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Autore: laisaxrem    24/09/2019    4 recensioni
[KakaSaku] Sakura lavora in un sexy shop in centro a Konoha e la sua vita trascorre tranquilla, un dildo alla volta. Finché Ino, sua collega ed amica, non s'infortuna ad un piede e tocca a Sakura sostituirla.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genma, Shiranui, Jiraya, Kakashi, Hatake, Sakura, Haruno
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo 11: Lunedì 23 Dicembre

Non avete idea di quanta fatica ho fatto a scrivere questo capitolo. Giuro non finiva mai. E' noioso e lungo e noioso e inutile e noioso... l'ho detto che è noioso? Per fortuna nel prossimo c'è la festa e da lì è tutto discesa.
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Kakashi non era passato in negozio durante il weekend. In compenso aveva chiamato. Sei volte sabato e tredici domenica. Sakura era frustrata e il fatto che Genma lo trovasse tanto divertente non aiutava.
Il flusso di clienti non si era minimamente ridotto, anzi, semmai era aumentato, e la giovane era tremendamente stanca.
«Ho bisogno di una vacanza», sospirò tra sé mentre compilava l’ennesimo ordine.
«Riposerai quando sarai morta», giunse l’inaspettata risposta di Genma. Non l’aveva minimamente sentito avvicinarsi ed ora era a due passi da lei, in mano il vassoio con le tazze di tè fumanti: non si era accorta che fosse già metà mattina.
«Non hai dei conti da fare, tu?» lo rimproverò, ma accettò di buon grado la bevanda calda.
Quella mattina Konoha si era risvegliata completamente ghiacciata: uno spettacolo da vedersi ma un po’ meno il dover uscire dalla casa calda per avventurarsi tra le strade coperte di brina e ghiaccio. E, sebbene all’interno del negozio ci fosse una discreta temperatura, la giovane impiegata si era talmente raffreddata prima che ora aveva ancora le mani intirizzite.
«Il suono del tuo sospirare mi disturba», ribatté Genma, balzando a sedere sul bancone della cassa e guadagnandosi così un’altra occhiata storta da Sakura.
«Chiudi la porta, allora».
«E poi che capo sarei se non m’interessassi del benessere della mia dipendente preferita?»
«Se t’interessa della mia salute mentale chiama Kakashi e digli di lasciar perdere il suo invito per domani. Tanto non ci vado», propose Sakura speranzosa mentre coccolava la sua tazza.
Era tutta la mattina che si aspettava un nuovo attacco da parte della sua nemesi, e il fatto che non fosse ancora arrivato la preoccupava. Non che fosse preoccupata per lui, ma piuttosto per ciò che stava preparando.
«Perché non smetti di fingere e accetti? Ti divertiresti», le disse Genma, sorseggiando il suo tè ed imprecando sonoramente perché scottava.
«No», ribatté lei senza pensarci. «E sai cosa ti dico? Da adesso in poi qualunque cosa tu o lui chiederete sarà sempre no».
«Oh, bè, auguri allora», ridacchiò il suo capo. «È arrivato».
Il mento di Sakura scattò in alto verso la porta d’ingresso. Al di là del vetro si vedeva Kakashi, la mano già posata sulla maniglia. Senza pensarci la giovane mollò la tazza e si nascose sotto al bancone.
«Merda! Io me ne vado da qui».
«Codarda».
«Stai zitto!» sibilò lei mentre afferrava la borsa e iniziava a strisciare verso la libertà. Questa volta sarebbe fuggita, sicuro come l’inferno.
«Dov’è andata Sakura?» sentì chiedere la voce della sua nemesi, e dal suono sembrava ancora vicino alla porta. Bene. Poteva farcela.
In silenzio, sempre accovacciata, si lasciò scivolare fuori dal bancone e poi tra due corsie di scaffali. Poteva farcela. Aveva già la borsa e doveva solo passare nell’ufficio, afferrare la giacca e fuggire dalla porta sul retro.
«Credo stia cercando di scappare», rispose Genma, ancora ridacchiando.
Traditore.
Sakura accelerò la fuga. Solo un paio di traverse e sarebbe arrivata all’ufficio. Poteva farcela, doveva farcela. Stava sbirciando dietro ad uno scaffale quando sentì una voce parlare da dietro di lei.
«Vai da qualche parte?»
