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Autore: Menade Danzante    29/08/2019    5 recensioni
[Mini-Long ambientata subito dopo gli eventi narrati nella serie e nel libro. Da considerarsi come sequel di "Ride Home", ma non è necessario aver letto prima quella per seguire questa. Buona lettura!]
Sventata l'Apocalisse, angelo e demone si salvano grazie allo scambio dei corpi. La storia seguirà il ritorno alla normalità di Crowley e Aziraphale nell'arco di una settimana e un giorno. Dovranno fare i conti non solo con quello che hanno vissuto negli ultimi giorni, ma anche con il loro rapporto. Sarà cambiato qualcosa tra loro?
Dal testo: "D'istinto, si volta per condividere con Crowley lo sguardo raggiante che gli anima le iridi, ma il demone non è con lui: è probabilmente già arrivato a casa sua e starà innaffiando le piante che gli ha fatto conoscere – con un certo astio, deve ammetterlo – la sera precedente.
Gli ci vuole poco per concentrarsi e tornare sobrio. «Che sciocco» si insulta ad alta voce sforzandosi di ridere e di ignorare l'improvviso senso di mancanza che gli ha riempito il petto."
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'How to cope with Apoca-nope and be happy'
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domenica

6. Domenica







La domenica è sonnacchiosa e tinta di nuvole. Nessuno dei due ha voglia di uscire, nemmeno per una passeggiata al parco per dare da mangiare alle anatre. Aziraphale è in piedi davanti alla finestra spalancata della sala con le mani giunte dietro la schiena – per aprire le imposte stabilmente l'angelo ha impiegato un'ora del suo tempo, argomentando contro il demone riguardo a quanto sia piacevole sentire un po' di fresco in casa. Sospetta che Crowley gliel'abbia data vinta esclusivamente per farlo tacere, ma è comunque fiero di sé: è difficile ascoltare qualcos'altro al di là del traffico londinese, ma di sicuro adesso può provare ad avvertire gli uccelli che cantano senza doverli solo immaginare. Inala a pieni polmoni ed è praticamente certo che allo smog sia mescolato un lieve sentore di pioggia. Incantevole.

«Come credi che se la stiano passando a Tadfield?» chiede di punto in bianco quando percepisce la presenza di Crowley nella stanza.

«Come sempre» è la risposta disinteressata del demone. «Che vuoi che succeda a Tadfield?»

La fine del mondo?, ma Aziraphale si limita a lanciare al rosso un'occhiata eloquente.

«Dico davvero» continua Crowley. «L'Anticristo ha vinto, non vuole ucciderci tutti. Direi che vada più che bene, in effetti»

«Non intendevo questo» precisa l'angelo, registrando comunque la verità di quelle parole con sollievo. «Intendevo più qualcosa sulla vita quotidiana»

«Del tipo: come tornare alla normalità quando hai rischiato di provocare la morte del pianeta?»

Aziraphale ride brevemente. «Sì, più o meno»

Crowley scrolla le spalle. «Come noi. Con meno vino, magari». L'angelo annuisce, tornando a guardare fuori con un sorriso. Il demone gli si fa di fianco, le mani in tasca e il viso contratto per il chiarore arrogante del sole che filtra tra le nuvole.

«Sai,» riprende Aziraphale, «credo che dovremmo invitare la ragazza americana di tanto in tanto. E il suo ragazzo, naturalmente»

Crowley si scosta come colpito da uno schiaffo. «La ragazza del libro?! Ma perché?»

«Perché ne ha passate tante nella vita: è cresciuta con l'idea di dover salvare il mondo dalla minaccia dell'Anticristo». La risposta di Aziraphale suona naturale e scontata: lui ha letto tutte le note del libro di Agnes Nutter, sa quello che ci si aspettava dalla giovane. «Può essere utile per lei parlarne. Siamo sicuramente qualificati per affrontare l'argomento»

Il demone si guarda intorno, perplesso, come aspettandosi di vedere la giovane americana saltare fuori da un momento all'altro e prendere posto sul divano, invadendo il loro spazio.

«Se lo ritieni proprio necessario» borbotta alla fine, disgustato.

