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Autore: Teo5Astor    17/09/2019    17 recensioni
Un mistero accomuna alcuni giovani della Prefettura di Kanagawa, anche se non tutti ne sono consapevoli e non tutti si conoscono tra loro. Non ancora, almeno.
Radish Son, diciassettenne di Fujisawa all'inizio del secondo anno del liceo, è uno di quelli che ne è consapevole. Ne porta i segni sulla pelle, sul petto per la precisione, e nell'anima. Considerato come un reietto a scuola a causa di strane voci sul suo conto, ha due amici, Vegeta Princely e Bulma Brief, e un fratello minore di cui si prende cura ormai da due anni, Goku.
La vita di Radish non è facile, divisa tra scuola e lavoro serale, ma lui l'affronta sempre col sorriso.
Tutto cambia in un giorno di maggio, quando, in biblioteca, compare all'improvviso davanti ai suoi occhi una bellissima ragazza bionda che indossa un provocante costume da coniglietta e che si aggira nel locale nell'indifferenza generale.
Lui la riconosce, è Lazuli Eighteen: un’attrice e modella famosa fin da bambina che si è presa una pausa dalle scene due anni prima e che frequenta il terzo anno nel suo stesso liceo.
Perché quel costume? E, soprattutto, perché nessuno, a parte lui, sembra vederla?
Riadattamento di Bunny Girl Senpai.
Genere: Mistero, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: 18, Bulma, Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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31 – Complesso di inferiorità
 
 
7 settembre
 
Oggi mi sono alzato presto per accompagnare Chichi a girare le riprese del famoso spot che tanto la turba e in cui vuole cercare di essere una perfetta Lazuli Eighteen. Ci siamo diretti a Kamakura insieme, ma non ha praticamente aperto bocca durante il viaggio e a nulla sono valsi i miei tentativi di distrarla. A un certo punto ci siamo dovuti separare perché non possiamo farci vedere troppo in pubblico insieme io e Lazuli, figuriamoci a un suo appuntamento di lavoro.
Adesso mi sto recando a piedi sbadigliando verso la spiaggia sulla quale verrà girato lo spot, mentre Chichi dovrebbe aver raggiunto la manager di Lazuli per andare lì direttamente insieme a lei.
Osservo in lontananza il piccolo set già predisposto e tutte le persone della troupe intente a sistemare gli ultimi preparativi. Fa molto caldo, è una splendida giornata.
Mi fermo e mi siedo sulla sabbia in un punto della spiaggia rialzato da cui riesco a vedere comodamente il set senza dare nell’occhio. Vedo arrivare Chichi di corsa insieme alla sua manager, una ragazza sui trentacinque anni magra e dai lunghi capelli rossi che stringe tra le braccia una cartelletta piena di documenti e appunti. Non l’avevo mai vista, ma Lazuli mi aveva spiegato che si chiama Piiza-san e che si trova bene con lei, nonostante le abbia vivamente consigliato di tenere segreta per il momento la nostra relazione.
Chichi invece appare bellissima, con un vestitino verde leggero che si ferma a metà coscia e i capelli dorati sciolti che sembrano riflettere la luce del sole.
«Certo che Lazuli-chan è proprio incantevole, non trovi, Rad-kun?» mi domanda una voce allegra, mentre una donna si siede al mio fianco e mi sorride gioviale.
«Da quanto tempo, Husky-san…» accenno un sorriso in direzione della giornalista televisiva che un tempo voleva a tutti costi preparare un servizio sulle mie cicatrici e sulla Sindrome della Pubertà. «Cosa fai qui?»
«Niente, mi mancava il mio capellone preferito!» ride, scompigliandomi i capelli.
«Se era solo per quello avresti fatto prima a venire a mangiare un boccone al “Kame House” come ai vecchi tempi» sospiro, già stufo delle sue prese in giro.
«Uhm… il tuo capo è un po’ troppo pervertito per i miei gusti, però magari ci tornerò un giorno e ordinerò un piatto di Rad-kun alla griglia!»
«Sei sempre molto simpatica, devo dire…» sbuffo. «Sei qui per vedere come se la cava Là, giusto? Me l’ha detto che vi incrociate spesso sul lavoro».
«Risposta esatta, cervellone!» ride di nuovo. «Come mai ci sei anche tu oggi a seguire la tua ragazza? E perché te ne stai in disparte?»
«Perché devi fare sempre la ficcanaso?» ribatto, senza guardarla.
«Perché è il mio lavoro, Rad-kun!» ghigna. «Allora?! L’hai già presentata ai tuoi genitori?!»
«Husky-san, mi stai ubriacando… ho sonno e fa caldo…».
