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Autore: Believer98    24/08/2019    0 recensioni
Storia nata per rimediare alla severità di zia Row con Draco e i Serpeverde.
Serie di tre storie, ognuna dedicata a un anno di Draco ad Hogwarts. Questa prima è dedicata al suo quinto anno. Seguiranno "Draco Malfoy e L'Ordine del Basilisco", e infine "Draco Malfoy e il Segreto di Salazar Serpeverde".
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Dove gli eroi non sono i protagonisti, dove i Serpeverde non sono quello che sembrano.
Dove non esiste il "ragazzo cattivo" ma esistono persone che vagano fra il nero e il bianco, nessuno è totalmente bianco e altrettanto nessuno è completamente nero (eccetto Voldemort, il male assoluto).
Dove Draco inizia a ricordare i dettagli più oscuri del suo passato, un passato che credeva di aver rimosso.
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DracoxGinny
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Serpeverde, Sorelle Black | Coppie: Bill/Fleur, Draco/Ginny, Harry/Luna, Ron/Hermione, Severus/Narcissa
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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6. Pace



Il giorno successivo Ginevra Weasley si svegliò male, malissimo, proprio come aveva dormito quella notte. Non aveva fatto altro che pensare a Draco.
Il suo nome, il suo viso erano rimbombati nella mente di Ginny finché il buio non aveva preso il sopravvento, e poi erano tornati a tormentarla appena aveva aperto gli occhi. Lui il pensiero prima di andare a dormire, lui quello da sveglia. Era incredibile, lei che non poteva smettere di pensare a un Serpeverde.
Si avvicinò allo specchio nei bagni e spazzolò in fretta e furia i suoi lisci capelli rossi, sforzandosi di pensare solo a quella giornata. La McGranitt avrebbe accompagnato lei e tutti quelli del quarto anno a Hogsmeade e lei aveva appuntamento con Luna giù all’ingresso del castello.
Indossò un paio di pantaloni neri e un maglioncino rosso, quest’ultimo regalo spedito da suo fratello Bill e da Flebo, e si precipitò giù dalle scale.
Nella Sala Comune salutò il trio e mentre usciva incrociò Katie, ma non si fermò neanche per un secondo. Effettivamente era abbastanza in ritardo.
Quando raggiunse Luna all’aperto si prese finalmente il tempo per respirare. Durante il suo percorso aveva temuto di incrociare un paio di occhi grigi ma questo non era avvenuto. Aveva visto Neville, Michael, Angelina e i gemelli, ma nessun Serpeverde biondo in circolazione.
Forse faceva colazione, o forse, puntuale com’era, si trovava già in aula. In ogni caso meglio così.
« Hai il fiatone » osservò Luna, « non hai mangiato, credo. »
« Non ho molta fame stamattina » replicò Ginny. E non voglio incontrare Malfoy, aggiunse mentalmente. « Inoltre sono in ritardo, come mio solito. »
« In effetti » concordò Minerva McGranitt spuntando alle sue spalle. « Aspettavamo soltanto te signorina Weasley » disse con un tono che sembrava severo, anche se, sulle sue labbra, aleggiava un sorrisetto. Ginny si scusò con un cenno e alla fine il gruppo partì per Hogsmeade.

 

Ginny si affacciò a una vetrina, il naso e i palmi delle mani schiacciati contro il vetro, tanto da sentirsi una bambina davanti a un negozio di caramelle. Solo che qui non si trattava proprio di caramelle.
Mentre il freddo attanagliava il suo corpo, lei ricordava Harry e gli altri che tornavano da Hogsmeade. Era il suo secondo anno, e il terzo di Ron. Suo fratello era tornato carico di dolciumi e non si era neanche preoccupato di offrirgliene. Hermione, invece, era stata più gentile condividendo con lei un paio di Cioccorane.
Dietro il trio camminava Malfoy, tutto nervoso e coperto di fango. Accanto a lui Theodore Nott lo aiutava a ripulirsi, mentre Blaise tentava invano di soffocare una risata.
