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Autore: imoto    13/10/2019    1 recensioni
8.5 milioni di abitanti sparsi su 785 km quadrati: questa è New York.
Non sorprende che chi fugge dal passato decida di ricominciare proprio da qui. A sorprendere è, invece, l'incredibile storia di come otto ragazzi si sono trovati contro ogni statistica e previsione.
Ma forse non è così tanto sorprendente. Anche le norne a volte tessono arazzi meravigliosi, no?
Genere: Angst, Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Loki, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Attenzione: in questo capitolo si tratteranno temi delicati quali violenza fisica su minori, negligenza nei confronti dei bambini e manipolazione emotiva. Se questi argomenti sono per voi delicati vi consiglio di non leggere ne questo capitolo, ne il successivo (se volete posso darvi un riassunto veloce della trama in modo da poter comunque seguire la storia). Detto questo: buona lettura.

 

Svartàlfheimr
parte seconda

La spazio era piccolo e buio. L'odore di polvere gli riempiva la gola e i polmoni, l'aria era rarefatta, tanto che gli sembrava di essere sul costante punto di perdere i sensi. Prese un respiro profondo provando a ideare una strategia per... per... -per fare qualcosa. Analizzò gli avvenimenti cercando di comprendere se qualcosa gli fosse sfuggito, se avesse ignorato qualche dettaglio, un particolare che fungeva da segnale. Dove aveva sbagliato?

Un’ora prima

Dopo aver guidato per quelle che sembravano ore, erano usciti dalla città e avevano parcheggiato nel cortile di una casa. Non era la tipica casa stereotipata, fatiscente e sporca che a tutti viene in mente quando si parla di rapimento; al contrario era una casetta ordinata e pulita, graziosa quasi. I fiori nei vasi erano stati coperti con la plastica perché non morissero durante l'inverno, l'intonaco era di un piacevole -seppur banale- color crema e il cancello che circondava la proprietà non era alto e minaccioso. Il vicinato era praticamente inesistente, se si escludeva un'altra casetta simile che avevano sorpassato con l'auto una decina di minuti prima e che aveva tutta l'aria di essere disabitata. 