La giovane chiuse gli occhi imprecando dentro di sé. Poi si alzò e si voltò a fronteggiare Kakashi che era ad un paio di metri da lei – come diavolo aveva fatto ad avvicinarsi tanto senza che lei sentisse il rumore dei passi? – e la guardava divertito, la spalla appoggiata tranquillamente al ripiano della lingerie.
«Sì, lontano da te», rispose senza troppi complimenti.
Kakashi si portò le mani al petto come se fosse dolorante.
«Ahi. Questa fa male, Sakura-chan».
Lei non rispose e, con tutta la dignità che riuscì a racimolare dopo essere stata beccata a tentare la fuga, ritornò al bancone dove Genma se la rideva di gusto, Kakashi al seguito.
«Il nostro micino in fuga è stato riacchiappato eh?»
«Ti conviene trovarti un’altra commessa perché da lunedì torno a fare il mio orario normale», gli comunicò asciutta, appoggiando la borsa dove la teneva di solito e afferrando la sua tazza di tè, ormai quasi freddo.
«Permalosetta, eh?»
«Forse. Ma non scherzo. Trovati qualcuno perché lunedì non verrò. Sono stanca».
Mai verità più pura era uscita dalle sue labbra. Era vero, era tremendamente stanca. Coprire i turni di Ino l’aveva stremata più di quanto pensasse e se ne rendeva conto solo ora che lo diceva ad alta voce. Voleva riposare, dormire, alzarsi tardi per una volta. Per fortuna il giorno di Natale il negozio era chiuso.
«Vuoi stare a casa a fare sesso bollente con Kakashi tutto il giorno?» giunse la battuta di Genma.
Sakura si alzò e gli lanciò un’occhiataccia.
«Vado a farmi un tè».
«Una tisana per me. Questa è diventata fredda».
«Arrangiati».
E se ne andò verso l’ufficio lasciandosi alle spalle i due uomini che la fissavano.
«Non guardarmi così, stavo cercando di aiutarti», sentì Genma dire all’amico.
«Bene. Smettila allora. L’hai fatta arrabbiare», commentò Kakashi con tono secco.
«Io
Sakura sbatté la porta dietro di sé, chiudendo fuori il suono delle loro voci. Forse poteva chiudersi dentro a chiave e aspettare che il cliente se ne andasse. Sospirando scosse il capo e accese il bollitore mentre prendeva una tazza ed il suo tè preferito. Poi la porta si aprì e per poco non si lasciò sfuggire un’imprecazione.
«Tutto bene?» chiese Kakashi.
«Perfettamente».
«Vuoi una mano?»
«No, grazie, e se non sei qui per acquistare ti chiedo cortesemente di uscire: i clienti non possono stare in questa zona del negozio», lo invitò mentre versava l’acqua bollente nella tazza.
Una volta sua madre le aveva detto che qualunque brutta situazione, qualunque disagio si può sistemare con una buona tazza di tè caldo. Era evidente che non aveva mai incontrato una persona come Kakashi altrimenti avrebbe saputo che, in casi come quello, il tè caldo funzionava solo se glie lo si gettava in faccia. E non era sicura nemmeno di quello.
«Sai perché sono qui», le fece notare lui mentre entrava nel suo campo visivo.
«Sì, e la mia risposta è la stessa di ieri e dell’altro ieri. E del giorno prima, e di quello prima ancora».
«Quindi verrai con me». Sakura si voltò e gli lanciò un’occhiata che, se si potesse uccidere con gli occhi, l’uomo sarebbe caduto in terra stecchito in tre secondi. «Oh, andiamo, sarà divertente», continuò offrendole un sorriso che gli increspò gli occhi.
«No. Portaci qualcun altro».
«Non c’è nessun’altro che voglia portare».
«Allora vacci da solo».
«Ho due biglietti».
«Vendili».
Sakura lo vide rabbrividire e rivolgerle un sguardo a metà tra l’indispettito e lo shockato, come se avesse annunciato che nel tempo libero si divertiva ad abbandonare cuccioli per la strada.
«Piuttosto la morte».
«Per me va bene».
«Oh, andiamo, Sakura-chan», la pregò Kakashi, avvicinandosi di un passo. «Prometto che se vieni con me smetterò di tormentarti».
La giovane non rispose e sorseggiò il suo tè… scottandosi miseramente le labbra.
«Sakura?» chiese Kakashi interrompendo il lungo momento di silenzio.