« Un giorno di questi comprerò un Detector Oscuro, non c’è nulla che odi di più di essere colto di sorpresa » si lamentava il biondo, salvo poi accorgersi dello sguardo di Ginny. « Cos’hai da guardare ragazzina? »
Con questo ricordo in mente, Ginny sorrise ed entrò nel negozio.


Quella sera Draco non riusciva a crederci, era arrivato ancora una volta per secondo. Ginny era già lì, seduta, e svolgeva tranquillamente i propri compiti.
Anche stavolta, all’entrata del Serpeverde, non alzò lo sguardo. C’era una differenza però: questa volta le costò molta fatica, e si notava. Si sforzava di tenere gli occhi puntati su una pagina bianca e neanche si preoccupava di scriverci, neanche fingeva.
 Come sempre Draco lasciò la propria bacchetta alla professoressa e, come sempre, la McGranitt uscì dallo studio, lasciandoli da soli.
Draco si chiese nuovamente cosa avesse di tanto importante da fare quella donna nella vita. Tuttavia cacciò un libro di Erbologia e si diede alla lettura del volume, con un groppo alla gola.
Per tutto il giorno aveva cercato di non pensare agli eventi della sera precedente, alle confessioni che aveva fatto alla Weasley, ai ricordi che risalivano in superficie. La pozione l’aveva aiutato ad affogare le reminiscenze ma non poteva dimenticare il suo sfogo.
C’era molta tensione fra di loro e Ginny dovette prendere molto coraggio, il coraggio di una Grifondoro, prima di parlare.
« Quello che è successo ieri … Non era mia intenzione farti del male » iniziò dolcemente. Quando il ragazzo non rispose, lei riprese a insistere. « Andiamo Draco » sussurrò il suo nome, la prima volta che lo pronunciava, « non è da te tenere il muso. » Con quest’ultima considerazione trovò il coraggio di alzare gli occhi e incrociare quelli metallici del Serpeverde, scoprendo che lui la stava fissando da quando aveva iniziato a parlare.
Non era arrabbiato, triste o altro, semplicemente guardava, analizzava. Ginny deglutì. « Ti ho preso una cosa » aggiunse, alzandosi in piedi e frugando nella propria borsa. Ne estrasse un pacchetto, nero e lucido. Il fiocco che lo circondava era ovviamente verde.
Draco non riusciva a capire. L’aveva sempre trattata male, lei, i suoi amici e i suoi familiari. Ora improvvisamente spuntava con un regalo … per lui. « Cosa? » chiese solamente, confuso.
Forse quella ragazza andava smistata in Tassorosso, ma allo stesso tempo assolutamente no, Ginny Weasley era una Grifondoro fatta e finita. Maledetti Grifondoro e maledetto il loro onore, pensò lui.
« Stamattina sono stata a Hogsmeade » iniziò lei, « ho pensato che ricordavi il nostro primo incontro e volevo dimostrarti che anche io ricordo qualcosa riguardo te. Forse ti sembrerà sciocco o patetico, e sai una cosa? In tal caso hai proprio ragione. Forse sono ridicola, forse un altro Grifondoro non si sarebbe comportato così. Sono solo stanca di tutto il male che ci siamo fatti. Questa è la mia proposta di tregua, la mia ascia di guerra seppellita. »
Gli porse il pacchetto che lui afferrò, seppur esitante. La guardava negli occhi e gli occhi di Ginny erano due pozze color cioccolato con degli sprazzi di verde, due reticoli profondi e sinceri. In quel momento erano diretti a lui e non c’era compassione o pietà, solo dolcezza. Draco temette di perdercisi dentro. E infondo avrebbe potuto farlo, senza trovare via di fuga.
Si costrinse a guardare il pacchetto e lo aprì, senza dire una parola. Dentro alla carta lucida, accuratamente piegata, c’era un Avversaspecchio. Draco corrugò la fronte e cercò di ricordare intensamente quando ne avesse richiesto uno.
« Non ce ne era bisogno » constatò, diffidente e circospetto. La guardava cautamente, accovacciato nella propria posizione. Il gesto della Grifondoro confondeva e, allo stesso tempo, lusingava.
