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Autore: BabaYagaIsBack    10/10/2019    1 recensioni
In un' Europa dalle atmosfere steampunk e in cui la Chiesa ha tutt'altre connotazioni, un ordine di esorcisti si dedica alla creazione di vânător, cacciatori del sovrannaturale. E' da loro che Katarina impara i rudimenti per affrontare tutti i mostri che popolano la notte più scura, prefiggendosi come obbiettivo ultimo quello di uccidere Dracul, il Re di tutti i Vampiri.
Districandosi tra personaggi bizzarri e situazioni estreme, Miss Bahun cerca di mettere fine alla linea di sangue creata dai fratelli Corvinus, ergendosi al di sopra di tutti gli altri suoi compagni. Eppure qualcosa non torna, una nuova minaccia sembra voler sovvertire tutto ciò che lei conosce e, improvvisamente, gli amici diventano nemici. Di chi fidarsi,quindi, quando il genere umano è in pericolo?
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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(artwork di mia produzione e proprietà)

VIII

Katarina s'irrigidì. 
Non le piaceva affatto venir citata a quel modo, essere considerata importante quando suo padre - lei era tutt'altro per quell'uomo: era la sua spina nel fianco, il disonore di una casata di cacciatori altolocata come i Bahun. Lei era la figlia di una pazza, nonché l'erede che meno avrebbe desiderato.

Strinse i denti con forza, cercando in fretta qualcosa da dire - sia per allontanare il discorso dalla figura di Emil, sia per giustificare la sua presenza lì; dopotutto non potevano permettersi il lusso di far sapere alle creature del Mundi Obumbratio che c'era qualcosa, a Londinium, capace di mettere in ginocchio persino i temibili vânător.

Suzu si schiarì la gola, allargando il sorriso: «Sfortunatamente per i fuorilegge della città, la nostra ospite si trovava qui per altri motivi. Una scorta, a essere precisi. Per noi invece è l'occasione perfetta per imparare qualche rudimento dall'unica erede del maestro Bahun» i suoi occhi si chiusero, diventando due fessure scure contornate da grinze d'espressione.
Udire le sue parole fu per la donna come levarsi un sassolino dalla scarpa e, se Katarina avesse dovuto fare qualche elogio ai due colleghi affibbiatole, sicuramente sarebbe stato nei confronti della prontezza di risposta di Mister Whiteman.

Il vampiro piegò la testa da un lato, andando ad appoggiare la propria tempia sull'indice alzato. Osservò i due con circospezione, poi sospirò: «Dubito fortemente sia così, ma non indagherò oltre. Ciò che riguarda il Popolo del Notte non è cosa che mi riguarda... non più, quantomeno».

«Quindi non volete aiutarci?» Julius sussultò sulla propria poltrona, tornando improvvisamente alla realtà - non che ci fosse mai stato del tutto, si ritrovò a considerare lei.

«Se si tratta di semplici morsi sul collo e dissanguamenti quanto più classici, miei cari, no. Purtroppo ho interrotto qualsiasi rapporto con il mondo esterno. Se ciò che vi interessa è altro, allora ne possiamo parlare» Mister Gregory tirò le labbra, facendo spuntare appena, ai lati della bocca, la sagoma dei canini. Era inquietante, persino da quella distanza si poteva notare quanto fossero lunghi e, nonostante la sottigliezza, letali.

Miss Bahun si portò al naso il bicchiere di Brandy, annusandone il profumo. Girò e rigirò, con lievi movimenti del polso, il liquore che le era stato offerto, soppesando la sua prossima battuta. Non era ancora pronta a berlo, forse per via del fatto che, appena le sue papille gustative ne avessero saggiato il sapore, la sua volontà avrebbe iniziato a reclamare tutta la bottiglia. 
Così tornò a crucciarsi sul da farsi. Chiedere espressamente del sangue nero però, sarebbe stato troppo compromettente, avrebbe potuto suscitare nel padrone di casa una curiosità che doveva rimanere dormiente. 