Una volta parcheggiata l'auto erano stati portati nel salotto della casa. Trevor e Talhi si erano allontanati in un'altra stanza, probabilmente per decidere cosa fare, lasciandoli soli con l'autista e il ragazzo. Li avevano fatti sedere sul piccolo divanetto. Tony era ancora ancorato al suo collo e non pareva avere intenzione di allontanarsi facilmente, il che poteva essere sia un bene che un male. Era più che evidente che il piano prevedesse solo il bambino e che Loki fosse stato un errore in corso d'opera. Il ragazzo continuava a camminare avanti e indietro lungo la stanza, irrequieto e probabilmente in astinenza da nicotina. Mangiando un'imprecazione tra i denti aprì la finestra che dava sul giardino e tirò fuori una sigaretta sgualcita dalla tasca. 
«Odio l'odore del fumo.»
L'attenzione della stanza si spostò sui due uomini che erano appena tornati da dovunque fossero stati. Il ragazzo rimise la sigaretta in tasca e chiuse la finestra.
«Prendete il bambino.»
Loki strinse Tony meglio tra le braccia lanciando uno sguardo di fuoco all'autista che aveva provato ad avvicinarsi. Trevor sbuffò, irritato dall'opposizione al suo comando. Talhi si avvicinò da dietro il divano e il moro lo perse di vista, pochi istanti dopo una mano si poggiò sulla sua spalla. 
«Lascialo andare, non gli succederà niente.»
Ignorando la palese menzogna, Loki continuò a stringere il bambino tra le braccia e Tony, probabilmente intuendo cosa stava accadendo, si strinse meglio al suo collo. Trevor borbottò qualcosa e Talhi strinse la presa sulla sua spalla in avvertimento. La situazione cadde in stallo e, passandosi una mano sugli occhi, Trevor fece un passo indietro.
«Va bene, va bene. Lasciateli insieme.» borbottò nel suo strano accento «Sono un tuo problema, Talhi!» e con un ultimo sciocco della lingua uscì dal salotto.
Il ragazzo seguì l'esempio tirando fuori una sigaretta sgualcita dalla tasca e dirigendosi verso l'esterno. Con un cenno della testa Talhi dismise l'autista che li lasciò da soli.
«Spero che tu adesso sia contento.» sibilò spingendolo in avanti e Loki fu costretto ad alzarsi per non cadere a terra. Incespicò cercando di riprendere l'equilibrio e l'uomo sospirò.
«Seguimi.»
Valutò in fretta le opzioni. Era una buona possibilità per scappare, non gli sarebbe capitato di nuovo di essere lasciato da solo con una sola guardia e libero di muoversi. Ma doveva considerare che era stanco -lo era anche Talhi- e aveva un peso che lo avrebbe rallentato: Tony. Per quanto il bambino fosse piccolo, pesava comunque tra le sue braccia, e quasi sicuramente Talhi era armato. Fece scorrere lo sguardo sull'uomo -anche se non aveva più il fucile con sé teneva comunque una pistola nella cintola. Era buio, cosa che lo avrebbe avvantaggiato nella fuga, ma poteva diventare facilmente uno svantaggio: non conosceva la zona e fuggire a piedi era un azzardo considerato che i loro rapitori possedevano una macchina. La zona era isolata e le possibilità che qualcuno accorresse in loro aiuto o che semplicemente li notasse erano poche, praticamente nulle. 
Seguì Talhi. 
Uscirono dal salotto percorrendo il breve corridoio che li portò all'ingresso dove si trovavano le scale per il piano superiore.
Ora o mai più.
Mentre l'uomo iniziò a salire le scale Loki si girò scattando verso la porta. Abbassò la maniglia e l'aria fredda lo colpì in viso -era aperta! Non l'avevano chiusa! Era la loro occasione, il segnale. Uscì all'esterno e Talhi cominciò a urlare. Il ragazzo appoggiato al muro a fumare fu preso alla sprovvista e riuscirono a superarlo appena prima che capisse cosa stesse accadendo. Allungò una mano per afferrarli, ma erano già oltre la sua portata. Loki poggiò una mano sulla staccionata dandosi la spinta per superarla. Il peso aggiunto di Tony intralciò il salto e il polpaccio graffiò il legno. Atterrò accovacciandosi su un ginocchio. Si alzò facendo un altro scatto, il collo della maglietta improvvisamente lo strozzò e il rumore del tessuto lacerato gli riempì le orecchie. Incespicò inginocchiandosi per terra tossendo e con un ultimo strattone si liberò della maglietta lasciandola in mano al ragazzo dall'altra parte della staccionata. Fece per alzarsi e riprendere a correre, ma i pochi secondi persi avevano permesso a Talhi di raggiungerlo. L'uomo lo prese per l'avambraccio e gli afferrò i capelli tirandolo in piedi. Con un paio di strattoni e incespicando rientrarono dal cancello e lo buttò per terra. Tony attaccato a lui aveva preso a piangere e tremare, stringendosi ancora più forte intorno al suo collo tagliandogli il fiato. Provò a prendere un respiro profondo sentendo la testa iniziare a diventargli leggera, ma un calciò nei reni glielo impedì.

