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Autore: ballerina 89    24/08/2019    2 recensioni
Sequel delle due storie fin'ora create: "il miracolo di Natale" e caccia alle uova.
La famiglia Jones è finalmente tornata su efp per raccontarvi un'altra "indimenticabile avventura. Cosa dire di più? Beh... forse questa volta il vissero felici e contenti non.....
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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POV KILLIAN
 
Come ogni giorno della mia vita anche quel mattino ero a lavoro. Era una giornata particolarmente faticosa quella che mi si prospettava davanti visto il numero di mansioni che io e la mia ciurma avremmo dovuto svolgere, ma a differenza del mio equipaggio, il quale da quando era arrivato non faceva altro che lamentarsi, io ero felice, particolarmenre felice e tutto quel lavoro non mi creava nessun tipo di problema. A cosa era dovuta la mia felicità? Al fatto che finalmente quella sera, a concludere della giornata lavorativa, avrei cenato con la mia splendida mogliettina e avremmo festeggiato l’arrivo ufficiale di due principesse o di due pirati all’interno del nostro teem. Ero davvero emozionato all’idea di scoprire il sesso dei bambini, non che facesse qualche differenza, ma finalmente avremmo potuto dar loro un nome e di conseguenza un’identità. Il termine fagiolini non gli si addiceva più da tempo ormai. Misi tutte le mie energie nel lavoro, avevo una carica assurda quella mattina, nessuno sarebbe riuscito a farmi cambiare umore. Nessuno eccetto mio suocero naturalmente. 
Stavo catalogando i barili di rum da consegnare alle taverne dei territori vicini quando il mio cellulare iniziò improvvisamente a vibrare richiamando la mia attenzione. Era David che come al suo solito chiamava nei momenti meno opportuni. Provai a far mente locale: Hope era con Snow mentre Dave era con Emma, non c’era nessuna ragione urgente per chiamarmi di conseguenza lasciai il telefono squillare con l’idea di richiamarlo successivamente. Niente da fare, il mio caro suocero non sembrava intenzionato ad aspettare. Come minimo mi fece quattro o cinque chiamate, una di seguito all’altra, tanto che alla fine, pur di mettere fine a quello squillo incessante e fastidioso fui costretto a rispondere.
- Principino, nessuno le ha mai spiegato che quando una persona non risponde alle chiam.... - venni immediatamente interrotto dalla sua voce alquanto agitata.
- Raggiungimi in ospedale adesso! - Nessun saluto, nessun convenevole... niente di niente, solo quella frase secca. Dovevo raggiungerlo in ospedale... perchè? Era successo qualcosa a Snow? O fore a Hope! Improvvisamente la felicità di quel mattino svanì di colpo lasciando spazio alla preoccupazione.
- David che... perché.... - ero talmente nel panico che non riuscii neanche a formulare una frase di senso compiuto. 
- Raggiungimi qui quanto prima, ti spiegherò tutto dopo!
- Aspe... - riagganciò senza darmi diritto di replica. Accidenti! Cosa mai poteva essere successo? Di sicuro nulla di grave o me lo avrebbe detto no? Non sapevo a cosa pensare in realtà, continuavo a sentire le sue parole rimbombarmi alla mente e di conseguenza, senza aspettare la pausa o l’arrivo degli altri membri della mia ciurma, incaricai Spugna di prendere il comando e a passo sostenuto raggiunsi l’ospedale. Incontrai David proprio davanti la porta principale del pronto soccorso, non era solo e questo mi mandò ulteriormente in allarme. C’era mio figlio Dave con lui e da come era abbracciato alla gamba di suo nonno capii che il piccolo era parecchio spaventato. I pezzi del puzzle iniziarono improvvisamente ad assemblarsi: se Dave era qui allora significava che c’era anche...
- Emma! David dove’è Emma? - Esclamai immediatamente  guardando David con sguardo preoccupato. - Dov’è mia moglie David? perché Dave è qui con te! - Dave doveva essere con Emma in quel momento, era lei che doveva andare a riprenderlo a scuola quel pomeriggio, perché non era con loro e perché Dave era qui in ospedale con suo nonno? Che avesse avuto un'emergenza a lavoro? Mmmh escluso, me lo avrebbe detto di sicuro e poi... beh se era un'emergenza sarebbe dovuto essere presente anche David che era di turno. Qualcosa non tornava....
- Dave, raggiungi la nonna dentro ok? Io e papà arriviamo subito. - A quanto pare anche Snow erana li. Che fosse successo avvero qualcosa a Hope? Che Dave fosse li perchè Emma era con la nostra piccolina che magari la voleva con se? O forse era Emma, viste le sue condizioni, che aveva bisogno di essere visitata... in qualsiasi caso la cosa non mi piaceva per niente. Ormai era chiaro come il sole che c'era di mezzo un membro della mia famiglia, speravo solamente che non fosse nulla di grave. Mio figlio anche se con qualche capriccio iniziale obbedì alle parole di suo nonno e passo dopo passo lo vidi sparire tra le porte scorrevoli dell’ospedale.
