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Autore: nutellah    04/09/2019    7 recensioni
[ storia ad oc | iscrizioni sempre aperte | AU | sci-fi ]
Dal testo: 
Il preside continuò: «In un mondo in difficoltà, la nostra scuola rimane un punto di riferimento per i ragazzi che credono, che hanno speranze, che hanno voglia di fare, e noi, personale della scuola, abbiamo il dovere di mantenere la rotta, di non perdere la bussola, di dare il buon esempio. Non importa se facciamo fatica, non importa se abbiamo strumenti carenti, non importa se mancano delle cose, non importa. Per noi, cari Alunni, contate Voi, contano le Vostre speranze, conta il Vostro futuro.»
Genere: Azione, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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超大国高校
Chō taikoku Kōkō


«Gli studenti che prenderanno parte, in prima persona, alla missione sono: Kurosawa Lilith Rose, Kurosawa Ryuunosuke, Aoyama Shunsuke, Uzuki Matsuri, Shirami Lisi, Kōtei Akira, Yamana Akane.»
 
25 Aprile 2019, ore 10.16, strada di Inazuma Cho.

Shirami Lisi camminava silenziosamente dietro il gruppo di studenti della Chō taikoku Kōkō scelto per partecipare alla missione di cui aveva parlato il preside Raimon qualche giorno prima. L’uomo era stato abbastanza chiaro: un ESPer che aveva, qualche anno prima, frequentato la Chō taikoku Kōkō era misteriosamente scomparso e, prima di lasciare i tutor ad occuparsene, avevano deciso di mettere alla prova tutti gli studenti che possedevano capacità legate alla “visione”. Compresa l’importanza della missione, Lisi si era sentita orgogliosa del fatto che avessero scelto proprio lei, fra tanti altri studenti; tuttavia, non appena si era resa conto di essere stata l’unica studentessa del primo anno ad essere stata scelta, non poté fare a meno di chiedersi il perché: sicuramente c’erano studenti più grandi di lei, con il suo stesso potere ESP, che sarebbero stati ben più capaci nell’eseguire quanto era stato richiesto. A questi dubbi, si sommava il disagio che provava nel camminare affianco a quei che ragazzi che praticamente non conosceva affatto e che le sembravano già ben affiatati fra loro, per cui sarebbe stato ancora più difficile cercare di intrattenere un discorso con loro.
Anche Uzuki Matsuri, che camminava al fianco di Lilith Rose Kurosawa, era abbastanza taciturna. Il pensiero di dover alterare completamente il proprio viso – in modo da assomigliare ad un’amica stretta della vittima – dinanzi ad altre persone ed il timore di non riuscire a farlo la tormentavano dal momento in cui le avevano mostrato una fotografia del volto della ragazza che doveva emulare, e che aveva notato essere totalmente diverso dal suo. Lilith Rose, percependo lo stato d’animo della sua cara amica, tentò di rivolgerle un sorriso rassicurante, mentre poco dinanzi a loro, suo cugino Kurosawa Ryuunosuke, tentava di attirare – in maniera fallimentare - l’attenzione di Yamana Akane.
Dopo qualche minuto di cammino, il gruppo arrivò al condominio che era stato indicato dai tutor come quello in cui abitava l’ESPer scomparso. Yamana Akane prese dalla propria borsa la fotografia di una ragazza che, sorridente, guardava fisso l’obiettivo della fotocamera e la porse a Matsuri la quale, dopo essersi impressa per l’ennesima volta il nome della ragazza in testa, la fissò intensamente; in pochi secondi i suoi capelli rosa iniziarono ad accorciarsi e tingersi di castano ed i suoi occhi dorati diventarono neri. Dopo appena un minuto, l’ESPer aveva trasformato completamente il proprio viso in quello della ragazza della fotografia.
«Che figo!» commentò Lilith Rose, stupita dalla capacità della sua amica. Anche gli altri erano stati impressionati da quanto aveva eseguito e, per questo motivo, Matsuri non poté fare a meno di arrossire.
«Bando alle ciance!» fece Aoyama Shunsuke, attirando l’attenzione su di sé. «Noi ti aspettiamo qui fuori. Quando ci darai il via libera, entreremo con te.»
Matsuri annuì in silenzio e si avviò verso l’ingresso del condominio; bussò al campanello e, ad aprirle, accorse una piccola donna dai capelli grigi e la schiena ricurva che, appena la vide, le sorrise dolcemente.
«Honoka-chan, sei venuta a trovare Megane-kun?» le chiese, aprendo la porta e facendole cenno di entrare.
«Naoko-san, in verità, sono venuta per chiederle un favore.» iniziò Matsuri, con voce grave. «È da qualche giorno che non ho notizie di Megane-kun, per cui mi chiedevo se potesse darmi la copia della chiave del suo appartamento, cosicché io possa passare a controllare.»
