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Autore: Blackvirgo    16/10/2019    4 recensioni
Giro giro tondo casca il mondo, casca la Terra, tutti giù per terra!
Si era sentito così dopo ogni infortunio: il mondo crollava e lui, ancora prima di rialzarsi, doveva ricostruire il terreno su cui camminare. Questa volta invece, gli rimaneva la risata con cui si concludeva la filastrocca: era caduto, ma la terra era rimasta solida sotto i suoi piedi.
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Iniziativa: questa storia partecipa al #Writober2019 di Fanwriter.it
Prompt.16: cerotto
Numero parole: 858
Serie: What a Wonderful World
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gino Hernandez, Salvatore Gentile
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'What a Wonderful World'
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Iniziativa: questa storia partecipa al #Writober2019 di Fanwriter.it
Prompt.16: cerotto
Numero parole: 858


Note iniziali: ambientata circa 6 anni dopo l'inizio di questa serie, che – nella mia testa – è Data. Luogo. X.


Un problema di cerotti


Gino non sa dire da quanto tempo sono seduti spalla contro spalla sulla sabbia umida, senza proferire parola. Gli piace stare così, vicino a lui, anche in silenzio, a guardare il mare insieme. Perché il mare gli ha sempre ridato sicurezza: di fronte alla sua vastità, i suoi problemi diventano più piccoli, più affrontabili, più alla sua portata. E Salvatore...
“A cosa pensi?”
Gino si volta appena per vedere l'espressione del compagno: Gentile non ha mai perso la sua capacità di fare domande scomode.
“Che è finita.”
Il difensore aggrotta la fronte, strabuzza gli occhi e spalanca la bocca in una o ben poco elegante. “Cosa?”
“La mia carriera.” Gino guarda l'orizzonte, lontano. A quell'ora il sole al tramonto delinea i contorni dell'acqua rendendo le onde più nitide.
“Gino, hai solo trentaquattro anni. Non è un po' prematuro dare l'addio al calcio ora?”
Il portiere scuote il capo. “Questo infortunio è stato diverso dagli altri.”
Se n'è accorto subito, nel momento in cui ha sentito il crack al ginocchio seguito da un dolore atroce. Poi la solita trafila: le visite, l'intervento, l'ospedale. Il medico che non pareva convinto, la fisioterapia che non dava risultati, le stampelle che non riusciva ad abbandonare, il mister e i compagni ansiosi e preccupati di rivederlo in squadra. Ma lui già lo sapeva che non sarebbe più tornato a giocare.
Ha provato a opporsi al cambiamento, ad assencondare consigli e sguardi premurosi, ma qualcosa gli è scattato dentro. Qualcosa che gli ha detto che quella fase della sua vita è finita, che è il momento di cominciarne una nuova. Torna a guardare il mare, a perdersi nello sciabordio delle onde. Chiude gli occhi e lascia che il vento lo accarezzi; spera che gli suggerisca le parole da dire perché spiegarsi non è mai stato nelle sue corde. Ma glielo deve: Salvatore è stato con lui in ogni momento, a casa, in ospedale, sulla spiaggia. E Gino vuole che lui capisca. Anche perché ci sono stati momenti in cui sono state proprio le domande di Gentile a rivelargli tante cose di se stesso che, da solo, non avrebbe mai cercato né scoperto.
Hernandez gli prende la mano fra le sue. “Tutte le cose hanno una fine, anche quelle belle.”
“No,” insiste il difensore. “È stato un infortunio più grave degli altri e con una convalescenza più complicata. Servirà tempo, ma tornerai in campo.”
Gino si stringe nelle spalle. Conosce perfettamente la lunga strada della guarigione, ma questa volta gli sembra che il ginocchio non abbia più voglia di reggere il suo peso. Ci sono momenti in cui l'articolazione sembra vuota: lui appoggia il piede ed è come poggiare sul nulla.

Giro giro tondo casca il mondo, casca la Terra, tutti giù per terra!

Si era sentito così dopo ogni infortunio: il mondo crollava e lui, ancora prima di rialzarsi, doveva ricostruire il terreno su cui camminare. Questa volta invece, gli rimaneva la risata con cui si concludeva la filastrocca: era caduto, ma la terra era rimasta solida sotto i suoi piedi.
Ripensa a quando era bambino, quando bastava un cerotto per guarire una ferita. O almeno per nasconderla, dimenticarla e continuare a giocare come se non ci fosse mai stata.

“Credo sia un problema di cerotti,” sorride Gino.
Salvatore lo guarda completamente smarrito. Hernandez gli rimprovera sempre di non aver perso il vizio di fare domande antipatiche, ma lui ha iniziato a stupirlo con risposte decisamente inusuali. “Che c'entrano i cerotti ora?”
“Quando eravamo piccoli bastava un cerotto per guarire. Non li fanno più i cerotti di una volta.” Sorride, Gino, birichino. “Oppure non li fanno abbastanza grandi.”
“Serviva anche un bacio,” aggiunge Salvatore. “Magari quello funziona ancora.”
Gino sorride. “Quello spero di meritarlo anche senza dovermi rompere i crociati.”
“Dipende se lo vedi come un premio o come una consolazione.”
“Magari entrambi.” Gli appoggia la testa sulla spalla e gli circonda l'addome con le braccia. “Non sono finito io, Salvo. La mia carriera lo è. Sono due cose diverse.”
“Una volta non la pensavi così.”
“Una volta non credevo che le due cose fossero separate. O separabili.”
Salvatore gli circonda a sua volta le spalle con un braccio.
“Ora so benissimo che ci sono altre cose oltre al calcio. E sono contento di essere io a decidere quando mettere la parola fine alla mia carriera.”
Gentile abbassa gli occhi: saperlo in campo lo ha fatto sempre sentire vicino a lui, anche quando non giocavano assieme. Era un filo invisibile che li legava alla stessa routine, alle stesse esperienze. Era come vivere insieme anche se erano lontani. “E ora che succederà?”
Gino alza lo sguardo e gli sfiora la guancia con le labbra. “Potrei prendermi una vacanza e venire a stare un po' a Torino.”
Salvatore lo guarda, incredulo. Trattiene il fiato per un lungo momento prima che la necessità di ossigeno lo costringa a respirare. Non crede alle proprie orecchie. “Ma a Torino non c'è il mare,” balbetta.
Il portiere lo guarda con i suoi occhi azzurri, limpidi e sereni come il cielo d'estate. “No, non c'è il mare. Ma ci sei tu.”

***

Black notes:
  • e niente, non era nata così fluffosa, ma poi è venuta fuori così... i miei bambini crescono! E il diabete incombe!
  • Grazie mille di essere arrivati fin qua! Vi abbraccio!
   
 
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