Terza parte
Il
bacio parve durare un’infinità di attimi meravigliosi, ma sia Tony sia Peter
avevano bisogno di sentire ancora e ancora che c’erano l’uno per l’altro, che
quel dissidio era stato chiarito e che il loro legame cresceva anche attraverso
questi scontri.
Stark,
poi, continuava a sentirsi in colpa per come aveva trattato Peter che voleva
solo fare qualcosa per lui, una cosa sbagliata, certo, ma dettata dall’amore… e
dalla sconsideratezza della sua giovane età.
Doveva
fare qualcosa di concreto per dimostrargli che teneva a lui, che non era deluso
e che era anzi pentito di averlo fatto piangere. Staccandosi a fatica dalle sue
labbra morbide e dolci, gli prese il viso tra le mani, quel visetto ancora
bagnato di lacrime, glielo accarezzò e lo baciò sulla fronte.
“Ora
rimetti a posto le tue cose e non pensare nemmeno per scherzo ad allontanarti
da qui” gli disse in tono leggero, per sdrammatizzare e esorcizzare l’atmosfera
che si era venuta a creare.
Peter
era ancora turbato e spaurito e così Tony gli prese una mano e gli ci pose
sopra il dispositivo di nanoparticelle, chiudendogli poi la mano tra le sue.
“Questo
è tuo e nessuno te lo porterà via” lo rassicurò con dolcezza. “Anzi, devo
trovare il modo di fartelo portare addosso, magari come se fosse un orologio o
la fibbia di una cintura, che ne dici?”
Peter
continuava a fissarlo, trasognato e ancora incredulo. Non riusciva a credere
che Stark lo avesse perdonato, per lui era stato molto più facile credere alle
sue parole cattive e ora temeva che fosse tutto un sogno o un’illusione.
“Rimetti
a posto le tue felpe e le magliette, riponi la valigia e poi vieni con me” gli
ripeté Tony. “Voglio fare una cosa e voglio che tu sia con me mentre la
faccio.”
Questo
stuzzicò la curiosità del ragazzino, che si riscosse e si affrettò a sistemare le
sue cose nei cassetti e a riporre la valigia nell’armadio per poi seguire
Stark, che si avviò verso il suo laboratorio.
Entrati
nella stanza, Tony si diresse verso uno dei PC che si accese al suo comando
vocale. Peter lo riconobbe: era lo stesso in cui, mesi prima, aveva visto per
la prima volta il filmato che Zemo aveva inviato al signor Stark, quello in cui
il Soldato d’Inverno uccideva i suoi genitori.
“Avrei
dovuto farlo già quando quel bastardo me l’ha fatto avere” disse l’uomo, “ma
credo che questa sera sia il momento in cui non posso più rimandare. Distruggi
il filmato!”
“Ma…
signor Stark… ne è sicuro?”
“Più
che sicuro. Zemo me lo inviò proprio perché voleva che io coltivassi il mio
rancore contro Barnes, voleva che distruggessi gli Avengers dall’interno… e io
ho fatto proprio il suo gioco. Ho continuato a provare ostilità e odio nei
confronti di Barnes e in questi giorni è venuto fuori, ma questa sera… questa
sera ho capito che il filmato stava corrodendo anche un’altra cosa, ancora più
preziosa: il mio legame con te” confessò l’uomo, mentre osservava compiaciuto
il file che veniva cancellato. “Adesso questo filmato non farà più del male a
nessuno.”
“Sì,
ma… anche senza il filmato lei conosce la verità” disse Peter, titubante.
“Questa consapevolezza continuerà a farle del male ed era per questo che io
avevo pensato di… io volevo che lei non avesse più questo dolore a tormentarla…
Ho sbagliato, lo so, però…”
Tony
si voltò verso di lui e, ancora una volta, gli prese il viso tra le mani.
“Sì,
hai sbagliato, ma forse non hai ancora capito perché” replicò, fissandolo negli
occhi come a trapassarlo. “Ti rendi conto che, se Strange non mi avesse
avvertito, noi due avremmo potuto non vederci mai più?”
Peter
sussultò.
“Come?
