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Autore: DARKOS    25/09/2019    1 recensioni
Il ritorno della mia storia ambientata in un ipotetico futuro rispetto alla saga principale, dove i vecchi personaggi ormai cresciuti fanno da guida ai nuovi, mie creazioni. Decenni dopo la battaglia finale, un nuovo Ordine del Keyblade è sorto e starà alle nuove generazioni muoversi al suo interno, e sostenerlo contro le nuove minacce che incontreranno.
Già tentata in passato, spero adesso di renderle più giustizia e portarla a compimento.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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19) Ombre dal Passato

“Sora.”
Il richiamo di Topolino non sorprese il Gran Maestro: non aveva detto nulla per tutto il tempo, ma sapevano entrambi vi era una faccenda che non poteva essere ignorata.
“Topolino, come va? Ti vedo un po’ provato per via dell’addestramento.”
“Riassorbire lo sbalzo temporale diventa difficile per chi non è più così giovane, ma nulla di grave. E tu e Riku avete gestito l’assemblea alla perfezione, quindi posso concedermi un attimo di riposo quando serve.”
Sora annuì. “Tra la mia assenza ed il tuo vivere in una linea temporale diversa non abbiamo avuto modo di sentirci, ma è ovvio di cosa dobbiamo parlare. Ti confesso che tornare alla mia interrogazione dopo aver visto mia figlia nel Mondo Finale non è stato facile.”
“Né lo è stato per me perderla. Qualcosa non andava fin da subito, e poi… era come scomparsa. Fortunatamente il mio primo impulso è stato cercare di raggiungerti, perché è solo così che l’ho ritrovata.”
“Sì, ma queste cose non succedono per caso. Cosa è accaduto, esattamente?”
Topolino lo guardò, sulla punta delle labbra le parole che non era sicuro di voler pronunciare in sua presenza, né Sora era sicuro di voler sentire. Sapeva cosa il piccolo monarca voleva dirgli. Tuttavia, dopo averci pensato su disse invece: “Vorrei poterti dare delle risposte, ma la verità è che non le ho davvero. E non ti tormenterò con i presentimenti su Mizumi che già conosci, perché ugualmente non ho niente su cui basarmi.”
“Mizu che dice?”
“Sembrava impensierita, e chiaramente avrà avuto mille domande, ma pare non ne abbia parlato nemmeno con Kairi. Durante la lezione successiva l’ho sottoposta nuovamente al Tuffo, e tutto si è svolto correttamente.”
Sora tirò un sospiro di sollievo. “Quindi è davvero possibile che gestirne cinque assieme ti sia costato troppa energia, e da lì le anomalie.”
Topolino socchiuse gli occhi. “È possibile, ma non è assolutamente certo. E non spiegherebbe come o cosa l’abbia mandata a finire fuori rotta, per giunta nel Mondo Finale.”
“Io ci sono finito altre volte, proprio dopo un Tuffo,” fece Sora con noncuranza. “Hai detto tu stesso che le lezioni con lo scorrere del tempo alterato richiedono uno sforzo notevole. Avrai impiegato più energia del previsto, e uno dei Tuffi ne ha pagato lo scotto.”
 “È certamente una possibilità.” Fece l’altro, ma Sora intuiva non ne era molto convinto. Ancora un po’ irrequieto, ringraziò Topolino per il suo interessamento e assieme raggiunsero gli altri Maestri che si affrettavano ad uscire.

Quando Sora e Kairi rientrarono nei loro alloggi vi trovarono uno spettacolo familiare: i loro due figli impegnati in un’accesa discussione, solo per interrompersi bruscamente vedendoli arrivare. Kairi guardò il marito, vi erano pochi dubbi su cosa stessero confabulando per l’ennesima volta.
“Papà! Era da un po’ che non ti si vedeva.” I tentativi di Mizumi di dissimulare qualsiasi piano stesse architettando cercando di sembrare naturale non erano cambiati da quando era bambina, e il Gran Maestro dovette sforzarsi per rimanere serio.
“Eh già, alcuni impegni mi hanno trattenuto per un qualche giorno.”
“Un giorno dei tuoi o uno dei nostri?”
“Ah, l’avete capito, eh? Sono sicuro avrete qualche domanda al riguardo, quindi sentiamo.” Sora si sedette sulla sua poltrona preferita nel piccolo salotto.
Mizumi guardò Kazeshi come a dire che lei aveva fatto la sua parte avviando la conversazione e toccasse a lui proseguire. Suo fratello scosse lievemente la testa, ma continuò: “Beh, non è che siano rimasti molti quesiti da risolvere, non ci vuole un genio a comprendere cosa speravate di ottenere e come siete arrivati a questa decisione. Immagino che rimanga solo da domandarsi fino a che punto ci dobbiamo preoccupare.”
Era l’ennesima richiesta di informazioni, ma articolata in un modo tale da farla sembrare una domanda perfettamente legittima e ragionevole. Kairi si chiese per l’ennesima volta come fosse possibile che Mizumi non avesse assimilato nemmeno in minima parte la diplomazia del fratello, decidendo invece di procedere sempre in modo sfacciato caricando a testa bassa, e concluse che nel bene e nel male in qualche modo la testardaggine di Sora era riuscita a tramandarsi alla generazione successiva.
Sora dal canto suo ponderò brevemente la questione, poi disse: “Timore comprensibile, ma che non vi compete.”
Ci volle qualche secondo prima che i gemelli capissero che la risposta era terminata. Mizumi sembrava quasi offesa.
“Come! Abbiamo scoperto proprio alla fine del corso che abbiamo speso più giorni del dovuto ad allenarci, e non ci dici nient’altro?”
“Proprio alla fine del corso l’avrai scoperto tu”, fece Kazeshi piano.
Sora non si lasciò impressionare. “Mi sono spesso schierato in vostro favore con gli altri, ma a volte hanno ragione loro: non è che vi possiamo ricompensare ogni volta che scoprite qualcosa. Le informazioni che Riku vi ha passato e le lezioni che vi sono state impartite mi sembrano più che sufficienti, e sono state elargite anche come segno di fiducia. Badate bene a non tradirla o darla per scontata.”
Anche Kairi era rimasta un po’ colpita dalla durezza di quelle parole, ma era anche lieta che per una volta non toccasse a lei fare la parte del cattivo. Kazeshi sembrava aver già accettato la realtà dei fatti, ma Mizumi non si diede ancora per vinta.
“Va bene, ma questa non è una situazione normale, sappiamo che c’è qualcosa che non va! Non sarebbe meglio informarci invece di lasciarci all’oscuro?”
“Dipende. Tu vuoi parlare della volta del Tuffo?”
Le parole colpirono quasi come uno schiaffo sul viso. Mizumi si ritrasse, incerta, e Kazeshi guardava a turno lei e loro padre. Ma lo sguardo di Sora rimaneva implacabile sulla figlia.
“Tra gli sbalzi temporali e i miei impegni non abbiamo avuto modo di parlarne prima, ma dovevi presumere Topolino mi avesse informato. Non che servisse, io ti ho percepito e tu hai probabilmente percepito me. Ebbene?”
Mizumi non si era mai sentita così sotto torchio, nemmeno quando era stata portata al cospetto di tre Maestri nella Stanza. Suo padre le appariva molto diverso e assai meno affabile, e si chiese se il genitore fosse scomparso lasciando posto al Gran Maestro.
