Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: QueenVictoria    01/09/2019    24 recensioni
I Cavalieri d’Oro vengono richiamati al Santuario per una riunione straordinaria, questa volta partecipa anche Mu dell’Ariete che torna in Grecia di sua spontanea volontà per sondare la situazione. Ambientata due anni prima dell’inizio della serie classica, questa storia vedrà l’incontro tra i Cavalieri d’Oro in un momento in cui la situazione al Santuario è molto tesa; una breve missione li porterà in viaggio in Asia Centrale e li costringerà a interagire e confrontarsi tra loro.
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aries Mu, Gold Saints, Leo Aiolia, Pisces Aphrodite, Virgo Shaka
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



V
 
 
 
Death Mask sbadigliò rumorosamente, richiuse il libro che stava sfogliando e lo spinse in là. Raccolse le braccia sul tavolo davanti a sé e ci appoggiò la testa in mezzo. Le sale private della biblioteca, silenziose e non sempre ben illuminate, da sempre gli ispiravano più il sonno che la lettura.
 
“Mi sembrava strano vederti su un libro per più di dieci minuti...” ridacchiò Shura, seduto accanto a lui davanti a una raccolta di quotidiani che stava esaminando assieme a Camus.
 
Il Cancro alzò la testa e voltandola verso di lui fece una smorfia. Poi appoggiò il mento sulle mani e guardò Aphrodite, davanti a sé, intento nella sua lettura; il giovane sembrava molto affascinato.
 
“Ma stai leggendo o guardi solo le figure?” lo punzecchiò.
 
“Oh, finiscila una buona volta. Non sono mica come te, sai?” rispose l’altro fingendosi seccato “Senti qua, invece. Indra si spostava cavalcando un elefante bianco chiamato Airavata, che era il re di tutti gli elefanti. Airavata è noto con diversi nomi, uno dei quali significa Colui che tesse le nuvole. Immergendo la sua proboscide nel sottosuolo ne succhia l’acqua e la vaporizza creando le nuvole, che poi Indra usa per causare le piogge, unendo così le acque del cielo a quelle del sottosuolo. Non è bellissima questa cosa?”
 
“Bah,” sbuffò Death Mask “lascio a te queste cose poetiche. Io piuttosto mi preoccuperei di non dover combattere anche con l’elefante”.
 
“Beh, se Indra venisse davvero risvegliato di sicuro arriverebbe a cavallo del suo elefante. Quindi la possibilità, in effetti, c’è,” li interruppe Shaka srotolando assieme a Mu una grande mappa fisica dell’Asia sul tavolo vicino.
 
I Cavalieri si radunarono tutti attorno a loro.
 
“Questa cartina,” iniziò a spiegare il Cavaliere della Vergine “ci permette di esaminare per bene il corso delle rilevazioni di quel cosmo sconosciuto di cui abbiamo parlato questa mattina. Come vi ho detto, è un viaggio dai territori vicini alla parte settentrionale del Lago di Aral fino all’India che segue un percorso piuttosto tortuoso. Il ritorno è stato molto più lineare.”
 
“Possiamo dedurre che nel viaggio di andata abbiano trovato quello che cercavano e al ritorno siano andati dritti a casa?” chiese Camus, in piedi di fronte a lui con le braccia conserte.
 
“Così sembrerebbe, ma se è stato rilevato utilizzo del cosmo cosa significa? Che avevano fretta e lo hanno usato per essere più veloci?” domandò a sua volta Milo.
 
“Pare di no,” rispose Mu mostrando un quaderno “leggendo le date delle rilevazioni sembra si siano mossi più o meno alla stessa velocità dell’andata. Se hanno bruciato continuamente il loro cosmo era perché gli serviva per qualcosa, forse hanno dovuto combattere o forse hanno solo cercato di farsi notare.”
 
“Beh se è per quello ci sono riusciti,” disse Shaka “comunque per il momento concentriamoci sul viaggio di andata.”
 
