Ciao a tutti i lettori! Sono tornata a
scrivere dopo tantissimi anni. Mi sento un pochino arruginita, il mio
stile è sicuramente cambiato un pochino negli anni, quindi
mi farebbe veramente piacere ricevere critiche costruttive da parte dei
lettori, in caso siate interessati alla storia.
Vorrei aggiungere che ci tengo a
continuare a questa storia, è più un impegno che
prendo per me stessa che per il pubblico, ma se a qualsiasi punto vi
sembra che sta diventando assurda o fuori tema, fatemi sapere!
Spero veramente tanto che l'idea sia di
vostro gradimento. I primi due capitoli sono un poco introduttivi,
quindi portate pazienza se vi sembra che le cose avvengono troppo
lentamente. Inoltre mi piacerebbe sapere se la lunghezza dei capitoli
è accettabile o dovrebbe essere più lunga o
corta? Inoltre ho un'idea specifica di come sono Rose e Scorpius. Alla
fine del secondo capitolo vi aggiungerò l'immagine che ho
già preparato. :)
Buona lettura!
Capitolo 1 - Trippy Eyes
Erano quasi le sei e mezza del pomeriggio, era passata più di mezz’ora da quando ero seduta lì, sulla sponda del Lago a fissare le increspature della superfice dell’acqua. C’era qualcosa di ipnotico in tutto ciò. Si diceva che vivesse una Piovra gigante in quelle acque, ma nessuno l'aveva mai vista in tutti questi anni.
Sospirai.
Il tramonto, ormai prossimo, stava iniziando a
tingere ogni cosa
di quel colore rossastro che mette malinconia. Ormai l’estate
stava finendo e l’autunno
sarebbe iniziato di lì a pochi giorni.
Era
la seconda settimana del mio ultimo anno ad Hogwarts.
Perché
ero lì, vi starete chiedendo?
Stavo
aspettando. Mi ero ripromessa più volte, durante
l’estate,
che avrei reso quell’anno unico, importante. Ed era proprio
quello che stavo
per fare, ma non sarebbe mai potuto succedere se mi lasciavo sopraffare
dalla
paura.
Dovevo
farcela. Soprattutto per papà, che riponeva in me una
speranza immane.
Strinsi
il manico di scopa tra le mani, facendo un respiro
profondo. Dovevo andare o avrei perso l’occasione,
l’ultima per me.
Mi
diressi verso il campo di Quidditch con il cuore in gola.
Vedevo già dei ragazzi volare in alto, le prove erano
iniziate da quasi mezz’ora.
Quell’anno la squadra aveva bisogno di più
giocatori in ruoli diversi, visto
che molti dell’anno scorso erano del settimo anno.
-
Hey, Weasley! Sei in ritardo. - gridò Baston dalle
tribune, ad una decina di metri da me.
-
Scusami, sono stata trattenuta da un professore. - mi
scusai subito, arrossendo per la bugia detta e stringendo ancora di
più il manico
della scopa. Lui annuì soltanto con la testa passandosi una
mano tra i capelli
castani e tornò a guardare i ragazzi che si passavano la
Pluffa a mezz’aria.
Nicholas Baston era il Capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro. Era un Portiere eccezionale: dopo la scuola sicuramente avrebbe fatto una gran carriera nel mondo dello sport, in molti dicevano che era già stato contattato da più squadre a livello nazionale.
Mi ricordai che lui era anche uno dei motivi per cui nei anni passati non mi ero mai candidata a far parte della squadra: dal terzo anno fino al quinto ebbi una cotta per lui. Principalmente lo evitavo in ogni luogo in cui mi ritrovavo da sola con lui, lo osservavo solo di nascosto, ero ossessionata dalla sua perfezione, e sicuramente essere nella stessa squadra non faceva parte dei miei piani.
Mi imbarazzai tantissimo a ripensarci. Quanto ero stupida, pensai. Fortunatamente la cotta mi era passata dopo il suo fidanzamento con una del quinto anno, l'anno scorso. Ci rimasi male una settimana, ma a pensarci ora sembrava come se non c'era mai stata questa cotta. Era tutto nella mia testa.
Scossi
la testa. I ragazzi che stavano facendo le prove con la Pluffa scesero
davanti a Baston. Lo vidi annuire a uno di loro che sorrise, mentre
l'altro abbassò la testa deluso. Se non sbaglio erano due
ragazzi del terzo anno.
Io
non ero più così tanto sicura di quello che stavo
per
fare. Forse era proprio una cattiva idea, inoltre non è che
fossi una delle
migliori in famiglia. Chiunque sarebbe riuscito a battermi.
No,
smettila di pensare così. Almeno provaci. Chissenefrega
se non ce la fai. Pensai.
