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Autore: Oktob3r    03/10/2019    0 recensioni
Ferda ha solo due opzioni: diventare il più grande mago della storia dell'accademia di Bran, oppure morire. Le streghe che insegnano a Bran sono convinte che lui possieda un enorme potere magico latente e l'hanno iscritto a forza all'accademia che, tanto per essere chiari, è un'accademia femminile. Le altre studentesse non l'hanno presa bene e non vedono l'ora di sbarazzarsi della sua inutile presenza.
Genere: Commedia, Erotico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era passata da poco l’ora della civetta quando Ferda uscì dalla propria stanza e imboccò il corridoio buio che conduceva al salone da pranzo dell’Accademia di Bran. Poco più in là c'era la scalinata di pietra lavica, l’atrio, l’ingresso monumentale e, finalmente, la libertà. Muovendosi con circospezione il ragazzo si ripromise di passare la diciassettesima primavera il più possibile lontano da quella follia di streghe, libri di magia base di 1500 pagine da studiare nell’arco di una notte, levatacce per seguire lezioni di alchimia alle 6 del mattino e via dicendo.

Quella vita non faceva proprio per lui.

Metro dopo metro percorse tutto il corridoio passando sotto le alte arcate a sesto acuto da cui pendevano lampadari di cristalli spenti da due ore circa. I suoi passi, per quanto cercasse di non fare rumore, risuonava sul pavimento di marmo a scacchiera.

Di solito lo riacciuffavano qui.

Raggiunta la scalinata di pietra lavica la discese in punta di piedi, un gradino alla volta.

Arrivato al pianterreno realizzò che quella era la prima volta che un suo tentativo di fuga arrivava così lontano. Alla sua destra cominciava, e procedeva per circa duecento metri, il lungo corridoio che portava alle aule e, in fondo, alle stanze delle streghe.

Qui, con la presenza di tutte quelle arpie con le orecchie drizzate e pronte a scattare al minimo rumore, il pericolo di venire scoperti era altissimo. Ferda si impose il silenzio più assoluto. Stava filando tutto liscio, l’ingresso dell’accademia era a portata di mano, bastava uno scatto.

Qualcosa lo colpì in testa.

Ferda alzò lo sguardo e vide madame Jungro che lo fissava di rimando con le braccia conserte. La professoressa stava camminando sul soffitto.

«Cosa le fa credere che questa volta andrà diversamente dalla 56 che l’hanno preceduta?» disse madame Jungro.

«Sì!» rispose Ferda abbandonando ogni proposito di silenzio e correndo verso l’ingresso. «Questa volta ce la farò!».

Qualcosa l’afferrò per le caviglie e lo strattonò facendolo cadere. Cadendo sbatté il naso, si girò sulla schiena e cercò di liberarsi ma la morsa invisibile che lo immobilizzava era troppo forte per un umano. Lyn emerse dal pavimento col suo sorrisetto strafottente e il suo volto da bambina crudele.

«Posso ucciderlo?» domandò Lyn. «Un colpo secco, non sentirà niente».

«No», rispose madame Jungro. «Serve alla Congrega».

«Che peccato», disse Lyn, avvicinandosi alla sua preda.

«Non può ucciderlo», precisò Madama Jungro. «Ma non ho detto che non può fargli del male, madame Berger».

Lyn si lasciò sfuggire una risatina e si sedette sul petto di Ferda..

«No», disse Ferda. «Aspetta un secondo».

Fu l’ultima cosa che disse prima di perdere i sensi.

 

Il risveglio di Ferda non fu piacevole. Lyn era seduta accanto a lui sul suo letto e stava coltivando una pianta sul suo alluce destro. Lyn era una bellissima ragazza, non c'erano dubbi, ma era completamente sadica. Non era la prima volta che faceva cose del genere, da quando madame Jungro l’aveva incaricata di sorvegliarlo entrava ed usciva come voleva dalla sua stanza e si divertiva a usarlo come cavia dei suoi esperimenti.

Dalla finestra sul cortile dell'accademia entrava una luce intensa e il cinguettio degli uccellini.

«Non hai proprio niente di meglio da fare che torturare me?» domandò Ferda.

«Dovresti essere contento», disse lei. «Se non ti ammazzo io lo farà qualche altra strega».

«Che differenza ci sarebbe?»

«Non ne ho idea», disse Lyn. «Non ho nemmeno idea del perché un incapace senza alcun talento come te stia in questa accademia».

Ferda si alzò e andò zoppicando in bagno, la piantina che cresceva sul suo alluce destro lo intralciava. Si voltò verso Lyn che lo osservava sorridendo e le sbatté la porta.

 

«Mi domando perché non ti ritiri?» domandò Lyn accompagnando Ferda verso l'aula di alchimia.

Quando entrarono nell'anfiteatro che serviva da aula per quella materia tutte le studentesse, streghe di quindici o sedici anni di altissimo livello, gli puntarono gli occhi addosso. E il loro non era lo sguardo di chi è contento di vederti.

Ferda si sedette al suo banco. Aveva la schiena incurvata dal peso dei numerosi tentativi di fuga falliti.

«Le vedi tutte queste streghe?» domandò Lyn sedendosi accanto a lui. «Hanno passato le pene dell'inferno per riuscire ad entrare in questa scuola. Tutte donne perché, nella storia della magia, non è mai esistito un uomo in grado di padroneggiare gli arcani. E ora eccoti qui, con questa faccia da pesce lesso e nessun talento per la magia. Cosa credi che stiano pensando tutte quante?»

«Cosa si mangerà a pranzo?» rispose Ferda.

«La vedi Roxana», disse Lyn indicando una strega in prima fila con dei magnifici capelli bianchi, sembrava delicata come una bambola di porcellana. «Sta pensando “dicono che l'intestino umano sia lungo abbastanza da raggiungere la Luna verde di Hub, questa notte gli aprirà la pancia e verificherò. Io ho dovuto accoppiarmi per quattro ore con un minotauro per acquisire abbastanza mana, lui invece non ha mosso un dito, è intollerabile”»

«Non si è mai accoppiata con un minotauro», disse Ferda.

«Con uno slime?»

«Smettila».

«Allora accoppiamoci noi», disse Lyn.

«Te l'ho già detto, non siamo bestie e non ci accoppiamo. Poi tu mi detesti, lo faresti solo per rubarmi tutto il mana e comunque sarebbe inutile perché io non ne ho nemmeno un grammo. Rassegnati».

Lyn fece il broncio: «Bugiardo, ti vuoi accoppiare con Roxana».

«Voglio solo andarmene via di qui».

Entrò madama Jungro e calò il silenzio. La professoressa si sedette dietro la cattedra, guardò la classe e sorrise: «Oggi ci eserciteremo sulla resistenza magica alle esplosioni. Un volontario l'abbiamo già».

Ferda deglutì a vuoto.

   
 
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