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Autore: T612    11/10/2019    1 recensioni
James vorrebbe solo che Parigi assumesse le sembianze di un punto fermo, un luogo dove gli incubi possono venire dimenticati, lasciando spazio al sole caldo ed ai violini che suonano ad ogni ora del giorno… ma sa che non è possibile, perché i demoni non riposano mai e si annidano nell’ombra, soprattutto se hai insegnato loro come nascondersi.
Natasha vorrebbe solo riuscire a chiamare Parigi “casa”, dimenticando i mostri sepolti sotto la distesa bianca di Mosca per il bene di entrambi, ma ancora esita a voltare completamente pagina e non sa spiegarsi di preciso perchè… forse perchè dai propri demoni non si può scappare troppo a lungo, specialmente se sono l’incarnazione dei misfatti compiuti in Siberia.
Entrambi non possono far altro che procedere per tentativi sperando per il meglio, ma presto o tardi l’inverno arriva anche a Parigi… e la neve è destinata a posarsi inesorabile sui capi di innocenti e vittime, senza discriminazioni e soprattutto senza fare sconti a nessuno.
[WinterWidow! // What if? // >> Yelena Belova]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'M.T.U. (Marvel T612 Universe)'
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SECONDA PARTE - CAPITOLO X



 

19 dicembre 1991, Red Room - Base operativa, Mosca

 

A Yelena fanno male le punte dei piedi, ma continua imperterrita a martoriare il parquet della sala da ballo con più cattiveria di quella necessaria, risuonando con passi pesanti contro il legno volendo sfogare tutta la sua rabbia e pianto represso… sa di non poter concedersi di versare delle lacrime liberatorie, così opta per il sangue, arrivata a quel punto le basta solo che qualunque cosa fuoriesca da lei porti via anche il dolore che alberga nel suo cuore.

Si sforza con tutta se stessa di cancellare dalla propria testa l’immagine del telegramma recapitato quella stessa mattina dalla Siberia, imponendosi di dimenticare il suggerimento velato da parte del Dipartimento X che informava lei e la sua insegnante della decisione di mettere sotto ghiaccio tutti gli operativi restanti, che ora restavano in campo solo loro due e per forza di cose dovevano arrangiarsi nel guardarsi le spalle, deducendo che le avevano abbandonate in balia degli eventi… reduci da un tradimento che aveva lasciato bruciature profonde in tutto il Leviathan, disgregando i pochi rimasti, ovvero quelli che non erano finiti sotto tre metri di neve in quella lotta fratricida indetta dalla Traditrice.

Yelena reprime il singulto al pensiero di Tania sepolta sotto la neve fresca, al seme che la Zarina aveva impiantato dentro di lei ed il come esso fosse germogliato silenzioso ed invisibile fintanto che non aveva intrecciato le sue radici con quelle del loro Maestro… la ragazza trovava semplicemente sconcertante la quantità di persone che Natalia era riuscita a corrompere con un sorriso affabile ed una parola gentile, instillando nelle menti altrui l’idea malata che ognuno era artefice del proprio destino. Yelena si reputava abbastanza intelligente da vantarsi di non essere caduta nel tranello, ergendosi a mente superiore, conscia che la sua vita iniziava e terminava al volere ed ai capricci dei suoi padroni… per Tania era stato così, i Capi avevano logicamente sradicato una mela avvelenata per placare l’infezione che di quei tempi proliferava come una pestilenza mortifera tra le fila del Leviathan, del KGB e di qualsiasi altra organizzazione in cui erano riusciti ad infiltrarsi.

Si impone di non pensare e perdersi in elucubrazioni mentali di dubbia entità e scopo, evitando accuratamente di soffermarsi troppo a lungo sul fatto che probabilmente anche lei morirà molto presto… sopprimendo la paura che le riscuote le viscere ormai da giorni, perché è perfettamente consapevole che una Vedova Nera non ha paura di niente, ma anzi, ride spudoratamente in faccia alla morte.

Yelena continua a pestare il parquet ma con grazia sempre più decrescente, danzando scomposta ed incurante della maschera di perfezione a cui aveva gradualmente rinunciato da quando aveva indossato le scarpette da ballo, concedendosi di fregarsene se oltre il vetro specchiato c’è Madame B che studia ogni suo più piccolo passo sgraziato, ogni minuscola discrepanza emotiva che traspare dal suo volto e contempla –probabilmente schifata– le sue caviglie deboli che si storcono facendole abbracciare il pavimento.