“Questi cerchi” continuò indicando dei segni a matita lungo il percorso “indicano resti di antichi edifici e scavi archeologici più o meno terminati. Vicino a essi è stata rilevata un’attività molto forte, queste croci rosse segnalano i luoghi dove sono stati riscontrati danni o segni di passaggio. In particolare, in questi tre punti sono state trovate tre grandi voragini nella roccia.”
 
Aprì un piccolo album di fotografie e le mostrò agli altri Cavalieri. Le tre voragini erano state documentate con cura, con scatti panoramici, che ne mostravano le dimensioni, e altri più vicini che si soffermavano sui dettagli. Per quanto spettacolari, ai loro occhi non sembravano niente di eccezionale, chiunque di loro sarebbe stato in grado di farne di uguali tirando un semplice pugno dopo aver caricato un po’ il cosmo.
 
“Di che luoghi si tratta?” chiese Milo.
 
“Essenzialmente vecchi scavi già quasi completamente saccheggiati da sedicenti archeologi europei nel secolo scorso. In tutti e tre i casi, sono stati aperti dei passaggi nella roccia che hanno rivelato la presenza di stanze segrete delle quali non si era accorto nessuno. Da quello che sappiamo sono le uniche aperture di questo tipo trovate lungo questo percorso.”
 
“Non può essere una casualità,” intervenne Aiolia “già tirare un pugno a caso e scoprire una stanza segreta è sperare un po’ troppo. Qui ne hanno trovate addirittura tre.”
 
“Già,” annuì Shaka “Sapevano esattamente dove cercare e c’è un’altra cosa importante. Nessuna di quelle stanze è stata trovata vuota; tutte contenevano oggetti di valore come sculture, gioielli, antichi testi ma sembra che queste persone non abbiano toccato quasi niente. Volevano qualcosa e non erano interessati ad altro, diciamo che sono stati molto rispettosi con il resto. Inoltre, i nostri collaboratori ci hanno segnalato una cosa interessante ritrovata in uno dei tre luoghi.”
 
Sfogliò qualche pagina di un altro album e mostrò agli altri le foto in questione. Si trattava di diversi scatti ravvicinati di una statuetta in basalto.
 
“Guardate qua,” disse indicando un piccolo foro circolare tra gli occhi della scultura “vedete questo segno? Qui c’era qualcosa che è stato staccato di recente, la pietra è visibilmente danneggiata. In genere su queste riproduzioni vengono applicate piccole giade.
Questa stanza non era del tutto sigillata, minuscole fessure nella roccia hanno lasciato passare parecchia sabbia che ha ricoperto ogni cosa con un sottile strato; se avessero messo le mani in giro si vedrebbe qualche segno, invece hanno toccato solo questa scultura. Negli altri due casi non si è riuscito a capire cosa sia sparito, ma secondo me già questa è una cosa significativa.”
 
“Quindi, ricapitolando,” disse Milo “abbiamo tre stanze segrete aperte in maniera sospetta, da persone che hanno lasciato lì tutti gli oggetti preziosi e che l’unica cosa che siamo certi abbiano rubato è una giada. E sono giusto nelle zone dove si è sentito quel forte cosmo. Detto così sembra tutto collegato, ma come facevano a sapere dove trovare le gemme?”
 
“Se sono giunti fin qui seguendo il cosmo della giada rossa,” rispose Mu “possiamo immaginare abbiano fatto la stessa cosa anche lì con le altre pietre; se erano in grado di percepire la loro presenza hanno localizzato gli ambienti dove erano nascoste.”
 
“Sì, ne sono convinto anch’io,” rispose Shaka “qualche giorno fa ho avuto modo di vedere la giada rossa, non ha esattamente un cosmo proprio ma è facile percepire quello che ha assorbito. Probabilmente lo stesso vale anche per quelle verdi. Mettiamo ne avessero già una, trovata chissà dove, gli è bastato cercare qualcosa con le stesse affinità.”
 