«Ok! D’accordo! Ci vengo! Kami-sama, sei estenuante».
Il sorriso che le rivolse per un attimo le fece considerare l’idea che era valsa la pena dirgli di sì… solo per un attimo, però.
«Grazie, Sakura-chan. Ti assicuro che non te ne pentirai».
«Sono già pentita», borbottò lei. «Non mi sorprende affatto che abbia dovuto chiedere a me di accompagnarti».
«Passo a prenderti domani sera alle 19 a casa tua», disse Kakashi ignorando la frecciatina. «Dove abiti?»
Sospirando Sakura prese un foglietto dalla scrivania e scrisse il suo indirizzo di casa. «Interno 5», specificò mettendoglielo in mano.
«Allora ci vediamo domani»
«Aspetta! Che cosa devo mettermi?»
«Vestito da cocktail, niente di troppo formale. Sarai bellissima in qualunque caso», aggiunse prima di uscire e Sakura si trovò inaspettatamente ad arrossire. «Buona giornata».
E sparì com’era arrivato.
Sakura si sedette sulla sedia dell’ufficio e sbatté la testa sulla scrivania un paio di volte.
«Tutto ok?» giunse la voce di Genma dalla direzione della porta.
«Il tuo amico è davvero insistente», rispose Sakura tenendo il capo chino sul ripiano freddo.
«Se Kakashi ti sembra insistente dovresti conoscere Gai».
«Chi è?»
«Un amico. Eravamo a scuola insieme, io, lui e Kakashi».
«Vista com’è andata l’ultima volta che ho conosciuto un tuo amico direi proprio che non ci tengo», ribatté la giovane trovando finalmente il coraggio di alzarsi e fronteggiare il suo capo che la guardava divertito, una spalla appoggiata al muro.
Genma scrollò le spalle.
«Oh bè, immagino che se andrà come penso che andrà lo conoscerai comunque»
«Perché?»
«Perché è il migliore amico di Kakashi. E quando finalmente ci finirai a letto insieme immagino che lui ti presenterà tutto il gruppo».
«Oh, stai zitto».
***
«Hai un appuntamento!»
Sakura sobbalzò sul letto e fece cadere l’auricolare a causa dell’urlo belluino della sua amica. Aveva appena finito di raccontare ad Ino del pasticcio in cui si era cacciata ma non aveva trovato in lei il sostegno che sperava.
«Non è un appuntamento», obiettò la ragazza mentre riprendeva a stendere lo smalto verde sulla mano destra, operazione già abbastanza difficile senza che la Yamanaka le urlasse nell’orecchio.
«E non un semplice appuntamento», rincarò Ino, come se non l’avesse nemmeno sentita - cosa non improbabile. «Un appuntamento con Kakashi. Ad una serata di gala con un autore di libri porno. La notte di Natale! È tremendamente romantico», terminò con un sospiro molto teatrale.
«Tu hai visto troppe commedie alla TV in queste due settimane».
«Oh, smettila di fare il Grinch. Sarà divertente», la rimproverò la sua amica.
«No, per niente. Sarà terribile, e imbarazzante, e non avrò nessuno con cui parlare», brontolò Sakura. «Sarò completamente fuori posto».
«Oh, smettila. Se tirerai fuori il tuo charme, e so che ne hai in abbondanza da qualche parte, penderanno tutti dalle tue labbra».
«Ma c’è un altro problema più grave, Ino. Cosa cavolo mi metto?»
«Tesoro mio, è Natale, quindi...»
«Il vestito lungo rosso?»
«Il vestito lungo rosso», confermò l’altra. «E quelle calze a rete nere. Hai presente di quali parlo? Le autoreggenti con le rose di lato»
«Ma continueranno a cadere per tutta la sera», protestò Sakura.
«E per cortesia, mettiti della lingerie decente, niente mutandoni della nonna», l’ignorò la sua amica, ormai lanciata nella scelta dell’outfit.
«Ino, non ho intenzione di finire a letto con Kakashi, ok? Quindi niente lingerie»
«Oh, tu lo vuoi, sai che lo vuoi» disse la ragazza all’altro capo del telefono mentre ridacchiava. «Devi solo ammetterlo con te stessa».
«No, non lo voglio. E non lo farò».
«Lo vuoi. E lo farai».
«Ino...»
«Lo vuoi...»
«Buonanotte Ino».
«Lo vu-»

 
  
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