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Autore: Asia Dreamcatcher    16/09/2019    4 recensioni
Johann Schmidt è tornato e con esso le ceneri dell'oscura Hydra, pronta a risorgere.
Ma Teschio Rosso non è solo e Steve Rogers e gli Avengers dovranno vedersela con nuovi nemici. James Barnes sarà costretto, ancora una volta, a lottare contro i propri fantasmi, sperando di non soccombere.
Mentre gli echi di una nuovo guerra risuonano, Captain America e Vedova Nera si ritroveranno ad affrontare una sfida inaspettata, che potrebbe cambiare tutto per sempre.
Terza parte di "Se il passato è alle tue costole, ti volti e lo affronti"
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Se il passato è alle tue costole, ti volti e lo affronti'
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33.Fin

Capitolo Trentatré: Happy Ending

I've had enough hurt already in my life.

More than enough.

Now I want to be happy”

~ Haruki Murakami

I respiri rimasero congelati per istanti infiniti.

Steve sbatté le palpebre una, due, innumerevoli volte, il volto schizzato di sangue non suo e l'espressione sconvolta. I suoi occhi cerulei scivolarono verso il basso osservando il cadavere ghignante di Sinthea Schmidt; gli occhi aperti, il sorriso felino impregnato di sangue e un perfetto piccolo cerchio scuro in mezzo alla fronte: il foro d'entrata del proiettile che l'aveva uccisa all'istante. Steve rifletté che non doveva essersene nemmeno accorta. Non si era nemmeno resa conto che stava morendo.

Gli istanti di finta calma cessarono di colpo e l'intera squadra si mise al riparo e ben allerta; il biondo supersoldato rimase con lo scudo alzato per svariati secondi senza che nulla succedesse. Assicuratosi che chiunque avesse ucciso Sin non li avrebbe attaccati, calò lo scudo e si ritrovò faccia a faccia con Natasha Romanoff, che non perse tempo e gli rifilò uno schiaffo talmente forte che non solo lo costrinse a girare il capo ma risuonò per tutta l'area.

«Steve Grant Rogers» sibilò furiosa «Non ti azzardare a farlo mai più! Che ti è saltato in mente?!» lo afferrò per la divisa «Non provare mai più a lasciarmi indietro».

Steve rimase a guardarla come folgorato, la strinse a sé e la baciò intensamente.

«Perdonami» le sussurrò dolcemente.

Natasha ricacciò indietro le lacrime e inspirò profondamente, mentre il suo cuore ricominciava a battere regolarmente.

«Dopo questa, dovrai passare il resto della tua esistenza a farti perdonare, Rogers» mormorò senza staccarsi da quell'abbraccio. Steve sorrise contro i suoi capelli;

«Non chiedo altro любовь моя [amore mio]».

Natasha rimase sorpresa e un lieve sorriso dipinse il suo volto di nuove sfumature.

«Mi spiace interrompere i due piccioncini. Sono l'unico che si sta chiedendo che diamine è successo? E sopratutto chi cavolo ha sparato alla pazza?» la voce a metà fra l'isterico e l'ironico di Tony Stark si intromise senza tante cerimonie.

«Una giusta domanda» asserì Clint mentre con lo sguardo perlustrava ogni anfratto del paesaggio circostante «Non sembra esserci anima viva intorno a noi».

«JARVIS analisi del perimetro» ordinò Iron Man mentre il resto della squadra restava in attesa.

«L'esito è negativo» sospirò Tony incredulo.

«Dovremmo considerarlo un intervento divino allora?» borbottò Sam poco convinto.

«Sentite so che non è il massimo, ma ammettiamolo chiunque le abbia sparato ci ha fatto un favore e il fatto che lei sia morta e noi no, forse significa che non sia proprio nostro nemico» replicò pacatamente Bucky mentre sorreggeva Sharon ormai sfinita.

Il resto della squadra alla fine non poté che concordare. L'ultima testa dell'HYDRA era caduta per sempre; le squadre dello S.H.I.E.L.D. si era occupate delle teste restanti neutralizzandole. Incredibile ma vero: avevano vinto.

