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Autore: _bluenight_    21/10/2019    2 recensioni
Dal testo:
"Quel giorno aveva passeggiato fino a sera per le colline tinteggiate di papaveri e di grano maturo, sperando di buttar giù qualche riga [...]: invece la sua Musa aveva deciso di presentarsi durante quella notte piovosa, destandolo dal dolce sonno."
Un incontro in una normalissima notte di pioggia e un finale sorprendente: un racconto fatto di ansia e brividi.
Genere: Horror, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hi everybody!
Spero che questa storia vi piaccia e che riesca a coinvolgervi, io personalmente ho adorato scriverla, e mi piacerebbe pubblicare altre storielle di questo genere.
Fatemi sapere con una recensione cosa ne pensate e se il brano vi è interessato.
Hugs and kisses 😉
Bluenight
 
 
Alla fievole luce di una candela, una penna passava lesta sul diario dello scrittore. Incredibile come l’ispirazione fosse stata bizzarra con lui.
Quel giorno aveva passeggiato fino a sera per le colline tinteggiate di papaveri e di grano maturo, sperando di buttar giù qualche riga, anche solo una parola sarebbe bastata: invece la sua Musa aveva deciso di presentarsi durante quella notte piovosa, destandolo dal dolce sonno.
Si fermò per riprendere fiato dalla frenetica stesura. Poteva sentire ogni singola goccia che, prepotente, batteva sulle tegole del vecchio cottage di campagna che aveva affittato per una settimana di “vacanze” lontano da casa.
La sua mente divagò ricordando l’amata terra natia, e un po’ di nostalgia lo prese quando pensò ai candidi visi sorridenti della moglie e del figlioletto. Gli avevano entrambi raccomandato di tornare presto, e il piccolo Xavier gli aveva anche regalato un disegno che li ritraeva mano nella mano.
“Così non ti mancherò troppo papà” aveva detto abbracciandolo forte.
Sospirò, e un tuono ruppe quel monotono scrosciare.
Non se lo aspettava così il soggiorno in Italia; gliel’avevano descritta come un luogo quasi paradisiaco, con gli alberi carichi di frutta, tanto vino buono e soprattutto sole a tutte le ore.
Un secondo boato, questa volta più forte, fece quasi tremare le mura della casa.
Maledisse mentalmente il suo migliore amico Jacques, il responsabile, colui che lo aveva convinto a fare quella pazzia.
Ricordava ancora il giorno in cui aveva deciso di partire. Erano di fronte al loro café preferito, “Le Chat Noir”, e il calore bagnava le loro fronti. Lui era fiacco ed annoiato, quando ecco che l’altro iniziò entusiasta il suo discorso:
“Jean, fidati di me, l’Italia è un posto fan-ta-sti-co! È ricca di ogni genere di paesaggio, i suoi abitanti sono molto cordiali, il vino fa perdere la testa e c’è talmente tanta arte che in qualsiasi paesino c’è una bellezza nascosta. Dovresti andare: sono certo che termineresti il libro in men che non si dica!”
Con che belle speranze era partito … ma ora era lì, solo, immerso nella quasi oscurità e con solo una candela a fargli compagnia mentre fuori diluviava.
Si alzò dalla sedia, prese il portacandela e si diresse nella sua camera per tornare a riposare quando la sentì: una risata cristallina e solare giunse alle sue orecchie catturando la sua attenzione. Cercò di capire da dove provenisse quella voce, e sobbalzò quando si accorse che il suono veniva da fuori.
“Una giovane in pericolo” pensò: “Devo andarla a salvare, starà congelando là fuori”. Ed eccolo alla ricerca della donna misteriosa.
La trovò rannicchiata sulle radici di un faggio vicino ad un laghetto. La pioggia si era calmata e di lì a poco sarebbe spuntata l’alba, ma il cielo era già abbastanza illuminato per fargli scorgere quella bellissima creatura: il corpo affusolato e dalla carnagione pallida era coperto da una veste grigiastra ormai sgualcita, e i capelli neri erano fradici.
Non la vedeva in volto, ma decise di attirare comunque la sua attenzione.
 “Scusatemi signorina” chiese: “Posso aiutarvi? Prima ho sentito una risatina,ma sicuramente mi sono sbagliato, cioè, credo che voi abbiate bisogno di aiuto e…”
Si pietrificò, le parole gli morirono in gola. La ragazza si era voltata, lasciandogli ammirare il viso scarno solcato da un ghigno divertito composto da denti affilati come rasoi e sproporzionati per la sua bocca,  mentre due occhi grandi e gialli lo fissavano maligni.
Tentò di scappare, invano.
Quel … mostro, così la si poteva definire, iniziò una cantilena che lo attirava a sé, senza che lui avesse il controllo del proprio corpo.
“Non scappare, è inutile” ripeteva lei: “Essere mangiati vivi non è poi così doloroso come può sembrare, signor?”
“Jean” rispose lui, anche se la lingua si mosse da sola.
Iniziò a chiedere perdono per tutti i suoi peccati, e pensò alla moglie, al figlio, all’amico, alla sua casa … e decise che non ci avrebbe rinunciato così facilmente, non senza lottare.
In un lampo di lucidità, quando ormai era prossimo alle fauci che lo attendevano fameliche, vide un grande masso da poter usare. Sottraendosi per un attimo al potere ammaliatore della creatura, prese la pietra e con tutta la forza che aveva in corpo gliela gettò sulla testa.
Un urlo infernale accompagnò l’arrivo dell’aurora, mentre l’uomo corse come un dannato al cottage e in un secondo preparò le valige e tornò a casa con il primo treno disponibile.
Passarono tre mesi, e ormai lo scrittore aveva quasi del tutto dimenticato l’accaduto, etichettandolo come “incubo”. Si trovava alla festa del paese: nell’aria il profumo dei dolciumi e del pastis* si mescolava alle risate dei bambini.
Vide un banchetto un po’ isolato dove servivano la bevanda ad un prezzo nettamente inferiore, e decise di andarvici.
“Salve, un pastis, anzi due per favore.” Ordinò.
La ragazza, girata di spalle, gli versò la bevanda.
“Ecco qua, due pastis per il signor Jean, offre la casa”.
L’uomo sorrise, divertito da tutta quella cordialità.
“Perdonatemi, non mi sembra di avervi già incontrata prima, dove ci siamo conosciuti?”
E due occhi gialli furono l’ultima cosa che vide.








*( il pastis è un aperitivo alcolico profumato all’anice tipico della Francia. )
   
 
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