Anche se la Chiesa lo aveva "perdonato", Katarina non ci sarebbe mai riuscita: un mostro era e un mostro sarebbe rimasto e nulla gl'impediva di aspettare la notte per confidare le buone nuove, per quelli come lui, a qualche compagno ancora al servizio di Vlad Țepeș. 

D'un tratto interruppe il moto circolatorio dell'arto, alzando nuovamente gli occhi sul vecchio: «Quelli del vostro genere, milord, possono infettare il sangue altrui?» chiese, ma accorgendosi subito di non aver ben formulato la domanda, la donna si sistemò sulla seduta con fare concitato, appoggiando il bicchiere sul ginocchio e sorreggendolo con le dita: «No, scusate, lasciatemi esprimere in modo diverso ciò che intendo dire» abbozzò un vago sorriso. L'esorcista si bagnò le labbra con la lingua, assaporando qualcosa che nemmeno lei avrebbe saputo come definire: «Tutti i presenti sanno che un vostro morso può portare a due finali differenti, per la sfortunata vittima. Nel primo caso di parla di morte, se mai doveste bere tutto il sangue nelle sue vene, nel secondo, dovremmo fare i conti con una trasformazione, se ovviamente vi è lo schimb. Oh, per non scordare i rari casi in cui vi è un legătură, ma pochi di voi sanno come gestire tale potere, quindi non mi premuro a considerarlo importante» la sua voce era sicura, ferma, mentre la sua lingua si muoveva svelta nella bocca. Sembrava quasi che stesse istruendo degli inetti, eppure nessuno dei presenti era un ignorante in materia - o quantomeno lei si augurò che non lo fossero, continuando imperterrita.
Di tanto in tanto però, a far corrugare la fronte degli interlocutori, vi era qualche termine della sua lingua natia che le sfuggiva, delle toppe che iniziò a mettere per ovviare la mancanza di vocaboli a cui doveva far fronte - dopotutto, quel che sapeva lo aveva imparato viaggiando, ma l'inglese era stato un alfabeto masticato poco, forse quello che meno riusciva a usare.
«Ebbene, può una trasformazione avere degli effetti collaterali? Mutare qualcosa nella genetica del corpo?» Concludendo quella domanda, Katarina si sentì improvvisamente schiacciata dal peso degli sguardi collettivi, tre paia di occhi che non volevano saperne di staccarsi da lei. La donna avrebbe tanto voluto scrollarsi di dosso quella sensazione, perché da sobria faticava a sentirsi a proprio agio in mezzo alle attenzioni altrui, ma strinse i denti e attese che qualcuno, in particolare il padrone di casa, spezzasse il silenzio - e Mister Gregory non tardò a esaudire il suo desiderio.

Il vampiro corrugò maggiormente la fronte, compiendo così un chiaro gesto di riflessione. Stava soppesando quel quesito con particolare interesse e serietà, quasi si fosse aperto un dibattito più impegnativo di quanto non si sarebbe mai aspettato.
«Per quel che ne so, mia cara, no. O meglio, nulla che non sia già risaputo e che diventi poi parte integrante dell'essere un vampiro» il vecchio staccò la tempia dall'indice, rimettendo dritta la testa: «Pelle pallida, occhi scarlatti e la quasi totale assenza di funzioni vitali, ma oltre a questo, nei miei centoventisei anni di... non vita non ho assistito niente di più strano».

«Ne siete certo?»
«Più di quanto vorreste che io lo sia, milady» il suo sorriso fu tutt'altro che apprezzato, ma sicuramente più sincero di tutti quelli fatti fino a quel momento. Poi, prima che qualcun'altro potesse intervenire o congedarsi, il vecchio si protese verso di lei - nelle sue iridi carminee non vi era altra immagine se non quella della donna: «Ciò che domandate però, non è qualcosa di impossibile, mia cara. Forse improbabile, raro o come preferiate chiamarlo, ma non impraticabile... peccato solo che l'unica creatura a potervi rispondere sia l'Impalatore stesso, un colloquio con lui potrebbe darvi molto più di ciò che offro io». Stavolta, a svettare sul suo viso, furono le lunghe zanne che emersero dai lati alti della bocca.