«Oh, davvero?» fa Aziraphale, un'ottava più in alto del normale. «Ma a te fa piacere?»

Crowley si stringe nelle spalle. «Sì, d'accordo» concede con un sospiro.

Aziraphale approfitta del momento per buttare lì un altro nome: «E anche Madame Tracy, che te ne pare?»

«Hai pensato anche a un tè con Morte o lui l'hai lasciato fuori dal circolo delle conoscenze? “Scusi, non sapevamo come contattarla e nel dubbio abbiamo sacrificato un umano. Verrebbe a pranzo domani?”»

L'angelo gli riserva uno sguardo di duro rimprovero, ma non dice niente. Come al solito, il sarcasmo del demone è tagliente ma estremamente accurato.

La luce naturale sembra andare via all'improvviso e in lontananza un tuono ne sottolinea l'assenza.

«Adesso che non abbiamo più delle missioni, propriamente parlando, sarebbe bello averne davvero uno, di circolo delle conoscenze. Non trovi?»

Aziraphale è genuinamente curioso di osservare la reazione di Crowley a quelle sue parole: non sa davvero cosa aspettarsi. Il demone lo guarda con sospetto per un momento, ma poi la sua espressione si rilassa. «Possiamo provare»

Il plurale scalda il petto di Aziraphale in un lampo. Non può fare altro che annuire.




Anche quel giorno l'angelo legge alle piante, ma c'è qualcosa di diverso: Crowley l'ha seguito nella stanza e si è accomodato sull'ampio bracciolo della poltrona. A nulla è servita la proposta di Aziraphale di far apparire una sedia tutta per lui: il demone non ne ha voluto sapere.

Spesso l'angelo alza gli occhi dal libro per scrutare il comportamento del rosso. Lo trova o a spiare le piante o a seguire la lettura con gli occhi. Quando Aziraphale alza la voce o cambia tono per impersonare meglio il personaggio, però, Crowley guarda lui e scuote la testa, divertito. Quando questo accade, l'angelo trova un po' più complicato tornare a leggere ad alta voce, ma almeno nota che le piante non perdono una parola: sono sempre protese verso di loro, senza paura e con il pigmento più brillante che mai.

Ogni tanto, però, le occhiatacce del demone scoraggiano le foglie. Aziraphale si accorge dei velati rimproveri perché le sente fremere per alcuni intensi secondi prima che la sua voce sia di nuovo l'unico suono nell'appartamento. Al quinto tremore l'angelo posa la mancina sulla coscia del demone accanto a sé prima di fissarlo negli occhi con sguardo severo.

«Caro, così non è possibile» gli fa notare. Crowley ha la faccia tosta di mostrarsi del tutto sorpreso da quel rimbrotto. «Le stai spaventando»

«Non è vero». Il demone sembra esserne pienamente convinto. «Sono loro che spaventano me. Sono invadenti»

«Sono attente»

Crowley fa una smorfia di derisione.

«Chiedi scusa» intima Aziraphale.

Il demone impiega un attimo prima di annuire. «Ti ho distratto, angelo, non dovevo»

«Oh, non c'è di che» sorride il biondo. «Ma non è per me. Devi chiedere scusa a loro»

Crowley sgrana gli occhi. «Penso di aver capito male»

«Niente affatto. Sei stato scortese»

La bocca del demone è una linea pericolosamente sottile. Ad Aziraphale sembra che anche le piante siano sospese in attesa della risposta.

«Scusate». La risposta arriva a denti stretti, con un gesto derisorio verso le foglie. Per rimarcare l'indignazione, Crowley allontana la gamba con uno strattone, si alza e si dirige verso il suo trono. Aziraphale lo osserva mentre si siede con teatrale superbia e ostenta tutto il disappunto e la collera di cui è capace. L'angelo sa che non gli rivolgerà più l'attenzione per tutto il resto della sessione di lettura, ma almeno ha la consapevolezza di essere riuscito a vendicare le altre abitanti della casa.

«Gli passerà» rassicura le foglie, ancora innaturalmente immobili, prima di riprendere a leggere.




