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Autore: QueenVictoria    22/09/2019    23 recensioni
I Cavalieri d’Oro vengono richiamati al Santuario per una riunione straordinaria, questa volta partecipa anche Mu dell’Ariete che torna in Grecia di sua spontanea volontà per sondare la situazione. Ambientata due anni prima dell’inizio della serie classica, questa storia vedrà l’incontro tra i Cavalieri d’Oro in un momento in cui la situazione al Santuario è molto tesa; una breve missione li porterà in viaggio in Asia Centrale e li costringerà a interagire e confrontarsi tra loro.
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aries Mu, Gold Saints, Leo Aiolia, Pisces Aphrodite, Virgo Shaka
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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VI
 
 
 
 
Il vecchio fuoristrada procedeva veloce sul terreno desertico scricchiolando e sobbalzando continuamente su sassi e piccoli dossi, facendo saltare sui sedili i sette passeggeri e i loro bagagli. Il paesaggio, una distesa arida e brulla cosparsa di cespugli seccati dal sole troppo caldo dell’estate, sembrava scorrere sempre uguale. Di tanto in tanto si intravedevano uomini che camminavano assieme a cammelli, piccoli carri carichi di arbusti rinsecchiti trainati da asini o altri automezzi dall’aria malandata.
 
Mu soffocò a fatica uno sbadiglio; era pomeriggio inoltrato e la stanchezza del viaggio cominciava a farsi sentire. La notte precedente i suoi incubi erano tornati a tormentarlo rovinandogli il sonno. All’alba, mentre si preparava per la partenza, aveva contattato telepaticamente Dohko per informarlo delle novità. Il vecchio gli era sembrato un po’ preoccupato per quella missione e aveva rinnovato le sue raccomandazioni di prudenza.
 
Il Sommo Sacerdote aveva approvato il gruppo che si era proposto per intraprendere la missione. Anche se non con lo stesso entusiasmo, aveva permesso loro di portare via la giada rossa. Inizialmente si era mostrato incerto sulla scelta della persona alla quale affidarla, poi aveva deciso che i Cavalieri l’avrebbero tenuta a turno, un giorno a testa. La gemma quindi era stata consegnata quella stessa mattina all’alba nelle mani di Shaka, che ne sarebbe stato il primo custode.
 
Entrare in un Paese dell’Unione Sovietica richiedeva sempre una serie di permessi, documenti e controlli, ma un’organizzazione come quella del Santuario aveva agganci ovunque, per cui tutto il necessario era stato ottenuto molto velocemente.
I Cavalieri, sfruttando le loro capacità, si sarebbero potuti introdurre facilmente nel Paese in maniera clandestina ma avevano ricevuto il divieto assoluto di farlo; non dovevano mettere in difficoltà i collaboratori che operavano nel territorio o attirare l’attenzione su di essi. Inoltre, gli era stato raccomandato di passare il più impossibile inosservati, almeno nei primi giorni, fino a che non fossero stati in grado di valutare come agire.
 
Non che atterrare con un aereo cargo su una delle piste dell’aeroporto di Aralsk, ormai quasi dismesso, fosse un esempio di discrezione, ma tutte le alternative prese in considerazione avrebbero richiesto chilometri in treno e mezzi di fortuna che avrebbero fatto perdere troppo tempo.
Appena scesi dall’aereo erano stati accolti da due collaboratori del Santuario che li avrebbero accompagnati come guide nel percorso aiutandoli negli spostamenti: Erkut, un ragazzo alto e magro con almeno tre o quattro anni più di loro, e la sorella Aleksandra, all’apparenza loro coetanea. I due ragazzi erano venuti a prenderli con un fuoristrada a sette posti, un vecchio UAZ ricoperto di polvere e dalla carrozzeria un po’ ammaccata e graffiata dalla sabbia. Avevano caricato i Cavalieri con i bagagli e gli zaini di tela che nascondevano gli scrigni delle Sacre Armature, e si erano diretti verso est per raggiungere un villaggio a un centinaio di km dove avrebbero passato la notte per poi iniziare le ricerche il giorno successivo.
 
 
Milo sbadigliò a sua volta e si strofinò gli occhi, osservare quel paesaggio uniforme gli aveva fatto venire sonnolenza.
 
