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Autore: Athelye    30/08/2019    1 recensioni
Capelli decolorati, occhi di ghiaccio, aria misteriosa e da delinquente.
Sorriso da mille watt, occhi vispi e allegri, un'ingenuità senza pari.
Un gruppo di amici, una scommessa, e un mese e mezzo per vincerla.
Basta dimostrare che l'apparenza inganna, sarà davvero così?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Gon Freecss, Killua Zaoldyeck, Kurapika, Leorio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Exactly Another Teen Story

Capitolo XVI – Dance With Me Tonight


Fischio dell’arbitro, le grida entusiaste del pubblico. Razor esultava con un guardialinee, che invece non vedeva l’ora di poter tornare a casa. I ragazzi saltarono di gioia, lanciandosi ad abbracciare il ragazzo moro con le braccia alzate al cielo in mezzo al campo.
Gon aveva segnato il punto vincente alla fine del quinto set dopo uno scambio interminabile di battute e salvataggi, ma aveva realizzato la vittoria della propria squadra solo mentre lo stavano riempiendo di pacche sulle spalle, abbracci e complimenti. Sentiva la voce di Leorio che gridava su tutte le altre, e Killua gli aveva rivolto uno dei sorrisi più belli che avesse visto sul viso dell’amico.
Sì, erano ancora alla definizione amico, dopo aver chiarito e stabilito più o meno la situazione fra loro. Erano ancora ‘amici’, nonostante Killua avesse dormito da Gon tutte le sere di quella settimana e passato con lui la maggior parte della giornata, nonostante si scambiassero effusioni, diciamo fraintendibili, anche davanti ad altri adesso; ad esempio: Killua spesso circondava il collo dell’altro con il braccio, tenendolo affettuosamente vicino, oppure Gon lo abbracciava da dietro, appoggiandosi con il mento sulla sua spalla. Anche se non si erano più baciati da quella sera, Killua non aveva smesso di provocarlo e Gon non aveva smesso di stare al gioco.
A volte anche durante gli allenamenti la tensione fra i due era stata così elettrica che i loro compagni di squadra si erano sentiti gli ottavi incomodi.
Gli unici momenti in cui Gon cercava di evitare quelle dimostrazioni di affetto erano quando Neon era particolarmente vicina, cosa che diede da pensare a Killua che il ragazzo avesse finalmente capito di interessarle, quindi di agire così per ‘rispetto’, o qualcosa di simile. Lo capiva, ma non condivideva il pensiero contando che, se fosse stato per lui, se lo sarebbe fatto anche in mezzo alla strada, sul cofano di una macchina qualsiasi.
Ma tornando a noi.
Dopo la partita e i complimenti di Razor negli spogliatoi, Gon gli aveva chiesto di andare con lui e il suo gruppo a festeggiare, estendendo ovviamente l’invito anche ad Alluka, venuta a vedere la partita del suo fratellone. Così, ora erano tutti in un locale a brindare alla vittoria, seduti intorno un tavolo tondo abbastanza grande.
Leorio era partito in quarta, bevendo alcool a fiumi, come se fosse lui a dover festeggiare, mentre Kurapika si assicurava che non iniziasse a palpare con troppo entusiasmo le ragazze che gli passavano accanto.
Zushi era intento a cercare di fare conversazione con Alluka, in modo molto impacciato e molto tenero allo stesso tempo, facendola sorridere mentre lui arrossiva.
Alla destra della ragazza, Killua lanciava occasionalmente occhiate ai due, ma era preso soprattutto dal godersi le attenzioni di Gon, che teneva la mano sinistra fra i suoi capelli e li massaggiava dolcemente, certo di sentire delle fusa provenire dal ragazzo mentre sorseggiava il suo drink.
Mentre giocava con i riccioli argentati, chiacchierava con una Neon dall’espressione vagamente scocciata, tenendo sempre sott’occhio il profilo dell’altro, che beveva dalla cannuccia con aria rilassata, appoggiando la guancia al dorso delle dita.
