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Autore: MusicAddicted    30/09/2019    16 recensioni
Aziraphale ha una missione di tutto rispetto: è determinato, anche se in fondo sa che non ce la potrà mai fare con le sue sole forze.
Ma sa anche che c’è qualcuno al quale chiedere aiuto… un certo demone da coinvolgere nel suo piccolo personale piano… ineffabile.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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‘Sera a tutte, una volta tanto non scrivo a notte fonda, non è da me XD
Ammetto che ultimamente a notte fonda sento la voce di un certo Dottore sussurrarmi dal cofanetto dei DVD  ‘guardami, guardami, guardami’ ed è quasi più persuasivo di Killgrave (avrò modo di ‘conoscere’ anche lui prima o poi)

Ve lo dico già, in questo capitolo mancano metà delle cose che volevo metterci, ma avrei sforato troppo, quindi finiranno nel prossimo ^^’


Va anche detto che per come l’avevo plottato io all’inizio doveva partire dalla scena della palestra… invece interferenze di un certo angelo e un certo demone hanno portato a questo… ‘Personaggi che fanno come cavolo gli pare’ parte cento quattordicesima ^^’

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Capitolo III: This is Hell!


Le ultime forze che gli erano rimaste, Aziraphale le impiegò per girare il cartellino sulla porta, di modo che indicasse a chiunque passasse di lì che la libreria era chiusa.
Il solo pensiero di aggirarsi per i corridoi o arrampicarsi per la scala per cercare libri sugli scaffali, avvicinarsi e allontanarsi dal bancone o, molto più semplicemente, il solo pensiero di camminare ancora, per l’angelo era fuori discussione.
Tanto che, perfino per raggiungere il suo bagno, Aziraphale ricorse a un piccolo miracolo che potesse tele-trasportarlo lì.
 
Non con pochi lamenti, si chinò per mettere il tappo alla grande vasca blu in fibra di vetro e resina, con delle screziature celesti che ricreavano un sofisticato effetto marmo.
Aprì il rubinetto dell’acqua calda, versandoci un po’ di bagnoschiuma alla vaniglia e mentre attendeva che si riempisse, cominciò a spogliarsi, anche se non fu affatto un’impresa facile.
Non c’era un solo osso o muscolo che non gli dolesse.
Tolto anche l’ultimo indumento, stringendo i denti per lo sforzo che quell’ultimo piegamento costituiva, Aziraphale si immerse nel tepore dell’acqua, lasciandosi inebriare dal profumo che emanava.

- Finalmente un po’ di pace! – rifletté fra sé e sé, lasciandosi scivolare più in avanti, in mezzo a tutta la schiuma che si era creata.

I suoi muscoli affaticati ne stavano sicuramente traendo un apprezzabile giovamento.
Sarebbe probabilmente potuto restare in ammollo per l’eternità, ma decise che un’abbondante mezz’ora poteva bastare.
Tuttavia, prima di uscire dalla vasca gli venne voglia di chiamare qualcuno, più che altro per ringraziarlo per come stesse prendendo a cuore quella faccenda.

- Ecco, forse è meglio che ometto la parte del ‘prendere a cuore’ quando parlo con lui – si appuntò mentalmente, mentre con uno schiocco di dita faceva comparire il telefono che teneva di sotto.

Sollevò la cornetta e compose il numero desiderato.

Alzò gli occhi sentendo la solita segreteria che invitava a lasciare un messaggio con stile, pensando che avrebbe dovuto richiamare più tardi, invece poi sentì di nuovo quella voce, ma non più registrata in un nastro.

“Angelo, sei tu?”
“Crowley! Non è prudente da parte tua rispondere così! E se fossero stati i tuoi capi a chiamarti?” si preoccupò il biondo.
“Naaah, se vogliono dirmi qualcosa, loro usano metodi molto meno classici di un telefono!” fece spallucce Crowley, mentre slacciava i jeans con una mano libera. “Ma se proprio ti fa stare più tranquillo, d’ora in poi risponderò sempre ‘Pronto?’ quando non so chi possa essere, okay?”
“Sì, così è molto meglio…” si rassicurò l’angelo.