Le persone con cui Draco si scambiava i regali di solito erano i suoi amici più stretti, ovvero Theo e Blaise. Severus gli faceva un regalo a Natale o al compleanno, solitamente qualche nuovo manuale di Pozioni o qualcosa di cui Draco aveva bisogno. Riceveva un regalo da parte dei genitori, o meglio così c’era scritto sul biglietto, ma era chiaro che era compito di Narcissa ideare e comprare il dono. Ogni tanto riceveva qualcosa da Pansy o da Astoria, sorella di Daphne.
Nessuno fuori da quelle persone, e ora gli si presentava Ginny Weasley con un Avversaspecchio.
« Vedilo come un regalo di Natale » sussurrò lei, ancora in piedi, mani incrociate davanti alla gonna.
« Io non ti ho preso niente però. » Come avrebbe potuto, quella situazione era già strana di per sé.
« E come un messaggio di scusa » aggiunse immediatamente Ginny, un sorrisino che aleggiava sulle sue labbra.
Ora Draco ricordava: in un finesettimana a Hogsmeade, due anni prima, Potter lo aveva colto di sorpresa sotto il proprio mantello invisibile, cospargendolo di fango. Allora il Serpeverde aveva desiderato di possedere qualcosa con cui scovare i propri nemici, ma era un desiderio talmente vecchio che quasi se ne era dimenticato. Non sapeva cosa dire. Inoltre lui aveva già un Avversaspecchio, glielo aveva regalato Severus proprio due anni prima.
« E tutte le offese da parte mia? » chiese, il tono ancora incerto.
Ginny sembrò pensarci su, abbasso gli occhi e storse il muso. « Non importa » sussurrò umilmente. « Probabilmente te ne ho fatto altrettanto ieri sera e, credimi, non amo vendicarmi. »
Draco sollevò gli occhi verso il soffitto, fintamente scocciato. « Come dimenticare che sei una dannata Grifondoro » scherzò, riprendendo il proprio senso dell’umorismo. Solitamente quelle punzecchiature davano inizio a un litigio, ma questo non era il caso. Così Ginny si ritrovò a ridacchiare.
Era tutto così strano. Quella sera si sentivano diversi ed effettivamente c’era qualcosa di diverso tra di loro, nessuna tensione, erano completamente tranquilli e rilassati. Avevano scelto di abbassare armi e scudi, di provarci. 
« Se continuiamo a fare occhio per occhio per sempre chissà dove andremo a finire. » Era vero, dopo varie riflessioni Ginny era arrivata a quella conclusione. Era stanca di litigare con Malfoy, di farsi male a vicenda e di usare i punti deboli dell’altro. « Ieri sera mi sono sentita malissimo, quello che mi hai raccontato … »
Sei diverso dall’idea che mi ero fatta di te, avrebbe voluto dire, non sei il ragazzo viziato che credevo. Ora so che c’è molto di più.
Era abbastanza coraggiosa da affrontare i propri nemici, tuttavia non riusciva a dire quelle parole. Perché il ragazzo davanti a lei era Malfoy, perché ciò che avrebbe detto non sarebbero più tornato indietro, non ci sarebbe stato rimedio.
« Non importa, ho già dimenticato tutto » tagliò il discorso lui. Si era ritratto e ora aveva iniziato a leggere il proprio libro. Non voleva ricordare quelle cose spiacevoli, soprattutto non di nuovo davanti a lei. Odiava mostrarsi debole.
Anche Ginny si sedette, decidendo che era meglio tornare ai propri compiti, quindi tra i due calò un silenzio pacifico, interrotto solo di tanto in tanto dal rumore di una pagina che svoltava.
Lei, tuttavia, non era brava a restare zitta quando aveva mille cose in testa. Quindi non si preoccupò di dare fiato ai propri pensieri. « Non ho fatto altro che pensarti » ammise a testa bassa.
