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Autore: Abby_da_Edoras    09/10/2019    2 recensioni
Questa minilong in tre parti è la settima di una raccolta intitolata "Legends never die", che inizia con la long fic "Yo contigo tu conmigo": in questa mia versione gli Avengers non sono scomparsi dopo Infinity War e anzi si stanno organizzando per la battaglia finale contro Thanos. Tuttavia Stark sembra sempre più nervoso nei confronti di Bucky e per questo Peter pensa di fargli una sorpresa... ma sarà la cosa giusta da fare?
Coppia: Tony Stark/ Peter Parker (in sottofondo anche Steve Rogers/Bucky Barnes)
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, autori e produttori del MCU.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Doctor Stephen Strange, Peter Parker/Spider-Man, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Legends never die'
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Terza parte

Il bacio parve durare un’infinità di attimi meravigliosi, ma sia Tony sia Peter avevano bisogno di sentire ancora e ancora che c’erano l’uno per l’altro, che quel dissidio era stato chiarito e che il loro legame cresceva anche attraverso questi scontri.

Stark, poi, continuava a sentirsi in colpa per come aveva trattato Peter che voleva solo fare qualcosa per lui, una cosa sbagliata, certo, ma dettata dall’amore… e dalla sconsideratezza della sua giovane età.

Doveva fare qualcosa di concreto per dimostrargli che teneva a lui, che non era deluso e che era anzi pentito di averlo fatto piangere. Staccandosi a fatica dalle sue labbra morbide e dolci, gli prese il viso tra le mani, quel visetto ancora bagnato di lacrime, glielo accarezzò e lo baciò sulla fronte.

“Ora rimetti a posto le tue cose e non pensare nemmeno per scherzo ad allontanarti da qui” gli disse in tono leggero, per sdrammatizzare e esorcizzare l’atmosfera che si era venuta a creare.

Peter era ancora turbato e spaurito e così Tony gli prese una mano e gli ci pose sopra il dispositivo di nanoparticelle, chiudendogli poi la mano tra le sue.

“Questo è tuo e nessuno te lo porterà via” lo rassicurò con dolcezza. “Anzi, devo trovare il modo di fartelo portare addosso, magari come se fosse un orologio o la fibbia di una cintura, che ne dici?”

Peter continuava a fissarlo, trasognato e ancora incredulo. Non riusciva a credere che Stark lo avesse perdonato, per lui era stato molto più facile credere alle sue parole cattive e ora temeva che fosse tutto un sogno o un’illusione.

“Rimetti a posto le tue felpe e le magliette, riponi la valigia e poi vieni con me” gli ripeté Tony. “Voglio fare una cosa e voglio che tu sia con me mentre la faccio.”

Questo stuzzicò la curiosità del ragazzino, che si riscosse e si affrettò a sistemare le sue cose nei cassetti e a riporre la valigia nell’armadio per poi seguire Stark, che si avviò verso il suo laboratorio.

Entrati nella stanza, Tony si diresse verso uno dei PC che si accese al suo comando vocale. Peter lo riconobbe: era lo stesso in cui, mesi prima, aveva visto per la prima volta il filmato che Zemo aveva inviato al signor Stark, quello in cui il Soldato d’Inverno uccideva i suoi genitori.

“Avrei dovuto farlo già quando quel bastardo me l’ha fatto avere” disse l’uomo, “ma credo che questa sera sia il momento in cui non posso più rimandare. Distruggi il filmato!”

“Ma… signor Stark… ne è sicuro?”

“Più che sicuro. Zemo me lo inviò proprio perché voleva che io coltivassi il mio rancore contro Barnes, voleva che distruggessi gli Avengers dall’interno… e io ho fatto proprio il suo gioco. Ho continuato a provare ostilità e odio nei confronti di Barnes e in questi giorni è venuto fuori, ma questa sera… questa sera ho capito che il filmato stava corrodendo anche un’altra cosa, ancora più preziosa: il mio legame con te” confessò l’uomo, mentre osservava compiaciuto il file che veniva cancellato. “Adesso questo filmato non farà più del male a nessuno.”

“Sì, ma… anche senza il filmato lei conosce la verità” disse Peter, titubante. “Questa consapevolezza continuerà a farle del male ed era per questo che io avevo pensato di… io volevo che lei non avesse più questo dolore a tormentarla… Ho sbagliato, lo so, però…”

Tony si voltò verso di lui e, ancora una volta, gli prese il viso tra le mani.