La donna l’ascoltò con attenzione e, dopo un’iniziale esitazione, la invitò ad entrare in casa sua, dove le diede la copia della chiave dell’appartamento 006; Matsuri uscì dall’appartamento della donna, aprì il portone d’ingresso ed invitò i suoi compagni ad entrare. Una volta entrati nell’appartamento 006, come ci si poteva aspettare, il silenzio imperava fra le stanze e l’unica luce che le illuminava proveniva dalle persiane delle finestre.
«Mi raccomando, controllate bene ogni stanza.» fece Aoyama Shunsuke, iniziando a frugare fra le stoviglie che giacevano nel lavandino della cucina della casa di Megane Kakeru. Nel frattempo, Kōtei Akira si addentrò nella stanza dell’ESPer scomparso; dopo un po’, uscì reggendo un oggetto.
«Guardate cos’ho trovato.» disse, esibendo fra le mani una lunga katana sporca di sangue.
«Me la porgeresti?» chiese Shunsuke, avvicinandosi rapidamente e porgendo la mano. Non appena Akira poggiò la katana sulle sue mani, ebbe una visione dell’uccisione di un uomo. «Cazzo.»
«Che succede?» chiese Kurosawa Ryuunosuke, osservando il ragazzo che, pallido, taceva fissando il vuoto. «Parla, cazzo!»
«Qualcuno è stato ucciso.» si limitò a proferire l’altro, gettando sul tavolo l’oggetto che reggeva fra le mani. Lilith Rose Kurosawa lo raccolse subito.
«Ehi, procediamo con calma.» disse, freddamente. «Adesso do un’occhiata anche io.»
La ragazza strinse fra le mani l’elsa della katana e socchiuse gli occhi; gli altri la osservavano, in silenzio. In pochi istanti, visualizzò anche lei la scena dell’assassinio di un uomo che, colpito dalla katana, cadde a terra facendo un rumore sordo.
«Shunsuke-kun, ciò che hai detto è vero.» confermò lei, con la stessa freddezza di prima. «Tuttavia, l’uomo ucciso non può essere Megane Kakeru: indossava abiti tradizionali giapponesi.»
«Oh.» fece il ragazzo, leggermente sollevato. «Beh, scusate. Mi sono sbagliato.»
«Avresti potuto evitare di saltare a conclusioni così drammatiche.» commentò Akira, rivolgendogli un’occhiata indispettita.
«Placate gli animi.» continuò Lilith Rose, porgendo la katana a Lisi. «Lisi-chan, riusciresti a risalire alla provenienza della katana?»
«Ci provo.» rispose la bionda, prendendo l’oggetto. Così come le aveva insegnato qualche giorno prima la tutor Sumeragi Maki, fece scorrere le dita lungo la lama della katana e ne impugnò l’elsa; socchiuse gli occhi e tacque per qualche minuto. «Questa katana è stata realizzata dal leggendario Okazaki Masamune. Probabilmente l’assassinio risale al periodo in cui lui l’ha realizzata.»
I ragazzi trassero un sospiro di sollievo. «Adesso che abbiamo appurato che Megane Kakeru non è stato ucciso da una katana, che ne dite di aiutarmi a trovare l’impronta digitale del nostro ricercato?» disse Ryuunosuke, estraendo dalla propria borsa un barattolino e del nastro adesivo.
«A cosa ci serve?» chiese timidamente Lisi.
«Una volta appurato che l’ESPer abbia toccato un oggetto, possiamo sfruttarlo per capire se è vivo o morto.» spiegò il maggiore. «Io mi occupo del rilevamento delle impronte digitali, Akane-chan ed Akira-kun fanno il resto.»
Matsuri si guardò intorno e, dalle stoviglie accumulate nel lavandino, notò un cucchiaio. «Ryuunosuke-kun, può andar bene quel cucchiaio?» domandò, indicandolo.
Il ragazzo indossò un guanto e, prestando molta attenzione a non toccare il manico dell’oggetto, lo raccolse. Aprì il barattolo che aveva estratto dalla propria borsa, rivelando della polvere grigia e, con un pennello, ne sparse un po’ sul manico del cucchiaio; subito dopo, si fece porgere del nastro adesivo e lo attaccò dove aveva cosparso la polvere, per poi staccarlo. «Bingo.» fece, notando che era riuscito a rilevare un’impronta digitale. «Adesso confrontiamo questo campione con quello che ci hanno dato i tutor.»
«E la tua capacità ESP? Non serve a niente?» chiese Shunsuke, sedendosi al tavolo della cucina.
Ryuunosuke fece spallucce. «Credo mi abbiano scelto per le mie conoscenze in chimica e biologia.» rispose, per poi rivolgersi ad Akane. «Akane-chan, potresti gentilmente passarmi il campione dell’archivio?»
La ragazza lo osservò, stupita per il fatto che, per la prima volta, non aveva tentato di approcciarla per sedurla; colpita dalla sua professionalità, lo aiutò a confrontare i due campioni e, una volta appurato che quelle fossero le impronte di Megane Kakeru, raccolse il cucchiaio e chiamò a sé Akira.
«Vuoi provarci prima tu?» gli chiese, cordialmente.
«Va bene.» acconsentì l’altro, concentrandosi sull’oggetto; il tentativo di indagine suscitava in lui emozioni contrastanti. «Per quanto ci provi, non mi è molto chiaro se il ragazzo sia vivo o morto.»
Akane lo aveva osservato in silenzio. «Tranquillo, è normale: sei con noi da tre giorni ed è un esercizio davvero difficile.» spiegò, con aria comprensiva. «Comunque, possiamo andarcene. Io sono certa sia vivo.»

