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Autore: destiel87    28/08/2019    7 recensioni
“Take my hand, take my whole life too, for i can’t help falling in love with you.”
Crowley cantava, stringendolo forte, quasi dovesse cadere da un momento all’ altro.
Azraphel non si era mai sentito così… Come se avesse il sole dentro il cuore, e bruciasse tanto da fare male.
Lo baciò d’ istinto, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Come se lo avesse già fatto mille volte, e mille altre lo dovesse rifare.
Crowley lo baciò a sua volta, con una dolcezza di cui non credeva di essere capace.
E per un momento, gli sembrò di essere tornato in paradiso.
Fu allora che ripensò alla caduta, a quanto era stata dolorosa.
Come ancora adesso gli facesse male, guardare il cielo dal basso.
Ed iniziò ad avere paura, un paura tremenda, che gli fece gelare il sangue.
Si staccò bruscamente dall’ angelo, allontanandolo da sé.
Genere: Angst, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Take my hand
 

 
Crowley stava camminando sotto la pioggia incessante, a Saint James park.
Lo faceva sempre sentire meglio la pioggia, più leggero.
Era nervoso quel giorno, e guardava il cielo terso, pieno di domande.
Aveva litigato con Azraphel la sera prima... Non era la prima che succedeva, ma questa volta era diverso, lo aveva ferito, e lo rendeva furioso il fatto che quell’ angelo riuscisse a fargli perdere la calma.
Azraphel era l’ unico che lo trattava in modo diverso.
L’ unico che credesse in lui, che si fidasse di lui.
Guardava oltre i suoi occhi da serpente, oltre le ali nere, fin dentro la sua anima.
Lo trattava come se dentro di sé ci fosse ancora del buono, come se ci fosse una luce.
E anche se non lo avrebbe mai ammesso, lo faceva sentire bene.
D’ improvviso squillò il telefono, era Azraphel.
Crowley stette un po’ a guardare lo schermo, con il pollice a mezz’ aria.
“Che vuoi?” Sbottò.
“Oh Crowley, ciao! Io… Ecco vorrei vederti.” Rispose l’ altro.
“Beh io non voglio vedere te.”
“Devo parlarti…”
“Non abbiamo niente da dirci.” Disse seccato, abbassando il telefono.
“Ho una sorpresa per te…”
“Una sorpresa?” Rispose incuriosito.
“Si… Sono certo che ti piacerà. Ti aspetto stasera alle nove, da me.”
Crowley si sedette su una panchina, piuttosto confuso.
Una sorpresa… Si disse tra sé e sé. Chissà che diavolo avrà combinato quell’ angelo.
Alle otto in punto Crowley aprì la porta della libreria di Azraphel.
Non era mai stato un tipo paziente.
Entrò in silenzio, guardandosi intorno con fare sospettoso.
Arrivato nel salottino, trovò il tavolo apparecchiato per due. La tovaglia era di velluto rosso, i piatti d’ argento, c’ erano delle candele al centro tavola e dei fiori freschi ben riposti in vaso, anch’ esso argentato.
Sul vinile c’ era un disco di Frank Sinatra.
La cosa lo insospettì parecchio, anche se non poté trattenersi dal fare un mezzo sorriso.
Qualche momento dopo, Azraphel entrò nella stanza, con solo un asciugamano bianco intorno alla vita. Le goccioline d’ acqua gli colavano dai capelli, scivolando sul collo e sul suo torace liscio.
“Per tutti i diavoli!” Esclamò Crowley.
Azraphel si accorse solo in quel momento della sua presenza, ed emise un lieve urlo.
“Crowley!” Disse imbarazzato, coprendosi il petto con le mani.
L’ altro sorrise.
“Accidenti angelo. Non scherzavi riguardo la sorpresa…” Rispose, avvicinandosi a lui.
“Cosa? Ma io…” Non riuscì a finire la frase.
Crowley lo prese per i fianchi, sbattendolo contro il suo corpo.
Azraphel si sentì mancare.
Il demone avvicinò il viso al suo collo, ispirandone l’ odore.