“Sì, hai sbagliato, ma forse non hai ancora capito perché” replicò, fissandolo negli occhi come a trapassarlo. “Ti rendi conto che, se Strange non mi avesse avvertito, noi due avremmo potuto non vederci mai più?”

Peter sussultò.

“Come? Ma no, io sarei stato attento…”

“Certo, pensavi che saresti sfuggito a un killer esperto come il Soldato d’Inverno, vero? Ma non è soltanto questo. Anche se ci fossi riuscito, non pensi che avresti potuto cambiare le cose in modo tale che noi… noi avremmo potuto non incontrarci mai?”

Il ragazzo sgranò gli occhi, terrorizzato. No, no, a questo non aveva pensato… non rivedere mai più il signor Stark… ma come?

“Come sarebbe cambiata la mia vita se non avessi perso la mia famiglia? Questo non posso saperlo. Ma forse, e dico forse, non ci sarebbe stato nessun Iron Man. Forse non avrei nemmeno pensato di far parte degli Avengers. E chissà… forse non avrei mai conosciuto un ragazzino che giocava a fare il supereroe di quartiere con una ridicola tutina” Stark si avvicinò ancora di più a Peter, come per scongiurare quell’ipotesi così terribile. I loro visi, adesso, quasi si sfioravano. “Quella mattina ti avevo accompagnato a scuola e quello stesso pomeriggio avrei potuto trovarmi a mille miglia di distanza senza sapere nemmeno della tua esistenza. Capisci ora che cosa mi ha sconvolto tanto?”

Non incontrarsi mai, non conoscersi, vivere un’intera vita senza il signor Stark…

L’ipotesi sembrò agghiacciante anche per Peter, che circondò con le braccia la vita dell’uomo, come per paura che qualcosa glielo portasse via.

“Non ci avevo pensato, non avevo pensato a questo! Io… signor Stark, è orribile, io…” ansimò, in preda al panico.

Stark lo abbracciò stretto, affondandogli una mano nei capelli e accarezzandogli la schiena.

“Lo so, lo so, Peter, ma era per farti capire fino a che punto abbiamo rischiato” gli disse. “Non voglio incolparti e non voglio che tu ti rimetta a piangere, voglio solo che tu capisca che… che la mia vita sarebbe stata sicuramente peggiore se non ti avessi avuto qui con me. Non ti voglio perdere, né ora né mai. Ho visto quel filmato per la prima volta in Siberia e là è cominciato tutto, la separazione da Rogers, l’odio verso Barnes, la divisione interna degli Avengers… e io ho lasciato che quell’odio mettesse radici e mi contaminasse. Ma ora ci sei tu e tutto può essere diverso. Non voglio che cambi niente, voglio solo averti con me.”

Tony si era esposto già fin troppo, ma avrebbe avuto ancora tante cose da dire a quel ragazzino così dolce e generoso: la tua presenza mi illumina la vita e mi riscalda il cuore, soltanto con te posso pensare che la Siberia non è più solo un brutto ricordo, perché è anche grazie a quelle vicende che ci siamo incontrati e legati sempre di più. Il tuo sorriso e la tua allegria farebbero sciogliere anche i ghiacci siberiani… e anche quello che Zemo aveva creato nel mio cuore. Accanto a te posso essere migliore, posso perfino perdonare Barnes. Tu sei la mia stella fortunata, la mia brezza di primavera…

Lo baciò di nuovo, una, cento, mille volte. Ogni volta che baciava Peter, tutto il dolore scompariva e rimaneva solo una tenerezza che faceva bene al cuore, che leniva tutte le ferite, anche quelle più vecchie e profonde. Baciare il ragazzino che si stringeva al suo petto lo rendeva più forte, più coraggioso, capace perfino di fare quel passo che in quei giorni gli era sembrato impossibile.

Quando si staccò da quell’abbraccio dolcissimo, Tony Stark prese il cellulare e fece due chiamate.

La prima, per ordinare due pizze che lui e Peter avrebbero mangiato quella sera, davanti alla TV, guardando il primo episodio di una nuova serie TV che prometteva brividi a non finire, The haunting of Hill House.

La seconda era diretta a Steve Rogers.

Dopo quanto accaduto giorni prima, nemmeno lui e Bucky si erano fatti più vedere all’Avengers Tower e, ovviamente, Stark si era guardato bene dal cercarli. Ma, quella sera, tutto era diverso.

