Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: _kookieo    26/09/2019    1 recensioni
Jimin ha rispettato la promessa fatta a quel ragazzo misterioso incontrato alla stazione. Gli ha rivolto poche parole, ma sufficienti a cambiargli la vita e per questo Jimin vorrebbe incontrarlo di nuovo e ringraziarlo. Non sa però nulla su di lui, tranne che si chiama Yoongi. Ormai sono passati quasi due anni, quanto ancora dovrà aspettare?
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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[B-SIDE STORY] - WAITING BONUS CHAPTER

 

 

[Seoul, tempo presente]

 

Con Taehyung al suo fianco, Jimin rientrò in casa, inalando con un profondo respiro il familiare odore del loro appartamentino. Pensò subito alla propria cameretta e al letto che lo attendeva per la notte e si rallegrò di aver deciso di dormire lì quella sera. Non accadeva spesso ormai: dopo il successo ottenuto dal suo album di debutto, Yoongi aveva iniziato a guadagnare a sufficienza per potersi permettere un appartamento più grande e quando lo aveva scelto aveva deciso di prenderlo con un’ampia stanza matrimoniale, così che Jimin potesse restare da lui ogni volta lo avesse voluto. Il che era quasi sempre. A Jimin piaceva molto la casa di Yoongi, era luminosa e moderna, essenziale ma in qualche modo accogliente e lui ci si trovava bene. Aveva parte dell’armadio e dei cassetti tutti per lui, il proprio spazzolino in bagno, persino un accappatoio personale. Non si era però ancora trasferito in modo definitivo. Non se la sentiva di lasciare da solo Taehyung e costringerlo a trovarsi un monolocale per conto suo e preferiva così di gran lunga fare un po’ la spola tra il suo appartamento e quello del suo fidanzato. Trovava fosse la soluzione migliore per tutti e Taehyung non aveva d’altro canto mai insistito affinché avvenisse il contrario. Jimin sapeva che nessuno dei due era ancora realmente pronto a fare un passo del genere e iniziare a vivere separati. Ciononostante, le serate trascorse a casa di Yoongi erano comunque piuttosto frequenti, e per questo Taehyung se ne meravigliò:

“Chim, come mai sei tornato a dormire qui? Proprio stasera poi, in un giorno dedicato a te… perché non sei con Yoongi?”

“Volevo stare un po’ con te. Parlare. Di cose importanti” Jimin vide gli occhi di Taehyung perdersi in uno sguardo smarrito “voglio sapere cosa ha risposto hyung. Anzi, no. Voglio sapere ogni dettaglio”.

Detto ciò, afferrò l’amico per un braccio e lo trascinò in cucina. Lo costrinse a sedere e prese poi a sua volta una sedia, accavallò le gambe e facendosi scappare un sorrisetto rimase in attesa.

Jimin era pronto a grandi novità. Aveva la sensazione che l’amico stesse per buttargli addosso una bomba bella grossa, esattamente come era accaduto quel fatidico giorno dell'anno prima, quando il suo telefono aveva squillato alle cinque del mattino.

 

[Seoul, un anno prima]

 

Una lampada da terra dalla luce soffusa, diverse magliette lasciate disordinatamente sul divano, una pila di scodelle sporche nel lavandino. Un basso tavolinetto con un paio di libri aperti, fogli sparsi pieni di appunti a terra, evidenziatori e penne lasciati in vari angoli della sala. Taehyung spostò lo sguardo su Hoseok. Non solo quello della stanza, ma anche il suo aspetto urlava “esame imminente alle porte”. Quanti giorni era che non si cambiava quella canottiera? Due? Tre? E chiaramente non aveva riposato a dovere.

Anche con le borse sotto gli occhi rimane bellissimo… Hoseok-hyung, come diamine fai?

“Taehyungie? Che c’è, hai caldo?”

Taehyung si riscosse dai propri pensieri e portandosi istintivamente una mano alla guancia si rese conto di essere completamente rosso.

“No! C-cioè un po’, scusami hyung, cosa… cosa stavamo dicendo?”
Hoseok lo osservò un attimo prima di rispondere:

“Ti stai annoiando vero? Mi dispiace Taehyungie, ti giuro che è l’ultima volta che ripasso questo capitolo, è che davvero ci sono delle cose che non riesco a memorizzare!”

L’espressione mortificata sul viso di Hoseok aiutò a riportare Taehyung completamente alla realtà. Si affrettò a rassicurare il ragazzo:

“Ma ti pare?! Non mi sto assolutamente annoiando! Sto seguendo tutto, te lo assicuro, è-è solo che… che…” che mi sono messo a pensare a quanto sei bello e la fantasia ha poi fatto il resto “si ecco, avevo un po’ caldo”.

Hoseok fece uno sguardo interrogativo, ma si alzò lo stesso:

“Ok, apro un po’ la finestra se vuoi. Certo che sentire caldo a novembre…”

“No, no, hyung va tutto bene! Lascia stare!”

“Ma non avevi caldo?!”

In realtà Taehyung era perfettamente a suo agio alla temperatura tiepida dell’appartamento e aprire la finestra alle sette di sera in pieno inverno non gli sembrava una buona idea. Insistette:

“Mi tolgo la felpa, tu sei in canottiera, non mi pare il caso di prenderti un malanno due giorni prima dell’esame, no?”.

Il ragionamento convinse Hoseok, che decise di tornare al suo posto, seduto sulla sedia al lato opposto di Taehyung, al tavolinetto pieghevole che aveva sistemato in cucina appositamente per studiare.

“A proposito hyung… ti sei fatto almeno una doccia? Sei distrutto e questa casa è un porcile. Almeno lavarti i panni… il cestino è completamente pieno. Hai intenzione di far trovare questo spettacolo a Namjoon-hyung quando tornerà?”