«Cosa pensavi di fare, mh?»
Talhi si abbassò afferrandolo per i capelli e torcendo la mano con uno strattone. Una stilettata di dolore puro lo colpì nel cervello annullandogli per bene la capacità di pensare almeno per qualche secondo.
«Cane!»
Lo lasciò andare e la testa sbatté per terra. Il ragazzo gli tirò un calcio sulla schiena e le prime lacrime involontarie iniziarono ad accumularsi agli angoli degli occhi.
«Sai cosa ho rischiato per te?»
Un nuovo calcio, questa volta sul fianco.
«Bastardo!»
Un calciò sulla spalla.
«Figlio.»
Il rene, di nuovo.
«Di.»
La coscia.
«Puttana.»
Il braccio.
«Ecco cosa sei!»
Un altro calcio mirato alla spina dorsale e un paio di lacrime scivolarono lungo le guance.
«Una puttana!»
Improvvisamente un'esplosione di dolore prese il sopravvento nella sua mente e tutto sfumò in un unico ronzio acuto e assordante. A quanto pare i calci si erano spostati alla testa. Provò a rannicchiarsi meglio su sé stesso, ma con Tony ancorato al petto era impossibile. Tolse le braccia da intorno al bambino portandole a proteggersi il viso. Tony urlò, probabilmente dovevano averlo colpito, ma alla sua mente annebbiata dal dolore non poteva interessare di meno.
«Ecco qual è il tuo posto! Nel fango! Per terra!»
I sensi iniziarono a tornargli e con essi gli insulti urlati e la sensazione di un dolore più specifico e non più totalizzante.
«Cane!»
Le botte si fermarono ed anche le urla, sostituite dal fiatone dell'uomo e dai singhiozzi di Tony. Mediando nella sua mente dolorante Loki decise di portare un braccio a protezione del bambino e lasciare l'altro avvolto intorno alla testa.
«Io ti ho accolto nella mia casa, ti ho dato un luogo d'onore come primo dei miei figli e tu mi tradisci così! Rifiuti-»
Un calciò lo colpì poco sotto il ginocchio, ma era più debole rispetto ai precedenti.
«-la mia amorevole benignità e mi disonori in questo modo!»
Talhi si abbassò strattonandolo per i capelli.
«Guardami.»
L'istinto lo fece rannicchiare su sé stesso e strinse gli occhi in attesa del nuovo dolore; non importa quante volte, non si ci abitua mai al dolore.
«Guardami e smettila di piangere, cane!»
La testa impattò violentemente con il terreno prima che Talhi lo strattonasse di nuovo per i capelli. Aprì gli occhi, lentamente, e la visione annacquata gli rese evidente che stava davvero piangendo -quando aveva iniziato?
«Pensi che non li conosca quelli come te? I traditori, gli infedeli che si credono superiori a tutto e tutti?»

Con un ultimo strattone lo lasciò andare e si sollevò in piedi.

«Ma sono un uomo buono. Considerala la tua ultima possibilità: accetta la tua punizione e usala per cambiare. Considererò il tuo tradimento cancellato e nessuno lo verrà mai a sapere.»
Loki cercò di riprendere fiato fermando le lacrime dal continuare a rigargli le guance, tutto quello che Talhi stava dicendo era solo un'enorme bugia -non tutto, ma tu lo sai già.
«Allora?»
Annuì ancora rannicchiato ai piedi dell'uomo come un verme. Era davvero caduto così in basso? Talhi si accovacciò e Loki represse un brivido di spavento scendergli lungo la schiena.
«Per bene, come si dice?» la voce dell'uomo era tornata dolce e vagamente paterna, disgustante. Prese un respiro scacciando via le ultime lacrime. Era una recita, doveva solo dire quello che Talhi voleva sentirsi dire e sarebbe tutto finito.
«Grazie.»
La voce gli venne fuori raschiata, gracchiante e si fece quasi pena da solo.
«Grazie? Chi stai ringraziando?»
Mandò giù il groppo in gola.
«Grazie, padre.»
Talhi sorrise passandogli una mano tra i capelli.
«Molto meglio. Non è meglio così?»
Annuì, ancora inebetito da tutto ciò che era successo, lasciando che l'uomo lo tirasse in piedi e gli spazzolasse i vestiti.
«Adesso torniamo dentro, comportati bene. Quando conoscerai tua madre sarai il figlio perfetto che abbiamo sempre desiderato.»
Continuò ad annuire mentre veniva strattonato verso l'ingresso. La luce gialla e intensa del lampadario all'ingresso era quasi accecante paragonata al buio del giardino, sbatté le palpebre un paio di volte cercando di fermare gli occhi dal lacrimare. Erano tutti ad aspettarli in piedi alla base delle scale. Quando entrarono e Talhi chiuse la porta dietro di loro Trevor fece un passo avanti.
«Pensavo di essere stato chiaro-»
«Non ricapiterà.»