- Allora? - domandai ulteriormente una volta che Dave fosse fuori portata di orecchie sperando di ottenere finalmente una risposta, l’ansia mi stava divorando, non avevo per nulla un buon presentimento, avevo assolutamente bisogno di sapere.
- Vedi ecco... Emma si è sentita poco bene e per precauzione ho pensato di portarla qui per fare un controllo. - mi spiegò rimanendo sul vago.
- Che significa che si è sentita poco bene? Che ha avuto? Perché non mi ha avvisato? - mi resi conto che dalla mia bocca uscivano solamente domande, domande a cui David non sembrava saper rispondere. - Dannazione David! Parla!
- Non so dirti cosa ha avuto di preciso, l’ho portata qui proprio per questo. Era in auto e ha avuto un mancamento... so solo questo. - Era in auto? Aveva quindi avuto un incidente? Dave era con lei? Non sembrava ferito...
- In che senso era in macchina David? Ha avuto un incidente d'auto? Dave...
- Nessun incidente tranquillo. Credo si sia resa conto che qualcosa non andava e ha accostato l'auto prima che potesse perderne il controllo e mettere a rischio se stessa e il piccolo. Vedrai che sicuramente non è nulla ma ho ritenuto comunque opportuno portarla a fare un controllo.
- Hai fatto bene mah... perché ha chiamato te? - non potevo credere che mia moglie avesse chiamato suo padre piuttosto che me: suo marito. Non lo aveva mai fatto.... dovevo forse preoccuparmi?
- In realtà non mi ha chiamato lei... è stato....
- CHI!!!!! Chi ti ha chiamato? Chi c’era con loro quando è successo questo? - stavo diventando matto. Perchè mio suocero doveva parlare a monosillabi?
- Beh... è stato Dave. - Dave? Mio figlio?  - Emma a quanto pare a perso conoscenza prima di avere il tempo di chiedere aiuto. Da come ho trovato l'auto credo che abbia appena fatto in tempo ad accostarsi. E' stato Dave a chiamarmi per dirmi che erano femi in strada. Tranquillo però, non ha capito poi molto. Credo si sia spaventato per via di tutta la gente curiosa che era li e perchè siamo venuti qui in ospedale ma per il resto non ha capito nulla puoi star sereno.  Quando sono arrivato lui era già fuori dall'auto, c'era la sua maestra con lui a fargli compagnia e a distrarlo.  - Non potevo ancora crederci. Era stato mio figlio a chiedere aiuto? Era stato bravissimo non c'è ombra di dubbio su questo, ma quale assurdo motivo Dave avrebbe chiesto aiuto a suo nonno piuttosto che a me? Con una canzoncina avevamo insegnato al piccolo tutti i numeri di telefono più importanti da chiamare in caso di emergenza ma credevo che il mio e quello di sua madre fossero in cima alla lista. Che glielo avesse chiesto espressamente Emma? A quanto pare no visto che era già svenuta. Non sapevo cosa pensare così mi feci aiutare dal mio istinto: lasciai mio suocero esattamente dove lo avevo trovato e senza degnarlo di una sola parola mi affrettai ad entrare all’interno del pronto soccorso per trovare mio figlio e parlare direttamente con lui. Dave era l’unico che sapeva come fossero andati effettivamente i fatti.Era stato l'ultimo a vedere Emma coscente ed era presente quando aveva perso conoscenza. Se c'era qualcuno che poteva darmi una mano a capire cosa le fosse successo, visto che i medici a quanto pare non si erano ancora pronunciati in quanto la stavano ancora visitando, quel qualuno era lui.
 Non ci volle molto a trovarlo: era seduto su una panchina accanto a sua nonna e alla mia piccola Hope la quale cercava di fare un riposino con scarso successo.
- Dave amore! - mi avvicinai a lui per poi prenderlo in braccio. Potevo vederlo dal suo faccino che era spaventato ma nonostante ciò fece finta di nulla, conoscendolo di sicuro si vergognava ad ammetterlo. - Ti va un bel gelato? - Domandai indicandogli il bar poco distante da noi. Scosse la testa in segno di negazione - Un succo di frutta? - rispose allo stesso modo. Non era normale per Dave rinunciare al gelato e questo mi confermò la tesi che era spaventato. - D’accordo campione, allora cosa ne diresti di andare a prendere un po’ d’aria fresca? Ti va di farti una passeggiata con papà? - questa volta non disse ne si ne no: rimase a fissarmi con i suoi occhioni dolci in attesa che facessi io la prima mossa. Lo presi per mano e dopo aver salutato la piccola di casa con un bacino sulla guancia ci dirigemmo nuovamente fuori dalla struttura. Lanciai un’occhiata a mio suocero per fargli intendere di lasciarci un po soli e quando questo avvenne provai ad indagare ulteriormente su cosa potesse essere successo nelle ore precedenti.