“Ah! Accogliere Namjoon è l’ultima cosa che mi preoccupa al momento! Lo so che qui è uno schifo, ma chi credi abbia avuto tempo di occuparsi delle pulizie di casa?”

“Nemmeno per l’igiene personale hai tempo?”

“Igiene personale! Tae, ho un esame tra due giorni! Due giorni! E non sono minimamente pronto!” esclamò Hoseok lanciando una penna per terra con stizza.

“Ma si che sei pronto” riprese il più giovane, per niente impressionato di fronti agli sbalzi umorali dell’altro. Ne aveva viste un bel po’ di crisi pre-esame nell’ultimo anno e mezzo, da quando Hoseok aveva iniziato i suoi studi presso la facoltà di psicologia “così a ridosso della data, va bene studiare intensamente, ma dovresti anche evitare di trascurare troppo sia te stesso che l’ambiente intorno a te, ti influenza negativamente e ti fa arrivare esausto il giorno dell’esame”.

“Fai subito tu a parlare con la tua razionalità”

“Hyong, è anche esperienza. Ne ho dati anche io di esami negli ultimi due anni e questo terzo non è una passeggiata”.

“Beh comunque è colpa di Joonie” rispose l’altro incrociando le braccia.

Niente, era inutile, quando Hoseok si lasciava prendere dalle emozioni parlava come un bambino. Taehyung però non si scompose, sospirò e basta, paziente:

“E perché sarebbe colpa di Joon-hyung?”.

“Perché è vero che la casa è uno schifo, ma dovrei occuparmene io?! Ho l’esame più tosto di tutto il semestre da dare, sono agitato, non dormo per studiare, ti pare che possa mettermi a pensare ai piatti nel lavandino o alla polvere sugli scaffali? Namjoon avrebbe semplicemente dovuto dire di no a questo viaggio con Seokjin e rimanere qui per darmi supporto morale e pratico, invece che lasciarmi da solo!”

“Da solo?”

La voce di Taehyung era incerta e Hoseok sentì una piccola scossa al cuore. Merda, pensò, me e la mia boccaccia.

“Hyung, non sei da solo… io che cosa ci sto a fare qui secondo te?” si alzò in piedi di scatto, con rinnovata energia “vuoi che ti metta a posto la cucina? Perfetto!”

Prima che Hoseok potesse ribattere, Taehyung si era già rimboccato le maniche e posizionato davanti al lavello. Invitò il più grande a portare la sedia vicino a lui e sedersi lì per riprendere con il suo ripasso e questi si lasciò convincere subito. Passarono così alcune ore, con Taehyung che puliva determinato prima le stoviglie, poi il lavandino, poi il ripiano della cucina, per poi passare al resto della stanza, sempre rimanendo comunque attento a ciò che Hoseok gli diceva, annuendo nei punti giusti, e facendo ogni tanto domande là dove credeva il ragazzo avesse bisogno di fissarsi meglio un concetto in testa.

Si fecero le nove di sera. Taehyung posò la scopa all’angolo della sala e si buttò sul divano, allungandosi sopra di esso.

“Aaah, tutto fatto hyung! Adesso direi che manchi solo tu”.

Hoseok si alzò dalla sedia in cui era rimasto seduto tutto il tempo e si stiracchiò per bene. Un angolo della canottiera nera si sollevò, scoprendo la pelle scura e Taehyung distolse lo sguardo percependo le proprie guance scaldarsi.

“Vero. È tempo anche per me di farmi una bella doccia” si guardò un attimo attorno, mani ai fianchi “uuoah! Non ci posso credere che mi hai davvero rimesso a posto tutta la sala! Taehyungie, grazie mille. Visto che sei così bravo se vuoi pensare anche a me fai pure!”

“M-ma che ti metti a dire?!”

Hoseok scoppiò a ridere davanti alla faccia color peperone del ragazzo. Si allontanò verso il bagno ed entrando esclamò:

“Se ti va io sono qui dentro, lascio aperto!”

Sentì Taehyung gridare “Smettila!!” e ridacchiando chiuse la porta. Il sorriso scomparve. Appoggiò la fronte alla porta e tirò un profondo sospiro. Aveva giocato con Taehyung, ma la verità era che non scherzava del tutto. Fece per girare la chiave nella serratura, ma fermò la mano a mezz’aria. Che cosa sciocca. Eppure… la speranza è l’ultima a morire.

Si svestì lentamente, mentre l’acqua scrosciava dalla doccia prendendo a scaldarsi. Quando fu della temperatura giusta – a lui piaceva bollente – entrò. Iniziò a insaponarsi piano e guardando dritto a sé intravide l’incerta sagoma della porta da dietro i pannelli opachi della doccia. Si sentì il viso di fuoco e gettò la spugna che aveva in mano a terra.

