Ho deciso di iniziare una nuova fic. Era un’idea
che avevo in mente da un po’, ma non riuscivo mai a trovare l’ispirazione
giusta ^^ Tranquilli troverò il tempo anche di aggiornare le altre fic, sempre
che vi faccia piacere U///U
Non vi anticipo nulla sulla storia, spero solo che vi piaccia ^-^
kiss kiss Chiara
I
giorni del pianto
Usopp era inginocchiato a
terra e tossiva fortemente tenendosi una mano sul ventre.
- Tutto ok? – chiese il cuoco. Il cecchino si fece forza e balbettò un sì
stentato fra versi di dolore. Provò ad alzarsi ma le sue gambe non ce la
facevano
- Aspetta, ti aiuto – Nami
prese un braccio del compagno e se lo avvolse attorno alle spalle aiutandolo ad
alzarsi. Gli occhi del cuoco osservarono la scena per poi porre l’attenzione alla
figura che gli si stagliava davanti. Aspirò avidamente il fumo per poi
schiacciare la cicca sotto la suola delle sue scarpe
- Nami-san - la ragazza lo
guardò e annuì.
- Ci penso io, non
preoccuparti Sanji-kun - velocemente la navigatrice si mosse tenendo stretto il
cecchino. Doveva fare in fretta e portarlo da Chopper.
Una risata stridula e
cinica si sollevò nell’aria. L’ombra che si proiettava sull’erba si muoveva animatamente mentre Sanji strinse
forte i denti
- Questa me la pagherai –
bisbigliò prima di scagliarsi contro il suo avversario. Il rumore dei colpi, i
calci che parevano colpire solo l’aria, risuonavano nella vallata mischiandosi
al verso degli uccelli che volavano irrequieti nel bosco limitrofo. Un cielo
stanco e opaco faceva da tetto a quello
scontro.
- E’ inutile pirata –
ridacchiò ancora l’uomo mentre schivava l’ennesimo colpo del cuoco.
- I tuoi amici verranno
catturati e le loro taglie saranno nostre, è inutile che ti sfianchi tanto –
un’altra risata stavolta suonava ancora più fastidiosa alle orecchie di Sanji.
Non avrebbe mai permesso a un tizio simile di torcere un solo capello ai suoi
compagni.
- Se fossi in te inizierei
a pregare – sorrise poi il biondo prima di scagliarsi nuovamente contro di lui.
Stavolta il colpo andò a segno e l’uomo venne scagliato con forza contro il
tronco di un albero.
- Bastardo – annaspò
pulendosi un rivolo di sangue al bordo delle labbra. Il cuoco lentamente si
accese una sigaretta soffiando via un po’ di fumo
- Veau...- per un attimo la figura di Sanji
sparì dalla vista di quell’uomo mentre cercava di rimettersi in piedi. Lo cercò
con gli occhi ma non vide nulla finché un lancinante dolore gli si conficcò
nell’addome
- Shoot – ricadde a terra
ormai privo di sensi.
Il suono della battaglia si era fermato lasciando il posto solo al canto degli
uccelli che però non parevano aver ritrovato la loro calma.
Erano pirati; scontrarsi con cacciatori di taglie, marine, o qualunque altra
testa calda che si intromettesse sul loro cammino, faceva parte del gioco. Alle
volte erano scontri veloci, neanche il tempo di divertirsi un po’, altre volte
invece avevano dovuto dar fondo a tutte le loro risorse per portare via la
pelle, ma non era questo il caso.
Il cuoco si allontanò dal luogo del duello deciso a controllare le condizioni
del suo compagno, quando una nuova risata, stavolta diversa da quella di prima
spezzò la pace appena creatasi.
- Molto bravo... i miei
complimenti – inghiottì quando quella voce sottile lo fece ritornare sui suoi
passi.
Una donna se ne stava
seduta sul ramo di un albero, lo stesso contro il quale aveva spedito il suo
nemico. Le gambe scoperte che dondolavano lievemente e una lunga coda di
cavallo color cenere che ricadeva sulla sua spalla. Il corpo stretto in un
tubino viola che lasciava poco spazio alla fantasia. Lo sguardo fisso su di lui
e un sorriso sicuro a piegarle le labbra.
- Non preoccuparti Rufy,
si rimetterà – sorrise Chopper mettendo in borsa i suoi attrezzi. Il capitano
ridacchiò saltando in piedi.
