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Autore: La_Birba    12/10/2019    1 recensioni
ciao a tutti, dopo anni di assenza sono tornata. non sono mai stata brava nei riassunti.
il mio contesto preferito in cui mi piace immaginare Bulma e Vegeta è la scuola. in questo caso Vegeta professore di Bulma.
sono passati anni ormai dalle scuole, si sono persi di vista ed entrambi ripercorrono il loro percorso passato.
sperando di avervi incuriosito e di essere migliorata come scrittrice vi auguro Buona Lettura a voi coraggiosi che aprirete questa storia.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Goku, Vegeta, Yamcha | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4 - PARTE BULMA

 

 

I giorni a venire furono monotoni e tutti uguali. Nulla di rilevante, casa-scuola-lavoro-Yamcha. Non tutti i giorni ma in fin dei conti avevo una piccola routine. Quando non lavoravo uscivo con Yamcha e viceversa. Lui non si era accorto di nulla, effettivamente lui non si accorgeva mai di nulla. Senza volerlo spesso ero fredda con lui eppure non sembrava toccarlo più di tanto. Era tutto preso dallo sport, dagli amici e ecc. La mia routine veniva spezzata ogni tanto dal mio caro amico Goku. A volte facevamo i compiti e studiavamo insieme. Lui non era mai stato molto bravo a scuola ed io avevo sempre avuto una buona pazienza per stargli dietro. Con lui mi sentivo sicura e tranquilla. Magari a volte si stava in silenzio, ma non era mai imbarazzante. Riuscivo a calmarmi, riuscivo ad avere quella serenità che mi mancava in presenza di Yamcha. Effettivamente di certi argomenti non riuscivo a parlarne con Goku, ma era solo perchè sapevo che lui non avrebbe potuto aiutarmi. Sapevo perfettamente che c'era e che ci sarebbe stato in ogni caso per me, ma su certe cose non me la sentivo di aprirmi. Parlavamo spesso del più o del meno, ci volevamo davvero bene eravamo praticamente fratello e sorella. Trascorsi giorni e settimane tranquille, Vegeta iniziò a frequentarsi con quell'assurda ragazza o almeno pensai così. Spesso al bar li avevo visti, lei sempre avvinghiata a lui e lui sempre con le mani addosso a lei. Era irritante un comportamento simile, non potevano starsene semplicemente in camera? Mi ritrovavo spesso ad alzare gli occhi al cielo rassegnata. Non mi sarei davvero stupita se lei fosse stata una di quelle ragazze a pagamento.

“Bulma non essere così acida!” mi ritrovavo spesso a sgridarmi per la mia severità.

Il professore al di fuori del lavoro e dell'ambiente scolastico era tutt'altra persona. Era strafottente, maleducato e ogni volta che si rivolgeva a me per qualche ordinazione metteva sempre una nota di sarcasmo. Non lo potevo sopportare. Aveva il coltello dalla parte del manico sia a scuola come professore, e anche al bar come cliente. Maledizione a chi aveva inventato il motto “il cliente ha sempre ragione” mai ci fu cosa più invera.

Arrivò poi il freddo. La divisa invernale, le mani gelate, la cioccolata calda, la neve e.....il natale. In tutti quei mesi il mio grande pensiero fisso era stato trovare un modo per lasciare Yamcha. Non aveva senso continuare quella relazione per me. Gli volevo bene ma a 17anni volevo qualcosa di più. Natale è la festa da passare con gli innamorati e per quanto ci pensassi io non riuscivo a vedermi con lui come prima. Ai tempi pensavo che fosse anche per la mia cotta per Vegeta. Un bel ragazzo che è anche il tuo professore, bello, tenebroso, stronzo e dannato, suvvia qualunque ragazza ne sarebbe stata attratta. Infatti aveva un bel seguito a scuola, aveva un fan club tutto dedicato a lui. Era un uomo che attraeva anche se non lo volevi. Durante quei mesi mi ero ormai rassegnata e avevo anche ammesso a me stessa che lui non mi era così indifferente, purtroppo. Mi colpevolizzavo per essere attratta fisicamente da un soggetto simile. Eppure più penso a quel periodo e più penso che quell'innocente attrazione era solo la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, la mia relazione era morta da tempo. Ciononostante ogni volta che avevo anche solo pensato a un discorso di rottura, Yamcha mi abbracciava, mi diceva che mi amava e cose così e i sensi di colpa mi divoravano da dentro. Il periodo che stava iniziando era dunque il peggiore per lasciarlo. Si vedevano solo coppiette in giro e solo cuori su cuori. Mi nauseavano a volte.

