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Autore: Teo5Astor    02/10/2019    15 recensioni
Un mistero accomuna alcuni giovani della Prefettura di Kanagawa, anche se non tutti ne sono consapevoli e non tutti si conoscono tra loro. Non ancora, almeno.
Radish Son, diciassettenne di Fujisawa all'inizio del secondo anno del liceo, è uno di quelli che ne è consapevole. Ne porta i segni sulla pelle, sul petto per la precisione, e nell'anima. Considerato come un reietto a scuola a causa di strane voci sul suo conto, ha due amici, Vegeta Princely e Bulma Brief, e un fratello minore di cui si prende cura ormai da due anni, Goku.
La vita di Radish non è facile, divisa tra scuola e lavoro serale, ma lui l'affronta sempre col sorriso.
Tutto cambia in un giorno di maggio, quando, in biblioteca, compare all'improvviso davanti ai suoi occhi una bellissima ragazza bionda che indossa un provocante costume da coniglietta e che si aggira nel locale nell'indifferenza generale.
Lui la riconosce, è Lazuli Eighteen: un’attrice e modella famosa fin da bambina che si è presa una pausa dalle scene due anni prima e che frequenta il terzo anno nel suo stesso liceo.
Perché quel costume? E, soprattutto, perché nessuno, a parte lui, sembra vederla?
Riadattamento di Bunny Girl Senpai.
Genere: Mistero, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: 18, Bulma, Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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33 – Sweet Bullet
 
 
«Quanto tempo, eh…» esordisce mio padre, seduto davanti a me a un tavolo del “Kame House”, sorseggiando un boccale di birra. Lo trovo meglio rispetto ad altre volte, anche se si vede che è sciupato. Che è stanco. È invecchiato tanto in questi ultimi due anni, non sono stato io l’unico a soffrire per tutto quello che è successo.
«Già…» ribatto, incapace di dire qualcosa di sensato. Non ci vediamo da tempo, è strano essere qui adesso, faccia a faccia. «La mamma come sta?»
«Sta meglio… è tornata anche a sorridere, mi chiede di te e di tuo fratello» sospira, accennando un sorriso. «I medici dicono che potreste venirla a trovare, magari tra un paio di mesi. Tu, di sicuro, e Goku, se dovesse sentirsela. Come sta lui?».
«Anche Goku sta meglio. Ieri ha addirittura indossato la divisa scolastica… dice che vorrebbe provare a uscire, un giorno» gli spiego, fissandolo nei suoi profondi occhi neri. «Ma non voglio mettergli pressione, deve essere una cosa naturale. Ognuno ha i suoi tempi. Come me e te. E come la mamma. Sono felice stia meglio».
«Capisco. Sono felice che stia facendo dei passi avanti anche lui. Sono fiero di voi» sorride, abbassando poi la testa e restando in silenzio.
La situazione è un po’ imbarazzante, non sono più abituato a stare con lui… vorrei dire tante cose, ma non so nemmeno io come farlo. Forse anche per lui è lo stesso.
«Vo…» dice all’improvviso mio padre.
«Io…» esclamo nello stesso istante, sovrapponendo la mia voce alla mia. Ci blocchiamo e ci guardiamo, sorridendoci a vicenda.
«Volevo dirti che sei stato bravo» riprende lui.
«Non ho fatto nulla di che…» faccio il sostenuto, bevendo un sorso di Coca Cola e distogliendo lo sguardo dal suo, per mostrarmi disinvolto. «Io volevo dirti che sei stato bravo a occuparti della mamma. Io e Goku ce la caviamo bene, abbiamo anche delle amiche che ci aiutano».
«Lo so, me l’ha detto la tua ragazza. E mi ha anche detto che sei tornato a giocare a calcio alla grande e che hai portato la tua squadra al Campionato Nazionale».
«Eh?! Tu cosa ne sai di Lazuli?!» sbotto, voltandomi verso di lui con gli occhi sgranati, allibito.
«Ah, si chiama così? Ieri al telefono non me l’ha detto… era di poche parole, in effetti, ma mi è piaciuta molto. Bravo Radish!» ghigna compiaciuto, mettendomi decisamente a disagio. «Pensa che è stata lei a suggerirmi di venire da te oggi. Io… io non sapevo se ti avrebbe fatto piacere a vedermi…».