- Ci siamo visti poco fa ma non mi hai ancora raccontato com’è andata oggi a scuola! Che hai fatto di bello? Hai imparato cose nuove? - domandai per sciogliere un po’ il ghiaccio. Era teso, non volevo di certo peggiorare la situazione andando dritto al punto. Come la volta precedente però non ottenni nessuna risposta, era come se fosse bloccato e non sembrava minimamente intenzionato a parlare. Provai con altre domande, tutte generiche naturalmente, cercando in qualche modo di suscitare il suo interesse ma quando vidi che la situazione non si decideva a migliorare optai, forse anche sbagliando, ad andare dritto al nocciolo della questione. Le cose erano due: o lo avrei fatto bloccare ancora di più o lo avrei finalmente convinto a parlarmi.
- Senti amore mio, non sei costretto a raccontarmelo se non vuoi ma ti va di dirmi cos’è successo questo pomeriggio prima che nonno venisse a prendervi? - ero convintissimo che a quella domanda sarebbe susseguito l’ennesimo silenzio ma dovetti ricredermi subito in quando improvvisamente il piccolo Dave iniziò a raccontarmi per filo e per segno quello che era successo in quelle ore. Disse che Emma si era accostata con l’auto qualche metro dopo essere usciti dai cancelli della scuola e che si fosse improvvisamente addormentata lasciandolo parlare da solo. Mi ha raccontato di aver provato a svegliarla più volte, credendo stesse giocando, senza nessun risultato e che alla fine pur di farsi sentire gli si è messo ad urlare nelle orecchie. Naturalmente non gli rispose neanche in quell’occasione così spaventato aveva chiesto aiuto prendendo il cellulare di Emma dalla sua borsa. Mi fece la telecronaca precisa di quei minuti, descrisse tutto nei minimi dettagli fino alla chiamata, da lì non ricordava più nulla, o meglio... era parecchio confuso. Ha visto arrivare molte persone di cui una lo ha addirittura allontanato da lì e di conseguenza non ha capito molto di quello che stesse realmente succedendo. Lo vidi singhiozzare silenziosamente subito dopo aver finito di parlare ma al tempo stesso cercava inutilmente di nascondere il suo visino per non farmi vedere le lacrime che uscivano dai suoi occhi. A Dave non piace farsi vedere debole  e se fosse stata un’altra occasione forse avrei fatto anche finta di nulla lasciandolo affrontare da solo i suoi timori, ma questa volta non era possibile: qualcosa su sua mamma lo turbava e io volevo, anche non sapendo ancora bene cosa accidenti fosse successo di preciso ad Emma, tentare di tranquillizzarlo.
- Dave tesoro... c’è qualcosa di cui vorresti parlarmi? - domandai parandomi davanti a lui e asciugandogli le lacrime - A papà puoi dire qualsiasi cosa lo sai vero? - annui. Ne susseguì qualche minuto di silenzio ma poi finalmente si decise a parlare.
- La... la.... la mamma sta bene papà? Pe... perché l’hanno portata qui? - odiavo sentire la sua voce rotta dal pianto.
- La mamma sta benone amore mio! Il nonno voleva solamente farle fare un controllo. - risposi sperando che quella fosse la risposta corretta. Non volevo assolutamente pensare fatto che la mia Emma potesse stare seriamente male.
- E allora perché sei così spaventato se la mamma sta bene? - quella domanda mi lasciò senza parole. Mio figlio riusciva a vedere, nonostante tentassi di nasconderglielo, che ero preoccupato? Era Incredibile - Non è che mi dici una bugia per farmi contento papà?
- Amore mio ma cosa dici è? Io non ti mentirei mai lo sai. La mamma sta bene posso garantirtelo Dave.
- Non le succederà nulla? - continuò a chiedermi per essere piu sicuro. 
- No, non le succederà nulla. - risposi convinto. Non sapevo cos'avesse di preciso ma una cosa era certa: non le sarebbe accaduto nulla. Non fin quando sarei stato in vita io. 
- Me lo prometti papà?!?!
- Te lo giuro amore mio, papà non lo permetterebbe mai. - lo strinsi in un forte abbraccio. - Ora asciugati questi brutti lacrimoni ok? Lo sai che voglio sempre vederti sorridere . - Obbedì alle mie parole ma ci mise un po’ a calmarsi devo essere onesto. dovetti coccolarlo per oltre dieci minuti buoni per placare i suoi sussulti.  Gli comprai un gelato nonostante inizialmente mi disse di non volerlo e rimasi seduto accanto a lui ad osservarlo. Quel pianto gli aveva fatto decisamente bene, sembrava già stare decisamente meglio così, nella speranza di non farlo intristire nuovamente, provai a formulargli una domanda di cui mi premeva tanto conoscete la risposta.
- Dave perché non hai chiamato me prima? Perché hai chiesto aiuto al nonno?
- Io ho fatto il numero che mi ha fatto imparare a memoria la mamma, il primo della canzoncina,  ma rispondeva sempre una donnina quando lo facevo... - rispose dispiaciuto. - io volevo chiamare te ma rispondeva sempre quella!
- una donnina? - chiesi confuso.