-Dai,
Weasley tocca a te. - mi
richiamò Baston. Corse a prendere dal baule il Boccino. Gli
avevo detto che
avrei voluto giocare come Cercatrice. Era l’unica cosa che mi
riusciva bene,
non ero forte da fare da Battitore, non ero abbastanza brava a tirare
la Pluffa
a segno e quindi non mi restava altra scelta, insomma.
-
Eccomi. - dissi, avvicinandomi al
ragazzo.
Lui
mi scrutò dalla testa ai piedi,
lo vidi esitare prima di chiedere: - Sei sicura di…?
-
Sì, certo! – lo interruppi io,
prima che mi mettesse il dubbio in testa. Lui annuì e
lasciò scivolare il Boccino
dalle mani ed esso fuggì come una scheggia nel campo.
-
Buona fortuna, Rose. Abbiamo
bisogno di una persona pronta, la nostra prima partita è tra
una settimana,
quindi fammi vedere quanto vali. - mi comunicò il Capitano,
aveva la fronte
corrugata e i suoi occhi castani incorniciati dalle sopracciglia folte
infondevano serietà. Per lui il Quidditch non era solo un
gioco, vincere la
coppa quell’anno avrebbe significato molto di più.
-
Va bene, Nick. – risposi decisa,
montando la mia scopa. Era una Firebolt 3000, uno dei modelli
più recenti. Era
stato un regalo di papà quando aveva saputo che avevo
intenzione di entrare in
squadra quell’anno, era stato così felice e aveva
grandi aspettative da me.
Mi
alzai a mezz’aria cercando di
strizzare gli occhi per cercare il Boccino, mentre con la coda
dell'occhio vidi Baston azionare una specie di cronometro. Questo mi
infuse un senso di ansia infinito. Il tramonto rendeva tutto
più difficile,
il cielo si stava tingendo delle varie tonalità di
giallo-arancione, quasi lo
stesso colore del Boccino.
Rimasi
lì a fare un giro del campo,
con il cuore che batteva forte. Sentivo gli occhi di Baston su di me,
sicuramente
stava analizzando ogni singolo particolare: la postura,
l’attenzione, il modo
di volare.
All’improvviso
notai un guizzo
vicino a uno dei cerchi della Porta, strizzai gli occhi per vedere
meglio ed
essere sicura che si trattava proprio di quello che pensavo io: era il
Boccino!
Mi
tuffai in quella direzione a
velocità massima. La Firebolt 3000 era velocissima,
più veloce delle scope che
avevo posseduto in precedenza. Coprii quei 50-100 metri in pochissimi
secondi
ma il Boccino stava già guizzando lontano. Cercai di non
perdere la
concentrazione e continuai a seguirlo. A un certo punto fui costretta a
fare
una discesa a vite, allungai la mano per prenderlo. Ero vicinissima al
suolo,
ancora pochi secondi e mi sarei schiantata.
Allungai
di più la mano, finalmente
sentivo le ali del Boccino tra le mie dita, strinsi forte per non
lasciarmelo
sfuggire. A quel punto era inutile frenare, improvvisai una sorta di
capovolta
a mezz’aria sfiorando di poco l’erba del campo e
indirizzai la mia scopa verso
Baston, indicandogli il Boccino nella mia mano.
Lui
mi stava guardando con le possenti
braccia incrociate al petto, mi fece un cenno con la testa e un
sorriso.
Atterrai
accanto a lui e gli chiesi
tutto d’un fiato: - Allora?
-
Non c’è male, Rose. Tra tutti
quelli che ho visto oggi, sei sicuramente con il tempo migliore. Penso
proprio
che tu
abbia preso i geni di tuo padre, hai una vena sportiva. Però
c’è ancora da migliorare,
ma per quello ci sono gli allenamenti. – commentò
il ragazzo, con un tono
pacato. La cotta mi era passata di sicuro, ma lo ammiravo ancora come
in precedenza, aveva un’aura autoritaria
tutt’attorno a sé così forte che era
impossibile non notarla.
Io
annuì con un sorrisone, quindi
ero nella squadra! Non vedevo l’ora di mandare una lettera a
papà e riferirgli
tutto.
-
Grazie mille, Nick. Non vedo l’ora
di iniziare! – esclamai. Lui mi fece un occhiolino e sorrise.
- Gli allenamenti iniziano domani, ogni sera dalle cinque alle sei e mezza. Ci vediamo, puoi andare. – mi informò, congedandomi.
*****************
Ero
euforica, così tanto felice che
faticai pure a legare la lettera al gufo che mi guardava torvo.
Papà sarebbe
stato fierissimo di me.
-
Scusa. – sussurrai, spostandomi per
lasciarlo volare fuori dalla finestra. Il gufo aprì le ali,
sbattendomele quasi in faccia prima di prendere il volo, quasi per
vendicarsi. Io mi lasciai sfuggire un piccolo grido di sorpresa. Non
sapevo che pure i gufi avessero un caratteraccio!