“Cosa sono quelle?” sentì chiedere da Aiolia che indicava un punto aldilà dei finestrini. Guardò verso quella direzione e vide delle sagome scure stagliarsi in lontananza, ricordavano la forma di una nave.
 
“Vecchi relitti di barche e pescherecci,” rispose Aleksandra “sono lì da quando il lago si è ritirato. Ormai, come vedrete, sono in gran parte arrugginiti.”
 
“Vuoi dire che una volta il lago arrivava fin qui?” esclamò il Leone “Come è possibile che adesso neanche si veda in lontananza?”
 
“Eh, ormai sarà a una cinquantina di chilometri da qui,” intervenne Erkut, seduto al posto di guida “da quando hanno deviato i fiumi che lo alimentavano si è ridotto di quasi un terzo.”
 
“È successo una ventina di anni fa” continuò, vedendo l’espressione stupita dei Cavalieri “hanno convogliato l’acqua dei fiumi emissari in canali di irrigazione per le coltivazioni di cotone e il lago ha iniziato a prosciugarsi. Quando le persone che abitavano qui se ne sono rese conto, era troppo tardi. Tra l’altro, quei canali sono fatti malissimo e metà dell’acqua si perde durante il percorso. Già abbiamo poca acqua, la buttiamo via così…”
 
Aleksandra, seduta accanto a lui, lo guardò per un momento con aria pensierosa.
 
“Tranquilla” le disse lui sottovoce “sono stranieri, con loro possiamo parlare liberamente. E poi nel loro Paese sono abituati a criticare quello che non va bene.”
 
“Nostro padre era un pescatore” continuò a raccontare Erkut “qui la gente viveva di pesca e c’era un grande commercio. Una volta si arrivava qui dai villaggi nel deserto e all’improvviso ci si trovava davanti il lago, con la sua spiaggia, le barche. Adesso non c’è più niente.”
 
“Quindi adesso stiamo viaggiando su quello che era il fondo del lago…” mormorò Aiolia, quasi parlando a se stesso.
 
“Esattamente,” rispose la ragazza “se guardate bene vi accorgerete che in alcuni punti il terreno è quasi bianco. Era un lago di acqua leggermente salata, quando si è prosciugato tutto il sale è rimasto sul fondo. Il vento lo sparge continuamente in giro così tutta la zona è diventata ancora più arida. In estate ci sono tempeste di sabbia terribili che arrivano ai villaggi circostanti.”
 
I Cavalieri guardarono fuori dal finestrino, in effetti in alcuni tratti la terra era davvero imbiancata dal sale e qua e là si vedevano pezzi di conchiglie. Sembrava incredibile anche solo che riuscissero a crescere quei ciuffi d’erba che si vedevano di tanto in tanto.
 
 
 
 
(Relitti sul fondo del lago di Aral)
 
 
Viaggiarono per alcune ore attraversando una vasta area desertica e sabbiosa, verso sera finalmente raggiunsero un piccolo paese che sembrò apparire all’improvviso in mezzo alla polvere.
Lungo la via principale si alternavano edifici alti uno o due piani fatti di mattoni e ricoperti da intonaco spesso scrostato e ingiallito. Alcuni avevano accanto una stalla in legno e un piccolo pollaio. L’aspetto generale era piuttosto trasandato.
 
Il loro arrivo destò una grande curiosità, appena il fuoristrada si fermò i vicini di casa si avvicinarono per salutare. Aleksandra li presentò come studenti, spiegando che erano in viaggio per visitare alcuni siti archeologici più a est. La storia sembrò convincere tutti che si affrettarono a incoraggiare i cinque ragazzi e congratularsi con loro; sembravano tutte brave persone, abiti semplici, sorrisi sinceri e mani indurite dal lavoro.
 
La moglie di Erkut e i suoi due figli diedero loro un caloroso benvenuto invitandoli a entrare in casa. All’interno, l’abitazione era arredata in maniera modesta ma curata, i pavimenti in legno erano quasi interamente coperti da tappeti, le pareti imbiancate erano spoglie fatta eccezione per qualche stampa incorniciata.
 
