solo io e lei, lontano da tutto questo. Dimenticaci. Trova qualcun altro.  Lasciaci liberi.

La sua preghiera assurda e senza speranza alla Forza non ottiene risposta ma la voce di suo zio è drammaticamente triste.

“Non è possibile. Non è mai stato possibile.”

Lo sa benissimo. Hanno ricevuto fin troppo. Tempo, possibilità, vicinanza. Ora la rabbia di Rey sembra solo una spinta dall’esterno per rimettere in moto gli eventi. 

Che cos’è questo posto? 

Una caverna a picco sull’oceano. Un antico mosaico e due soli che tramontano. Quello è il luogo in cui Luke ha scelto di morire, l’isola che il Primo Ordine ha cercato per anni e che lui ha visto nella mente di Rey. L’Eclipse è scomparsa intorno a lui. Perfino la brezza marina che si infila nella cavità rocciosa sembra reale.

E c’è lei, che gli volta le spalle, seduta su una roccia in un angolo, completamente concentrata sull’oggetto che sta aggiustando.

Credi davvero di farcela?

Non esiste nulla che la rilassi come riparare cose date per perse. 

“Dovresti andare da lei” gli dice Luke.

“Lei non è sola.” Tornare sulla Finalizer non avrebbe senso.  Vorrebbe dire trascinare ulteriormente una situazione che deve chiudersi. Rey non ha più bisogno di lui. Ha imparato tutto quello che poteva insegnarle. “Tu, piuttosto. È la tua allieva. Perché parli con  me? Sei soddisfatto, ora? Sai come finirà.”

“Soddisfatto? Perché hai deciso di toglierti di mezzo? Perché tu non le parli e lei non ascolta? Hai trovato il Kazerath.” Nella voce di Luke traspare un’evidente soddisfazione, come se lui avesse ancora quindici anni e avesse scovato un manufatto particolarmente interessante durante le loro scorribande.

“La sua collocazione non era un mistero per nessuno” gli fa notare Kylo Ren. Lui ha solo mandato i suoi sottoposti a rubarlo.

“Ma tu lo hai preso. E vuoi cederlo a lei.” È un’accusa vera e propria e la cosa lo sorprende. Dovrebbe esserne felice. Tutti loro dovrebbero.

“Voglio cedere tutto a lei” specifica. Per una volta nella sua vita ha bisogno di fare la cosa migliore. Aveva creduto davvero di poter agire al suo fianco ma in poche ore le cose sono radicalmente cambiate.

“Avete finito di parlare di me come se non fossi presente?” Rey è decisamente stizzita quando abbandona il suo lavoro e li raggiunge. Ma almeno dai suoi occhi sembra scomparsa la luce di follia che lui ha visto quando sono usciti dal castello di Vader. “Non mi servono i tuoi regali. Mi hai promesso un duello leale. Mostra di rispettarmi ancora, Ben.”

Rispettarti? Potrà sconfiggerla, ma non ucciderla. E non cambierebbe nulla. Possono uscire da quel circolo vizioso in un solo modo. Perché Rey si sta smarrendo, mentre la Luce dentro di lui si sta facendo dolorosa.  Deve fare in modo che lei brilli di nuovo. Farla uscire dal suo cono d’ombra. E dopo sarà perfetta. 

“È beffardo. Hai sempre detto che il mio potere era più vasto di qualunque altro” dice rivolgendosi di nuovo a Luke. Stanno mettendo le carte in tavola per un’ultima volta. “Ero fiero del sangue nelle mie vene e dell’eredità che ne derivava. Eppure… è arrivata lei. Figlia di nessuno. Senza un nome altisonante. Forte quanto me, con la sua splendida luce. La mia esistenza ha mai avuto un senso? “

Lo spettro scuote la testa sorridendo. Glielo ha visto fare centinaia di volte quando era il suo maestro. “Hai visto, eppure non riesci a capire. Avvicinatevi. Tutti e due.”

E loro obbediscono, come due bambini affascinati da una lezione che potrebbe rivelare loro i segreti più nascosti dell’universo. Il cielo oltre l’apertura della caverna si è tinto di un viola cupo mentre solo una sottile striscia rossa ricorda loro che il giorno è appena finito.

“La tua terza lezione, Rey. La tua ennesima lezione, Ben. Da stasera abbandonerete lo status di padawan. Tutti e due.”