Lo osservò giocare con il ghiaccio del cocktail, appoggiare le labbra sul tubicino di platica nera, stuzzicarlo appena con i denti, prenderlo di nuovo in bocca, fra le labbra..
Gon avvampò, sentendo una morsa allo stomaco e un bruciore nel petto. Lo stava facendo apposta?!
Sì, ne era certo. Killua sapeva che lo stava guardando, lo sapeva sempre, e stava giocherellando con la cannuccia proprio per stuzzicarlo.
Sfacciato, pensò il moro, mentre l’altro iniziava a usare, in modo totalmente spudorato ma ugualmente discreto per non farsi notare dagli altri, la lingua. Si morse l’interno del labbro, mentre quello accennava un sorriso, conscio dell’effetto che aveva su di lui.
“Ma mi ascolti?” Lo richiamò la ragazza, che, grazie al gioco di luci colorate del locale, non vedeva il suo viso lievemente arrossato.
“Ehm? Sì, certo. Sono d’accordo, infatti.” Le rispose, cercando di contenere un enorme sorriso che non riusciva a controllare. Non aveva sentito una parola, ma nel caso avesse chiesto altro poteva sempre dare la colpa alla musica alta.
“Ecco! Dovresti dirglielo anche tu a Eliza!” Esclamò, indicando con la testa la ragazza con i capelli viola accanto a sé. “Dovresti provarci, se ti piace.”
“Uhm, no aspetta, forse non ho capito il nome, chi..?”
“Non lo so, non me lo vuol dire. Ma secondo me dovrebbe buttarsi.”
A quelle parole, la ragazza con i capelli viola scosse piano la testa arrossendo, dando un’occhiata fugace al ragazzo dai capelli argentati.
A Gon tornò improvvisamente in mente la conversazione che aveva avuto diverso tempo prima con gli altri a tal proposito. Ricordò che Kurapika e Leorio sostenevano l’interesse di Eliza per Killua, mentre Neon lo negava con convinzione, senza specificarne il motivo.
Per un istante, immaginò i due mano nella mano, o a scambiarsi baci e abbracci per i corridoi, o peggio, a fare quello che avevano fatto loro a capodanno. Fu un istante, ma gli bastò per capire che, se a quella ragazza piaceva il suo migliore amico, allora c’era un problema. Due, in realtà.
Primo, a Gon non piaceva condividere Killua. Questo l’aveva capito elaborando quello che gli aveva detto lo stomaco sia a casa di Ikalgo che da Canary, e ogni volta che si era parlato del fatto che Palm e Killua avessero fatto sesso ben più di una volta tempo prima. O in generale, che lui avesse fatto cose con altre persone, anche quando la loro amicizia era ancora agli inizi. Il che, lo sapeva anche lui, suonava incoerente con l’idea di amicizia che aveva, ma così era.
Secondo, neanche a Killua piaceva condividere Gon. E questo il moro l’aveva notato da molto più tempo, da come il ragazzo assumeva un’espressione seccata quando qualcun altro gli orbitava intorno, gli parlava, o rubava la sua attenzione.
Quindi, in conclusione, Eliza era un ostacolo a bordo pista.
Si sentì molto sollevato giungendo a questa conclusione.
“Ma non lo bevi?” Chiese Neon, indicando il bicchiere di fronte a lui, dal contenuto pressoché intatto.
Si levò un grido allegro, e decisamente più che alticcio, da parte di Leorio, “ALLA GOCCIAAAA!”, che fece ridere i presenti, eccetto Kurapika, che aveva un sorriso tirato sulle labbra, vagamente imbarazzato dalla situazione.
Killua si girò appena per guardarlo, tenendo elegantemente la cannuccia con le dita a malapena appoggiata al labbro inferiore, sorridendogli malizioso con una scintilla di sfida negli occhi. “Dai, Gon, alla goccia.”
Sentite quelle parole, il suo nome pronunciato con quel tono provocante, il ragazzo si morse il labbro, dannatamente tentato di farlo, solo per obbedire a quella voce.