Rifletté. Era forse il momento di confessare cosa aveva visto sulla vetrata? Non riusciva a pensare in che modo ciò l’avrebbe messa nei guai, eccetto il mentire a Topolino, e magari suo padre fra tutti poteva aiutarla a sciogliere il mistero. Eppure una vocina in lei sembrava ribellarsi a quell’idea, suggerendole che se ne avesse parlato con gli adulti essi avrebbero fatto in modo che lei non raggiungesse mai la città bianca. Sarebbe stato l’ennesimo segreto archiviato e rimosso.
Racimolando tutto il coraggio e la sicurezza di cui si sentiva capace, Mizumi rispose: “Non c’è molto da dire. Ero sulla vetrata, il Maestro Topolino non riusciva a contattarmi bene, e poi mi sono ritrovata in quel posto strano. Te lo avrà detto lui stesso, no?”
“Sai dove ti trovavi? Conosci quel luogo?”
“No. Mai visto prima.”
“E ci sei arrivata per caso? Niente che tu abbia fatto che possa aver istigato quel cambiamento?”
La porta, la seconda bugia. Ma confessare in quel frangente sarebbe servito solo a minare la sua credibilità su tutto il resto.
“Niente a cui io possa pensare. Vuoi provare a vedere tu stesso?” La spavalderia di Mizumi era dovuta al fatto che la seconda volta che Topolino l’aveva esaminata aveva visto la vetrata con le Isole, e riteneva che sarebbe stato lo stesso con suo padre. O almeno sperava. “O forse spero l’esatto contrario.”
Sora la fissò per un lasso di tempo che parve interminabile, poi si rilassò e si appoggiò allo schienale. “No. Non ho motivo di dubitare delle tue parole… per questa volta. E Topolino ha in effetti esposto un resoconto simile.” Qualche altro istante, poi l’uomo si massaggiò le tempie con due dita, sbuffando. “Scusatemi, è solo che… sono state giornate impegnative. E il futuro non si prospetta molto più semplice.”
Percependo che il padre sembrava tornato del solito umore, Mizumi ripartì all’attacco. “E questo perché…?”
“Per via di questioni riguardanti l’Ordine che solo i Maestri devono affrontare,” si intromise nella discussione Kairi. “Voi dovete soltanto pensare a riposarvi, allenarvi e studiare. Se vi avanza del tempo libero anche svagarvi un po’. E lasciare a noi il compito di preoccuparci.”
I gemelli sospirarono: la parola della mamma siglava la conclusione delle trattative. Mentre lei e Sora preparavano una cena tardiva per loro due, Kazeshi e Mizumi decisero di ritirarsi nelle loro camere e non turbare ulteriormente i genitori. Quasi sull’uscio del salotto Sora si fece sentire ancora.
“Ragazzi, diciamo sul serio stavolta. Se noi o altri vi dovessimo beccare ancora a ficcare il naso dove non dovreste, non finirà tutto a racconti e risate. La tensione è alta, il nervosismo pure. Promettetemi che eviterete ogni scelleratezza.”
“Va bene.”
“D’accordo.”

“E, dopo aver promesso ciò, eccoci qui.” Concluse Lutum alla fine del resoconto.
Mizumi fece spallucce. “Non definirei certo la biblioteca un luogo scellerato, anzi. È, mh, come dire… una fonte di sapere e simbolo di quieta dedizione all’Ordine, sì.”
“Ceeerto, capitano, l’importante è che ne sia convinta tu. Non che a me sia andata diversamente, d’altronde. Mamma aveva la faccia di una a cui non bisogna chiedere nulla, e il mio vecchio mi ha rifilato praticamente la stessa manfrina che è toccata a voi due. Se siamo qui è solo per l’idea venuta ad Ax.”
“Cercare informazioni in una biblioteca non è certo la trovata del secolo,” si schernì Axius “ma mentre mia madre mi rimbrottava di starmene buono stavolta -non le è andata molto a genio la mia esplorazione clandestina- mi sono rivenute in mente le sue parole in una conversazione passata: 'non lasciamo manuali su come creare Heartless in giro'. Ora, a noi quelli non servono, ma se la conoscenza esiste da qualche parte allora può essere trovata.”
“Quindi cercheremo libri rari e non pensati per gli occhi del pubblico in una biblioteca? Geniale, chissà come mai non è venuto in mente a nessun altro.” Commentò Mizumi.
“L’ironia è facile, ma fu proprio tuo padre a rivelarti che aveva già incontrato i Keyblade neri, sebbene raramente. Se è scoppiato all’improvviso qualcosa di nemmeno troppo comune, è possibile i volumi giusti non siano stati occultati in tempo. Oppure proprio tralasciati per sbaglio, direi che non è impossibile.”
Le sue ultime parole erano fin troppo veritiere per i cinque ragazzi: la biblioteca era ormai a loro familiare, eppure questo non ne sminuiva le ragguardevoli dimensioni occupate da un altrettanto impressionante numero di scaffali e vetrinette straripanti di tomi e fascicoli che si dilungavano su più piani dell’edificio. L’unica interruzione nelle schiere di legno e carta stampata era fornita esclusivamente dai tavoli muniti di sedie adibiti alla lettura ogni due o tre sezioni, oppure i grossi banconi per le letture di gruppo al piano terra. Ritrovare uno specifico libro, specie uno con scarsa documentazione al riguardo, non rappresentava un’impresa facile: l’unica alternativa peggiore sarebbe stata doverlo rintracciare senza sapere se esistesse in primo luogo, ovvero quello che i ragazzi si erano proposti di fare.
“Stavolta dovremo cercare per conto nostro, invece di incaricare un Moguri. Non sappiamo nemmeno verso quale reparto muoverci con esattezza.” Osservò Axius per niente incoraggiante.
Lutum sospirò, sentendo già le forze venire meno. “Non posso credere che siamo qui anche durante un giorno libero.”
Kazeshi gli batté sulla spalla. “Ringrazia che le udienze straordinarie ci abbiano perfino concesso un giorno libero. Sono sicuro che per buona misura ci avrebbero incatenato dietro una lista infinita di mansioni pur di tenerci buoni, se avessero avuto il tempo.”
“Ti vedo stranamente ribelle, fratello. Cosa ti è successo? Stanco di fare il soldatino modello?”
“Non ho intenzione di associarmi a nulla di compromettente, ma condivido almeno in parte il desiderio di saperne di più. E diciamo che l’essere quasi incenerito per colpa di uno di questi strani individui fornisce un ottimo stimolo.”
Mizumi ghignò. “Al lavoro, allora.”
Fu un processo lungo e difficoltoso. I settori della biblioteca non erano catalogati per argomento o autore ma per luogo di provenienza, dunque non era possibile scartarne alcuni finché non si aveva l’assoluta certezza che il soggetto in questione non era stato mai trattato. Per di più fare troppe visite consecutive in aree diversi avrebbe fatto capire ai Moguri e Cavalieri presenti che stavano procedendo a casaccio: dovevano fare finta di essere impegnati ciascuno in una ricerca diversa e non dare nell’occhio. L’unica fortuna, rifletté Kazeshi, stava nel fatto che l’Ordine era recente e per molto tempo i Mondi avevano vissuto in pieno isolamento rendendo la documentazione scarsa o addirittura assente in alcuni ambiti, altrimenti la loro ricerca sarebbe stata impossibile da portare a termine con solo loro cinque.
