Storie originali > Soprannaturale > Licantropi
Segui la storia  |       
Autore: Mary P_Stark    31/10/2019    3 recensioni
Una serie di OS dedicate ai personaggi della Trilogia della Luna. Qui raccoglierò le avventure, i segreti e le speranze di Brianna, Duncan, Alec e tutti gli altri personaggi facenti parte dell'universo di licantropi di cui vi ho narrato in "Figli della Luna", "Vendetta al chiaro di Luna", "All'ombra dell'eclissi" e "Avventura al chiaro di Luna" - AVVERTENZA: prima di leggere queste OS, è preferibile aver letto prima tutta la trilogia + lo Spin Off di Cecily
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'TRILOGIA DELLA LUNA'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ama il tuo nemico

(Tyler Finney)
 
Se conosci il nemico e te stesso, la tua vittoria è sicura. Se conosci te stesso ma non il nemico, le tue probabilità di vincere e perdere sono uguali. Se non conosci il nemico e nemmeno te stesso, soccomberai in ogni battaglia.
(Sun Tzu)
 
 
 
Luglio 2022 - Londra
 
 
L’avrebbero ammazzato. Fatto a fettine sottili. Ridotto in briciole e poi gettato nella Manica.

Oppure, ne avrebbero fatto uno spezzatino e se lo sarebbero mangiato per Natale.

«Tyler,… Tyler… dove hai la testa?»

La voce di una donna al suo fianco riscosse il giovane che, turbato, si riprese dal sogno – o incubo – a occhi aperti che aveva appena vissuto e, stringendosi a quel corpo ormai familiare e a lui caro, sospirò dicendo: «Non so come farti capire quanto stiamo rischiando. La mia Fenrir non accetterà mai ciò che siamo diventati e, con tutta probabilità, verremo divorati entrambi. Ma so anche che non possiamo protrarre oltre il nostro segreto. Prima o poi sentiranno il tuo odore su di me, e allora le domande fioccheranno.»

La giovane sorrise, gli baciò il mento e, nel risollevarsi da letto, nuda e bellissima sotto il suo sguardo preoccupato, asserì per contro: «Credo di sapere più di qualsiasi altra persona, licantropo escluso, a cosa vado incontro e, se vogliamo essere fiscali, io sto rischiando due volte

«Credimi, sei ben lontana dal sapere tutto e, soprattutto, a cosa vai incontro…» mormorò turbato Tyler, stringendo le mani sulle lenzuola sgualcite. «… e proprio per questo, ho una fifa del diavolo.»

Lei ammiccò con aria di sfida, scese dal letto per afferrare la sua vestaglia da notte e, dopo aver aperto il mobile a due ante nella sua stanza, ne scrutò l’interno.

Ciò che vedeva l’aveva accompagnata durante tutta l’infanzia e l’adolescenza. Era cresciuta con precetti difficili da seguire, o a cui credere fino in fondo e, per lungo tempo, aveva pensato di essere dalla parte della giustizia.

Quando, però, un licantropo aveva messo in gioco la sua sicurezza, il suo segreto pur di salvarla da un incidente mortale, aveva dovuto ricredersi su molte cose.

Soprattutto perché, di quel licantropo, si era nel frattempo innamorata. Prima di conoscerne la vera identità, si era innamorata dell’uomo e, quando aveva conosciuto il licantropo dentro di lui, non aveva potuto che confermare ciò che aveva sentito nel cuore.

Afferrato un pugnale d’argento, lo saggiò con abilità sulla mano, ne scrutò il livido bagliore alla luce di cortesia presente nell’armadio e, nel volgersi a mezzo, disse: «Io, Elizabeth Marshall, Sentinella Cacciatrice, ti amo, Tyler Finney, managármr del branco di Falmouth, Cornovaglia. Metterò in gioco tutta me stessa e la mia vita, se necessario, ma ti avrò, e farò comprendere ai tuoi compagni che, anche un nemico come me, può amarvi.»