“Da quello che sappiamo” continuò il Cavaliere della Vergine “questo forte cosmo viene sentito tutt’ora nell’area a sud est del Lago di Aral e ultimamente, durante la notte, sono state avvistate in lontananza luci simili a fulmini. Abbiamo rilevazioni anche di questa mattina.”
 
“Potrebbero aver percepito la morte dei loro compagni… e forse stanno davvero cercando di attirare la nostra attenzione,” disse Aldebaran.
 
“Vorranno annunciare un altro attacco? O cercano di attirarci là?” chiese Camus.
 
“A questo punto è probabile che cerchino di attirarci da loro. E noi dovremo andarci,” disse Milo con decisione.
 
“Ma abbiamo idea di quanti siano?” domandò Camus con aria pensierosa.
 
“Temo di no,” rispose Shura “penso che dovremmo considerare i tre guerrieri dell’altro giorno come un’avanguardia che è venuta per sondare il terreno. Io non ho assistito al combattimento ma da quello che ho capito non erano eccessivamente forti, giusto?”
 
“No, non lo erano,” disse Mu “hanno inibito parte dei miei poteri telecinetici, significa che hanno determinate capacità per le quali dobbiamo stare in guardia ma non che sono più forti di noi. Anzi, mi hanno colpito tutti e tre assieme e sono sopravvissuto, direi che tre di noi sarebbero in grado di fare danni peggiori.”
 
“Sono d’accordo. Inoltre combattendo tre contro tre li abbiamo sconfitti facilmente,” aggiunse Milo.
 
“Anche troppo facilmente,” disse Camus “C’è una cosa che non riesco a capire” continuò “durante il combattimento non sono mai riusciti a scansare i nostri attacchi. Immagino non fossero in grado di muoversi alla velocità della luce come noi, ma se potevano teletrasportarsi perché non lo hanno fatto per salvarsi?”
 
“Boh, ma a questo punto siamo sicuri che siano arrivati teletrasportandosi?” chiese Shura.
 
“Sì, ne sono sicuro,” rispose Mu “ho sentito chiaramente aprire un varco dimensionale, un po’ in malo modo, a dire il vero. Ma sono arrivati così.”
 
“Ma allora perché non hanno cercato di evitare i nostri colpi? Gli sarebbe bastato spostarsi.”
 
Seguì un breve silenzio.
 
“Forse non erano proprio in grado di farlo da soli,” disse Aiolia “Magari qualcun altro li ha trasportati qui. È possibile, no?”
 
“Sì, è possibile,” rispose Mu. Già, a questo non aveva ancora pensato. Ma che razza di persona poteva averli mandati lì e abbandonati al loro destino?
 
“In ogni caso,” continuò Shaka “il Sommo Sacerdote ci ordina di andare a vedere di persona la situazione, quando saremo là potremo decidere nel dettaglio come agire. Più o meno metà di noi dovrà partire, dobbiamo raccogliere delle adesioni e sottoporle al Sommo. Io ho viaggiato abbastanza in quei luoghi e le mie conoscenze sulle divinità vediche ci potranno essere utili, quindi mi propongo. Chi altro?”
 
“Verrò anch’io, per gli stessi motivi,” disse Mu.
 
“Domani mattina devo partire per una missione programmata da tempo che non posso spostare,” disse Aldebaran “mi richiederà un paio di giorni ma presumo partirete prima. I miei viaggi mi hanno portato spesso da quelle parti e vi ho svolto alcune missioni di ricerca per conto del Santuario, se avete bisogno di aiuto vi raggiungerò volentieri.”
 
“Voglio venire anch’io!” esclamò Aiolia “voglio sconfiggere chiunque abbia attaccato il Santuario.”
 
Milo lo fulminò con uno sguardo “Verrò anch’io,” aggiunse “il deserto è il luogo ideale per uno Scorpione.”
 
“Vi accompagnerò anch’io,” disse Camus.
 
“Aspettate. E se fosse uno stratagemma per allontanarci e attaccare il Santuario approfittando dell’assenza di alcuni di noi?” domandò Shura.
 