«Ma certo che mi fa piacere, sei mio papà!» sbuffo, incrociando le braccia al petto. «Come avrei avuto piacere che la mia ragazza mi avesse detto di aver parlato con mio padre al telefono…».
«Allora, com’è questa Lazuli? È una tua compagna di classe?»
«Ha un anno in più di me, ma viene nel mio liceo» sospiro, bevendo un’altra sorsata dal mio bicchiere. «Se scrivi su Google “Lazuli Eighteen” potrai sapere vita, morte e miracoli della mia ragazza».
«C-cosa?! Tu stai con quella Lazuli?! Quella che guardavi sempre da bambino in televisione insieme alla mamma?!» ribatte, sgranando lui gli occhi, stavolta.
«Già… piccolo il mondo, no?» rispondo, allargando le braccia, tralasciando tutte le avventure che abbiamo dovuto vivere io e Là per arrivare fino a questo punto.
«Sei felice?»
«Tu eri felice quando ti sei messo insieme alla mamma?»
«Ero felice come se non lo fossi mai stato davvero prima» sorride con nostalgia. Già, anche lui ha vissuto e sta vivendo un inferno da quando la nostra famiglia si è sgretolata. Sono stato egoista se, anche inconsciamente, ho pensato di essere l’unico a soffrire davvero, a volte. Se succedesse a Lazuli quello che è capitato a mia mamma, io come reagirei? Starei di merda, mi sentirei perso. E tremandamente solo, oltre che impotente. Mio padre… beh, lui è stato forte. Io non so se sarei forte come lui. Per questo lo ammiro.
«Credo di provare più o meno la stessa cosa…» sorrido, distogliendo lo sguardo dal suo. Un po’ mi mette a disagio questa conversazione. È strano parlare con un genitore della tua ragazza, soprattutto se non l’hai mai fatto prima.
«La prossima volta dovrò ringraziarla per essersi presa cura di te» sorride a sua volta.
«Senti, papà…».
«Dimmi».
«Com’è essere genitore?!» gli chiedo, grattandomi la guancia e sorridendo a disagio.
«N-non starai mica per diventare padre!» sbotta, sbigottito e agitato, alzandosi in piedi e battendo entrambe le mani sul tavolo. La gente intorno si volta verso di noi. Persino Lunch fa capolino da dietro al bancone, con gli occhi sgranati.
«N-no! Calmati, ci guardano tutti!» ribatto, mentre Lunch arriva, casualmente, a sparecchiare il tavolo dietro di me.
«Ah… ecco, scusa…» si risiede, imbarazzato. «Mi piacerebbe diventare nonno, ma mi fa anche paura, un pochino» ridacchia.
«Ti sentiresti vecchio?» ghigno.
«Forse…» scoppia a ridere.
«Comunque non sono ancora pronto nemmeno io…» gli sorrido.
«Già, “non ancora”…» sospira. «Credo che capirai cosa significa essere un genitore quando arriverà il tuo momento. Quando lo sarai anche tu».
«Dici che un giorno diventerò padre anch’io?» gli chiedo, prima di voltarmi verso Lunch. «Ah, già, questa ficcanaso si chiama Lunch. È la mia kohai preferita» aggiungo, afferrandola per un polso e trascinandola davanti al nostro tavolo.
«S-senpai, non mettermi a disagio davanti a tuo papà!» sbotta, paonazza, nella sua divisa da cameriera. «P-piacere di conoscerla» si inchina.
«Sono felice che mio figlio abbia una collega e un’amica come te!» gli sorride lui.
«I-io… grazie!»
«Non farti fregare da lei, papà. Quando la faccio arrabbiare sai cosa fa? Mi dà sempre un calcio nel culo!» ghigno, facendola sprofondare dalla vergogna.
«N-non è vero, senpai!» protesta, stringendo nervosamente il vassoio tra le sua mani.
«Fai bene, cara Lunch-chan!» ride di gusto mio padre. «Prendilo a pedate finché non capisce che la deve smettere di farti arrabbiare».
