Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: jaykayess    23/10/2019    1 recensioni
E che sarebbe successo, se invece che Goku, sulla Terra fosse stato spedito Vegeta? E che sarebbe successo, se invece che nonno Gohan, Vegeta fosse stato trovato da tutt’altre persone?
In questa storia cercherò di rielaborare la storia di Dragon Ball, plasmandola, giocandoci anche un po’, concentrando l’attenzione soprattutto sul personaggio di Vegeta, sulla sua storia, e sulla storia del suo popolo ormai perduto.
Genere: Azione, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Bulma, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Yamcha, Goku/Vegeta
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Le campane della chiesa presero a suonare in modo quasi insopportabile nelle sue povere orecchie, mentre i cani dei vicini non facevano altro che abbaiare, i freni delle automobili stridere, i bambini giù nel parco schiamazzare.
Il ragazzo aprì gli occhi. Era domenica.
Era incredibile come, ogni volta che, il sabato sera, si riprometteva di ignorare tutti quei rumori assordanti e fastidiosi che fatalmente si ripetevano ogni singola domenica mattina, si ritrovava come sempre a svegliarsi prima del previsto, ritrovandosi le solite occhiaie scavate e scure sotto i grandi occhi color ebano.
Ma che poteva farci... d’altronde, se non si fosse svegliato, ci avrebbero pensato i robottini di suo padre con quei terribili aspirapolvere a buttarlo giù dal letto.
Senza pensarci troppo, e senza neanche preoccuparsi di vestirsi in modo decente ed adeguato-adeguato per cosa, poi?-, scese al piano di sotto, ancora con indosso la tuta leggermente larga che utilizzava per dormire.

«Buongiorno, tesoro!» fu il caloroso saluto della sua biondissima madre, al suo ingresso in cucina «Ti sei alzato presto, oggi!»

In risposta, lui si limitò a mugugnare un versaccio d’assenso e, avvicinandosi alla donna, le prese dalle mani il termos con all’interno il caffè, versandosene una tazza intera.
In fondo adorava sua madre, ma detestava quando, appena sveglio, gli rivolgeva la parola in quel modo così cinguettante ed allegro. Dopo sedici lunghi anni vissuti sotto il tetto di quella casa, ancora si ritrovava a chiedersi come facesse quella maledetta donna ad essere sempre così felice e positiva. E soprattutto, come facesse a trattar bene letteralmente chiunque le passasse accanto.
Effettivamente non le somigliava affatto... ma a volte la mela cade lontano dall’albero, giusto? 

«Che ti succede, amore?» chiese Bunny Brief, con un accenno di preoccupazione nella voce «Ti senti poco bene? Hai dormito male, stanotte? Hai delle occhiaie terribili!»
«Sto bene.» si limitò a rispondere lui.
«Ne sei sicuro? Non hai una bella cera...»
«Sono solo stanco.» spingendola delicatamente di lato, sistemò la tazza ormai vuota nel lavello, per poi dirigersi in soggiorno, pronto almeno a godersi qualche momento di tv prima dell’arrivo del resto della ciurma.

«Mamma!»

Il destino, la domenica, gli voleva davvero male. Ormai ne era sicuro.
Non aveva fatto neanche in tempo a toccare il telecomando, che una massa di capelli biondi come quelli di sua madre lo assalì, e si ritrovò affianco l’unica persona che, durante i primi giorni di settembre, non sarebbe dovuta stare in quella casa, ma nei dormitori della propria università.

«Oh, Vegeta!» esclamò, strappandogli di mano il telecomando «Hai visto la mamma?»
«Ah, non saprei, tu hai per caso visto il tuo nome scritto su quel telecomando?!» fu la sua risposta «Che diavolo ci fai ancora in questa casa, nullafacente?!»
«Le lezioni iniziano lunedì prossimo. Ho ancora un bel po’ di tempo!»
«Sì, ma ridammi il telecomando.»
Detestava quando, ogni maledettissima volta che lui si apprestava a far qualcosa in quel dannato soggiorno, le sue sorelle arrivavano puntualmente a rompergli le uova nel paniere. Era come se Tights e Bulma avessero una specie di radar che le avvisava ogni volta che lui si trovava di fronte al televisore. 
E, conoscendo la seconda, non era poi così impossibile fosse così.
«Ma sei pazzo?! Ora inizia la mia sitcom preferita!»
«Mi ci pulisco il culo con la tua sitcom preferita!» le inveì contro il minore, afferrando nuovamente l’oggetto del suo desiderio, tentando di strapparlo dalle mani della sorella «Ridammi il telecomando!»
«Non ci penso proprio! Io sono la primogenita, io decido cosa guardare!»
«Ma perché diavolo devi comandare sempre tu?!»
E, si sa, tra i due litiganti, il terzo gode.
Con una nonchalance che apparteneva più al più piccolo dei tre che a lei, la secondogenita dai lunghi capelli turchini, dopo aver strappato il telecomando dalle mani di entrambi, si sedette proprio al centro, avendo finalmente l’onore di accendere il tanto bramato televisore.
«E adesso questa che vuole?!» fu il commento acido di Vegeta, che inarcò un sopracciglio con fare rassegnato.
Lei si limitò a guardarlo con ovvietà, girando sul canale che le interessava «C’è l’oroscopo!»