“Dobbiamo portare con noi la giada rossa, è quella che vogliono,” rispose Milo “se veramente sono in grado di percepirne il cosmo, sentiranno che l’abbiamo con noi e non avranno motivo per attaccare il Santuario.”
 
“No, è pericoloso. Se riuscissero a prenderla? E poi siamo perfettamente in grado di difendere questo luogo!” chiese Aiolia.
 
“E perché mai dovrebbero riuscire a prenderla? Hai intenzione di consegnargliela tu?”
 
“Questa decisione verrà presa dal Sommo!” li interruppe Shaka “E' inutile discuterne tra noi.”
 
“Siete già in cinque,” disse Aldebaran “se i nemici sono tutti come quelli che hanno attaccato ieri non avrete problemi. Però…”
 
“Però?” lo incoraggiò Milo.
 
“Pensavo… e se questi riuscissero davvero a risvegliare Indra?”
 
“Le probabilità sono minime. Anche se il Sommo deciderà di lasciarci portare la pietra con noi certo non gliela consegneremo per nessun motivo,” disse Aiolia.
 
“Ma non possiamo escludere a priori che non riescano a svegliarlo,” replicò Aldebaran.
 
“Anche se fosse? Gli dèi non hanno padroni,” rispose Shaka “anche se risvegliato tramite quella collana, non starà necessariamente dalla loro parte.”
 
“Beh, neanche dalla nostra,” disse Mu “dagli antichi scritti si legge che in passato Indra ha dato parecchio filo da torcere ad Hades, ma il fatto di avere un nemico comune non significa per forza essere alleati.”
 
“Indra è ricordato come dio dei fulmini e delle tempeste, temo non sia molto socievole,” aggiunse Aldebaran “siamo Cavalieri d’Oro, ma siamo umani e abbiamo dei limiti. Non possiamo metterci al pari di un dio.”
 
“Forse ci basterà affrontarlo tutti assieme,” disse Shaka, dopo qualche attimo di riflessione “Mu, tu hai il dono della telecinesi. In caso di necessità potresti teletrasportare qualcuno fin lì?”
 
“Certo,” rispose l’Ariete “però non posso prelevare nessuno dal cuore del Santuario, il cosmo che lo protegge non me lo permette. Chi vuole raggiungerci dovrà allontanarsi un po’, basterebbe farsi trovare ai piedi della scalinata.”
 
Seguì un breve silenzio, i quattro Cavalieri che sarebbero rimasti al Santuario non sembravano molto entusiasti di questa soluzione.
 
“Nel tardo pomeriggio, il Sommo mi darà udienza,” concluse Shaka “e gli riferirò le nostre proposte, vediamo cosa ci ordinerà di fare. Nel frattempo direi di documentarci un po’ sulla zona.”
 
Gli altri annuirono, consapevoli che la decisione su come agire sarebbe comunque spettata al Sacerdote.
 
Nelle ore successive i Cavalieri continuarono a cercare informazioni utili a comprendere meglio la situazione; studiarono la conformazione geografica del luogo sugli atlanti disponibili ed esaminarono riviste e quotidiani locali giunti in prestito dall’emeroteca della Biblioteca Nazionale di Atene.
 
Verso sera Shaka lasciò la sala per conferire con il Sacerdote.
 
“Ma il Sacerdote riceve soltanto lui?” chiese Mu ad Aldebaran, che gli era seduto accanto.
 
“Mah, aveva svolto lui la missione iniziale di ricerca per indagare su questo strano cosmo, credo sia per questo che gli ha affidato la direzione di questa. Comunque sì, in genere gli dà spesso udienza. Il Sacerdote non si comporta con tutti allo stesso modo. Io per esempio non l’ho mai incontrato, sono stato incaricato di svolgere diverse missioni di ricerca ma ho sempre comunicato con lui tramite suoi collaboratori diretti.”
 
