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Autore: GladiaDelmarre    29/10/2019    14 recensioni
Era una danza, ed era sempre stata una danza tra loro.
Crowley chiedeva, Aziraphale rifiutava. Crowley riformulava la domanda, chiedeva scusa, argomentava, e immancabilemnte l’angelo cedeva. Una storia vecchia come il mondo.
Ma cosa succede quando l'angelo si rifiuta davvero? Quando il sogno di un demone si spezza?
Qualcuno dovrà porvi rimedio, con l'aiuto di qualche amico...
p.s. cercherò di aggiungere una vignetta per ogni capitolo... spero tanto vi piacciano! Sono brevi schizzi di un'oretta di lavoro al massimo.
Genere: Angst, Erotico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Per quello che sembrò ad Aziraphale un tempo infinito, Crowley rimase immobile.



 

Un attimo dopo gli si era aggrappato addosso, e lo stringeva come se Aziraphale fosse l’unico punto saldo di un intero mondo che stava crollando.

Non aveva staccato la bocca dalla sua, ma non aveva approfondito il contatto.

 

“Crowley… caro… mi stai facendo male” sospirò Aziraphale tra le labbra dell’altro. Quel movimento appena accennato fece letteralmente avvampare Crowley, che rispose immediatamente socchiudendo la bocca, lasciando che la sua lingua assaggiasse finalmente il sapore di quella dell’altro. A quel contatto, Aziraphale si sciolse. Non gli importava più che Crowley gli stesse stringendo le braccia così tanto che probabilmente gli sarebbero venuti dei lividi, non gli importava più che quello che aveva sognato come primo bacio, tenero e romantico, si fosse rapidamente trasformato in qualcosa di molto più umido e violento e primordiale, non gli importava più di nulla. Rispose, in totale abbandono, mentre a sua volta gli si aggrappava al collo, per sentirlo più vicino, per non permettergli di allontanarsi mai più.

Così’ come aveva iniziato, Crowley si allontanò, bruscamente; poi, carezzò con un dito le labbra arrossate ed ammaccate dell’angelo “Sai perchè si chiama arco di Cupido?” gli chiese, soffermandosi sulla morbida curva tra le labbra e il naso “Probabilmente perchè ha quella forma? Come quella dell’arco del dio romano dell’amore?” – “Certo, ma secondo la tradizione ebraica è il segno che lascia un angelo sulla bocca di un bambino che sta per nascere, come ad imporgli il silenzio su quello che si erano detti prima della sua venuta al mondo”. Aziraphale non si aspettava certo quel tipo di conversazione, dopo il loro primo bacio. Alzò leggermente le spalle “Perchè me lo stai dicendo?” – “Mi chiedevo, quando ti hanno assegnato questo corpo, se qualcuno avesse previsto che il tuo perfetto, meraviglioso arco di Cupido ti avrebbe tenuto in silenzio su… tutto questo, per seimila anni”.

Aziraphale per un attimo abbassò lo sguardo. Il tono di Crowley era ancora vagamente incerto, e lui si sentiva in colpa per il suo comportamento. “Sono stato un codardo, hai ragione. Se potessi tornerei indietro e cercherei di essere più sincero, con te e con me stesso, ma visto che non posso modificare il passato, mi impegnerò per il futuro. Puoi perdonarmi e concedermi di continuare a rimediare?”.

Gli occhi di Crowley si addolcirono, e per la prima volta da molti mesi, un sorriso spontaneo, non tirato, spuntò sul suo viso. Volente o nolente, non poteva negare a quel maledetto, splendido angelo, una seconda opportunità. Si ricompose. In tono strascicato, volutamente provocante, gli rispose “Dipende angelo, come pensi di convincermi?”. Aziraphale close il gioco “Pensi che alcuni altri baci, come quello precedente, potrebbero perorare la mia causa?” – “Puoi provarci. Ma te ne serviranno tanti” concesse il demone.

Aziraphale decise che per una volta non era il caso di farsi pregare, e lo baciò ancora, quasi a voler recuperare tutto quel tempo perduto. Tra un bacio e l’altro, Crowley ridacchiò “Angelo… non avrei mai pensato che potessi avere tutta questa fame di baci… Che tu fossi amante del cibo lo sapevo, ma questo… va ben oltre!” – “Oh sta’ zitto sciocco. Baciami e basta” – “Naaah, io sono uno che parla, abituati…”. Lo spinse leggermente, ad aumentare un poco le distanze tra loro, mentre Aziraphale smaniava per riprendere possesso della sua bocca: gli prese i polsi nelle mani, cercando di riavvicinarsi, e per qualche secondo lottarono un po’, Crowley ridendo, Aziraphale innervosito dalle sue risate. Uno strattone di troppo, e rotolarono giù dal divano dal quale non si erano ancora mossi. Il demone si ritrovò a pancia in su, con l’angelo che gli stava cavalcioni. Fu il turno di Aziraphale di ridere “Il bene trionfa sempre, vedi?”: si sarebbe aspettato una risposta velenosa o salace, ma in quel momento Crowley era cosciente solo della sua erezione, che attraverso quello che gli sembrava un inutile ed esageratamente alto numero di strati di stoffa, strusciava su quella di Aziraphale. Ruotò lievemente il bacino andando ad aumentare il contatto tra di loro, in una naturale ed istintiva risposta al desiderio, e anche l’angelo se ne accorse: anche senza guardare in basso, era evidente che entrambi volevano molto di più di quei baci.