Al borbottio sommesso di un esperto di gorilla in televisione e allo scrosciante temporale si aggiunge il grattare della ceramica che si fa strada sul piano del tavolo. Aziraphale sta manipolando la tazza dal divano mentre Crowley si mostra del tutto indifferente al processo, come se non si accorgesse di nulla. Ma il demone è costretto a manifestare una qualche reazione quando il suo gomito viene picchiettato da un manico particolarmente insistente. L'angelo trattiene il sorriso nel sentirlo grugnire. Con uno schiocco di dita Crowley pone fine al miracolo di Aziraphale e osserva il contenuto della tazza.

«Cioccolata calda» fornisce il biondo. «La tua è al caffè. Corretta al brandy»

Il demone alza un sopracciglio e finalmente incontra i suoi occhi. «Sembra quasi che abbia vinto io, angelo» riflette sardonico mentre calcia una gamba contro il braccio del trono per fronteggiare Aziraphale e si apre in un sorriso di scherno.

«Non direi. Io ho la panna» ribatte l'angelo con tono definitivo.

Bevono in silenzio le rispettive bevande per qualche minuto, la tensione delle ore precedenti dimenticata nel bagliore di un lampo e nell'etologia delle grandi scimmie. Il biondo si complimenta con sé stesso per aver avuto quel guizzo di genialità che l'ha spinto a rintracciare la cucina del demone e ad armeggiare con i fornelli e con qualche miracolo qui e là.

Mentre bevono Aziraphale non può fare a meno di notare che Crowley tiene in mano la tazza come se fosse un bicchiere con qualcosa di esclusivamente alcolico all'interno: non stringe le mani a coppa intorno alla ceramica per riscaldarsi o per dare la giusta estetica all'atto di bere una cioccolata calda. No: Crowley è sfrontato come sempre, con le dita che toccano il contenitore il meno possibile, troppo vicine all'orlo e decisamente fuori dalla portata del manico. Questo fa sorridere l'angelo senza preavviso.

«D'accordo, questo tuo giochino con le piante ti ha fatto ridere abbastanza per oggi» fa il demone, fraintendo la reazione, ma non sembra rancoroso e Aziraphale non sa come dirgli quello che gli è passato per la mente senza risultare idiota: si limita a non confermare e a non negare la deduzione del rosso.

«Adesso mi diverto io. Ti sembra giusto, angelo?»

L'espressione del demone allarma vagamente Aziraphale, ma il biondo si rende conto di non avere argomentazioni contrarie sufficientemente probanti da coprirgli le spalle. Annuisce avendo la studiata cura di sospirare.

«Bene. Un obbligo per un obbligo, allora». L'angelo sente un brivido infido lungo la schiena. «Mi hai costretto a fare una cosa che non mi piace fare, quindi tu farai una cosa che sicuramente non ti piace fare». Aziraphale ha dimenticato di battere le palpebre e continua a tenere gli occhi spalancati più a lungo di quanto un umano possa mai sognarsi di fare. Si chiede se il demone lo stia tentando nel senso proprio del termine, ma non ha nemmeno il tempo di finire la formulazione della domanda nella sua testa che la doccia fredda arriva: «Ceneremo con cibo da asporto consegnato in un cartone unto e maleodorante maneggiato da mani che hanno toccato tante cose non igieniche prima di quello»

«Non penso proprio!» esclama Aziraphale, scattando in piedi impettito e offeso. «Crowley, come puoi chiedermi una cosa simile?». È esterrefatto: tradito alle spalle dal suo migliore amico, dal demone che ha pranzato con lui così tante volte da sapere che all'angelo non può piacere quella cosa che gli umani fanno. Ma il ghigno di Crowley non desiste: gli rimane stampato in faccia e raggiunge persino le iridi gialle che ora gli lampeggiano contro sfumature di vittoriosa ripicca.

«Oh, andiamo! Ti ho preparato la cioccolata!» aggiunge dunque, come se quello risolvesse la questione. Un'ammissione di colpa per una cioccolata calda: più che equo, per l'amor del Cielo!