«Guarda che lo so che state insieme, te lo sto chiedendo da amica!» ride di nuovo allegramente, mentre una leggera brezza marina le fa ondeggiare i suoi lunghi capelli biondi.
«La sua manager ci ha chiesto di lasciare questa cosa segreta, almeno per un po’… quindi vedi di non combinare casini».
«Uhm… capisco! Complicata la vita di una star liceale… anche se secondo me la sta trattando troppo come fosse una idol» esclama, guardando pensierosa verso il set. «A meno che abbia in mente qualche trovata pubblicitaria rilasciando la notizia al momento giusto. Ne parlerò direttamente con la tua adorabile ragazza!»
«Le dirò io di chiamarti, adesso lasciala stare per qualche giorno» le dico in tono autoritario. Ci manca solo che Chichi debba avere a che fare con Husky. «Là si fida di te e sei il suo riferimento tra i giornalisti, quindi non preoccuparti. E anch’io mi fido di te» aggiungo, guardandola nei suoi occhi castani.
«Certo, voi due mi siete simpatici!» sorride. «Come stai tu? Le cicatrici ci sono sempre?»
«Finché Là mi vorrà al suo fianco sarò felice» sorrido a mia volta, guardando il mare. «Le cicatrici resteranno lì per sempre. Il passato non si dimentica, ma si va avanti lo stesso. A un certo punto la smette di fare male. Il passato, intendo».
«Già…» sospira lei. «Sei cambiato molto da quella prima volta in cui ti ho visto in ospedale, Rad-kun. Ci credi se ti dico che sono fiera di te?»
«Uhm… no».
«Bravo, Rad-kun! Anche il tuo senso dell’umorismo migliora sempre di più!» ride allegramente, dandomi una sonora pacca sulla schiena. È fastidiosa dopo un po’, cazzo. «Piuttosto, sei sicuro che la tua ragazza stia bene?! Ultimamente mi è sembrata un po’ strana sul lavoro, anche oggi non ha una bella cera se devo essere onesta. Di solito è di ghiaccio».
Mi soffermo sull’espressione di Chichi e, seppure in lontananza, mi rendo conto benissimo che la sua faccia è una maschera contratta dalla tensione.
«Penso che sia solo un po’ stanca ultimamente… e che oggi stia patendo un po’ il caldo» butto lì, cercando di sviare il discorso.
«Tutto pronto! E… azione!» sento gridare il regista.
Osservo Chichi guardarsi intorno un po’ stranita verso le telecamere che la fissano e sorridere forzatamente, prima di agitare la mano destra in segno di saluto.
«Ok, taglia!» grida di nuovo il regista, mentre la sorella di Lazuli tira un profondo sospiro di sollievo e un’assistente le passa una bottiglietta d’acqua.
Non va bene, così… non va affatto bene!
«Adesso giriamo ancora!» annuncia il regista, mentre una truccatrice termina un ultimo ritocco sul viso di Chichi e Piiza-san le dà delle indicazioni mostrandole il copione. Scommetto che non sta sentendo nulla, che sta entrando nel panico. Si guarda intorno disorientata, mentre mi alzo in piedi e mi dirigo a passo svelto verso il set.
«Tutto bene, Rad-kun?!» mi chiede allarmata Husky, seguendomi.
«No, è lei che non sta bene!» sbotto, indicando Chichi.
«Azione!» urla il regista. «Ciak 1!»
Chichi sgrana gli occhi di ghiaccio di Lazuli e apre leggermente la bocca. Solleva una mano lentamente, e noto subito che quella mano sta tremando. No, no!
Comincia ad ansimare, mentre si porta le mani al petto e poi sul volto, prima di accasciarsi a terra all’improvviso, svenuta.
«Stop! Stop!» sbraita il regista. «Chiamate un medico! Un’ambulanza!»
«Lazuli-san! Lazuli-san!» grida Piiza-san, correndo da lei e prendendole una mano. «Stai tranquilla! Fai dei respiri profondi!» aggiunge, mentre tutto lo staff e anche io e Husky ci avviciniamo di corsa.
«Chì! Chì!» la chiamo, facendomi largo a spallate nella ressa che si è generata intorno a lei.
«Rad…» sussurra, aprendo gli occhi. «Io… io… scusa…» sospira, mettendosi a sedere, sorretta dalla sua manager. «Sto… sto bene, non voglio l’ambulanza. S-scusatemi tutti» sospira, abbassando la testa.
«Le riprese per oggi sono sospese!» annuncia il regista. «Non preoccuparti Lazuli-san, l’importante è che tu stia meglio! Dovevi dirmelo che non ti sentivi molto bene oggi, rigiriamo le scene appena ti sei ripresa» le sorride.
«Grazie, lei è molto comprensivo!» si inchina leggermente Piiza-san. «Deve essere stato un mancamento dovuto al caldo».