Si guardarono per un attimo, entrambi intimiditi dalla consapevolezza di quello che entrambi provavano. Aziraphale si chinò ad abbracciarlo, affondando il viso nella spalla di Crowley. “Io... non l'ho mai fatto” gli disse, con un tono così basso che lui fu a malapena in grado di sentirlo “Per favore, non so cosa devo fare”. Il suo tono era di supplica, come se fosse spaventato di poter fare qualcosa di sbagliato: gli stava chiedendo di guidarlo. L'angelo testardo che aveva dovuto blandire ogni volta per ottenere qualcosa da lui, quello che era sempre riuscito a fargli fare di tutto, la maggior parte delle volte senza aver nemmeno bisogno di chiedere, lo stava pregando, letteralmente. Quello più di ogni altra cosa sciolse il cuore di Crowley: tutto il dolore, la rabbia, la paura di essere rifiutato di nuovo a cui si era aggrappato per tutto quel tempo furono spazzate via dal calore che avvampò dentro di lui. Se prima era sicuro di aver amato Aziraphale, il sentimento che provava adesso era decuplicato, aumentato all'ennesima potenza.

Non gli rispose se non pronunciando piano il suo nome, cercando di infondere in quell'unica parola tutto l'amore che sentiva.

 

Aziraphale...

 

Glielo ripetè centinaia di volte, mentre gli copriva il viso di baci leggeri come piume, mentre gli finiva di sbottonare la camicia e lo lasciava a petto nudo...

 

Aziraphale...

 

Glielo continuò a dire mentre l'angelo intrecciava le mani dietro alla sua testa, mentre i loro corpi si sfioravano pelle a pelle (come aveva fatto a rimanere senza camicia, non lo ricordava più)...

 

Aziraphale...

 

Glielo disse mentre con le labbra assaggiava il sapore della sua pelle, sul petto, sulle gambe, sul collo, inebriandosi del suo profumo...

 

Aziraphale...

 

Glielo disse ancora, e ancora, mentre per la prima volta entrava dentro di lui, sprofondando in mare di piacere, ascoltandolo mentre gemeva insieme a lui, mentre trovavano insieme quel nuovo ritmo...

 

Aziraphale...

 

Lo ripetè un'ultima volta, nella tensione dell'orgasmo, quando inarcando la schiena e tirando la testa all'indietro il suo nome gli uscì dalla gola in una specie di verso strozzato a causa della mancanza di ossigeno.

 

Gli crollò accanto, ansimando, ad occhi chiusi. Gli ci volle qualche momento per rendersi conto che erano ancora ai piedi del divano, dove erano rotolati giù qualche minuto (ore?) prima. Sbattè le palpebre, senza trovare il coraggio di guardare Aziraphale negli occhi. Sapeva di essersi lasciato andare, fin troppo, e si sentiva intimorito. Forse aveva esagerato, forse aveva rovinato tutto. Fu Aziraphale a torglierlo dall'impaccio: si alzò su un gomito, gli carezzò il viso, e con uno sguardo incredibilmente luminoso, anche se un po' timido, pronunciò un'unica parola, ma carica di un amore immenso “Crowley...”.

Lui si sentì quasi investito da quell'ondata di amore, era incredibile come perfino un essere infimo come lui potesse godere di quel sentimento. “Tu... stai bene?” gli chiese e Aziraphale lo guardò tra le ciglia “Oh... credevo fosse evidente” - “Non scherzare... io... ho esagerato forse, perdonami” - “Non dire sciocchezze, non c'è nulla da perdonare” sorrise.

 

Di nuovo, tutto il mondo sorrise, o almeno, tutto il mondo di Crowley.

 

Quella volta fu il turno di Crowley di nascondere il viso nella spalla di Aziraphale, che lo abbracciò strettamente sussurrandogli nell'orecchio frasi sconnesse, fino a che si addormentarono insieme, ancora per terra, sul tappeto della libreria.

 

A ben pensarci, fu quella la prima notte del resto della loro vita.

 

 

P. S. Avrei voluto aggiungere un altro disegno, mooolto più hot, ma poi mi sono ricordata che ci sono anche minorenni :P
   
 
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