“Ma che cosa sono, un cretino di quindici anni?!” bisbigliò, irritato con sé stesso fino all’inverosimile “lasciare la porta aperta sperando che… che… diamine, non vivo mica in un drama! Aaaah Taehyungie, mi farai diventare matto…” si inginocchiò, accoccolandosi in un angolo della doccia e nascondendosi la testa tra le braccia. Doveva smetterla, doveva davvero smetterla. Pensare a Taehyung era devastante per lui. Sapeva di essere ormai come un treno dai freni rotti che si precipita a tutta velocità verso la sua imminente fine, ma non può arrestare la sua folle corsa. Perché folle era. Tutto ciò che provava per Taehyung era folle, forse anche sbagliato. E se non era sbagliato, era comunque insensato. Come avrebbe mai potuto funzionare tra loro? Certo, nove anni non erano un abisso, ma rimanevano comunque tanti. Taehyung avrebbe dovuto rimanere con gente della sua età, pensare alle feste universitarie, a divertirsi, viaggiare, vivere spensierato. Il mondo di Hoseok era popolato da persone in carriera – come Seokjin e Namjoon – che conducevano uno stile di vita diverso, avevano priorità diverse. Frequentando l’università, dove la gran parte degli studenti aveva l’età di Taehyung, il ragazzo aveva avuto modo di vedere lo stile di vita di chi è appena alle soglie dei propri vent’anni e si era accorto di quanto fosse diverso dal suo. E’ vero, stava studiando come loro, ma c’era una grande differenza tra le loro esperienze, le loro sensibilità, le loro percezioni del mondo. In tutta onestà, Hoseok non poteva dire di aver avuto voglia di stringere amicizia con qualcuno di loro. Davanti a tutti quei ragazzi più giovani di lui, si era sentito diverso, quasi escluso. Loro stessi si comportavano in modo più distaccato con lui, portandogli un rispetto a tratti anche esagerato, tutto per via della sua età. La cosa gli aveva fatto strano: non si era mai sentito così con Jimin e Taehyung, ma forse ciò era dovuto ad un rapporto che si era da subito costruito in modo diretto, informale, e alla confidenza che aveva dato fin dal primo istante ai due amici. Oltre al fatto che era diverso parlare a tu per tu, come accadeva con Jimin e Taehyung, rispetto al ritrovarsi di fronte a un’orda intera di neo-ventenni. Certo, a pensarci bene, anche Jimin a tratti rimaneva molto bambino e per questo Hoseok aveva sempre cercato di stargli il più vicino possibile e proteggerlo fin dove poteva. I genitori gli avevano voltato le spalle, aveva bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lui. Taehyung però… Tae era qualcosa di completamente diverso. C’era una sicurezza nei suoi modi di fare, una fierezza nei suoi occhi, una decisione tale nel suo parlare, che era impossibile a volte ricordarsi dell’età che aveva. Anche il suo modo di reagire rimaneva sempre razionale, a tratti forse anche troppo, rischiando di farlo sembrare se non cinico comunque distaccato, freddo. Cosa che però non era e Hoseok lo sapeva bene. Perché pur dotato di una personalità forte e tratti scostante, Taehyung era una delle persone più leali, generose e affidabili che avesse mai conosciuto. Avrebbe dato la sua vita per i propri amici e il suo infallibile occhio clinico lo portava a capire sempre, e a volte per primo, se qualcosa non quadrava. Se uno di loro aveva bisogno di aiuto. Se doveva tendere una mano. E se serviva, Taehyung la tendeva e non si vergognava a farlo. Così come non si era fatto problemi a rimanergli vicino, letteralmente quasi ogni giorno, per quasi due anni, da quando si era iscritto all’università. Aveva promesso di non lasciarlo solo e non lo aveva fatto. Hoseok sentì il cuore scaldarglisi. Chissà che cosa aveva fatto di buono nella sua vita passata per avere una persona così straordinaria al suo fianco. Se lo chiedeva spesso, così come si chiedeva anche quanto sarebbe durato tutto ciò. Perché ovviamente sapeva che non poteva essere per sempre. Per quanto le ore trascorse con Taehyung fossero pura felicità per lui, nel frattempo, in un angolo del suo cuore, era preda di un continuo terrore. In questi anni era riuscito finalmente a non sentirsi solo grazie all’appoggio incredibile del ragazzo. Si era sentito accudito, protetto. Riprendere a studiare dopo tanto tempo non era stata cosa da nulla, ma ci aveva pensato Taehyung a tenerlo sulla buona strada. Ormai Hoseok si era abituato ad averlo spesso in casa propria, a sollevare la testa dal proprio libro e vederselo davanti, stupendo e assorto a sua volta nello studio dei propri testi, ad ordinare cibo insieme per non togliere tempo prezioso allo studio, ad incoraggiarsi a vicenda prima di sostenere un esame e rallegrarsi insieme quando veniva superato brillantemente. Ma Taehyung si sarebbe laureato tra pochi mesi e a lui stesso restava solamente un altro anno, poi sarebbe tutto finito. Non ci sarebbe stato più niente. Taehyung sarebbe diventato un bravissimo architetto e probabilmente avrebbero finito col prendere strade diverse. Il ragazzo avrebbe frequentato fiumi di gente interessante e presto anche lui avrebbe trovato lì in mezzo qualcuno in grado di stuzzicare il suo interesse. Cosa poteva farsene un futuro architetto di grido di un perditempo come lui? Che solo all’alba dei trent’anni aveva capito di dover dare un senso alla sua vita?

Hoseok capì di essere arrivato al punto limite. Quando questi pensieri iniziavano a farsi strada nella sua mente, si era allenato a bloccarli sul nascere. Sapeva che pensieri di tal genere erano quelli che affondavano radici nelle sue paure più profonde e che proprio per questo erano i più tossici di tutti. Se li avesse lasciati liberi avrebbero avvelenato tutto e perciò era importante non far loro oltrepassare una certa linea. Dar loro retta avrebbe significato entrare in un tunnel di disperazione e tenebra e la personalità fondamentalmente positiva ed ottimista di Hoseok non poteva accettarlo. Che senso aveva soccombere ad un’oscurità priva di speranza? Che nasceva da previsioni negative e pessimiste di un futuro che era ancora tutto da definire? Nessuno poteva dire se le cose sarebbero andate così. E anche fossero andate nel modo peggiore, pensarvi su, vivere già in quel tetro futuro, non avrebbe reso le cose più facili nel momento in cui fosse divenuto presente. Non avrebbe preparato Hoseok alla botta, non lo avrebbe aiutato a soffrire meno. Perché anche scegliendo di vivere nell’oscurità più fitta, una microscopica luce non cessa mai di brillare finché tutte le carte non sono messe sulla tavola.