«Ora… ora sto meglio, mi dispiace» si inchina anche Chichi, alzandosi in piedi appoggiata alla sua manager.
«Non preoccuparti, vedi di non sforzarti troppo e di riposarti, piuttosto!» ride il regista. «Non farmi più preoccupare, eh!»
«Ce la fai a camminare, Lazuli-san? Ti accompagno al bar a bere qualcosa di fresco e zuccherato e poi ti porto a casa» le dice la manager, mentre Chichi cerca un contatto visivo con me in cerca di conferme. Le sorrido e annuisco, come a volerla rassicurare, mentre si volta e se ne va con Piiza-san.
«Non dire nulla in tv di quello che è successo oggi, per favore» chiedo a Husky, in silenzio accanto a me, mentre la troupe smonta il set. «Là era solo un po’ stanca, ma ti assicuro che molto presto tornerà più forte di prima».
«Stanchezza, caldo, o… Sindrome della Pubertà?» risponde ammiccando in un sussurro, puntandosi davanti a me e avvicinando la faccia alla mia. «L’hai chiamata “Chì”, o sbaglio? Magari è semplicemente un nomignolo che le hai dato tu, questo. So che mi risponderai così, Rad-kun. Del resto, anch’io quando avevo la vostra età mi ero inventata un soprannome scemo per il mio ragazzo di allora».
La guardo dritto negl’occhi, serio. Sospiro leggermente, ma non dico nulla. Anche lei si fa seria. Mi dà una carezza sulla nuca, mentre accenna un sorriso rassicurante.
«Non preoccuparti, Rad-kun!» sorride, di nuovo gioviale e scherzosa, dandomi un leggero spintone e ridacchiando. «Certo che sei proprio cotto della tua Lazuli-chan, eh?!»
«Già» le sorrido, prima di voltarmi per fare ritorno anch’io a Fujisawa, con le mani in tasca e la testa affollata di pensieri.
 
«Ciao Rad!» mi saluta Lazuli, che incrocio sul pianerottolo di casa mia non appena ci faccio ritorno. Indossa dei leggings neri a tre quarti con una sottile banda fucsia di lato, una canotta aderente fucsia e ha i capelli neri legati in una coda da un elastico anch’esso fucsia.
«Stai andando a correre? Se mi aspetti un secondo vengo con te, mi cambio in un attimo» le sorrido, prima di entrare in casa e indossare velocemente un paio di leggings, dei pantaloncini e una maglietta.
«Hai finito presto le prove di canto stamattina» le dico, non appena iniziamo a correre sul marciapiede e ci dirigiamo verso il mare.
«Sì, volevo allenare un po’ il fiato in vista del concerto. Non è facile ballare e cantare per un intero live» mi spiega. «Nel pomeriggio ho anche le prove di danza».
«Sei instancabile… ma come fai?!».
«Anche tu lo sei quando ti alleni, no?»
«Già, domani a scuola ho anche gli allenamenti col club di calcio!»
«Allora, come sono andate le riprese per mia sorella?» mi domanda all’improvviso, in tono apparentemente distaccato e senza guardarmi. Era preoccupata per Chichi, anche se non vuole darlo a vedere.
«Un bel casino…» sospiro.
«Immagino che non sia filato tutto liscio, ma dopo qualche ciak ce l’avrà fatta, no?!»
«Insomma, non proprio… si è sentita poco bene ed è svenuta prima ancora di iniziare».
«Cosa?!» sbotta, sgranando i suoi grandi occhi neri e puntandoli nei miei. «Come sta adesso?! Perché l’hai lasciata da sola?!»
«Si è ripresa subito, ha avuto solo un piccolo mancamento… ora è con la tua manager, ci penserà lei a riportarla a casa. Lo staff ha ipotizzato un colpo di calore, in ogni caso il regista ha preferito rinviare le riprese. Era tranquillo comunque, sembra che ti vogliano tutti bene sul lavoro».
«Come si potrebbe non volermi bene, del resto?» ghigna lei, provando a scherzare, anche se si vede che è turbata.
«Non dirlo a me, forse nemmeno tu sai quanto cazzo ti amo» le sorrido sghembo, mentre continuiamo a correre a buon ritmo. «Comunque non devi preoccuparti troppo per lei, Là. Si è ripresa subito, magari la renderà anche più forte questa esperienza».
«Sì, però… ecco, mi chiedo come sia stato possibile che sia arrivata a sentirsi male per una cosa del genere…» sospira Lazuli. «Io sto cercando di svolgere nel migliore dei modi i suoi impegni lavorativi fingendomi lei, ma non mi sento schiacciata a tal punto dalla tensione e dalla pressione».