- Si! diceva sempre che non eri disponibile e che dovevo chiamare più tardi. - Ah.... la segreteria. - È stata antipatica! Io volevo parlare con te ma lei non mi faceva parlare. chi era quella donnina papà? Una tua amica? Perché ha risposto lei al tuo cellulare? Solo la mamma può rispondere al tuo cellulare, lo sai che non mi piace che tu abbia amiche femmine oltre a lei... perché.... - era un fiume in piena, da preoccupato era improvvisamente passato ad essere arrabbiato con me  e  a rimproverarmi.
- Ehi campione ma cosa dici è? Non era una mia amica la donna che hai sentito per telefono. 
- E chi era allora? 
- Quella era solamente la segreteria telefonica.
- Cos’è la segreteria telefonica papà?
- Non è nulla di cui tu ti debba preoccupare. È semplicemente una voce registrata che avvisa la persona che sta chiamando che il numero che ha chiamato non può al momento rispondere. Hai capito? - annuì - Tranquillo piccolo mio. Non ce nessuna amica donna oltre alla tua mamma. Nessuno la sostituirà mai ok?
- Ho capito cos’è la segreteria telefonica papà! Grazie per avermelo spiegato ma ti tengo d’occhio lo stesso. La mamma è la mamma e lei deve essere la tua sola e unica amica femminuccia. Siamo d’accordo?
- Può esserci una piccola eccezione per tua sorella? - scherzai per farlo ridere.
- Hope era scontata papà!!!! - disse portandosi una mano sulla fronte come a dire che ero un caso senza speranza. Era proprio buffo il mio ometto. 
- Affare fatto allora mio piccolo pirata! - gli diedi un ulteriore abbraccio e nel mentre controllai l'orologio: era passata un'ora e ancora nessuno ci aveva fatto sapere nulla. Dovevo andare ad accertarmi personalmente che stesse bene. -  Bene cucciolotto mio, che ne diresti, adesso che ti sei calmato, di raggiungere il nonno e la nonna? Vorrei restare qui a chiacchierare con te ma purtroppo ho del lavoro da sbrigare. - la verità è che volevo andare da Whale per avere notizie riguardante mia moglie ma non mi andava di dirglielo, non volevo farlo preoccupare più del dovuto.
- Io non voglio andare da nonno e nonna. Voglio andare dalla mamma. Possiamo andare da lei papà?
- No amore, ancora non si può ma prestissimo ce la faranno vedere e tu potrai riabbracciarla. - gli scompiglia i capelli - Fai il bravo adesso, vai dal nonno... guarda! - indicai un punto dietro di lui - lo vedi? è proprio lì! - mio suocero era uscito per vedere che fine avessimo fatto e con la scusa si era avvicinato al bar e aveva comprato, molto probabilmente per Dave, un pacchetto di caramelle che ora gli stava mostrando per farlo avvicinare. Mio suocero mi aveva capiro al volo: sapeva benissimo che avevo bisogno di risposte.
Accompagnai Dave da lui dopodiché li lasciai fuori a fare due chiacchiere nonno e nipote e mi recai alla reception dove chiesi alla ragazza dietro la scrivania informazioni su mia moglie.
- Emma Swan! È stata portata qui all’incirca un’ora fa, sono suo marito, vorrei sapere qualcosa. - chiesi cercando di non sembrare troppo disperato. La vidi controllare i monitor per ottenere qualche informazione da potermi passare ma purtroppo le ricerche non darono il risultato sperato.
- Mi dispiace signore non è stato riportato ancora nessun dato riguardante sua moglie, evidentemente i medici si stanno ancora occupando di lei. - sorrise gentile - si può accomodare li nel mentre - mi indicò una pancina - la farò chiamare quanto prima.
- Non... non è che può entrare dentro e chiedere notizie gentilmente? È incinta mia moglie e sinceramente sono un po’ preoccupato per questa lunga attesa. - Ero molto più che preoccupato in realtà ma stavo cercando con tutto me stesso di mantenere la calma. In fondo quella ragazza non aveva nessuna colpa. Era uno di quei quattro medici da strapazzo che lavoravano lì in quell'ospedale ad avere la colpa. Ma come si può non venire a dare informazioni ai familiari di un paziente e lasciarli in agonia in questo modo?
- Mi dispiace signore ma non posso proprio aiutarla,quello che mi chiede non rientra nelle mie competenze purtroppo. Mi dia retta, si accomodi in sala d’attesa, vedrà che il  dottor Whale, è lui a cui è stato affidato il caso di sua moglie, la riceverà quanto prima.
- Si certo, come no! - sbuffai contrariato a quella assurda risposta per  poi  andare  a sedermi su una di quelle scomodissime panchine. “Non rientra nelle mie competenze”  tze... ma a chi volevano darla a bere. Rimasi in religioso e pacato silenzio solamente perché in lontananza riuscivo ancora a vedere i miei due bambini altrimenti avrei già fatto il diavolo a quattro. Dopo tutto quel tempo ancora nessuno si decideva ad uscire da quella stramaledettissima porta. Era assurdo.