“Ma che buon profumo che hai… E’ quello che ti ho regalato io?”
“S-si.” Balbettò lui.
“La tua pelle bagnata è proprio invitante lo sai? Vien voglia di assaggiarla…”
Azraphel non disse niente, tanto era scioccato.
Crowley gli passò la lingua sul collo, vicino all’ orecchio, e presto il lembo di pelle fu ricoperto di brividi.
Poi le mani del demone scesero sui suoi glutei, insinuandosi sotto l’ asciugamano.
Solo in quel momento l’ angelo riprese coscienza della situazione, e gli tirò uno schiaffo in pieno viso.
“Tu! Lurido… Depravato, maniaco, sporcaccione!”
Crowley scoppiò a ridere. “Non ti ho mai sentito parlare così angelo. E’ divertente!”
“Per niente!”
“Oh andiamo! Sei tu che mi hai detto di aver una sorpresa per me…” Rispose con il suo solito sorriso beffardo.
L’ angelo arrossì. “Non… Non ero io la sorpresa, ma la cena!”
“La cena?” Rispose lui un po’ deluso.
“Si! Ho cucinato tutto il giorno!”
Crowley non seppe resistere, del resto, adorava stuzzicarlo.
“Oh che brava mogliettina!” 
Azraphel sembrò sul punto di tirargli un’ altro schiaffo.
Fece invece un profondo respiro, e si ricompose.
“Adesso vado a vestirmi. E tu sei pregato di non seguirmi!”
“Tranquillo, le tue grazie sono al sicuro!”
In realtà aveva una gran voglia di seguirlo, e di spiarlo di nascosto.
Dovette far ricorso a tutto il suo autocontrollo, per non farlo.
Avanti, Crowley dannazione, fai il bravo per una volta. Si disse, passandosi una mano tra i capelli.
La cena trascorse in modo tranquillo, parlarono del tempo, della musica, di libri antichi e di ricordi ancora più lontani nel tempo.
Risero e mangiarono, conversando amabilmente.
Crowley ce la mise tutta, per evitare di indispettirlo con le sue battute.
Alla fine, dopo un dessert a base di crepes al cioccolato, rimasero in silenzio, gustandosi il vino.
“Allora angelo, che vuoi fare adesso?”
“Oh beh, potremmo parlare ancora un po’… C’ è un bel libro che volevo mostrarti, mi è arrivato proprio oggi!”
Crowley storse il naso.
“Ho un’ idea migliore!” Disse, alzandosi in piedi.
“Ah si? Quale?” Rispose lui, pulendosi la bocca con il tovagliolo.
Crowley gli porse la mano. “Balla con me, angelo.”
Ad Azraphel venne un colpo.
Lo guardò con gli occhi sgranati, incapace di aprir bocca.
“Avanti non fare il timido! Non ti prenderò in giro…”
“Ma… Io.. Io non so ballare. E poi sarebbe alquanto disdicevole se noi…”
“Oh ma piantala! Dai, ti guido io… Ti prometto che farò il gentiluomo.”
Azraphel guardò lui, poi la sua mano.
Anche se il panico gli rendeva difficile perfino respirare, figuriamoci ballare, prese la sua mano.
Crowley gli posizionò le braccia intorno al collo, e mise le proprie intorno ai fianchi dell’ angelo.
Non troppo in alto, non troppo in basso, da vero gentiluomo.
“Bene, ora ci vuole la musica giusta!” Disse, e con uno schiocco di dita, alla radio partì una canzone di Elvis Presley.
Lentamente Crowley iniziò a muoversi, dondolandosi dolcemente con l’ angelo.
Azraphel prese coraggio e si avvicinò un poco, appoggiando il viso sulla sua spalla.
Erano letteralmente secoli, che desiderava farlo.
Restarono avvinghiati così, muovendosi lentamente al ritmo della canzone.
Crowley gli accarezzava la schiena, mentre Azraphel gli passò le mani tra i capelli, provando un brivido di piacere. Erano morbidi, proprio come aveva immaginato.
