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Autore: kisachan    25/08/2019    2 recensioni
[Dororo]
Dororo sgranò gli occhi. Quella voce le era familiare,calda , limpida , dolce.
Quella persona si avvicinò a Dororo e si chinò verso di lei.
"Dororo?"
Era lui, Hyakkimaru!"
Vi ho incuriosito?
Correte a leggere la mia prima fanfiction su Dororo.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Quando ci siamo ritrovati: la vedova Izayoji
 




Di nuovo insieme Dororo e Hyakkimaru camminarono l’una a fianco all’altro lungo il sentiero montuoso per poter raggiungere il villaggio vicino, per dare a Dororo la possibilità di fare rifornimenti per il suo villaggio e per riuscire a trovare i semi per il nuovo raccolto.
Durante il cammino, più volte Dororo si soffermava a guardare Hyakkimaru.
Con occhi sognanti contemplava il volto perfetto dell’uomo davanti a lei, la sua postura eretta e quel fascino indescrivibile, che l’aveva catturata e incuriosita da piccola, era aumentato nel corso degli anni, rendendo il bel Hyakkimaru molto più maturo.
Il suo sguardo sempre dritto e serio le faceva battere il cuore.
In lui sicuramente, c’erano ancora tanti “demoni”a perseguitarlo.
I sensi di colpa per la morte di miriade di persone, compresa la sua famiglia, il suo ricercare se stesso, e rendere concreto il concetto di umanità, perseguitavano ancora Hyakkimaru.
Aveva ancora delle ferite che continuavano a sanguinare nel suo cuore.
Dororo si intristì e chinò il capo. Per lui non poteva fare molto. Si sentiva inutile.
Sapere di essergli stata lontana mentre lui continuava ancora a combattere , le stringeva il cuore.
“Dororo.”
Si ridestò dai suoi pensieri la ragazza, quando si sentì chiamare.
“Hai fame?
”Le chiese Hyakkimaru porgendole un frutto di colore violaceo preso da un albero pieno di foglie dai mille colori dell’autunno.
Dororo fissò il frutto, probabilmente un mango che cresceva solo in oriente con quel colore particolare, e rammentò quella volta quando Hyakkimaru le offrì lo stesso frutto, porgendoglielo con gentilezza.
Le venne da piangere, come quella volta. Pareva che il tempo non fosse mai passato.
Eppure erano cresciuti. Erano adulti.
Sedettero sul prato secco, gustando quel delizioso frutto, che emanava un profumo dolce e fresco, ammirando i bellissimi colori del paesaggio circostante che variavano dal rosso all’arancio.
Rimasero in silenzio per alcuni minuti, Hyakkimaru si sdraiò, mettendo le braccia sotto la testa per stare più comodo.
“Vorresti appoggiarti a me?”Gli propose Dororo senza pensarci per poi arrossire rendendosi conto di quello che aveva detto.
Hyakkimaru si voltò verso di lei e le sorrise.
“Sì, ti ringrazio” le rispose con una voce calda e dolce e appoggiò il capo sul grembo di Dororo che a quel gesto avampò.
Rimasero così, sembrava che quel momento fosse solo per loro due.