«Possiamo discuterne quanto vogliamo, ma siamo distrutti, molti di noi hanno bisogno di cure mediche immediate, Annabeth Munroe in primis. Se JARVIS non è riuscito a trovare nessun traccia forse è meglio così, non piace nemmeno a me ma è ora di tornare a casa» e con queste parole Steve Rogers mise fine ad ogni indugio. Forse avrebbe provato a capire, ma dopo essersi ripresi da tutto quello.

Decisero di seppellire lì la donna e poi risalirono nel jet pronti a fare rotta verso New York.


*


Poco dopo che il jet degli Avengers aveva abbandonato il luogo, un velivolo più discreto comparve disabilitando la modalità invisibile.

Nick Fury scese a terra imbrattando i propri anfibi di polvere e detriti, camminò verso il cratere provocato dall'atterraggio del Bus. Guardò in basso dove troneggiavano i detriti e poco prima gli Avengers avevano definitivamente posto fine all'HYDRA; con la punta scura dello stivale colpì con insistenza una roccia accanto a sé.

«Non potevi proprio farne a meno, eh Ivan?» sbuffò il Colonnello.

La roccia in questione scomparve non essendo altro che un finto telo schermato; ultimo giocattolo creato dallo S.H.I.E.L.D. e Ivan Petrovich padre di Yuri e Natasha, anche se putativo di quest'ultima, si alzò spazzolando con gesti eleganti la polvere dai vestiti ed imbracciando il fucile con il quale aveva ucciso Sinthea Schmidt.

«Volevi davvero che restasse in vita? Quella psicopatica andava eliminata punto, aveva ragione quando accusava Rogers di essere troppo buono» replicò il russo annoiato.

«Commovente Ivan, tutto questo per Natasha? Forse dopotutto dovresti palesarti, lei e Yuri ti credono morto da molto tempo» disse Nick tranquillo.

«Ed è meglio che resti così. Natalia mi ucciderebbe all'istante se mi presentassi al suo cospetto e dubito che mio figlio reagirebbe in modo differente» il suo sguardo si fece malinconico per un attimo.

«Cos'è quello che sento, rimpianto?».

Ivan non si diede la pena di rispondere.

«Possiamo considerare l'operazione “Dark Eagle” conclusa?» domandò Nick sospirando.

«Mio nipote ora è al sicuro, anche se non la definirei conclusa: adesso a Natalia e al Capitano spetta il compito più arduo, essere genitori» ribatté l'uomo con un lieve sorriso.

Nick Fury annuì solamente l'espressione più morbida.

«Beh divertiti come nonno, sono certo che ti troverai bene in questo ruolo» e con quelle parole Ivan Petrovich se ne andò per la sua strada senza nemmeno voltarsi indietro e vedere la faccia scioccata di Nicholas Joseph Fury. Per la prima volta nella sua intera carriera da spia, la spia delle spie era rimasta senza parole.


*


«James posso?».

Bucky Barnes alzò lo sguardo pensieroso su Bruce Banner avvolto in una calda coperta, dopo essere tornato in sé, e gli fece cenno di sedersi davanti a lui.

«Sai stavo pensando a quello che è capitato. Mi riferisco a Sinthea...»

«Già stavo pensando alla stessa cosa suppongo»

«Tu credi sia stato quell'uomo?» domandò piano Banner cercando di non farsi sentire dai compagni. James lo osservò serio e poi annuì.

«Lo immaginavo, è per questo che hai detto quelle parole-»

«E' la verità. Quell'uomo non farebbe mai del male a Natasha e alla sua famiglia, ma come sai non dobbiamo farne parole» disse Bucky con un mesto sorriso.

Bruce gli sorrise di rimando ed annuì semplicemente.


*


Il piccolo James Rogers era tutto intento a mettersi allegramente il peluche in bocca fra le braccia amorevoli della sua tata, quando d'un tratto si bloccò, gettando il morbido pupazzo a terra e iniziando a muoversi agitatissimo.

Florence Jenkins aggrottò le sottili sopracciglia, mentre Sasha e Pepper osservavano preoccupate il bambino, Laura, circondata dai suoi figli, ne era incuriosita.

Niall e Jace arrivarono di corsa con in volto un'espressione estremamente sollevata.

«Sono tornati!» proruppe l'adolescente.

Le porte dell'ascensore si aprirono non appena Jace ebbe pronunciato quelle parole; Steve Rogers e Natasha Romanoff uscirono quasi di corsa, feriti gravemente e zoppicanti si diressero dal loro bambino.