Ma no, io sarei stato attento…”
“Certo,
pensavi che saresti sfuggito a un killer esperto come il Soldato d’Inverno,
vero? Ma non è soltanto questo. Anche se ci fossi riuscito, non pensi che
avresti potuto cambiare le cose in modo tale che noi… noi avremmo potuto non
incontrarci mai?”
Il
ragazzo sgranò gli occhi, terrorizzato. No, no, a questo non aveva pensato… non
rivedere mai più il signor Stark… ma come?
“Come
sarebbe cambiata la mia vita se non avessi perso la mia famiglia? Questo non
posso saperlo. Ma forse, e dico forse, non ci sarebbe stato nessun Iron Man.
Forse non avrei nemmeno pensato di far parte degli Avengers. E chissà… forse
non avrei mai conosciuto un ragazzino che giocava a fare il supereroe di
quartiere con una ridicola tutina” Stark si avvicinò ancora di più a Peter,
come per scongiurare quell’ipotesi così terribile. I loro visi, adesso, quasi
si sfioravano. “Quella mattina ti avevo accompagnato a scuola e quello stesso
pomeriggio avrei potuto trovarmi a mille miglia di distanza senza sapere
nemmeno della tua esistenza. Capisci ora che cosa mi ha sconvolto tanto?”
Non incontrarsi
mai, non conoscersi, vivere un’intera vita senza il signor Stark…
L’ipotesi
sembrò agghiacciante anche per Peter, che circondò con le braccia la vita
dell’uomo, come per paura che qualcosa glielo portasse via.
“Non
ci avevo pensato, non avevo pensato a questo! Io… signor Stark, è orribile,
io…” ansimò, in preda al panico.
Stark
lo abbracciò stretto, affondandogli una mano nei capelli e accarezzandogli la
schiena.
“Lo
so, lo so, Peter, ma era per farti capire fino a che punto abbiamo rischiato”
gli disse. “Non voglio incolparti e non voglio che tu ti rimetta a piangere,
voglio solo che tu capisca che… che la mia vita sarebbe stata sicuramente
peggiore se non ti avessi avuto qui con me. Non ti voglio perdere, né ora né
mai. Ho visto quel filmato per la prima volta in Siberia e là è cominciato
tutto, la separazione da Rogers, l’odio verso Barnes, la divisione interna
degli Avengers… e io ho lasciato che quell’odio mettesse radici e mi
contaminasse. Ma ora ci sei tu e tutto può essere diverso. Non voglio che cambi
niente, voglio solo averti con me.”
Tony
si era esposto già fin troppo, ma avrebbe avuto ancora tante cose da dire a
quel ragazzino così dolce e generoso: la
tua presenza mi illumina la vita e mi riscalda il cuore, soltanto con te posso
pensare che la Siberia non è più solo un brutto ricordo, perché è anche grazie
a quelle vicende che ci siamo incontrati e legati sempre di più. Il tuo sorriso
e la tua allegria farebbero sciogliere anche i ghiacci siberiani… e anche
quello che Zemo aveva creato nel mio cuore. Accanto a te posso essere migliore,
posso perfino perdonare Barnes. Tu sei la mia stella fortunata, la mia brezza
di primavera…
Lo
baciò di nuovo, una, cento, mille volte. Ogni volta che baciava Peter, tutto il
dolore scompariva e rimaneva solo una tenerezza che faceva bene al cuore, che
leniva tutte le ferite, anche quelle più vecchie e profonde. Baciare il
ragazzino che si stringeva al suo petto lo rendeva più forte, più coraggioso,
capace perfino di fare quel passo che in quei giorni gli era sembrato
impossibile.
Quando
si staccò da quell’abbraccio dolcissimo, Tony Stark prese il cellulare e fece
due chiamate.
La
prima, per ordinare due pizze che lui e Peter avrebbero mangiato quella sera,
davanti alla TV, guardando il primo episodio di una nuova serie TV che
prometteva brividi a non finire, The
haunting of Hill House.
La
seconda era diretta a Steve Rogers.
Dopo
quanto accaduto giorni prima, nemmeno lui e Bucky si erano fatti più vedere
all’Avengers Tower e, ovviamente, Stark si era guardato bene dal cercarli. Ma,
quella sera, tutto era diverso.
“Steve?
