Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Angels4ever    07/10/2019    5 recensioni
[Storia partecipante al contest "Cappello Parlante!" indetto da amicadeilibri sul Forum di Efp]
1970: Sirius Black ha finalmente l'opportunità di essere qualcosa oltre un Black, può avere una nuova vita, una nuova spensieratezza, nel giorno del suo smistamento;
2004: Una ragazzina di undici anni arriva in una Hogwarts che ha visto e combattuto due guerre magiche, e non sembra molto entusiasta;
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo, Da VII libro alternativo
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Grifondoro vs Serpeverde

 




1 settembre 1970

 

 

Avevo sentito parlare di Hogwarts dalla miriade di cugini, a tratti dai miei genitori: ne parlavano come il luogo più lussuoso sulla faccia della terra; gli occhi dei miei parenti si illuminavano nominando tutti quei tesori, quell'oro e quello sfavillio presente nel castello.
Invece, ciò che mi sorprese appena varcai le porte della Sala Grande, fu la sensazione di calore, di famiglia, di casa, che scaturiva in ogni dove.
Quattro lunghe tavole si stendevano davanti a noi, piccoli undicenni ancora inesperti nel controllare la magia; in uno di loro, mi sarei seduto anche io, e sperai non fosse Serpeverde.
Chissà come avrebbero reagito i miei genitori sapendomi un leale Tassorosso o un coraggioso Grifondoro, ridevo al sol pensiero: forse mi avrebbero diseredato!
Il mio nuovo “amico”, se così potevo già definirlo, James Potter, era al mio fianco emozionato e sorridente, con gli occhiali che ogni tanto scivolavano su un viso troppo piccolo.
Sogghignò lanciando un'occhiata al ragazzino che durante la traversata in barca era scivolato nelle acque gelide, ed era tutto tremante davanti a noi, un buffo ometto paffuto dall'aria simpatica. Peter Minus era il suo nome.
Diedi una gomitata a James Potter, mostrandogli cos'era entrato proprio in quel momento: il famigerato cappello parlante. Vecchio, malandato, rattoppato in più punti, colui che probabilmente aveva assistito a scenari incredibili all'interno della scuola.
La professoressa McGranitt era intenta in un discorso che sembrava sempre uguale, talmente bonario da farmi smettere di ascoltarla quasi subito.
Sbadigliai. Non vedevo l'ora di abbuffarmi, e di ritrovarmi in un bel letto a baldacchino.
Finalmente ero via, fuori da quella pazza famiglia purosangue.
<< Sirius Black! >> chiamò l'insegnante con aria torva, squadrando la piccola folla intorno a lei, sistemandosi meglio gli occhiali cerchiati di corno sulla punta del naso.
James mi sorrise incoraggiante, ed io ricambiai.
Mi avviai, sgomitando i ragazzini davanti a me, tutti così spaventati, tremanti, emozionati, forse alcuni nostalgici all'idea di essere lontani da casa.
Ma non io. Io camminai a testa alta, finalmente in un posto che potevo davvero chiamare casa, senza la minima traccia di turbamento.
Mi sedetti sullo sgabello, e lasciai che adagiassero il cappello parlante sulla mia testa.
<< Mmm....un Black anticonvenzionale, eh? >> commentò una vocina maliziosa.
<< Forse ti aspetti di essere smistato in Serpeverde. >> continuò; scherzava, lo percepivo dal suo tono. Anche lui, come me, aveva capito che lì non c'era il mio futuro, ma forse solo il mio passato.
<< Ma non sei molto ambizioso, non sei come la tua famiglia... >>
<< Possiamo sbrigarci per favore ? >> borbottai a mezza bocca, annoiato.
<< Okay...Okay...GRIFONDORO. >>
Il lungo tavolo di destra esplose in applausi; James mi sorrise raggiante mentre gli passavo accanto per andarmi a sedere.
Eccolo, il mio futuro.

