Iniziativa:
Questa storia partecipa al #Writober 2019 di Fanwriter.it.
Prompt:
ricordo (giorno 22).
Numero
parole: 593.
«Teddy?
Vieni qui. Teddy!»
La
voce di sua nonna riecheggia un po’ lontana, mentre lui
osserva il proprio
riflesso nella pozzanghera, tutto accucciato in avanti e con le manine
posate
sulle ginocchia sbucciate.
Teddy
si concentra e i suoi capelli cambiano di nuovo colore. Da blu
elettrico
diventano rosa cicca e lui ride, perché pensa che gli stiano
meglio di quel
colore.
«Teddy,
cosa stai facendo?»
Sua
nonna lo ha raggiunto. Si volta e le sorride, mentre il sole tramonta
pian
piano.
«Gioco»,
risponde con naturalezza.
Nonna
Andromeda arresta il passo e i suoi occhi si velano di tristezza, ma
è solo un
attimo.
«Andiamo,
è quasi pronta la cena», gli dice, tendendogli la
mano con un sorriso
malinconico.
Teddy
si rimette in piedi e le si accosta trotterellando, senza staccare lo
sguardo
dal suo viso. È un bambino curioso, ma soprattutto riesce a
capire quando una
persona a lui vicina è triste.
«Perché
piangi?» le chiede con la sua vocina un po’ acuta.
«Non
sto piangendo», gli risponde lei.
«Ma
vorresti farlo, lo so.»
La
nonna gli passa una mano fra i capelli e, di nuovo, gli sorride con
fare
nostalgico.
«A
tua madre piaceva molto questo colore», gli dice.
Teddy
si illumina tutto.
«Piace
tanto anche a me!» si affretta a dire, felice di aver
scoperto quel piccolo dettaglio
in comune con la sua mamma.
Nonna
Andromeda gliene parlava raramente, ma era comprensibile,
perché nel giro di
pochi mesi aveva perso sia lei sia suo marito e la ferita non era
ancora
guarita. Forse, non lo sarebbe mai stata.
Rientrati
a casa, Teddy si siede a tavola, in attesa della cena. Sua nonna non
è mai
stata di molte parole, ma a lui piace stare in sua compagnia e le vuole
bene.
Con
un colpo di bacchetta, la cena si solleva dalla cucina e si avvia verso
la sala
da pranzo.
«E
papà?»
«Come?»
Teddy
gonfia il petto.
«Non
ti ricordo anche un po’ lui?»
Nonna
Andromeda sorride ancora una volta e qualche ruga le si disegna intorno
alla
bocca.
«Sei
intelligente e hai il suo stesso carattere gentile e calmo. Non ho mai
conosciuto un bambino più educato di te», gli
risponde.
Teddy
non replica nulla e trascorre la cena chiacchierando di
tutt’altro, di quando
andrà a Hogwarts e di come si troverà
lì, certo che sua nonna sarebbe diventata
triste se avesse continuato a chiederle della sua mamma e del suo
papà.
L’ora
di andare a dormire lo coglie all’improvviso, quasi di
sorpresa, mentre è
intento a fare congetture sulla Casa in cui verrà smistato
da lì a cinque anni.
Nonna Andromeda lo prende in braccio e lui non protesta, felice di quel
contatto.
Salendo
le scale, i suoi genitori immortalati in una foto lo salutano e lui
ricambia
con un sorriso. Della sua mamma e del suo papà non ha alcun
ricordo, perché sono
morti che lui era appena nato. Ci sono tante altre foto in casa, ma
quei due
volti non gli hanno mai suggerito nulla.
Forse,
però, qualcosa di loro gli è rimasto e per lui
è molto più importante di un
ritratto animato.
Sotto
le coperte, infatti, quando sua nonna lo lascia al buio e il sonno sta
per
accoglierlo nel suo abbraccio, sente sempre due profumi ben distinti,
uno più
dolce e l’altro più forte e, Teddy lo sa, era
ciò che sentiva quando la sua
mamma e il suo papà lo prendevano fra le braccia.
«Buonanotte
mamma, buonanotte papà», sussurra e, per un
istante, si sente sfiorare la
fronte con due dolci carezze.
Angolino
dell’autrice:
Ok,
io non reggo. Nel senso, Lupin è il mio personaggio
preferito e scrivere
qualcosa che lo riguarda, come per esempio di suo figlio, mi strazia il
cuore,
quindi perdonatemi se la storia è un po’
“meh”, ma davvero, soffro.
Non
avendo (ancora) letto La maledizione
dell’Erede
e non avendo la più pallida idea se ci sia o no il
personaggio di Teddy Lupin,
l’ho caratterizzano seguendo un po’
l’istinto. Spero di non averlo reso OOC.
Senza
alcuna pretesa,
Elly