La voce dell'uomo era decisa, ferma, e Loki ebbe in quel momento stesso la certezza che -no- non sarebbe ricapitata un'altra occasione così, Talhi non l'avrebbe permesso.
«Lo spero bene per te.»
Con un ultimo sguardo ammonitore Trevor si girò e scomparve lungo il corridoio. Salirono le scale, Talhi davanti a loro, il ragazzo alla sua destra e l'autista qualche gradino più in basso a sinistra. Si separarono solamente quando, una volta entrati nella camera da letto, l'uomo chiuse la porta dietro di sé. A chiave. 
«Quello che hai fatto stasera è molto sbagliato.»
Talhi si avvicinò al letto sedendosi tra le coperte continuando a fissarlo. Loki si mosse a disagio non sapendo esattamente che cosa l'uomo si aspettava che facesse, doveva implorare perdono? Chiedere scusa? L'aveva già fatto nel cortile. Forse voleva una replica in modo da poterla gustare alla luce della lampada e non perdersi nemmeno un dettaglio. 
«Per questo, anche se hai capito il tuo errore, devi venire punito.»
Si alzò in piedi facendo un passo verso di lui -di loro, aveva ancora Tony tra le braccia.
«La punizione aiuterà a imprimere nella tua mente il tuo errore. Capire la conseguenza delle tue azioni ti temprerà e alla fine, quando crescerai, mi sarai grato.»
Talhi portò le mani dietro la schiena, il tono di voce era serio e non ammetteva repliche.
«Lascia andare il bambino.»
Tony si irrigidì e Loki sentì la mente diventare bianca per un secondo prima di tornare a partire -avrebbe voluto protestare, chiedere perché, ricordargli come neanche dodici ore prima si era opposto alla stessa richiesta nel parco con una pistola puntata alla testa. O di come si fosse rifiutato poco prima nel salotto- ingoiando la saliva si abbassò per mettere Tony a terra. Il bambino provò a divincolarsi cercando di rimanere attaccato al ragazzo e Loki fu costretto a infilare le mani tra i loro corpi e spingere il bambino lontano da sé. Appena Tony lo lasciò andare Loki si alzò fissando Talhi negli occhi. Sapeva che non avrebbe dovuto farlo, che sfidare l'uomo per la seconda volta in così poco tempo era un azzardo, ma nemmeno quando Talhi storse la bocca Loki lasciò andare la mano del bambino. Tony si era aggrappato alla sua gamba in mancanza di altre alternative. 
Talhi sospirò e scosse la testa.
«Vieni qui.»
Nonostante l'ordine fosse palesemente diretto a Tony, quando lui non fece cenno di muoversi Loki decise di fare un passo avanti.
«Non tu. Lui.»
Tony mugugnò spaventato nascondendo la faccia nel tessuto del pantalone e Loki gli accarezzò una spalla, poi i capelli, calmandolo.
«Þaðerallt í lagi. Treystu Mér
Arrivò all'improvviso e inaspettato; dapprima lo schiocco rumoroso della mano di Talhi che lo colpiva sulla guancia, poi il calore del sangue che arrossiva la zona e solo alla fine l'eco del dolore attutito dallo shock. Uno schiaffo. Gli aveva appena dato uno schiaffo. Quell'essere vile, mediocre, insignificante nella sua stupidità gli aveva appena dato uno schiaffo. A lui! A Loki! Nessuno lo schiaffeggiava d- come! Come si permetteva di- prese un respiro profondo riprendendosi abbastanza da barcollare indietro di un passo e nascondere la rabbia con lo sconcerto guardando l'uomo negli occhi.
«Da ora in avanti parlerai solo inglese. Sono stato chiaro?»
Annuì.
«Mio figlio sa parlare solo due lingue: l'inglese e pashtu.» 
Eccola ancora, quell'inflessione strana. I loro rapitori parlavano una lingua straniera, diversa dall'inglese, probabilmente pensando non la capisse. Meglio così, un vantaggio in più per la loro fuga. Annuì profondamente cercando di tornare nel personaggio del bambino spaventato e sottomesso. Osservò Tony con la coda dell'occhio, il bambino era ancora aggrappato alla sua gamba, ma incrociò il suo sguardo e parve capire.  Lentamente si allontanò da Loki, sebbene senza lasciare andare la stoffa dei pantaloni. Sperò avesse riconosciuto le parole di prima, quante volte lo aveva consolato sussurrandogli quelle stesse frasi? 
Portò la mano tra le scapole del bambino premendo appena per incitarlo ad andare avanti. Tony lo guardò dubbioso e spaventato. Annuì in incoraggiamento. Non potevano permettersi di far arrabbiare tutti di nuovo se volevano avere qualche chance. 