«V-va bene… no, cioè! Devo tornare in cucina, senpai!» mi liquida, sempre più rossa in faccia. «È stato un piacere conoscerla signor Son!» si inchina di nuovo verso mio padre.
«Chiamami pure Bardack, altro che “signor Son”» ride di nuovo lui.
«V-va bene, arrivederci!» balbetta Lunch, congedandosi da noi alla velocità della luce.
«È una brava ragazza. Un pochino bipolare, forse, ma è una su cui si può contare» spiego a mio papà. «Allora, dici che potrò diventare anch’io padre, un giorno? È difficile essere genitori?»
«Ti dirò la verità: quando sei nato tu, io e tua madre non sapevamo nemmeno da che parte guardare. Era tutto nuovo… tutto bellissimo, ma anche estremamente complicato in un certo senso» risponde, sciogliendosi in un sorriso. «Era tutto nuovo, e ogni giorno era carico di preoccupazioni e allo stesso tempo di emozioni stupende. La prima volta che ho provato a cambiarti il pannolino ho fatto un casino assurdo e ricordo che tua madre mi ha cacciato via!» aggiunge, scoppiando a ridere.
«Non avevi un aneddoto migliore?!» sbuffo, prima di mettermi a ridere.
«Radish, io non so se posso definirmi un buon padre… tu farai sicuramente meglio di me» sospira, abbassando la testa. Sembra avvilito.
«Non dire così. Non darti colpe che non hai».
«Io… io avrei dovuto sostenere di più te e Goku quando vi sono comparse quelle ferite…» ringhia, stringendo i pugni. «Solo… solo che non volevo che vi facessero passare per pazzi come successo a me, quando avevo la vostra età».
«Tu… cosa?!» ribatto, sgranando gli occhi. Dunque papà non aveva davvero mai pensato che ci fossimo feriti da soli?!
«La cicatrice sulla mia guancia, Radish» riprende, indicandomela. Non ho mai saputo come se l’era procurata in effetti, visto che mia mamma aveva sempre sviato ogni discorso in quel senso. Era stato colpito anche lui dalla Sindrome della Pubertà, senza saperlo?! «Mi comparve all’improvviso, una sera, qualche giorno dopo la morte di mio padre. Non so perché, ma solo tua madre ha saputo credere alla mia storia quando l’ho conosciuta. Ma abbiamo anche deciso di dimenticare tutta quella faccenda, era stato un brutto periodo per me. Se non avessi incontrato Gine, non so dove sarei adesso».
«Non pensiamoci più, allora» lo rassicuro. «La realtà a volte fa schifo, ma altre volte la vita ci fa incontrare le persone giuste, se abbiamo una botta di culo. E tutto si può sistemare, no?» gli sorrido, alzandomi in piedi. «Basta pensare al passato, va bene?»
«Io… grazie Radish. Sono orgoglioso di te».
«Ora devo cominciare il turno» gli spiego. «Salutami la mamma e dille di Lazuli, sono certo che ne sarà felice. E spiegale anche che andrò al Campionato Nazionale, per favore».
«Certo. Conoscendola, forse piangerà per la gioia».
 
 
11 settembre
 
«Wow! Non pensavo foste così popolari!» esclamo, non appena entro insieme a Chichi nel locale gremito di gente dove sta per esibirsi Lazuli insieme alle Sweet Bullet. Non sarà il Tokyo Dome, ma non è nemmeno il salotto di casa mia. Hanno davvero un bel seguito.
«Per ora non riusciamo ancora a riempire una sala più grande di questa…» fa spallucce lei, guardandosi intorno. «Piuttosto, spero che la sorellona non si arrabbierà se oggi ho voluto mettere su questa sua maglia» aggiunge, mostrandomi la canotta da basket NBA dei Toronto Raptors bianca con stampato davanti un velociraptor rosso che sta portando infilata negli shorts di jeans. Per il resto indossa delle sneakers bianche e un cappellino nero con la visiera, anche lui con il logo dei Raptors, oltre a una mascherina monouso bianca che le copre la bocca, come se fosse raffreddata. Abbiamo infatti pensato che sarebbe stato meglio per tutti nascondere la presenza di una celebrità come Lazuli Eighteen, per questo Chichi si è un po’ camuffata con la mascherina e il cappellino.