“Steve? Sì, sono io. Senti, so che non sono cose di cui parlare al telefono, ma volevo che tu sapessi che… beh, che mi sono comportato un po’ da stronzo l’altro giorno con il tuo amico e… sì, va bene, parecchio da stronzo. Non è un bel periodo, lo so. Siamo tutti preoccupati per le persone scomparse, per Maria, per la famiglia di Clint. No, non sto cercando scusanti… e va bene, sì, lo sto facendo. Sì, hai ragione tu, va bene. Però, ecco… insomma, vorrei che domani tu e Barnes tornaste qui al quartier generale, ho bisogno di parlare anche con voi di certe questioni e non ci saranno discussioni. Sì, hai la mia parola. Certo, sì. E… Steve, ascolta… questa sera ho distrutto il filmato che mi aveva inviato Zemo. Già, quello. Non esiste più. Sì, era l’ora… ma l’ho capito solo stasera. Va bene. Ci vediamo domattina, okay?”

Peter aveva ascoltato tutto ciò che Tony aveva detto a bocca aperta, incredulo. Sembrava un sogno, alla fine quello che lui avrebbe voluto era successo veramente, anche se non aveva fatto ciò che si era riproposto. Il signor Stark sembrava stare molto meglio e aveva fatto il primo passo per riappacificarsi con il Capitano e Barnes! Tutto ciò che lui aveva desiderato si stava realizzando e… non capiva come fosse potuto accadere, visto che non aveva cambiato il passato. E meno male, perché avrebbe potuto perdere per sempre il signor Stark mentre così…

Ma com’era possibile?

Quando Tony chiuse la comunicazione, il suo volto era rilassato e nei suoi occhi non c’era più traccia di nervosismo, sembrava rasserenato e felice, proprio come Peter aveva desiderato che fosse.

“Signor Stark, io… volevo proprio questo, volevo che lei si sentisse meglio e che facesse pace con il Capitano e con Barnes. Ma come è potuto accadere? Io non ho fatto niente!” esclamò il ragazzo, pieno di stupore.

Stark lo guardò per un lungo istante. Anche solo perdersi nel suo sguardo limpido e innocente, ammirare la perfezione del suo volto gentile, delle sue labbra appena dischiuse in un sorriso timido, lo faceva sentire appagato e completo come mai gli era capitato in vita sua.

Non hai fatto niente, ragazzino? Hai fatto tutto, direi. Il semplice fatto che tu sia qui con me mi fa diventare una persona migliore… e per capirlo ho dovuto temere sul serio di perderti per sempre.

Naturalmente non disse niente di tutto ciò. Circondò con un braccio le spalle di Peter e lo strinse a sé.

“Beh, andiamo, le pizze arriveranno da un momento all’altro e… non vorrai perderti l’inizio di quella nuova serie TV. Sai di che parla? Una famiglia vive in una casa infestata e i figli… ah, sì, a proposito, i più grandi dovrebbero avere due o tre anni meno di te… insomma, come dicevo…”

“Una casa infestata?” ripeté Peter, mentre, allacciato al suo signor Stark, usciva dal laboratorio per raggiungere il salone dove avrebbero guardato gli episodi.

“Sì, perché? Non mi dirai che un supereroe come te, l’amichevole Spiderman di quartiere, ha paura dei fantasmi!” lo prese bonariamente in giro l’uomo.

Peter sembrava piuttosto pensieroso, poi alzò la testa e rivolse a Stark uno sguardo piuttosto inquieto.

“Ma… ma… signor Stark, io non posso ragnatelare i fantasmi!” replicò, turbato.

“No, suppongo di no” commentò Tony, scoppiando a ridere di cuore e stringendo ancora più forte a sé il suo adorabile, unico, specialissimo ragazzino.

Con lui accanto tutto sembrava più facile.

Barnes non era più un nemico.

I ricordi tristi rimanevano, ma il dolore si attenuava.

Ogni pensiero negativo, ogni sofferenza e malinconia venivano annullati dalla presenza tenera e affettuosa di Peter.

La luce che quel ragazzo irradiava poteva combattere e vincere ogni tipo di tenebra, anche quelle più oscure e sepolte più a fondo nel cuore di Stark.

Peter era la sua stella, la sua brezza di primavera.

 

FINE

   
 
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