Draco smise di leggere e iniziò a fissare il vuoto. Ancora una volta non sapeva cosa dire. Lei aveva pensato solo a lui? « Sono lusingato, Weasley » bofonchiò, con un velo di ironia nella voce. Poi i suoi occhi si posarono sull’Avversaspecchio. Ne aveva già uno, ma non aveva proprio voglia di rinfacciarlo alla Grifondoro. « Ora dovrei ringraziarti? » chiese.
« Non sei costretto. »
Draco ci pensò su. Non si sentiva obbligato a farlo, a dire grazie alla Weasley, e dopo tutto non era stato lui a chiederle un dono. Tuttavia non riusciva a smettere di guardare l’Avversaspecchio e di esserne stupito, perché lei aveva pensato a lui per tutto il giorno e perché si era sentita in colpa nonostante gli epiteti brutti che lui aveva affibbiato a lei e alla sua famiglia. « Forse un giorno ti ringrazierò » concesse.
Lei lo guardò di nuovo, stupita. « Quasi non ti riconosco più » constatò con una nota di divertimento nella voce, « ma sono felice che sia tutto a posto. »
Non è tutto a posto, pensò Draco.
« Voglio chiarire ciò che ci siamo detti ieri sera e voglio mettere un punto alla faccenda. Mio padre non è esattamente un padre modello, lo so, ma è stato il mio esempio per tanti anni ed è mio padre. »
Non sono un debole, aggiunse internamente, ma è l’unico padre che ho.
« Non è facile opporsi ai propri genitori, soprattutto quando non hai altre figure adulte a cui appoggiarti » commentò lei, cercando di essere comprensiva.
« Non è proprio così, non sono gli unici adulti a farmi da punti di riferimento. Severus non sarà mio padre ma è il mio padrino ed è stato sempre presente, sin dalla mia infanzia. » Un ricordo sguazzò nella sua mente. Un bastone nero e lucido scendeva violentemente verso di lui, una mano bianca afferrava il bastone e lo allontanava dalla sua visuale. Draco sbatté due volte le palpebre e notò il cipiglio incredulo della rossa. « Cosa c’è? »
Ginny scosse ripetutamente il capo. « Accidenti, è così strano sentire il nome del professor Piton, e infine il modo in cui ne parli … »
« Come ne parlo? »
« Sembra che tu gli sia riconoscente. »
Draco annuì, richiudendo definitivamente il proprio libro. « Lui non è solo quello che vedete tutti a scuola, mi ha aiutato molto in questi anni. »
Ginny annuì a sua volta e si mosse silenziosamente, voltandosi verso Draco. Non riusciva a credere alla proprie orecchie, quelle erano confidenze amichevoli. Aveva paura di alzare la voce o di spostarsi troppo bruscamente, rischiando di interrompere l’incantesimo che si era creato.
« Tua madre invece? »
Il ragazzo sospirò. « Lei è grande, un poco troppo apprensiva ma comunque grande. »
« L’ho vista solo una volta, ma sembra una donna davvero forte » commentò Ginny, pur sempre attenta alle parole che usava. Malfoy sembrava essersi dimenticato chi fosse, una Weasley, una Grifondoro e una cosiddetta traditrice del suo sangue. « Lo stesso non posso dire di tuo padre che mi infilò il diario di Tom Riddle nel calderone. »
Sulla faccia di Draco ricadde un cipiglio nervoso, il solito che riservava a lei e ai suoi amici. Tuttavia il tono rimase sorprendentemente pacato. « E tu ci sei cascata. Cosa ti era saltato in mente? Volevi ribellarti? »
Ginny si morse il labbro e sospirò. « Volevo sentirmi accettata » ammise a malincuore, « e Tom non faceva altro che farmi complimenti. Mi diceva che ero bella, che gli piacevo. Mi ha ingannata. » Draco aveva ascoltato e sembrava analizzare parola per parola. In realtà il suo sguardo freddo fece sentire male Ginny.
Perché parlo così tanto? E con lui poi, pensò amaramente.