Smise di accarezzargli i capelli e prese il bicchiere, mentre Leorio batteva un pugno sul tavolo, esclamando soddisfatto e attirando l’attenzione anche dei tavoli vicini. “Così si fa!
Neon e Alluka risero, mentre Kurapika scuoteva la testa, sconsolato. Il moro bevve tutto d’un fiato il suo drink, strizzando gli occhi per la spiacevole sensazione del troppo alcool che scendeva in gola in una sola volta. Dopo un paio di minuti, la sua testa iniziò a farsi improvvisamente pesante e leggera allo stesso tempo. Killua gli sorrideva con lo sguardo affilato di un gatto, leccandosi le labbra e i denti, prima di continuare a provocarlo giocando appena con la cannuccia.
E sarebbe andato tutto bene, se solo Gon avesse considerato la reazione, perfettamente comprensibile, del suo corpo a quei gesti provocanti, amplificati dall’improvviso afflusso di alcool ad attutirgli i pensieri.
Si rese conto di cosa stava succedendo solo quando colse il movimento fulmineo negli occhi blu di Killua, che sapeva esattamente dove guardare, e il suo sorrisetto decisamente troppo furbo anche per una persona perfettamente sobria. Sgranò gli occhi e gettò uno sguardo in basso. Chiuse gli occhi, deglutendo, dandosi dell’idiota da solo.
L’amico aveva preso in mano il bicchiere, dove ormai era rimasto solo qualche cubetto, dondolandolo appena e facendo tintinnare il ghiaccio. Se fossi bastardo, sai che lo farei cadere, ecco cosa gli stava dicendo con quell’espressione.
“Uhm, scusami Neon, potresti farmi passare?” Chiese alla ragazza. Killua non sarebbe stato davvero così infame, ma voleva ugualmente uscire di lì, sarebbe stato difficile da spiegare se qualcuno oltre al ragazzo se ne fosse accorto.
Il tavolo era in un angolo e sui due lati alla parete aveva un divanetto continuato al posto delle sedie. Neon era seduta alla sua destra sul divanetto, mentre (per sua fortuna) Eliza era su una sedia.
La ragazza annuì e si alzò un attimo per lasciarlo sfilare. Lui passò rapidamente, andando verso il bagno.
Killua aspettò un paio di secondi, poi si avvicinò ad Alluka, in posizione speculare a Neon sul divanetto. “Allu, mi faresti passare?”
Quella gli sorrise con un’espressione furba, mentre faceva passare il ragazzo. “Perché, cosa vuoi fare fratellone?”
Lui le fece la linguaccia con l’occhiolino. “Fatti i cazzi tuoi, sorellina.” Disse, prima di allontanarsi mentre quella ridacchiava e tornava a chiacchierare con uno Zushi perplesso.
 
Gon sollevò lo sguardo sullo specchio, incontrando gli occhi blu del ragazzo appoggiato con la spalla allo stipite della porta, con le braccia incrociate, il suo sorriso accentuato da una parte.
“Vuoi una mano?”
Non era vestito in modo particolare, aveva solo una felpa bordeaux e dei jeans neri, eppure a Gon sembrava dannatamente sexy anche così. Ma forse era ancora l’effetto dell’alcool, arrivato troppo in fretta al cervello.
Gon fece schioccare la lingua, distogliendo lo sguardo dallo specchio. Con la vista periferica vide l’altro darsi una spinta con la spalla e avvicinarsi, così si girò verso di lui.
“È colpa tua.” Disse, prendendo colore sulle guance.
“Lo so.” Rispose quello, appoggiandosi con le mani al lavandino alle spalle di Gon, circondandolo così con le braccia ma senza toccarlo, a un palmo dal suo viso. “Per questo sono qui.”
Gon deglutì, osservando la luce maliziosa negli occhi dal taglio particolare del ragazzo.
“Allora?”
Il moro distolse lo sguardo, non riuscendo a sostenerlo per la risposta che voleva dargli. L’altro sorrise di più, intuendola senza bisogno che parlasse, e lo prese per un braccio, portandolo con sé nel bagno più vicino.
