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Autore: 404    28/08/2019    5 recensioni
Torino era diversa da come Mark l’aveva immaginata, tutta quella esperienza lo era. Eppure, anche le difficoltà, rendevano il tutto molto più bello e di valore.
Solo due cose ora lo stavano turbando, ma in modi diametralmente opposti.
Daisy che non voleva proprio capire che era lei a lavorare per lui, non il contrario.
Una presenza nel Parco del Valentino...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Kojiro Hyuga/Mark, Maki, Tsubasa Ozora/Holly, Yayoi Aoba/Amy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza del Valentino
 
Torino si era rivelata più verde di quello che Mark credeva.
La metropolitana non era minimamente paragonabile a quella di Tokyo. Non era nemmeno stressante prenderla. Anzi si era ritrovato a sorridere nel vedere i visi meravigliati di alcuni bambini nel primo vagone. Non essendoci autista, c’era un’ampia vetrata da cui si potevano vedere i binari mentre il treno avanzava. Gli avevano ricordato i suoi fratelli, quando erano più piccolini.
Adorava andare a correre nel parco del Valentino. Cambiando sentiero era pure incappato in una specie di borgo medievale. Aveva trovato un ampio prato con degli alberi dove la gente andava a rilassarsi, fare picnic o semplicemente prendere il sole. In fondo, oltre una pendenza, spuntava quello che gli era sembrato un qualche monumento. Si trattava invece di un’enorme fontana piena di statue, che però non era accesa tutto l’anno, che rappresentava i dodici mesi.
Gli piaceva costeggiare il fiume, specialmente quando andava in quel parco. Guardava spesso i canottieri.
Il sabato sera il centro era davvero strapieno di gente e di vita, ma non ci andava spesso, a causa dei doveri calcistici.
Tutte quelle piccole cose che lo avevano conquistato però, le aveva iniziate a notare un bel po’ di tempo dopo il suo arrivo. Calcio, calcio, calcio. Questo era l’importante. Soprattutto se l’era presa per il responso della prima visita fatta col medico sportivo della sua nuova squadra. Aveva criticato, professionalmente, il suo fisico. L’uomo era rimasto quasi impassibile per la sua reazione. A ripensarci non aveva avuto motivo di prendersela. Sarebbe stato come offendersi se qualcuno gli avesse detto che aveva gli occhi scuri, o se gli veniva fatto notare una scucitura nella camicia. Era un dato di fatto oggettivo.
Non essere la stella della squadra lo aveva aiutato come persona. Si era ritrovato a pensare molte volte a Ray Thompson, suo vecchio allenatore della Toho, l’anno in cui aveva vinto il primo campionato nazionale. Mark era entrato in crisi ed era sparito per allenarsi altrove. Aveva gestito male la cosa, gli sarebbe bastato parlare con lui e invece...
Quindi, al suo ritorno, Thompson lo aveva messo in panchina. Aveva ceduto solo per la finale, ma poi, per principio, si era dimesso. Mark lo aveva pregato di non farlo, aveva ammesso, sorprendendo per primo se stesso, che aveva ragione e a sbagliare era stato lui. L’uomo però per il bene della squadra aveva messo da parte un principio e riteneva giusto fare così. Si erano lasciati bene e quella lezione gli era servita, eccome. Lì a Torino, forse, se non avesse avuto Thompson come allenatore, a suo tempo, avrebbe agito diversamente. Si era ritrovato a essergli grato, stava migliorando come giocatore e come persona.
Rientrato in Giappone, per un impegno con la nazionale, ne aveva approfittato per andarlo a trovare. Era stato piacevole. L’uomo gli aveva lasciato pure il suo numero per parlare, quando ne avesse avuto bisogno, o anche solo per voglia di chiacchierare.
 
Mark spense la televisione e buttò il telecomando.
Non era stata una giornata semplice. La signorina Daisy gli stava facendo da procuratore, ma ultimamente come si comportava non gli piaceva affatto. Non era un ragazzino e lei non poteva permettersi di prendere certe decisioni senza consultalo e, soprattutto, sostenendo di parlare a nome suo, lasciando intendere che ne avevano discusso, quando non era così.
 
Sentì il telefono “Ciao Holly!”
“Ciao Mark! Mi potresti fare un piccolo favore? Potresti mandare dal tuo telefono la foto, che poi ti giro, a Benji?”
“Dovrei mandare a Price una foto?”
“È solo un piccolo scherzo. Ma non girare direttamente quella che ti mando. Mandala prendendola della galleria. Credo che venga fuori se è una foto che è stata girata o meno...”
“Così penserà che viene da me”
“Già! Aspetta ora invio...ecco è partita!”
“Ehi perché mai dovrei mandargli la foto di una boccetta di un prodotto corpo al pepe rosa?”
“Non posso dirti proprio il perché ma...” Holly aveva un tono scherzoso “...l’effetto sarebbe l’equivalente di far mandare a Benji una foto a te di...una palla da softball!”
Mark si era zittito di colpo. Sentì quindi ridere il suo interlocutore
Mark si riprese e, con un filo di voce, riuscì a balbettare “Ma...ma...tu cosa ne...sai?”
Holly rise ancora più forte “Io? Che dovrei sapere?”.
 