« Non sono più così, per fortuna. Non ho bisogno dell’approvazione degli altri, solo della mia. Ora sono più forte. »
« Lo vedo » concesse lui, squadrandola da capo a piedi. Per qualche strambo motivo gli sembrò di vederla per la prima volta – di vederla davvero. Non riusciva proprio a paragonarla a nessuna delle sue conoscenze, a nessun’altra ragazza, perché Ginny era diversa o forse era diverso il modo in cui lo faceva sentire. Si era confidato con lei, spinto da una sensazione leggera, qualcosa che assomigliava alla fiducia, e tutt’ora non era in grado di pentirsene. « In un certo senso sei cresciuta sotto i miei occhi, Weasley » asserì con un velo di malizia. Lei non rispose, semplicemente arrossì. Draco osservò le gote pallide della Grifondoro mentre si coloravano di un tenero rosa, e si sentì compiaciuto, sapendo che era lui il motivo di quella reazione.
Chissà se Corner è in grado di farla arrossire in questa maniera o se il loro rapporto è piatto come credo, si ritrovò a pensare, salvo poi ravvedersi di quella curiosità fuori luogo.
« E comunque neanche tu ti dovresti preoccupare di cosa dicono gli altri, credimi si sta molto meglio senza. » Le parole di Ginny interruppero tutti i suoi pensieri strani e Draco ci mise un poco a capire il riferimento di quella morale.
« Torna a studiare, Weasley. » Le parole di Draco furono accompagnate da un ampio gesto, con cui si rimise composto sulla propria sedia e riaprì il libro, tornando a leggerlo.
La ragazza continuò a fissarlo, pensierosa. « Mi chiamo Ginny » precisò in un mezzo sussurro, attenta a farsi sentire ma timorosa della risposta.
Tra i due cadde un silenzio tombale, nella quale Ginny trovò il tempo – e la decenza, a detta sua- di tornare a svolgere i propri doveri. Quella sera si era distratta come non mai, quando il giorno seguente avrebbe dovuto consegnare una relazione sui processi di trasformazione in Animagus alla professoressa McGranitt. Non era da lei dimenticare i compiti assegnati, o comunque lasciarli da parte.
« Io Draco » replicò poco dopo il Serpeverde, sospirando con teatrale sussiego. Ginny sorrise sotto i baffi e continuo comunque a scrivere.

« Stasera è stata propria strana » commentò Ginny, mentre lei e Draco iniziavano a scendere gli scalini per tornare ognuno nella propria dimora.
Draco era assolutamente d’accordo. « Non ti ci abituare però. »
Ginny ridacchiò e aspettò che finissero di scendere quella rampa, prima di tornare a chiedere. « Posso farti una domanda? »
« Non prendere troppa confidenza, Weasley » sbuffò Draco, aggiungendo poi un superficiale « non siamo mica diventati amici. »
« Va bene ma io mi chiamo Ginny » ripeté lei, senza battere ciglio davanti alla fermezza di Draco.
« Ringrazia che non usi piattola, come nome. »
Ci fu un secondo di silenzio, giusto un secondo che Draco assaporò con gusto, prima che quella ragazzina dai capelli rossi tornasse alla carica. « Posso farti quella domanda? »
« Tanto me la farai ugualmente. »
« Perché mi hai nascosta dalla Umbridge? » domandò subito lei. Senza peli sulla lingua, come sempre. Altra cosa che confondeva Draco.
« Non ti ho nascosta dalla Umbridge » protestò il ragazzo a sopracciglia corrugate, « volevo solo evitare di sentire il tono stridulo e petulante che assume quando si lamenta di qualcosa. »
« Tranquillo, a parte voce e tutto il resto, non è difficile capire quando è in arrivo, insomma con quei suoi tacchi fastidiosi e il profumo di zucchero. »
« Puzza vorrai dire » precisò Draco sorridendo divertito.
Ginny batté più volte le palpebre, confusa, prima di insistere. « No, volevo dire profumo. »
Il Serpeverde capì di dover precisare ulteriormente. « Io odio gli odori dolci » mormorò e, intanto, storse il naso.
« Allora odierai anche il mio » canticchiò Ginny, stranamente divertita, facendo un paio di saltelli e superando il compagno di qualche passo. La ventata scaturita dalla sua corsetta schiaffeggiò addosso a Draco un’ondata di vaniglia. No, non gli dava fastidio.