Forse dovrebbe protestare. Dirgli che essere un cavaliere Jedi ormai è l’ultima cosa che vuole,  ma è l’espressione di Rey a bloccarlo. È come se tutta la verità del mondo le stesse accarezzando il volto mentre fissa il cielo punteggiato di stelle.

“Tython…” sussurra mentre lui segue il suo sguardo. E li vede. L’antico pianeta dall’altra parte della galassia, e le sue due lune in perfetto equilibrio. Pulsano insieme di luce e tenebre in una danza armonica e infinita. 

“Da nessun altro punto della galassia sono tanto nitidamente visibili” spiega Luke. “Questo è stato il primo tempio dei Je’daii. Il loro punto di partenza sulla strada di casa. Per questo è tanto importante e al tempo stesso completamente inutile se nessuno è disposto a cogliere i segreti nascosti fra queste pietre. Ma per questo ci sarà tempo. Guardate le due lune muoversi in sincrono. Pensate a cosa succederebbe se una delle due aumentasse in modo indiscriminato la propria forza d’attrazione.”

“Il primo tempio. Sono partiti da qui. Da qui hanno visto Tython per la prima volta.” Rey sembra quasi in trance. E intorno a lei si fa di nuovo forte l’odore della sabbia spazzata dal vento, della ruggine dell’Osservatorio, della carne di uccelli selvatici cotta su pietre roventi. L’odore di Jakku e di lei.

“Stavi cercando il tuo posto nel mondo, Rey” le sussurra Luke con gentilezza.

Lei annuisce e Kylo Ren vede apparire nei suoi occhi il luccichio delle lacrime. 

“La Forza è equilibrio perfetto. La Forza si è scissa dal caos e si è data delle regole” spiega Luke. “Ma era previsto che il caos che l’ha generata un giorno l’avrebbe reclamata.”

Ed è quello che sta accadendo ora, vero? Ogni tentativo passato, Malachor, le grandi guerre tra Sith e Jedi, l’Impero, sono stati solo un lungo antefatto.

“E cosa ha a che fare con me?” chiede Rey mentre lui comincia a capire.

Tu, splendida e perfetta creatura, davvero non riesci a vedere? Tu sei parte di me.

“Quando l’ordine è stato stabilito, i custodi della Forza l’hanno seguita emergendo dal caos” prosegue Luke spostando gli occhi su di lui. “La prima stirpe. Il nucleo primitivo dell’Ordine. Quelli che chiamavano Je’daii. E prima ancora, coloro che camminano nel cielo. Ora sai da dove arriva il sangue che pompa il tuo cuore, Ben. Il mio sangue, quello della nostra famiglia. Certo, il  retaggio è stato trasmesso ad altri discepoli sensibili alla Forza. Ma quel nome è stato tramandato in una linea ereditaria umana, fino ad arrivare ad una schiava finita su un pianeta sperduto di nome Tatooine, al servizio di Gardulla the Hutt.”

“Shmi… Skywalker” mormora Rey.

“Se mio padre ha riportato l’equilibrio, questo stato di cose non poteva durare in eterno. Era previsto che, dalle Regioni Ignote,  si sarebbe mosso ciò che vuole annientare l’Ordine. Per questo è nato un paladino. Un essere umano perfettamente in equilibrio tra Lato Chiaro e Lato Oscuro. E questo è il motivo per cui un servo del Caos, uno dei pochi tornati dalle Regioni Ignote, dopo aver fallito con il suo primo apprendista, ha allungato i suoi artigli su di te.” Kylo Ren annuisce. Sente la fierezza che aveva da bambino tentare di risvegliarsi. Ma non è ancora il momento. Manca l’ultimo tassello prima che Ben Solo possa tornare ad essere ciò che era il giorno della sua nascita.

“Per questo ti trovi qui, ora.” Luke si volta di nuovo verso Rey che li fissa attonita. Eppure è semplice. Kylo Ren riesce quasi a mettere a fuoco il momento in cui è accaduto. Il momento in cui la parte migliore di sé gli è stata sottratta per essere donata a lei.  Il dolore che si spalanca nel suo petto l’ha già vissuto. Lo spazio vuoto intorno a lui gli fa perdere ogni punto di riferimento. Solo con uno sforzo riesce a mantenere l’equilibrio. La fissa negli occhi. Trova in tutto ciò un’assurda ironia. Eppure vorrebbe solo abbracciarla, perché ora tutto ha un senso.