«Credo che Chichi si sia resa finalmente conto di tutta la fiducia e le aspettative che la gente ripone in Lazuli Eighteen. Ha capito che c’è un motivo se sei arrivata in alto in così poco tempo e ha anche realizzato quello che è sempre mancato a lei» spiego a Lazuli, che si volta in mia direzione e mi guarda intensamente. «Lei si è sempre concentrata su di te per emularti e ha perso di vista sé stessa. Pensava che per te fosse tutto facile, ma sta realizzando che non è così».
«Anche la vita di una idol non è affatto facile, io non potrei certo tenere questi ritmi per sempre…» sbuffa Lazuli, irritata. «Invece di pensare a quello che faccio io, dovrebbe rendersi conto di quanto è brava lei a fare quello che fa. Così ci metterebbe anche più passione, anche se capisco non sia facile con una madre come la sua che si mette sempre in mezzo…».
«Già…»  sospiro, stringendo forte i pugni senza smettere di correre. «Quel che è certo, è che oggi si è sicuramente sentita schiacciare dal peso di tutte le responsabilità che derivano dal fatto di essere Lazuli Eighteen».
«Dovresti… dovresti andare da lei, dopo…» sibila Lazuli, distogliendo lo sguardo dal mio, come se la cosa non la riguardasse.
«E tu?»
«Io no, non credo che voglia vedermi…».
«In ogni caso non vuole vedere nemmeno me, mi ha scritto un messaggio per dirmi che sta bene e che vuole riposare oggi. Piiza-san le ha anche imposto di non andare a scuola domani per recuperare le forze» le spiego, senza che Lazuli lasci trasparire emozioni dal volto.
«Dai, adesso facciamo qualche scatto!» ordina, fredda e perentoria, prima di distanziarmi in un attimo.
«Agli ordini, mia regina» sorrido amaramente, prima di scattare a mia volta per raggiungerla.
È così complicato essere sorelle?!
 
 
8 settembre
 
«Hai le palle girate oggi, o sbaglio?! Vero, Rad?!» richiama la mia attenzione Vegeta, dandomi un pugno sulla spalla, mentre sono seduto al mio banco e osservo il mare in lontananza immerso nei miei pensieri.
Chichi non è venuta a scuola, come previsto, mentre Lazuli è a Yokohama nei suoi panni.
«Non lo so, Prince… è successo un po’ un casino in questi giorni e mi chiedevo solo come dev’essere avere una sorella maggiore perfetta in tutto e per tutto».
«Una sorella?! Che cazzo stai dicendo?» mi domanda allibito. «Comunque se hai un problema puoi parlarmene, anche agli allenamenti si vedeva cha hai la testa altrove. Sei un cazzo di sensibile tu, tsk!».
«In questi giorni a casa di Lazuli è arrivata sua sorella minore, ti ricordi che te ne avevo parlato tempo fa? Bene, le cose tra loro al momento non vanno esattamente a meraviglia…» sospiro, appoggiandomi allo schienale della sedia. Nel frattempo osservo Bulma alzarsi dal suo banco dopo aver riordinato dei fogli pieni di appunti.
«Ricordo che mi avevi detto che ha una sorella con cui ha solo il padre in comune, se non sbaglio. E che problemi ha questa qui?! Scommetto che è un’isterica…».
«Diciamo che Chichi ha un caratterino niente male, se devo essere sincero» sorrido. «Però non deve essere mai stato facile per lei. A quanto pare la madre l’ha sempre paragonata a sua sorella maggiore… non so come ci si senta in quei casi, tu cosa dici?»
«Penso che sia una situazione del cazzo, tsk!» sbotta il mio amico, incrociando le braccia al petto e indurendo lo sguardo. «Forse conosco una persona che può aiutarti, perché da quello che so ha vissuto più volte momenti simili».
«Di chi parli?»
«Di Marion…» sbuffa Vegeta. «Però è meglio se ci parli tu e basta, ormai fa finta di non conoscermi quando ci si incontra faccia a faccia in corridoio…».
«Penso sia incazzata perché ti sei messo subito con Bulma… magari pensa che l’hai mollata per questo» gli spiego. «Per me hai fatto bene a metterti subito con Bulma e a chiudere prima di tutto con Marion, però è comprensibile la sua incazzatura».
«Le passerà» ribatte perentorio il mio amico, senza guardarmi. «Lei è una allegra e senza pensieri, alla fine le passa sempre tutto dopo un po’».
«Ne sono convinto, Prince. Tu ora preoccupati di rendere felice Bulma e di non farla soffrire, altrimenti ti ammazzo di botte» rido, alzandomi in piedi.
«Non c’è bisogno che tu mi dica queste cose! Mi hai preso per un coglione?!» sbotta, furibondo e irritato.