D’ improvviso, Crowley avvicinò la bocca al suo orecchio.
“But i can’t help falling in love with you… Shall i say would be a sin?”
Azraphel si sentì come se stesse per svenire.
Come se non avesse più la forza di reggersi in piedi.
“Like a river flows surely to the sea, darling so it goes… Some things are meant to be.”
La sua voce era profonda, il suo fiato caldo sul collo, le sue parole dolci come il miele.
“Take my hand, take my whole life too, for i can’t help falling in love with you.”
Crowley cantava, stringendolo forte, quasi dovesse cadere da un momento all’ altro.
Azraphel non si era mai sentito così. Come se avesse il sole dentro il cuore, e bruciasse tanto da fare male.
Lo baciò d’ istinto, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Come se lo avesse già fatto mille volte, e mille altre lo dovesse rifare.
Crowley lo baciò a sua volta, con una dolcezza di cui non credeva di essere capace.
E per un momento, gli sembrò di essere tornato in paradiso.
Fu allora che ripensò alla caduta, a quanto era stata dolorosa.
Come ancora adesso gli facesse male, guardare il cielo dal basso.
Ed iniziò ad avere paura, un paura tremenda, che gli fece gelare il sangue.
Si staccò bruscamente dall’ angelo, allontanandolo da sé.
“Scusami…” Borbottò, prendendo le distanze.
“Crowley?” Esclamò l’ angelo, con la voce incrinata.
“Io… Io non posso. E’ una follia! Uno sbaglio, un terribile sbaglio…”
Corse via senza voltarsi, inciampando sui mobili, cercando affannosamente di respirare.
Aveva un nodo alla gola, così forte da soffocarlo.
Quando finalmente uscì fuori dalla libreria, l’ aria fresca gli entrò nei polmoni.
La pioggia gli bagnava il viso, e lui stette immobile sotto di essa, con gli occhi chiusi.
“Crowley! Crowley!” Urlò l’ angelo, correndogli incontro.
Si fermò a qualche passo da lui, senza il coraggio di avvicinarsi.
Il demone era di schiena, con la testa rivolta al cielo.
“Lo so che fa paura. Ho paura anch’ io. Ma l’ hai detto tu ricordi? Siamo noi, la nostra fazione.”
A quelle parole, Crowley si voltò.
“Prendi la mia mano. Torna dentro… Resta con me.”
Si guardarono a lungo, prima che il demone afferrasse la sua mano.
Una volta dentro, Crowley se ne stava in silenzio, a testa bassa.
“Guarda qua, sei tutto bagnato.”
Azraphel estrasse il suo fazzoletto, ed iniziò ad asciugargli il viso.
“Si, e adesso lo sei anche tu.” Rispose lui a voce bassa.
“Non importa…”
“Sei proprio pazzo angelo.”
“Si, lo so.”
Azraphel gli tolse delicatamente gli occhiali, infilandoglieli nel taschino della giacca.
“Ho sempre amato i tuoi occhi.” Disse l’ angelo, sorridendo.
“Ed io ho sempre am…” Non riuscì a finire la frase.
Sospirò, stringendo i pugni.
“Dannazione.” Esclamò esasperato.
“Va tutto bene, non devi… Dirlo per forza.”
Azraphel sorrideva, in modo dolce e impacciato. Crowley adorava quel modo che aveva di sorridere, anche se non glielo aveva mai detto.
Appoggiò la fronte a quella dell’ angelo, e chiuse gli occhi.
Si sentì in pace.
Pace… strana parola per un demone.
Eppure in quel momento era così che si sentiva.
Forse dopotutto, anche lui poteva essere perdonato, perfino amato.
Si sentiva stupido anche solo a pensarlo.
Ma l’ angelo lo abbracciava forte, sfregava la fronte contro la sua.
E d’ improvviso, non si sentì più così stupido.
Forza Crowley, puoi farcela. Si disse per darsi coraggio. E’ proprio qui davanti a te, non vorrai fartelo scappare, idiota d’ un demone senza palle?