Ciononostante quasi tre ore erano passate senza produrre grossi risultati. Si incontrarono nel corridoio approfittando di una pausa per pranzare e si scambiarono informazioni.
“Io non ho trovato nulla nei registri dell’Accademia, quindi spero a voi sia andata meglio.” iniziò Lutum.
“Hai puntato dritto all’Accademia?”
“Ehi, se c’è un luogo dove si studiano i Keyblade dovrebbe essere quello, no? Sempre meglio che scegliere un qualche Mondo alla rinfusa. O tu hai ottenuto maggior successo?”
“Effettivamente no,” fece Mizumi, un po’ amareggiata. “Dato che mio padre ha detto di aver visto i Keyblade neri solo qualche volta ho pensato all’Emisfero Orientale, ma se ve n’è effettivamente traccia, deve trovarsi nei loro archivi e non in quei pochi volumi presenti qui.”
Sopraggiunse Axius, che stava terminando la lettura di un volume mentre loro uscivano. “Io ho ottenuto un po’ più di fortuna. Ho trovato menzione di un Keyblade completamente nero, in passato.”
Tutti scattarono a queste sue parole, cercando di mantenere un tono di voce basso in caso li stessero ascoltando.
“Davvero?”
“Sapevo ce l’avresti fatta, Ax!”
“E quindi?”
Il biondo controllò i dintorni e poi si appoggiò alla ringhiera in marmo. “I nostri processi logici hanno percorso direzioni opposte. Ho pensando che se il Gran Maestro soltanto aveva incontrato un tale fenomeno, doveva essere successo prima che rimanesse invischiato nelle faccende più complesse che hanno coinvolto gli altri Maestri. Sono tornato molto indietro, ripercorrendo gli annali riguardanti i primi Mondi catalogati, finché non mi sono imbattuto nei resoconti di una certa nave pirata, molti anni fa.”
Axius proseguì con un tono nervoso e concitato, simile a quando aveva esposto la sua teoria riguardo il Regno dei Sogni. “Avete mai sentito parlare degli Anti?”
A quella domanda Lutum ebbe una reazione strana: si voltò di scatto, la faccia rivolta verso la parete, e serrò il pugno. I gemelli sobbalzarono di fronte al movimento improvviso, ma Wanda parve non badarci.
“Sì. Sono un… come direste nella vostra lingua? Una sorta di riflesso oscuro di una persona.”
“I dettagli precisi mancano anche a me, quindi andiamo pure con la tua definizione. Gli Anti possono appunto replicare un individuo, dalle fattezze agli oggetti che possiede. Ci dev’essere sicuramente dell’altro nel procedimento, ma in ogni caso parrebbe che almeno una volta fu generato l’Anti del Gran Maestro, e portava una replica della sua chiave.”
“Solo replicare? Come fosse un lavoro fatto da terzi?” la voce di Lutum era roca, quasi sul punto di incrinarsi.
Axius restituì alla sua schiena uno sguardo più vacuo del solito, che si tinteggiò poi di una strana espressione: Kazeshi capì che doveva aver appena intuito la causa del turbamento dell’amico. Frattanto Wanda guardava altrove, esibendo un cipiglio altero che ricordava a Mizumi sua madre Hokori. Sembrava essere a conoscenza di cosa stava passando Lutum, anche se esibiva un atteggiamento disinteressato.
Axius rispose alla domanda: “Nel libro si parlava di copie genuine. Nulla di più.”
Lutum si girò di nuovo verso di loro, apparentemente rassicurato. Invece di fornire spiegazioni a Kazeshi e Mizumi, inspirò a fondo e disse: “Bene, stando a quanto appreso quindi quel Keyblade, se non proprio anche l’utilizzatore stesso, è un Anti. La domanda è: come hanno replicato un’arma simile, per giunta quella di mio padre?”
“Mi pare inutile sottolineare che quello che abbiamo visto non era l’Anti del Maestro Terra,” sottolineò Mizumi. Al suo fianco Lutum la guardò e annuì.
“C’entra l’Oscurità, e ovviamente una buona dose di conoscenza della materia. Probabile che l’utilizzatore conoscesse il Maestro Terra.” fece Axius.
Mizumi si emozionò. “Oh, che sia un qualche vecchio nemico del Maestro in cerca di vendetta?”
“Ma perché è venuto da noi allora?”
“Forse per via di Lutum.”
“I problemi alla Città di Halloween erano iniziati da molto prima del nostro arrivo” obiettò Axius.
Kazeshi rifletté. Di solito sua sorella viveva tutto come un poema epico, ma stavolta le sue fantasie potevano avere qualche fondamento. “Magari non è una cattiva idea spostare le nostre ricerche sui possibili malfattori e avversari del Maestro Terra,” concluse.
Wanda abbandonò l’espressione imbronciata e si voltò verso di lui con la solita leggerezza. “Oh, non serve. Qualunque cosa sia, è sicuramente legata alla Rivolta.”
Tutti gli occhi furono su di lei. “In che senso? Come fai a saperlo?”
“Ieri sera ho chiesto a mia madre e lei mi ha detto che secondo lei dovevo almeno sapere le origini del nemico, e prima che papà potesse arrivare a portata d’orecchio è saltato fuori il nome della Rivolta.”
Mizumi sentiva la collera e la curiosità montare di pari passo. “E dimmi Wanda, c’è una qualche ragione per la quale hai aspettato fino ad ora per dircelo?”
“Oh, è una storiella divertente: a che fare con me, un vaso in cui sono incastrata e nessuno che mi aiuta. Dai, non fate quelle facce, ve l’avrei detto comunque ad un certo punto. Non avrei fatto buttare tutta la giornata.”
“Insomma, riguarda della Rivolta” ragionò Kazeshi. “Non ne so molto, ma dovrebbe essere semplice da ricercare: si tratta di un evento grossomodo recente. Più complicato sarà approfondire l’argomento senza rendere ovvio ciò che facciamo. Mi sa che non possiamo comunque chiedere ai Moguri nemmeno stavolta.”
Mizumi sospirò: “Questa giornata è interminabile.”

“Questa giornata è interminabile.” Sospirò Sora.
“E non è ancora finita quindi vedi di stringere i denti e sopportare, ok?” fece Aqua dall’altro scranno.
Il Gran Maestro si trattenne dall’emettere un secondo gemito, mentre faceva il suo ingresso l’ennesimo visitatore a chiedere udienza. In modo da prepararsi al meglio e poter dedicare i giorni successivi a gestire la minaccia imminente si era deciso nottetempo di accelerare le altre mansioni dell’Ordine e risolverle tutte in un colpo solo, il che purtroppo si traduceva per Sora e i suoi compagni nell’impiegare una giornata intera a risolvere le questioni normalmente sparse nell’arco di una settimana.
“Aqua, questa faticherò a perdonartela, sappilo.”
“Pensi che a me l’idea piaccia? Ma era l’unico modo. Nel caso scoppi un conflitto improvviso non voglio dovermi districare fra dignitari convinti che il loro tempo valga più delle vite di persone innocenti. Diamo loro quello che vogliono e avremo campo libero.”
Il terzo trono era occupato quel giorno da Ventus, che visti i suoi continui viaggi in giro per i Mondi aveva spesso un’idea precisa della situazione corrente dei medesimi. In apparenza più resistente alle spossanti diatribe amministrative, sussurrò: “Va bene, ora però torniamo all’ospite attuale che secondo me può già capire di cosa state parlando.”
