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Autore: Blackvirgo    13/10/2019    3 recensioni
Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa.
(Antoine de Saint-Exupéry)
***
Iniziativa: questa storia partecipa al #Writober2019 di Fanwriter.it
Prompt.12: appuntamento
Serie: What a Wonderful World.
Ambientata qualche mese dopo "L'Arcobaleno di una notte".
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gino Hernandez, Salvatore Gentile
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'What a Wonderful World'
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Iniziativa: questa storia partecipa al #Writober2019 di Fanwriter.it
Prompt.12: appuntamento
Numero parole: 554

Note iniziali: si colloca qualche mese dopo "L'Arcobaleno di una notte”.

 

Appuntamenti non occasionali

Gino guardò l'orologio sul cellulare: mancavano pochi minuti all'appuntamento. Si alzò in piedi, aprì l'anta dell'armadio e controllò nuovamente allo specchio di essere in ordine. Non ci aveva mai tenuto più di tanto, per lui il massimo dell'eleganza era jeans, camicia e un paio di sneakers ai piedi. Ma Gentile era sempre così impeccabile da farlo sentire a disagio nella sua mise abituale. Aveva sempre avuto quell'aura da principino, persino quando era infangato dalla testa ai piedi dopo un allenamento sotto la pioggia. Così Gino era diventato più attento a quello che indossava quando uscivano insieme, che significava di prendere a caso le cose dall'armadio e controllare che i colori non facessero a pugni tra di loro. Con la tuta da ginnastica questo problema non si pone. Tuttavia, più che lo stile di abbigliamento, gli sarebbe piaciuto prendere l'attitudine verso la vita che aveva Gentile: doveva essere meraviglioso avere la capacità di farsi scivolare addosso qualunque cosa, di essere padrone di se stesso e a proprio agio in qualunque situazione.

Tornò a guardare l'orologio: Gentile di solito era puntuale, ma quel giorno era in ritardo. Magari era solo imbottigliato nel traffico, strano che non avesse avvertito.

Stupido, Hernandez, sei solo uno stupido! Gino si passò una mano tra i capelli. Non dovrei tenerci tanto. In fin dei conti sono solo delle scopate. Meravigliose, certo, ma al mattino ognuno torna alla propria vita.

Fino all'appuntamento successivo. Fino a quando Gentile si fosse stancato.

Oppure finché non mi stancherò io.

Gino inspirò profondamente, i denti che afferrarono il labbro, lo sguardo che andò a cercare la polvere nell'angolo tra il comodino e il letto. Era stato imbarazzante, all'inizio, accettare quegli appuntamenti che avevano una scopata come unico scopo, ma ora non ci avrebbe rinunciato volentieri. E il sesso c'entrava fino a un certo punto perché, per quanto gli costasse fatica ammetterlo, la compagnia di Gentile era davvero piacevole, dalle chiacchiere leggere alle domande pungenti che li accompagnava durante la cena, alla musica blues in auto, al silenzio che li accompagnava nel dopo, nel momento in cui erano insieme, a letto, prima di dormire, quando erano ancora le mani a parlare, ma lo facevano con carezze leggere che scaldavano la pelle e l'anima.

Forse dovremmo smetterla con questi incontri.

Lo aveva sempre trovato pericoloso, Gentile, con quell'aria da so tutto io e la capacità di fargli domande a cui preferiva non rispondere. E lui non aveva mai amato il pericolo, anzi: amava la vita tranquilla, una quotidianità ripetitiva e rasserenante, il suo mondo fatto di piccole e grandi certezze. Mentre Gentile era come le montagne russe: un susseguirsi di sali e scendi capace di fargli saltare il cuore in gola e perdere il cervello per strada. E lui non voleva perdere il cervello, anche se non poteva negare che quella sensazione di cuore in gola gli piaceva: non era paura, ma brivido ed eccitazione.

Forse era per quello che quegli appuntamenti erano diventati un rito a cui non sapeva rinunciare, che attendeva con desiderio, impazienza e anche un po' di preoccupazione. Come la volpe e il piccolo principe, anche se avrebbe accostato Gentile più alla rosa vanesia che al simpatico fennec.

Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa.

Forse, loro malgrado, si stavano davvero addomesticando.

***

Black notes:

  • Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa.” viene dritta dal Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry

  • in ritardo di un giorno sulla pubblicazione... l'avevo scritta ieri sera, ma poi ero troppo cotta anche solo per rileggerla e avevo paura di infilarci dentro strafalcioni assoluti, dato che mi si stavano incrociando gli occhi... Così oggi doppia fic!

  • grazie di essere arrivati fin qua!

   
 
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