« Sì infatti » mentì spudoratamente. In un primo momento non notò il divertimento della ragazza; Ginny sorrideva, con gli occhi luminosi e vittoriosi di chi ha capito che stai mentendo. La sensazione fece muovere qualcosa nello stomaco di Draco, qualcosa di sconosciuto sino allora e solo Merlino sapeva quanto lui odiasse ciò che non conosceva, ma nonostante tutto era divertito come lei. « Dovevo lasciarti tra le braccia della Umbridge, sai? »
« Sì, poi sarebbe andata a dire alla McGranitt che siamo usciti insieme dal suo studio. »
« Colpa tua, io mi ero avviato in biblioteca per primo, sei stata tu a seguirmi. »
Eccoli di nuovo, pronti a battibeccare come cane e gatto, anche se adesso non c’era nessun tipo di veleno tra di loro. Percorrevano silenziosamente un corridoio, tranquilli come fossero due semplici allievi della scuola, senza alcun passato burrascoso alle spalle o comunque fingendo di non incarnare le sembianze dei Montecchi e dei Capuleti del mondo magico. « Alla prossima lo farò, sono Prefetto non dimenticare » rimboccò Draco.
Ginny non sembrò soffermarsi troppo sulla minaccia. « So che voi Prefetti avete accesso a dei bagni speciali, un giorno mi piacerebbe vederli » commentò come se nulla fosse.
« Non ti ci possono portare Mezzosangue o Rosso Malpelo? »
Ginny gli scoccò un’occhiata ammonitrice. Ormai si era tanto abituata alla Serpe che non aveva paura di beccarsi un altro mese di punizione con lui. Draco rise della di lei espressione, notando come la Ginevra dolce di quella serata si fosse trasformata in una signora Weasley stizzita con tanto di cipiglio marcato. « Hermione non ci va quasi mai e mio fratello Ron non mi ci porta. »
« Che noia » bofonchiò il Serpeverde, sopracciglia inarcate a mo’ di sfottò.
« Puoi dirlo forte. »
« No, dicevo che tu sei una noia, Weasley. »
« Ginny. »
« Visto? »
Ormai il loro percorso in comune era terminato, dato che avevano girato un altro corridoio e si erano ritrovai davanti alle scale che scendendo portavano ai sotterranei del castello, dove ovviamente risiedeva anche il covo delle Serpi.
« Ti lascio procedere nei tuoi abissi oscuri » scherzò Ginny.
« Così che tu possa tornare nel quartiere dei poveri. »
La rossa accolse la battuta sospirando e replicò: « Notte, Malfoy. »
Si era voltata risoluta e aveva preso a camminare verso una rampa di scale, mentre Draco si prese un momento per osservarla. Il suo sguardo scorse sui suoi capelli che oscillavano a ogni passo, sulle sue forme da ragazzina, sul profumo di vaniglia che si dissolveva.
Non si preoccupò neanche di essere stato beccato, quando lei si voltò e incrociò il suo sguardo. Ginny aveva sentito gli occhi di Draco su di sé come lame infuocate e ora si era fermata a guardarli, mentre scintillavano di grigio sotto alla scarsa luce arancione delle torce da cui erano illuminati.
« Notte, Ginevra » disse semplicemente lui, prima di procedere verso i sotterranei, mento alto e mani nelle tasche. Sparì alla vista della ragazza e, almeno questa volta, fu lei a fissarlo mentre se ne andava. E anche lui sentì gli occhi marroni di lei sulla schiena, come una timida compagnia lungo la sua discesa nei sotterranei.
Li percepì anche quando Ginny non poteva effettivamente vederlo ed entrò così nella Sala Comune, calmo e sovrappensiero.
« Guardalo come entra spensierato, senza neanche notare i suoi amici. » Fu il rimprovero fintamente irritato di Blaise che, come suo solito, sghignazzava sotto i baffi. Era sempre sorridente Blaise Zabini, forse era uscito dal grembo della madre proprio così, occhi smaglianti e bocca all’insù. Spesso persino Draco pensava che l’umore dell’amico fosse intoccabile.