Sora non aveva mai avuto problemi nel voler aiutare il prossimo, tutt’altro, ma dopo aver preso in mano le redini di un Ordine di estensione multi planetaria aveva dovuto constatare che era un procedimento molto più lungo ed estenuante quando non poteva semplicemente sfoderare il Keyblade e correre sul posto. C’erano incarichi da delegare, imprevisti che si verificano a galassie di distanza da dover affrontare letteralmente alla cieca e le rimostranze delle persone che sembravano farsi sempre più esagerate e ridicole. Nelle giornate positive riusciva a rallegrarsene pensando che lamentarsi inutilmente era il lusso di chi viveva in pace, ma sapeva di doversi concedere delle pause di tanto in tanto: ragione che lo aveva spinto a chiedere ad Aqua di suddividere le udienze in orari prestabiliti, salvo emergenze. Sulle prime la donna aveva esitato, ma bastarono poche altre sedute per renderla dello stesso parere. E anche in quel modo era a volte difficile mantenere la calma e trovare un compromesso che soddisfacesse tutti quanti.
“Chissà se è per questo che i nostri predecessori scelsero l’anonimato. La gente inizia a dipendere da te ed è bello, ma vuole anche dire che ti riterranno responsabile della risoluzione di ogni problema, e diventeranno immediatamente sospettosi se provi a intervenire più in là di quanto vogliano.” Eppure non potevano fare altrimenti, non dopo i numerosi ed evidenti problemi che lasciare i Mondi isolati aveva comportato.
Sora ascoltò distrattamente il funzionario di Port Royal elencare le solite lamentele legate alle incursioni dei pirati, decidere che fossero problemi legati all’Ordine per via dei contatti fra Sora e uno dei Pirati Nobili e minacciare i presenti dell’uscita di Port Royal e i domini sulle acque circostanti dall’alleanza fra i Mondi se non si fossero presi adeguati provvedimenti. Siccome era uno scenario che si ripeteva almeno una volta all’anno, nessuno ne rimase particolarmente impressionato e il messaggero prese congedo.
“Razza di buffoni,” disse Aqua non appena le porte si chiusero di nuovo. “Come se la loro cittadella potesse costituire una minaccia.”
“Beh, hanno delle buone navi.” Fece Ventus.
“Oh, le loro flotte sono impressionanti, peccato possano andare solo sull’acqua e sparino perlopiù ferro. Più che altro Port Royal e i Caraibi rimangono zone limitrofe: solo i regnanti e poche persone fidate sanno dell’esistenza dell’Ordine ed il resto dei Mondi, quindi per poter coinvolgere la gente in una guerra cosmica dovrebbero prima spiegar loro l’intero concetto. Buona fortuna introdurre le linee temporali e le alterazioni da danno magico a chi ancora bussa su uno stipite tre volte per scacciare gli spiriti maligni.”
Sora rilasciò lo sbadiglio a lungo trattenuto. Per abitudine pensò a Jack e al fatto che doveva essere in qualche modo invischiato nella maggior parte dei problemi esposti dal funzionario, poi si ricordò che ormai non era più in attività da tempo, o almeno era la versione che andava raccontando.
“Era l’ultimo? Abbiamo finito?” chiese non senza una certa impazienza.
Aqua riordinò i suoi fogli. “Ora che ci penso dovremmo tornare sul discorso dei Mondi limitrofi, essendo più sguarniti degli altri. Necessiteranno altra protezione… ma per il momento abbiamo terminato.”
I battenti della sala di aprirono nuovamente portando la Maestra a controllare meglio i suoi documenti, perplessa. Sora vide di chi si trattava e placò i suoi dubbi: “Va tutto bene, questa volta è stata una mia iniziativa personale.”
Il Sultano di Agrabah venne annunciato e fece il suo ingresso. Arrivando alla svelta al cospetto dei troni, si esibì in un regale inchino.
“Ah, Sora. Lieta di constatare il tuo ritorno.”
“Jasmine, grazie per essere venuta, nonostante la situazione che grava sulla tua città. So che hai avuto udienza qualche giorno fa, ma volevo vederti di persona e…” la voce di Sora si interruppe bruscamente, e la sua espressione assunse un cipiglio corrucciato.
Jasmine sbatté le palpebre lentamente, interdetta. “Qualcosa non va, Sora?”
Il Gran Maestro si alzò dal Trono della Luce, ergendosi in tutta la sua statura: nel palmo della sua mano si manifestò all’istante Ultima Weapon, splendente e fiera. Dietro di lui la Prima Pietra della Luce sembrava raddoppiare la sua radiosità, le correnti luminose al suo interno che vorticavano frenetiche.
“Furbo.” Ignorando le sciabole sguainate della scorta del Sultano, Sora puntò il Keyblade direttamente verso Jasmine. “Molto furbo.”
Il raggio di luce che partì da Ultima Weapon colpì il Sultano dritta al petto, ma prima che qualcuno potesse fare alcunché un’aura oscura si propagò dal corpo di Jasmine, andando ad accumularsi in un globo violaceo che venne spazzato via come un refolo di vento: la Prima Pietra della Luce aveva annientato istantaneamente l’Oscurità portata allo scoperto.
Jasmine, incolume ma priva di sensi, venne presa al volo dalle sue confuse guardie. “Cosa significa tutto ciò?”
Sora ripose il Keyblade con tranquillità. “Significa che qualcuno era arrivato al vostro Sultano, insinuandole delle emozioni oscure per controllarla. Non vi preoccupate, sta bene ora. Portatela pure in uno degli alloggi finché non si riprenderà: uno dei Moguri vi indicherà la via.”
Dopo un attimo di esitazione, dovuto un po’ alla sicurezza che Sora emanava e un po’ alla consapevolezza che iniziare uno scontro con lui sarebbe stato poco saggio, le guardie si affrettarono ad obbedire. I Cavalieri di guardia le lasciarono passare mentre parlottavano tra loro.
“Il Sultano! Che fosse un’impostora?”
“Impossibile, la Prima Pietra lo avrebbe scoperto.”
“La Prima Pietra dovrebbe anche riconoscere e bloccare l’Oscurità, eppure così non è stato.”
Ventus udì lo scambio di pareri e si intromise: “Se fosse come dite voi, né Vanitas né il Maestro Riku potrebbero presenziare di fronte alla Pietra o nei pressi del castello, né potrebbero i corridoi oscuri funzionare. La Prima Pietra della Luce si attiva quando vi sono entità o pensieri che vogliono recare danno ai residenti, e sebbene siano spesso di origine oscura l’Oscurità stessa non è il nemico della Pietra.”
“Se al posto di Jasmine ci fosse stato un impostore, il mentire con intenzioni nocive sarebbe stato captato dalla Pietra,” concluse Aqua. “Quindi hanno usato la vera Jasmine… ma come? È una Principessa.”
“Ex-Principessa, quindi probabilmente di nuovo vulnerabile entro certi limiti. Ma credo che il suo retaggio debba aver avuto l’effetto sperato. La sua Luce ha celato alla Pietra qualunque cosa le avessero impiantato nel cuore.” Sora era tornato seduto sul trono, ma appariva molto pensieroso.
“Ciò che non mi torna è perché. Se erano sentimenti negativi non potevano comunque essere rivolti verso di noi, o sarebbero emersi comunque.”