Jamie urlò felice nel ritrovarsi avvolto dalle braccia della madre, che lo strinse a sé tremando d'emozione.

«прошу прощения, прошу прощения, прошу прощения солнышке [perdonami, perdonami, perdonami piccolo sole]» sussurrò Natasha baciandolo sulla tempia morbida.

Steve abbracciò stretto entrambi trattenendo a stento le lacrime, senza aver intenzione di lasciarli andare più.

Gli altri arrivarono con calma; Pepper allargò le braccia con espressione dolce e accolse amorevolmente Tony completamente distrutto, che si lasciò cullare da quella donna a cui doveva più della vita.

Clint si gettò sul divano mentre veniva circondato dai suoi figli, che per dimostrare la loro gioia decisero di assalirlo letteralmente.

Sam sorrise osservando Niall venire abbracciato con forza da Dominil sotto lo sguardo sollevato di Katja, era tranquillo, Maria sarebbe giunta a breve.

Niko aiutò Bruce a sedersi e si misero a parlare come vecchi amici, finalmente in pace.

«Allora glielo hai chiesto?» Jace sorrise divertito all'indirizzo di Bucky e Sharon con accanto Sasha, che con occhi lucidi li osservava curiosa.

Sharon con un sorriso delicato mostrò l'anello al dito: un diamante incastonato in un'elegante montatura geometrica d'oro rosa costellata da piccoli diamanti.

JJ assisteva invece Annabeth in infermeria non volendola lasciare sola, nonostante la preoccupazione sorrise sollevato.

Erano riusciti a tornare tutti, nessuno escluso.


*


Un anno dopo...


Il suv correva placido sulla strada asfaltata costeggiata da rigogliosi alberi ricchi di foglie oro, rosse, brune.

Il cielo andava lentamente annuvolandosi ma questo non minava la bellezza del paesaggio autunnale del Vermont.

«Bellooo» Jamie Rogers dondolava allegro le gambe, incapace di stare fermo sul seggiolino, i suoi occhioni azzurro cielo osservavano meravigliati il paesaggio fuori dal finestrino.

Steve, alla guida, sorrise intenerito scambiandosi un'occhiata complice con Natasha.

«Ti piace qui Jamie?» chiese dolcemente la russa voltando il capo verso il figlio.

«Sì!» trillò entusiasta il piccolo che ormai aveva un anno e mezzo e possedeva un eloquio innaturalmente sviluppato per un bimbo della sua età.

«Anche a me, anche se non so esattamente perché siamo qui?» disse fissando di sottecchi l'uomo che amava.

Steve ridacchiò divertito e le fece l'occhiolino;

«E' una sorpresa».

Natasha sbuffò appena, ma si accontentò di continuare a guardare il paesaggio circostante.

Il supersoldato le prese la mano e se la portò alle labbra, con la coda dell'occhio la vide sorridere.

Lui era emozionato, era stata dura tenerle nascosta una cosa come quella, ma sperava con tutto se stesso che le sarebbe piaciuta.

Poco dopo virò su una stradina laterale non propriamente asfaltata, superarono alcune case dall'aspetto curato finché giunsero ad uno spiazzo verde in mezzo alla radura, dove si ergeva una deliziosa villetta in legno col tetto scuro.

«Steve?» esalò Natasha davvero sorpresa, voltandosi verso il Capitano che le sorrise rassicurante prima di scendere e prendere il figlio in braccio.

«Che ne pensi Jamie?» gli domandò stringendoselo contro.

«Wow, bella!» rispose il piccolo, poi voltò il capo «Mamma!?» chiamò volendo che partecipasse anche lei.

La donna guardava la casa incredula, si avvicinò alla sua famiglia senza dire una parola. Steve la prese dolcemente per mano e l'accompagnò fino all'ingresso: salirono i tre scalini in pietra e si trovarono sull'ampio portico arredato con sedie in legno ed una panchina a dondolo; dalle ampie finestre si poteva vedere la cucina bianca e funzionale.

Il supersoldato prese la chiave e aprì la doppia porta.

Natasha studiò basita l'interno, arredato in stile rustico ma elegante; il soggiorno era enorme, con un imponente camino in pietra e grandi vetrate che occupavano un'intera parete e mostravano il giardino posteriore.