«E perché l’hai messa se hai paura di farla arrabbiare? Volevi sentirti Là più del solito, oggi, dato che lei sarà te fino in fondo su quel palco?» la provoco, sorridendole sghembo.
«N-non sono affari tuoi, scemo!» sbotta, incrociando le braccia sotto il seno e voltandosi dall’altra parte, in fondo al locale, dove abbiamo deciso di posizionarci per seguire il live. Non ci sembrava il caso di accalcarci nella folla che preme contro le transenne vicino al palco.
«Comunque non ti dirà nulla, basta che non gliela rovini!» rido. «In ogni caso stai bene vestita così! Quando tornerai nel tuo corpo, fatti prestare da lei anche la canotta dei Bulls di Jordan qualche volta!»
«D-davvero pensi che mi stia bene?! G-grazie!» sussurra, arrossendo un poco e abbassando lo sguardo.
«Hai visto se c’è tua madre tra il pubblico?» le chiedo, tornando serio.
«L’ho intravista in prima fila, contro le transenne… sarà lì da ore, conoscendola…» ringhia, proprio mentre le luci del locale si spengono e il pubblico comincia a urlare per l’eccitazione che precede l’inizio del concerto.
Parte la musica, e il faro a occhio di bue si accende improvvisamente mostrandoci Juvia al centro del palco, accolta da un boato e da grida cariche di eccitazione. Lei sorride e allarga le braccia, stringendo in mano il microfono, voltandosi a ritmo prima a destra e poi a sinistra, proprio nel momento in cui entrano in scena anche le altre quattro componenti del gruppo, compresa Lazuli nei panni di Chichi. Sono vestite più o meno come quel giorno che le ho viste in tv. Il pubblico sembra in visibilio per loro e molte persone agitano verso l’alto dei bastoncini a led colorati, creando un bell’effetto che si unisce alle spettacolari luci di scena.
La folla canta insieme alle ragazze, che ballano e si agitano sul palco senza mai smettere di sorridere. Se la cavano alla grande, considerando che deve essere complicato ballare e cantare sostenendo certi ritmi. Anche Lazuli sta andando alla grande, ma non avevo dubbi su di lei. So quanto ha lavorato duramente per questo, e so quanto sia forte mentalmente per sostenere la pressione. Lei è fantastica in tutto, l’ho sempre pensato.
Sembrano divertirsi tutti qui, persino io penso che le canzoni di questo gruppo siano decisamente carine e che le ragazze siano davvero brave nell’interpretarle, riuscendo anche a trascinare un pubblico che le adora. L’unica che osserva passivamente la scena è Chichi, silenziosa e immobile accanto a me in fondo al locale. La sua espressione è nascosta parzialmente dalla mascherina che indossa, ma i suoi occhi di ghiaccio sono indecifrabili. Non saprei dire cosa stia provando, ma so per certo che avrebbe voluto esserci lei su quel palco. E che se lo sarebbe meritato.
«Buonasera!» esclama Juvia, dopo diverse canzoni cantate senza un attimo di sosta e ottenendo un boato di approvazione dalla folla come risposta.
«Noi siamo le Sweet Bullet!» gridano in coro tutte insieme, indicando con l’indice e il braccio teso il pubblico, che non smette di acclamarle.
So che adesso devono recitare una scenetta semicomica preparata in precedenza. Lo so, visto che ho dovuto simulare le diverse parti col copione in mano insieme a Goku per permettere a Là di prepararsi al meglio.
«Wow! Abbiamo iniziato alla grande!» dice Marcarita, prendendo la parola.
«Però, Juvia-chan, non starai sudando un po’ troppo stasera?!» interviene Vados, avvicinandosi ghignando alla frontgirl del gruppo, che si volta imbarazzata verso il pubblico. Recitano bene, tutto sommato. Le idol devono essere artiste a trecentosessanta gradi, è il loro mestiere.
«Eh?! Le idol non sudano! Quindi Juvia non suda mai!» prova a ribattere lei, facendo ridere il pubblico.