Rimasi lì in attesa per un’altra quarantina di minuti poi, più spazientito che mai, mi alzai come una furia e tentai di varcare la zona destinata alle visite. Riuscii ad oltrepassare la porta e avanzare per qualche mentro senza nessun intoppo poi però venni trattenuto per un braccio da un uomo della sicurezza.
- Signore dove crede di andare? - mi chiese dall’alto della sua divisa.
- Dove vuole che stia andando è? Da mia moglie razza di idiota! - avevo appena risposto male ad un pubblico ufficiale.
- Farò finta di non aver sentito ma le consiglio vivamente di tornare in sala d’aspetto se non vuole che la porti in centrale.
- Magari potessi andare in centrale... significherebbe che mia moglie non fosse confinata in queste quattro decadenti mura. Mia moglie è lo sceriffo di questa città. - Spiecificai. Nel mentre parlavo cercai di strattonarlo per potermi liberare ma la sua presa era alquanto salda e non riuscii nel mio intento.
- Glielo ripeterò ancora una volta: non può stare qui, è una zona riservata al personale addetto. Cerchi di non fare resistenza e si faccia accompagnare fuori ok?
 - Facciamo così invece: lei mi adesso mi lascerà passare indisturbato per andare da mia moglie oppure....
- Oppure che cosa? - mi rispose in malo modo stringendo ancora di più la presa sul mio braccio. Non ci vidi più.
- Mi tolga immediatamente le mani di dosso o potrei non rispondere delle mie azioni. - gli mostrai il mio uncino con fare provocatorio. - Vuole forse provare come ci si sente ad essere infilzati come uno spiedino? - Servì a qualcosa minacciarlo? Assolutamente no, un suo collega gli venne in soccorso proprio mentre stavo per fargli assaggiare la mia “mano” e insieme tenendomi saldamente per le braccia mi trascinarono fuori il corridoio della sala visite con l’intento di portarmi molto probabilmente in centrale... non quella di mia moglie naturalmente, quella della polizia. Fortunatamente proprio in quel momento fece irruzione all’interno dell’ospedale Regina che nel vedermi si precipitò immediatamente nella mia direzione.
- Eccomi!!!! - esclamò con il fiatone. Molto probabilmente aveva corso fin lì. - Ho fatto il prima che ho potut.... KILLIANNNNN!!!!!!Mah... mah.... ma che succede? - solamente una volta essersi avvicinata vide le due figure in divisa tenermi saldamente per le braccia per paura che scappassi. La domanda che fece era più diretta a loro che a me.
- Signor sindaco buon pomeriggio! - disse uno dei due facendole il saluto militare. - Abbiamo fermato quest’uomo per oltraggio a pubblico ufficiale e perché ha tentato di entrare in maniera poco consona in una delle sale ospedaliere non accessibili ai visitatori.
- Lo portiamo in centrale a fargli schiarire un po’ le idee. Vediamo se gli passa la voglia di minacciare la gente con quel pezzo di metallo che si ritrova al posto della mano. - continuò l’altro - Se vuole scusarci.... - le fecero nuovamente  il saluto, questa volta in contemporanea, dopodiché tentarono di riprendere la marcia verso la loro pattuglia con me, che tentavo di dimenarmi, a seguito.
- Lasciatelo pure andare! - disse Regina fermandoli ancora una volta - Garantisco io per lui.
- Ma signor sind aco....
- Fate come vi ho detto: lasciatelo andare e tornate al vostro lavoro. Mi occuperò personalmente io di lui.
- Ne è sicura? Potrebbe essere pericoloso.
- Siete gentili a preoccuparvi ma è innocuo per me! - sorrise loro - Tornare pure al vostro lavoro. - le due guardie anche se titubanti si allontanarono per tornare alla loro postazione lasciandomi da solo con Regina la quale aveva immediatamente cambiato espressione: da preoccupata che sembrava essere una volta entrata adesso sembrava come arrabbiata.
- Che volevi fare è? Hai minacciato sul serio un pubblico ufficiale? Mah... KILLIAN!
- VOLEVO ANDARE DA MIA MOGLIE È COSÌ DIFFICILE DA CAPIREEEEEEEEREE??????? - Gridai con quanta più forza avessi in corpo tanto da far voltare tutti i presenti compresi i miei suoceri. Fortunatamente i bambini non si erano accorti di nulla perché intenti a vedere qualche cartone animato sul cellulare di Snow perché altrimenti credo che li avrei spaventati di brutto. - Sono quasi due ore che è chiusa lì dentro e nessuno è ancora riuscito ad uscire da lì per dirmi cos’abbia! - spiegai con toni decisamente più pagati il motivo di quella sfuriata che mi aveva quasi costato l’arresto. - Ho cercato di non pensare al peggio, di dedicarmi a mio figlio che ha quanto pare si è ritrovato involontariamente in una situazione più grande di lui ma adesso non posso più continuare così: sono preoccupato e voglio sapere.
- Hai ragione, ti capisco ma adesso calmati o ti sentirai male anche tu e allora sì che raggiungerai la sala visite. Vieni a sederti e spiegami cos’è successo dall’inizio.