Ai Cavalieri venne mostrata la loro camera per la notte, una stanza alla quale si poteva accedere direttamente anche dall’esterno. Non era molto grande, ma c’era abbastanza spazio per tutti. Il pavimento era stato ricoperto da spessi tappeti variopinti sopra i quali erano stati preparati cinque giacigli, formati ognuno da due materassi messi uno sopra l’altro e ricoperti da lenzuola e copriletto.
 
Appena ebbero finito di sistemarsi vennero avvisati che la cena era pronta e si spostarono nella piccola sala da pranzo dove, stretti attorno a un tavolo coperto da una tovaglia in plastica, mangiarono assieme ai loro accompagnatori e i membri della loro famiglia. Il pasto era molto più abbondante di quello che si sarebbero aspettati; su grandi piatti di portata in metallo smaltato vennero serviti spiedini di carne di pecora arrostita, cipolle e peperoni cotti in pentola, pane ancora caldo e della frutta. I Cavalieri, stanchi e affamati dopo il lungo viaggio, fecero onore al banchetto. Shaka fu l’unico a mangiare poco, assaggiò appena un pezzo di carne e si accontentò di una piccola porzione di verdure e qualche pezzo di pane.
 
Dopo la cena, qualche chiacchiera con la famiglia che li ospitava, e una breve riunione per organizzare la giornata successiva, i Cavalieri uscirono per una breve passeggiata. Mu e Shaka si allontanarono un po’ per dare un’occhiata al paese mentre gli altri tre rimasero nei dintorni della casa.
Ormai il sole stava tramontando, lunghe ombre si allungavano sulla strada mentre, uno dopo l’altro, si accendevano i pochi lampioni presenti nella via principale. Alcuni uomini chiacchieravano a gruppetti di tre o quattro seduti sulle panchine accanto alle porte di casa, dei bambini giocavano con un pallone.
 
I due ragazzi percepirono abbastanza serenità in quel luogo. Gli abitanti di quel paese non si potevano dire ricchi, ma sembravano avere comunque un tenore di vita accettabile malgrado l’aspetto degradato del luogo. Il prosciugamento del lago aveva certamente creato gravissimi danni all’economia della zona ma, almeno in questo paese, sembrava che gli allevamenti e la poca agricoltura possibile permettessero ancora una vita dignitosa.
 
Quando tornarono alla casa di Erkut era ormai buio, le strade erano deserte e il paese ormai si preparava per la notte. Giunti a pochi metri di distanza sentirono Milo discutere animatamente con Aiolia, bastò sentire il solo tono della voce per capire di cosa stessero parlando.
 
“Ci risiamo...” mormorò Mu. Cominciava ad essere stanco di quell’atteggiamento e di quei discorsi tanto inutili quanto ripetitivi. Shaka si limitò ad alzare un sopracciglio rimanendo in silenzio, sembrava piuttosto infastidito anche lui.
 
Vedendoli avvicinarsi, Milo si voltò distrattamente verso di loro per poi tornare a parlare rivolto agli altri. “Dico solo che il Sommo non dovrebbe considerarci tutti allo stesso modo” disse.
 
“Non dovresti permetterti di criticare una Sua decisione,” rispose Camus con tono di rimprovero.
 
“Lo so. Non voglio criticarla, dico solo che non la capisco. Siamo in una situazione incerta e domani sarà lui a custodire la pietra. Tra tutti e cinque è l’unico nelle cui vene scorra il sangue di un traditore. Io non gli avrei neppure permesso di unirsi al gruppo.”
 
“Ma il Sommo lo ha fatto e queste sono le nostre disposizioni,” disse l’Aquario.
 
Aiolia a pochi passi di distanza lo guardava in silenzio, gli occhi infiammati dalla rabbia, le braccia lungo i fianchi, i pugni chiusi.
 
“È così importante quale sangue scorre nelle sue vene?” la voce di Mu, che aveva pronunciato quelle parole con studiata lentezza, sembrò rimanere sospesa nell’aria per qualche secondo.
 
“Stai scherzando?” esclamò spiazzato Milo.
 