Il cuore di Dororo batteva forte e osservare il volto di Hyakkimaru sereno, la
rendeva felice. I suoi sentimenti per lui non erano più quelli di un tempo.
Ormai lo aveva capito. Erano mutati. Sentiva di provare qualcosa oltre
l’amicizia e il sentimento fraterno che provava da piccola – o forse senza che lei se ne accorgesse – già era germogliato quando ancora vestiva i panni di un bambino.
Le lacrime la sorpresero, sgorgarle dagli occhi. Era come se un fulmine la colpisse.
Non aveva il coraggio di ammettere i suoi veri sentimenti, nemmeno a se stessa.
“Dororo.”la chiamò il bel Hyakkimaru accortosi delle sue lacrime.“Che cosa hai?”
Dororo chinò il capo e coprì con le mani il viso.
“Non lo so, io...”non riuscì a continuare la frase. Hyakkimaru le asciugò una lacrima con le dita delicatamente.
“Non piangere, ti prego!” le sussurrò addolorato per poi stringerla sé.
Come era bello sentirsi stretta tra le sue braccia così calde e così protettive, pensò Dororo stringendo le mani sul kimono di Hyakkimaru.
Smise di piangere, ma era ancora tra le braccia di Hyakkimaru. Non voleva più
sciogliere quell’abbraccio. Era confortevole, piacevole stargli vicino.
“Hyakkimaru,” sussurrò flebilmente.
Voleva chiedergli tante cose, i posti che aveva visto, le persone che aveva incontrato e magari se si fosse innamorato.
Il solo pensiero che potesse essere innamorato di qualcuno le mise ansia.
Doveva essere felice per lui se mai fosse stato così, ma nel suo intimo non voleva , aveva paura di perderlo ancora.
Scosse la testa infastidita da quel pensiero, ma la mano di Hyakkimaru la sorprese , accarezzandole il capo.
“Volevi chiedermi qualcosa?”le disse accarezzandola dolcemente.
Estasiata da quel tocco delicato si rilassò.
“Io... mi chiedevo cosa tu avessi fatto in tutti questi anni. Volevo sapere come hai vissuto, se sei felice ecco insomma...”
Hyakkimaru sorrise per poi ritornare serio.
“Ho viaggiato molto, Dororo, ho visto tanti posti, ho cercato di dare una mano nei luoghi dove la fame e le
carestie si sono imbattute più irruentemente. Ho visto tante vite spegnersi
come piccole candele spente da una lieve folata di vento e io mi sono sentito  impotente.
Sono solo un uomo e solo dopo aver visto con i miei occhi il dolore vero, ho capito che il mio dolore non era niente in confronto alla vita di unbambino morto di fame e malattie.“
Dororo si alzò e posò entrambe le mani sulle gote del bel Hyakkimaru e strofinò la fronte alla sua.
Lo stesso gesto che facevano un tempo.

Prese a singhiozzare ed abbracciarlo forte.
Hyakkimaru la strinse forte appoggiando il viso sulla spalla della ragazza.
Dororo sentì le lacrime di Hyakkimaru bagnarle il kimono.
Erano anni che non liberava il suo animo, che non versava una lacrima perché
credeva che facendolo avrebbe sminuito tutte quelle morti innocenti.
Almeno lui era stato salvato dalla morte, gli avevano donato degli arti artificiali per poter muoversi, gli avevano donato un tetto sulla testa e lo avevano cresciuto con affetto, per poi ricevere ancora affetto dalla sua Dororo. Lui era stato fortunato.
Dopo tanto tempo riuscì a prendere atto della verità.
“Dororo, io sono quello che sono perché sei stata tu a rendermi migliore.
E così non sono diventato io stesso un mostro!
”Ammise infine accoccolato sulgrembo di Dororo che lo abbracciava dolcemente con le lacrime agli occhi.
Poteva sentire il sapore delle sue lacrime, poteva sentirsi un tutt’uno con Hyakkimaru.
Voleva stargli vicino, stare al suo fianco. Per sempre.