Aqua venne folgorata da un’idea improvvisa. “Non se erano intenti comunque negativi, ma non direttamente mirati a noi. Jasmine era venuta qui con l’obiettivo di chiedere aiuto e inviare truppe, ma… se fosse già stata un’idea di chiunque la controlli, allora era una richiesta teoricamente benefica ma che portava i nostri Custodi verso una trappola. La Pietra non è capace di ragionamenti così complessi.”
Sora iniziava a rimpiangere le udienze, ma sapeva non vi era tempo nemmeno per quello. I suoi erano in pericolo. “Aqua, organizza subito un piano di emergenza. Dobbiamo verificare immediatamente la situazione. Chiamami quando hai finito: penso che alcune dinamiche siano cambiate.”
Mentre la Maestra si affrettava a mettere in atto le istruzioni, Ventus commentò gramo: “Chiunque abbia orchestrato ciò aveva una notevole conoscenza di come la Pietra funzioni.”
Sora afferrò al volo l’allusione. “Non dite niente a Lea per il momento.”

Il sole aveva ormai avviato la sua parabola discendente quando i ragazzi uscirono dalla biblioteca, indolenziti per il lungo tempo passato chini sulle scartoffie ma soddisfatti di quanto erano riusciti ad apprendere. Avendo intuito che parlare apertamente della Rivolta avrebbe potuto destare sospetti di comune accordo avevano deciso di trovare un posto più appartato dove discuterne, in quel caso la camera di Lutum.
“Sicuro sia una buona idea?” chiese nuovamente Mizumi.
“Papà è all’Accademia e mamma ne avrà fino a tardi. Se anche uno dei due rincasasse prima, potremmo sempre dire è una sessione di studio. Con un po’ di faccia tosta, non potranno certo rimproverarci.”
Malgrado fosse Lutum a fungere da padrone di casa Wanda camminava davanti a tutti, le mani intrecciate dietro la testa. “ Certo meglio di camera mia, papà è spesso presente e mamma potrebbe comparire ad ogni momento. Lì le facce toste non aiuterebbero, anzi.” Kazeshi si dispiacque un po’ nel sapere che la sua stanza era così inaccessibile, e non seppe dire se non fosse anche per altre motivazioni.
Giunsero agli alloggi della Maestra Aqua e per Mizumi e Kazeshi fu come un tuffo nel passato: gli interni erano molto simili allo stile delle stanze dell’Accademia, comprensibilmente un omaggio al luogo che aveva formato lei e il Maestro Terra. Sicuramente vi erano decorazioni ancora più personalizzate nelle loro stanze, ma erano chiuse e i ragazzi si guardarono bene dall’entrarvi. La camera di Lutum era invece assai diversa, le pareti tappezzate di poster e ritagli di riviste, apparentemente qualsiasi cosa Lutum ritenesse “uno sballo” finiva appesa al muro. Sul muro opposto al suo letto poggiava un Keyblade in legno, con inciso “A Lutum da mamma e papà” sul manico.
Kazeshi notò subito qualcos’altro riguardo il locale. “Mizu, questa stanza… non dico è due volte le nostre, ma quasi ci arriviamo.”
“Figli unici.” Sbuffò Mizumi.
Axius si mosse con la sicurezza di chi era stato lì parecchie volte e prese posto sulla sedia accanto al piccolo tavolo presente al centro della stanza. “Bene, direi di passare ai fatti.”
“Vuoi dire alla teoria. Stiamo per discutere di nozioni apprese sui libri.” Wanda si accomodò per terra, la schiena appoggiata al bordo del letto di Lutum. Non essendoci altri posti a sedere, i gemelli la imitarono.
“Quello che è. Dunque, la Rivolta è il nome dato ad un particolare evento verificatosi nell’anno quattordici del Sesto Periodo, quindi diciannove anni fa, e fu… beh, una rivolta. Una fazione di Cavalieri -i testi li definiscono solo come dissidenti, ma penso sia facile comprendere si trattasse di membri dell’Ordine- tentò di rovesciare il Consiglio e prendere il potere.”
“Anno quattordici… per molti sarà storia recente, ma noi non eravamo nemmeno nati.” Lutum, seduto sul proprio letto, fischiò piano. Mizumi si era aspettata di vederlo nuovamente turbato dall’argomento sui traditori, ma forse proprio a causa della scena di qualche ora fa il ragazzo si era prefissato di rimanere calmo.
Vedendo che non vi era altro input da parte dei presenti, Axius continuò. “Ovviamente persero. La sola potenza del Gran Maestro e il suo entourage era soverchiante, e in più il resto dell’Ordine continuava a supportarli. Tuttavia lo scontro non fu affatto breve: durò oltre un anno, e in parecchi Mondi i Keyblade si incrociarono più di una volta. Perfino scontri fra pochi individui potevano lasciare una scia di distruzione.”
Mizumi ricordò le parole che il Maestro Riku aveva rivolto loro durante l’esplorazione clandestina. “Anche un solo Keyblade può portare devastazione in lungo e in largo,” ripeté.
Kazeshi era sulla stessa lunghezza d’onda. “Questo deve avere a che fare con quanto vi è stato raccontato. Il che significa che tra i responsabili c’era quel Custode… com’è che si chiamava? Ren?”
“Lui, sì. Viene effettivamente menzionato negli annali, sebbene non vi sia rimasta traccia di lui né prima né dopo il fattaccio. Immagino lo stesso sia avvenuto per gli altri, perché non conoscevo nessun altro nome di quelli fra i rivoltosi.”
“Peccato, sono sicura dovessero essere stati quantomeno forti.”
Axius rimase interdetto e fissò Mizumi. “Cosa te lo fa dire?”
“Beh, ma è ovvio, no? Se fossero stati delle schiappe, non sarebbe nemmeno partita una vera e propria rivolta. Il potere ricerca altro potere, basta guardare a Xehanort.” A queste parole Lutum annuì, come fossero il concetto più naturale del mondo.
“Ah, sì… capisco.”
“Mi chiedo quanti anni avesse avuto questo Ren.” Fece Wanda pensierosa.
“Ha importanza?”
“Direi. È successo quasi venti anni fa, quindi a seconda dei casi oggi potrebbe essere ancora piuttosto giovane, in età avanzata o anche un vecchio. Senza altre informazioni su di lui questo sarebbe abbastanza utile.”
Kazeshi domandò: “Hai detto quanti anni avrà oggi, quindi sappiamo che è ancora vivo? Cosa è successo ai rivoltosi?”
Axius fu contento di poter riprendere il racconto. “L’ultima cosa che si sa è che si affrontarono nella battaglia finale in un Mondo noto solo come la Frontiera. Niente eserciti su un campo aperto però, nei vari frammenti reperibili si parla di un castello o una magione… Alcuni dissidenti vennero catturati, immagino siano stati tutti processati nella Stanza, e purtroppo ci furono perdite da entrambe le parti. Quanto a Ren e gli altri pochi nomi noti, scomparvero senza mai fare più ritorno. L’autore del libro sembrava concludere, senza però alcuna prova concreta, che fossero caduti preda dei loro stessi sortilegi proibiti e divennero ombre scacciate via dall’Ordine: pare ovvio ormai che si sbagliava di grosso.”
“Saranno fuggiti, o hanno tramandato le proprie conoscenze a qualcuno.” Fece Lutum. “Giusto per curiosità, chi erano gli altri nomi?”