 
25 Aprile 2019, ore 18.16, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, sala studio.

«Kariya-kun, c’mon. Ne abbiamo parlato almeno un centinaio di volte.» disse Elinor Lancaster, alzando lo sguardo al cielo; dinanzi a lei, Kariya Masaki sedeva con aria disinteressata.
«Non mi ricordo.» si limitò a rispondere lui, fissando un punto indefinito alla sua sinistra.
«Ma come puoi non ricordare? È scritto su tutti i libri di storia!» continuò la rossa, portandosi una mano alla fronte.
«Non ricordo.» ripeté l’azzurro, battendo il piede a terra. «Ti andrebbe di dirmelo?»
Elinor gli puntò lo sguardo addosso. «No.» rispose, freddamente. «Puoi benissimo studiartelo da solo, ti ho lasciato degli appunti minimo una settimana fa.»
Masaki sbuffò, appoggiandosi al tavolo. «Dimmi un po’, come fai?» chiese poi, spiazzando la maggiore.
«Come faccio a fare cosa?» domandò lei, stranita.
«Come fai a non farmi leggere cosa pensi?» proseguì l’altro, arrossendo leggermente per la domanda. «Non che mi interessi cosa pensi.»
Elinor lo guardò alzando un sopracciglio. «Io non faccio un bel niente.»
«Non può essere.» insistette Masaki, scuotendo il capo. «Riesco a percepire  i pensieri di molti.»
«Te lo ripeto: io non faccio un bel niente.» ribadì, per poi alzarsi. «Ed adesso, se permetti, ho ben altro da fare piuttosto che perdere il mio prezioso tempo con una persona che, a quanto pare, non ne merita.»
Vedendola allontanarsi, Masaki roteò gli occhi, pensando che, probabilmente, stava andando dal suo beneamato Tyler.
Fujiwara Haru, che si trovava in aula studio per aiutare a studiare una studentessa del primo anno, si avvicinò all’azzurro. «Che succede?» chiese, con tatto.
«Niente.» rispose l’altro, raccogliendo la propria borsa ed alzandosi.
«Beh, non ti credo, visto che ho sentito tutto.» proseguì il maggiore, incrociando le braccia al petto.
Masaki sospirò. «Fuji-senpai, questa roba non mi entra in testa ed Elinor mi fa pensare a tutto fuorché alla storia delle capacità ESP.»
«Se vuoi, posso aiutarti io.» propose Haru. «Sono un esperto in materia.»