Ciò detto, si incise il palmo con il pugnale e raggiunse il letto dove, ancora, Tyler non si era mosso. Lì, allungò la mano a palmo sollevato e il giovane, nel chiedere per sé il pugnale, la imitò, sapendo bene che quella cicatrice sarebbe rimasta indelebile, a memoria di quel giorno.

Palmo contro palmo, il loro sangue si fuse – essendo in forma umana, Tyler non avrebbe rischiato di mutarla per errore – ed Elizabeth, nell’osservare le loro mani giunte, mormorò: «Non vedo altro modo se non parlare, a questo punto. Ti voglio nella mia vita ma, per farlo, dovrò far entrare tutti loro, oltre a te.»

Tyler assentì suo malgrado, ma non riuscì a esprimere a parole quanto, l’incontro prefissato per il giorno seguente con Fenrir di Londra, lo mettesse in ansia.

Quando aveva capito di non poter tornare indietro, di volere solo lei nella sua vita, non aveva potuto che avvicinarla sempre più, desiderandola, bramandola.

La realtà dei fatti, però, lo aveva preso a pugni in faccia nel modo peggiore possibili, ma lui ancora se n’era infischiato. Aveva creduto nella donna, non nel suo ruolo.

Quando l’ubriaco armato di bottiglia rotta aveva aggredito alle spalle Elizabeth, era intervenuto per salvare la donna che aveva imparato ad amare, pur sapendo di stare salvando, con tutta probabilità, un Cacciatore.

Rendersi conto della presenza di un’arma in argento nella sacca dei libri di Beth, era stato un colpo al cuore non da poco, per lui.

Sua compagna all’università fin dal primo giorno, Tyler si era abituato a lei poco alla volta, ne aveva apprezzato i commenti arguti e le argomentazioni scaltre e sottili.

Spesso e volentieri, si era ritrovato a rincorrerla per ottenere voti pari, o almeno vicini, ai suoi, pur di non rimanere indietro e, alla fine, le aveva chiesto di studiare assieme, pur di avere una scusa di stare ancor più tempo con lei.

Con sua somma gioia, Beth aveva accettato e, nel corso degli anni, il loro rapporto si era trasformato da semplice competitività negli studi ad amicizia e, da amicizia, ad amore.

Questo, gli aveva permesso di avvicinarsi maggiormente alla sfera privata di Elizabeth e, così facendo, anche ai suoi oggetti più personali. Una semplice richiesta – il recuperare la sua borsa dalla biblioteca – era bastata a Tyler per accorgersi di un odore sgradevole quanto pericoloso, che subito lo aveva messo in allarme.

Odiando se stesso, aveva frugato non visto nella borsa di Beth e, quando i suoi occhi erano caduti sul pugnale in argento e sulle fiale di ioduro d’argento, il suo cuore si era spezzato in due.

Ugualmente, aveva taciuto, troppo coinvolto dal suo stesso cuore spezzato, per poterla condannare a morte. Aveva taciuto, aveva protratto all’infinito il suo silenzio, fino a quella fatidica notte.

Si era smascherato con un’umana, aveva agito d’impulso pur sapendo che Beth avrebbe potuto difendersi da sola – essendo stata addestrata a farlo – e, così facendo, aveva messo il suo segreto nelle mani di una Cacciatrice.

Era rimasto silente di fronte a lei, pronto a ricevere il cosiddetto colpo di grazia, ma ciò non era avvenuto.

Beth si era limitata a denunciare l’aggressione alla polizia, plaudendo l’intervento di Tyler ma, a parte ciò, non aveva detto altro. L’aveva afferrato a una mano una volta terminate le pratiche con la polizia e, in silenzio, lo aveva condotto con sé fino a casa propria.

Una volta raggiunta la zona di Kilburn, su Smyrna Road, a soltanto un paio di miglia da Camden Town e dalla casa di Fenrir di Londra, lei aveva aperto il suo armadio e gli aveva detto ogni cosa.

A sua volta, Elizabeth aveva deciso di smascherarsi, di mettersi a nudo come lui aveva fatto con lei, senza più veli a nasconderla, e aveva atteso a sua volta il colpo di grazia.