Per la notte si rifugiarono in una casa abbandonata, con le pareti semi bruciate.
Probabilmente alcuni samurai avevano appiccato il fuoco a quella piccola casa per poter avere il passaggio libero.
Il pavimento, pur se la casa era abbandonata, era pulito e l’ambiente addirittura accogliente.
Dororo si guardava intorno.
Sembrava che ci avesse vissuto qualcuno, ma non ne era sicura.
Hyakkimaru posò il cesto di vimini di Dororo per terra per poi stendere il suo mantello e mettere sotto della paglia che era posta ai lati della casa.
“Siediti, Dororo.”
Le disse invitandola a sedersi. Dororo arrossì alla gentilezza e alla galanteria di Hyakkimaru.
Chissà se si comportava così anche con altre donne.
Gonfiò le guance ingelosita, ma cercò di scacciare quel pensiero.
Non doveva pensare a cose così effimere e futili.
Si sedette, ma intravide un pentolone posto sotto a della legna. Sorrise soddisfatta:
“Ehi, Hyakkiamaru prepariamo da mangiare, che ne dici ?”
Disse correndo verso di lui allegra, ma non fece caso a un pezzo di legno che era a terra e ci inciampò, cadendo su Hyakkimaru, che si era voltato sentendosi chiamare, il quale cadde a sua volta, perdendo l’equilibro. Si ritrovarono l’uno sull’altra.
Dororo perse un battito e divenne rossa in viso.
Hyakkimaru la fissava serio e ciò l’imbarazzava ancora di più.
I suoi occhi non si staccavano da quelli di Dororo, con una mano scostò delicatamente una ciocca ribelle dalla fronte di Dororo.
“Sei diventata così bella, Dororo” e mentre diceva quella frase le accarezzava i capelli.
Hyakkimaru avvicinò il viso verso quello di Dororo.
La ragazza era immobile a fissarlo, senza riuscire a muovere un muscolo.
L’odore, il calore della pelle, il suono del respiro del bel Hyakkimaru scombussolavano tutti i sensi di Dororo.
La ragazza socchiuse gli occhi e schiuse le labbra, facendo il gesto automatico di inumidirle con la lingua.
I respiri di Hyakkimaru le solleticavano la pelle del viso e i suoi tocchi leggeri su i suoi capelli le provocavano piacevoli brividi lungo la schiena.
I loro capi erano così vicini, che i loro occhi potevano specchiarsi l’un l’altro .
“Dororo,” sussurrò Hyakkimaru con voce calda alle orecchie di Dororo, suadente.
Sembrava che quella casetta fosse fatta apposta per tutti e due, fatta apposta per ritrovarsi.
“Hyakkimaru,”disse flebilmente e con voce tremula Dororo.

Ad un tratto la porta si aprì, facendoli saltare sorpresi.
“Chi siete voi?” Disse una bella donna dai capelli ambrati, magra con e un neo sotto l’occhio sinistro.
Dororo, imbarazzata, si scostò goffamente da Hyakkimaru con lo sguardo fisso per terra e seduta sulle ginocchia.
Hyakkimaru si voltò verso la donna, poiché le dava ancora le spalle e la osservò con attenzione senza proferire parola per un attimo,
per poi chiederle con sospetto chi fosse lei.
Dororo guardò Hyakkimaru curiosa.
Come mai aveva avuto quella reazione. Si chiese.
“Io abito qui. “rispose la donna seccamente con un mite sorriso.
“Ci dispiace aver violato casa vostra signora, ecco noi siamo viaggiatori, volevamo solo un riparo per la notte!”
Disse Dororo ansiosa e alzandosi in piedi, facendo mille inchini di scuse.
Hyakkimaru posò una mano sulla spalla di Dororo. “Tranquilla “le disse sottovoce.
“Capisco, potete rimanere, anzi questa casa è così vuota, è sempre bello avere un po’ di compagnia!”
Rispose la donna con fare amichevole per poi avvicinarsi ai due, dando loro cenno di accomodarsi.
“Vi chiedo scusa, ma da come vi ho trovati, pensavo foste, insomma, come dovrei dirlo senza risultare sgradevole...”si apprestò a dire la donna lasciando il discorso in sospeso.
Hyakkimaru tirò su un sopracciglio seccato.
“Se è quello che ho capito donna, vi state sbagliano io e Dororo non stavamo facendo niente di disdicevole!”
Dororo si sorprese dalla pronta risposta di Hyakkimaru, in quegl'anni aveva imparato come stare al mondo e capire di più le persone.