Alla fine fece un profondo respiro e lo baciò, prima che il coraggio svanisse di nuovo.
Aveva le labbra morbide e grandi, l’ angelo, e sapevano di cioccolato.
Le labbra più deliziose che avesse assaggiato in seimila anni.
Gli prese il viso con le mani, baciandolo con più foga, mentre Azraphel si aggrappava al suo petto, insinuandosi sotto la camicia nera con le dita.
“Scusami Azraphel…” Disse Crowley, staccandosi a fatica dalla sua bocca. “Ti avevo promesso che avrei fatto il gentiluomo ma… Non credo che riuscirò a mantenere la mia promessa.”
Azraphel si morse le labbra e sorrise. Ma era un sorriso diverso dal solito, malizioso.
Crowley lo interpretò come un: Ok fai di me quello che vuoi.
Guardi troppi porno, stupido demone! Si rimproverò. Devi andarci piano e fare il romantico, o rovinerai tutto come al tuo solito.
Ripensò tutti i film romantici che aveva guardato, per così dire, quando era in compagnia femminile.
Gliene venne in mente uno molto vecchio, in bianco e nero, che gli sembrò appropriato.
Prese in braccio l’ angelo, e dal modo in cui lui lo guardava, capì che era stata la mossa giusta.
Attraversò il salottino, e salì le scale di legno, per arrivare al piano di sopra, dove si trovava la camera da letto.
Salire le scale con un angelo paffutello tra le braccia non fu proprio facile, ma ce la mise tutta per non farlo cadere.
Quando finalmente lo posò delicatamente sul letto, si sentì una specie di supereroe.
Quel unico passo, che lo separava dal letto, fu il più difficile che dovette fare in seimila anni.
Ma quando lo fece, e si sdraiò accanto all’ angelo, capì di essere nel posto giusto.
Gli accarezzò la guancia, poi gli passò le dita sulle labbra, molto delicatamente.
Infilò l’ anulare tra le labbra, insinuandosi nella sua bocca.
La lingua dell’ angelo lo assaporava, giocandoci maliziosamente.
Crowley estrasse lentamente il dito, aprendogli la bocca.
Lo baciò con passione, e ad ogni gemito soffocato dell’ angelo, il suo desiderio cresceva.
Si posizionò su di lui, incastrando il pube tra le sue cosce.
Iniziò lentamente a svestirlo, mordicchiandogli il collo e baciandogli il petto.
Nonostante avesse una voglia incredibile, fece tutto con estrema calma.
Voleva godersi ogni momento, gustarsi il rossore sulle guance dell’ angelo, i suoi piccoli gemiti, il suo imbarazzo via via che lo denudava.
Quando finalmente furono nudi, Crowley fregò il suo corpo su quello dell’ angelo, per abituarlo alla sua presenza.
Gli piaceva da morire il contatto con la sua pelle calda e morbida.
La sua mano scivolò sul basso ventre di Azraphel, poi si bloccò.
“Angelo… Sei sicuro? Insomma… Sicuro sicuro?”
Azraphel sorrise. “Sicuro sicuro, Crowley.”
Il demone sorrise, e la sua mano riprese a scendere.
Si fermò sul suo membro, giocandoci un po’.
Azraphel gemeva, mordendosi le labbra dal piacere.
Scese ancora, verso le sue grazie più nascoste.
Entrò piano, per non fargli male.
Poi i movimenti divennero via via più veloci, e d’ istinto l’ angelo aprì di più le gambe.
Quando finalmente fu pronto, Crowley entrò dentro di lui.
Ed una scarica di piacere lo travolse, lasciandolo senza respiro.
Azraphel aveva gli occhi chiusi e la bocca aperta, le guance rosse come fragole.
“Sei bellissimo angelo…” Gli disse, chiudendogli poi la bocca con un bacio.
Iniziò così una danza antica come il mondo.
Dapprima lenta e delicata, volta a scoprirsi a vicenda, a conoscere ogni punto di piacere reciproco.