Chiuse la porta e inchiodò contro il legno il ragazzo, che sussultò in sorpresa. Gli slacciò i pantaloni, accarezzando con le dita la stoffa che lo separava dal suo obiettivo.
Gon inspirò profondamente anche a quel semplice contatto, guardandolo negli occhi. Mugolò quando sentì la mano dell’altro scivolargli nelle mutande e iniziare a percorrerlo. In un secondo si ritrovò l’altra mano sulla propria bocca, con il pollice che lo accarezzava piano sotto il mento.
Sh..” Gli sorrise. “O vuoi che ti senta tutto il locale?”
Si avvicinò al suo collo senza spostare la mano dalla sua bocca, iniziando a lasciare dei baci sulla sua pelle. Continuando a stimolarlo, sentì accelerare il suo respiro e come si scioglieva sotto il suo tocco. Avvertì la presa dell’altro su un fianco, come se ci si aggrappasse.
Sentiva i gemiti vibrare attraverso la propria mano. Chiuse gli occhi e continuò a viziargli il collo, distraendosi nel sentire il suo profumo. Quando si accorse di aver succhiato la sua pelle un po’ troppo ormai era tardi e, sebbene il moro non se ne fosse accorto, preso da un’altra attività molto più in basso, il segno c’era. Si maledisse mentalmente.
Gon strinse di più la presa sul fianco dell’altro, mormorando il suo nome contro il palmo, lasciandosi andare nella sua mano con un sospiro.
 
Il moro lo abbracciò da dietro mentre si stava lavando le mani, appoggiando il mento sulla sua spalla. Gli lasciò un bacio sul collo pallido, sfiorandogli l’orecchino con la punta del naso.
Quando diventava così affettuoso, Killua non riusciva a capirlo. Cioè, non che a cose normali fosse un libro aperto, anzi. Il fatto che i suoi ragionamenti fossero così elementari da rasentare la banalità, per lui, complicava decisamente le cose.
Ma negli ultimi, quanti, tre giorni? Insomma, più o meno dal bacio dopo aver fumato, passava dal dargli il cinque dopo aver lavato i piatti all’abbracciarlo totalmente a caso. E per carità, a Killua non dispiaceva affatto, però non ne capiva la logica, sempre se la serie di ragionamenti del ragazzo potesse essere definita ‘logica’. Ad esempio la cosa del non baciarsi.
L’aveva tirata fuori il moro, la sera successiva, proponendogli di continuare a definirsi amici, quindi non baciandosi, ma senza restrizioni per quanto riguardava tutti gli altri aspetti. Ecco, quello sì che era un discorso stupido, contando che non era un fottutissimo bacio a definire se fossero amici o altro, ma tutto il contesto intorno.
Di baci in diciott’anni ne aveva dati tanti, troppi forse, spesso senza valore, mentre quello che aveva con Gon, anche prima di capodanno, non l’aveva mai avuto con nessun altro. Quindi non riusciva davvero a capire perché, se quell’idiota voleva altro, non potevano semplicemente superare lo scoglio ‘amicizia’ a cui sembrava essersi avvinghiato come una cozza.
Soprattutto perché aveva detto “Facciamo così per un po’ e poi vediamo che succede!”. Che ti spacco la faccia a testate, ecco che succede. Aveva pensato lì per lì.
Però Gon gliel’aveva presentata come una sfida: alla fine aveva cercato di convincersi che i baci fossero sopravvalutati, e che il non baciarsi a fronte dello scambiarsi effusioni in pubblico per un certo periodo (di cui Gon non aveva specificato la durata) potesse definirsi uno scambio equo.
In realtà aveva scoperto che erano davvero tanti i momenti in cui avrebbe voluto baciarlo, non tanto per voglia, ma per distrazione. C’erano stati dei momenti in cui gli era semplicemente sembrato naturale allungarsi e baciarlo sulle labbra, ma non aveva potuto farlo.