«A me sembra che stai grondando tutta, Juvia-chan…» si intromette Levy, avvicinandosi a lei con fare indagatore. «Ma non ti preoccupare, noi ti vogliamo bene lo stesso!» le sorride dolcemente, accarezzandole la guancia.
«È giusto che anche voi sappiate la verità, a questo punto…» esclama Lazuli, catturando l’attenzione del pubblico verso cui si è rivolta, mentre Juvia la fissa con gli occhi sgranati e le fa segno di tacere. «Dopo ogni concerto, Juvia-chan dice sempre che si sente persino le mutandine sudate!» aggiunge sospirando, allargando le braccia e accennando un sorriso.
Lei è un’attrice consumata, una gag come questa è una bazzecola per lei. Ma è straordinaria lo stesso.
«Giusto! Sei fantastica Chichi-chan!» urla una ragazza.
«Raccontaci tutto, Chichi-chan! Sei grande!» grida un ragazzo.
«Posso urlare anch’io qualcosa a Chichi-chan?» chiedo in un sussurro a Chichi, in silenzio al mio fianco, immobile come una statua.
«Se ci provi ti ammazzo di botte» ribatte lapidaria.
«Allora è un vizio di famiglia il vostro…» sbuffo, divertito.
«L-le idol non indossano le mutandine!» prova a giustificarsi goffamente Juvia, rivolta verso Lazuli che le sorride sghemba, protesa verso di lei con le mani appoggiate sui fianchi.
«Eh?!» sbotta Levy, fingendosi imbarazzata e coprendosi gli occhi con le mani.
«Quindi non le indossi nemmeno ora le mutandine?» le chiede ammiccante Vados.
«Attenta Juvia-chan, la tua minigonna non è un po’ troppo corta?» sorride maliziosa Marcarita, passandole accanto e sfiorandole, appunto, la minigonna.
Il pubblico grida e ride, sembra divertirsi molto.
«N-non intendevo quello! Juvia si è espressa male!» sbotta la frontgirl, imbarazzata, stringendo le gambe e piegando verso l’interno le ginocchia. Si preme con entrambe le mani la minigonna tra le cosce. «V-volevo dire che le idol non sudano! Mi sono confusa!»
«A me non sembra…» continua a guardarla con malizioso sospetto Vados, mentre Levy scoppia a ridere e Marcarita scuote in modo teatrale la testa con gli occhi chiusi.
«Ho paura che se continuiamo a punzecchiarla, Juvia-chan potrebbe dire qualcosa di fatale per la sua carriera di idol!» ride Lazuli, correndo in suo soccorso, strappando risate a tutti. «Cosa dite? Passiamo alle prossime canzoni?!» urla, sollevando un braccio verso l’alto e ricevendo un boato di approvazione, prima di fare un salto sorridendo e tornare a occupare la sua postazione nella coreografia.
 
Le canzoni si susseguono una dopo l’altra e le ragazze continuano a cavarsela alla grande. Sono brave, belle da vedere e anche da sentire. Secondo me Lazuli spicca su tutte, ma forse sono solo di parte, non saprei. Ci hanno anche fatto votare durante una breve interruzione la nostra Sweet Bullet preferita in questo live e io, ovviamente, ho votato per Chichi-chan, ossia Lazuli. Credo che anche Chichi abbia votato per lei, anche se non dice una parola e appare decisamente abbattuta. Sembra affascinata da quello che sta vedendo e soprattutto dalla performance di sua sorella, ma anche triste per non poter far parte di uno show che aveva tanto atteso. Oltre al fatto che non penso si aspettasse che Lazuli se la sarebbe cavata così bene in un ruolo nuovo per lei.
«Eccoci giunti al momento clou del nostro live! Una tradizione attesissima da chi ama le Sweet Bullet!» prende la parola Juvia, al termine dell’ennesima canzone. «Annunceremo chi sarà la voce solista del nostro nuovo singolo, che vi canteremo adesso in anteprima! Ci siamo preparate tutte per la parte della frontgirl, adesso vedremo chi avete scelto voi per prendere il mio posto!» aggiunge, mentre il pubblico la acclama e da dietro le quinte la manager del gruppo le porge una busta.