 
25 Aprile 2019, ore 19.25, Inazuma Cho, casa Kirino.

Kirino Asami guardò il ragazzo che, a tavola, sedeva di fronte a lei; notando il suo sguardo, Shindou Takuto le sorrise gentilmente, facendola arrossire vistosamente.
«Allora, ragazzi, novità sulla missione dei vostri compagni?» domandò Kirino Fumiko, sporgendosi dai fornelli della cucina.
«Non è stato ancora trovato l’ESPer scomparso, però sappiamo che è ancora vivo.» spiegò Kirino Ranmaru, versandosi un bicchiere d’acqua.
«È davvero una brutta storia.» commentò cupa Fumiko, mordendosi l’interno della guancia.
«Non preoccuparti, mamma.» fece Asami, alzandosi per raggiungerla; la donna le sorrise dolcemente e le carezzò i capelli.
«Non mi preoccupo.» fece, per poi darle un pizzicotto sulla guancia. «Quando so che sei con tuo fratello o con Shindou-kun, sono sempre tranquilla.»
«Non si preoccupi, signora Kirino.» rispose Takuto, guardando le due. «Avrò sempre cura di Asami-chan.»

 
25 Aprile 2019, ore 20.01, Inazuma Cho, villa Parisi.

«Non mi aspettavo una tua visita, Aki-chan.» disse Aurora Parisi invitando Shindou Akiko ad entrare in camera sua.
«Scusami, avrei dovuto avvisarti.» rispose la ragazza, poggiando la propria borsa sulla scrivania della maggiore che, a giudicare dai fogli sparpagliati sulla scrivania, stava scrivendo qualcosa che si affrettò a nascondere. «Non volevo disturbarti, scusa.»
«Tranquilla, non stavo facendo nulla.» disse l’italiana, sedendosi sul suo letto, dove era poggiato un piatto con una fetta di torta. «Ti andrebbe una fetta di torta? Camille ha fatto una torta alle fragole deliziosa.»
«No, grazie.» Akiko osservò il suo volto solcato dalle occhiaie e gli occhi leggermente arrossati. «Va tutto bene?»
«Sì, va tutto bene, sì.» si affrettò a rispondere Aurora, coprendosi il volto con le mani.
«Aurora-chan, non riesco a crederti.» continuò la minore, poggiandole una mano sulla spalla. «Posso fare qualcosa per aiutarti?»
L’italiana spostò le mani dalla faccia rivelando un volto solcato dalle lacrime. «Io… io… non so cosa fare, Aki-chan…»
Akiko la strinse a sé. Era la prima volta, da quando la conosceva, che vedeva Aurora Parisi in lacrime.

 
25 Aprile 2019, ore 22.07, Inazuma Cho, ???.

L’odore metallico del sangue si fece largo nelle narici della ragazza, e lei lo inalò con lentezza, cercando di trattenere il più possibile l’aria, sebbene essa fosse abbastanza fastidiosa. Si fece largo fra le semi-pozzanghere di sangue sul pavimento, evitando di cadervi dentro; si fermò ed inginocchiò vicino alla “pozzanghera” più grande per raccogliere un piccolo campione di sangue in una fialetta. Le ginocchia nodose sfioravano a malapena il suolo intinto di sangue, mentre l’abito cadeva pesantemente a terra, sfiorando leggermente il cadavere dietro di lei. La ragazza fece schioccare le dita vicino alla fialetta, osservando il sangue muoversi al suo interno; inalò ancora una volta l’aria metallica, socchiudendo leggermente gli occhi e per un istante fu come se si fosse allontanata dal mondo. La vibrazione del suo cellulare la riportò, però, subito alla realtà; sbuffò come una troppo stanca di vivere la sua vita ed accettò la chiamata. Immediatamente una voce roca e bassa le rispose dall’altra parte.
«Fase uno, completata.» disse. La ragazza sorrise, per poi schioccare le dita e sparire nel nulla.
 

Angolo dell'autrice.
holaaaa~
Come va? Dopo un fantastico crollo nervoso ieri, oggi torno con un nuovo capitolo!
Che ve ne pare? Vi è piaciuta la missione? Chi sarà la ragazza nella parte finale?
Devo dire che mi sto appassionando troppo a questa storia (se non mi appassiono io che ne sono l'autrice sarebbe un problema ma sh). A voi sta piacendo?

Mi dispiace se qualche oc non è stato molto presente ma, come potete immaginare, gestire tredici oc è molto difficile.
In ogni caso, torno a chiedervi consiglio. Non ho abbandonato l'idea di pubblicare una nuova storia ad oc, ma mi chiedevo... preferireste una storia con una trama più semplice e leggera oppure una storia con una trama articolata? Ho già detto ad alcuni di voi che mi andrebbe di scrivere una storia che si basa su eventi storici, ma sarei disposta anche a scrivere qualcos'altro in stile fantasy/fantascientifico oppure, direttamente, una storia più semplice. Cosa mi consigliate?
Aspetto i vostri feedback. Ci sentiamo presto!
Michela
   
 
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