Iniziativa:
Questa storia partecipa al #Writober 2019 di Fanwriter.it.
Prompt:
camino (giorno 23).
Numero
parole: 795.
Quell’anno
portava con sé il Natale più triste delle loro
vite.
Una
guerra alle porte, anzi, una guerra già iniziata che
sembrava quasi persa in
partenza. Paura, odio, dolore, buio. Ormai non c’era
più spazio per l’amore e
la speranza. O, per lo meno, così sembrava.
Luna
e Ginny non si arrendevano né si sarebbero mai arrese.
Avrebbero continuato a
resistere, avrebbero lottato, avrebbero sfidato tutto e tutti pur di
riportare
nel mondo un po’ di luce, pur di salvare il futuro che altri
volevano strappare
loro.
Quella
sera, la sera del 24 dicembre, Luna decise di sfidare
l’autorità dei Carrow e
di Piton, aveva deciso di rischiare, perché ne valeva la
pena. Era sgusciata
via dalla propria stanza e poi fuori dalla Sala Comune di Corvonero.
Alla
luce di una luna tinta di rosso, i corridoi di Hogwarts facevano paura.
Erano diversi,
più freddi, bui e tetri. Il silenzio perforava i timpani,
era quasi
insopportabile.
Luna
procedeva a passo lesto, rasentando i muri. Ginny le aveva spiegato
bene o male
dove si trovasse la Torre di Grifondoro e si era anche fatta dire qual
era la
parola d’ordine, ma la speranza di arrivarci senza farsi
scovare da Filch o da
Mrs. Norris era assai labile. Eppure, Luna sentiva solo il leggero
scalpiccio
dei propri passi e il rombo del proprio cuore. I corridoi erano deserti
e anche
i dipinti sembravano non essersi accorti di lei.
Cosa
sarebbe successo se i Carrow l’avessero trovata? Ancora
ricordava le urla disperate
dei poveri bambini del primo anno costretti a subire la Maledizione
Cruciatus...
Scosse
il capo e si affrettò, seguendo la luce della luna che le
illuminava a tratti
il cammino. Svoltò un angolo e poi un altro ancora, con la
paura che la
incalzava sempre di più, finché non si
ritrovò davanti a una scalinata. Sollevò
il capo e, proprio alla sommità, la vide. La Signora Grassa
di cui le aveva
parlato Ginny sonnecchiava e Luna le si avvicinò con
circospezione, gettandosi
un’ultima occhiata alle spalle.
«Buonasera
Signora, perdoni se la disturbo», disse.
La
Signora Grassa sussultò e la fissò stralunata e
un po’ indispettita.
«Insomma,
ti sembra il momento di tornare alla Torre? Ma... un momento, tu non
appartieni
alla Casa di Gridondoro!» rispose.
«Lo
so, ma la prego non urli e non lo dica a nessuno. So la parola
d’ordine.»
La
Signora Grassa la studiò per qualche istante e il suo
sguardo divenne
comprensivo, quasi dolce.
«Parola
d’ordine?» chiese infine con un sospiro.
«Ubbidienza», rispose Luna e il
dipinto
le si aprì davanti agli occhi. Si affrettò a
entrarvi e in attimo si ritrovò
nella Sala Comune di Grifondoro, arredata con i colori della casa e un
bel camino
acceso a dare un po’ di conforto.
«Luna!»
La
voce di Ginny richiamò la sua attenzione. Appena la vide
saltare in piedi dalla
poltrona di fronte al camino, le corse incontro e
l’abbracciò stretta.
«Pensavo
che i Carrow mi avrebbero presa», disse con calma. Per la
prima volta, non
aveva più paura.
Ginny
ricambiò l’abbraccio.
«Sei
stata davvero coraggiosa e anche incosciente... mi chiedo se il
Cappello
Parlante non si sia sbagliato e non ti abbia assegnato alla Casa
sbagliata. Ti sei
comportata come una perfetta Grifondoro!» scherzò.
Luna
rise e si staccò, guardandola negli occhi. Il calore del
fuoco le sciolse le
membra, mentre ne ammirava le fiamme riflettersi negli occhi scuri di
Ginny.
«Nemmeno
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato mi avrebbe impedito di essere qui,
stasera. Buon
Natale, Ginny», rispose.
«Buon
Natale anche a te, Luna», rispose l’altra e le
sfiorò le labbra con le proprie,
procurandole una vampa di calore che andò a imporporale le
guance.
Si
strinsero le mani e si sedettero a terra, sul tappeto, proprio davanti
al
camino. Rimasero in silenzio per qualche istante, l’una fra
le braccia dell’altra,
respirando piano. Luna socchiuse gli occhi, mentre una lacrima correva
a
nascondersi al di là dello zigomo. Il palpito del cuore di
Ginny era la melodia
più bella del mondo e le si ghiacciò il sangue
nelle vene al solo pensiero che
potesse cessare di battere.
«Non
ho un regalo», la sentì sussurrare a un tratto.
Luna
si sollevò quel tanto che bastava per guardarla in viso.
Anche lei aveva gli
occhi velati di lacrime.
«Essere
qui con te è il regalo migliore che potessi
ricevere», le rispose.
Ginny
sorrise e le strinse le mani pallide e fredde, posando la fronte contro
la sua.
«La
paura che possa essere l’ultima volta rende tutto
più speciale, vero?» disse.
Luna
ricambiò la stretta.
«Ciò
che rende tutto questo speciale non è la paura, ma
l’amore che provo per te»,
replicò, muovendo appena le labbra.
Si
guardarono, mentre il fuoco scoppiettava piano nel camino e proiettava
sul
tappeto le loro ombre che, incontrandosi, ne divenivano una sola.
Angolino
dell’autrice:
Ciao
a tutti,
ok,
forse questa OS poteva essere sviluppata meglio, ma per il momento la
lascio
così com’è perché purtroppo
per essere in pari con il writober non posso
dedicarmi per bene a tutte storia come invece vorrei. Questo,
però, non
significa che in futuro non possa tornarci.
Un
piccolo missing moments/what if? sul settimo libro. Ormai chi mi
conosce
(nessuno) sa quanto ami la coppia Ginny/Luna e non potevo non scrivere
nulla su
di loro.
p.s.:
per chi fosse masochista volesse, QUI
sul mio blog trovate tutte le altre storie scritte fino a oggi per il
writober.
Senza
alcuna pretesa,
Elly