- Lo sapevo che Usopp era
uno tosto – ridacchiò ancora mentre il cecchino se ne stava steso sul letto con
gli occhi chiusi. Dormiva, così come aveva preteso il dottore che facesse. Era
stato un imprudente a decidere di scontrarsi con quel tipo senza neanche una
delle sue armi. Un imprudente e uno sciocco.
Zoro scosse la testa e si
allontanò verso il ponte
- Dove vai? – chiese Nami.
Non si preoccupò di rispondere lasciando che fosse la risata di Rufy a
ribattere.
- Cerca almeno di non
perderti – sospirò la navigatrice mentre lo spadaccino saltava giù
dall’imbarcazione.
Non si sarebbe perso, no se avesse seguito l’odore della battaglia.
- Tu.. tu come fai a
saperlo? – gli occhi del cuoco si sgranarono mentre prese a retrocedere. La
donna sorrise ancora e con passi leggeri gli si avvicinò
- Oh... vorrei potertelo
dire – sorrise ancora. Il corpo di Sanji fu percorso da un lungo brivido.
No, non poteva essere. Come faceva quella donna a conoscere quella faccenda? Come poteva sapere ciò
che lui stesso faceva perfino fatica a ricordare? Ciò che in fondo aveva
sperato per sempre di dimenticare...
- E’ un trucco – cercò di
dar sicurezza al suo sorriso, sebbene gli occhi grigi di quella donna parevano
riuscire a riconoscere facilmente la verità.
- Cos’hai Sanji? Hai
paura? – paura? No, non aveva paura, ciò che provava era qualcosa di diverso,
qualcosa di meno pungente della paura, più simile al terrore puro. Indietreggiò
ancora, finché non si ritrovò con le spalle contro il legno umido di un tronco.
A quel punto la donna si fermò e retrocesse sedendosi su una roccia situata
proprio di fronte al ragazzo. Poggiò il mento contro il palmo della mano e un
nuovo sorriso divertito le si stampò sul bel volto.
- Deve essere stata dura per te... non è così? Eri solo un bambino... –
un’espressione di falsa compassione fece rabbrividire nuovamente il cuoco. Si
portò le mano alle orecchie
- Sta zitta, tu non sai
nulla! E’ un trucco, un merdoso trucco – ringhiò. Lei sorrise ancora
costringendolo a premere sempre più forte le mani sulle orecchie per tener
lontano qualsiasi suono, soprattutto quella sua risata. Non poteva combatterla,
non l’avrebbe mai fatto. Eppure le sue parole erano state taglienti come la
lama di una spada, lo avevano colpito e debilitato come avrebbero potuto fare
centinaia di proiettili.
- Zitta! – urlò stavolta
stringendo anche le palpebre. Sentiva il cuore battere forte e la mente
riempirsi di vecchie immagini, di ricordi creduti spenti che invece ritornarono
vividi, crudelmente intensi nella sua testa. Graffiarono nuovamente il suo
cuore rendendo vane tutte le toppe che nel corso degli anni aveva cercato di
mettete per non farlo più sanguinare. Era stato tutto spazzato via dalla risata
di quella donna, dal suo trucco, da qualsiasi
cosa che ora pareva non essere nemmeno in grado di ascoltare.
- Che diavolo succede qui
– si voltò di scattò sgranando gli occhi verso la figura dello spadaccino
comparsa d’improvviso. I suoi occhi spalancati mentre neanche si rese contro di
avere le mani che tremavano.
- Che stai combinando? –
lo sguardo interrogatorio e confuso di Zoro non seppe fare altro che farlo
crollare sulla sue ginocchia. Le palpebre nuovamente strette e le dita che
stringevano l’erba del prato.
Incredulo. Guardava incredulo
quello stupido cuoco che se ne stava a terra tremante. Ma che diavolo stava
succedendo? Poco più in là giaceva il corpo inerme e sconfitto dell’uomo di cui
aveva parlato Nami. E allora? Notò solo dopo quella donna e strinse fra i denti
un’imprecazione. La sua stupida cavalleria un giorno o l’altro gli sarebbe
costata la vita.
Impugnò la katana e guardò truce la sua avversaria. Nessuna preoccupazione le
attraversò il volto, lasciando che l’espressione divertita facesse da padrona
al suo atteggiamento.
- Roronoa Zoro... sei
venuto a salvare il tuo amichetto – ridacchiò beffarda. Non un movimento, né un
solo segno di nervosismo si poté intuire nello sguardo freddo dello spadaccino.
Salvarlo? No, non era il suo compito. Sconfiggerla, farla fuori, renderla
simile ad una impalpabile polvere, questo era il suo solo intento.