Ma Crowley ha già materializzato un volantino plastificato, alzato la cornetta del telefono e digitato il numero della pizzeria più vicina all'appartamento. Completamente impotente, l'angelo ascolta la voce del demone che ordina e che fissa l'orario per la consegna del cibo.

«Questo è scandaloso» sentenzia Aziraphale quando il ricevitore torna al suo posto. «Davvero scandaloso. Non sarà mai come il cibo dei ristoranti. È oltraggioso. Non mangerò mai quella roba, sappilo!»



Aziraphale ha mangiato tutta la sua pizza margherita, la metà della sua porzione di patatine fritte e una lattina intera di Coca-Cola. Si è lamentato durante tutto il processo, sostenendo buoni motivi per non mangiare quel tipo di cibo e assecondando uno slancio salutista di cui la sua natura eterea non ha mai dovuto realmente preoccuparsi. In realtà ha apprezzato sia la cena che la gentilezza del demone: ha infatti scoperto che Crowley avrebbe potuto esagerare con i gusti e gli ingredienti della sua pizza, ma non ha voluto rischiare di turbare troppo il palato dell'angelo. Il demone ha ruttato il suo totale dissenso sulla sua presunta bontà d'animo, ma niente di più. Aziraphale ha anche avuto l'impressione che l'altro fosse piuttosto compiaciuto quando l'ha visto leccarsi via l'unto dalle dita e solo dopo prendere un tovagliolo.

Finiscono di piluccare qualche patatina sul divano guardando una replica di Cuori senza età1 su insistenza di Crowley. Il demone si sforza di convincere Aziaraphale che Blanche sia il personaggio migliore della serie, ma l'angelo non è d'accordo: Rose ha conquistato la sua simpatia e non è intenzionato a sentire repliche a riguardo. Quando la puntata finisce, con uno schiocco di dita Crowley spegne il televisore mentre Aziraphale si preoccupa di accendere una luce calda che irradi la stanza.

«Ti manca solo una dormita, angelo» ridacchia Crowley dopo attimi di rilassato silenzio.

«Prego?»

Il demone prende un sorso di Sprite direttamente dalla lattina. «Che schifo» commenta, guardando l'involucro come se la sua percezione fosse colpa dell'alluminio. «Quanto zucchero c'è qua dentro?». Poi torna a guardare Aziraphale. «Dicevo: ti manca solo una dormita»

«M-hm» fa l'angelo, sperando che la sua faccia esprima tutto il suo smarrimento. Ma dal demone non giungono precisazioni. «In che senso, caro?»

Crowley sta cercando di leggere le percentuali degli ingredienti della sua bibita, ma la fa sparire con ancora la fronte corrugata per la concentrazione. «Nella tua collezione di nuove esperienze»

«Ah. Beh, non sarebbe totalmente nuova: ho dormito qualche volta»

Le sopracciglia arcuate del demone sono inequivocabili: qualche volta in più di seimila anni non è decisamente abbastanza né tollerabile. «Esistono modi diversi di riposarsi» si giustifica il biondo sulla difensiva. «Dormire è poco piacevole per me. Mi inquieta non essere cosciente per ore». Soprattutto adesso, vorrebbe aggiungere, ma tiene per sé il pensiero.

«Giusto» mormora Crowley con l'aria di chi, per quanto si sforzi, non riesce a mettersi nei panni di un'altra persona.

«Perché a te piace?»

Crowley inarca il petto prima di sbuffare un sospiro. «Mi piace e basta, suppongo». Aziraphale annuisce: la risposta è scarna, ma non è differente da quella che darebbe lui se qualcuno gli chiedesse il senso del suo nutrirsi di cibo raffinato.

«E forse il corpo umano ne trae qualche beneficio» aggiunge il demone, scettico. «Ma non lo faccio per quello». Il rosso fa una pausa. «Non essere coscienti per qualche ora o qualche giorno o... beh, un secolo, non è male a volte»

Passano attimi di silenzio nei quali Aziraphale considera profondamente il caso. Alla fine parla: «Potrei riprovare. Una notte contro l'eternità non mi farà male, dopotutto. Non credi?»