I corpi nudi e sudati si muovono all’ unisono, cercandosi, seguendo l’ uno il ritmo dell’ altro.
Poi si fa più intensa, frenetica, selvaggia.
Si perdono le inibizioni, le paure, i pudori.
Come due lupi  che si accoppiano nella foresta, e ululano alla luna.
Azraphel urlava, in un misto di dolore e piacere. Si aggrappava alla schiena del demone, graffiandola, circondandola con le proprie gambe, per sentirlo fino in fondo.
Crowley spingeva con foga, assaporando con la lingua ogni lembo della sua pelle chiara.
Azraphel raggiunse l’ estasi, mentre il demone gli mordeva i capezzoli, e le sue mani si aggrappavano disperatamente al lenzuolo.
Nel sentire i suoi lamenti di piacere, Crowley si lasciò andare, e venne urlando il suo nome.
Esausto, stremato nel fisico e nella mente, il demone si appoggiò sul petto del compagno, che si alzava e scendeva assecondando il suo respiro.
Chiuse gli occhi, e di nuovo, si sentì travolto da un senso di pace, caldo e profondo.
Si risvegliò alle prime luci del mattino, e quando aprì gli occhi, la prima cosa che vide furono i capelli biondi dell’ angelo.
Aveva la testa incastrata tra il suo collo e la spalla, la gamba infilata tra le sue, e una mano ancora aggrappata al suo petto.
Gli sembrò quasi un bambino, così indifeso, dolce.
Dormiva sereno, al sicuro.
D’ istinto Crowley gli passò le dita tra i capelli, accarezzandogli la testa.
Maledizione, datti un po’ di contegno! Sei un demone dopotutto!
Allontanò la mano, e rimase a guardarlo dormire.
Quando Azraphel si svegliò, mugulando e stiracchiandosi, andò subito a dargli un bacio leggero sulle labbra.
“Buongiorno caro…”
“Giorno angelo…”
“Dormito bene?”
“Mh si. E tu?”
“Come un bambino!”
Crowley rise. “Me n’ ero accorto.”
L’ altro sorrise.
“Ho fame, vado a preparare la colazione! Ti vanno dei pancake?”
“Perché no!”
Azraphel si mise lentamente a sedere, sbadigliando.
“Cosa vuoi fare oggi?”  Chiese con naturalezza.
A Crowley prese il panico.
Non aveva pensato all’ oggi. Aveva solo pensato al momento che stavano vivendo quella notte, a quello che desiderava.
Non gli proprio passato per la testa che ci sarebbe stato un oggi, ne un domani, ne un dopodomani.
Cosa si aspettava l’ angelo da lui? Pic nic romantici? Un cinema? E il giorno dopo?
Iniziò di nuovo a mancargli il respiro.
Sentiva come se avesse una corda intorno al collo, che gli impediva di respirare.
Sentiva l’ angelo che parlava, lo vedeva muovere la bocca, gli era persino sembrato di sentire la parola “museo.”
D’ improvviso scattò in piedi.
Cercò in fretta e furia i suoi vestiti, infilandoseli alla meglio.
“D-devo andare!” Disse, evitando di guardarlo.
“Andare? Dove?”
“Oh sai, impegni demoniaci. Gente da tentare, danni da fare, cose così.”
Non si abbottonò nemmeno la camicia, tanta era la fretta di uscire.
“Io… Pensavo che avremmo fatto colazione insieme e poi…”
“Poi poi poi… Perché dev’ esserci sempre un poi? Abbiamo passato una bella serata no?”
“Ma tu… Noi…”
“Dovremmo concentrarci su questo.”
“Cosa vuoi dire?” La voce dell’ angelo era sempre più debole, quasi un sussurro.
“Niente! Io… E’ che devo andare, te l’ ho detto, cose da demoni!”
Finalmente Crowley trovò gli occhiali, se li mise e si diede una rapida occhiata allo specchio, sistemandosi i capelli.
“Non te la prendere ok? Insomma si… Ci vediamo!” Esclamò, incamminandosi verso la porta.
Mentre percorreva gli ultimi passi, sentì un gemito strozzato.