Sì, sono io. Senti, so che non sono cose di cui parlare al telefono, ma volevo
che tu sapessi che… beh, che mi sono comportato un po’ da stronzo l’altro
giorno con il tuo amico e… sì, va bene, parecchio
da stronzo. Non è un bel periodo, lo so. Siamo tutti preoccupati per le
persone scomparse, per Maria, per la famiglia di Clint. No, non sto cercando
scusanti… e va bene, sì, lo sto facendo. Sì, hai ragione tu, va bene. Però,
ecco… insomma, vorrei che domani tu e Barnes tornaste qui al quartier generale,
ho bisogno di parlare anche con voi di certe questioni e non ci saranno
discussioni. Sì, hai la mia parola. Certo, sì. E… Steve, ascolta… questa sera
ho distrutto il filmato che mi aveva inviato Zemo. Già, quello. Non esiste più.
Sì, era l’ora… ma l’ho capito solo stasera. Va bene. Ci vediamo domattina,
okay?”
Peter
aveva ascoltato tutto ciò che Tony aveva detto a bocca aperta, incredulo.
Sembrava un sogno, alla fine quello che lui avrebbe voluto era successo veramente,
anche se non aveva fatto ciò che si era riproposto. Il signor Stark sembrava
stare molto meglio e aveva fatto il primo passo per riappacificarsi con il
Capitano e Barnes! Tutto ciò che lui aveva desiderato si stava realizzando e…
non capiva come fosse potuto accadere, visto che non aveva cambiato il passato.
E meno male, perché avrebbe potuto perdere per sempre il signor Stark mentre
così…
Ma
com’era possibile?
Quando
Tony chiuse la comunicazione, il suo volto era rilassato e nei suoi occhi non
c’era più traccia di nervosismo, sembrava rasserenato e felice, proprio come
Peter aveva desiderato che fosse.
“Signor
Stark, io… volevo proprio questo, volevo che lei si sentisse meglio e che
facesse pace con il Capitano e con Barnes. Ma come è potuto accadere? Io non ho
fatto niente!” esclamò il ragazzo, pieno di stupore.
Stark
lo guardò per un lungo istante. Anche solo perdersi nel suo sguardo limpido e
innocente, ammirare la perfezione del suo volto gentile, delle sue labbra
appena dischiuse in un sorriso timido, lo faceva sentire appagato e completo
come mai gli era capitato in vita sua.
Non hai fatto
niente, ragazzino? Hai fatto tutto, direi. Il semplice fatto che tu sia qui con
me mi fa diventare una persona migliore… e per capirlo ho dovuto temere sul
serio di perderti per sempre.
Naturalmente
non disse niente di tutto ciò. Circondò con un braccio le spalle di Peter e lo
strinse a sé.
“Beh,
andiamo, le pizze arriveranno da un momento all’altro e… non vorrai perderti
l’inizio di quella nuova serie TV. Sai di che parla? Una famiglia vive in una
casa infestata e i figli… ah, sì, a proposito, i più grandi dovrebbero avere
due o tre anni meno di te… insomma, come dicevo…”
“Una
casa infestata?” ripeté Peter, mentre, allacciato al suo signor Stark, usciva
dal laboratorio per raggiungere il salone dove avrebbero guardato gli episodi.
“Sì,
perché? Non mi dirai che un supereroe come
te, l’amichevole Spiderman di quartiere,
ha paura dei fantasmi!” lo prese bonariamente in giro l’uomo.
Peter
sembrava piuttosto pensieroso, poi alzò la testa e rivolse a Stark uno sguardo
piuttosto inquieto.
“Ma…
ma… signor Stark, io non posso ragnatelare
i fantasmi!” replicò, turbato.
“No,
suppongo di no” commentò Tony, scoppiando a ridere di cuore e stringendo ancora
più forte a sé il suo adorabile, unico, specialissimo ragazzino.
Con
lui accanto tutto sembrava più facile.
Barnes
non era più un nemico.
I
ricordi tristi rimanevano, ma il dolore si attenuava.
Ogni
pensiero negativo, ogni sofferenza e malinconia venivano annullati dalla presenza
tenera e affettuosa di Peter.
La
luce che quel ragazzo irradiava poteva combattere e vincere ogni tipo di
tenebra, anche quelle più oscure e sepolte più a fondo nel cuore di Stark.
Peter
era la sua stella, la sua brezza di primavera.
FINE