“Capisco,” rispose l’Ariete. Così gran parte dei Cavalieri non aveva praticamente mai incontrato il Sacerdote, non era così strano che non si fossero accorti di nulla.
 
“Forse per te potrebbe fare un’eccezione,” aggiunse poi.
 
Mu rimase un momento stupito, preso alla sprovvista. Già, Aldebaran non sapeva dell’assassinio, credeva che il Sacerdote fosse ancora il suo vecchio Maestro.
 
“No, non lo chiedevo per quello,” rispose semplicemente, sorridendo grato per quella premura.
 
 
 
***
 
 
 
Mu si fermò davanti all’ingresso della Casa del Sagittario, il solo trovarsi in quel luogo gli infuse un senso di malinconia. Si rese conto che era la prima volta che vi entrava da solo, da quando era tornato. Per un motivo o per l’altro c’era sempre stato qualcuno ad accompagnarlo.
 
Aveva sentito il bisogno di stare un po’ da solo con se stesso, salutati gli ultimi cavalieri rimasti in biblioteca e aveva iniziato a camminare senza pensare, fino a che non era giunto lì.
 
Spinse la porta ed entrò nelle stanze private avvolte nell’ombra. Attraversando quegli ambienti deserti, venne assalito da ricordi che credeva ormai persi nella memoria. Era stato lontano così tanto tempo.
 
Rivide se stesso assieme agli altri bambini, tanti anni prima, rincorrersi lungo le strade dell’Acropoli immaginando di essere già cavalieri e assomigliare ai compagni più grandi. Sogni e speranze che aveva quasi dimenticato.
 
Aiolos, pur non avendo con lui un legame di sangue, gli aveva insegnato cosa fosse l’amore fraterno. Insisteva perché i ragazzini legassero tra loro, superando le diversità di carattere, in vista del giorno in cui sarebbero stati chiamati a combattere guardandosi le spalle l’uno con l’altro.
 
E Mu, immaginando quel futuro, aveva sempre pensato si sarebbero protetti a vicenda. Ma quando Aiolos ne aveva avuto bisogno, lui non era stato in grado di aiutarlo. Era solo un bambino, allora; non era ancora abbastanza grande per essere in grado di fare qualcosa. Lo era adesso, forse. Ma adesso era troppo tardi.
 
Cosa avrebbe potuto fare, ora? Solo salvare se stesso non rivelando a nessuno ciò che sapeva. Forse anche proteggere indirettamente Aiolia, che se avesse saputo la verità si sarebbe senz’altro messo in pericolo. Avrebbe potuto contribuire soltanto a mantenere il delicato equilibrio che si era creato, in attesa che i tempi fossero maturi per realizzare davvero qualcosa.
 
Strinse i denti. Una vendetta avrebbe avuto tutto un altro sapore.
 
Quante volte si era immaginato di parlare, nella speranza di essere creduto dagli altri Cavalieri; si sarebbero ribellati tutti assieme e ottenuto giustizia per Aiolos e il Maestro Shion. Ma poi era sempre subentrata la paura, anzi la certezza, che in quel modo avrebbe potuto solo peggiorare le cose. Perché gli altri Cavalieri avrebbero dovuto credergli? Inoltre, si sarebbe trovato a fare i conti con gli alleati del Sacerdote causando una guerra interna con conseguenze pericolose per tutti.
 
Sospirò, sentendosi in colpa per quei pensieri.
 
Il Maestro, volutamente, non gli aveva rivelato il nome del suo assassino. Come aveva detto il vecchio Dohko, non gli aveva chiesto di vendicarlo ma di andare avanti. Si era imposto di obbedire, doveva fidarsi di chi aveva duecentocinquant’anni di esperienza più di lui.
 
Eppure nel suo cuore rimanevano tanti dubbi, e la tentazione di parlare si faceva strada dentro di lui. Doveva davvero lasciare che un impostore continuasse a esercitare al posto del Sacerdote?
 