«Beh, dai, un po’ lo sei!» rido di nuovo, dandogli uno spintone. «Vai da Bulma, scommetto che vuole che la accompagni in laboratorio. Intanto io vado a fare quattro chiacchiere con la tua ex e mi prendo anche un po’ di insulti al posto tuo!» aggiungo, uscendo dalla classe e incrociando Bulma, che mi osserva un po’ perplessa e viene raggiunta da Vegeta.
 
Mi dirigo verso la classe di Marion, indeciso sul cosa dirle e rimpiangendo di non essermi portato dei tappi per le orecchie per non farmi spaccare i timpani di fronte alla sua inevitabile sfuriata. È passato quasi un mese dall’ultima volta che le ho parlato. Era stata per la prima volta carina nei miei confronti quel giorno, ma da allora è cambiato davvero tutto.
«Ehi, dolcezza!» la saluto sorridendole, dopo aver dovuto dar retta ad alcuni suoi compagni e compagne che si complimentavano ancora per il mio gol durante la finale.
Mi guarda malissimo e incrocia le braccia sotto il seno, seduta al suo banco e circondata da tre amiche che invece mi salutano civettuole. Mi chiedo se tutte e quattro riescano a mettere insieme un cervello.
«Cosa vuoi?!» ringhia Marion, voltandosi dall’altra parte.
«Devo chiederti una cosa, se non è un problema».
«Sì che lo è!» sbotta, stizzita. «Non vedi che sono impegnata, Son?!»
«Dai, non urlare che poi ti vengono le rughe sulla faccia…» sospiro.
«L-le rughe?!» farfuglia, sbiancando, prima di ricomporsi e stringere i pugni. «Mi hai già fatto questo scherzo una volta, dovresti morire! Se sei venuto a prendermi in giro, vattene!» aggiunge, alzandosi in piedi e scrutandomi minacciosa.
«Non voglio prenderti in giro, ho bisogno di te» le sorrido, afferrandole il polso e obbligandola a seguirmi. «Andiamo sul tetto, come l’altra volta».
«T-tu… hai bisogno di me?!» domanda stupita, arrossendo leggermente e seguendomi senza fare resistenza in silenzio lungo le scale.
Quando arriviamo sul tetto, mi fermo un attimo a guardare il Monte Fuji in lontananza. Uno spettacolo meraviglioso.
«Bello, eh?» dico a Marion, indicandole la montagna con un cenno del capo.
«Dici?! A me sembra bello il mio smalto nuovo! Guarda!» esclama con voce stridula, mostrandomi il suo perfetto e lucidissimo smalto azzurro sulle unghie.
«Anche quello non è male, in effetti…» ridacchio a disagio, grattandomi la nuca.
«Comunque, anche se ti ho seguita adesso, sappi che ce l’ho con te! Ti odio!» sbotta all’improvviso, fissando i suoi grandi occhi azzurri carichi di risentimento nei miei. «Sei stato uno stronzo, Son!»
«Guarda che non è colpa mia per Vegeta» rispondo, capendo subito dove sarebbe voluta andare a parare. «E voi non vi siete lasciati a causa di Bulma… lei è arrivata dopo, ha saputo aspettare in silenzio. So che la odi, ma è la persona più corretta che conosco».
«V-veggy… anzi, quello stronzo di Princely ha preferito quella quattrocchi secchiona alla ragazza più popolare della scuola!» farfuglia irritata, stringendo i pugni, mentre gli occhi le si riempiono di lacrime. «E tu lo sapevi… tu… tu volevi che andassero così le cose!»
«Ammetto che sono felice adesso per loro perché sono i miei più cari amici, ma non potevo immaginare che le cose sarebbero andate esattamente così» le spiego. «Ci potevo sperare, magari, ma quello che posso dirti è che mi faceva male vedere Vegeta infelice nell’ultimo periodo in cui siete stati insieme. E anche tu mi sembrava soffrissi, te lo dico con sincerità adesso come te l’avevo detto un mese fa. Spero che tu mi possa credere».
Marion scioglie i pugni e lascia ricadere le braccia lungo i fianchi, distogliendo lo sguardo dal mio e osservando il Monte Fuji illuminato da uno splendido sole. Accenna un sorriso, mentre lacrime amare le bagnano le guance. «Hai ragione, stavo soffrendo negli ultimi tempi perché le cose andavano male con Veggy e non eravamo più felici» sussurra mestamente. «Quando ho parlato con te, lo sapevo già in cuor mio che era finita… e lo sapevo che era colpa mia, non della tua amica secchiona».
«Non è stata solo colpa tua se le cose non hanno funzionato… anche Prince avrà avuto le sue colpe, lo sai meglio di me che è una fottutissima testa di cazzo» provo a rincuorarla. Mi fa male vederla così. «Avete fatto una parte di viaggio insieme, ma si vede che non era destino».