Aveva udito bene?
Era il soprannome di quel principe demoniaco a essere stato pronunciato?

Un brivido incontrollato e del tutto spiacevole scese dalle guance di Miss Bahun lungo le braccia e la schiena, facendole improvvisamente desiderare di saltare al collo del vampiro e puntargli il pugnale che teneva sotto la sottana, di argento e salice, al centro della fronte. Si sentì fremere dal bisogno di aggredirlo, minacciarlo ed estrapolargli quante più informazioni possibili su Dracul - perché lui doveva essere a Londinium, ne era certa -, ma la prontezza di Suzu la trattenne dal farlo. La sua mano si posò sulla manica del cappotto verde di lei, impedendole di guizzare dalla poltrona alla seduta del mostro e, subito dopo, la voce di Julius fece capolino nella stanza, dissipando la rabbia momentanea che l'aveva colta.
«Gregory, di grazia, badate alle vostre parole. Non sono certo io a dovervi rammentare che persino dopo tre decadi la vostra frase è ancora augurio di morte, tra i fedeli di Vlad III di Valacchia» improvvisamente, come mai capitato prima, nel suo tono si poté udire un avvertimento pungente, una minaccia velata; così, quando Katarina si volse nella sua direzione, ciò che vide la stupì. L'ombra furente e a tratti omicida nello sguardo del collega era tutto fuorché in linea con l'immagine che fino a quel momento si era fatta di lui - insieme a qualche neurone mancante, quella sorta di incesto tra i suoi genitori doveva aver dato forma a un bipolarismo assai curioso, o forse a della semplice follia.

Però le piacque. Quella sfumatura cupa e violenta le parve un po' sua, riuscendo così a farle provare per lui una vaga empatia.

Il padrone di casa prese ad agitare le mani di fronte a sé: i palmi rivolti verso gli ospiti, le dita aperte. Sul viso una smorfia innocente provò a prendere forma, anche se ormai nessuno, tra i vânător, pareva essere rilassato come nel momento in cui si erano seduti in quel salotto.
«Suvvia, non era mia intenzione! Non potrei mai augurarmi che una donzella in salute come Miss Bahun possa essere vittima di una qualsivoglia sventura, men che meno di quella» si affrettò a dire, ritornando a fissarla dritta negli occhi: «Anche perché dubito che il grande Emil perdoni chiunque torca un solo capello alla sua unica e amata erede».
Fu quel commento, in definitiva, a far saltare i nervi della donna. Non seppe se per il tono o per l'occhiata di sfida che le parve di scorgere, però l'insieme bastò a farla agire.

26 secondi.

Non uno in più e nemmeno uno in meno.
Quella manciata di istanti fu sufficiente a farle rovesciare il Brandy ancora intoccato sul prezioso tappeto persiano, a scattare in avanti nonostante l'ingombrante gonna e puntare lo stiletto nascosto nella manica al collo del vecchio. La punta rasente il pomo d'Adamo, lo sguardo della morte rivolto dritto verso quell'empia creatura.

Poté quasi udire il respiro di tutti i presenti mozzarsi nel momento in cui le sue dita sfiorarono la pelle del trono su cui era seduto il lipitoare.

Katarina era forse tra i cacciatori meno rinomati della capitale, ma ciò non la rendeva meno letale, semplicemente più riservata. I vescovi parlavano di lei solo per sentito dire, facendo schioccare le loro malelingue su palati eccessivamente vellutati per sopportare il peso dei suoi misfatti. Tutti, nei ranghi della Curia, la credevano la sciagura dei Bahun: troppo occupata a prendersi cura di reati e demoni minori, mischiare erbe e preparare veleni per far fronte ai suoi nemici, bere come un uomo tra le bettole di Roma, finire in risse poco consone a una giovinetta come lei e mettere la faccia tra le cosce di donnacce pagate per darle giusto qualche mero momento di piacere. 
Eppure lei era molto di più.