“Ladruncola…” le dice e la vede tremare davanti al suo mezzo sorriso.

***

Non aveva nessuna intenzione di rivedere Ben fino al mattino successivo. È stato Luke  a trascinarli in quello spazio che somiglia tanto ad Ahch-To ma che, probabilmente, è solo un’illusione e, come successo su Ilum, Rey avverte la presenza degli altri. Spiriti guida che hanno deciso di fugare ogni dubbio, finalmente. Forse uscirà da lì con le risposte che sta cercando da sempre.

Lei vorrebbe continuare a non provare niente ma sente l’insicurezza ripresentarsi violenta e le parole pronunciate da Padme quando le è apparsa in sogno tornano come un ammonimento.

Eppure non posso e non devo guardarlo negli occhi.  Devo essere come la ragazza in bianco. L’altra me. Quella perfetta. Se lo ordina. Se lo impone, eppure vacilla. Vorrebbe tornare indietro. Deve terminare il suo lavoro ma la voce di Luke si rivela una condanna ipnotica. Rey lascia che le sue parole le scorrano dentro. Vede, percepisce, conosce. Assiste al momento della propria nascita. Una bambina qualunque, destinata a portare in sé il germe dell’Oscurità, come tutti coloro che nascono nella zona dell’Osservatorio. E lontano, su Chandrila, un ragazzino che perde ogni speranza di salvezza…

“La tua luce ti venne sottratta prima che Snoke l’oscurasse per sempre” spiega Luke inchiodando Ben con lo sguardo. Lui l’ha chiamata ladruncola. Forse dovrebbe fargli notare che lei ne  avrebbe fatto volentieri a meno. “Venne tenuta al sicuro, ceduta a una bambina con un seme di oscurità in lei, una bambina qualunque, che nessuno avrebbe mai potuto trovare e distruggere, destinata a vivere su un pianeta ai confini del mondo, protetta dalla sua stessa identità di semplice vagabonda. Ignara di se stessa. Introvabile.” Luke si concede una pausa per guardarli entrambi. “Se non da te, Ben. Tu hai ancora una scintilla di luce e da sempre ti collega a lei. Lei, che  possiede da sempre il tuo Lato Luminoso, e l’ha accresciuto, coltivato. E ora rischia di perderlo.”

È questo che intendeva Vaneé. Ha detto che avevo qualcosa di suo dentro di me. E io ho frainteso come una stupida. Non deve pensarci. Non ora. Non vuole che Ben percepisca quel dolore sottile e inspiegabile.

“È questo che sono? Un involucro per il potere di qualcun altro?”  La rabbia che prova fa meno male di quanto si sarebbe aspettata. Forse è solo troppo stanca. Ben Solo è la sua maledizione, una volta di più. “Per questo mi avete lasciata  su Jakku? Per proteggermi?” Rischia di esplodere come è successo su Ahch-To quando ha scoperto che Kylo Ren esisteva per colpa di Luke,  ma Rey sa che deve conservare quella furia per il duello che la aspetta.

“Non è così semplice.” Luke scuote la testa, ed è di nuovo il maestro burbero davanti all’allieva troppo sciocca per capire. “Hai risvegliato il desiderio della luce in mio nipote. Ma, così facendo, ti sei avvicinata all’oscurità. L'equilibrio deve essere mantenuto. L’equilibrio nella sua forma più pura. Com’era in origine. Quando la Forza si è staccata dal Caos ed è diventata ordine.”

Uno di noi è di troppo. È l’unica cosa che capisce chiaramente. Continueranno a spezzarsi a vicenda se sopravvivono entrambi.

La tentazione si fa di nuovo forte. Una volta ottenuto il suo potere tutto diventerà semplice. Distruggerà quella sua orribile armata. Salverà i suoi compagni. Porterà la pace. E sconfiggerà qualunque cosa stia bussando alla porta. Una volta ottenuto il suo potere sarà  completa. Avrà trovato il suo posto. E sarà una Jedi, la più perfetta che sia mai esistita. 