- Chi sei? – chiese. Lei
sorrise ancora inclinando la testa di lato e poggiando ora la guancia sul suo
palmo.
- Si chiamava Kuina...
vero? – un brivido freddo attraversò la schiena di Zoro. Strinse più forte la
sua katana.
- Chi sei –
- Mi spiace tanto
Roronoa... deve essere stato uno shock vederla morire – il sorriso si spente
poco dopo sul suo bel volto quando per l’ennesima volta lo spadaccino le
formulò quella domanda.
- Chi sei – perché con lui non funzionava? Inchiodò gli occhi in quelli scuri e
inquietanti del giovane. Neri e profondi, ma non abbastanza profondi per
impedirle di farlo. C’era qualcosa di
strano, che non riusciva a capire, era quello che sembrava rendere inefficace
la sua tecnica. Quel tipo aveva qualcosa di diverso dal biondino o forse lei
stava cercando la cosa sbagliata... Sorrise nuovamente quando capì cos’era..
- Non è lei... è stato un
errore il mio – si alzò mentre il vento smuoveva la lunga coda bigia.
- Dove credi di andare? –
ringhiò lo spadaccino quando lei gli diede le spalle. Un’altra risata.
- Se vuoi salvarlo, dovresti conoscerlo – si voltò per guardare divertita il
viso minaccioso del pirata.
- Conoscerlo davvero, ma
tu sai... – guardò ora Sanji che non aveva smesso di fissare a terra mentre
impercettibili tremori continuavano a smuovere il suo corpo.
- Che non è così – un silenzio inquietante piombò nella vallata.
Non più canti d’uccello o colpi di battaglia. Nessuna risata né versi
divertiti. Solo quegli occhi grigi inchiodati in quelli neri e furiosi del
ragazzo. Poi Zoro sorrise, o meglio ghignò. Così come era solito fare prima di
partire all’attacco, prima di lavare le sue spade con il sangue del nemico.
- Mi basterà tagliarti la
testa - ora fu lei a sorridere.
- Come vuoi – lentamente
alzò una mano verso il cielo. Un piccolo bagliore iniziò a splendere sopra la
sua testa. Forse era una specie di tecnica particola, questo pensò Zoro. Una
tecnica che lui avrebbe di certo battuto.
- Per salvarlo, devi tornare indietro – non riusciva a comprendere il senso di
quelle parole, mentre la luce si faceva via via più intensa.
- Ma se lo salverai
allora... lo perderai – che diavolo andava farneticando quella tizia? Che
significava che per salvarlo doveva perderlo? Sguainò anche la seconda spada.
Non le avrebbe permesso di dire altre cavolate. Lanciò uno sguardo veloce al
compagno che pareva essere completamente altrove, ancora a terra a stringere
l’erba.
La luce si intensificò costringendo lo spadaccino ad assottigliare gli occhi
per poter vedere.
- Dovrai fare una scelta
Roronoa: se vuoi salvarlo, dovrai essere disposto a perderlo – un lampo
accecante lo colpì e un lungo fischio gli si conficcò nei timpani. Sentiva il
suo corpo ardere. Strinse gli occhi e serrò la mandibola. Non poteva vedere né
udire nulla. Bruciava, la sua pelle, il suo stomaco, il suo stesso cuore
sembrava bruciare nel fuoco. Quel fischio che si intensificava e la luce che
non riusciva a combattere nemmeno con gli occhi chiusi. Ringhiò qualcosa, ma
non riusciva neanche ad udire le sue stesse parole. Ora tutto era avvolto nella
luce , nelle fiamme, in quel trapanante fischio che pareva soffocarlo.
Nella sua testa risuonavano le parole di quella donna. Quelle parole senza
senso che però erano riuscite ad inquietarlo. Sanji, dov’era adesso? Che
significava che per salvarlo doveva perderlo? Strinse forte l’impugnatura di
quelle spade cercando di resistere, e poi, d’un tratto, si fermò.
La luce scomparve facendolo piombare in un buio, che se fosse stato possibile,
era ancora più accecate, e il silenziò lo circondò. Non sentiva più il suo
corpo, non sentiva alcun suono, non percepiva nulla. Come immerso in un oblio,
in un caldo inebriante oblio. Forse era l’abbraccio della morte, e forse
stavolta non sarebbe riuscito a sottrarsi.
Zoro... svegliati... Zoro...