“Mettendo assieme le varie fonti consultate abbiamo Ren, Nelka, Aburnas, Isa e Osmer. Almeno uno di questi vi dice qualcosa?”
I ragazzi scossero la testa: mai sentiti prima. “Sappiamo cosa può essere successo ai ribelli catturati?”
“Non credo, non senza lanciarci in qualche folle speculazione. Mi verrebbe da pensare che abbiano ricevuto qualche punizione, ma come punisci un Custode del Keyblade? Forse svolgono lavori forzati nei Sogni?”
“Accidenti! Se solo i nostri genitori fossero disposti a parlarcene per bene.” Mizumi era di nuovo in preda alla frustrazione. “Non sappiamo perché la Rivolta ha avuto luogo, la vera identità degli organizzatori o il loro destino… capirei se fosse solo un nostro capriccio, ma la minaccia è reale, e se me li trovassi davanti di certo non potrei fermarmi e dire ‘scusi, ma lei è per caso Osmer, e se sì, era un Maestro? Mi illustrerebbe come mai si è infervorato tanto ai tempi?’ che roba…” Mizumi interruppe la sua lamentela, notando che tutti la guardavano. “Che avete?”
Lutum esitò, perplesso. “Che intendi quando dici che non sappiamo perché la Rivolta ha avuto luogo? Sei stata proprio tu a spiegare che i potenti cercheranno sempre altro potere.”
“Beh certo, ma c’è modo e modo, no? Ci dev’essere stato qualcos’altro a convincere questi individui che il potere andava preso con la forza, e mi chiedo cosa fosse.” La ragazza fece per roteare gli occhi come suo solito, ma il gruppetto non appariva convinto.
“Hanno voluto prendere il potere per soddisfare i loro bassi istinti di gloria e controllo, senza dubbio.“ rispose Axius pragmatico. “Non lo vedo come un quesito da perseguire in cerca di una risposta così banale.”
“Ma non hai le basi per stabilirlo. Potrebbe essere stata qualsiasi cosa, magari anche importante, e voi vi state attaccando alla versione, chiaramente di parte, di uno che lavorava per l’altra fazione… Wanda, tu mi capisci, no? Sei stata tu a spiegarmi quanto è importante osservare le persone.”
Wanda, che normalmente non aveva problemi a dire come la pensava, appariva un po’ a disagio. “Osservarle sì, e se serve anche provare empatia per loro. Può tornare utile per cercare di prevederne le mosse e magari prevenire qualcosa di spiacevole, ma capire gli istinti di un gruppo del passato, artefice di oggettive malefatte, sembra solo cercare di assolverli e rendere più nobile le loro azioni.” La rossa tacque, poi aggiunse in fretta: “Ma se non era questo che intendevi fare, allora va bene. Possiamo anche parlarne, se vuoi.”
Mizumi era allibita. Le sembrava che Lutum, Axius e Wanda stessero abbracciando la dottrina che i rivoltosi avessero torto non per via di prove concrete, ma soltanto perché così erano stati descritti e tanto bastava. Era una visione così miope, e il loro atteggiamento di sufficienza nei suoi confronti così simile a quello degli adulti che tanto detestava da farle salire una sequela di rispostacce alle labbra, finché non intervenne Kazeshi.
“In un mondo neutrale fatto di carta bianca avresti anche ragione Mizu, ma stai ignorando altri elementi nella tua analisi. Tu pensi che la Rivolta sia stata giusta, che persone anche innocenti siano state coinvolte loro malgrado?”
“Naturalmente no, ma non puoi sapere-“
“So che dall’altra parte del conflitto c’era l’Ordine, lo stesso Ordine che io e te serviamo e di cui facciamo parte. Credo che rappresenti la giustizia perché incarna i miei stessi ideali, non perché me l’ha detto qualcuno. Alla Rivolta hanno partecipato i nostri genitori, così come quelli di Ax, Lutum e Wanda. Pensi che fossero loro in torto? Li ritieni capaci di scorrettezze, magari contro Custodi che -per forza di cose- dovevano conoscere e con i quali magari erano stati anche in buoni rapporti?”
Quando voleva Kazeshi sapeva dimostrare un cipiglio come quello del padre, Mizumi lo sapeva meglio di chiunque altro.
“No,” fece lei. “Non volevo dire quello. Sono sicura che i rivoltosi avevano sbagliato, ma volevo capirci di più perché nulla di buono viene dal restare nell’ombra, su quello penso siamo tutti d’accordo. Mi dispiace se si è pensato stessi accusando qualcuno.”
Le espressioni dei tre ragazzi si rilassarono immediatamente, e Mizumi comprese che non la stavano trattando con sufficienza: non avevano capito proprio le sue intenzioni, ed avevano assunto una posizione guardinga nel dubbio. Kazeshi annuì. “Purtroppo non vedo come poter saperne di più sul movente, a meno di non chiedere a qualcuno che era presente all’epoca. Abbiamo qualcos’altro?”
Axius scorse i ghirigori incomprensibili che erano i suoi appunti. Aveva un modo tutto suo di scrivere e disegnare, e sembrava l’unico a capirlo. “Non molto, anche se ad un certo punto si faceva menzione del sortilegio di una strega. Ma per quanto ne sappiamo poteva anche solo essere una Maestra molto potente.”

Nessuno dormì molto quella notte: i Maestri erano impegnati a consultarsi e gestire l’increscioso avvenimento riguardante Jasmine e Agrabah, e i ragazzi ripensavano alla Rivolta e a cosa potesse aver comportato l’essere un Custode durante quella situazione. Avevano concluso che era un argomento senza dubbio affascinante, ma senza conoscere meglio l’identità e le vite dei traditori era impossibile cavarne fuori qualcosa di concreto su quanto stesse accadendo nel presente, ed si erano accomiatati prima che la Maestra Aqua tornasse agli alloggi. Mizumi e Kazeshi avevano parlottato un altro poco, ma senza approdare a chissà quale scoperta. Si erano però ripromessi di esplorare la Frontiera, un giorno che avessero appreso dove si trovasse: il nome di quel Mondo era estraneo ai ragazzi tanto quanto quelli dei ribelli.
Il mattino seguente Sora ricontrollava i dati presenti sul suo monitor per l’ennesima volta. Non aveva mai apprezzato particolarmente la tecnologia, ma era impensabile mantenere tutte le informazioni dell’Ordine su carta.
“Avremo fatto bene gli accostamenti?” Chiese a nessuno in particolare, ma anche solo per abitudine Riku rispose comunque.
“Un estremo di forza e uno di magia, due bilanciati pendenti uno su forza e l’altro in magia e un eclettico, abbinati come da manuale. Formiamo squadre di Custodi da anni, lo sai.”
Le nomenclature protocollari ebbero scarso effetto nel placare il Gran Maestro, visto che non era certo di Custodi normali che si parlava. Avvertendo le presenze ammassarsi proprio fuori dalla stanza, capì però che non aveva più tempo: ricacciando indietro l’ansia si sedette e fece segno di far aprire le porte.
Entrarono i suoi due figli e i loro amici, con al seguito altri tre Cavalieri. Kazeshi si inchinò di fronte ai Maestri nella Sala dei Troni, mentre il modo in cui Mizumi squadrava gli altri Custodi faceva intendere che non avesse fatto altro da quando li aveva incrociati.