“No,” rispose calmo l’Ariete “non hai argomentazioni diverse dall’ereditarietà? Non puoi giudicare qualcuno dalla sua discendenza, cosa dovresti dire di te stesso e di noi? Se non sbaglio qui siamo tutti orfani e non sappiamo che persone fossero i nostri genitori o i nostri parenti.”
 
Lo Scorpione lo guardò con l’aria di chi sente mancare il terreno sotto i piedi, messo all’improvviso davanti a quell’evidenza per un momento non seppe cosa rispondere.
 
“Forse è vero,” disse con voce incerta “ma io vorrei che prendesse almeno una posizione. Non l’ho mai sentito rinnegare suo fratello.”
 
“Non parlare di mio fratello!” ringhiò Aiolia.
 
“E poi ne ho anche per te,” continuò rivolto a Mu “sei stato assente per anni, e quasi neanche ti conosciamo. E a volte ti comporti in modo strano. Per esempio, cosa sei andato a fare l’altro giorno nella Casa del Sagittario? La Nona Casa è vuota da anni, cosa ci hai fatto dentro in tutto quel tempo?”
 
“Niente di segreto,” rispose l’Ariete con un mezzo sorriso “volevo capire dove fosse finita l’Armatura del Sagittario. Speravo che quella casa mi rivelasse qualcosa. Ma purtroppo non ho trovato niente, neppure una traccia del suo cosmo.” Non gli piaceva mentire, ma non era certo il caso di spiegare i sentimenti che lo avevano portato lì quella sera.
 
“Aiolia ha sempre servito il Santuario come tutti noi,” intervenne allora Shaka “ha mai fatto qualcosa di equivoco? Qualche azione che potesse far dubitare della sua fedeltà?”
 
“No” rispose Milo con voce seccata, poi alzò le spalle e si allontanò camminando con le mani in tasca.
 
“Temo che Milo sia un po’ troppo nervoso, oggi” disse Shaka.
 
“Lui è sempre troppo nervoso” rispose Camus mentre si accingeva a seguire lo Scorpione.
 
Aiolia rimase in silenzio qualche istante poi, senza dire una parola, si voltò e si diresse all’interno dell’abitazione.
 
 
Mu si lasciò sfuggire un sospiro. Tutto sommato non se la sentiva di rimproverare Milo; si trovava in un Paese a lui sconosciuto per compiere una missione assolutamente incerta, con una squadra composta per metà da persone di cui non si fidava. Probabilmente si comportava così per scaricare la tensione, anche se con quell’atteggiamento otteneva solo di crearne altra all’interno del gruppo.
 
Il vecchio Dohko aveva ragione ad essere preoccupato, erano tutti ancora troppo giovani e impulsivi, schiavi delle loro insicurezze, di quel bisogno di schierarsi a tutti i costi dalla parte giusta. Non avevano ancora imparato a gestire le loro emozioni e riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni. Lui per primo non era ancora riuscito a sopire del tutto il desiderio di vendetta, nonostante avesse deciso di rinunciarvi anni prima.
 
“Sarebbe anche ora di andare a dormire. Faccio io il primo turno di guardia, vai a riposare” disse Shaka distogliendolo dai suoi pensieri.
 
L’Ariete obbedì ed entrò nell’edificio utilizzando l’ingresso che portava direttamente alla loro camera. Nella stanza la lampada era spenta, ma dalla finestra entrava un po’ della luce del lampione posto sull’altro lato della strada. Entrò cercando di non fare rumore, Aiolia era già sul suo giaciglio, steso di fianco con il viso rivolto verso il muro. Mu si distese su quello accanto, dove aveva sistemato in precedenza le sue cose.
 
Rimasero a lungo in silenzio. Il respiro del Leone non era né lento né regolare, di certo era ancora sveglio e stava ripensando all’accaduto.
 
Nel cielo sorse la prima stella della costellazione del Sagittario, se ne accorsero subito entrambi. Era normale che i Cavalieri percepissero la presenza della loro costellazione protettrice ma, in alcuni casi, era possibile sviluppare la stessa sensibilità anche nei confronti di altre, purché ci fosse un legame, anche solo emotivo, con esse.
 
“La senti? Sta sorgendo adesso,” disse sottovoce Mu.
 
“La… senti anche tu?” rispose dopo qualche istante Aiolia, voltandosi verso di lui.
 