In quel momento, Vegeta si ritrovò a chiedersi se non fosse meglio sopportare le campane della messa domenicale e gli schiamazzi dei mocciosi, oppure sorbirsi il crudele destino di vivere in una casa abitata più da donne che da uomini.

*

Alla fine, aveva lasciato perdere i litigi con quelle due oche e, evitando i rimproveri di sua madre, era sgattaiolato fuori in cortile, con tutta l’intenzione di allenarsi sul retro.
Se c’era una cosa di cui andava veramente fiero, quella era la sua forza. Fin dalla tenera età, infatti, aveva dimostrato delle doti innate mai sperimentate prima dai membri della sua famiglia nelle arti marziali.
In pochissimi anni, era riuscito a diventare un vero campione a livello agonistico e, fosse anche crollato il cielo da un momento all’altro, nessuno avrebbe dovuto disturbarlo durante i suoi preziosissimi allenamenti. Era in vista una nuova gara e, come sempre, aveva in testa il solo obiettivo di vincere.
Non sapeva da dove fosse nato quell’amore per la lotta. Probabilmente non ne aveva memoria, o forse era davvero qualcosa di miracolosamente innato.
L’unica cosa che sapeva era che lottare lo faceva sentire bene, lo rendeva leggero e felice, ed ogni volta che sferrava un pugno, era come se si ritrovasse ad un passo dal cielo.

«Hey, Vegeta!»

Non poteva crederci.
Durante letteralmente tutta la settimana, nessuno lo cercava in quella casa. Erano tutti, ma proprio tutti, impegnati in altri affari.
La domenica, invece, il suo dannatissimo nome era sulla bocca di tutti. Tanto che, ad ogni settimana che passava, la sua voglia di correre all’anagrafe e costringerli a cambiargli immediatamente il nome saliva sempre di più.
Ma, fortunatamente stavolta, era suo padre che lo chiamava: probabilmente niente che lo avrebbe portato all’esaurimento nervoso. Forse.
Così, cessando i suoi esercizi, si avvicinò al suo vecchio, che se ne stava, come sempre, con qualche attrezzo da lavoro in mano.

«Che c’è?»
«Scendi giù in laboratorio. Mi serve una mano con una moto volante.»

Questa era la sua maledettissima vita.
Una madre appiccicosa ed apprensiva che ogni volta giustificava questa sua imponente apprensione con il fatto che lui fosse il suo unico figlio maschio, nonché il minore; due sorelle maggiori che non facevano altro che infastidirlo l’una quando c’era, l’altra ventiquattr’ore su ventiquattro; ed un padre che, non avendo alcuna voglia di chiedere aiuto all’unica sua figlia che ne capisse qualcosa del suo stupido mestiere, lo costringeva ai lavori forzati chiuso nel suo dannatissimo laboratorio.
Ma questa era la cosa meno stressante: per lo meno suo padre non urlava, non passava ore intere chiuso in bagno, non gli rubava il telecomando e non gli chiedeva se stesse bene ogni trenta secondi.
Per cui, sospirando, lo seguì nel grosso seminterrato della buffa abitazione circolare, addentrandosi in quelli che erano i laboratori della famosa Capsule Corporation: l’azienda più importante non solo della Città dell’Ovest, ma probabilmente anche del mondo intero.
Detestava tutta quella roba, non faceva proprio per lui: certo, lui era intelligente, sveglio, e nelle materie scientifiche se la cavava egregiamente, ma non sentiva quel campo come suo. Bulma, invece, amava tutti quei marchingegni e quelle macchine, e a volte si chiedeva come un’oca della sua età potesse interessarsi a roba del genere.

«Bisognerebbe sistemare le valvole.» gli spiegò suo padre, indicando la moto incriminata «Ma ieri ho avuto un gran mal di schiena, non posso abbassarmi.»
Vegeta sospirò «...Va bene, dammi quella roba.»

E così, a scapito di ogni sua aspettativa, il povero protagonista di questa vicenda, si ritrovò abbassato a sistemare il motore di una moto volante, al posto di rilassarsi allenandosi per la prossima gara agonistica di arti marziali.
Ma, in fondo, c’era chi stava molto peggio di lui, ed era stato fortunato ad avere una simile vita, all’interno di una famiglia tanto importante.
E questo, Vegeta lo avrebbe presto imparato a proprie spese. 

~~~

Heylà, gente!
ebbene sì, ho deciso di alternare la storia che sto già scrivendo con questa piccola AU forse un po' meno complicata(o forse un po' di più, chissà) in cui immagino come sarebbe stata la storia se, al posto di Goku, fosse stato Vegeta ad essere stato spedito sulla Terra dai saiyan.
ovviamenre ci saranno MOOOOOLTI cambiamenti, e la vera storia di Dragon Ball(in particolare del primo Dragon Ball) verrà stravolta, ma spero che, nonostante questo, sappiate apprezzare anche questo piccolo esperimento.
tornerò presto anche con Do You Think It Makes Sense?. Nel frattempo, spero che anche questo piccolo "prologo" vi piaccia ^^
a prestissimo! Un bacio!

-JAY













 








 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: jaykayess