Ma appena la ragazza si accorse a cosa i due si stessero riferendo, si alzò in piedi indignata esclamando:
”Io non mi sono appartata con lui per del denaro in cambio!Non sono una ecco...”
Hyakkimaru le afferrò il kimono e facendole un cenno di no con la testa.
“Va tutto bene, Dororo, abbiamo chiarito già tutto.”
Dororo arrossì per poi risedersi. Era vero, non stavano facendo nulla di riprovevole, ma allora quello che stavano facendo prima...
non era che sistavano per baciare?
A quel pensiero divenne rossa fino alle orecchie.
La donna sbatté le mani e si alzò dirigendosi verso il pentolone che Dororo
voleva usare per cucinare.
”Bene visto che è tutto chiarito, preparerò la cena per tutti. Io sono Izayoji è un piacere per me avervi come ospiti. “
Dororo sischiarì la voce e fece un inchino.
“Grazie a voi signora per l’ ospitalità.”
Hyakkimaru invece non guardava di buon occhio quella donna, aveva una strana sensazione, non era più in grado di vedere l’aura di un essere vivente, ma la percezione di pericolo gli era rimasta.
Sentiva tutto il corpo in stato di allerta , una sgradevole sensazione scombussolargli l’anima. Non era per nulla tranquillo.
Tutti e tre consumarono il loro pasto.
Hyakkimaru rimase in rigoroso silenzio, mentre le due donne chiacchieravano del più e del meno.
“Dororo è un nome singolare per una ragazza sai? Ma proprio per questo mi piace .Credo sia il tuo marchio d’istintivo. “
Rise la donna piacevolmente divertita.
Dororo non apprezzava molto i commenti della donna, ma lasciava correre perché permetteva a lei eHyakkimaru di passare in casa sua la notte. Quindi sopportava la situazione.
Hyakkimaru si alzò. “Esco un po’ fuori” e se ne andò.
Dororo lo seguì con lo sguardo turbata. Non sapeva cosa avesse, ma era preoccupata.
“Tuo marito è di poche parole.” disse Izayoji all’improvviso.
Dororo rimase ferma a fissarla con un espressione sorpresa per alcuni istanti, per poi realizzare la frase.
“No, assolutamente no, io, ecco... siamo amici...” disse agitata e presa dall’imbarazzo.
Izayoji la fissò di sottecchi beffarda. “Ma ti piace, vero?”
A quella frase Dororo voleva sotterrarsi. Non lo avrebbe mai ammesso a nessuno, neppure a se stessa.
La donna rise: “Capisco che sei timida, anche io lo ero alla tua età e quando mi sposai avevo paura di non essere una brava moglie ma con mio marito le pauresparivano.”
Disse poi e il suo viso si rabbuiò.
Dororo si intristì. “Non è più con voi, è così?”