«Perché allora sto male quando lo vedo con quell’altra?»
«È normale, credo. Significa che quello che c’è stato tra voi era vero, anche se non ha funzionato. Che ne è valsa la pena fare un pezzo di viaggio insieme. Anche per lui non è facile, nonostante abbia già ricominciato. Ognuno ha i suoi tempi… penso che un giorno smetterai di soffrire anche tu, magari senza nemmeno rendertene conto».
«Tu hai mai sofferto per amore, Son?!»
«Ho sofferto per così tante cose che potrei farti un elenco talmente lungo che ti annoierebbe… anche per amore, ovviamente».
«E come fai a essere come sei? Tu sorridi sempre anche con chi ti odia… anche… anche con me…» domanda timidamente, abbassando la testa.
«Cerco di essere forte e di sorridere. Anche quando non è facile essere positivi» le spiego, accennando un sorriso malinconico. «Anche quando la realtà fa così male che sembra possa lacerarti il petto da un momento all’altro» aggiungo, senza che lei possa davvero capire appieno le mie parole. «Dai, basta piangere adesso. Andrà tutto bene» provo a rassicurarla, sollevandole il mento tra indice e pollice e asciugandole le lacrime con un dito.
«Perché mi dici queste cose?! Io… io non ti ho mai potuto vedere!» sbotta con voce stridula, divincolandosi con uno strattone e arrossendo visibilmente.
«Guarda che mi ricordo che sei anche stata gentile con me, un mese fa. Forse per la prima volta» rido, ricordando il nostro ultimo incontro. «E che a volte mi facevi compagnia quando pranzavo da solo, anche se mi cercavi solo per minacciarmi».
«Già…» sospira lei, guardando l’orizzonte. «È vero, comunque. È proprio bello, non ci avevo mai fatto caso».
«A cosa, dolcezza?»
«Al Fuji, no?!»
«Beh… ripensandoci, preferisco il tuo smalto azzurro! Me lo presti?»
«Sei un cretino, Son!» scoppia a ridere Marion, voltandosi verso di me. «Avevi davvero bisogno di me o era una scusa per chiarire per Veggy?!» mi domanda sospettosa, puntando i pugni chiusi sui fianchi e allungando la testa verso di me per squadrarmi.
«Ho bisogno di te sul serio, non avevo in programma di fare il consulente matrimoniale oggi!»
«A-allora… hai davvero bisogno che io ti aiuti?!»
«Ebbene sì, non devi dubitare sempre di me!» le sorrido. «Tu hai una sorella maggiore, giusto?»
«Sì…» sbuffa Marion, alzando gli occhi al cielo. «Perché dobbiamo parlare proprio di lei?!» aggiunge con voce stridula e fare polemico. «Non ti piacerà mica quella perfettina e secchiona che si crede più bella di me! È molto meglio Eighteen-senpai, Son!»
«Più che di lei, mi interessava sapere qualcosa del vostro rapporto…» sospiro, quasi rassegnato. «Là è più bella del mare e del Monte Fuji illuminati dal sole in questo momento, per quanto mi riguarda».
«Wow, sei così poetico, Son! Dovresti scrivere questa cosa alla tua ragazza adesso! Veggy non era così dolce con me…» esclama Marion entusiasta, saltellando e battendo le mani, prima di piagnucolare al ricordo dei modi rozzi di Vegeta. Non è mai stato uno molto romantico, in effetti, per usare un eufemismo.
«Eh, magari dopo…» svio il discorso, portandomi una mano dietro la nuca e ridacchiando. «Piuttosto, parlami di tua sorella».
«Beh, te la ricorderai, no?!» sbotta, incrociando le braccia sotto il seno. «L’anno scorso, quando noi eravamo al primo anno, lei era al terzo ed era addirittura la presidentessa del consiglio studentesco. Bella roba… razza di smorfiosa…».
«Tua sorella è brava in tutto?»
«È entrata alla Todai al primo tentativo e ha fatto sembrare facile persino il test dell’università più prestigiosa del Giappone, fai te il resto…» sbuffa, alzando gli occhi al cielo.
«Tu le vuoi bene?»
«Non direi».
«Quindi la odi?»
«Non direi».
«Chiaro, ora ho capito».
«Come potrei odiarla?! È pur sempre mia sorella! Abbiamo anche dei momenti belli insieme da ricordare e da vivere ogni giorno! Però… però a volte non la sopporto!»
«Guarda che ho capito sul serio, non ti stavo prendendo in giro!» le sorrido.
«E cos’è che avresti capito, scusa?!» ribatte sospettosa, guardandomi di sottecchi.