“Beh, certo,” rispose l’Ariete “penso sia per via della nostra promessa. Te lo ricordi?” aggiunse dopo un po’, vedendo il suo volto perplesso. “Se ci proteggeremo tra di noi, lo faranno anche le nostre costellazioni.”
 
Vide gli occhi dell’altro illuminarsi per un momento. Sì, adesso ricordava.
 
La memoria di entrambi tornò indietro nel tempo, a tanti anni prima. Loro due, bambini, seduti sulle gradinate dell’Acropoli a notte fonda a guardare le stelle.
 
 
 
 
“Sta sorgendo la costellazione dell’Ariete, è quella che mi protegge. Ecco, lì c’è la prima stella!” stava dicendo Mu, indicando un puntino luminoso nel cielo.
 
“La mia non si vede in questo periodo” aveva risposto Aiolia un po’ imbronciato.
 
“È vero…”
 
 “Lì però c’è il Sagittario, è la costellazione che protegge mio fratello!”
 
“Una costellazione può proteggere tante persone, sai?” aveva detto allora Mu “L’Ariete protegge sia me che il mio Maestro. Forse può pensare anche te, almeno quando la tua non si vede.”
 
“Beh… sì, forse potrebbe farlo anche il Sagittario.”
 
“Cosa ci fate ancora alzati voi due?” La voce gentile di Aiolos li aveva colti di sorpresa, si era avvicinato senza che lo sentissero arrivare.
 
“Fratello, il Leone non si vede!” aveva detto Aiolia con voce triste.
 
“È vero” aveva risposto Aiolos “in questa stagione è illuminato dal sole e durante la notte non si vede. Ma è proprio il periodo in cui si sta ricaricando di luce, se ti concentri la puoi sentire in tutta la sua forza.”
 
“Mmh…” Aiolia non sembrava troppo convinto. “Ma fino a che non torna nel cielo puoi chiedere al Sagittario di proteggere anche me?”
 
Il fratello maggiore aveva sorriso intenerito. Si era seduto in mezzo ai due bambini e allargato le braccia per posare le mani sulle loro spalle.
 
“Il Leone veglia sempre su di te, anche se non lo vedi,” aveva detto “comunque, finché ci proteggeremo tra di noi, lo faranno anche le nostre costellazioni. I Cavalieri sono come dei fratelli e ciò che li lega sono l’amore e la lealtà che provano gli uni per gli altri e la devozione per la dèa Athena.”
 
“Da grandi diventeremo anche noi Cavalieri d’Oro come te. Vero, Mu?”
 
Il piccolo Ariete aveva annuito e poi, un po’ intimidito, aveva chiesto “E allora sarete anche un po’ miei fratelli?”
 
“Ma certo,” aveva risposto Aiolos “e sono sicuro che entrerete anche voi nelle fila dei Cavalieri d’Oro; allora capirete l’onore di sposare una causa meravigliosa per la quale donare corpo e anima.”
Aveva parlato sorridendo, il suo stato d’animo si leggeva chiaramente in quegli occhi limpidi, due pozze verdi colme di orgoglio e amore incondizionato.

 
Li aveva stretti entrambi a sé baciandoli uno alla volta sulla fronte, i due bambini si erano rannicchiati contro di lui, il viso e le mani appoggiate sul pettorale della sua armatura. Mu non avrebbe mai potuto dimenticare il calore di quell’abbraccio, dove sembravano essere racchiusi i sentimenti più puri che un cuore potesse provare, e di quel momento in cui si era sentito completamente sereno e al sicuro, lontano da ogni male.
 
Aveva sentito le loro anime intrecciarsi tra loro; in nome di Athena, sarebbero stati fratelli per l’eternità.
 
Un movimento quasi impercettibile oltre le spalle di Aiolos, gli aveva dato la sensazione che le ali dell’armatura del Sagittario si fossero ripiegate verso di loro, come per avvolgerli in quella promessa.
 
 
 
 
Mu sentì gli occhi inumidirsi, da quei ricordi nascevano troppe emozioni contrastanti che si accavallavano nel suo cuore.
 
Aiolia era perso nei pensieri, stava certamente ricordando anche lui quella notte.
 