 

1 settembre 2004


<< Ho sentito dire che alle scale del castello piace cambiare >> sussurrò una ragazzina proprio davanti a me alla sua compagna, tutta eccitata. Le due sghignazzarono, facendomi raggelare.
Era un modo di dire? Una battuta? Che cosa significava? Stavo letteralmente tremando. Volevo tornare a casa: dai miei genitori, dalle mie chiassose sorelle, dal mio cane e dal mio gatto. Non ci volevo stare in quella scuola, non mi importava di far levitare oggetti per sbaglio. In più ero l'unica delle mie amiche a saperlo fare, e in quel posto speciale non conoscevo ancora nessuno.
Sapevo solo ciò che vociferavano gli altri: ero in terra straniera, in un posto in cui, a detta di altri, c'era stata una terribile guerra magica.
La prima cosa che avrei fatto l'indomani sarebbe stata documentarmi in biblioteca! Dovevo scoprire il più possibile.
La preside, la professoressa Minerva McGranitt, guidò noi giovani undicenni attraverso un alto portone di quercia, che si aprì di colpo al solo tocco della sua mano, come per magia.
La Sala Grande era lussureggiante: dove di solito vi era il soffitto, brillava un cielo trapunto di stelle, decorato di candele volanti.
<< E' un incantesimo. >> sussurrò una voce all'interno del folto gruppo. Gli occhi di tutti erano puntati in alto, le bocche aperte per lo stupore.
<< Bene, giovani maghi e streghe. Adesso poggerò sui vostri capi il “Cappello Parlante”, che è qui dalla creazione della scuola. >> spiegò la professoressa McGranitt, indicando con nonchalance un cappello vecchio e logoro.
Srotolò una lunga pergamena ed iniziò a chiamarci, rendendomi ancora più nervosa. E se il mio nome non fosse stato presente? Forse quel tipo che era arrivato a casa mia in un giorno d'estate, Hagrid, si era sbagliato. Forse io non ero una strega, non ero così speciale.
<< Accidenti...dal vivo è ancora più affascinante... >> mormorò la ragazzina cinguettante, indicando il lungo tavolo dei professori.
Alzai lo sguardo, finalmente incuriosita, per vedere l'oggetto del suo interesse.
Un uomo di bell'aspetto rideva con un collega. La sua risata, appena udibile da dove mi trovavo io, mi ricordò vagamente il latrato di un cane. Sorrisi, pensando che fosse il suono più bello del mondo.
I nostri sguardi si incontrarono per un secondo, ed io, piccola e fragile, arrossii sotto il suo sguardo curioso.
<< Giulia Palmieri? >>
Persa in lui, non mi ero nemmeno resa conto che era già arrivato il mio turno. I ragazzi intorno a me si lanciarono occhiate in giro, chiedendosi chi potesse essere così tonta da non muoversi a mettersi indosso quel maledetto cappello.
Con il cuore in gola, mi avvicinai lentamente, sentendo i miei passi risuonare nel silenzio della sala.
Lasciai che la preside poggiasse sul mio capo il Cappello Parlante, e trattenni il fiato aspettando il verdetto.
<< Ecco qui...carne fresca....dove ti colloco? Mmm... >>
Non sapevo cosa aspettarmi, nessuno della mia famiglia possedeva la magia, io ero l'unica.
<< Direi...SERPEVERDE. >>
Il tavolo di sinistra batté le mani, composto ed elegante, mentre gli altri tacquero inorriditi. Forse per una come me era strano essere smistata lì. Ma cosa potevo farci ormai? Sospirai.
Con le gambe tremanti, e sempre con più voglia di tornare a casa, presi posto.



Angolo Autrice:

 

Penso che tutti abbiamo desiderato andare ad Hogwarts! Ecco perché questo contest mi è piaciuto così tanto!
Spero il mio contributo vi abbia fatto sorridere :D
A presto.

Angels4ever

 

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Angels4ever