Durante un fine settimana in cui Yamcha era a fare qualche torneo uscii in solitaria per far compre. Nonostante tutto, mi era sempre piaciuto il periodo invernale, le vetrine addobbate, i regali, il profumo di cioccolata calda che si spande nelle vie. Da bambina adoravo la neve, riempivo il mio giardino con famiglie di pupazzi di neve dal più piccolo al più grande. Durante questo giro in centro trovai una bella sciarpa e un paio di guanti abbinati, neri. Erano perfetti. Yamcha era un tipo freddoloso che non si copriva mai abbastanza, quindi era un regalo giustissimo e anche utile. Poteva sembrare incoerenza il mio comprargli un regalo però in fondo gli volevo bene. Appena uscii dal negozio, guarda il caso, mi passò davanti quella che pensavo fosse la fidanzata del professor Sayan a braccetto con altro uomo. Rimasi stupita e la seguii con lo sguardo. “Lo dicevo che era a pagamento” fu il pensiero che mi lampò in testa. Per una qualche coincidenza andavano esattamente nella stessa direzione di casa mia. La vidi civettare e flirtare con quell'altro tipo a cui non avevo prestato attenzione. Lo teneva a braccetto, rideva e scherzava a gran voce. Nonostante le temperature sotto zero di quei giorni, lei andava lo stesso in giro con una minigonna inguinale. Mi domandai se andasse in giro così anche in casa. Quando svoltarono in una via laterale si scambiarono anche un bacio passionale con annessa pacca sul sedere. Rise civettuola. Non ho mai accettato i tradimenti e quella scena mi disgustò. Mi diressi poi velocemente a casa.

Il giorno dopo avevo lezione e ovviamente la prima ora era puntualmente matematica. Mentre Sayan spiegava io ripensavo continuamente alla scena del giorno prima. Era così fiero, eppure nonostante il suo palese ed esagerato ego, veniva tradito alle spalle come un povero idiota qualunque. Mi resi conto di guardarlo quasi con pietà. Quella sera sarei dovuta andare al bar mi chiesi se l'avrei visto con lei. La risposta non tardò ad arrivare, alle 21 precise varcò la soglia del bar, solo. Fiero con la sigaretta perennemente tra le labbra, arrivò al bancone e mi soffiò in faccia il fumo che aveva in bocca. Io tossicchiai e lo fulminai con lo sguardo. Odiavo l'odore di fumo e odiavo ancora di più che i miei vestiti puzzassero in quel modo.

“Brief, vorrei un gin-tonic. Alla veloce possibilmente”.

Sbruffone. Lo odiavo quando faceva così. Era il peggior cafone sulla faccia della terra. Spesso mi domandavo cosa mi intrigasse di lui. A volte proprio non riuscivo a spiegarmelo. Alzai un sopracciglio senza dare alcuna risposta e mi misi a preparare. Gli posai il bicchiere davanti, lo prese, bevve tutto d'un sorso e poi spense la sigaretta sul fondo del bicchiere lasciando il mozzicone dentro. Sorrise in modo sfacciato e poi muovendo solo le labbra mimò

“Un altro.” con il sorriso stampato in faccia.

Con schifo mal celato tolsi il bicchiere e lo misi nel lavello, ne preparai un altro. Bevve anche questo tutto d'un sorso. Lo posò rumorosamente sul bancone insieme a dei soldi e si alzò per andare a sedersi su un divanetto. Non si avvicinò più a me ed io ne fui sollevata. Mi piaceva a volte guardarlo da distante. Il suo profilo ormai lo conoscevo a memoria. Gli zigomi spigolosi, un piccolo neo quasi invisibile in mezzo alla guancia destra, il pomo d'Adamo ben in vista. Mi ritrovavo spesso a guardarlo anche controvoglia o sovrappensiero.

La serata per me era ormai giunta al termine, appena uscita sentii un profumo davvero famigliare. Era un miscuglio tra alcool, fumo e dopobarba. Mi voltai già sapendo chi avrei visto. Sayan era lì fuori che fumava probabilmente l'ennesima sigaretta della giornata. Ci guardammo per un attimo negli occhi poi mi voltai dall'altra parte.

“Arrivederci”

“Vai già a casa Brief?” lo sentii ridacchiare alle mie spalle. Era sicuramente alticcio. Mi voltai per guardarlo. Mi stava fissando, poi espirò il fumo dalla bocca. Mi sentii nuda davanti a quegli occhi neri. Si alzò un lieve vento gelido che mi fece avere un brivido. Lui fece qualche passo nella mia direzione.