E sarai così fiero di me, Luke. Ti avevo detto che non ti avrei delusa come ha fatto lui…

“Rey, devi rendermi l’holocron.” Ben le si accosta e la costringe ad arretrare di un passo. Non lo vuole vicino. Non vuole guardarlo, non vuole neppure respirare la sua stessa aria. “Ti sta infettando. Ti sta portando esattamente dove…”

Bel tentativo, Ben.

“E dovrei lasciarlo a te? Mi hai detto cosa vogliono farne gli Accoliti. Cosa vuoi farne tu, Ben?” Lo scruta e scopre qualcosa che la rende euforica. Il sapore del suo fallimento è  dolce. “Tu non sei riuscito ad attivare il Kazerath. Sei incompleto. Che beffa, vero? Io ho quello che ti occorre. La Forza l’ha dato a me. La tua luce è mia. Perché tu hai fallito. Hai rinunciato al tuo posto nel mondo. E ora vorresti che ti restituissi tutto? No.”

Esisto perché tu ti sei lasciato corrompere. Hai idea di quanto la cosa mi ferisca? Eppure… non è vero che io non sono niente. Io sono importante. La Forza ha scelto me perché tu sei solo un errore.

Non deve sentirsi umiliata. Se guarda le cose in prospettiva, la Forza le ha donato la luce perché potesse sconfiggere quella sua fallimentare creatura. E lo farà perché è la Forza a volerlo.

Luke ride e la sua espressione incredula le fa l’effetto di uno schiaffo.

“Siete due pazzi. Tu sei debole” dice rivolgendosi a Ben per poi guardare di nuovo lei. “E tu… stai perdendo la testa. Domani si deciderà tutto. Fate in modo che non si concluda  con una catastrofe.”

Rey si morde le labbra. Vorrebbe chiedergli perché pensa che stia lei sbagliando. Può diventare l’eroe che salverà la galassia, eppure Luke la guarda come guarderebbe una squilibrata.  Non importa. Si ricrederà.

Si volta verso Ben trovando finalmente il coraggio di guardarlo in faccia. Vorrebbe non provare di nuovo il malsano istinto di accarezzargli il viso. Presto sarà finita. Lui morirà come Kylo Ren. E ti dimenticherò, ne sono sicura… 

Le parole di Padme continuano ad essere una goccia che cade con un rumore ossessivo e non le danno tregua. Eppure è  come se il suo cervello in fiamme venisse placato da una folata d’aria fredda. Lei ha detto di non smettere mai di guardarlo negli occhi. Mai. Che la verità è lì. Qualcosa le sussurra di non abboccare. Che si tratta di una trappola. Che è un presupposto sbagliato, perché Ben non farà mai i passi indietro necessari. Ma lei ha promesso qualcosa a Padme. Le ha promesso di condurlo fino a Lindòrea. 

Lindòrea non esiste. Mortis è stato distrutto. Tython è solo un pianeta dimenticato. L’equilibrio non è più un sistema binario.

Ahch-To, o la sua ombra illusoria, svanisce insieme a tutto il resto. Luke, l’oceano, e l’uomo che ha inquinato la sua vita,  ferendola in ogni modo possibile e, al tempo stesso, rendendola dannatamente felice.

Ha davanti i suoi attrezzi e una spada riparata. Non è più bella come lo era una volta. Ma funziona,  ed è quello il più grande miracolo che abbia mai compiuto come Jedi.

 Accende la lama azzurra pregando di esserne degna un’ultima volta e scopre di stare piangendo. Non poteva finire in nessun altro modo. Si chiede se lui si stia pentendo di averle salvato la vita. Lei si sta pentendo di ogni cosa.

No. Non è vero. 

Spegne la spada sentendo crescere in fondo allo stomaco l’agitazione per la sfida che la aspetta. Dovrebbe andarsene a dormire. Presto Mustafar verrà invaso dalla luce del suo sole e dovranno affrontarsi. Ha bisogno di riposo o non sarà lucida.

Il sonno è una perdita di tempo.

R2 pigola qualcosa. Le dice che ha reperito un disco dati, che è stato lasciato dalla donna antipatica vestita di nero e che lo scansionerà nel dettaglio per lei, se glielo ordina.

 Ha un nome. Non ricordo il suo nome e non mi importa. Sto dimenticando troppe cose. Non ricordavo neppure che R2 fosse qui.