La verità è che non si è mai preparati al peggio. Quindi tanto vale che mi goda ciò che ho ora.

Così pensando, Hoseok uscì finalmente dal bagno, profumato e pulito.

“Come nuovo!” disse entrando in sala “Mi ci voleva proprio, avevi ragione Taehyu-” si arrestò quando si accorse che il ragazzo, ancora sdraiato sul divano, si era addormentato profondamente. Lo osservò a lungo, catturato da quella bellezza così delicata, così eterea. Gli si avvicinò un po’ di più: lunghe ciglia, incarnato perfetto, labbra rosee, leggermente dischiuse. Si avvicinò ancora. Lasciò un morbidissimo bacio su quella guancia bianca.

Il mio Taehyungie…

Si ritrasse di scatto, portandosi d’istinto una mano alla bocca.

“Che cazzo faccio? Lui non…” andò velocemente al lavandino per prendere un bicchiere d’acqua e avere una scusa qualsiasi per allontanarsi dal ragazzo “lui non è il mio Taehyungie. Non è mio. Né mai lo sarà”.

Ricacciò indietro delle lacrime, poi sorrise. Drizzò meglio le spalle. Si voltò:

“Taeeeeee, che cosa fai addormentato?! Non hai fame? Ordiniamo qualcosa!!” e rise poi fragorosamente vedendo il più piccolo sobbalzare spaventato a quelle urla.

***

Quando lo chiamò per riferirgli che i risultati dell’esame erano usciti, non fu una sorpresa per Taehyung venire a sapere da Hoseok che lo aveva passato quasi a pieni voti.

“Visto? Ti agiti ogni volta senza motivo”.

“È inutile parlare con il senno di poi, era un esame veramente comples-”

“Che hai superato perfettamente” lo interruppe il più giovane “come ero sicuro avresti fatto. Complimenti hyung, sul serio. Ti senti più tranquillo ora che la tua media non è alterata?”

“Decisamente. Soprattutto sono felice del fatto che adesso di esami non se parlerà più fino a dopo Natale. La cosa merita festeggiamenti: ci sei domani sera?”

Taehyung non ci pensò su nemmeno un momento:

“Scrivimi dove vuoi andare e ci vediamo lì. Ora scappo che la pausa pranzo è finita”.

Richiuse la chiamata felice come sempre gli accadeva quando si sentiva con Hoseok e attraversò il campus in direzione della sua aula pensando intensamente a cosa avrebbe potuto indossare.

Tornò a casa non troppo tardi, ma comunque era già buio e quando entrò nell’appartamento lo trovò immerso nell’oscurità. Solo una luce da sotto una porta chiusa tradiva la presenza di Jimin nella propria stanza. Entrò senza bussare:

“Jiminie, sono tornato”.

Jimin sobbalzò di diversi centimetri, inveendo poi contro l’amico che lo aveva spaventato.

“Ero concentratissimo, non ti ho nemmeno sentito rientrare!”

“Beh sono qui” disse Taehyung ancora ridacchiando un po’ per la reazione che l’altro aveva avuto al suo arrivo “che facevi? Il libro?”

Jimin sospirò e iniziò a raccontare a Taehyung come fosse andata la sua giornata. A quanto gli disse qualcosa era andato storto con l’ultimo capitolo che aveva inviato e l’editore gli aveva così chiesto di effettuare parecchie modifiche.

“È tutto il giorno che cerco di capire come farli contenti e davvero non ne posso più”.

“Mi dispiace molto Minnie” disse Taehyung guardandolo rattristato “se c’è qualcosa che posso fare, se ti va di parlare… insomma, lo sai”.

Jimin annuì:

“Ma certo Tae, so che posso contare su di te. Ma già stamattina ho passato due ore intere al telefono con quel poveretto di Yoongi a lamentarmi e chiedermi se questo libro vedrà mai la luce, non mi va di iniziare anche con te. Anzi, sai che ti dico? Basta così” si alzò deciso dalla sedia e portò le mani sui fianchi “che ne dici se ce ne andiamo al supermercato e ci prendiamo qualcosa di buono da cucinare insieme stasera? Tu ed io, è tanto che non ricapita con tutti i nostri impegni. Ecco, questo potresti davvero farlo per me Taehyungie: farmi trascorrere una bella serata con il mio migliore amico”.

Taehyung fece l’occhiolino e si alzò a sua volta:

“Corro a riprendere il cappotto!”

In fretta si infilarono giacche, cappelli e sciarpe e in pochissimo tempo furono davanti alla porta d’ingresso, pronti per uscire.

“Sento che questa sarà l’ultima volta che vedrò la luce prima di un bel po’” disse Jimin sconfortato mentre Taehyung gli faceva cenno di prendere le scale dopo aver notato l’ascensore occupato “mi serviranno diversi giorni di reclusione per quel dannato capitolo temo…”

“Ma la sera non potresti uscire con Yoongi per svagarti un po’? In realtà domani dovrei vedermi con Hoseok-hyung, che stupido, mi sono dimenticato di parlartene!”.