“Ma tanto lo sapevo che eri tu…” mormorò il rosso, facendo scivolare i jeans fino ai piedi già denudati, per poi liberarsene.
“Davvero? E come?” si intrigò l’altro.
“Sesto senso.” replicò Crowley, entrando nel box doccia bordeaux che ben si abbinava ai colori scuri del suo appartamento.
“Ad ogni modo, ti volevo ringraziare per l’allenamento di stamattina. È stato durissimo, nessun dubbio a riguardo, ma mi ha lasciato addosso quella stanchezza piena di soddisfazione personale, perché sai di aver adempito al tuo dovere e..”
Aziraphale interruppe quello che ormai era diventato un monologo per uno strano rumore che sentiva dall’altro lato del ricevitore… come acqua che stava scorrendo.

“Caro, per caso ti sta piovendo in casa?”
“No, è che sto facendo la doccia.” lo informò l’altro.
“E come fai a parlarmi ancora al telefono?” si stupì il biondo.
“Oh, è facile! L’ho miracolato per togliergli momentaneamente il filo e portarmelo appresso. Che io sappia, gli umani stanno già lavorando a una cosa del genere, per ora sono solo prototipi o roba che possono permettersi solo i ricconi… ma in futuro chissà mai che questa roba non prenda piede … e la mia gente potrebbe farne un ottimo utilizzo per ingrossare le nostre file!” spiegò lui, alzando la voce per farsi sentire nonostante il getto della doccia calda sotto il quale era.
“Non se la mia gente saprà farne un utilizzo migliore!” controbatté l’angelo, prima di giungere a un punto cruciale. “Crowley, quindi mentre ti sto parlando… sei nudo?”


“Quante persone conosci che fanno la doccia vestiti?” ridacchiò il demone, cominciando a insaponarsi. “Mi ci voleva una bella doccia rigenerante, dopo esser stato appresso a te, è un bel dispendio di energie anche quello, non credere, eh!” aggiunse, strappando un sorriso all’angelo.

Questo prima di porgli una domanda decisiva.

“Tu che stai facendo?”
“Sto guardando la TV!” si agitò Aziraphale, parlando senza pensare.

Il suo interlocutore però era più lucido che mai.

“Tu nemmeno ce l’hai la TV!” puntualizzò,.

Aziraphale era più teso di una corda di violino e a quell’osservazione sussultò spaventato con lo sfortunato esito di far cascare dal bordo su cui erano appoggiati la bottiglia del bagnoschiuma, lo shampoo e i sali, che finirono nella vasca, con quell’inconfondibile suono onomatopeico.
Pluff.

“Un momento… sento l’acqua anch’io. Allora sei nella tua vasca!” dedusse il demone, per poi modulare la sua voce col tono più sexy possibile. “Io nudo, tu nudo… sai, angelo, questa telefonata sta diventando davvero interessante.”
“Io no.. non potevo immaginare che…” balbettò Aziraphale, progressivamente sempre più scosso, anche perché sentirlo parlargli così stava cominciando a dargli qualche problema nelle parti basse.

Lo stesso piacevole stimolo che aveva Crowley.

- Il mio bell’angelo nudo in una vasca, coperto solo da nuvole di bagnoschiuma, che potrei soffiare via, fino a che… -

Il demone chiuse gli occhi, accarezzandosi la nuca con una mano, immaginando che non fosse la sua mano, per poi scivolare verso la gola e poi giù ai pettorali, praticandosi carezze e stuzzicandosi un po’. La cosa gli stava piacendo un sacco e qualcuno se ne era accorto.

Aziraphale si era spinto la cornetta così vicino all’orecchio che poteva anche rischiare di perforarsi il timpano.

- Sono gemiti quelli?-
Rimase fermo immobile, a mordersi le labbra quasi fino a farle sanguinare e a concentrarsi il più possibile su cose poco sexy.