Talhi fece strada verso il grande baule in fondo alla stanza -era sempre stato lì? L'aveva notato solo ora e non gli piaceva per niente- aprendolo.

«Dentro.»

Tony scosse la testa iniziando a piangere e la vena d'irritazione tornò a sfumare gli occhi dell'uomo. Sperando di non peggiorare la situazione Loki si avvicinò inginocchiandosi a pochi passi dal bambino che fece per buttarsi fra le sue braccia. Si alzò impedendoglielo. Sorrise dolcemente cercando di essere rassicurante mentre analizzava la situazione; il baule era grande, lungo un metro e alto poco meno considerato che arrivava circa al bacino dell'uomo, e Tony era piccolo per la sua età, sarebbe tranquillamente riuscito a stare sia sdraiato, sia in piedi dentro al baule chiuso. Passare una notte lì dentro non sarebbe stato troppo scomodo, né traumatico. 
Tony si avvicinò al baule osservandolo terrorizzato prima di provare a entrare. Loki gli diede una mano a superare il bordo prendendo nota che il baule era totalmente vuoto. L'uomo sbuffò irritato.
«Loki-» Tony mormorò il suo nome come una preghiera e il moro sentì il cuore stringersi nel petto.
«È solo per una notte.» sussurrò in risposta «Starai bene. Solo per una notte.»
Talhi perdendo la pazienza lo strattonò all'indietro chiudendo il baule di scatto. Tony intrappolato dentro urlò e l'uomo tirò un calcio al lato.
«Zitto moccioso!»
Il baule non era chiuso con un lucchetto, né con una serratura; un anello di ferro attaccato poco sotto l'apertura si infilava in uno spazio fatto apposta nella linguetta attaccata al coperchio e infilando un'asticella di metallo nell'anello diventava impossibile aprirlo dall'interno -ma facile dall'esterno. Tony aveva smesso di urlare e l'uomo si alzò avvicinandosi a Loki.
«Soffocherà.»
Talhi sollevò un sopracciglio.
«Non c'è abbastanza aria dentro, morirà soffocato.»

Cercò di farlo ragionare -quanto tempo poteva sopravvivere Tony lì dentro? Certo, le riserve di ossigeno erano scarse, ma Tony era piccolino.
«Non è un mio problema.» affermò l'uomo sollevando le spalle scocciato.
«Ma se muore-» non morirà, giusto? Quanto può sopravvivere un essere umano senza ossigeno? «Se muore non porti a termine la missione e io non posso conoscere la mamma.» 
Ingoiò la bile che gli salì in bocca alle parole cercando di modulare la voce perché fosse più infantile e supplicante possibile. Talhi lo guardò stupito, compiaciuto. Sorrise passandogli una mano tra i capelli.
«Sapevo che eri quello giusto, hai solo bisogno di un po' di educazione.»
Di umore decisamente più allegro tornò ad avvicinarsi al baule e ne calciò uno dei lati corti.
«Vedi di allontanarti se non vuoi venire ferito. Chiaro moccioso?»
Tony si mosse dentro il baule e Talhi tirò fuori la pistola. Loki sgranò gli occhi mentre tutto il suo corpo pareva ghiacciarsi. 
No. No, no, no, no, no!
Tolta la sicura la pistola sparò due volte. Tony urlò. E pianse. E continuò a piangere. Quando l'eco degli spari scomparve lasciando la pistola incandescente in mano all'uomo, Tony continuò a piangere. Loki lasciò che il respiro tornasse a riempirgli i pomoni -Tony era vivo, era vivo, era vivo.
«Stai bene, moccioso?» 
Talhi tirò un altro calcio al baule.
«Tony?» chiese lievemente. Era vivo, ma poteva essere stato ferito. Se fosse stato ferito? O Norne! Era colpa sua, era colpa sua, non avrebbe dovuto dire a Talhi che Tony rischiava di soffocare -anzi! Non avrebbe nemmeno dovuto portarlo al parco, dovevano andare in biblioteca quel pomeriggio, lui e Bruce avevano anche insistito, perché non gli aveva dato retta? Era tutta colpa sua e adesso-
«Sto-» un singhiozzo «-sto bene.»
Talhi mugugnò un assenso annuendo e si girò verso Loki.
«Meglio?»
Non fece in tempo ad annuire che qualcuno bussò alla porta interrompendoli.