«Che dietro un rapporto tra sorelle c’è molto di più di un semplice “volersi bene” o “odiarsi”».
«Infatti io non la odio» conferma Marion, accennando un sorriso malinconico. «Semplicemente non mi va giù che mia madre continui a dirmi di imparare da lei e di studiare di più, come lei. Fa male essere paragonati a qualcuno che viene ritenuto perfetto».
«A volte i genitori non capiscono un cazzo, ma il più delle volte si comportano in un certo modo solo perché ci vogliono bene e pensano di fare la cosa giusta. Porta pazienza con loro, vedrai che sanno già il tuo valore e un giorno lo riconosceranno» provo a rassicurarla. «Ti ringrazio per avermi raccontato queste cose, mi sei stata molto d’aiuto!» le sorrido dolcemente, facendola arrossire un po’. È strano vederla così fragile e ingenua, lei che di solito era sempre spavalda e arrabbiata. Decisamente odiosa, soprattutto.
«D-di niente… mi è piaciuto parlare un po’ con te di tante cose…» sussurra, imbarazzata. «Non ti avevo mai conosciuto davvero. Io… io… ecco, mi dispiace».
«Dai, il passato è passato, ormai! Non pensiamoci più e sorridiamo al futuro!» annuncio ridendo, alzando il tono della voce e sollevando un pugno chiuso verso il cielo. «Torno in classe, ci vediamo dolcezza!» annuncio, voltandomi e dirigendomi verso la scala interna della scuola.
«Ehiii! Aspettami!» grida Marion con voce stridula, correndomi dietro e stringendomi forte il braccio con entrambe le mani.
«Eh?!» la osservo perplesso, mentre sorride allegramente e chiude gli occhi, appoggiando la testa al mio braccio senza smettere di camminare al mio fianco.
«Posso chiamarti “Rady”?!»
«Uhm… anche no?!» sbuffo. Che cazzo di nomignolo è “Rady”?! Io sono Rad! Punto.
«Va bene, Rady!» ride sotto i baffi Marion, divertita dalla cosa. «Ah, già! Ci tenevo a dirti che sei stato un figo alla partita! C’ero anch’io a vedervi, anche se sono rimasta in disparte tutto il tempo!»
«E-ehm, grazie… ma potresti almeno staccarti da me?» le chiedo, un po’ titubante. «Ok che oggi non è a scuola, ma se Là mi dovesse vedere così con un’altra mi taglierebbe le palle».
«E farebbe bene!» ride allegramente, liberandomi il braccio per poi battere le mani, continuando a ronzarmi intorno. «Dai, Rady! Torniamo in classe!»
«Sì…» sbuffo, rassegnato. Ci vorrà pazienza, tanta pazienza.
 
«Là?! Perché mi stavi aspettando qui e non in casa come al solito?!» domando allibito a Lazuli, appoggiata con la schiena alla parete della portineria del mio condominio. Indossa ancora la divisa scolastica della scuola di Chichi e sta guardando il cellulare. Accenna un sorriso, prima di far scoppiare una palla fucsia creata con le gomme da masticare che le fanno da sponsor e per cui aveva girato quel famoso primo spot con cui era tornata in scena. Osservo il chewing gum tornare nella bocca della mia ragazza, che riprende a masticare lentamente senza smettere di guardarmi.
«Smettila di provocarmi» ghigno, fissandola nei suoi occhi neri che sembrano ardere. Mi mancano tremendamente i momenti di intimità con lei, i baci, gli abbracci… tutto, davvero tutto. E so che è così anche per lei.
«Volevo darti questo» ribatte, improvvisamente seria, porgendomi un mazzo di chiavi. «È di casa mia».
«Mi stai dando una copia delle chiavi di casa tua?!» le rispondo con aria sognante.
«Non montarti subito la testa, lurido pervertito!» sbotta, pestandomi un piede con tutte le sue forze e facendomi imprecare. «Anch’io vado e vengo da sola con le mie chiavi da casa tua, no?!»
«Ok, ok! Mi fai male!»
«Allora adesso vedi di andare in casa mia per fare quello che devi! Io ti aspetto su da te!»
«Sei preoccupata per Chichi, ma vuoi che vada io da lei…» la provoco, facendole stringere i pugni in tutta risposta, visibilmente irritata. «Non sarebbe meglio se le parlassi direttamente tu?»
«Io… non saprei che dirle…» sospira rassegnata, distogliendo lo sguardo dal mio.
«Puoi anche presentarti da lei e stare in silenzio, prima o poi qualcosa vi direte…».
«Te lo puoi scordare, stupido!»
«Capisco… devi mantenere il tuo orgoglio da sorella maggiore…» sorrido, allargando le braccia. «Ok, ci vediamo tra un po’» aggiungo, prima di voltarmi verso il suo palazzo.