- Mi serve qualcosa di orribile, qualcosa di disgustoso, qualcosa che mi dia il voltastomaco… ecco, tipo Sandalphon con un babydoll! Eeewww, che immagine rivoltante! – riuscì ad azzerare la sua potenziale libido.


Ignaro della battaglia che Aziraphale aveva appena avuto contro se stesso, Crowley continuava a parlargli.

“Azi, te lo immagini se inventassero dei telefoni coi quali potremmo vederci mentre ci parliamo? A proposito, angelo, ma tu chiami spesso la gente quando sei nudo?” lo provocò.

- Oh no! – andò nel panico più totale Aziraphale, perdendo la presa della cornetta che finì dentro la vasca, con una sola possibile conseguenza.

Sentendo il rumore della chiusura di chiamata e poi della linea libera, Crowley sorrise divertito, prima di dar il dovuto sollievo a se stesso.
Del resto lui non aveva certo problemi con la propria sessualità.
Certo è che, con tutti i pensieri che stava facendo su un certo angelo dai capelli di nuvole, quel getto avrebbe dovuto regolarlo ben presto su gelido.


A qualche miglio di distanza, qualcun altro dalla sua vasca era finalmente uscito, avvolgendosi in un accappatoio celeste e cercando di distogliere la sua mente dalla conversazione appena avuta e da quello che gli era stato detto.


- Meno male che non avevo in mano un asciugacapelli! – ponderò sollevato, recuperando dall’acqua quella cornetta ormai fuori uso… questo prima di schiccare le dita e riportarla alla condizione originaria.

- Cosa mi è saltato in mente? D’ora in poi mai più chiamate dalla vasca! – si ammonì.

Una volta vestito, tornò fra i suoi amati libri, decidendo che ‘Delitto e Castigo ’ avrebbe potuto fare il suo dovere nel riportarlo sulla retta via, allontanando il pensiero di certi demoni dai capelli di fuoco, goduriosi sotto la doccia.

Tra un paragrafo e l’altro lo sguardo gli cadeva sul pupazzetto occhialuto che aveva sistemato sulla poltrona di fronte alla sua.

- Almeno tu sei innocente, non certo come il soggetto del quale sei stato modellato a immagine e somiglianza! – ponderò, finendo per prenderlo, giocarci un po’ a togliergli e rimettergli gli occhiali, per poi sistemarlo accanto a sé.

Furono sufficienti un paio di capitoli, prima che le palpebre gli si facessero pesantissime.
L’allenamento, la vasca e tutte le emozioni contrastanti nel corso della telefonata lo avevano proprio spossato.
Era a malapena mezzogiorno, ma il pensiero di mangiare non lo sfiorava nemmeno, il che andava a favore della sua dieta.
Voleva solo dormire.

- Giusto il tempo di un pisolino veloce, mi ricarico un po’ le batterie, poi magari nel pomeriggio capace che riapro pure il negozio. – decise con atteggiamento volenteroso, richiudendo il libro e appoggiandolo sul tappeto con cura.

 - Certo che con quest’abitudine che mi è presa di dormire ultimamente potrei anche crearmi una camera da letto… però per ora andrà bene la poltrona.  Tanto è solo questione di un’oretta e mi sveglio… - proseguì nelle sue considerazioni, rannicchiandosi e stringendo a sé il pupazzo.

Decisamente era molto più morbido di un libro.
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Quando Aziraphale riaprì gli occhi ne trovò un paio grandi, gialli e serpentini che lo fissavano da vicinissimo.
“Ci siamo svegliati, Principato dei dormiglioni, è da mezz’ora che me ne sto qui seduto a osservarti!” lo salutò Crowley, che, appunto, era seduto a gambe incrociate sul tappeto, accanto alla poltrona.

Aziraphale stava ancora cercando di riprendersi dal torpore del sonno.

“Speravo di trovarti ancora nella vasca, mi è andata male!” continuò a parlare il rosso, per poi  indicare il pupazzetto che l’angelo stava ancora stringendo, senza gli occhiali. “Ma sei una visione anche così!” sorrise dolcemente.