 
 
Uscì dalle stanze private e mosse alcuni passi davanti all’ingresso. Appoggiò una mano su una colonna, lasciando scivolare le dita lungo la scanalatura. Quella Casa era assolutamente vuota. Cosa si era aspettato di trovare?
 
Dalla notte in cui era morto Aiolos, nessuno aveva più visto le Sacre Vestigia del Sagittario. Si diceva che le Armature fossero in grado di trovare da sole la strada per il Santuario, in un modo o nell’altro. Questa però, nonostante la morte del suo custode avvenuta undici anni prima, non era ancora tornata. Chissà cosa la tratteneva lontana; forse questo luogo non piaceva nemmeno a lei.
 
L’eco di passi che si avvicinavano leggeri lo distolse dai suoi pensieri. Si voltò in quella direzione, Aphrodite avanzava di buon passo lungo l’androne portando un mazzo di rose.
 
Eccolo. Pensò tra sé e sé. Chissà perché il suo arrivo non lo stupiva per niente.
 
“Ah, sei qui?” disse il Cavaliere dei Pesci quando lo raggiunse “Stavo scendendo alla Prima Casa per portarti le rose che ti avevo promesso.”
 
Gliele porse con grazia, raccomandandosi di fare attenzione alle spine. Mu le accettò ringraziandolo; già quando gliele aveva promesse aveva capito non si trattasse di un gesto sincero, quanto di un modo per avere una scusa per avvicinarlo da solo. Non erano molti i motivi per cui Aphrodite avrebbe potuto volerlo fare; cercare di estorcergli qualche informazione o, semplicemente, indagare un po’ su di lui. E tutta quella curiosità nei suoi confronti non doveva essere proprio sua, quanto piuttosto del Sacerdote.
 
“Cosa fai qui tutto solo?” chiese Aphrodite.
 
“Ma… niente di particolare in realtà. Riflettevo su alcune cose e speravo che questa casa mi desse qualche risposta,” disse Mu.
 
“Speri in qualche voce dal passato?”
 
“In un certo senso sì. Ogni tanto mi faccio qualche domanda. Mi piacerebbe sapere dov’è finita l’Armatura del Sagittario. Da quel giorno non se n’è avuta più notizia, vero?”
 
“Sembra di no,” rispose Aphrodite.
 
“E la bambina che si diceva potesse essere la reincarnazione di Athena?”
 
“Pare che viva al sicuro all’interno del Tredicesimo Tempio,” disse l’altro “ma, a dire il vero, nessuno di noi l’ha mai vista.”
 
Seguirono un paio di minuti di silenzio. Mu contemplava le rose che aveva tra le mani, assorto nei pensieri.
 
“Ti chiedi mai quando Athena si manifesterà a noi?” chiese poco dopo.
 
“Dopo tutti questi anni l’aspetti ancora?” rispose Aphrodite con tono quasi canzonatorio.
 
“Pensi che quella bambina fosse veramente la nostra dèa?” continuò l’Ariete ignorando l’atteggiamento dell’altro.
 
Seguì un altro breve silenzio. Il Cavaliere dei Pesci distolse lo sguardo, spostandolo sul pavimento. Sembrava cercasse le parole per rispondere. O forse si chiedeva quale atteggiamento tenere con lui.
 
Mu sorrise tra sé. Fosse stato presente Milo, sarebbe andato in escandescenze dandogli del traditore solo per aver posto quella domanda. Ma Aphrodite non lo aveva fatto. Lui sapeva.
 
Il Cavaliere dei Pesci rimase in silenzio ancora per qualche momento, riflettendo sul da farsi. Scelse di non nascondersi, ormai non ne valeva la pena.
Ogni cavaliere era in grado di sentire il cosmo dei compagni e lui, come tutti al Santuario, era al corrente del profondo legame che Mu aveva con il suo Maestro. Quando questi era stato assassinato, doveva aver percepito all’istante la sua morte. L’Ariete sapeva che il Sacerdote era un impostore e probabilmente aveva capito che anche lui ne era al corrente. Non aveva più senso recitare, adesso, dopotutto erano soli e nessuno poteva ascoltare i loro discorsi.
 