“Siete qui, bene. Il tempo è contro di noi, quindi mi perdonerete se sarò breve e andrò dritto al punto.”
Il tono secco di Sora fece capire che non era una convocazione di cortesia e tutti imitarono il gesto di Kazeshi, mettendosi sull’attenti. Mizumi continuava però a squadrare i tre Cavalieri che erano entrati assieme a loro.
Il più grande era un uomo sulla quarantina, il cui tratto distintivo primario era una benda sull’occhio sinistro accompagnata da un taglio quasi orizzontale sullo stesso zigomo; la stazza corpulenta e il mento pronunciato lo potevano far sembrare una sorta di evoluzione di Gerod, se non fosse stato per il sorrisetto beffardo e lo sguardo vispo del suo unico occhio che tradivano un certo livello di intelligenza. I lineamenti del viso decisamente più eleganti della sua controparte e i capelli castano scuro che terminavano in un piccolo codino gli conferivano un’aura misteriosa e a tratti perfino affascinante.
A seguire vi era una giovane donna con dei folti capelli ricci e azzurri, la terza che Mizumi incontrava dopo Lutum e Aqua con un colore simile. Salvo la stravagante capigliatura non vi era alcunché di fuori dall’ordinario in lei e il modo in cui rimaneva perfettamente sull’attenti le ricordava così tanto Kaze da farle pensare che potesse essere una loro sorella maggiore scomparsa.
L’ultimo membro del terzetto era un ragazzo alto e molto giovane, tanto che non poteva aver avuto più di un anno rispetto a Lutum: i suoi ispidi capelli tagliati corti erano di un biondo platino così chiaro da sembrare direttamente bianchi. Come tutti gli altri prestava attenzione ai Maestri, ma c’era qualcosa nel suo sguardo che sembrava andare oltre la semplice voglia di obbedire.
Un trio molto particolare ed eterogeneo, che non aveva degnato Mizumi e gli altri di un’occhiata quando si erano ritrovati davanti alle porte della sala. La ragazza si chiese se potessero essere per caso una squadra che li avrebbe accompagnati in una qualche missione.
“Ho detto questo, ma sarà quantomeno il caso che vi presenti. Sono certo già li conosciate almeno di nome, ma loro sono Mizumi, Kazeshi, lì c’è Wanda, poi Lutum e Axius.” Sora indicò ciascuno dei ragazzi mentre li nominava, ma solo l’uomo e la giovane si voltarono a guardarli. “Quanto a voi ragazzi, vi trovate al cospetto di vostri pari: Cyde, Cavaliere di grande esperienza, Deisa, una valida guerriera e Zane. Zane ha ottenuto il Cavalierato tramite mezzi ordinari nel vostro stesso anno, e ci aspettiamo molto da lui.
“Tolte le introduzioni… sarò schietto: si sono verificate delle situazioni di emergenza che richiedono la nostra immediata attenzione in più aree. Purtroppo i nostri numeri stanno venendo già messi a dura prova al momento, quindi abbiamo dovuto improvvisare delle squadre per gestire al meglio la situazione. È qui che entrate in gioco voi.”
“Squadre.” Fece Lutum. “Questo significa verremo divisi in missioni separate?”
“Mf.” Lo sbuffo di Zane fu udibile a tutti, ma Sora si concentrò sulla domanda di Lutum.
“Esatto, una formazione di otto Cavalieri sarebbe troppo per situazioni simili e avrebbe più difficoltà a spostarsi. Agirete in gruppi da tre, la misura standard: un caposquadra e altri due che seguono. Abbiamo già creato gli abbinamenti.”
Mizumi rimase sorpresa nel vedersi affidata una missione d’urgenza, specie dopo tutti quei discorsi sulla segretezza e lo starsene buona, ma sapeva anche che molto probabilmente nessuno di loro cinque avrebbe fatto il caposquadra in quelle circostanze. Si chiese se lo stesso valeva per Zane, dato che stando alle parole di suo padre doveva avere solo diciott’anni: stando alle prime impressioni era l’unico con cui Mizumi non avrebbe voluto ritrovarsi in squadra.
“Le squadre saranno composte da tre elementi, ma noi siamo in otto. C’è forse qualcun altro che prenderà parte alle operazioni?” chiese Axius.
“Osservazione pertinente, Axius.” Ventus si alzò dal suo trono e raggiunse il gruppetto, mettendosi di fianco a Sora. “Per questioni della massima importanza, condurrò io stesso una di queste sortite.”
Tutti fecero tanto d’occhi, e anche Zane dovette incrinare la sua maschera beffarda. Se un Maestro del Consiglio si portava sul campo, la faccenda doveva essere seria davvero.
Sora annuì, poi riprese: “Ventus si dirigerà ad Agrabah, dove una situazione abbastanza incresciosa sta consumando la città e probabilmente i territori circostanti. Come dovreste sapere, Agrabah è uno dei Mondi più legati alla nostra causa, tanto da ospitare una nostra postazione fissa. Si tratta di un incarico pericoloso e dagli sviluppi incerti, anche con la presenza di Ven. Lutum, Kazeshi, voi lo accompagnerete.”
I due ragazzi annuirono, entrambi un po’ frastornati dalle prospettive, mentre Mizumi dovette trattenersi dall’imprecare ad alta voce: quell’incarico era tutto ciò che desiderava e ancora di più. Lutum avrebbe guadagnato una bella marcia in più rispetto a lei, e Kaze… Mizumi realizzò che Kaze non sarebbe stato in squadra con lei, e quello la disorientò ancora di più. Ormai i gemelli si davano quasi per scontati.
“Cyde, forse lo avrai già intuito, ma mi servi a Port Royal e nei dintorni, a testare il terreno… per non dire le acque.”
Cyde aveva l’espressione di chi non si aspettasse niente di meno, ma parlò con un tono sorprendentemente pulito e rispettoso. “Immagino abbiano presentato le solite lamentele.”
“Sì, ma tra Agrabah e le Terre d’Oltremare meglio non fidarsi troppo. Voglio la solita ispezione approfondita, senza ingaggiare. Porterai Mizumi e Zane con te.”
I nervi di Mizumi stavano venendo messi a dura prova, mentre inghiottiva l’ennesimo boccone amaro. Nemmeno la prospettiva di visitare un nuovo Mondo la entusiasmava abbastanza dal farle sopportare quella che si figurava essere una missione estremamente tediosa, e la compagnia non sembrava delle migliori. Zane era tornato a fissare Sora, senza far capire se fosse soddisfatto o meno dell’incarico.
“Rimangono quindi Axius e Wanda, sotto il comando di Deisa. Il vostro sarà un compito particolare… un oggetto, o per meglio dire una reliquia abbastanza cara all’Ordine è stata avvistata nella città di Mostropoli. Si tratta di un luogo decisamente ehm, pittoresco, quindi preparatevi al meglio. E se l’esperienza mi insegna qualcosa, non escludete di dover combattere.
“Riconosco che si tratta di preparativi dell’ultimo minuto, ma avete i vostri ordini. Cercate di mantenere il cuore saldo e la mente lucida, e non esponetevi a più rischi del necessario. È tutto: partirete non appena sarete pronti.”
Tutti i partecipanti annuirono, eseguirono il gesto di rispetto ed uscirono. Sora si accasciò sospirando sullo scranno più vicino. Riku gli batté comprensivo sul braccio: “Prima o poi il grande salto andava fatto.”