«Tutto bene?»
Talhi schioccò la lingua irritato.
«Tutto a posto, nulla di cui preoccuparsi.»
Ci furono dei mormorii al di là della porta e poi una risposta.
«Stark ci serve vivo. Il bambino ci serve vivo.»
Arricciò il naso lasciandosi andare a un suono a metà tra uno sbuffo e un'imprecazione.
«È vivo.»
Con un'ultima serie di mormorii l'uomo al di là della porta si allontanò. Talhi si passo frustrato una mano tra i capelli, la pistola ancora in mano. Tony si era zittito completamente, troppo spaventato anche per piangere, e Loki osservò l'uomo cercando di capire la sua prossima mossa.

Talhi mosse vagamente la mano -e la pistola- in direzione dell'armadio di mogano alle loro spalle, accanto alla porta di ingresso. Era scuro e a due ante, ma non troppo grande. Loki ci sarebbe stato comodamente in piedi, ma sicuramente non da sdraiato. 
«Dentro forza.»
L'armadio doveva essere particolarmente vecchio, infatti la parte bassa delle ante non si chiudeva bene e lasciava uno spazio di almeno due dita alla base. Almeno non morirò soffocato -pensò osservando Talhi buttare distrattamente la pistola sul letto. Era l'occasione giusta, poteva provare a sopraffarlo, non c'era nessun testimone quindi la forza fisica non sarebbe stata un problema, non doveva trattenersi per le apparenze. Fece un respiro profondo aprendo le ante dell'armadio che cigolarono -eppure non sentiva quell'istinto, quell'adrenalina nelle vene e l'eccitazione per la battaglia annodata alla base dello stomaco. Che non fosse ancora in momento? Che dovesse aspettare? Probabilmente le Norne avevano in mente unaltro piano per farli uscire, doveva fidarsi dell'istinto. Aveva già fatto un errore poco prima affidandosi alla sua mente, questa volta avrebbe lasciato fare a loro.
L'armadio era diviso in due sezioni da una mensola posta a cinquanta centimetri dalla base; la parte bassa era totalmente occupata da due cuscini e una pila di coperte, nella parte superiore erano stati appesi alcuni vestiti da donna -probabilmente la casa non era dei loro rapitori. Se era stata occupata c'era la possibilità, seppur remota, che i proprietari venissero a controllare o si facessero vivi. Che fosse questo il loro piano di fuga?
«Sposta coperte e cuscini, forza.»
Diligentemente Loki spostò i vestiti appesi da un lato e nella metà del mobile liberata impilò le coperte e i cuscini liberando il piano basso dell'armadio. Talhi si avvicinò dandogli un colpetto con il piede al fianco. Loki, ancora accovacciato, non vacillò.
«Dentro.»
Storcendo il naso si infilò nel posto appena liberato. Era stretto e angusto, doveva stare rannicchiato su un fianco con le ginocchia al petto, nonostante ciò i piedi spingevano sul lato del mobile. La testa non aveva nessun posto dove appoggiarsi rimanendo sospesa e facendo gemere di dolore il collo. Le spalle erano strette su sé stesse, eppure lo spazio non era abbastanza ed entrambe toccavano e strusciavano contro il legno ruvido. In maniera simile tutte le volte che prendeva un respiro e allargava la cassa toracica il gomito sinistro sbatteva contro la mensola. Lo stomaco spingeva dolorosamente contro il diaframma rendendo anche la semplice azione del respirare difficile. Non avrebbe dormito quella notte. 

