Odiava tutta quella situazione, non ne poteva più, da quando quella profezia era stata enunciata era come chiuso in carcere, lontano da tutto e tutti.
Voleva fare qualcosa, ma più le ore passavano più tutto era sempre uguale.
Anche se in parte quella situazione era odiosa, da una parte voleva solo il bene di suo figlio e della sua famiglia, sapeva che Voldemort voleva Harry e lui non poteva permettere ciò, proprio per questo accettava di stare rinchiuso lì insieme alla donna che amava e il frutto del loro amore; per fortuna che lei era lì con lui, oppure sarebbe già esaurito da un pezzo.
Ormai era Halloween, l'anno era quasi giunto al termine erano così lontani i giorni in cui era uno studente che faceva scherzi.
Chiuse gli occhi ed in quel momento gli venne in mente uno scherzo che aveva fatto con i malandrini proprio in quella giornata qualche anno prima ed un sorriso comparve sulle sue labbra, le risate della sala Grande si fecero strada nella sua mente, mentre ricordava vide avvicinarsi a lui la donna che aveva sposato.
Ci aveva lavorato tanto e poi finalmente era diventata sua moglie e giorno dopo giorno l'amava sempre di più.
Era cambiato per lei, era diventato un uomo migliore,l'amore cambia le persone e lui era la prova vivente.
In quel momento, lì seduti sul divano vicino al caminetto, il corvino abbracciò la sua consorte e la coccolò a lui
«Ti amo Lily»
Sussurrò al suo orecchio, amava quei momenti, quando il piccolo Harry, la cosa più bella nata dal loro amore stava dormendo nella sua cameretta, lontano da tutto il resto del mondo.
Posò le labbra su quelle della moglie e la baciò con dolcezza, lasciando passare tra le sue dita i suoi perfetti capelli rossi.
Quel giorno aveva una strana sensazione,non capiva perché ma aveva bisogno della vicinanza di sua moglie e di quei momenti di pura dolcezza.
Passarono un tempo indefinito lì stretti fin quando il piccolo Harry non iniziò a piangere
«Vado io»
Baciò la fronte a sua moglie e poi si allontanò da lei, salì nella camera del figlioletto e lo prese tra le braccia, cullandolo
«Ehi campione, papà e qui!»
Scese con il suo piccolo e si avvicinò al caminetto, si accomodò sul divano sedendo il piccolo vicino a lui, dove poco prima erano seduti lui e sua moglie che in quel momento si era allontanata, probabilmente per controllare la cena nel forno.
«Qualcuno si è stancato di dormire, vuole giocare il campione, vero Harry?»
Guardò attentamente il suo primogenito e iniziò a far uscire sbuffi di fumo colorato dalla punta della sua bacchetta per divertire il piccolo. Harry rideva e cercava di afferrare il fumo, di acchiapparlo con la manina...
Si aprì una porta ed entrò Lily, che iniziò a parlare con il piccolo, i lunghi capelli rosso scuro che le incorniciavano il viso. James prese in braccio il figlio e lo passò alla moglie. Gettò la bacchetta sul divano e si stiracchiò, sbadigliando...
Il cancello cigolò appena quando lo apri, ma il corvino non lo senti. L'uomo fuori alla porta sfilò dalla sua mano bianca la bacchetta che era sotto il mantello e la puntò verso
la porta, che si spalancò.
Aveva varcato la soglia quando James arrivò di corsa nell'ingresso. Facile, troppo facile, non aveva nemmeno preso la bacchetta...
«Lily, prendi Harry e corri! è lui! Vai! Scappa! Io lo trattengo...» Trattenerlo, senza una bacchetta in mano!... Voldemortt rise prima di scagliare la maledizione...
«Avada Kedavra!»
La luce verde riempi l'angusto ingresso, illuminò la carrozzina contro la parete, fece scintillare le sbarre della balaustra come parafulmini.Il corvino cadde come una marionetta a cui erano stati tagliati i fili...