Jamie fu lasciato libero di curiosare e scorrazzare in giro.

«Benvenuta a casa» disse semplicemente Capitan America alla sua Vedova Nera.

La russa lo guardò con sguardo luminoso.

«Dici sul serio?» chiese avvicinandosi.

«Sì! Se tu lo vuoi. Il resto della squadra mi ha dato una mano...»

«Quindi non stavate ricostruendo la casa di Clint» disse con espressione provocante, passandogli le braccia intorno al collo.

«No, non solo»

«Stai diventando bravo Rogers!» lui rise, poi l'afferrò per i fianchi e poggiò la fronte sulla sua.

«Natalia Alianovna Romanova voglio passare il resto della mia vita con te e James, voglio quella vita che non abbiamo mai potuto avere e che ora ci siamo conquistati a fatica. Voglio invecchiare in questa casa con te» le disse serio, solenne ma appassionato. I suoi occhi, gli stessi del loro bambino, erano sinceri, sicuri e liquidi come il mare calmo e profondo.

Natasha si commosse, le sue labbra tremarono per l'emozione e il cuore le parve non riuscire a contenere tutti i dolci e travolgenti sentimenti che sentiva in quel momento. Era semplicemente troppo.

Sorrise e aderì completamente al suo corpo con il proprio, lo sentì trattenere il fiato.

«Lo voglio. Lo voglio anch'io Steven Grant Rogers» sussurrò sulle sue labbra.

Lui la baciò con trasporto suggellando la loro promessa, il loro voto solenne.

«Bacio!» ridacchiò Jamie fissando i genitori.

«Vieni qui peste!» disse Steve iniziando a rincorrerlo mentre il figlio scappava ridendo come un matto.

Natasha rimase a guardarli divertita e felice, inspirò profondamente.

Sì, erano a casa ora.


Fine

____________________________________________Asia's Corner

Ed eccoci qui! Miei cari lettori al termine di una lunga, ma molto lunga avventura. Quattro anni sono passati da quando ho postato il primo capitolo di “Lasciati Salvare” senza sapere ciò che poi sarebbe diventato, addirittura una trilogia! Se me l'avessero detto non ci avrei creduto e invece è proprio così.
Posso dire che sono cresciuta con i miei personaggi, per me è difficilissimo ora lasciarli andare, se mi impegnassi troverei altri mille modi per continuare ma non è il caso... Mi hanno dato tantissimo e ho raccontato di loro in un modo che non credevo di poter scrivere.
E' davvero giunto il momento per Natasha e Steve di riposare e godersi il loro bel bambino!
Io non credevo di poter creare tutto questo, so che non è perfetto ma è mio, è ciò che sono in grado di fare... E sono davvero contenta così!
Io ringrazio tantissimo, e se potessi usare altre parole – migliori – lo farei, tutti coloro che mi hanno seguito in questi anni! Chi qui su efp chi su fb, siete stati pazienti e comprensivi e i vostri messaggi e le vostre recensioni mi hanno sempre commosso e fatto andare avanti anche quando davvero ero in difficoltà.
Alcuni mi hanno detto che questa storia è stata un ispirante per loro, almeno un po' e io di questo non posso che andare fiera! Spero nel mio piccolo di aver regalato qualcosa a tutti voi!
Un grazie speciale va sicuramente a Midnightsunflower, Airaharune, Saa89 loro sono stati con me dall'inizio alla fine facendomi sempre sapere la loro opinione ad ogni capitolo! E' bellissimo come da una semplice storia possano nascere anche amicizie che poi sfociano nella vita quella reale!
Non penso abbandonerò mai del tutto questo fandom, sopratutto ho molte altre storie da scrivere e come sapete qualche drabble e flashfic da continuare, ma per il momento mi prendo una pausa.

Io mi inchino virtualmente, vi ringrazio e vi saluto!

Ps. Come potete vedere questa storia ancora non può dirsi “completa”, perchè? Beh ma che discorsi, abbiamo un matrimonio a cui partecipare no?
Inoltre una bella oneshot su quei due bricconcelli di Sasha e Jace penso ve la meritiate, perché no?
Stay tuned! Non vi liberete di me così facilmente!
Vi voglio bene!

Asia


   
 
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