Padre Costantino conosceva solo una parte delle sue colpe, quelle che l'esorcista gli confessava nella speranza di togliersi di dosso un peccato antico, impronunciabile, ma l'uomo se li teneva ben stretti per paura che una notte, al posto di sgozzare qualche troll corpulento, lei decidesse di far visita proprio a lui - gli leggeva quella paura in viso ogni volta che uscivano dal confessionale e, a dirla tutta, non lo biasimava affatto. Per questo su di lei svettava l'ombra del genitore e si raccontava solo dello stile di vita tanto deplorevole che aveva deciso di seguire.
La figlia di Emil però era esattamente come il padre, anche se qualcuno aveva osato dire fosse peggio.
A Bistria, nel piccolo agglomerato di casupole in cui i monaci si occupavano dei figli dei vânător, qualche vecchio signorotto di fede si ricordava ancora di lei, di ciò che aveva fatto e di come da quel momento il patriarca della sua casata non l'avesse più guardata con i medesimi occhi.

Miss Bahun premette appena la lama, lasciando sulla pelle raggrinzita un lieve segno rossastro: «Riempitevi nuovamente la bocca con il nome di quell'uomo e il mio insieme, e non esiterò a fare il vostro corpo a pezzi e darlo alle fiamme. Se non erro è il modo più atroce in cui un vampiro possa morire» sibilò a denti stretti, provando a non farsi sentire da altri se non lui. Il vampiro deglutì, probabilmente preso alla sprovvista da quel gesto tanto impulsivo. Nessuno avrebbe mai potuto pensare che celasse un'arma proprio al di sotto della stoffa del cappotto, men che meno che potesse perdere il lume della ragione con tale facilità; forse era la mancanza di etanolo nel sangue a renderla così suscettibile.
Mister Gregory picchiettò con la propria unghia ricurva sulla lama: «Le mie sono solo innocue parole, la vostra una minaccia vera e propria». Sul viso rugoso della creatura, dalla carnagione tendente a una malsana colorazione di grigio, comparve un'espressione di inusuale soddisfazione - era chiaro che stesse per usare quel suo gesto avventato contro di lei: «Cosa vi succederebbe, Miss Katarina Arànka Bahun, se alle orecchie di un qualsiasi Vescovo di questa vaporosa e puzzolente città dovesse arrivare voce che mi avete puntato una lama alla gola? Dopotutto, ho stipulato un accordo con il Santo Padre stesso e voi non volete disubbidirgli...»

Katarina sentì i muscoli irrigidirsi. Seppur fosse lei quella con lo stiletto in mano, a reggerne l'impugnatura era lui.

Già, si disse, a cosa sarebbe potuta andare incontro? 
Una scomunica? Di quella a dire il vero le importava gran poco, in fin dei conti l'aveva rischiata già troppe volte con il suo comportamento. Una punizione? Probabile, e vista la sua ignoranza su quali fossero le mode sadistiche del momento, in particolare a Londinium, preferì restare nel suo oblio d'incoscienza.

Un Exilati era ben diverso da un normale demonio e per questo non poteva permettersi il lusso di fare ciò che di più folle e avventato le passasse per la testa. Non poteva ferirlo, bistrattarlo od osare chissà quale altra forma di mancanza di rispetto - agli occhi della Curia, loro erano alleati. Così, stringendo ancor più i denti e imprecando in tutte le lingue di cui fosse a conoscenza, si allontanò dal vecchio con un colpo di reni, rinfoderando l'arma.

«Come supponevo...» continuò lui, alzando giusto un angolo della bocca: «siete l'ennesimo cagnolino ai piedi della Vergine e del suo Sposo». Fece infine, forse cercando di aizzare nuovamente la sua furia e dimostrare pubblicamente quanto, invece, fosse debole di fronte al volere della Chiesa.

