COMPONIMENTO III
Mentre il tuo verde interiore mi
acceca,
mi sento di doverti narrare anche
quanto ho sofferto
prima di venire abbagliato da te,
che per me sei Sole,
Luna,
Via Lattea,
Universo in costante espansione.
Nelle lunghe notti d’estate
mentre tutti si divertivano,
io piangevo.
Perché ero diverso,
e questo lo sono ancora.
Sai cosa vuol dire
inseguire una cometa,
affrontare il buio?
Significa guardare in faccia le
proprie paure,
andare oltre i propri limiti.
Ed io ho fallito.
Credo di essere rimasto intrappolato
nella bellezza del tuo animo.
Non ho affrontato la cartina
geografica,
bensì la rotta dei sentimenti.
Tra il folto della boscaglia
potevo solo immaginare la tua
luminosità
e inseguire la coda della tua cometa
ogni qual volta che le alte fronde me
lo permettevano.
E ho avuto paura,
e tremavo da capo a piedi;
ho avuto paura dei briganti,
ho temuto che ci fossero Umani
immersi in quel buio.
Non come me, alla ricerca del punto
di non ritorno,
bensì speranzosi di fare bottino.
Non ho nulla con me,
perfidi tentatori!
Mi veniva da dire così,
ma sapevo di essere solo.
Dio è morto,
l’hanno ucciso gli Uomini.
Io invece l’ho invocato,
tra le lacrime, mentre inseguivo la
tua rotta.
Quando ho raggiunto la tua radura,
e ho visto finalmente la tua cometa
mentre esplodeva in un fuoco
d’artificio
sopra la mia testa,
sono rimasto colpito da così tanta
bellezza;
non ho avuto più gli incubi,
non ho visto più solo il buio.
Ho smesso di credere nell’Uomo
e in tutto ciò che non sei tu.
Tu sei il mio mondo,
custodiscimi come Madre Terra.
Sii tu la materia paterna,
sii tu la culla della mia giovinezza
che rapidamente sfiorisce.