Si accorse subito che Azraphel stava piangendo, e si fermò.
Si mise una mano tra i capelli, sospirando.
Cazzo cazzo cazzo. Stupido demone cosa hai fatto? L’ hai fatto piangere, coglione.
L’ angelo iniziò a singhiozzare, stringendosi alle ginocchia.
Sei proprio un pezzo di merda. Ti ama, e l’ hai fatto piangere.
Avrebbe voluto tornare indietro, prenderlo tra le braccia e consolarlo.
Ma non riusciva a muoversi… Era come bloccato.
Non riusciva a tornare indietro, ne ad andare avanti.
Poteva solo stare li ad ascoltare piangere.
Fai qualcosa, maledizione, qualsiasi cosa. Che coglione. Lo ami. Cazzo se lo ami. E l’ hai fatto piangere, inutile verme.
Con uno schiocco di dita, la radio si accese, e la voce di Elvis risuonò per tutta la stanza.
“Take my hand, take my whole life too, for i can’t help falling in love with you.”
Azraphel smise di piangere, e Crowley fece un passo verso la porta.
Scese le scale, con il cuore che si faceva più pesante ad ogni scalino.
Percorse il salottino, dove c’ erano ancora le candele accese, e i piatti sporchi della sera prima.
Sentì l’ angelo correre giù per scale, e si fermò.
“Crowley! Aspetta!”
Il demone si voltò, e sorrise nel vederlo correre da lui, così goffo con il lenzuolo tra le mani, a coprire il suo pudore.
Ma era un sorriso amaro, perché le guance dell’ angelo erano ancora rigate dalle lacrime.
“Non andare…”
“Devo solo fare delle commissioni ok?”
“Non mentirmi… Non dopo tutto quello che abbiamo passato insieme.”
Crowley sospirò, passandosi una mano tra i capelli.
“Scusa. E’ che… Ho bisogno di stare un po’ da solo.”
“Resta qui… Per favore…” Disse, tirando su con il naso.
Sembra proprio un bambino, pensò Crowley.
E d’ improvviso si sentì come l’ uomo nero che lo aveva fatto piangere, un mostro, imperdonabile.
“Va bene, hai vinto tu.” Disse con un filo di voce.
Azraphel sorrise, e gli occhi tornarono ad illuminarsi.
“Allora, per quanto vuoi che resti?”
Azraphel stette un po’ a pensarci.
“Che ne dici di… Per sempre?”
Crowley si tolse gli occhiali, per guardarlo meglio.
Non gli pareva ancora possibile, che quelle parole fossero uscite dalla sua bocca.
Per sempre, aveva detto proprio così.
“Sembra una cosa seria angelo.”
“Lo è.”
“Sembra tanto tempo.”
“E’ così.”
“Sicuro che sarai in grado di sopportami così a lungo? Perché so essere proprio insopportabile.”
Azraphel rise. “Ti ho sopportato per seimila anni. Cosa saranno mai, qualche altro migliaio?”
Questa volta fu Crowley a ridere. “Già…”
“Ma… Ne sei sicuro? Insomma, sicuro sicuro?”
“Si. Sicuro sicuro.”
Crowley aveva gli occhi lucidi.
Mai avrebbe pensato che qualcuno, demone o angelo che fosse, avrebbe voluto passare la vita con lui.
Non gli era mai neanche sfiorato il pensiero.
Azraphel si avvicinò a lui, e gli mise le mani sul petto.
Crowley gliene prese una, intrecciando le dita con le sue.
La avvicinò alla sua bocca, e baciò il suo anulare.
Da quel bacio, scaturì un’ anello dorato, sul dito dell’ angelo.
“Caro…” Sussurrò Azraphel, con la voce strozzata.
“Per sempre.” Rispose lui.
Azraphel stava di nuovo piangendo, ma questa volta, erano lacrime di gioia.
“Ti amo, Crowley.”
Il demone appoggiò la fronte contro la sua, sospirando.
“Ti amo anch’ io, angelo.”




 
  
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