- Mah... se solo lo sapessi... Ero sulla Jolly Roger quando è successo il tutto.  Mi ha chiamato David, dice che lo ha chiamato Dave piangendo chiedendogli di andare a prendere lui e la sua mamma vicino scuola perchè lei aveva fermato improvvisamente la macchina e si era messa a dormire.
-  A dormire? - domandò non capendo.
- Beh... questo me lo ha raccontato Dave. In realtà non si è addormentata, ha avuto sicuramente un mancamento ed è svenuta. Essendo piccolo non ha capito molto di quello che è successo fortunatamente. A quanto pare Quando David è arrivato in prossimità della scuola ha trovato il maggiolino di Emma, circondato da una miriade di curiosi, parcheggiato in malomodo e con lei all'interno priva di sensi. Dave fortunatamente era con la sua maestra che li ha trovati passando da quelle parti per tornare a casa. Gli ha tenuto compagnia e lo ha distratto fino a quando non è arrivato suo nonno. Ha chiamato anche un'ambulanza, ma a causa di un tamponamento a catena sulla strada principale ha portato ritardo arrivando addirittura dopo David il quale non ha esitato un attimo a caricarla sul suo furgoncino e a portarla qui. - spiegai in grandi linee. Quei dettagli naturalmente me li aveva forniti David prima che parlassi con mio figlio. 
- Vedrai che non è niente Killian... uno svenimento può risultare normale in gravidanza, non preoccuparti ok? - cercò di rasserenarmi dandomi una pacca sulla spalla. 
- Non riesco a stare così tranquillo sai? Sono un paio di giorni che non la vedo bene... ho provato a chiederle più volte cos'avesse ma lei mi ha sempre liquidato dicendomi che era solo stanca e poi oggi...  Lo sapevo! Lo sapevo che avevo ragione io. Non stava bene per niente: per quale assurdo motivo ha voluto tenermelo nascosto? Io proprio non riesco a capirlo.
- Non credo abbia voluto tenerti nascosto qualosa.  Molto probabilmente ha semplicemente preso la cosa sotto gamba.  Non sarò mai stata incinta, ma credo che portare dentro di se due gemellini sia piuttosto faticoso rispetto ad uno solo. Vedrai che non è nulla, sarà stato un semplice mancamento. 
- Non lo so... non so più cosa pensare sinceramente, so solo che ho paura. La gravidanza con Hope è stata disastrosa, un pericolo dietro l'altro... non siamo mai stati tranquilli e sapere che adesso è li dentro da due ore non mi fa stare in allarme. Perchè se è tutto ok nessuno esce da quella stanza per rassicurarci? Perchè non me l'hanno ancora fatta vedere? Ho paura Regina, ho seriamente paura che qualosa non vada. 
-Io credo che la tua sia solamente ansia collegata alle esperienze negative vissute in passato, vedrai che...
- Sai che significa vivere giorno dopo giorno sapendo che da un momento all'altro il tuo bambino potrebbe rischiare di morire? Andare un giorno si e l'altro pure in ospedale a fare una miriade di analisi e ecografie nella speranza che i valori siano tutti nella norma e che il cuoricino di tuo figlio batta ancora? Abbiamo passato momenti terribili Regina, mesi di puro inferno e ora a quanto pare la storia si sta ripetendo. - mi portai entrambe le mani sulla fronte. - sono sicuro che il malessere di Emma sia dovuto ai gemelli. Sono seriamente preoccupato per loro devi credermi ma questa volta sono anche preoccupato per lei... è svenuta cavolo!  Alla prima gravidanza non è mai successo... - mi ero finalmente liberato del peso che tanto  mi opprimeva. 
- Vedrai che sarà stato solo un calo di pressione, tranquillo ok? Non agitarti inutilmente, questo stato d'ansia non ti fa bene per niente. 
- Sono ore che sono li dentro Regina... COME ACCIDENTI FAI A DIRE CHE NON E' NULLA E'? - gli griaii  in pieno viso rendendomi conto solamente dopo di essere stato alquanto scortese. -Scusa, io... io non volevo. - presi un respiro. -  Grazie di essere passata, dico davvero... grazie,  ma adesso vai via per favore ok? Voglio restare da solo. - la vidi guardarmi in malo modo.
- Dovrai buttarmi fuori a calci se vuoi sul serio che vada via. Non crederai davvero che tornerò a casa senza avere la certezza che Emma stia bene ed essermi assicurata che anche tu lo sia? Sono vostra amica, la vostra testimone di nozze... non mi importa nulla se vuoi stare da solo: non sei nelle condizioni adatte per restarci.
- So badare a me stesso!  - dissi ancora una volta in toni scortesi.
- Ho visto! Infatti poco fa per poco non ti facevi sbattere in gattabuia. - rispose  con i miei stessi toni. Stavo per replicare a mia volta ma venni interrotto dal rumore della stanza visite numero 4 che finalmente aveva avuto coraggio di aprirsi.