L’aveva raggiunta solamente una volta che la sua schiena aveva toccato terra e lì era rimasta, pungolandola allo stomaco con il bastone da passeggio con la stessa flemma con cui si valuta se un animale è ancora vivo o morto, studiandola dall’alto con fare intimidatorio ordinandole di rimettersi in piedi una volta appurato che lei era cosciente, infliggendole una bastonata allo stomaco quando Yelena ignora bellamente gli ordini limitandosi a rannicchiarsi in posizione fetale accusando il colpo, nascondendo tra le ginocchia i lucciconi che le si erano formati agli angoli degli occhi… minacciando di trasbordare, nonostante sia perfettamente consapevole di non poterselo assolutamente permettere.

-Ho detto in piedi.

-Perché? -aveva replicato Yelena con tono a tratti capriccioso, stringendo i denti incassando la seconda vergata sulla schiena, sollevandosi sui gomiti studiando l’insegnante. -Non ho più uno scopo… avanti, spezzami le ossa, tanto non mi servono più a nulla!

Madame B si era placata osservandola dall’alto in basso con uno sguardo glaciale, criticando i singulti soppressi che le facevano tremare comunque le spalle, puntellandosi al bastone in attesa che Yelena decidesse cosa farne della sua vita… e la concessione del libero arbitrio l’aveva sconvolta, dando inizio ad una lotta furiosa che imperversava dentro la sua testa, combattuta tra l’istinto di sopravvivenza ed il desiderio di lasciarsi morire per ricongiungersi alla sorella nella buca ghiacciata che i Soldati hanno scavato nella neve qualche giorno prima.

Yelena percepisce le lacrime traditrici che rotolano calde sulle sue guance, imponendosi di non distogliere lo sguardo dalle iridi granitiche dell’insegnante, che la osserva silenziosa come se fosse un cavallo imbizzarrito al quale è pronta a conficcare un proiettile in mezzo alle orbite… dopotutto era quello il destino dei purosangue quando non erano più utili allo scopo, la sorte di Yelena non era poi così diversa e di certo quella di Tania non lo era stata.

-Stai piangendo. -esordisce Madame B atona di punto in bianco come se volesse appurare un dato di fatto, in un tacito suggerimento che le consiglia caldamente di valutare attentamente la risposta alla constatazione espressa.

-No, non sto piangendo. -replica glaciale issandosi nuovamente in piedi, scegliendo di vivere, sopprimendo l’impulso di portare una mano al volto per cancellare le lacrime che le rigano le guance… non c’è nulla da asciugare sul suo viso, perché lei non ha pianto.

-Se vuoi meritarti questo onore dovrai impegnarti di più… Natalia ti ha insegnato meglio di così. -replica Madame B con sufficienza, istigandola volutamente ad infrangere la maschera di insofferenza che Yelena aveva appena indossato, esternando la sua reazione solo attraverso una lieve contrattura delle labbra.

-Mi rifiuto di prendere ancora la Zarina come modello di riferimento, ci ha traditi. -commenta sprezzante, moderandosi nel veleno che trasuda tra le sillabe dell’affermazione. -Non è più meritevole di rispetto, non dopo ciò che ha fatto a Tania.

-Non ha fatto nulla a Tania. -replica Madame B con tono ovvio, continuando a studiarla senza staccarle gli occhi di dosso. -Ci ha traditi, questo è vero, ma ognuno ha fatto la propria scelta… le conseguenze erano prevedibili.

Yelena sa bene per esperienza personale che ad ogni scelta avventata, ne corrisponde automaticamente una conseguenza spiacevolmente nefasta… e la sorprende in negativo che non ci sia nessuna tacita minaccia ad aleggiare nell’aria, come se di punto in bianco il libero arbitrio fosse garantito e concesso a chiunque, iniziando seriamente a dubitare dei dogmi impartiti dall'insegnante, sensazione presto liquidata da Madame B quando le ordina nuovamente di mettersi in posa per ricominciare l’allenamento.

-Non mi resti che tu, Yelena… e nonostante tutto, devi aspirare alla sua perfezione.