Forse perché ormai si era abituato, forse perché sotto sotto, un po’ sperava in un suo ritorno, questa volta Aziraphale – ormai completamente sveglio- non si agitò più di tanto.
“Questa cosa che tu mi vieni a svegliare sta diventando un po’ troppo ripetitiva!” bofonchiò l’angelo, alzandosi, così come fece Crowley.
“Giusta osservazione. Qualche volta potresti venire tu a svegliare me!” lo prese in contropiede il demone.

Aziraphale rimase a fissarlo imbambolato per un po’, poi si decise a parlare.

“Sei venuto qui per far merenda insieme?” chiese, anche per allontanarsi da quel campo minato.

Il demone lo guardò con la sua più efficace espressione confusa.

“Merenda?! Angelo, semmai potremmo fare colazione, visto che sono le otto e mezza di mattina; ma il massimo che ti concedo è un centrifugato di frutta e verdure proteico.” replicò Crowley, intransigente, ma Aziraphale era fermo soltanto alla sua prima parte di discorso.

“Come otto di mattina? Oh, buon cielo! Ho davvero dormito per quasi un giorno intero?” si allarmò, portandosi le mani aperte sulle guance.
“Un pivellino, confronto a me che ho dormito per un secolo; ma non è affatto male come inizio!” sfoderò un sorrisetto d’approvazione il rosso.

“Come mai non sei vestito da Marine isterico?” domandò il biondo, indicando i consueti abiti del demone.
“Nuovi metodi di allenamento oggi. Anzi, vedi di cambiarti, così ti porto in palestra. Conciato così, damerino, non ti fanno nemmeno entrare!” lo avvisò Crowley.
Palestra. Aziraphale nel corso degli ultimi decenni ne aveva sentito parlare, ma non ne aveva un’idea granché precisa.
Si allontanò, borbottando qualcosa e nel giro di pochi secondi fu di ritorno con una tuta celeste, con la felpa a maniche lunghe che aperta rivelava una T-shirt bianca, come le scarpe, e un borsone blu con dentro una bottiglia d’acqua, un asciugamano, un cambio e altre cose che sarebbero potute tornare utili.
“Ho letto che si usa fare così…” commentò, uscendo con un Crowley sorpreso quanto intrigato.

- Ma cos’è? Ha un armadio pieno di questi completini sportivi cossssì dannatamente sssssexy? –
 
La Bentley si fermò nel parcheggio di una delle più prestigiose palestre di Londra nel quartiere Mayfair e Crowley fece strada ad Aziraphale.
“Oh sì, certo, molto divertente da parte tua portarmi a una palestra con questo nome!” sbuffò l’angelo, indicando la grossa insegna dove campeggiava la scritta rossa ‘Virgin
“Cos?... Ma no, angelo, ti sbagli. È una catena di palestre famosissima in tutto il mondo, solo il meglio per te. Non è colpa mia se si chiama così!” si giustificò il demone.
“Oh, quand’è così… che aspettiamo ad entrare?” tornò di ottimo umore l’angelo.

Tuttavia, ancora una volta, quello stato d’animo ebbe una durata effimera, perché una volta entrato in quell’enorme struttura, cominciò a guardarsi attorno, con un’espressione progressivamente sempre più sconvolta.
C’erano cose troppo insolite ai suoi angelici occhi: biciclette strane, che restavano sempre ferme, anche se la gente ci pedalava forsennatamente; così come un inquietante tappeto dove qualcuno correva a più non posso, ma restava sempre bloccato nello stesso punto. C’era qualcun altro seduto su una panca che alzava e abbassava una leva attaccata a dei pesi considerevoli dietro la propria schiena, emettendo versi quasi disumani. C’era chi stava seduto a gambe divaricate su una scomodissima attrezzatura che quasi impediva alle gambe di tornare unite, per quanti sforzi facessero.