Crowley si muove contro lo schienale del divano per guardarlo meglio. Inclina un poco la testa prima di esprimersi: «Non hai detto che non sei tranquillo se non sei vigile?». Aziraphale sente di colpo caldo dalle parti del petto: è felice di non scorgere nelle parole del demone alcuna traccia di malizia.

«Corretto. È solo che è... beh, è irrazionale. Non ha senso». Si guarda le mani vagamente in imbarazzo.

«Non devi farlo per forza». La voce di Crowley è particolarmente soffice al momento. «L'ho detto solo per dire. Non faceva parte del gioco»

Aziraphale torna a guardarlo negli occhi. «Oh, lo so». Gli sorride per rassicurarlo.

«Bene» mormora Crowley, uno sguardo strano che l'angelo non riesce a definire, ma da cui è positivamente colpito. Forse è riuscito a stupirlo e questo gli dà motivo di essere orgoglioso di sé, anche se non sa spiegarsene il perché. Il sentimento è così travolgente che scatta in piedi pieno di energia e guarda Crowley dall'alto in basso con euforia.

«Facciamolo!»




«Ti capita mai di sognare?»

Al bisbiglio appena accennato dell'angelo corrisponde un grugnito del demone.

«Aziraphale, quando una persona dorme non parla». Il suo tono di voce è normale.

«Non sto ancora dormendo»

«Sì, me ne sono accorto. Non dormirai mai se continui a parlare con me»

Rumore di lenzuola e stoffa: Crowley si muove nel letto ma Aziraphale non ha idea di cosa faccia perché la camera è quasi completamente al buio, ad eccezione del poco chiarore proveniente dalla finestra accanto al materasso. Lui è disteso immobile a pancia in su da mezz'ora con le coperte tirate fino al collo e le braccia sulle lenzuola nere. Almeno il letto è di gran lunga più comodo del prato di St. James's Park e la posizione gli risulta più accettabile del giorno prima.

«Ho capito» continua a bisbigliare, come se temesse di disturbare il demone. «Però non hai risposto alla domanda»

Crowley sbuffa una risata contro il cuscino. Altro rumore di stoffa. «A volte sì, angelo. Contento? Ora possiamo dormire?»

La voce è arrivata più vicina di prima e Aziraphale deduce che il demone si sia voltato verso il suo lato del letto. Prova a girare il volto in quella direzione, ma continua a non vedere nulla: il cielo, reduce dal tempaccio, è troppo nuvoloso e non illumina quasi niente.

«Sogni cose belle?»

«Per amor di Qualcuno»

Il biondo sente uno schiocco e improvvisamente è accecato dalla luce. Assottiglia le palpebre e si ritrova faccia a faccia con il demone. Deglutisce a vuoto per un attimo, consapevole di essere di nuovo preda dell'imbarazzo con cui si è arrampicato su quel letto dopo essersi materializzato addosso un pigiama color crema. La sua unica consolazione era stata vedere anche sul viso del demone in maglietta e pantaloni neri lo stesso rossore che aveva acceso le sue guance. Si erano rassicurati a vicenda – è solo un esperimento, il divano è scomodo, la poltrona nemmeno per scherzo, il pavimento è devastante per la schiena e sul tavolo c'è il mappamondo, non si può fare –, ma niente aveva cambiato la realtà dei fatti: si erano sdraiati nello stesso letto a nemmeno un metro di distanza l'uno dall'altro. Il buio ha aiutato Aziraphale a non pensarci, ma ora che una sfera di luce li illumina gli risulta difficile non notare l'evidenza di un demone dai capelli rossi disteso su un fianco accanto a lui.

«Allora,» comincia Crowley in tono pratico, «devi deciderti: vuoi dormire o no?»

L'angelo si schiarisce la gola. «Sì, ma voglio essere consapevole: è da tanto tempo che non lo faccio. Che c'è di sbagliato?»

Crowley alza gli occhi al cielo. «Non puoi decidere a priori di sognare o no. Né se sarà un bel sogno o un incubo. Accadono, questo è quanto»

Aziraphale non è felice della risposta, ma almeno è contento che ne abbia ricevuta una.

«Prossima domanda» rilancia il demone.