“No. Non lo credo,” disse “Aiolos ha cercato di rapirla, no? Fosse stata veramente Athena non lo avrebbe permesso, si sarebbe difesa.”
 
“Ma era così piccola! Come avrebbe potuto?”
 
“Pensi che una dèa si metterebbe del tutto in mano a dei comuni mortali? Vedendosi in pericolo si sarebbe certo risvegliata. Parliamo di una divinità che esiste fin dall’era mitologica, il corpo mortale è solo un guscio temporaneo che ne ospita la reincarnazione.”
 
Mu non era così ottimista riguardo alla lucidità di una neonata.
 
“Forse non sentiva Aiolos come una minaccia,” ribatté “in fondo era stata affidata a lui, in un certo senso lo conosceva.”
 
“Una dèa legge nel cuore degli uomini, Aiolos era un traditore, se n’è accorta per forza. In caso contrario non lo avrebbe lasciato morire, no?”
 
Già. Era il dubbio che lo attanagliava da anni. Era sempre stato sicuro dell’innocenza di Aiolos, ma questa certezza derivava per lo più dalla sua personale fiducia in lui e da qualche sospetto sul vero andamento delle cose durante quella notte. Troppo poco per sostenerla.
 
“E se fosse stata una prova per noi? Per la nostra fedeltà?”
 
“Lo escludo,” disse ancora Aphrodite “dovremmo essere fedeli a qualcuno che neppure sappiamo chi sia? A che scopo? Non sarebbe stato meglio manifestarsi in modo che la riconoscessimo? Così si sarebbe comportata una vera dèa. Il risultato di tutto questo è che un cavaliere è morto ucciso da un compagno. Che senso ha ucciderci tra di noi? È con un esercito forte e numeroso che si vince una guerra… No, non era sicuramente Athena. E anche se lo fosse stata, avrebbe dimostrato di non essere all’altezza del suo compito.”
 
“A dire il vero non mi importa nemmeno,” aggiunse dopo qualche istante, “di lei non c’è più traccia, anche questo vuol dire qualcosa, no? Il Sacerdote invece è qui, il suo cosmo è forte e immenso. È di lui che ha bisogno questo mondo. Ho giurato fedeltà a lui e al Santuario, a questo dedicherò la mia vita.”
 
Aveva parlato senza nessuna esitazione, guardandolo dritto negli occhi, lo sguardo turchese infiammato di orgoglio.
 
“Tutti noi abbiamo giurato fedeltà ad Athena e al Santuario,” rispose Mu, come volesse correggerlo.
 
 
 
 
 
 
Aphrodite salì gli ultimi scalini che lo separavano dalla Casa del Capricorno. Shura lo aspettava in piedi sullo stilobate, una mano appoggiata a una colonna, mentre con gli occhi seguiva la discesa di Mu verso la Prima Casa.
 
“Allora?” chiese.
 
“Penso che il Sommo potrà stare tranquillo,” rispose  Aphrodite “Non ho percepito ombra di rancore in lui. Mi ha stupito, in una situazione del genere io farei di tutto per vendicare il mio maestro. Forse non gli era affezionato come il Sommo credeva.”
 
“O forse ha solo imparato ad aspettare,” intervenne Death Mask che se ne stava seduto davanti alla porta, le braccia appoggiate sulle ginocchia, nascosto nella penombra disegnata dalle ultime luci del tramonto. “sono anni che manca dal Santuario volontariamente. Pazienza il vecchio della Bilancia che la fa franca da duecento anni con la sua missione, ma lui non ha scuse. O vorrete davvero credere che ripari armature dalla mattina alla sera? Quanti Cavalieri ci saranno al mondo? E soprattutto, le vostre armature si sono mai danneggiate? Tutte balle. Quello sta aspettando il momento buono per vendicarsi; è venuto a tastare il terreno.”
 