Taehyung raccontò così a Jimin della conversazione avuta con il più grande e l’amico si rallegrò per l’esito dell’esame. Fece poi un’espressione pensierosa:

 “In realtà mi piacerebbe partecipare, però…” rifletté un altro momento e disse poi con voce mortificata “no Taehyungie, mi dispiace davvero tanto, ma non posso venire. Ci terrei a festeggiare con hyung, ma Yoongi dopodomani deve partire per lavoro e starà via qualche giorno, quindi vorremmo… insomma…”

“Stare per conto vostro, ovviamente, figurati Jiminie” Taehyung sentì nel proprio petto qualcosa di simile al sollievo all’idea di poter stare da solo Hoseok, ma decise di ignorarlo” con Hoseokie ci rifaremo tutti insieme in un altro momento! Magari quando torna Yoongiah”.

Erano arrivati al portone principale. Jimin schiacciò il bottone per aprirlo e Taehyung lo tenne aperto. Quando ripresero a camminare vicini alla volta del supermercato Jimin esclamò:

“Ma potreste sempre chiedere a Namjoon e Jin-hyung di unirvi a voi!”

Taehyung alzò gli occhi al cielo sorridendo:

“Come se anche loro non avessero i propri progetti! Tra l’altro non credo che chiedergli di far venire Namjoon sia il modo migliore per renderlo contento, ce l’ha ancora con lui per averlo lasciata solo in casa in quello che ha definito il periodo più critico della sua carriera scolastica”.

Jimin ridacchiò:

“Il solito esagerato. Beh intanto prova a dirglielo, no? Se glielo dici tu si convince”.

“Non credo basti che glielo chieda io…”

“Tae, io credo invece che acconsentirebbe a qualsiasi tipo di richiesta, purché gliela faccia tu”.

***

Ottenere quei biglietti fu più facile del previsto. Fu sufficiente dire a Jimin di averne bisogno per vederlo scattare e darglieli senza nemmeno insistere. Gli aveva balbettato a mezza bocca qualcosa riguardo a uno Yoongi impegnato e senza tempo per i Luna Park, ma Taehyung non sapeva bene se crederci o no. Conosceva l'amico come le sue tasche, e il suo istinto gli suggeriva che Jimin glieli avesse ceduti apposta. Non era comunque importante, quello che contava era che adesso quei biglietti fossero in mano sua, garantendogli l'ingresso all'inaugurazione del parco giochi più grande di Seul. A lui e anche a Hoseok, se avesse acconsentito ad accompagnarlo, ovviamente. Ma prima Taehyung doveva chiederglielo e non era per niente sicuro che il più grande gli avrebbe detto di si.

E invece, contrariamente alle aspettative, anche far dire si ad Hoseok fu relativamente facile. Avrebbe voluto invitarlo degnamente, in modo ufficiale, ma il suo animo vigliacco - che non spuntava fuori mai, tranne che nei momenti in cui più sarebbe dovuto restarsene al suo posto - non glielo aveva concesso. Aveva presentato il tutto come se fosse una casualità, come se non avesse passato le notti precedenti a pensare prima a come potersi far regalare i biglietti vincenti (alcuni ingressi erano stati messi in palio gratuitamente e sia Jimin che Taehyung avevano prtecipato alla lotteria, ma era stato il primo il più fortunato dei due) e a come convincere Hoseok ad accettare il suo invito poi. "Minnie e Yoon non possono piu andare, li hanno dati a me e mi sembra un peccato sprecarli, mi faresti il favore di accompagnarmi? Mi scoccerebbe perdere questa occasione". Era difficile prevedere la reazione di Hoseok: di solito era disponibile, ma andare al parco giochi era un'attività quasi interamente dedicata alle coppie o alle famiglie e Taehyung avrebbe capito perfettamente se il più grande non se la fosse sentita. Ci sarebbe stato male da cani, ma avrebbe compreso. E invece Hoseok- per qualche motivo- non era rimasto poi cosi scandalizzato dall'idea. Aveva però fatto presente che la sua compagnia avrebbe avuto un prezzo: "Se mi offri la cena mentre siamo lì, ci sto". Taehyung aveva provato a protestare. Aveva ricordato a Hoseok quanto lo avesse aiutato durante il periodo degli esami che si era appena concluso, ma il più grande gli aveva a sua volta fatto presente tutte le volte in cui gli aveva mancato di rispetto e Taehyung si era arreso. D'altronde, il suo obiettivo era uno ed era stato raggiunto. Almeno per il momento.

Non sapeva bene nemmeno quale fosse esattamente il prossimo obiettivo, né era sicuro che cosa sperava di ricavare da questa serata. È che le parole di Jimin lo avevano colpito e di nuovo era stato il suo istinto ad impedirgli di gettarle nel dimenticatoio: “credo che acconsentirebbe a qualsiasi tipo di richiesta, parchè gliela faccia tu”. Era una frase che forse Jimin aveva buttato lì così, senza nemmeno pensarci su molto, eppure Taehyung sentiva che così non era, che forse, anche se in parte in modo inconscio, l’amico aveva cercato di comunicargli un messaggio. Forse era stato il sorriso strano che aveva visto nel suo volto, o la piccola nota maliziosa che aveva colto nella sua voce e che lo aveva quasi portato ad arrossire. Taehyung non era sicuro del perché, ma quella frase gli era rimasta dentro. E sempre istintivamente nella sua mente aveva gradualmente iniziato a prendere forma questa idea. “acconsentirebbe a qualsiasi cosa… e se gli chiedessi…”. Chissà poi perché avrebbe dovuto tra tante cose proporgli proprio quella. L’unica spiegazione che Taehyung trovò non gli fece piacere: dentro di sé, nella parte più oscura ed egoista del suo cuore, vedeva questa come una sorta di prova. Se Hoseok avesse davvero acconsentito ad andare al Luna Park con lui, il suo orgoglio l’avrebbe presa come una conquista, una vittoria. Ma gli era sembrata, questa, una motivazione meschina e ci aveva ripensato. Ma poi era uscita la lotteria e a lui era parso un segno del destino. Ed ora era lì, che si avviava verso l’ingresso del parco domandandosi perché invece di sentirsi euforico come aveva creduto si sentisse ancora più schiacciato da un peso enorme. Forse perché sapeva che se dopo un’uscita così significativa nulla tra loro fosse cambiato, si sarebbe dovuto arrendere all’idea che non sarebbe successo mai più. Ma su cosa dovesse concretamente fare per smuovere questa situazione di stallo, Taehyung non aveva la più pallida idea, né la sua mente divenne più lucida alla vista di Hoseok. Al contrario, andò ancora più in confusione. Le luci abbaglianti e multicolore del parco disegnavano sul suo volto le più belle sfumature, donando, per contrasto, ancora più vitalità alla pelle ambrata del giovane. Sembrava assorto nei propri pensieri ma appena intravide il più piccolo ogni ombra sembrò sparire dal suo viso per far posto al più bello e dolce dei sorrisi, e Taehyung, come sempre gli accadeva, si innamorò diecimila volte di più.