«Non ne ho altre per ora»

«Bugiardo»

L'accusa lo ferisce, ma è costretto a incassare il colpo senza fiatare. Vorrebbe porre ulteriori quesiti sui sogni, sulle sensazioni che provocano e sugli incubi. Vorrebbe ammettere di avere una certa paura di sognare, oltre che di rimanere incosciente fino al mattino, ma non gli sembra il caso di mostrarsi infantile.

«Se non vuoi, puoi-»

«-andarmene quando voglio, sì». Crowley deve averglielo detto almeno quattro volte da quando hanno lasciato la sala, ma ora lo vede esitare nel dare il proprio assenso.

«Questo o... O puoi rimanere qui a leggere» butta lì, non togliendogli le iridi da serpente di dosso. «Se ti fa piacere»

Aziraphale vorrebbe tanto spegnere la luce, ma le dita non rispondono e non riesce a schioccarle. Si limita a guardare di rimando il demone, il respiro bloccato in gola e la mente che vortica per mettere insieme i tasselli del puzzle. Tasselli tra cui è costretto ad annoverare l'immediato miscuglio di sollievo e trepidazione che lo ha colto del tutto impreparato.

«Grazie» soffia alla fine, lo scheletro di un sorriso sulle labbra. Crowley fa sparire la sfera di luce e Aziraphale gliene è infinitamente grato. Si posiziona su un fianco a sua volta, cercando di scrutare l'espressione del demone, ma nemmeno quando i suoi occhi si sono abituati nuovamente all'oscurità riesce a delineare i dettagli della figura dell'altro.

«Che cosa hai paura di sognare, angelo?»

La voce di Crowley è così inaspettata dopo i suoi rimproveri che Aziraphale si ritrova a sobbalzare.

L'Inferno, pensa, ma non ha il coraggio di dirlo. È passata una settimana da quando si è finto Crowley e ha fatto un bagno nell'acqua santa ai Piani Bassi, ma, nonostante l'esito positivo dell'operazione, non ne conserva ricordi piacevoli al di là dell'aver fatto miracolare a Michael un asciugamano. Quando è sveglio e pienamente cosciente di sé sa di poter razionalizzare l'evento e sa di poterci ridere su, ma non è altrettanto sicuro che ciò avvenga anche durante il sonno. Può un sogno trasmettere la stessa claustrofobia che gli ha trasmesso l'Inferno? Può sentirne di nuovo l'odore? Può vedere i demoni ammassati contro il vetro che un momento battono le mani e quello dopo lo fissano con terrore e raccapriccio perché non sanno spiegare il prodigio di un diavolo che non si scioglie nell'acqua santa?

Aziraphale non lo sa, ma non ha intenzione di chiederlo a Crowley, non dopo aver compreso che anche il demone sta facendo i conti con il proprio dolore, con un'altra condanna a morte, la sua: non ha il diritto di addossargli anche il suo fardello.

Si accorge di aver involontariamente adagiato la mano nello spazio vuoto tra sé e il demone solo quando quest'ultimo vi poggia sopra la propria. Aziraphale sussulta per la sorpresa, ma non disdegna il contatto fisico. Anzi, è pronto a giurare che non avrebbe potuto desiderare di meglio.

«Posso svegliarti se ti agiti nel sonno» mormora Crowley.

«Te ne sarei grato» assicura il biondo, stringendo le dita del demone con dolcezza.

«Dormi, angelo»

Aziraphale ricambia con una carezza e si concede di chiudere gli occhi per la prima volta da quando si è infilato sotto le coperte. Non passa molto tempo quando finalmente scivola nel sonno.














Note:

[1]: Cuori senza età è il titolo italiano di “The Golden Girls” che nel libro Crowley adora e considera uno dei migliori show sulla piazza. Blanche e Rose sono due delle quattro protagoniste.






Angolino di Menade Danzante:
Di nuovo, a costo di essere ripetitiva, grazie a chi legge, segue, inserisce la storia in una lista e recensisce! Non posso che sperare che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento e che io abbia mantenuto i personaggi IC.
Ci vediamo la prossima settimana con l'ultimo aggiornamento di questa piccola avventura! Sigh.
Baci baci!

   
 
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