Dall’esterno si udì per un momento la voce di Milo, stava ancora discutendo con gli altri. Sentendola, il Cavaliere del Leone sbuffò e si passò nervosamente una mano sul viso.
 
“Non devi ascoltare le sue provocazioni,” disse l’Ariete “alcune persone parlano senza motivo, alcune denigrano le altre per sentirsi più forti. Altre…” Altre tacciono perché hanno paura delle conseguenze delle proprie parole.
 
 
“Ti prego, non difenderlo.”
 
“Non lo sto difendendo. Sto dicendo che non lo devi ascoltare.”
 
“Mio fratello ha tradito il Santuario, è normale che non si fidi di me.”
 
“Non intendevo quello...” disse Mu voltandosi verso di lui “Si può non avere fiducia in una persona anche senza punzecchiarla continuamente.”
 
“Sì, questo è vero. In ogni caso ti ringrazio per avermi difeso, prima.” Il modo in cui si era rivolto a Milo, le parole con cui lo aveva messo a tacere, lo avevano colpito.
 
“Ho solo detto ciò che pensavo. Può avercela con Aiolos finché vuole, ma la sua rabbia non deve ricadere su di te,” rispose l’Ariete.
 
“Immagino che per te sia dura,” continuò poco dopo “era tuo fratello, è normale che il tuo cuore sia diviso tra l’amore per lui e… questa situazione.” Non aggiunse altro, temendo di essere stato già troppo invadente.
 
Aiolia rimase in silenzio per un po’, infine, forse commosso da quella dimostrazione di empatia, forse per i sentimenti che gli aveva risvegliato quel ricordo legato al loro passato comune, sentì di potersi aprire un po’ con lui.
 
“A volte penso che avrei potuto evitarlo,” disse, quasi sottovoce.
 
“Cosa intendi dire?” chiese Mu.
 
“Quella notte, prima di scappare, Aiolos mi disse una cosa. Camminavo per le strade dell’Acropoli stordito dalla confusione, quando sentii il suo cosmo vicino a me. Mi guardai attorno e capii che era nascosto dietro a un colonnato, feci per raggiungerlo ma mi disse di allontanarmi. Disse che aveva una missione da compiere e che se ne doveva andare. Non volle darmi spiegazioni, mi chiese solo di non seguirlo. Obbedii. Poche ore dopo arrivò la notizia della sua uccisione,” fece una piccola pausa, come dovesse riprendere fiato. “non avrei dovuto lasciarlo andare. Avrei dovuto seguirlo.”
 
“No. Non avresti dovuto farlo. Era un suo desiderio che non lo facessi.”
 
“Sei sempre così… obbediente!” sbuffò il Leone “Anche da piccolo eri così. Obbedivi a qualsiasi ordine senza farti mai domande.”
 
“È sempre un piacere parlare con te…” sospirò Mu. Non era sorpreso per quelle parole, avevano sempre avuto caratteri così diversi, anche da bambini spesso non riuscivano a capirsi fino in fondo. “Non si tratta di essere… obbedienti. Non pensi sia stato giusto rispettare la sua volontà? E poi se ti ha detto di non seguirlo è perché voleva proteggerti.”
 
Lo ha fatto per salvarti. Come Shion ha fatto con me. È per rispetto alle loro volontà, almeno, che dobbiamo sopravvivere.
 
 
“Se lo avessi fatto, adesso lui forse sarebbe vivo.”
 
“O sareste morti tutti e due. Eri solo un bambino, non avresti potuto difenderlo dall’esercito e dagli altri Cavalieri…”
 
Eravamo due bambini, cosa avremmo potuto fare?
 
 
“Ma almeno avrei capito cosa stava facendo, lo avrei visto agire con i miei occhi. A volte…” Aiolia esitò qualche secondo “a volte mi chiedo cosa sia successo veramente quella notte, se davvero ci abbia traditi.”
 
L’Ariete sentì mancare il respiro per un momento.
 
Cosa dovrei dirti adesso, Aiolia? Che il Sacerdote non è chi dice di essere e che, di conseguenza, ciò che si racconta di quella notte è sicuramente falso? Che Aiolos molto probabilmente è innocente? Ma se te ne parlassi ora, cosa faresti? Come reagiresti?
 