« La Weasley ti ha dato filo da torcere? » domandò Theodore, sospettoso, mentre Draco si andava a sedere accanto a lui sul sofà in pelle. Il moro lo aveva osservato di sottecchi per tutto il tempo, dalla sua entrata pensierosa sino allora. Accanto a Theo c’erano Blaise, seduto in maniera scomposta –ovviamente, e Pansy, gambe accavallate e braccia conserte. Anche lei fissava il biondo ma con molto meno sospetto.
« No, è stata una serata abbastanza noiosa in realtà. »
« Vieni qui » intervenne Pansy, estraendo una cosa dalla propria borsa. Draco notò con stupore che Pansy aveva preso uno dei prodotti di quei Weasley, i gemelli. Sempre un rosso di mezzo c’è, pensò con ironia. « Guarda cosa ho comprato da quello sciocco di George Weasley, del Torrone Sanguinolento … così che possiamo fare un paio di scherzi ai ragazzini più piccoli. »
Mentre Pansy pronunciava queste parole, un giovane del secondo anno passò accanto a loro. Si trattava di Malcolm Baddock, un ragazzino che era stato smistato in Serpeverde sotto gli applausi eccitati di Draco stesso. Draco aveva conosciuto il bambino grazie a Narcissa che era amica della madre di Malcolm. Così era stato felicissimo di dare il proprio benvenuto a Malcolm nella nobile e oscura Casa Serpeverde un anno prima.
Il ragazzino biondo gli sorrise, gli fece un cenno di saluto e poi raggiunse un paio di amici vicino al camino.
Draco sospirò e tornò a guardare Pansy. « Non mi va » ammise un poco a malincuore.
« Come mai? »
« Sono cresciuto Pansy, sono un uomo ormai » annunciò, il tono serio, mentre di sottofondo Blaise si lasciava scappare una risata scettica. « Cresci anche tu » concluse Draco, rivolto sia alla sua amica che a Blaise.
Pansy non riusciva a credere alla proprie orecchie. « Tu che ti rifiuti di fare un dispetto? Stai bene? » domandò sinceramente preoccupata.
« Sì e ti ringrazio se non insisterai. »
La faccia della Parkinson ormai era cerea. « Ringraziare? »
Gli occhi del ragazzo vagarono altrove e subito notarono i paffuti Tiger e Goyle, intenti a mangiare un intero cesto di muffin sopra un sofà poco distante, finendo così per lasciare briciole ovunque, fatto che gli costò le lamentele di Daphne.
Ciò che Draco non poteva vedere, invece, era lo sguardo della ragazza alle sue spalle. Astoria Greengrass era da sempre innamorata di Draco, ma non come Pansy che aveva accettato una semplice amicizia; Astoria era davvero presa da Draco, bramava le sue attenzioni e sognava di essere la sua ragazza.
Draco non l’aveva mai degnata di tante attenzioni, ma in particolare quella volta si era seduto davanti a lei senza neanche accorgersi della sua presenza. La cosa aveva irritato Astoria che, con sguardo fulminante, cercava di pensare alle possibili cause di quella distrazione.
Quando ognuno tornò a farsi i fatti propri, Theo si accostò a Draco e si appoggiò alla sua spalla per sussurrare: « Dobbiamo fare quattro chiacchiere io e te. »



Piccole note:
Buonsalve!
Voglio ringraziare chi ha recensito (c_underwater) e chi ha inserito la mia storia fra le preferite o le seguite. State aumentando e mi fate capire che vi interessa e che continuerete a leggere.
Come sempre, vi incito a dirmi se commetto degli errori e come posso migliorarmi.
Cosa ne avete pensato di questo capitolo? Del rapporto fra Ginny e Draco che si evolve? Fatemi sapere.
Ultimamente sto aggiornando in 5/6 giorni ma presto darò una mano a mio zio con il suo bar e sarò impegnata per almeno due settimane. Quando arriverà il momento vi avvertirò.
Un bacio e alla prossima!

 

  
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