Poco prima, ad esempio, aveva dovuto coprirgli la bocca con la mano non tanto per impedirgli di emettere suoni, quanto perché altrimenti avrebbe finito col baciarlo per farlo stare zitto.
Quella era la prima volta dopo capodanno che andava di nuovo oltre il semplice gesto affettuoso, a cominciare dal giocare con la cannuccia con l’intenzione di accendere qualcosa nell’altro. Previsione esatta, per altro. Gon sembrava averla presa bene, comunque.
Si chiese quanto ci avrebbe messo a notare il succhiotto sul collo e cosa avrebbe pensato dopo. Perlomeno, non sembrava molto visibile al momento.
Nel tornare dagli altri, dovevano attraversare la pista da ballo. Mentre cercavano di passare fra le persone, partirono delle note che fecero illuminare gli occhi azzurri del ragazzo, che si girò verso l’amico con un enorme sorriso.
Gli prese il polso e lo portò in un punto più vicino alle casse, ballando per quanto lo spazio lo permettesse e cantando il testo della canzone, guardando Gon con un’espressione incredibilmente felice sul viso. Stava cantando per lui, era chiaro.
E Gon non poteva fare nient’altro che guardarlo muoversi a meno di un passo da sé in ammirazione e ascoltarlo pensando che fosse la voce più bella che avesse mai sentito.
Il ragazzo si era passato una mano fra i capelli chiarissimi, che scintillavano sotto tutte quelle luci caleidoscopiche, e aveva allacciato le loro dita nell’altra mano, e forse tutta quell’immagine insieme contribuiva a scaldare il cuore di Gon a temperatura vulcano attivo.
Si chiese se anche quella fosse ancora colpa dell’alcool che gli circolava nel sangue.
 
Alluka emise un sospiro contento, guardando il fratello ballare e cantare felice con quel ragazzo.
“Ma quei due stanno insieme?” Chiese Zushi.
Lei scosse la testa, sospirando ancora. “No, purtroppo. Gon sembra proprio un bravo ragazzo, e mio fratello avrebbe davvero bisogno di qualcuno.. Normale.” Rispose, evitando l’argomento ‘ambiente lavorativo’.
“Davvero? Avrei pensato di sì, dato che li ho visti baciarsi a capodanno.” Disse, un po’ stupito.
Lei si girò verso di lui, perplessa. “L’hai passato a casa di una certa Canary?”
Il ragazzino annuì. “Sì, è amica di amici, così mi hanno invitato. È stata una sorpresa trovarci anche loro.”
“Canary è la migliore amica di Killu, per questo era lì. Anche Gon era un invito.. Esteso, per così dire.”
“Oh, capisco. Pensavo fossero una coppia. Dato che a scuola stanno sempre insieme, poi appunto li ho visti lì e ho pensato..” Lasciò in sospeso la frase, dando per scontata la fine.
La ragazzina sbuffò. “Io lo spero, che si sveglino. Guarda quanto starebbero bene insieme!” Disse, indicandoli a braccia aperte, in un gesto molto drammatico. Con un sorriso da mille watt, Killua stava chiaramente cantando a Gon, che non riusciva a staccargli gli occhi di dosso con un’espressione altrettanto luminosa.
Kurapika si sporse verso i due ragazzini, ignorando un Leorio profondamente addormentato che aveva iniziato a russare e sbavare, accasciato sul tavolo fra loro. “Lo pensi anche tu?” Le chiese, sorridendo. “Sei Alluka, vero? La sorellina di Killua?”
Quella annuì, ricambiando il sorriso. Lui allungò la mano. “Prima non abbiamo avuto modo di presentarci come si deve. Piacere, io sono Kurapika!”
“Piacere mio! Killua mi ha parlato molto bene di te, l’hai colpito. E non è affatto facile stupire positivamente mio fratello.” Si complimentò lei, stringendogli la mano.
Il ragazzo biondo la ringraziò, poi si rivolse a Zushi abbassando la voce. “Zushi, scusami, hai detto di averli visti baciarsi a capodanno?”