Taehyung era bellissimo e Hoseok avrebbe voluto che i suoi occhi non si staccassero mai da lui, che lo guardassero sempre così, con quel misto di ammirazione, dolcezza e fiducia. Che cosa avrebbe fatto quando avrebbe preso a guardare qualcun altro in quel modo? Hoseok non riusciva a immaginarlo. Una vita senza Taehyung non riusciva più a immaginarsela. Ecco perché aveva accettato di andare con lui questa sera. Sapeva che il ragazzo aveva solo bisogno di qualcuno che gli facesse compagnia, eppure era rimasto lo stesso un po’ stupito che tra tutti avesse chiesto proprio a lui. Ma probabilmente, in un futuro nemmeno troppo lontano, il ragazzo avrebbe preso a fare questo genere di attività con qualcun altro e Hoseok aveva colto al volo, disperatamente, questa opportunità. Voleva andare con Taehyung immaginando che fossero una coppia. Voleva che le altre persone lo credessero. Voleva convincersene lui stesso, vivendo seppur solo per poche ore una vita che forse non gli sarebbe mai stata concessa.

Si divertirono molto e Taehyung mantenne la sua parola, offrendo la cena a Hoseok nel posto che preferiva. Se durante la prima parte della serata si erano dati alle attrazioni più spericolate, dopo aver mangiato si concessero solo quelle più tranquille e come ultima cosa decisero di salire in cima alla torre che svettava su tutto il parco e godersi il panorama notturno.

Si appoggiarono alla balaustra e sentirono entrambi i sensi rilassarsi. Erano stati bene e ripensando al tempo appena trascorso insieme Taehyung si accorse che aveva del tutto scordato i suoi “piani” per far funzionare le cose tra loro. Durante le varie attrazioni, Hoseok sembrava essersi davvero divertito e si rese conto in quel momento di aver vissuto ognuno di quei momenti con in cuore solo la serenità donatagli dalla vista del benessere dell’altro. Capì di essere molto meno egoista di quanto pensasse.

“Hanno fatto un buon lavoro, con questo Luna Park” disse rivolto a Hoseok. Il più grande annuì, un sorriso pacifico sul volto. Taehyung si schiarì la voce, un po’ esistante:

“dunque… dunque non è stato… difficile? Venire qui?”.

Hoseok aspettò un momento prima di rispondere, come in attesa di altro. Quando capì che la domanda era tutta lì aggrottò la fronte:

“Che intendi con difficile? Il traffico..?”

“No, no!” Taehyung si affrettò a chiarire “intendo… venire in un Luna Park, non ti ha… fatto tornare brutti ricordi?”

Una luce negli occhi di Hoseok suggerì a Taehyung che il ragazzo aveva finalmente capito a cosa alludesse. Con sua sorpresa però, lo vide sorridere, e la sua risposta non fu ciò che si aspettava:

“No, Tae, ovvio che no. Quello che ti ho raccontato…” abbassò un po’ la voce e Taehyung fu costretto ad avvicinarglisi. Adesso i loro giubbini si toccavano e se avessero voluto anche le loro mani avrebbero potuto fare lo stesso “è certamente qualcosa di brutto che mi è accaduto e si, in qualche modo ha lasciato in me una sua traccia, ma non in questo senso. Non mi è più capitato di andare ad un Luna Park in questi anni più per causalità che per scelta. Forse all’inizio sì, ma poi semplicemente perché non ho più avuto l’occasione”.

Terminò di parlare e guardò poi Taehyung con sguardo cristallino. Non stava mentendo, sembrava sereno. Un’ombra però passò sul suo viso di fronte all’espressione confusa di Taehyung. Si sentì per qualche ragione in dovere di dare spiegazioni e riprese:

“Ero giovane, Tae! E’ vero ho avuto una bella delusione e quel ragazzo mi piaceva molto, ma ero pur sempre un raga-”

“Un ragazzino?” c’era una nota di rabbia nella voce di Taehyung e la cosa lo sorprese “avevi intorno ai vent’anni va bene, e quindi? Che cosa significa?”

Hoseok si drizzò meglio e gli venne naturale spostarsi in un angolo verso il muro, più al riparo dalle poche altre persone che erano con loro a godere del panorama della terrazza. Il tono del più giovane aveva qualcosa di allarmante e sembrava che il ragazzo fosse pronto a urlare di lì a poco. Lo prese quindi per un braccio per portarlo con lui  chiedendogli spaesato cosa succedesse.

“Voglio solo capire che cosa intendi quando dici ero giovane, come se questa fosse una ragione sufficiente. Che cosa c’entra l’età con ciò che si prova?”