“Può essere,” rispose il Cavaliere dei Pesci “ma per il momento direi che non dobbiamo considerarlo una minaccia. Il Sommo era preoccupato anche per il fatto che il Santuario fosse stato attaccato subito dopo il suo arrivo, ma da quello che abbiamo visto le cose non sembrano collegate.”
 
“Sì,” annuì Shura “sono d’accordo. Possiamo rassicurare anche su questo il Sacerdote.”
 
“Sono d’accordo anch’io,” disse Death Mask “anche perché, se avesse architettato lui quell’attacco, si sarebbe almeno riservato di fare una figura migliore,” concluse ridacchiando.
 
“Questa sera gli parlerò,” continuò Aphrodite, “spero di convincerlo e, soprattutto, che lo lasci andare in missione con gli altri senza mandare uno di noi tre a sorvegliarlo.”
 
“Per carità,” rispose il Cancro “non ho proprio voglia di rischiare di farmi ammazzare per una collana!”



 
------------------------------------------------------------------------------



Vi lascio come sempre le schede dei personaggi apparsi nel capitolo, che anche questa volta sono tanti. Dal prossimo capitolo prometto che torneremo ad averne una quantità più gestibile. Io vi aspetto a fondo pagina. :)



 
Mu - Cavaliere dell’Ariete
Paese di Origine: Jamir (tra India e Cina)
Età: 18 anni
Particolarità: Psicocinesi, teletrasporto

 
Aldebaran - Cavaliere del Toro
Paese di Origine: Brasile
Età: 18 anni
Particolarità: Grande forza fisica

 
Death Mask - Cavaliere del Cancro
Paese di Origine: Italia
Età: 21 anni
Particolarità: Colleziona le anime delle sue vittime impedendo loro di raggiungere l’aldilà.

 
(L'immagine a destra è una fan art di Marco Albiero)
Aiolia - Cavaliere del Leone
Paese di Origine: Grecia
Età: 18 anni
Particolarità: Capacità curative.

 
Shaka - Cavaliere della Vergine
Paese di Origine: India
Età: 18 anni
Particolarità: Reincarnazione di Buddha, raggiunge l’illuminazione all’età di sei anni. È considerato l’uomo più vicino agli dèi.

 
Milo - Cavaliere dello Scorpione
Paese di Origine: Grecia
Età: 17 anni

 
Shura - Cavaliere del Capricorno
Paese di Origine: Spagna
Età: 21 anni

 
Camus - Cavaliere dell’Aquario
Paese di Origine: Francia
Età: 18 anni

 
Aphrodite - Cavaliere dei Pesci
Paese di Origine: Svezia
Età: 20 anni
Particolarità: Esteta, ama la bellezza in ogni sua forma

 
------------------------------------------------------------------------------

Angolo di quella che scrive:
 
Prima di tutto, ci tengo a precisare che la missione di Aldebaran non fa davvero parte della storia, è solo una banale scusa per non farlo partire con il gruppo. Nei capitoli precedenti ho già detto che ha viaggiato spesso in Asia, non avrebbe senso partire per una missione di questo tipo senza di lui, ma per motivi tecnici (non posso diventare pazza a gestire nove cavalieri in tutti i capitoli XD) ho dovuto fare delle scelte e lasciarlo momentaneamente a casa. Non me ne vogliano i suoi fan, lo avrei portato in viaggio volentieri, (e soprattutto Mu avrebbe avuto molto piacere di avere un amico vicino XD) ma non preoccupatevi, lo rincontreremo ancora. Idem per gli altri che rimarranno al Santuario.
 
Come sempre ringrazio chi continua a seguirmi, vedo che siete tanti e mi fa davvero molto piacere. <3 Se anche questo capitolo vi è piaciuto, vi invito a mettermi un “mi piace” o lasciarmi qualche commento.
 
Un caro saluto e al prossimo aggiornamento! ^_^

 
   
 
Leggi le 24 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: QueenVictoria