Quello annuì, parlando con lo stesso volume. “Sì, in modo anche abbastanza.. Uhm, entusiasta. Però poi hanno salito le scale e non li ho più visti per tutta la sera.”
Kurapika annuì. Se anche Gon non gli avesse fatto la cronaca dell’accaduto, non sarebbe stato difficile intuire per quale motivo i due si fossero appartati. Doveva averlo capito anche il ragazzino. “Posso chiederti di non parlarne.. Ehm, davanti a Neon?”
Alluka aggrottò le sopracciglia. “Posso sapere perché, Kurapika?”
Il biondo storse la bocca. “Ecco.. Le piace Gon da anni, anche se lui non lo capisce.” Rispose, assicurandosi che la ragazza stesse ancora parlando con la sua migliore amica e non potesse sentirlo.
La ragazzina inarcò le sopracciglia con stupore. Se avesse avuto i capelli decolorati, Kurapika avrebbe pensato di vedere Killua. L’aveva notato anche prima, durante la serata. Che quei due fossero fratello e sorella si poteva capire a due chilometri di distanza: stessi occhi, stesse espressioni, stessi modi di fare, anche se lei sembrava leggermente più ingenua, o infantile, rispetto a lui, forse anche per l’età.
“Già. Solo che non glielo vuol dire. Si conoscono dalle elementari, la capisco.” Fece una pausa. “Poi c’è Killua che, tolto il suo lavoro, non sembra cattivo. Inoltre credo che abbia conquistato molti più punti lui in poco più di un mese che lei in anni di amicizia..”
Alluka guardò sospettosa il biondo. “Kurapika, Gon ti ha detto che lavoro fa mio fratello?”
Lui scosse la testa. “No, ma mi ha detto di un tatuaggio che gli ha visto sulla schiena, e ho ricollegato i punti. Quindi.. Gon lo sa?”
Lei annuì, ridacchiando. “Sì, glielo disse subito, nella speranza di toglierselo di torno. Immagino che non abbia funzionato.” Lanciò un’occhiata ai due sulla pista, poi tornò a guardare più seriamente gli occhi grigi del biondo. “Quindi tu, Kurapika, da che parte stai?”
Kurapika sospirò, scuotendo la testa. “Penso di aver visto poche volte Gon così sereno. O felice, in compagnia di qualcuno. Lui è uno di quelli che sorride sempre, ma chi lo conosce ha visto la differenza. Anche Leorio critica tanto, ma in fondo approva Killua, nonostante la sua sfacciataggine.” Ridacchiò, accennando al ragazzo che russava alla sua destra. “Credo che anche Neon l’abbia capito, anche se non vuole arrendersi all’idea. E ripeto, la capisco. Anch’io al posto suo penso che non perderei la speranza.”
Alluka annuì, sorridendo, soddisfatta delle risposte. “Aye!”
I due interessati si avvicinarono al tavolo, sorridenti. Kurapika si alzò. “Gon, penso che porterò a casa Leorio. Anche perché sono le due, e domani non può assolutamente mancare a scuola.”
Quello annuì, mentre Killua sussurrò un’imprecazione, controllando l’orologio.
“Che c’è, fratellone?” Chiese Alluka, inclinando la testa.
“C’è che nostro padre mi farà la pelle quando arriviamo. Ti avrei dovuto riportare a casa almeno un’ora fa!” Esclamò, passandosi nervosamente le dita fra i ricci argentati.
Kurapika offrì di dare loro un passaggio a casa, e Killua stava già per rifiutare, ma la ragazzina intervenne, gonfiando le guance e protestando. “Fratellone, hai bevuto, non puoi guidare la moto ora!”
Quello sbuffò. Se fosse stato da solo probabilmente l’avrebbe fatto ugualmente, ma con la vita di sua sorella sulle spalle in effetti preferiva non rischiare incidenti.