“N-no non è per forza-”

“Credi forse che qualcuno più giovane, qualcuno come me, non sia capace di amare allo stesso modo di qualcuno come te?”

C’erano lacrime adesso nei suoi occhi e Hoseok si sentì stringere il cuore. C’era sofferenza in loro, una sofferenza che mai prima di quel momento Taehyung aveva mostrato e che penetrò nel petto di Hoseok come una freccia. Lo afferrò per le braccia e lo scosse leggermente, anche la sua voce iniziò a tremare, ma cercò di mantenere un tono basso:

“T-Tae, non sto dicendo questo, tu sei-“

“Giovane! Sono giovane anch’io hyung! Lo so!” Taehyung si liberò della presa di Hoseok con uno strattone “Ma pensi che i miei sentimenti non possano essere ugualmente forti, stabili? Validi? Credi che non sarei capace di amare, di amarti, in mod-”

Incapace di trattenersi oltre, Hoseok lo afferrò di nuovo, questa volta portandolo completamente verso di sé e stringendolo forte prima di unire le loro labbra. Non sapeva il perché, sapeva solo che in quel momento, di fronte alla disperazione crescente che aveva visto nascere nel ragazzo, era quella la cosa che gli era sembrata più naturale fare. Ne aveva bisogno e a quanto poté capire, dal modo in cui Taehyung ricambiò, il bisogno era di entrambi. Il loro contatto non durò a lungo, ma fu intenso e Hoseok vi si abbandonò del tutto. Aveva aspettato così a lungo e quando lo aveva sentito rispondere positivamente al suo gesto avventato fu come se tutto il dolore che si era portato dentro per tutti quegli anni avesse acquistato un senso. Gli sembrò per la prima volta nella sua vita utile, necessario. Se non avesse sofferto così tanto, come avrebbe potuto capire davvero il significato della gioia che lo stava inondando adesso? Staccò da sé in modo deciso Taehyung, che invece chiaramente avrebbe continuato. Lo vide aprire gli occhi e notò il suo sguardo mutare come le nuvole in cielo: sognante prima, incredulo un attimo dopo. Non gli dette modo di parlare.

“Taehyungie… io credo che tu sia…” si fermò un attimo a riprendere fiato, la sua voce un sussurro “la persona più straordinaria sulla faccia del pianeta e credo che la tua età non significhi assolutamente nulla, almeno per me” si guardò intorno per un secondo. Poche persone, forse nessuno li aveva visti, ma aveva fretta di andarsene di lì. Prese delicatamente la mano di Taehyung e la strinse nella propria. Sorrise malizioso “E credo anche che vorrei davvero, davvero portare questa conversazione da un’altra parte”.

Entrarono in casa di Hoseok trepidanti e accaldati, incapaci di resistere oltre al bisogno di un contatto che avevano dovuto evitare durante tutto il tragitto verso l’appartamento. Percorsero la strada dall’ingresso al letto senza mai staccarsi, con Taehyung sempre più impaziente e Hoseok sempre più euforico. Stringeva Taehyung toccandolo ovunque, quasi non potesse capacitarsi che il giovane lì di fronte a sé fosse reale, caldo, pieno di vita e suo.

Quando lo stese sul letto morbido, si fece guidare dalle sue mani più esperte e Hoseok non avrebbe potuto desiderare altro. Lo aveva voluto per cosi tanto tempo senza saperlo e anche quando lo aveva capito aveva creduto di non poterlo mai avere. Vedere ora quel ragazzo di solito posato, sicuro di sé e scostante sciogliersi in quel modo sotto il suo tocco e abbandonarsi completamente a lui gli fece venire le lacrime agli occhi. Quando poi la sua voce roca sussurrò vicino al suo orecchio “ti amo Hoseok” il mondo intero si appannò. Si strinsero ancora più forte e furono finalmente una cosa sola.

Taehyung si svegliò poco prima delle cinque del mattino. Gli ci volle qualche secondo per capire dove si trovava, ma presto i ricordi della notte appena trascorsa riaffiorarono con slancio. Il cuore prese a battergli fortissimo e il profilo di Hoseok, steso lì di fianco a lui, morbidamente appoggiato al cuscino, fu la prova che non aveva sognato. Provò ad addormentarsi di nuovo, ma non riuscì. Troppa l’emozione, la novità, la felicità. Si girò su in fianco e i suoi occhi si posarono sui pantaloni che aveva lasciato per terra prima, sul cellulare che faceva capolino da una tasca poi. Sorrise. Non vedeva l’ora di sapere come avrebbe reagito il suo migliore amico.

 

 

[Seoul, tempo presente]

 

“Hoseokie…”

“Si?”

“Ho bisogno di una mano, potresti un momento?”

Tahyung vide Hoseok sollevare lo sguardo dal manga che stava leggendo. Si era accoccolato sul divano e indossava una felpa larga verde smeraldo che era stato proprio lui stesso a regalargli. Gli stava perfettamente.

“Un aiuto per cosa? Cosa sono quei fogli?” quando Hoseok gli faceva qualche domanda la sua curiosità lo portava sempre rendere l’intonazione più acuta del necessario ed era questa una cosa che Taehyung adorava. Un po’ di incertezza lo assalì prima di rispondere. Non sapeva se quello era il momento migliore per tirar fuori l’argomento, ma Jimin era fuori con Yoongi a comprare il completo che avrebbe indossato il giorno, ormai prossimo, della pubblicazione del suo libro, e sarebbe rimasto da lui fino al mattino dopo. Era tanto che Taehyung voleva parlare con Hoseok e adesso che finalmente stava vedendo il sogno dell’amico realizzarsi aveva provato un senso di impellenza nel voler esaudire i propri. Ma senza Hoseok i suoi avrebbero perso di significato, per questo adesso era lì, di fronte al più grande che lo guardava interrogativo, a chiedersi se davvero era pronto a un passo del genere.