Kuina... lo stava
chiamando. Dov’era Kuina? Forse lo stava aspettando per dirgli che non aveva
mantenuto la sua promessa, che aveva fallito. Kuina... la sua voce arrivava
flebile alle orecchie dello spadaccino che lentamente iniziò a riacquistare la
sensazione del suo corpo. Non era morto, non poteva morire. Aprì le palpebre,
lievemente, per non essere accecato dai raggi del sole che gli scaldava il
viso. Si accorse solo allora di essere steso al suolo. Si tirò a sedere
passandosi una mano sul viso. Le sue spade. Scattò in piedi con orrore quando
scoprì che non c’erano, nessuna di esse. Si guardò in giro ma non riconobbe
quel luogo. Non era dove stava combattendo, non c’era quella donna, non c’era
Sanji.
- Ehi cuoco! – lo chiamò, lo cercò. Dove si trovava, dove erano finite le sue
spade? Era davvero morto allora?
- Dove sei? – nulla, non c’era nessuno a parte lui in quel luogo sconosciuto.
Si chiese se fosse stato tutto un sogno, un incubo, ma le sue spade... perché
non c’erano le sue spade? Che fine aveva fatto quella donna? Si guardò ancora attorno. Gli alberi, uno
sentiero sterrato che scendeva da quell’altura, un piccolo villaggio in valle.
Stava forse sognando? O aveva sognato prima? Eppure una sensazione strana gli
mordeva lo stomaco.
- Ehi giovane – un vecchio gli si avvicinò. Una lunga barba bianca e una pipa
fumante.
- Dì un po’, sono tue queste cose? – sgranò gli occhi correndo immediatamente
ad afferrare le sue spade, strappandole dalle mani del vecchio senza curarsi
neanche di ringraziarlo.
- Sono pericolose da lasciare in giro – annuì per gentilezza, per cortesia, ma
la sua mente era ancora troppo confusa.
- Sta più attento – il
vecchio si allontanò scendendo per quel sentiero. Lo spadaccino si guardò
ancora attorno dopo aver legato le sue katane al loro posto
- Ehi vecchio – si ricordò
solo allora di chiedere dove si trovava ma quella dimenticanza gli costò. Il
vecchio era sparito. Avesse avuto meno pensieri per la testa si sarebbe chiesto
come aveva fatto a svignarsela così alla svelta. Doveva trovare Sanji e quella
donna. Forse con quella strana tecnica l’aveva spedito dall’altra parte
dell’isola, non poteva essere altrimenti. Doveva ritrovarla prima che quello
stupido cuoco si facesse far fuori. Le parole inquietanti e incomprensibili di
lei gli rintonarono alla mente ma decise di non darci peso. Era solo un modo
per confonderlo, quando l’avrebbe avuta davanti e le avrebbe tagliato il collo,
tutti sarebbe andato al giusto posto.
Prese il sentiero che portava al villaggio in quel modo forse avrebbe evitato
di perdersi. Iniziò a scendere con ampie falcate. Doveva sbrigarsi o sarebbe
stato tardi, Sanji non avrebbe mai alzato un dito su quella tipa che in qualche
modo a lui ancora sconosciuto, era riuscito ad atterrarlo in quella maniera. Si
arrestò a quel pensiero.
Cose gli era accaduto? Forse era stata colpa di qualche assurda tecnica come
quella della luce che aveva usato su di lui, Sanji non era il tipo da
arrendersi così in fretta...
Riprese a camminare per il sentiero quando vide un bambino poggiato contro la
balaustra che costeggiava la strada. Magari poteva chiedere dove si trovasse,
sarebbe stato almeno più sicuro della sua teoria
- Scusa, sai dirmi dove
siamo – per poco il cuore non gli cedette. Lentamente il bambino si voltò verso
di lui. No, non poteva essere!
- Siamo nella zona nord
dell’isola – no, che stava succedendo? Chi era quel moccicoso? Come poteva
essere...
- Ehi tutto bene? –
indietreggiò. Era ridicolo, doveva essere un altro trucco di quella strega. Era
l’unica spiegazione possibile.
- Tu chi diavolo sei? – a quella domanda il bambino batté le palpebre confuso.
- Sicuro di stare bene? Forse è meglio che ti fai vedere da un dottore – tornò
a guardare al di là della balaustra rigirandosi un piccolo fiore giallo fra la
dita bianche.
Quei capelli, quell’espressione,
quelle strane sopracciglia... No, non poteva essere.
- Sanji – il bambino si
voltò ancora verso di lui
- Come fai a sapere il mio
nome? –
To
Be Continued…