Tyler, però, non l’aveva uccisa, non aveva preteso i nomi degli altri Cacciatori come lei, si era limitato a baciarla e Beth aveva risposto con passione, piangendo per tutto il tempo.

Erano rimasti per ore, al buio, seduti ai due lati opposti della stanza, a misurarsi a colpi di storie su loro stessi finché Beth, stremata, si era sdraiata su un fianco e aveva ammesso di non aver mai capito nulla, di loro.

Ugualmente, Tyler aveva dovuto ammettere la sua ignoranza in fatto di Cacciatori e, insieme, si erano assopiti sul pavimento, stremati da ciò che li aveva colpiti con la forza di un tornado.

Ora, avrebbero dovuto affrontarne un altro, ben più forte e devastante, e non era del tutto certo che sarebbero sopravvissuti.
 
***

L’appartamento di Fenrir, in Camden Town, si trovava all’ultimo piano di una palazzina a mattoni rossi su Camden Street.

Dopo aver oltrepassato un’ampia porta a vetri e salutato il portiere dello stabile – che ormai conosceva Tyler da tempo – salirono la scala a doppia rampa che fiancheggiava l’ascensore.

Per quanto fosse inutile procrastinare l’incontro, entrambi loro preferirono camminare fino a raggiungere la loro meta. Non che quegli ultimi attimi potessero portare a qualche pensiero illuminante, ma nessuno dei due volle prendere l’ascensore, per raggiungere l’appartamento di Fenrir.

Non appena ebbero raggiunto l’attico e uscirono dalla tromba delle scale, trovarono ad accoglierli sulla porta d’entrata la figura burbera e oscura di Keath. Evidentemente Michael, l’Hati del branco, doveva essere di turno a pattugliare le strade di Londra, così Joshua aveva chiesto a Keath – che invece lavorava di notte – di essere presente a quell’incontro.

Tyler aveva richiesto espressamente che fosse ritenuto ufficiale, obbligando di fatto Joshua a seguire un certo genere di iter burocratico, prima di farlo entrare in casa. Si era gentilmente astenuto dal fare commenti e, nell’acconsentire alla sua richiesta, lo aveva pregato di giungere da lui prima delle otto del mattino.

Trovarsi di fronte Keath, pur sapendo che avrebbe dovuto passare attraverso il vaglio di almeno un alfa, prima di vedere Joshua, mise un po’ in ansia Tyler e, quando Freki annusò l’aria e si rese conto della natura umana di Elizabeth, digrignò un po’ i denti e borbottò: «Ti sei cacciato nei guai, cucciolo?»

Tyler si limitò a un nervoso sorriso di circostanza che, però, non convinse per nulla Keath il quale, comunque, spallucciò e, aperta la porta dell’appartamento, dichiarò: «Joshua e Gretch vi aspettano dentro. Coraggio, entrate.»

Dopotutto, Keath stesso si era innamorato di un’umana e l’aveva poi sposata, per cui non poteva accusare Tyler di aver fatto il passo più lungo della gamba. Non in termini di razza, per lo meno.

Quando avesse saputo il resto… beh, quello era tutt’altro argomento.

Non appena la porta dell’appartamento si chiuse dietro di loro, Elizabeth si ritrovò a osservare un bellissimo loft dalle linee aggraziate ed eleganti.

Sapeva benissimo che i licantropi non vivevano nelle tane come i lupi naturali, né che erano creature dedite alla vita selvaggia e sfrenata, ma le vecchie abitudini erano dure a morire. Gli insegnamenti che le erano stati impartiti fin da piccola, l’avevano sempre portata a pensare a loro come a esseri che fingevano soltanto di essere umani.  

Quel luogo, invece, non trasmetteva affatto la loro aura animale, né poteva essere visto come una tana o un luogo in cui avvenivano eventi inenarrabili.

In quel luogo arioso e ben arredato, vide unicamente buon gusto, assaporò il fresco profumo di limone con cui, quasi sicuramente, erano stati puliti i pavimenti e si beò della splendida vista su quell’angolo di Londra. No, quel posto apparteneva a una persona qualsiasi, non a un mostro millenario dalle zanne pronte a essere snudate. I mostri erano altra cosa, ormai lo sapeva.