Il Gran Maestro si passò le mani sul volto. “E dopo tutto quel discorso sul volerli tenere fuori dai guai…”
“Era inevitabile, la situazione è precipitata e siamo davvero a corto di persone.” Le dita di Aqua picchiettavano velocemente sulla tastiera, forse anche per scacciare il nervosismo. “Se le prove e le lezioni che abbiamo impartito ai ragazzi sono state efficaci come dite, non dovremmo avere troppi problemi… e Ven è con loro.”
L’Eroe Oscuro annuì. “Solo Agrabah dovrebbe rappresentare davvero una minaccia concreta, le altre due sono più che altro nostre paranoie. Con un po’ di fortuna andrà tutto bene.”
Sora si concesse un ultimo momento di preoccupazione, poi si costrinse ad ignorare le ansie genitoriali in favore delle infinite questioni rimaste da affrontare. “Comunque ricordate l’altra parte di ciò che abbiamo discusso. Mi sono reso conto che se vogliamo far fronte a questa minaccia, sia per il nostro che per il loro bene, eventualmente anche i ragazzi dovranno andare.”
Riku e Aqua interruppero momentaneamente i loro incarichi per ricambiare il suo sguardo serio con cenni d’assenso.
Una volta fuori, Deisa marciò svelta senza nemmeno preoccuparsi di Wanda e Axius, quindi fu Ventus a confermare ai cadetti che sarebbero dovuti tornare agli hangar per prendere una Gummiship. Wanda e Zane fecero per seguirli, ma Cyde li bloccò.
“No. Raggiungetemi alle piazzole fuori dal castello non appena sarete pronti.” E se ne andò anche lui.
“Immagino useremo direttamente un portale, quindi.” Mizumi non fece sembrare che volesse iniziare una conversazione a tutti i costi, ma essendo rimasti solo lei e Zane voleva vedere che tipo di reazione avrebbe suscitato in lui. Quest’ultimo le voltò le spalle e si incamminò senza dire una parola.
“Magnifico.” Sibilò la ragazza a denti stretti.

Malgrado gli costasse ammetterlo, Ren doveva riconoscere di essere sorpreso. Dopo i primi risultati mediocri non aveva più dato troppo peso a quegli esperimenti, ritenendo che fosse un’ennesima prova che la genuinità del Keyblade non potesse essere veramente riprodotta, ma i guerrieri che stava affrontando erano indiscutibilmente forti. La Crescita, antica verità oscura scoperta da Shika, sembrava ripagare gli sforzi fatti per procurarsi le innumerevoli cavie necessarie.
Uno dei suoi avversari giaceva a terra, l’elmo ed il pettorale rotti in più punti rivelando che non vi era occupante nell’armatura; l’altro aveva solo un Keyblade integro e stava partendo nuovamente alla carica. Ren tracciò un complicato arabesco con la sua arma, e in men che non si dica braccio e Keyblade dell’assessore furono separati dal resto del corpo da una sottile lama di luce.
“Bel colpo.” Commentò Isa con finta approvazione. “Ma penso che sfoderarlo sia la dimostrazione dell’efficacia dei nostri metodi.”
Ren sbuffò. “Di fronte ad un Maestro del Consiglio, verrebbero annientati con la stessa facilità.”
“Vero. Ma loro hanno un qualcosa che nemmeno i Maestri hanno…” A queste sue parole, il secondo guerriero rigenerò un nuovo braccio dal nulla, che richiamò a sé il Keyblade nero. L’armatura nera si rialzò e riassunse la posa da battaglia.
“Rigenerazione istantanea.” Ren analizzò la nuova scoperta: chiaramente aveva effetto solo in quel Regno, ma si poteva ovviare facilmente al problema trasportando Oscurità in quello della Luce. Un trucchetto che sarebbe tornato utile in uno scontro esteso. Sogghignando, il Maestro si preparò al secondo round.
Mentre meditava sulla sua prossima mossa, un leggero sibilo alle sue spalle lo avvertì proprio al momento giusto facendolo scartare di lato. Lo spostamento d’aria legato al grosso oggetto che si muoveva nella sua direzione a velocità folle graffiò la sua armatura, e pochi secondi dopo l’arma in questione travolse il suo avversario con la forza di un uragano: vicino al luogo dove danzava Shika vi era l’armatura nera, squarciata in due da un gigantesco Keyblade scheggiato sulla tempra. Una lunga catena era attaccata all’elsa, andandosi a sostituire al tipico Keyholder.
“Quindi è qui che eravate.” Fece il suo ingresso un uomo ancora più impressionante della sua arma, un colosso che sovrastava anche Isa con facilità. Portava stretta attorno al pugno l’altra estremità della pesante catena.
“Aburnas.” Ren fu sorpreso nel vedere il vecchio compagno, dopo un periodo di tempo che risultava lungo anche secondo i canoni distorti del Regno dell’Oscurità.
“Ren. Hai cambiato idea riguardo questi pupazzi, vedo.” Con uno strattone l’uomo liberò la sua arma e la richiamò fisicamente a sé afferrandola a mezz’aria con l’altra mano, rendendo palese l’inumana forza che possedeva. “E cosa sarebbero, la vostra idea della Volontà Residua?”
Isa li raggiunse. “La butti un po’ sul drammatico. Saranno utili guerrieri, specialmente quando avranno anche delle persone dentro. È una fortuna che avessi deciso preventivamente di far addestrare Ren con dei gusci a controllo remoto: credo che nessuno avrebbe potuto resistere al tuo peculiare modo di salutare.”
Aburnas non diede segno di provare rimorso per i danni causati, né sollievo per la consapevolezza di non aver effettivamente ucciso qualcuno. Un uomo stoico e zelante, perfetto per esplorazioni solitarie nelle tenebre sconfinate.
“Deduco la tua missione sia conclusa.”
“Sì, ne ho catturato un buon numero. Immagino che non abbiate sentito il chiasso che fanno, isolati nei vostri giochetti.”
“O forse non ne hai trovati abbastanza, ma lo vedremo presto.” Malgrado la provocazione Isa sembrava estremamente compiaciuto nell’apprendere che Aburnas aveva avuto successo. “Se hai fatto ritorno tu allora anche gli altri non tarderanno. Sarà meglio tornare alla roccaforte principale e perché no, anche indire un banchetto: la riunione degli originali Quattro non può che giovare alla nostra causa.”
“Quattro? Perché non Cinque? Chi manca?”
Anche Ren condivideva la perplessità di Aburnas. Isa si calò nuovamente il cappuccio sul volto, celando il suo solito sorriso animalesco.
“Giusto, non ve l’ho detto… uno dei nostri è invischiato in una propria missione personale, ed è tornato alla Luce. Un po’ rischioso esporsi così, ma chissà che non se ne ricavi qualcosa.”
“Cosa? Non sei stato proprio tu ad ammonirmi riguardo ad azioni simili nei confronti dell’Ordine?”
“Calma, Ren. Non è di un accolito qualunque che stiamo parlando stavolta. Stando ai suoi rapporti, è già riuscito ad aggirare le protezioni di GranCastello e sfidare indirettamente il Gran Maestro stesso, e se tutto va bene non sarà solo danno psicologico quello che arrecheremo.
“Se invece va male… beh, l’ho detto che era rischioso. D’altronde, conoscete Osmer.” 
   
 
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