 
Lo vide socchiudere gli occhi e stringere i pugni.
 
“Non hai idea di quante volte ho sognato di scoprire che era innocente, e di gridarlo in faccia a Milo, a tutti quelli che hanno offeso la sua memoria e mi hanno insultato in questi anni, e a tutto il mondo.” Aiolia parlava sottovoce, ma non riusciva a nascondere la sua rabbia. Quanta sofferenza traspariva da quelle parole.
 
Mu strinse i denti, era quella infatti la sua paura più grande.
 
Già. Se parlassi adesso, si scatenerebbe l’inferno. Correresti al Santuario per affrontare il Sacerdote e saresti accusato anche tu di tradimento. Ti faresti uccidere in nome di eventi che non potremmo assolutamente dimostrare. Nessuno ci crederebbe, ci faresti uccidere entrambi. Come reagirebbero gli altri Cavalieri? Forse, finiremmo addirittura per ucciderci tutti combattendo gli uni contro gli altri.
 
 
“In realtà… non possiamo sapere il motivo delle sue azioni, né cosa sia accaduto esattamente quella notte” disse l’Ariete e si morse immediatamente le labbra, forse aveva parlato troppo.
 
“Perché mi stai dicendo queste cose? Tu, sempre obbediente e ligio al dovere stai difendendo qualcuno che è stato accusato di tradimento dal Sacerdote in persona?”
 
“No. Non voglio difendere nessuno, dico solo che non abbiamo certezze. Ma lui ti amava, questa è la cosa più importante. L’amore di un fratello è la cosa più bella che si possa ricevere. Non soffocare i tuoi sentimenti per lui a causa di un’azione che, oltretutto, nessuno gli ha visto fare. Non sarebbe giusto.” Mu aveva parlato in maniera quasi concitata, cosa rarissima per lui. Ma aveva sentito improvvisamente il bisogno di sputare quelle parole, e quello era l’unico modo in cui era riuscito a farlo.
 
Rimasero in silenzio a lungo, distesi l’uno di fronte all’altro, gli occhi socchiusi, persi ognuno nei propri pensieri.
 
Una stella dopo l’altra, la costellazione del Sagittario si levò nel cielo nella sua interezza. Lo percepirono chiaramente tutti e due. Complici forse i ricordi riaffiorati nelle loro menti poco prima, la sua sola presenza ebbe il potere di infondere loro una sorta di tranquillità, come se qualcuno si stesse prendendo cura di loro.
 
“Ogni volta che la vedo nel cielo, penso che lui stia ancora vegliando su di noi,” sussurrò Mu, quasi senza rendersene conto.
 
Aiolia lo guardò abbozzando un sorriso. “Sei davvero stato alla Nona Casa per cercare l’Armatura?”
 
“No,” rispose Mu scuotendo leggermente la testa “ci sono stato perché… cercavo un po’ di lui.”
 
Chiuse gli occhi che sentiva riempirsi nuovamente di lacrime, adesso non era in grado di incrociare il suo sguardo. Non sarebbe riuscito a nascondergli la sua angoscia.
 
Aiolia, che non poteva conoscere la causa del suo tumulto interiore, vi immaginò un riflesso del proprio. Sapeva quanto Mu fosse stato affezionato ad Aiolos e pensò fosse quello il motivo della sua sofferenza.
 
“Ti voleva molto bene, sai? Ci teneva tantissimo che noi due fossimo amici,” gli disse appoggiandogli una mano sulla spalla.
 
“Anch’io gliene volevo” rispose l’Ariete continuando a tenere gli occhi chiusi.
 
Aiolia lo attirò leggermente a sé, fino a posare la fronte contro la sua, Mu gli cinse istintivamente un fianco. Rimasero a lungo in silenzio, immersi nei ricordi, cullati dall’amore che percepivano venire da quelle stelle.
Immobili, fronte contro fronte, le ciglia umide dalle stesse lacrime, lasciarono che quell’abbraccio innocente li riportasse indietro nel tempo, a quella notte di tanti anni prima quando, bambini, si erano sentiti fratelli in nome di Athena, e immaginavano le loro gesta da cavalieri in una guerra ancora lontana. Quando nel cuore del Santuario si sentivano davvero al sicuro. Quando Aiolos era ancora con loro, e si erano ripromessi di proteggersi a vicenda per sempre.
 