- Whale! - esclamai non appena lo vidi uscire dalla stanza per poi venire verso di me - Ma perchè accidenti ci hai messo così tanto! Dov'è Emma? Come sta? Bene vero? I gemelli? Cos'ha avuto? Posso vederla? 
-  Killian, fallo prima parlare ok? - ero un fiume in piena e se non fosse stato per Regina che mi richiamò all'ordine molto probabilmente starei parlando ininterrottamente ancora adesso senza dar modo a Whale di darmi la sua versione dei fatti. - Vediamo cos'ha da dirci! - Mi ammutolii di colpo e attesi che Whale ci disse la sua. 
- Ho impiegato più tempo del previsto perchè ho voluto esaminare attentamente ogni singolo valore riportato sulle sue anlisi per non tralasciare nulla al caso ed essere convinto  al cento per cento della mia diagnosi. 
- E allora? Cos'ha mia moglie? 
- Prima di rispondere con esattezza alla tua domanda vorrei farti io stesso delle domande per avere un quadro ancora più completo della situazione.Prima di oggi Emma ha avuto qualche altro sintomo? Non so: febbre, vomito, stanchezza, dolori muscolari... qualsiasi cosa potrebbe aiutarmi a dare una corretta diagnosi. Ho una piccola ipotesi su cosa potrebbe avere ma mi risulta strano che non ci siano stati altri sintomi prima.
- Ha avuto tutti queste cose in realtà. E' stata anche ricoverata al Boston general Hospital proprio per tutti questi sintomi.L'ho portata li perchè è li il medico che la tiene in cura per questa gravidanza.
- E la diagnosi del mio collega quale è stata? - chiese con sguardo criptico
- Mah... niente di rilevante fortunatamente. E' stata semplicemente una brutta influenza. 
- Ah si?!?
- Gia! menomale... Ero terribilmente spaventato quel giorno, dopo la cura a cui si era sottoposta mesi addietro  per poter portare avanti questa gravidanza non aveva mai avuto nessun tipo di problema. Quella sera mi fece letteralmente morire di paura. Credevo che potesse succederle qualcosa di brutto visto le condizioni in cui versava ma fortunatamente è stata solamente una mia paura. - Più parlavo e più lo vedevo concentrato sui fogli che aveva in mano. Non mi piaceva per niente la sua espressione  e la stessa cosa valeva per Regina la quale si intromise nella nostra conversazione.
- Tutto ok Whale? - l'uomo alzò gli occhi dai fogli che aveva davanti ma senza rispondere a lei, la quale aveva formulato la domanda, posò lo sguardo dritto su di me.
- Ho urgente bisogno di dare un'occhiata alle analisi fatte a tua moglie sia riguardanti il periodo del ricovero sia quelle fatte in tutto l'arco della gravidanza. Le hai a casa o devo chiamare il mio collega per farmele spedire quanto prima? - il suo tono non mi piacque per niente, sembrava preoccupato.
- Le ho a casa, posso andare a prenderle se vuoi mah.... va tutto bene vero? Emma e i bambini stanno bene si? E' solo uno scrupolo il voler confrontare le analisi vero?
- Killian portami il prima possibile la sua cartella clinica. Mi dispiace ma non posso sbilanciarmi se prima non ho un quadro completo della situazione. -quella risposta mi fece letteralmente tremare il cuore. Se fosse stato un semplice confronto quello che voleva fare me lo avrebbe detto no? mi avrebbe rassicurato... perchè invece avevo la netta sensazione che il suo sguardo non prometteva nulla di buono? Come se non bastasse poi lo vidi girare i tacchi e tornare all'interno della stenza.
- Aspetta Whale! Dove accidenti stai andando è? Non mi hai ancora riposto: Emma sta bene?????? - lo vidi girarsi ancora una volta nella nostra direzione, non credo che dimenticherò mai lo sguardo che involontariamente mi lanciò.
- Spero di poterti dire al più presto di si.  - detto questo richiuse la porta alle sue spalle lasciandomi li come un cretino. Che accidenti voleva dire con quelle parole? Che significava "Spero di poterti dire al più presto di si."? Un'orrenda sensazione mi invase, il mio corpo non resse il peso di quelle parole  e se non fosse stato per Regina che prontamente si accorse che stavo per sentirmi male e mi portò a sedermi sulla panchina più vicina portandomi anche dell'acqua, molto probabilmente sarei svenuto li davanti a tutti come una pera cotta. 
- Ti senti meglio? - chiese preoccupata non ottenendo però alcuna risposta. Il mio cervello stava ancora cercando di metabolizzare le parole di Whale cercando di dare loro un significato decisamente meno spaventoso di quello percepito. - Resta qui e non ti muovere per nessun motivo ok? Vado io a prendere i documenti che servono a Whale, dimmi semplicemente dove posso trovarli. 
- N.. no! Vado io.- Tentai di alzarmi ma lei mi trattenne facendomi restare suduto. 