La ragazza respira e ricaccia indietro le lacrime, dissipando il flebile tremito dei suoi muscoli ormai giunti allo stremo delle forze e si impone di lasciarsi tutti i pensieri ingombranti alle spalle… quando danza si trasforma nell’incarnazione della perfezione, non può permettersi di far trasparire nessun tumulto interiore, specialmente di fronte agli occhi inquisitori di Madame B, dimostrandole coi fatti che lei non è il rimpiazzo o la seconda scelta di nessuno.

-Sei il futuro della Stanza Rossa, Yelena… ma il titolo di Vedova Nera va guadagnato con sangue e sudore, non è fatto per i deboli.

-Non lo sono. -replica, determinata nel raggiungere e spodestare la Zarina dal piedistallo in cui l’avevano posta. -Io non sono debole.

-Presto non lo sarai più, маленькая балерина1.

 

***

 

9 giugno 2017, Dark Room - Base operativa, Mosca

 

-Tu chi saresti? -esordisce Yelena con tono noncurante scannerizzando l’intruso con sguardo glaciale, diffidando del suo completo su misura, le scarpe lucide e la tempistica opinabile con la quale si era presentato alla loro porta.

-Un alleato. -ripete l’uomo sforzandosi di sorriderle affabile, seguendola a passo spedito lungo il dedalo di corridoi che portavano all’ufficio di Madame B.

-Questo l’ho capito… ce l’hai un nome, Alleato? -insite la donna, ma sa che è inutile, perché è la terza volta che prova a trarlo in inganno e l’uomo riesce sempre ad eludere la risposta. 

-Certo che ce l’ho un nome, ma preferisco l’anonimato.

-Okay… almeno posso sapere di cosa ti occupi? Sei uno scienziato? Un finanziatore? -lo interroga diffidente rallentando il passo cambiando strategia, racimolando più informazioni possibili lungo il tragitto, sbagliando un paio di corridoi di proposito, conscia che una volta raggiunto l’ufficio lei dovrà soffermarsi sulla soglia precludendosi molte risposte alle lacune che Madame B riteneva più vantaggioso lei mantenesse.

-Non sono uno scienziato, ma finanzio ed amministro una fucina di cervelli… ciò che resta del Dipartimento X, non so se ne hai mai sentito parlare.

-So qualcosa, si. -replica Yelena con tono di sufficienza, facendo spallucce continuando a fargli strada lungo il corridoio.

La donna svicola con lo sguardo cercando di nascondere il fatto che in realtà conosceva fin troppo bene le voci che giravano sulle loro cavie da laboratorio... sul come Tania non smettesse mai di ricordarle in sussurri apprensivi che il loro destino era infinitamente migliore in confronto a quello dei mutanti, nonostante Yelena ignorasse le nozioni necessarie per fare un vero e proprio paragone, relegati a nebulosa esistenza dalla sorte impietosa per la maggior parte della sua convivenza con la sorella.

C’erano voluti diversi anni di addestramento perché Tania arrivasse a fidarsi di lei quanto bastava per sciogliersi dalla maschera glaciale con cui si nascondeva e le raccontasse del ragazzo che aveva conosciuto da ragazzina nel gulag, di come fossero diventati amici –forse più che amici– e del come Mikhail le avesse confidato il suo segreto di sapersi trasformare in un orso2. Tania non sapeva come loro fossero venuti a saperlo, ma la settimana prima che il Soldato d’Inverno arrivasse con la scorta per portare lei e Vanko al Cremlino3, dei militari erano arrivati a prelevare il ragazzo per internarlo al Dipartimento X… aveva lottato con le unghie e con i denti per impedirlo, dimostrando incautamente le sue doti da assassina, ma era stato un tentativo fallimentare e alla fin fine, per quanto sua sorella ne sapeva, Mikhail era stato ucciso e Yelena ricordava fin troppo nitidamente l’espressione abbattuta che aveva scurito il volto di Tania quando aveva affermato che preferiva crederlo morto piuttosto che in gabbia o sotto tortura. Forse era stato quello l’innesco a spingerla a ribellarsi, forse il Traditore aveva solamente confermato i suoi peggiori sospetti… forse era stato l’amore che provava per quel suo amico ad ucciderla, ma quella era un’ipotesi a cui Yelena non piaceva dare credito, guardandosi bene dal scivolare anch’essa in certi stupidi ed inutili sentimentalismi.

-Perchè ti sei fatto vivo solo ora?

-Il mio Capo è morto, mi sto assicurando che la sua eredità non vada persa… il mio lavoro, i nostri scopi, vanno ben oltre il concetto di vita e di morte.