La donna non disse nulla, ma il suo sguardo triste parlava più di mille parole.
Dororo rimase in silenzio dispiaciuta. Lei almeno aveva rivisto Hyakkimaru il suo aniki.
Ma Izayoji poteva solo incontrarlo nei sogni.
“Suvvia piccola non dispiacerti per me! Sono passati sette anni da allora...credo che oramai sia in pace con il mio animo ”le disse accarezzandole la testa.
Era buio, l’aria si faceva sempre più fredda, Dororo si addormentò davanti al fuoco tranquilla.
Hyakkimaru rientrò in casa e la vide piacevolmente addormentata.
Le accarezzò le guance, erano così morbide, soffici e tiepide, proprio come i suoi amati maju.
Sorrise internamente Hyakkimaru rivangando i ricordi.
Quanto tempo era passato, quante volte, all’ insaputa di Dororo, si svegliava nel cuore della notte spaventato dai suoi incubi, da se stesso.
E sempre inquelle notti fatte di dubbi e paure si rifugiava accanto a quella fagottina calda e addormentata,
a quella bimbetta tutto pepe che gli trasmetteva pace, serenità e tranquillità.
Solo con lei riusciva a dormire e abbandonarsi come un bambino innocente e poteva perdonare se stesso ancora una volta.
“Dororo,” le sussurrò dolcemente all’orecchio.
“Fai bei sogni, mia preziosa Dororo.”
Dororo emise un mugugno nel sonno e fece una smorfia che provocò una risatina a Hyakkimaru.
Dopotutto, anche se era cresciuta, Dororo era sempre la sua Dororo.
“Tieni molto a lei...”disse Izayoji dietro di lui.
Era strano, fino a quando non gli era stata alle spalle, non aveva percepito la sua presenza.
“Sì, è molto importante per me... mi ha dato tanto e continua a farlo!”le rispose senza mai staccarsi da Dororo.
La bella Izayoji lo fissò per un istante. “Sai, mi piacciono gli uomini come te.
Si prodigherebbero all’infinito per la persona che amano... “gli disse sfiorandogli la spalla per poi accarezzargli languidamente il petto.
“Chi sei ?Anzi cosa sei tu?”
Le disse allontanandola da lui. Izayoji sorrise con gli occhi sgranati.”Ma come l’ho già detto, no?”
Hyakkiamaru mise al sicuro Dororo addormentata e si avvicinò alla donna.
“Tu sei un demone!”
Disse secco con lo sguardo freddo e sguainando la spada contro di lei.
Izayoji chinò il capo, rabbuiandosi per poi incominciare a ridere isterica.
“Osi fare questo, amore mio, io, che ti amo così tanto?”
Hyakkimaru la osservò, riusciva a percepire un’aura fatta di tristezza e amarezza.
Quell’aura aveva reso quella donna uno spirito malignoapprofittando della sua disperazione, del suo dolore.
La morte del marito provocò nella donna qualcosa che andava oltre il dolore e la disperazione: collera .
La si poteva percepire, quasi toccare talmente era forte e ormai incontrollabile.
Izayoji si scagliò contro Hyakkiamaru, che si precipitò fuori dalla casa.
A quel trambusto Dororo si svegliò di soprassalto.Non riusciva a capire cosa stesse accadendo.
Aveva il corpo intorpidito e si sentiva la testa pesante.
“Ti ho dato un sonnifero, così che tu non ti intromettessi, ma a quanto pare dovrò ucciderti, piccola Dororo.” 
Le disse la donna demoniaca, tirandola per i capelli.
“Lasciami!”Urlò Dororo nel tentativo di divincolarsi.
Poi Izayoji le afferrò ilsottile collo facendo uscire degli artigli dalle mani, trascinandola fuori.
”Ascolta, Hyakkimaru rimani con me per sempre e io la lascerò andare!”
Urlò contro Hyakkimaru, che era su un ramo di un albero.