- Non dire sciocchezze, ho la magia! lascia andare me. Tu resta qui, magari ti daranno il consenso di vederla. - nessuno me l'avrebbe fatta vedere, dentro di me lo sapevo già, ma ci sperai ugualmente. Dissi a Regina dove poter trovare tutti i documenti necessari e nel giro di neanche venti secondi fu nuovamente da me. Fu lei stessa a consegnarli a Whale il quale, dopo averla ringraziata,  andò a rifuggiarsi nel suo studio per altri buoni venti minuti. Avevo davvero una brutta sensazione in corpo e nonostante la mia amica fece di tutto per farmi distrarre i brutti presentimenti non andarono via anzi... aumentavano drasticamente minuto dopo minuto. Ma perchè Whale ci metteva così tanto? Erano le 13:45 quando ricevetti la chiamata di mio suocero e solamente alle 16:10 whale si degnò finalmente di ricevermi. La ragazza della reception con cui avevo parlato qualche ora prima mi avvisò che il dottore mi aspettava nel suo studio. Regina fece per accompagnarmi ma la ragazza le negò il consenso: il dottor Whale voleva parlarmi in privato. 
Tentai di farmi forza e senza perdere altro tempo prezioso mi dirissi verso lo studio per poi successivamente accomodarmi. Nella stanza regnava il silenzio più totale e il suo sguardo di ghiaccio non migliorava di certo la situazione.
- Whale ti prego parla, sto impazzendo... - dissi quasi supplichevole. - Come sta Emma? Ti prego dimmi che sta bene.
- Niente mi renderebbe più felice che darti una bella notizia Killian ma purtroppo al momento non ne ho. La situazione in cui ci troviamo è assai particolare e mi stupisco come abbia fatto il mio collega a non accorgersene. 
- Particolare? Che significa particolare? Emma sta bene? I bambini? Whale ti prego non tenermi sulle spine, ho bisogno di sapere. - lo vidi fissarmi con sguardo compassionevole e li l'ennesima brutta sensazione mi invase. Avevo capito ormai che qualcosa non andava ma il mio cuore e il mio cervello stavano cercando modo e maniera di scacciare quell'orribile pensiero. Continuavo a fare a Whale le stessa identica domanda, continuavo a chiedergli se Emma e i bambini stessero bene, ero entrato in un circolo vizioso, in una sorta di rifiuto della realtà. Whale lo capì e mi lasciò continuare con il mio fiume di parole ancora per un po' dopodichè prese nuovamente la parola. 
- No Killian, mi dispiace veramente tanto, avrei voluto seriamente darti una notizia diversa, più piacevole, ma aimhè non posso. Ne Emma e nei bambini stanno bene purtroppo e la situazione è assai delicata. Non riesco ancora a credere che il mio collega non si sia accorto di nulla. Avrebbe potuto agire tempestivamente, avrebbe potuto tenere la situazione sotto controllo e invece ora...
- ORA? ORA CHE COSA WHALE? CHE ACCIDENTI STAI CERCANDO DI DIRMI E'? NON GIRARCI ATTORNO E VAI DRITTO AL SODO CAZZO!!!!!!!!! - non me ne facevo nulla dei se e dei ma, la situazione era delicata? bene, volevo sapere esattamente cosa stava succedendo e a  che cosa stavamo per andare in contro. 
- Se fossimo intervenuti tempestivamente molto probabilmente saremmo riusciti a fare rientrare la cosa ma ora non è più possibile. Emma e i gemelli non stanno per nulla bene Killian, sono stati classificati come codice rosso e ora, anche se abbiamo tamponato un po' la situazione, restano comunque pazienti gravi. Verranno spostati su a reparto quanto prima per iniziare una cura mirata che permetta di salvare il salvabile ma te lo dico chiaro: occorrerà che tu faccia una scelta.
- Una scelta?che scelta? - non so se fosse il panico o il non voler accettare la situazione ma inizialmente non capii sul serio cosa stesse cercando di dirmi whale. Stava per riprendere la parola ma ancora una volta fu costretto a fermarsi in quanto un'infermiera entrò in studio comunicandogli che la paziente della stanza quattro aveva appena ripreso coscienza. 
- Grazie, arrivo subito. - congedò la ragazza per poi tornare a parlare con me. - Tua moglie si è appena svegliata. Vieni ti porto da lei. - Disse raggiungendo la porta e facendomi segno di raggiungerlo.
- Si mah... la cosa di cui stavamo parlando? Mi stavi dicendo che....
- Te lo spiegherò di la, in fondo anche tua moglie ha il diritto di sapere.
 
Note dell'autore:
Quanti di voi vogliono uccidermi per questo capitolo? Lo so, sono stata un po tragica e vi anticipo anche che la cosa non è finita qui... ci saranno momenti difficili da affrontare per la famiglia Jones, momenti in cui tutto sembrerà essere perduto per sempre, ma chissà... come hanno già sconfitto tante battaglie, forse riusciranno, anche se non del tutto, a sconfiggere anche questo. Fatemi sapere cosa ne pensate ma non insultatemi troppo ok? Prometto di farvi ridere comunque in questa storia attraverso i piccoli Dave e Hope. può bastare come compromesso? ehehehehe alla prossima. ciaoooo
  
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