«Quindi sai già che hai perso la votazione, eh?!» la provoca Vados, sorridendo maliziosa.
«Ma no, Vados-chan! Juvia-chan potrebbe anche autoannunciarsi, adesso!» esclama Levy.
«Per me non ha vinto lei» sorride enigmatica Marcarita.
«Io direi di lasciarla leggere, che il nostro pubblico non sta più nella pelle, vero?!» interviene Lazuli, ricevendo un boato di approvazione come risposta.
«Allora vado! Rullo di tamburi…» riprende la parola Juvia, mentre il pubblico si zittisce e la tensione si fa palpabile. Intravedo la madre di Chici in prima fila, appoggiata alle transenne con gli occhi chiusi e le mani giunte. «La voce solista del nostro nuovo singolo sarà… Chichi-chan!» urla, mentre il pubblico sembra impazzire e la luce a occhio di bue si posa su Lazuli, che si guarda intorno sorpresa. Le sue compagne la abbracciano, si congratulano con lei. Con la coda dell’occhio spio Chichi, che si lascia cadere le braccia lungo i fianchi e si appoggia con la schiena al muro. Non le dico nulla, anche perché non so cosa cazzo dovrei dirle in un momento come questo. Io sono felice per Lazuli, ma anche per lei, visto che quando tornerà nel suo corpo sarà la frontgirl. Però… però credo di capire cosa le stia passando per la testa. Che situazione del cazzo.
«Grazie! Grazie a tutti!» esclama emozionata Lazuli. «Farò del mio meglio per non deludervi e per non sfigurare accanto a Juvia-chan e le altre meravigliose Sweet Bullet! Ecco il nostro nuovo singolo, si intitola “Baby”!» aggiunge, mentre parte la musica e guadagna il centro del palco, con Juvia che si sposta lateralmente.
«I wanna kiss you, love me baby! Yeah! I wanna kiss you, love me baby! Yeah!» cominciano a cantare in coro le Sweet Bullet, muovendo i primi passi della coreografia.
«Yeah! Yeah!» canta all’unisono il pubblico, muovendo a ritmo le mani verso l’alto.
«Ehi, è da stamattina che la mia testa scoppia di pensieri» comincia a cantare Lazuli da sola. «Non mi vedrai più così serena, come ieri».
«Sto pensando a un piano…» continua Lazuli.
«Una coincidenza!» interviene Levy, passandole davanti.
«Cerco le parole giuste…» riprende Lazuli.
«Per dirtelo!» completa la frase Juvia, inciampando leggermente in un cavo a causa dei tacchi alti, mentre si incrocia con Lazuli come aveva fatto Levy poco fa. Il microfono le sfugge di mano e lei sbilancia all’indietro, mentre anche il pubblico si paralizza per un lungo istante, come se avessero capito tutti che qualcosa stesse andando storto.
«Non me la sento ancora di parlarti, però!» continua a cantare Lazuli, mantenendo il sangue freddo e prendendo al volo il microfono, oltre a stringere a sé Juvia facendole fare un casquet e porgendole nuovamente il microfono, prima di risollevarla con naturalezza e dare un cinque a Levy strizzando l’occhiolino insieme a lei, come se fosse stato tutto preparato a tavolino.
Il pubblico riprende a cantare e a ballare, nessuno ha capito che è stato tutto frutto di improvvisazione da parte di Là. Nessuno, a parte me e Chichi, alla quale luccicano gli occhi.
«Lei è… è straordinaria…» sussurra, ammirata e anche confusa, senza staccare gli occhi dal palco e strappandomi un sorriso.
«Lo è eccome…» le rispondo.
«Nemmeno un po’!» cantano in coro Marcarita e Vados.
«Give me a kiss and love me baby! Yeah!» riprendono tutte in gruppo, disponendosi di nuovo in orizzontale con Lazuli al centro.
«La nostra storia è appena iniziata» continua la nuova frontgirl da sola, facendo l’occhiolino alla folla, che sembra impazzire. «Forse non sono ancora preparata…» aggiunge, mentre gli occhi di ghiaccio di Chichi brillano sempre di più nel guardarla. «Ma una freccia al mio cuore è già arrivata!» conclude la strofa, facendo finta di sparare verso il pubblico con una pistola immaginaria riprodotta con la mano libera dal microfono.