«È per il tuo bene.» Talhi si era accovacciato davanti al mobile, una mano sull'anta per tenere l'equilibrio, e lo guardava paternalistico «Stare qui ti darà il tempo di pensare alle tue azioni senza distrazioni, di capire il tuo errore e il motivo che ti ha spinto a farlo. Avrai il tempo di eliminare ogni pensiero sbagliato dalla tua mente. E la lezione servirà a imprimere tutto questo nella tua mente in modo che tu non commetta più lo stesso sbaglio.»

Si alzò in piedi e dalla sua posizione Loki poteva vedere l'uomo solamente fino a metà del petto prima che la mensola di legno gli ostruisse la vista. Eppure il sorriso era più che riconoscibile nel tono di voce.
«Domani mattina mi ringrazierai. Ti sveglierai e uscirai da qui come un ragazzo nuovo.»

Come se avesse potuto dormire in quelle condizioni.

«Una persona migliore. Buona notte.»
Le ante dell'armadio si chiusero e per un secondo la sensazione di claustrofobia lo colpì come un'onda prima di ritirarsi e sparire sotto pensieri più razionali. Era solo per una notte. Dalla fessura delle ante entrava una lama di luce e Loki si concentrò su quella per calmarsi. Continuò a respirare nonostante l'aria sapesse di polvere sulla lingua. Ogni volta che inspirava l'ossigeno pareva farsi più rarefatto e istintivamente tese il collo provando a portare il naso più vicino alla fessura -e all'ossigeno- per respirare meglio, con pochi risultati. Poteva sentire Talhi spostarsi per la stanza e il fruscio dei vestiti che venivano tolti. Il tonfo leggero del corpo sul materasso e i cassetti che venivano aperti e chiusi. I passi sul parquet lucido, una porta aprirsi e chiudersi, seguita dal rumore lontano dell'acqua corrente. A quanto pare prima di andare a dormire aveva deciso di farsi una doccia. E a proposito di acqua si rese conto che aveva sete, non aveva bevuto niente da quella mattina a colazione e non era abituato a patire la sete. L'acqua era una delle poche cose, se non l'unica, che non era mai mancata quando vivevano nell'appartamento perché era gratis e riempiva bene lo stomaco anche quando c'era poco da mangiare. Adesso, invece, la lingua pareva carta vetrata contro il palato, la gola prudeva riarsa e all'improvviso il bisogno di acqua -di bere- si fece più insistente che mai. Chiuse gli occhi prendendo cinque respiri profondi cercando di cambiare la direzione dei suoi pensieri, più ci avebbe pensato più sete avrebbe avuto. Eppure, con lo scroscio della doccia in sottofondo era difficile pensare -con la mancanza di ossigeno era difficile pensare e la testa si stava facendo dolorosamente leggera, le tempie pulsavano e ogni fibra del suo corpo non impegnata a disperarsi per la mancanza di liquidi urlava perché prendesse respiri più profondi, inspirasse più ossigeno. Ma non c'era più ossigeno, né spazio per prendere respiri più profondi. Iniziò a contare nella sua testa dandosi un ritmo nel respirare che gli desse una certa sicurezza. Il rumore della doccia era cessato e Talhi tornò in camera, le luci si spensero e con esse la lama di luce a cui Loki si era aggrappato scomparve lasciandolo per qualche secondo nel panico. Portò due dita sul collo cercando il battito cardiaco e una volta trovato provò a regolare in respiro in modo da rallentarlo, stava battendo troppo veloce. Lo spazio minuscolo pareva una fornace e aveva iniziato a sudare. Chiuse gli occhi ricominciando a contare.
Era solo per una notte.
Solo una notte.

 

_____N/A_____

Ringraziamo tutti insieme Jodie che si sforza di betarmi i capitoli in tempo per Mercoledì, anche se poi io non li pubblico mai e sono sempre in ritardo. Lei è fantastica e un genio della puntualità, io un po’ meno.
So che questo capitolo è un po’ più introspettivo e vi avverto che il prossimo capitolo sarà simile. Ma non rimarranno nelle mani dei rapitori per sempre quindi tornerà l’azione.

 

Traduzione per Loki:

Þaðerallt í lagi. Treystu Mér.» significa «Va bene. Fidati di me


Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto e se ci sono dei problemi con l’HTML!
Vi aspetto nelle recensioni!
Imoto ;*

  
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