-Lavoravi per il Barone, quindi? Finirai di demolire l’impero?4 -deduce Yelena sorridendo di fronte all’espressione sinceramente colpita dell’uomo.

-Il progetto di Zemo era-... è complesso ed intricato… come una partita a scacchi in corso d’opera, ognuno mantiene ancora il proprio ruolo e la propria posizione sulla scacchiera a discapito degli incidenti di percorso.

-E continua anche dopo la sua morte?

-Come ho detto, il mio lavoro va ben oltre la vita e la morte… sai, a volte nel corso dell’esistenza capita anche di essere mangiati

L’Alleato sorride con una tacita minaccia ben celata nella voce che le gela il sangue nelle vene all’istante, rendendo superfluo specificare che i pezzi posti sulle caselle bianche e nere possono venire sostituiti da un momento all’altro senza troppe remore… e la ragazza inizia a pentirsi amaramente di aver scelto il giro più lungo per raggiungere l’ufficio di Madame B, restia nel voler conoscere tutte le sfaccettature della partita in corso e desiderosa di fuggire da quell’uomo, mentre un vago sentore di paura si sedimenta nel suo stomaco quando comprende che lei stessa è uno di quei pezzi incastrati sulla scacchiera… un semplice Pedone che non vede via d’uscita se non attraverso la promozione, nella speranza recondita di non essere data in pasto all’avversario dal proprio Re.

-Sai, ho sentito dire che sei formidabile… che sei brava quasi quanto la Zarina.

-C’è sempre una finestra di miglioramento. -replica orgogliosa, mordendosi la lingua per non farne un vanto… perché ha come l’impressione che si dovrà pentire amaramente qualora non dovesse rispettare le aspettative riposte su di lei.

Yelena rilascia il respiro trattenuto inconsapevolmente quando Madame B apre la porta dell’ufficio e la ringrazia per aver accompagnato il suo ospite fino alla sua soglia, in un tacito invito a lasciarli soli per un colloquio a porte chiuse e lontano da orecchie indiscrete… e per una volta Yelena è davvero contenta di essere cacciata via.

 

***

 

22 settembre 2018, Dark Room - Base operativa, Mosca

 

Il rumore del bastone che risuona sul parquet la precede e Yelena raddrizza le spalle alzando il mento in automatico, dandosi un'aria più autoritaria di quella già dimostrata, mentre osserva impassibile le sei bambine armate di punte gessate che continuano imperterrite ad esercitarsi alla sbarra.

-I risultati? -esordisce Madame B affiancandola, bisognosa di un rapporto sulle missioni in corso al punto da costringerla a strisciare fuori dall’ombra dello specchio alle loro spalle, probabilmente pentendosi di aver dato carta bianca all’Alleato e di non avere nessun'altra alternativa se non affidare l’intera operazione in corso alla ragazza.

-Ottimali. -replica Yelena spiccia, evitando accuratamente di rivolgere lo sguardo all'insegnante, timorosa che legga all’interno dei suoi occhi il risentimento represso che sta covando da giorni. -Tutti ed otto i target sono stati marchiati e conseguentemente deceduti, nessun imprevisto… 

-Bene. -annuisce la donna con espressione granitica, scoccandole uno sguardo esasperato dopo un paio di respiri secchi. -Avanti, dillo.

-Sono sulle nostre tracce. Entrambi.

Madame B finge di non ascoltarla, scrolla le spalle in un cenno incurante e persiste nell’osservare le bambine con espressione indecifrabile, quest’ultime ignare dell’intera faccenda. Yelena reprime un moto di esasperata impazienza, impedendosi di offrire appigli al suo superiore per criticarla, nascondendo silenziosamente il reticolo di crepe che minavano il suo asservimento alla donna ed al contempo rafforzando la sua vocazione alla causa… causa che perpetrava sui soldi versati dal Dipartimento, che non mancava di trovare ogni volta un pretesto diverso per rinfrescarle la memoria con la tacita minaccia che si aspettavano grandi cose da lei.