A quel punto Suzu si alzò, afferrando la collega per un braccio e impedendole così di compiere un altro passo falso - perché il suo gesto non poteva essere definito in altro modo. Katarina avvertì la sua presa comprimerle la carne, così salda e stretta da farle chiedere se le ustioni alla mano gli stessero procurando il medesimo fastidio che sentiva lei, ma tacque, conscia di essere dalla parte del torto. Con il suo sguardo sottile, il maestro delle polveri da sparo le lanciò un silenzioso rimprovero, poi si volse verso il padrone di casa: «Siamo tutti schiavi di qualcuno o qualcosa, non credete? Miss Bahun, a quanto pare, di un'irruenza poco consona al suo ruolo e genere» e nuovamente, la pressione sul braccio aumentò. Anche Lord Terry si fece vicino, diventando una sorta di montagna alle spalle della donna: «Vi porgiamo le nostre scuse, Gregory. La qui presente signorina, probabilmente, non ha alcuna familiarità con i nostri usi e costumi, soprattutto in circostanze del genere» una sua mano, enorme dovette constatare lei, le si poggiò sulla spalla. Improvvisamente, avvertendo la pressione di entrambi i loro palmi addosso, Katarina si sentì al pari di un criminale accompagnato sul carretto della polizia: i due colleghi non la stavano fiancheggiando, bensì bloccando - e come biasimarli? In fin dei conti aveva messo i propri piedi sulla linea di confine da non oltrepassare, rischiando così di essere punita. 
Era lì per aiutare, per indagare, per capire cosa stesse accadendo, non certo per farsi sbattere in qualche fetida cella a subire le angherie di un qualsivoglia boia. E poi aveva appena dato prova a tutti i presenti di poter facilmente perdere le staffe - anche se era solo una conseguenza delle pochissime ore di riposo e dell'alcol che non ingeriva da più di mezza giornata. Eppure, quando aveva stretto il bicchiere di quel nettare tra le mani, aveva preferito rovesciarlo a terra che usarlo per tenere a bada i propri nervi.

«Vogliate scusarci ora, ma è giunto il momento del nostro congedo» riprese Julius, sospingendo Miss Bahun verso il corridoio da cui erano arrivati.

«Ne convengo, miei cari. Però dovrete scusarmi se non vi accompagno fino alla porta, conoscete da voi i miei limiti» un nuovo sorriso gli si allargò in volto, mentre cautamente si metteva dritto. Fuori il sole era ancora alto ed era chiaro volesse evitarsi qualsiasi pericolo - anche se il peggiore, forse, lo aveva proprio alle spalle. 
Il vampiro mosse qualche passo verso l'uscita, precedendo gli ospiti come l'etichetta insegnava, poi, una volta raggiunta la scala da cui li aveva accolti, si fermò: «Nonostante ciò che è successo comunque, mi auguro possiate venire a capo dei vostri problemi» subito il suo sguardo calò su Katarina, ancora stretta nella presa dei due uomini con lei. 

Temevano fino a quel punto la sua impulsività? 

«In particolare voi, milady. Sia con l'alcol,» si picchiettò la punta del naso più volte, facendo capire che sentiva su di lei l'odore dei liquori che aveva ingerito nel corso di quelle ultime settimane: «sia con i peccati che vi agitano tanto» concluse poi con un'espressione complice che, alla donna, apparve tutto tranne che amichevole. Come aveva fatto a capire che c'era qualcosa, sotto ai suoi vizi, da dover restare sepolto? Possibile che fosse più potente di quanto le sue membra dessero l'impressione?

Un brivido le corse lungo la schiena. Avrebbe voluto chiederglielo e, se fosse stato necessario, strappargli la risposta di bocca nello stesso modo con cui l'aveva minacciato in precedenza, ma si trattenne.
Nè Suzu, nè Julius, glielo avrebbero mai permesso. Inoltre, fino a prova contraria, lei era ospite sia loro, sia dell'Istituto e inimicarseli era la mossa peggiore che potesse fare - almeno fin quando non avesse scoperto dove si trovasse Dracul.


 

schimb - scambio

legătură - collegamento/legame

lipitoare - succhiasangue

Yaga:

Non uccidetemi per la lunghezza, apprezzatemi perché tanto pubblico una volta ogni morte di Papa :D

ps. ogni feedback è sempre gradito

   
 
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