Dice al droide di procedere. Non ha idea del perché di quello strano regalo. Cosa credono di ottenere? Pensano davvero che, una volta ucciso Kylo Ren, lei li guiderà come se nulla fosse? Hanno tentato di ammazzarla…

La prima immagine le mostra uno Star Destroyer. Quello Star Destroyer. E la sua stanza. La voce di Ben si accavalla a quella dell’uomo chiamato Jacen. Stanno discutendo di  Batuu e dell’attacco che hanno subito.

“Spegni!” ordina a R2. Non le interessa cosa sia accaduto. Ne sa abbastanza sulle scissioni interne del Primo Ordine. Ormai ne sa abbastanza perfino sulle forze che avanzano dalle Regioni Ignote. Non le occorre altro. Deve solo guardare avanti.

 Ben Solo non le occorre più perché non può semplicemente riprendersi il Primo Ordine. Ben Solo non è mai stato altro che un prigioniero nella gabbia di Snoke. 

“Rey…”

È davvero troppo distratta. Non si era accorta neppure della presenza di Han. Il ragazzo è in piedi accanto a R2 e sta tremando come una foglia,  con il viso devastato di lacrime.

“Che è successo?” gli chiede Rey. Non lo ha mai visto in quello stato.

“Li ho trovati ” le risponde singhiozzando come un bambino di pochi anni.  “Sono su Garel. Stanno combattendo su Garel. Stanno bombardando Garel. Rey… stanno bombardando casa mia.”

Rey fissa il ragazzo  devastato. Trema e il suo sguardo è supplice. Si aspetta qualcosa da lei.

Ma io non posso, ora…

Lo abbraccia forte tentando di confortarlo. Deve aiutarlo,   deve aiutare lui e tutti loro. È questo che fanno i Jedi.

“Non temere” gli sussurra sentendo le sue piccole ossa sotto le dita. È solo un bambino smanioso di crescere. Ma vuole tornare a casa. Solo questo. Lui può ancora farlo. “La tua famiglia… andiamo a salvarli.”

…..

La luce invade Mustafar sciogliendo finalmente le nubi gialle e pesanti che ne ricoprono l’atmosfera e velano agli occhi la superficie rabbiosamente rossa.

Quello è stato il primo pianeta  a rischiare il collasso. È e sarà per sempre un messaggero di catastrofe. Gli piace l’idea che l’ultima alba che potrebbe vedere in vita sua sia quella di Mustafar. È come ritrovarsi faccia a faccia  con i propri sogni e i propri demoni. Cerca Rey con la mente. Non vuole nessuno, intorno, a parte lei. Lei, che è la sua speranza e la sua sconfitta.

Lei lo lascia entrare nei suoi pensieri, si manifesta e accetta di condividere di nuovo il loro intimo spazio buio.

“Non è necessario, Ben” gli dice.

Si sta tirando indietro? Le parole di Luke le hanno forse aperto gli occhi?  “Sei strana. L’hai voluto tu. E ora vuoi rinunciare?”

Lei scuote la testa. Sembra tornata quella di sempre. L’oscurità dentro di lei sembra scomparsa. “La Resistenza è su Garel. L’intero pianeta è zona di guerra. Voglio andare lì. Ti sto chiedendo di venire con me.”

La scruta senza capirla più. Di nuovo quella proposta. Di nuovo la Resistenza. No, lei davvero non riesce a capire. “Sai che non servirebbe a niente.”

“Credi di poter sgominare gli esseri che attendono al varco.” Rey sorride amaramente, ma la sua voce trema. “E non vuoi fare un tentativo di fare la cosa giusta.”

“Mi hai sfidato a un duello all’ultimo sangue” le ricorda. E lo ha fatto solo per paura di una visione che può appartenere a un futuro non loro.

Rey esita. “Avevi ragione. Non sono niente. Solo un’anfora per contenere qualcosa che tu hai perso.”

“Sei qualcosa che esiste per essere migliore di me” le dice. Non può lasciarsi spezzare da ciò che Luke ha svelato. Lei è stata scelta perché lui si è rivelato uno sbaglio. 

“Non lusingarmi” lo rimprovera.

“Esisti perché io ho fallito. Non fallirò più.” Lei è la sua luce. Ora lo vede chiaramente. Un mondo luminoso pulsa dentro di lei, con una punta di buio che la lega a lui. Lei  è il suo esatto, perfetto, indispensabile opposto. 

“Promettimi…” inizia Rey esitando.