Gretchen apparve dalla cucina con un vassoio in acciaio, su cui erano stati poggiati una curcuma di tè, delle splendide porcellane italiane e un piattino ricolmo di dolcetti.

Joshua, invece, si levò dal divano, avanzò verso Tyler per stringergli la mano e, atono, disse: «Benvenuti a entrambi, ragazzi. Come posso esservi utile?»

Prima ancora che Tyler potesse parlare, Elizabeth aprì lo zainetto, ne estrasse una scatoletta oblunga e, sotto gli occhi sconvolti del fidanzato, allungò il contenitore a Joshua e dichiarò: «Questo dovreste tenerlo voi, come segno della mia buona volontà.»

Fenrir di Londra fissò confuso la scatola e, cauto, allungò la mano per afferrarla ma Keath, ligio al suo dovere, intercettò la sua mano, ci schiaffeggiò sopra e borbottò: «Dio! Peggio dei bambini piccoli… e dire che dovresti saperlo che, per queste cose, ci penso io.»

Joshua lo fissò male per alcuni, interminabili attimi ma, alla fine, lo lasciò fare e Keath, presa per sé la scatoletta, fissò accigliato la giovane umana e dichiarò: «Se non mi piacerà il contenuto, avremo di che discutere, signorina.»

«Siamo qui anche per questo» asserì Tyler, deglutendo a fatica.

Keath divenne ancor più ombroso in volto, a quelle parole e, quando sollevò il coperchio della scatola, si esibì in un sibilo rabbioso prima di gettare a terra il contenitore e ciò che vi era custodito all’interno.

Lo stiletto argentato ivi contenuto rimbalzò sul pavimento, producendo un cupo tintinnio e Tyler, ponendosi dinanzi a Elizabeth proprio mentre Keath si avventava su di lei, esclamò perentorio: «Aspetta, Freki! Lasciaci parlare!»

Keath non lo ascoltò minimamente, lo prese per il colletto della camicia e ringhiò contro il suo volto: «Hai portato l’arma di un Cacciatore qua dentro, cucciolo infido, e vuoi davvero che io ti lasci parlare?!»

«Sei sempre il solito rompipalle, Keath…» sibilò Tyler, dandogli un pugno contro il torace nel tentativo di allontanarlo da sé. «…pensi davvero che avrei chiesto un’udienza ufficiale, se non vi fosse stato un motivo ben più che valido per parlare con Joshua?!»

Keath lo spintonò via, replicando furente: «Non me ne frega un cazzo delle tue motivazioni! Sei solo…»

Joshua gli sfiorò il braccio con la mano, bloccando sul nascere la sua arringa e, nel fissare imperscrutabile Tyler, Fenrir di Londra dichiarò: «Hai un minuto per dirmi cosa vuoi, poi lascerò andare Freki. Dimmi dunque; perché sei qui?»

«Io e lei ci amiamo e, visto che sei stato tu a mutarmi in lupo, devo a te per primo delle spiegazioni» disse immediatamente Tyler, lanciando un’occhiata preoccupata a Elizabeth prima di tornare con lo sguardo ai due licantropi. «Sai già che è umana, ma non è questo il problema. Lei sapeva di me da prima che questa cosa nascesse tra di noi. Per questo è qui. Per questo siamo qui

«Una Cacciatrice, dunque. Allora l’arma è davvero sua» chiosò atono Joshua, sempre trattenendo Freki a un braccio.

Gretchen, muta, osservava l’intera scena a occhi sgranati, la sorpresa sempre più evidente sul suo volto mentre le mani ancora trattenevano il vassoio.

Tyler assentì cauto ed Elizabeth, avanzando fino a trovarsi al fianco del fidanzato, dichiarò con coraggio: «Sono stata cresciuta come Cacciatrice, e il mio ruolo è sempre stato quello della Sentinella. Il mio compito è quello… era quello di trovare i punti deboli nel vostro mascheramento, così da fornire potenziali informazioni ai Trovatori.»