“Io qui non percepisco affatto amore!” sentenziò, guardando Crowley spaesato.
“Uh beh, forse non amore nel senso più romantico del termine, ma ti assicuro che ci sono un sacco di vecchi che fanno i piacioni con le ragazzine oppure donne molto facili che fanno le svenevoli appena vedono una tartaruga…” replicò Crowley.
“Come quelle che si trovano nel giardino?” lo guardò stralunato Aziraphale. “Anche se io ho sempre preferito le lumache!”
“No, mentecatto di un angelo, intendo i pettorali a tartaruga che hanno gli uomini… alcune donne ci vanno matte!” chiarì il demone.

“Capisco… anzi, aspetta un attimo, ora capisco davvero dove mi hai portato! Questo è un girone infernale!” saltò alle conclusioni più sbagliate possibili Aziraphale, agitandosi.
“Angelo, ma che caz…”
 “Sì.. tutte queste anime dannate, poverine, guarda come faticano… e come se la ridono quei loschi figuri che le osservano! Confessa, sono Ligur, Hastur, Dagon e qualche altro tuo amichetto tuo sotto mentite spoglie, non è forse così?” alzò la voce l’angelo, indicando uno a uno i personal trainer che, sentendosi chiamati in causa, si voltarono a guardarlo storto.

“Ma quale inferno? E poi non sono miei amichetti quelli! Meno ho a che fare con loro, meglio sto!” precisò Crowley, stizzito. “Comunque, Aziraphale, vedi di darti una calmata, è tutto un colossale equivoco e…”
“Io non ci rimango in questo girone!”
“Ti ho già detto che non è un fottuto girone!”

“Ci sono problemi, Signori?”
Sentendo una voce cavernosa alle loro spalle, le due entità soprannaturali si voltarono, trovandosi faccia a faccia con uno dei personal trainer, quello più imponente.
“Uh? Noooo, stavo solo spiegando che…” si affrettò a trovare una giustificazione Crowley, mentre Aziraphale si limitò a mostrare il suo sorriso più accomodante.

“La invito a far calmare il suo ragazzo perché sta disturbando tutti i nostri clienti coi suoi schiamazzi!”
Il tono dell’istruttore era calmo, ma il modo in cui li stava guardando non prometteva niente di buono.

“Non sono il suo ragazzo!” starnazzò Aziraphale, agitatissimo.
“Vieni, angelo, usciamo un attimo…” lo trascinò fuori con la forza Crowley.
“Oh sì certo, non è il suo ragazzo… e io sono la Regina Elisabetta” pensò ad alta voce l’istruttore, guardandoli uscire.

Con una pazienza che non sapeva nemmeno di avere, tornando verso il parcheggio Crowley chiarì ogni cosa ad Aziraphale… o almeno credeva di averlo fatto.

Tornarono alla palestra, fermandosi alla Reception stavolta, dove li accolse una ragazza dall’aspetto tonico forse con dei muscoli troppo pronunciati sulle braccia e le cosce che il suo top con pantaloncini lasciava in bella mostra.

“Ciao belli, allora avete deciso di iscrivervi alla nostra palestra? Ne sono contenta!” commentò lei, sorridente, mentre masticava rumorosamente un chewing-gum.
“Uh! No, è solo lui che si iscrive, io non ho bisogno di nessuna palestra!” precisò Crowley, stranito.
“Ne sei sicuro Capelli-Buffi? Sei tutto pelle e ossa, ci sarebbe da lavorare parecchio su di te!” insistette la receptionist, squadrandolo dall’alto in basso.
“NO! Per Satana, io sto benissimo così!” ringhiò in risposta Crowley, indispettito soprattutto per il nomignolo che lei gli aveva affibbiato.

- E pensare che ho ucciso per molto meno! – considerò il demone, trattenendo i suoi istinti.

“Garantisco io, dolce fanciulla. Lui mi accompagna e basta, sono io quello che dovrà lavorare parecchio!” le spiegò Aziraphale, con la sua consueta gentilezza e un abbagliante sorriso.

“Andiamo… un serpente muscoloso non si è mai visto!” borbottò Crowley, incurante di farsi sentire, guadagnandosi un’occhiataccia dalla ragazza, mentre cercava i documenti di routine.