Maki, la ragazza che giocava a softball. La ragazza da cui aveva visto eseguire un lancio con un effetto particolare, che era poi riuscito a ottenere calciando. Maki la ragazza espansiva ed estroversa. Vivace e allegra. Maki!
Maledizione! Era riuscito a smettere di pensare a lei nell’ultima...ora? Sì certo un’ora intera, ma chi ci credeva! Era decisamente meno.
Negli ultimi giorni dava decisamente i numeri.
Al parco del Valentino avrebbe giurato di aver sentito la sua voce, proprio mentre attraversava il borgo medievale.
Due giorni dopo si era chinato ad allacciarsi una scarpa, rivolto verso il fiume. Quando si era alzato aveva visto, di spalle, delle ragazze correre. Una di loro avrebbe detto che era Maki. Certo aveva i capelli più lunghi e lei comunque non poteva essere, ma per un attimo aveva sentito un nodo alla gola.
Solo il giorno prima, c’era una bella foschia, stava camminando su un marciapiede, proprio accanto all’imponente fontana dei dodici mesi. Per un attimo l’aveva vista, Maki, fra le statue. Si era trattenuto dal chiamarla, ma aveva allungato il passo in quella direzione. Non c’era nessuno. Si era sentito un idiota. Se non avesse sentito delle voci, avrebbe temuto di averla immaginata. Così, dopo un attimo di esitazione, aveva provato a fare due passi dietro la fontana, in quella curva a ellisse, quasi sperando di intravederla. Si era detto che una volta vista la ragazza, si sarebbe dato pace, che lo faceva per curiosità, per vedere quando le somigliava davvero. Invece come aveva visto una ragazza, per nulla somigliante a Maki, si era allontanato. Era pure bionda!
Solo già lontano, si era reso conto che, avendo sentito delle voci, non si poteva trattare di una persona sola, ma tornare indietro era fuori discussione, sarebbe stato ridicolo.
 
Non era la sua ragazza. Si erano visti così poche volte. Che ci fosse una certa simpatia reciproca era innegabile...simpatia non intesa in amicizia...e chissà come Holly faceva a saperlo. Danny! Certo doveva essere stato lui per forza. Mark non aveva altra spiegazione. Li aveva visti parlare una volta e lui aveva commesso un grave errore, chiedergli di non riferirlo al resto della squadra...e quando aveva raggiunto gli altri, lo sapevano tutti. La richiesta, con quel minimo di imbarazzo mal celato, era stata come una freccia lampeggiante, con scritto “cotto”.
 
Basta! Non voleva pensarci. Tanto valeva farsi due risate...e poi Holly aveva chiuso la chiamata senza dargli altre delucidazione. Così inviò la foto a Benji.
Aveva appena appoggiato il telefono che iniziò a squillare. Mark sorrise divertito.
“Salve Price!”
“Che cosa sai?” La voce del ragazzo era stata seria, imperativa, un po’ cupa. Cosa che fece scoppiare a ridere Mark.
 
Era andato a correre al Parco del Valentino in un orario non consueto. Non che ne avesse uno fisso, ma era la prima volta che ci metteva piede a quell’ora.
Aveva discusso con Daisy. Gli era costato, ma aveva messo i puntini sulle i. Aveva dovuto farlo. In realtà era stata lei a cominciare, accusandolo di averle fatto fare una pessima figura.
Si era sentito meglio dopo una bella corsa. Aveva però sentito l’esigenza di sedersi, di bere qualcosa. Aveva acquistato una bottiglietta d’acqua e si era seduto appoggiandosi a un albero, proprio nel prato non lontano dalla fontana.
Era stato un attimo. Una sagoma familiare, che non era riuscito a mettere a fuoco perché controluce, aveva lanciato nella sua direzione una palla da softball con un effetto particolare, un effetto che conosceva bene, e aveva colpito la sua bottiglietta.
Era come paralizzato. Poi la sagoma fece un passo avanti “Maki?!”
“Ciao Mark”
Era reale, lei era davvero lì.
Si alzò e andò nella sua direzione.
Avrebbe voluto abbracciarla, questo era stato il suo primo istinto, eppure riuscì a controllarsi.
“I tuoi capelli sono più lunghi” le disse ancora stordito e incredulo
“Non ti ci abituare, me li taglio fra qualche giorno”
“Ma tu...cosa...”
Lei sorrise “Uno sorta di scambio, stage, esperienza culturale...resto per tre mesi...ancora due e mezzo...e qualche giorno...” Maki preferì evitare di dirgli che, per essere assegnata proprio a Torino, poco ci era mancato di vendere l’anima al diavolo “...ci sediamo?”
“Certo!”
 