“Non posso.” Ben Solo preme per venire a galla. Ma è una trappola in cui non può cadere, ora.

“… Che se vincerai, porterai Han su Garel. E aiuterai la sua gente” conclude lei senza lasciargli scampo.

“Rey…”

“Non importa se non vuoi farlo per me. ” Gli prende una mano con delicatezza, come se non provasse più rancore.  “Quando ti sarai appropriato del mio potere, usalo almeno una volta per fare quello che farebbe Ben, l’ultimo degli Skywalker. Fallo per te stesso. So di non contare abbastanza. L’ho capito. Ma so che vuoi bene a quel ragazzino. Non importa cosa succederà dopo.”

Sai di non contare abbastanza? Forse quella  è l’ultima occasione che ha per dirle che lei conta più di tutto. Ma resta in silenzio.  Vorrebbe dire arrendersi immediatamente.

“Ho visto infinite possibilità" continua lei. “Infiniti mondi. Infinite strade. Questo è quello che è toccato a noi. Forse non abbiamo mai avuto scelta.”

Sì, è così. Hanno condiviso la stessa esperienza. Ha visto se stesso. Ha sconfitto una maschera crepata. Eppure ha ancora la sensazione di essere intrappolato  nell’esistenza sbagliata. “Io ho visto mia madre viva, in uno di quei mondi di cui parli. E tu contro di me. La Forza ci ha impedito di farci del male a vicenda, finora. Forse voleva che fossimo pronti.”

“Lo siamo?” chiede Rey, con una traccia di timore nello sguardo. 

“Te lo prometto ” cede Ben Solo alla fine. Se arriverà a vedere un’altra notte, andrà su Garel e sarà per l’ultima volta l’uomo che lei avrebbe voluto.

“Davvero?” gli occhi di Rey si spalancano di una gioia incredula. 

“Tu promettimi…” Ben Solo resiste a stento alla tentazione di avvicinarsi e stringerla. Potrebbe farlo. La distanza fra loro ha smesso di essere un limite da molto tempo. “Promettimi che prenderai l’esercito che ti lascio. E fermerai l’oscenità che vuole impossessarsi di tutto ciò che conosciamo. Usa il potere che mi prenderai per questo. E riparti da zero.”

Lei accenna una protesta, poi abbassa lo sguardo, gli afferra una mano e lascia scivolare qualcosa nel suo palmo. “Sai che non basterà” gli dice. “Per la guerra che sta arrivando, servono altri come noi.”

Lui annuisce. Ha ragione. Lei deve rimediare a quello che lui ha fatto. Scovare altri individui in grado di usare la Forza e addestrarli.   Lei deve rimettere in piedi il sogno di Luke che lui ha fatto a pezzi quando si è guadagnato il nome di Uccisore di Jedi. “Trovali” le risponde. 

“Il sole sta toccando il punto più alto del castello. Dobbiamo andare.” C’è solo una tranquilla rassegnazione nella voce di Rey mentre condividono di nuovo l’ineluttabile visione di due lame che colpiscono e affondano in perfetta sincronia. 

 Poi lei svanisce e resta solo la freddezza dell’Eclipse. Ben Solo apre lentamente la mano e non è sorpreso nello scoprire che lei gli ha lasciato metà del kyber appartenuto ad Anakin Skywalker. 

Ashla. Bogan. Due parti di un’unica essenza.

Si incammina verso gli hangar. Il volo fino alla superficie del pianeta sarà brevissimo.  Lei si è presa il suo Silencer e quella, forse, è l’ultima occasione che ha per continuare il rodaggio del nuovo Tie Dagger. Non è neppure seccato che il primo a usarlo sia stato quel ragazzino impudente. Sorride pensando a quante altre cose avrebbe voluto insegnargli. Tenta di restare focalizzato sul presente. Sa che sarà la Forza a decidere i loro ultimi passi.

Quando giunge sulla piana desolata ai piedi del castello, lei non è ancora arrivata. L’attesa gli sembra infinita, ma passano solo pochi minuti e il Falcon plana poco distante. 

Vestita di bianco. Luminosa e perfetta. 

Lei non dice nulla mentre gli si piazza di fronte. Si limita ad accendere la spada e Ben Solo la imita immediatamente.

 Restano in silenzio anche quando si scagliano l’uno contro l’altra. 

 

 

 

 

 

 


 
   
 
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