Decise che non lo sarebbe stato mai, per cui non esisteva un momento migliore o uno peggiore.

Non rispose subito, ma andò al tavolo e aprì i diversi grandi fogli che fino a un attimo prima teneva arrotolati in mano.

“Guarda tu stesso”.

Hoseok si alzò repentinamente e si affrettò a guardare il contenuto di quelle carte misteriose. Taehyung osservò la piccola ruga in mezzo alle sue sopracciglia aggrottate farsi ancora più profonda quando capì cosa stava guardando ma non il senso.

“E’ la pianta… tu e Chim volete restaurare casa?”

Taehyung ridacchiò, ma tornò subito serio:

“Questa casa non è nostra sciocchino. No, non c’entra nulla Jimin, questo sono…io. Mi hai chiesto qualche tempo fa cosa ho intenzione di fare con il mio futuro e il pezzo di carta che mi sono guadagnato all’università, ebbene è questo” indicò i vari fogli che aveva sotto gli occhi “Ti avevo già detto di voler costruire da zero una mia casa, ma non ti avevo mai mostrato materialmente quanto concreto fosse il mio desiderio. Questi sono progetti di case a cui sto lavorando da anni, ogni giorno aggiungo qualcosa, ogni giorno ne rimuovo tre. Sto considerando ogni particolare, ogni dettaglio che possa rendere questo luogo il più bello del mondo. Almeno per me. Sono cresciuto in un minuscolo appartamento di un grande condominio, senza privacy, senza comfort, senza bellezza. Entrambi i miei genitori lavoravano troppo e nessuno dei due ha mai avuto tempo di occuparsi della casa. Era angusta, poco accogliente, troppo stretta per tutti e cinque. Qui, dove sono ora con Jimin, in confronto è quasi una reggia, accidenti almeno ho una camera mia, un armadio mio! E qui, in questi fogli, sto lavorando per costruire il mio sogno: una casa mia, costruita interamente da me, progettata personalmente in ogni minimo particolare. Voglio diventare il più bravo architetto di Seul non per la gloria o la fama, Hoseok, ma per avere l’opportunità di costruire il posto perfetto per me. Ogni mio sforzo sarà per questo fine, ogni mia risorsa verrà impiegata per riuscire a regalare al me bambino il suo più grande desiderio”.

Aveva parlato di getto, senza sollevare lo sguardo dal foglio e sentendosi le guance in fiamme, e solo quando Hoseok si schiarì la gola finalmente posò di nuovo su di lui. Sentì la sua mano morbida cingergli la vita.

“Tae, grazie… per avermi mostrato tutto ciò. Io non avevo idea che tu stessi già da ora progettando la tua casa” Taehyung sentì uno spillo trafiggergli il cuore a quel ‘tua’ “È un’idea bellissima e io so già da ora che riuscirai a dar vita a qualcosa di meraviglioso”.

“Non sono l’unico che può rendere tutto ciò meraviglioso” la sua voce era un sussurro e sperò Hoseok lo avesse sentito. Aveva paura di ciò che voleva dire e ripeterlo gli sarebbe stato impossibile. Si fece coraggio e guardò il suo fidanzato negli occhi “il posto perfetto per me… è-è… se sono da solo non-” sentendo il fiato mancargli e non riuscendo a sostenere oltre lo sguardo incerto di Hoseok decise di tentare il tutto per tutto buttandosi. Avvicinò il più grande a sé e lo baciò con dolcezza. Ogni volta che lo faceva sentiva ancora il cuore battergli forte come la prima volta. Con gli occhi chiusi, in un morbido bisbiglio, disse le parole che tanto bramava condividere: “vieni a vivere con me Hoseokie” sentì l’altro irrigidirsi appena ma non si fece scoraggiare e, anzi, gli prese entrambe le mani e lo guardò pieno d’amore “la casa che sto progettando… è per tutti e due. La costruiremo insieme ed io farò tutto quanto in mio potere per esaudire ogni tuo desiderio. Vorrai un attico? Te ne metterò tre. Un grande giardino? Te lo costruirò grandissimo. Lavorerò giorno e notte per poterti assicurare tutto questo, l’unica cosa che tu devi fare, Jung Hoseok, è dirmi di si”.

***

“E quindi? Che cosa ha risposto??” esclamò Jimin, quasi impazzito per la tensione.

Il sorriso di Taehyung gli fece capire tutto. Urlò di gioia per l’amico e dopo averlo stritolato in un abbraccio fortissimo corse a prendere la migliore bottiglia di spumante che avessero in casa.

 

 

 

Note dell’autrice: allora questo capitolo bonus era davvero sul punto di non vedere mai la luce, dapprima perché non riuscivo a terminarlo, poi perchè ero fermamente intenzionata a non pubblicarlo. Ma mi sono sentita in colpa nei confronti di questi due personaggi, e quindi ho sentito che alla fine, per quanto cheesy e sloppy, si meritavano anche loro un finale. E dunque eccolo, un piccolo “capitolo OS” per mettere davvero la parola fine a questa fic. Spero vi sia piaciuto, e non esitate a farmi sapere la vostra opinione nei commenti. Grazie a chi ha fatto ritorno qui dopo mesi per questo capitoletto e grazie anche a chi lo ha letto insieme a tutto il resto della fic. È fatta, finita! Non mi avete mollata dopo le prime tre righe! Ahah Grazie di cuore davvero. Love you all.

Spero di riuscire a tornare presto con nuove storie (sono disponibile a richieste! ahah), nel frattempo, arrivederci ~

Baci baci, Elle ♥

 

   
 
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