Mi
girai per raccogliere la mia roba,
quando notai di non essere l’unica persona nella Torre.
Appoggiato allo stipite
dell’entrata della Guferia c’era Malfoy.
Scorpius Malfoy, era un ragazzo della mia stessa età, all’ultimo anno come me. Era un Caposcuola, come mio cugino Al. Insomma, uno piuttosto bravo a scuola. L’avevo visto alla prima riunione con i Prefetti di quell’anno, ma non avevo avuto occasione di parlarci. Avevamo anche alcune classi in comune da anni, ma non era mai successo che avessimo lavorato insieme o altro.
Probabilmente
aveva seguito tutta la scenetta e avrà pensato a quanto
fossi imbranata. Ma che
ti importa, mica ti conosce, pensai.
-
Ciao! – lo salutai, educatamente.
Mi fece un mezzo sorriso, quasi ostile, come se gli costasse tanto
stirare le
labbra, e rispose al saluto con un semplice cenno della testa.
Mi scrutava curioso, i suoi occhi che
mi
scannerizzavano dalla testa ai piedi. Io rimasi spiazzata da quel
comportamento
insolito. Cosa gli costava ricambiare il saluto a voce?
Cosa
ci fai ancora qui impalata,
esci no? Mi disse una vocina in testa.
-
Io, ehm, vado. Buona serata. –
dissi, raccogliendo la borsa e la Firebolt da terra. Non rispose in
alcun modo,
che tipo strano. Si passò soltanto una
mano tra i capelli ricci che
ricordavano tanto il colore specifico dei immensi campi di grano che
c’erano in Francia,
vicino a Villa Conchiglia. Li teneva corti ai lati e leggermente
più lunghi nel mezzo.
Gli passai accanto per uscire. Il mio sguardo incrociò il suo, di sfuggita. Non volevo, ma non so perchè avevo alzato lo sguardo verso di lui, una ventina di centimetri più in alto rispetto ai miei occhi. Cercai di uscire, veloce come una scheggia. Ero imbranata e situazioni del genere non facevano che accertare questa mia convinzione.
- Aspetta, ferma. - lo sentii richiamarmi. Aveva un tono fermo, profondo, che mi fece bloccare sul posto.
Mi girai verso di lui, sorpresa: - Sì?
Mi raggiunse, ero solo un gradino più in basso rispetto a lui ma così sembrava ancora più alto di me. Mi sopraffece il suo profumo fresco, sapeva di muschio e pino. Lui alzò una mano e la portò ai miei capelli. Io mi sentii le orecchie in fiamme. Sgranai gli occhi. Cosa stava facendo? Stavo per chiederglielo, quando mi sentii tirare un capello.
Malfoy tolse la mano dai miei capelli e mi porse le due piume che si erano incastrate in essi poco prima. Ah, ecco!
- Oh. Grazie... - mormorai, ancora scossa. Mi sentivo le orecchie fischiare. Alzai lo sguardo verso di lui, aspettandomi una risposta, eppure non aveva nessuna espressione particolare in volto, anche se pareva leggermente accigliato. Non disse nulla, fece dietro front e tornò in Guferia.
Mi ero persa qualcosa? Mi aveva risposto ma non lo avevo notato?! Rimasi con la bocca aperta, prima di girarmi e riprendere a scendere le scale.
Il
suo profumo fu l’unica
cosa a rimanermi impressa anche mentre correvo nel giardino del
castello, per
raggiungere al più presto il portone d’Ingresso
della scuola.
Il
profumo e i suoi occhi. Erano grigi.
Non lo avevo visto per bene dalla sorpresa, purtroppo quando mi
imbarazzavo mi si annebbiavano i sensi, ma ero sicura che
il colore fosse un grigio surreale,
soprattutto su
quei occhi misteriosi.
Non mi era piaciuto quel suo comportamento, non ricordavo di avergli mai fatto qualche torto. Cercai di pensarci su, ma non mi sembrava proprio di aver mai avuto una conversazione con lui. A dire il vero, non ricordavo nemmeno di averlo mai notato. Aveva sì un viso particolare, ma non abbastanza da sopraffare la sua personalità quasi oscura, riservata. Sapevo della sua esistenza, ma era sempre stato uno qualunque, uno tra i tanti Nott, Zabini, Goyle o chicchessia di Serpeverde.
Più
che altro non capivo perchè farmi la gentilezza di togliermi
le piume dai capelli se poi non gli interessava nemmeno parlarmi
decentemente. Entrai in Sala Grande lasciando tutti quei pensieri fuori
dal portone.
Evidentemente
non sapevo ancora che proprio questo ragazzo sarebbe diventato la causa
di una serie di sfortunati eventi del mio ultimo
anno. E della mia vita, suppongo a questo punto. Altrimenti, oh
sì che avrei continuato a pensarci. Eccome.
***