Il Leone fu il primo ad addormentarsi. Mu, nel dormiveglia, rimase ad ascoltare il suo respiro regolare, il battito del cuore ora tranquillo. Fu in quel momento che comprese quale fosse il suo ruolo. Doveva tacere, non rivelare a nessuno ciò che sapeva e i conseguenti sospetti. Shion e Aiolos avevano fatto il possibile per metterli in salvo; avrebbe seguito la loro volontà, cercando di mantenere il delicato equilibro di quella situazione fino a quando fosse stato necessario.
 
Aiolia si mosse nel sonno, mugolando qualcosa. Mu aprì gli occhi per guardare il suo volto vicino; crescendo aveva iniziato ad assomigliare sempre di più al fratello, mantenendo però parte dei lineamenti che aveva da bambino. Con un gesto istintivo gli posò le labbra sulla fronte, sfiorandola appena.
 
Fratello mio, un giorno saprai la verità e allora mi odierai per avertela nascosta. Ma questo è l’unico modo che conosco per salvarmi. E per salvare anche te.
 
Ti proteggerò, Aiolia. Ti proteggerò come avrebbe fatto Aiolos, come avrebbe fatto con entrambi. E come non ci è stato concesso di fare con lui.
 
Richiuse gli occhi e si lasciò scivolare a sua volta nel sonno. Mentre si addormentava ebbe la sensazione di percepire un qualcosa di tiepido e delicato che si posava su di loro, avvolgendoli in un abbraccio. Come se le ali di piume dorate del Sagittario si fossero chiuse attorno a loro.




 
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Vi lascio come sempre le schede dei personaggi apparsi nel capitolo, che questa volta sono tornati ad essere un numero gestibile. XD
Io vi aspetto a fondo pagina.




 
Mu - Cavaliere dell’Ariete
Paese di Origine: Jamir (tra India e Cina)
Età: 18 anni
Particolarità: Telecinesi, teletrasporto

 
(L'immagine a destra è una fan art di Marco Albiero)
Aiolia - Cavaliere del Leone
Paese di Origine: Grecia
Età: 18 anni
Particolarità: Capacità curative.

 
Shaka - Cavaliere della Vergine
Paese di Origine: India
Età: 18 anni
Particolarità: Reincarnazione di Buddha, raggiunge l’illuminazione all’età di sei anni. È considerato l’uomo più vicino agli dèi.

 
Milo - Cavaliere dello Scorpione
Paese di Origine: Grecia
Età: 17 anni

 
Camus - Cavaliere dell’Aquario
Paese di Origine: Francia
Età: 18 anni

 
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Angolo di quella che scrive:


Finalmente i Cavalieri hanno iniziato il loro viaggio in Asia Centrale, ho cercato di descrivere al meglio l'ambiente per dare l'idea del luogo dove si stanno muovendo, spero di non aver appesantito troppo il capitolo.
Ricordo inoltre che la storia è ambientata nei primi anni '80 quindi tutto fa riferimento a quest'epoca; negli ultimi anni le autorità si sono mosse per salvare ciò che resta del lago di Aral, quindi la situazione adesso è un po' migliorata.

Mu ha infine trovato un senso in quello che sta facendo, il che lo porta a mettersi un po' l'animo in pace. Più o meno.
La scena contenuta nel piccolo flashback e il conseguente abbraccio a tre tra Aiolos, Aiola e Mu, è l'idea dalla quale poi è nata tutta la storia. Ovviamente non era mia intenzione shippare Mu e Aiolia, ma solo raccontare quanto da bambini fossero affezionati ad Aiolos e come questo sentimento si fosse riflesso sul loro legame. Spero quindi che il loro riavvicinamento non sia inteso in questo modo, anche perché come coppia ce li vedrei malissimo. XD

Ancora una volta voglio ringraziare tutte le persone che stanno seguendo questa storia, vedo che siete sempre in tanti questo mi fa davvero piacere. Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate nei vostri commenti.

A presto!! <3
   
 
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