«Aspetta, Rad!»
«Cosa c’è?»
«Per nessun motivo al mondo devi aprire l’armadio nella stanza del tatami!» risponde, dopo un attimo di esitazione, fissandomi severamente negli occhi.
«Ok» le sorrido, salutandola con la mano, mentre anche lei si volta ed entra nella portineria di casa mia.
Realizzo solo in quel momento che mi sono appena scordato di dirle una cosa. E che persino una come Marion può essere capace di dare un buon consiglio.
Tiro fuori il mio telefono dalla tasca e le scrivo un messaggio: Sei più bella del mare e del Fuji illuminati dal sole. Mi ero dimenticato di dirtelo, Là.
Lei mi risponde subito e mi strappa un sorriso: Questo lo sapevo già.
Subito dopo mi arriva un altro messaggio, che mi fa battere forte il cuore e mi dà ancora più forza nel credere che sistemeremo ancora una volta tutto:
Ti amo, scemo. Grazie per quello che fai per me.
Sorrido di più, e rispondo col cuore in mano, come più mi piace fare con lei:
Grazie a te per esserci, per esistere. Ti amo un casino, Là.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note: visto che ho saltato settimana scorsa e avevo questo capitolo già pronto, ho pensato di pubblicare con qualche ora di anticipo rispetto al canonico mercoledì. Spero che apprezzerete, a me erano mancati questi personaggi! Spero anche a voi ;-)
Bene, Husky fa ritorno in grande stile nella storia, proprio mentre Chichi cola a picco nelle sue insicurezze e Rad si ritrova a cercare di mettere pezze a destra e a manca come sempre.
Per Lazuli, in tutto questo, si avvicina sempre di più il concerto con le Sweet Bullet: manca poco, lo vedremo nel capitolo 33 e non vedo l’ora di mostrarvelo! Andrà tutto bene a lei? E, soprattutto, sarà davvero lei a doverlo fare o Chichi farà in tempo a tornare nel suo corpo?
Husky vi convince? A me sta simpatica!
Credo che la mia parte preferita di questo capitolo sia stata però quella con Marion, spero sia piaciuta anche a voi. E che magari possiate condividere quello che si sono detti lei e “Rady”. Mi sono un po’ affezionato persino a questa Marion con la divisa scolastica, tutta colpa di questa long! ;-)
Un paio di precisazioni tecniche: il “tatami” è una pavimentazione tradizionale giapponese composta da pannelli rettangolari di legno rivestiti di paglia intrecciata e pressata. Capita spesso che anche nelle case giapponesi con pavimentazione “all’occidentale” ci sia almeno una stanza “alla giapponese”, detta anche washitsu.
La Todai invece è il diminutivo della celeberrima Università di Tokyo, cioè la Tokyo Daigaku. Si tratta probabilmente del più prestigioso ateneo del Giappone, e per entrarci bisogna superare un test molto selettivo. Un applauso alla sorellona di Marion per esserci entrata senza problemi, direi. Anche se, per me, anche la nostra Là potrebbe passare il test, se solo volesse frequentarla. E invece ha già scelto Yokohama, quindi andrà lì da quel che sappiamo.
 
Ringrazio chi continua a seguire questa storia con entusiasmo e chi mi lascia sempre il suo parere, una cosa che apprezzo tanto e mi rende felice. Grazie davvero, come ci tengo a ringraziare chi preferisce leggere in silenzio, sperando che la storia lo appassioni come 30 capitoli fa. Grazie infinite poi a Cathy Black, che ci regala uno stupendo e simpaticissimo disegno di Rad che, a quanto pare, un giorno ha dimenticato la maglia di ricambio dopo gli allenamenti e così gliene ha prestata una Vegeta, col risultato che potete ammirare.
 
Il prossimo capitolo sarà bello denso e vedremo un po’ di tutto, compreso Goku che comincia a darsi da fare e l’entrata in scena ufficiale della malefica mamma di Chichi. Magari ci sarà un riferimento a Bardack, e magari Chichi proverà a girare di nuovo quel temibile spot. Ce la farà stavolta?
Scopriremo anche un piccolo ma significativo episodio con protagoniste Là e Chì da piccole.
E poi, soprattutto, cosa ci sarà nel misterioso armadio nella stanza del tatami che Lazuli ha vietato a Rad di aprire? E perché prendersi la briga di dirglielo? Non è che magari era un invito indiretto a sbirciare? Voi cosa dite, Radish-kun ficcherà il naso lì dentro?
Il titolo sarà “Idol, attrici, genitori e fratelli”, quindi sarà un bel calderone di personaggi, situazioni ed emozioni!
Ci vediamo mercoledì prossimo!
 
Teo
 
 
 

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