Il Leviathan si era ridotto a viaggiare sulle informazioni, il mercato nero mormorava costantemente da settimane ma evitava di pronunciarsi, in attesa della mossa decisiva prima di decretare se la Dark Room –l’unione dei cocci restanti di un grande impero– era ancora un'organizzazione temibile o se invece costituiva le ultime braci di un fuoco di paglia tranquillamente trascurabile… se non agivano con un minimo di riguardo, rischiavano seriamente di gettare all’aria tutti i sacrifici fatti per salvare il salvabile dalla caccia alle streghe indetta dai Traditori, rivoltando le viscere di Yelena all’idea che tutto il lavoro fatto potesse bruciare con lei al rogo per colpa delle convinzioni di una vecchia megera accecata dalla gloria dei bei tempi andati.

-Vanno eliminati, Madame. -Yelena spezza il silenzio all’improvviso, l'incontenibile bisogno di fare qualcosa, arrischiandosi di esternare la propria opinione, rimpiangendo di non avere completo potere decisionale sugli eventi.

-A tempo debito, al momento non sono ancora un problema. -concede Madame B con un sottotono vagamente irritato.

-Lo diventeranno presto. -obietta testarda fissando le punte delle bambine che si muovono con sincronismo perfetto, consapevole di aver ragione, ma ancora troppo timorosa di sfidare apertamente l’insegnante anche con lo sguardo.

-Senza la sua Arma Difettosa, Natalia non va da nessuna parte… deve ancora capire da che parte della scacchiera si trova, e noi abbiamo ancora il coltello dalla parte del manico… è un problema trascurabile, ora.

-Madame… -tenta di nuovo, consapevole di essersi imposta con tono troppo flebile per risultare quantomeno convincente nella sua stentata opposizione, mordendosi la lingua per non ribattere sfrontata che l’unica che ignorava la propria collocazione nella scacchiera era l’insegnante.

-Non discutere, Yelena.

Ammutolisce, ingoiando bile corrosiva per non esplodere, concedendosi un respiro profondo per non implodere… non è assolutamente il momento adatto per una scenata, deve solo avere pazienza, i tempi non sono ancora maturi per seppellire Madame B nella fossa che stava contribuendo a scavarsi da sola. 

È solo questione di tempo, poi avrà il permesso di mangiare qualcuno… reprimendo la vaga nota di sollievo nell’appurare che per quel turno lei era ancora salva, vigliaccamente soddisfatta di aver saputo giocare bene le sue carte fino a quel momento.

-Agli ordini, Madame.



 

Note:

1. Traduzione dal russo: “piccola ballerina”.

2. Ursa Major, un mutante di nome Mikhail Uriokovitich Ursus, ha la capacità di trasformarsi in un grizzly a comando. Ripudiato e cacciato dalla famiglia, nei fumetti di “Agent Carter - Operazione S.I.N.” si scopre che scappa nella steppa siberiana e finisce a rifugiarsi quasi per caso nello stesso gulag dove erano rinchiusi/rifugiati Tania Belinsky e Anton Vanko. Per motivazioni difficili da spiegare –oltre all’odio generalizzato verso i mutanti che prosegue nei secoli dei secoli–, vi basti sapere che una squadra di militari irrompe (KGB, Leviathan, HYDRA, Dipartimento X etc è irrilevante, dato che sono tutte strettamente colluse) e separa i due giovani (la relazione amorosa è una mia deduzione, sono canonici solo qualche mezzo flirt e sguardi molto intensi) facendo perdere le rispettive tracce. Neanche a farlo apposta –ovviamente– Mikhail viene incarcerato e torturato per renderlo un Soldato “potenziato” asservito fedelmente a Madre Russia, per sopravvivenza il gene X lo obbliga alla trasformazione in orso come soluzione definitiva.

3. Secondo il mio headcanon, in “1956” Bucky va per la prima volta in Siberia per prelevare Tania e Vanko dal gulag e portarli al Cremlino, la prima perché si era rivelata una prode assassina, il secondo perché serviva alla divisione scientifica per velocizzare la corsa spaziale in favore dei russi.

4. Blandi riferimenti a “Till the end of the line” dove il caro Barone Zemo attua il suo famoso piano di “rovesciare un impero dall’interno”, con dinamiche leggermente diverse rispetto a quelle del film, anche se mosso da motivazioni simili. Muore come effetto collaterale al tentativo di portare a termine il suo “piano malvagio”, non che questo “piccolo dettaglio” blocchi il meccanismo volto alla distruzione degli Avengers, anzi, dato che li illude dal primo all’ultimo che il pericolo sia stato momentaneamente sventato.
   
 
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