Così, dopo aver salutato anche Zushi, che aveva chiamato il padre per farsi venire a recuperare, e Neon ed Eliza, che invece aspettavano uno dei maggiordomi di Neon, il gruppetto uscì dal locale, e raggiunse la macchina di Kurapika. Leorio continuava a dormire, quindi avevano dovuto sollevarlo di peso e portarlo via quasi trascinandolo. In qualche modo, l’avevano caricato in macchina su uno dei sedili dietro, dato che la proposta di Killua di buttarlo nel bagagliaio era stata bocciata.
Leorio era anche il primo a “scendere”, quindi Gon e Killua, che si erano messi dietro insieme a lui per assicurarsi che stesse buono, poi l’avevano tirato fuori e accompagnato alla porta mettendosi le sue braccia intorno al collo. Trovando le chiavi in una tasca, entrarono solo per appoggiarlo al divano più vicino, poi uscirono e tornarono in macchina.
“Ok, prossima tappa?”
Killua si sporse verso i sedili davanti. “Gon sta dall’altra parte della città, quindi forse siamo più vicini io e Alluka.” Lei annuì e diede indicazioni al ragazzo. Passarono attraverso la zona elegante della città, fino ad arrivare a un grande cancello in ferro.
“Mike farà un casino tremendo..” Si lamentò lui.
“Chi è Mike?” Chiese Gon.
“È il nostro cane!” Rispose contenta Alluka. “Killu, dovresti essere più contento che ti faccia le feste!”
“Lo sono, ma non quando è notte fonda e fa abbastanza casino da svegliare l’intero quartiere..” Si strofinò un occhio, sgomento.
“Esagerato, altre volte sei rientrato molto più tardi. E poi non capisco perché io non posso fare più tardi di così!” Sbuffò lei, al che arrivò immediata la risposta da fratello maggiore, un “sei ancora piccola” che scatenò la ragazza.
Kurapika e Gon ridacchiarono del battibecco fra i due e li salutarono appena scesero. Il moro passò nel sedile davanti.
È la prima volta che vedo casa sua, pensò, osservandola dal finestrino. Chissà com’è dentro?











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Note dell'Autrice
Buon salve people! Passato una bella settimana? :3
Nella storia sono passati 48 giorni, ed è befana.
. . . Sì, questa cosa sta diventando sempre più strana, lol. Anyway, passiamo al capitolo!
 
La stupidità di Gon riguardo alla questione “Neon” è palpabile, non trovate? Killua ha troppa fiducia nel suo cervello, pensando che abbia capito. A volte è talmente stupido che mi fa quasi tenerezza.
Non ricordo dove l’avessi letto, probabilmente su tumblr (sicuramente su tumblr), ma l’idea di una ship fra Alluka e Zushi mi ha messo addosso talmente tanta tenerezza che non potevo non mettercela! Sono così piccoli e tenerelli tutti e due ❤
Inoltre, in questo capitolo scopriamo chi era “la figura familiare” notata a casa di Canary, se lo ricordate ancora. Uno Zushi selvatico era presente alla festa di capodanno, voi l’avevate notato?
E Gon cosa penserà del piccolo errore di distrazione di Killua? Leorio sarà riuscito a riprendere i sensi in tempo per andare a scuola?
Ma soprattutto, cosa mangerò a cena??
Tutto ciò nel prossimo capitolo, anche la mia cena! Rimanete sintonizzati :D
Intanto vi dico che la canzone di oggi è “Dance with me Tonight” di Olly Murs, mentre quella del prossimo capitolo sarà di Adam Lambert. Non so se vi può aiutare in qualche modo quest’ultima cosa, ma ok.
 
Passando infine ai ringraziamenti, ringrazio la mia pazientissima beta per leggere ciò che scrivo e incoraggiarmi nella vita vera! Non so come farei senza di te, davvero.
Un grazie a tutti i miei lettori silenziosi, sappiate che non mordo e che se voleste rompere il silenzio mi fareste un enorme piacere!
Ora vi saluto, che mi aspettano ventiquattro ore da paura *urlo di Munch*

Ci si legge venerdì prossimo, un bacio enorme!


Athelyè ~
   
 
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