“Avrei voluto fartelo sapere...ma non ci siamo scambiati i numeri di telefono”
Non lo avevano fatto solo per una sfortunata serie di combinazioni, ma Mark avrebbe voluto averlo tante volte. Non sapeva se l’avrebbe chiamata, ma di certo le avrebbe scritto.
“Però per essere uno che viene spesso al Parco del Valentino...” lei lo guardò “...ci ho messo parecchio a intercettarti...be’ dai, non proprio così tanto!”
Lui la guardò sorpreso, poi notò una ragazza bionda poco lontano, fare un cenno a Maki. Non poteva averne la certezza, ma poteva proprio essere la ragazza vista alla fontana. Allora la ragazza che aveva visto correre, la voce che aveva udito nel borgo...la ragazza del Parco del Valentino che gli aveva sempre fatto pensare a lei, che lo aveva emozionato, fatto sentire uno stupido, che aveva tormentato i suoi pensieri...era sempre stata Maki.
“Non mi chiedi come lo sapessi?”
“Cosa?”
“Come sapessi...che venivi spesso a correre qui”
“Già, come?”
“Intanto quando sei tornato per la nazionale volevo venire a vederti, ma non ce l’ho fatta...” Mark lo sapeva questo, anche lui avrebbe voluto vederla in quella occasione, ma aveva saputo che lei era via con la squadra di softball, così era andato a trovare Thompson “...così ho pensato di chiedere a Danny il tuo numero...sai visto che venivo a Torino...ma non lo sapeva a memoria e non aveva con sé il telefono...poi quando è andato a prenderlo, il suo allenatore lo ha chiamato ed è dovuto andare via...ma si è avvicinata a me una ragazza, Amy. Danny le aveva detto che io ero la ragazza...per cui tu...” Maki fece una pausa e si mise a fissarlo e, proprio quando Mark era stato sul punto di parlare, lei proseguì “...avevi una cotta mostruosa!”
Mark divenne paonazzo “Ma brutto stronzo, ma come si è permesso”
Maki rise, lui lo aveva detto in italiano, senza rendersene conto “Vedo che te la cavi bene con la lingua”
Lui la fissò, e a sua volta scoppiò a ridere.
“Comunque Amy è stata carinissima. Sapeva già che tu venivi spesso a correre qui, ti aveva sentito dirlo quando sei tornato in Giappone. Ci siamo scambiate i numeri e mi ha promesso di darsi da fare per me.”
“Ha quindi chiesto a Julian...il suo ragazzo”
“Non stanno insieme...perché lui è un tonto patentato” era chiaro che le loro conversazioni erano andate oltre quel favore “Ha chiesto a un suo amico di infanzia...”
“Holly!” Improvvisamente gli fu chiaro
“Già! Lui le ha detto che prima di dare un numero di telefono doveva chiedere...Amy ha provato a convincerlo che sarebbe stato più...carino?!...” Maki provò a ricordare se era quella la parola usata da Amy “...Vabbè! Lui non ha voluto.”
“Lui però non mi ha chiesto nulla e sì che ci siamo sentiti ieri sera e...” improvvisamene le parola di Holly gli divennero davvero chiare, lo aveva messo alla prova “Stronzo!”
Lei lo fissò
“Non farci caso, una cosa fra me e lui!” Aveva un tono arrabbiato e lei scoppiò a ridere.
In quel momento arrivò a Maki un messaggio “Ma guarda, numero e indirizzo di un certo giapponese a Torino” il messaggio era di Amy. “Aspetta...”
“Cosa...”
Lei scattò un selfie
“Maki ma...”
“Le rispondo con la foto!”
“Penserà di aver fatto tanta fatica per niente”
“Io non credo...ecco infatti...”
Gli mostrò la risposta.
Nooo! Ma quanto è romantico, vi siete incontrati prima che ti mandassi tutto! Il destino! Ti ha baciata?
Mark restò senza parole
“Già...” gli disse “...perché non mi hai ancora baciata?” lei sorrise
Era una ragazza molto schietta e, in effetti, perché dovevano girarci intorno. Era chiaro che si piacevano a vicenda
“C’è gente!” Le disse
“Ma siamo in Italia!”
Lui la guardò “Siamo in Italia, ma io non sono tipo da...ma chi se ne frega!” E si baciarono, sotto quell’albero, nel Parco del Valentino, fra il Po e la Fontana dei dodici mesi.
 
  
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