Le Sweet Bullet concludono il nuovo singolo e lasciano il palco, tra le grida e gli applausi della folla in visibilio. Credo che sia stato un successo clamoroso, forse anche al di là delle aspettative delle stesse ragazze, a giudicare da come si guardano intorno emozionate e felici mentre lasciano il palco scambiandosi dei cinque tra loro. Sembrano anche un gruppo affiatato. Non vedo tutta questa rivalità, spero che potranno restare buone amiche tra loro anche in futuro, soprattutto se non avranno alle spalle la presenza di manager “ingombranti” come la madre di Chichi. Ricordo infatti quel messaggio in cui suggeriva a Lazuli di non rivolgere la parola a Juvia e di doverla scalzare dal ruolo di frontgirl ad ogni costo e inorridisco. Sono convinto che certi risultati si possano ottenere anche con la gentilezza, oltre che col duro lavoro. E Juvia e le altre mi sono sembrate delle ottime compagne per Chichi.
 
«È stato un bel concerto! Mi sono divertito, siete davvero brave!» esclamo, lasciando insieme a Chichi la sala del locale adibita al concerto ed entrando in un altro ambiente altrettanto grande, dove il pubblico si sta disponendo in lunghe file divise da transenne. Vicino a una parete sono accatastati un gran quantità di mazzi di fiori, vasi con piante, pupazzi di ogni dimensione e pacchetti regalo. Riesco a intravedere che alcuni sono indirizzati a una specifica ragazza delle Sweet Bullet, altri sono un regalo di gruppo. «Certo che avete proprio un bel pubblico che vi segue. Ora capisco perché la gente impazzisce per le idol!» riprendo, camminando con le mani intrecciate dietro la nuca, incuriosito dalla situazione. Chichi cammina a testa bassa al mio fianco, in silenzio. Penso non si sia mai sentita così sola, nonostante siamo in mezzo davvero a tanta gente.
«Perché c’è tutta questa fila?!» le chiedo, per provare a distoglierla dai suoi pensieri.
«A fine concerto di solito incontriamo i fans…» sussurra in tono funereo, sempre a testa bassa. «Foto, autografi, anche solo darsi un cinque… guarda…» aggiunge mestamente, senza alzare la testa, indicando col dito dalla parte opposta di quella stanza, dove effettivamente ci sono disposte le cinque Sweet Bullet alle prese con i loro fans. Mi viene un po’ da ridere, perché immagino che una come Là non vedrà l’ora di finire questa cosa, data la scarsa considerazione che ha nel genere umano nel suo complesso. Ma le tocca anche questo finché dovrà fingersi Chichi. Sono certo che riuscirà a tenere a bada il suo spirito selvatico, alla fine è bello anche per lei sentire l’affetto della gente sulla propria pelle.
«Dobbiamo metterci in fila anche noi?» chiedo a Chichi, provando a scherzare. «Magari chiedo un autografo a Levy e mi faccio un selfie con Juvia, tu che dici?!»
«Dico che la sorellona ti prenderà a calci da qui fino a casa, se lo dovessi fare…» accenna un sorriso tirato, guardandomi finalmente negli occhi. «Andiamo via» sospira, abbassando di nuovo la testa e dirigendosi verso l’uscita, per raggiungere la quale bisogna passare accanto alla zona transennata che separa il pubblico dalle Sweet Bullet.
«Sono contenta… sono contenta per te, davvero!» grida commossa la madre di Chichi, proprio nel momento in cui stiamo passando noi, stringendo entrambe le mani di Lazuli nelle sue. «Sono… sono veramente troppo contenta!» aggiunge, mentre una lacrima di gioia le scende lungo la guancia. Lazuli la osserva senza tradire particolari emozioni, prima di regalarle un sorriso di circostanza. «Sapevo che potevi farcela a diventare la solista! Sei stata… sei stata bravissima!» conclude, prima di abbracciarla.
Chichi resta come pietrificata, sgranando gli occhi e stringendo i pugni forte accanto a me.