“Perfetto, direi che si può cominciare con un abbonamento da tre mesi con te, sei d’accordo, Pasticcino-Zuccheroso?” ammiccò la receptionist in direzione di Aziraphale, sporgendosi verso di lui e soffiando un pallone che per poco non andò a sfiorarlo, prima di riscoppiarle sulle labbra, che si leccò davanti a lui, prima di riprendere a masticare.
L’ angelo la guardò, arrossendo imbarazzato e indietreggiando prudentemente di qualche passo,  mentre lei gli allungava il modulo di iscrizione sul bancone.
Era rosso anche Crowley, ma di collera, avendo sentito e visto chiaramente quell’avance al suo angelo.

Aziraphale si innervosì guardando meglio quel documento, rimanendo con la biro a mezz’aria.

“Un momento, che cos’è questo foglio e perché ci tenete così tanto ad avere la mia firma? Allora ho ragione io, questo è un contratto per l’anima e voi siete tutti dei demoni, tu più di tutti!” disse, indicando la ragazza che sussultò offesa. “Io non vi firmo proprio nulla e qui non ci resto un minuto di più!” sbottò, lanciando la biro contro l’ennesimo pallone che stava soffiando la receptionist, bucadoglielo.
“In teoria sarebbe solo un modulo di iscrizione, come ce l’ha ogni dannatissima palestra…” gli chiarì Crowley in un bisbiglio, alzando gli occhi. “Ma sono d’accordo sul resto, andiamocene!” approvò, portandolo via sotto le occhiate stranite di tutti.

Una volta arrivati alla Bentley, Crowley si ricordò di avere una faccenda in sospeso.
“Torno subito, tu aspettami qui!” disse, camminando nuovamente in direzione della palestra.

Di lì a poco una sventurata quanto poco simpatica receptionist si sarebbe vista comparire in un flash un grosso serpente minaccioso dai grandi occhi gialli e fauci spalancate con un imponente sibilo, e sarebbe caduta a terra svenuta.
La cosa successivamente sarebbe stata archiviata solo come una brutta allucinazione dovuta allo stress per il troppo lavoro.


Crowley risalì in macchina con un’espressione fin troppo compiaciuta, che non sfuggì ad Aziraphale.

“Dì la verità, tu là dentro hai fatto qualcosa, non è così, Capelli- Buffi?” lo punzecchiò.
“Chiudi il becco, Pasticcino-Zuccheroso!” ribatté Crowley, sulla stessa falsariga. “Col gran casino che hai combinato non dovresti nemmeno parlare!” lo rimproverò, mettendo in moto.

“Hai ragione, mi dispiace.” guaì l’angelo, sopraffatto dai sensi di colpa per il suo comportamento sconsiderato.
“È chiaro che non sei pronto per una palestra… e non credo lo sarai mai!”
“Mi dispiace!”
“Ti si è rotto il disco, angelo?” ridacchiò il demone.
“Tanto vale riportarmi a casa, niente allenamento per oggi.” si imbronciò il biondo.
“E infatti è a casa che ti sto portando, ma la mia. L’allenamento lo faremo lì.” lo informò il rosso. “Da te sarebbe più scomodo, hai libri ovunque!”

Aziraphale si accese di entusiasmo, anche se non lo diede a vedere.

- Questa è la prima volta che mi porta a casa sua. Si, certo, è solo a scopo sportivo, ma è qualcosa! –


TBC

Capelli-Buffi e Pasticcino-Zuccheroso vi aspettano alla prossima puntat.. ehmm al prossimo capitolo, dove Crowley ridarà prova di quanto possa essere un ottimo personal trainer, dalle mille e più risorse.

Rido troppo perché ho scoperto che Dagon dovrebbe essere il Signore dei Moscerini (flies) e invece è stato tradotto ‘Signore degli Schedari’ (files) XDDD

Spero di avervi strappato almeno un sorriso (io mi sto divertendo un sacco a scrivere e immaginarmi questa storia delirante ) , se vi va lasciatemi un segno del vostro passaggio, anche piccino picciò ^^

Alla prossima!


Lu
   
 
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