“Le ho viste... tutte quelle ossa e scheletri, sono di tutti i viaggiatori che hanno avuto la sfortuna di incontrarti !”
A quelle parole Hiyakkimaru usò un diversivo per poter salvare Dororo dalle sue grinfie.
Prese un teschio tra le miriadi diossa, che aveva trovato appena giù alle montagne all’interno di una fossa e lo scagliò verso la donna demoniaca.
A quel gesto la Izayoji urlò infuriata:“Quello è di mio marito, maledetto!”
Dororo, stanca di essere in ostaggio, le morse un braccio per poi fare una capriola e le lanciò dei sassi presi di sfuggita, mettendosi in salvo.
Il demone urlò a squarciagola.
“Io volevo solo essere amata, volevo che stesse con me, ma me lo hanno portato via. Perchè non capite?!”
Scoppiò in lacrime disperata.
Quella scena così straziante di quella donna con il viso rigato di lacrime fu devastante per Dororo.
Anche lei se avesse perso Hyakkimaru, avrebbe sofferto quanto lei.
Si avvicinò a Izayoji, ma Hyakkimaru la fermò:”Non devi Dororo, è pericolosa!”
Dororo si divincolò.
“Ma lei sta soffrendo, non lo vedi ?”
Sapeva benissimo che era un demone, che era un pericolo, eppure non poteva non provare pena per lei.
Aveva perso tutto, la felicità, l’amore in un istante.
Mentre i due discutevano Izayoji, fu circondata da un'aura oscura e fu completamente avvolta dalle tenebre.
I suoi artigli divennero lunghe lame affilate e cercò di colpire Dororo e Hyakkimaru, ma quest’ultimo parò il colpo con la spada per poi
trafiggerla.
“No!”
Gridò Dororo scoppiando in lacrime, e corse verso Izayoji che cadde a terra.
” Izayoji san... no...”
L’aura maligna fuoriuscì dal corpo della donna per poi scomparire.
La donna aprì gli occhi e pronunciò il nome di Dororo con sforzo e con voce rotta.
“Piccola Dororo, va tutto bene... finalmente mi sono liberata da tutta quella amarezza che mi stava consumando dall’interno.”

Hyakkiamaru osservava le due donne in solenne silenzio. Incominciò a piovere e il bel samurai alzò lo sguardo verso il cielo. 
Sembrava che dall’alto qualcuno stesse piangendo per quella donna sventurata.
“Dororo, proteggi chi ami con tutta te stessa, non avere paura, dai la tua vita se ne è necessario... io purtroppo ho avuto paura e mi hanno strappato via mio marito, solo perché voleva vivere onestamente.”
Fece una lunga pausa per riprendere fiato, la povera Izayoji.”Ma io quando vidi che lo stavano torturando... io non ho fatto nulla.
“Dororo scoppiò in lacrime stringendo le mani della donna. “Dororo... piccola... proteggi sempre chi ami!” detto ciò Izayoji spirò con un sorriso sereno sulle labbra.
Finalmente era in pace, era libera e poteva ricongiungersi con il suo amato.
La pioggia incessante copriva il pianto disperato di Dororo.“Dororo... io “disse Hyakkimaru sospendendo la frase.
La ragazza si asciugò le lacrime e si schiarì la voce.“Lo so Hyakkimaru, ora lei è libera!”
Dororo lo aveva capito, Hyakkimaru sapeva che era solo quella la soluzione per poterla salvare.
Si alzò e camminò verso di lui.
La pioggia cessò e il sole incominciò ad alzarsi alto nel cielo, illuminando ivolti dei due.
Dororo gli sorrise.
“Andiamo, Hyakkiamaru.”
Hyakkimaru annuì dolcemente e ripresero il cammino.

















NOTE DELLA PSEUDO AUTRICE 

Salve a tutti , dopo un pò di tempo finalmente posto anche la seconda parte.
Che dire, credo che sia venuto un capitolo un pò più corto di quello precedente.
Ma ho dovuto dividere ogni parte perchè, come già vi ho anticipato, è venuto un bel racconto lungo lungo.
Spero che con il secondo capitolo sia riuscita a trasmettere l'amerezza di Izayoji e le prime emozioni dei nostri amati protagonisti.
Spero che il mio lavoro possa soddisfare e suscitare il vostro interesse.
Umilmente ammetto di avere delle lacune , ma farò del mio meglio per essere all'altezza delle vostre aspettative.
Se vi va , mi piacerebbe sapere la vostra opinione su questa fanfiction , anche una piccola piccola , per capire dove sbaglio e cosa vi piacerebbe  che io introduca nella fanfiction .
Ringrazio a chiunque abbia letto il primo capitolo e chi gentilmente ha aggiunto nelle preferite la mia storia e grazie alla mia Beta Elecorti che corretto i miei obbrobri .
Arrivederci alla prossima Kisachan <3
  
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