“Non sei di certo il mio tipo, eppure se volessi...” lasciò la frase sospesa, mi posò una due dita sulla guancia come se fosse una carezza e sorrise malizioso. Inarcai un sopracciglio, feci un passo indietro e mi voltai stizzita senza dargli risposta e poi alzai gli occhi al cielo sospirando. Quanto potevano essere idioti certi uomini?! Fu un attimo, mi prese per un polso mi fece voltare verso di lui e mi strinse a sé. Espirò il fumo praticamente nella mia bocca, sorrise. Io ero paralizzata. L'altra sua mano era dietro la mia schiena, praticamente sull'osso sacro. Ci volle meno di un secondo ma appena mi ripresi, lo spinsi via da me. Lui fortunatamente non oppose resistenza ed io mi allontanai indignata.

“ è impazzito o cosa?!”

Mi avviai a passo svelto verso casa mia, rossa in viso e con il cuore che mi scoppiava nel petto. Appena arrivai a casa mi lasciai cadere sul letto. Era stato un contatto troppo vicino per me.. Quella notte feci un sonno davvero movimentato. .

Il giorno dopo Vegeta aveva giorno di riposo, andai a scuola confusa. Uscii prima di casa non pensando al fatto che Yamcha mi sarebbe venuto a prendere come sempre. Anzi non ricordavo neppure di avere un fidanzato. Quando arrivai quasi a scuola un suono mi fece trasalire.

“Ehi tesoro perchè non mi hai aspettato?”.

“Vai a parcheggiare che ti aspetto davanti all'entrata”

Decisi di non rispondere alla domanda cambiando completamente discorso. Non avrei saputo che scusa inventarmi. Non c'era davvero un motivo in fondo. Mi sentivo pazza.

All'uscita da scuola andai a casa di Yamcha. Due minuti ed era già tutto finito, non me ne resi neanche conto. Merda. Pensavo troppo a Vegeta. Quella stupida frase. Rimasi meno di un'ora a casa sua, mi diressi dall'uscita dicendo che mio padre aveva bisogno di me.

“Bulma che succede?”

Mi fermò sulla porta. Mi guardò nel modo più ingenuo possibile. Con quel solo sguardo mi aveva fatto sentire in colpa. È vero io non avevo fatto niente, ma la mia testa e il mio inconscio volevano davvero fare troppe cose. Abbassai lo sguardo colpevole, sospirai. Era forse giunto il momento di dire la verità? Non potevo continuare così. Mentivo non solo a lui, ma soprattutto a me stessa.

“Mi dispiace, ma non penso che possa più funzionare tra noi”. Fu un sussurro la mia voce, ma lo guardai dritto negli occhi. Vidi il suo sguardo mutare, sorpresa, tristezza e infine odio.

“Ma che stai dicendo? La nostra relazione va a gonfie vele!”

“Non per me. Mi dispiace. Non ha senso continuare oltre. Non trovavo ne il modo ne il momento giusto per dirtelo”.

“Bulma..io..” allungò la sua mano per prendere la mia. La ritrai.

“è meglio così per entrambi fidati”. Mi voltai e scesi le scale. Lui non disse più nulla. Probabilmente lo avevo ferito più di quanto immaginassi. Quando chiusi il portone mi appoggiai un attimo ad esso. Mi sentii più leggera, mi ero davvero tolta un peso dal cuore. C'era un vento gelido, passai nel parco per rilassarmi nonostante il freddo e come se una maledizione mi perseguitasse me lo vidi lì. Sayan intendo a correre completamente coperto che mi veniva incontro. Io mi fermai, lui mi notò e si fermò poco distante da me.

Fece un cenno con la testa per saluto e poi sentii il suo respiro pesante e irregolare dovuto alla corsa. Io feci il suo stesso cenno poi con tutto il mio autocontrollo andai oltre. Era davvero una persecuzione.

Quella sera quando scesi le scale per andar a far cena me lo ritrovai in casa mia, seduto a tavola. Mio padre lo aveva invitato per discutere di qualche assurdo dettaglio sulla palestra, tipo se mettere o meno la radio e poi gli aveva proposto di fermarsi a mangiar cena. Io non ne sapevo nulla perchè era rimasta in camera mia appena ero arrivata a casa. Avevo pianto, di liberazione, di frustrazione, per sfogo. Ma mi era davvero servito. Ero così stupita che appena l'avevo visto mi ero irrigidita così tanto da non riuscire ad andare oltre.

“Tesoro dai siediti vicino a Vegeta, che è un uomo così affascinante”.

Mia mamma avrebbe tranquillamente potuto vincere il primo premio nel concorso “Mettere gli altri in imbarazzo” ero certa che non avrebbe avuto rivali. Mi sedetti mio malgrado accanto a Sayan, quella sera prese il via il nostro assurdo rapporto.









*****tadan :) si ok a volte ritorno, chiedo venia ma tra il lavoro, amore, vita sociale, serie tv e anime è un pasticcio XD comunque basta non perdere mai la speranza.
grazie comunque per chi mi segue/commenta ecc :) siete davvero molto gentili <3 alla prossima ;)

  
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