«Andiamo a casa, Chì» le dico, cingendole un fianco e stringendola a me, riprendendo a camminare e provando a tirarmela dietro.
Lei mi segue, ma allo stesso tempo si calca il cappellino sulla fronte per coprirsi gli occhi con la visiera. La sento piangere. Piange senza fare rumore, ma io la sento comunque. E mi sento di merda.
«N-non voglio andare a casa» sussurra, con la voce rotta da un pianto che si sforza di trattenere. «Ho voglia di vedere il mare».
«Se vuoi stiamo in giro ancora un po’, ma non so se è una buona idea andare al mare adesso. C’è già buio» provo a convincerla, mentre camminiamo sui marciapiedi illuminati dai lampioni e sui tabelloni pubblicitari giganti posti sugli edifici più grossi scorrono alcune pubblicità. Compare anche uno spot di Lazuli per una marca di vestiti proprio in quel momento. Proprio mentre Chichi solleva la testa e lo vede davanti a sé.
«Portami alla spiaggia Schichirigahama, lì non c’è mai nessuno» ribatte mestamente, abbassando di nuovo la testa. «Per favore, Rad».
 
 
 
 
 
 
Note: ahia, perché Chichi vuole andare al mare quando ormai è quasi notte? Certo che ha appena preso un paio di belle mazzate durante la serata, tra il successo ottenuto da Lazuli e il comportamento della madre.
Abbiamo accantonato per un attimo il mistero relativo al contenuto della scatola segreta di Là in cui ha sbirciato Rad, ma settimana prossima avrete tutte le risposte che cercate.
Per il momento, spero vi abbia divertito il concerto e la sua descrizione e che in generale vi sia piaciuto questo capitolo! Chi è la vostra Sweet Bullet preferita?
Se volete rivedere le Sweet Bullet e i loro look di scena vi rimando al capitolo 23, dove avevo postato un’immagine col loro character design curato da Sapphir Dream. Già che ci sono, la ringrazio subito per lo stupendo disegno che allego oggi, con Lazuli e Chichi che cantano insieme in versione idol. E vi anticipo che settimana prossima abbiamo già pronte ben due sue opere dal forte impatto emotivo perché sarà un capitolo chiave. E saranno immagini meravigliose, potremo anche vedere le due sorelle da bambine (sì, sono adorabili).
Abbiamo potuto conoscere un po’ meglio anche Bardack, mi auguro vi sia piaciuto lui e il suo dialogo con Radish!
Due piccole precisazioni, anche se molti di voi lo sapranno già: in Giappone è molto comune vedere in giro persone che indossano mascherine chirurgiche quando hanno tosse o raffreddore, quindi Chichi sfrutta questa cosa e il cappellino per rendersi irriconoscibile nel corpo di Lazuli. Il Tokyo Dome invece è uno degli stadi più importanti del Giappone, probabilmente il più blasonato in cui poter fare un concerto per un artista.
Se non si fosse capito, nel basket americano tifo Toronto Raptors e sono ancora molto felice per il clamoroso titolo vinto a giugno. Lazuli la pensa come me, a quanto pare. Anche se il mio (e suo e di Rad) giocatore preferito resterà sempre Michael Jordan. ;-)
 
Grazie a chi lascia sempre il suo commento e mi fa sentire il suo supporto, a chi cerca di trasmettermi l’entusiasmo che ha per questa storia nonostante i tanti impegni e a chi continua a divertirsi grazie a questi personaggi anche leggendo in silenzio.
 
Come vi dicevo, il prossimo sarà un capitolo chiave. Spero che vi emozionerà come ha emozionato me scriverlo e che vi piaceranno i disegni di Sapphir, che, ve lo dico, si è superata. Il titolo è “Complimenti ingarbugliati” e ci sarà da ridere e da piangere, ci saranno dolcezza e malinconia, con un po’ di nostalgia. Ci sarà un ceffone clamoroso per il povero Rad e anche il ritorno in scena di Bulma. Ci sarà una scatola da aprire e tanti sentimenti da esternare, non posso che augurarmi che vi emozionerà almeno un pochino.
Grazie mille a chi continua a voler bene a questi personaggi, ci vediamo mercoledì!
 
Teo
 
 
 

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