Keath ringhiò a quelle parole, ma ancora Joshua lo trattenne e, con voce suadente, mormorò: «Buono, mio Freki. Siediti e non lasciare che la tua ira prevalga.»

Come mosso da fili invisibili, il corpo mastodontico di Keath si lasciò andare alla Voce del Comando di Joshua e, con mosse meccaniche, si sedette sulla poltrona più vicina, mentre Tyler e Gretchen tremavano per tutta risposta.

Beth se ne accorse subito e, rivolta a Joshua, mormorò: «Non si è seduto per pura cortesia, vero?»

«No» rispose laconico Fenrir. «Hai parlato al passato. Vuoi forse dirmi che non predi più la nostra razza?»

«Io personalmente non ho mai… predato nessuno. Dovevo solo dire ai miei superiori chi, secondo me, poteva essere un potenziale licantropo» spiegò loro Elizabeth, mordendosi nervosamente il labbro inferiore.

Avere dinanzi quell’uomo albino dallo sguardo color rosso sangue, le metteva quasi più ansia dell’enorme licantropo assiso nervosamente sulla poltrona. Era chiaro come il sole chi comandasse, anche se non le era ancora chiaro come quell’uomo avesse imposto sul sottoposto la sua autorità.

Levando un sopracciglio con evidente interesse, Joshua allora le domandò: «Non ci cacciavi, ma ci osservavi. Come intuivi chi potesse essere un potenziale lupo?»

«Con i maschi è più semplice, o almeno in parte. I sangue puro – come li chiamiamo noi – sono più grossi rispetto alla media, e hanno un modo di camminare che farebbe invidia a molti modelli di Versace» cominciò col dire Elizabeth, lanciando uno sguardo a Keath e Joshua con fare molto eloquente. «Avete dei tic peculiari, come il fatto di guardarvi spesso intorno. Siete sempre guardinghi ma, al tempo stesso, dimostrate molta… arroganza. Non so che altro termine usare, per descrivervi.»

«C’è altro?» volle sapere Joshua, ancora atono.

«I peli delle braccia» disse lei, sorprendendo i presenti e portando i licantropi a controllarsi gli avambracci scoperti per riflesso. «Lo state facendo anche adesso, pur se sembrate impassibile e pronto a tutto. Si sollevano come farebbero quelli di un animale predato e pronto a combattere e, normalmente, ciò succede solo quando un umano ha la pelle d’oca. Ma non c’è motivo per averla adesso, o mi sbaglio?»

A quel punto, Joshua si lasciò andare a un sospiro e a una risata incredula, esalando: «Giuro che, i peli delle braccia, non li avevo mai notati. E tu, Keath?»

«Ti pare che mi guardi le braccia, quando mi arrabbio?» brontolò Freki, fissando ancora malamente la giovane. «Quindi, tu passi il tempo a fissare la gente?»

«Passavo» sottolineò Elizabeth, afferrando la mano di Tyler per darsi forza. «Tyler mi salvò la vita quando io già sapevo che lui era un lupo, e lui già sapeva di me. Mi dimostrò che ciò che mi avevano insegnato non rispondeva alla realtà e, anche quando ammisi la mia verità di fronte a lui, non mi uccise. Così, chiesi di sapere ogni cosa

Ciò detto, lasciò la parola a Tyler che, con determinazione, aggiunse: «Facendo entrambi la stessa università, ci siamo conosciuti tra i banchi delle aule, prima che su opposti schieramenti. Forse, questo salvò la vita a entrambi perché, pur sapendo chi eravamo, né lei né io trovammo la forza di dire la verità ai nostri superiori. Con voi, abbiamo deciso di farlo ora.»

Nel dirlo, le sorrise e lei, annuendo, ammise: «Mi sentii male, quando mi resi conto che il giovane di cui mi ero innamorata era, in realtà, la creatura che più di tutte avrei dovuto odiare così, pur amandolo, cominciai a studiarne il comportamento, a seguirlo, ma non venne fuori nulla. Era come qualsiasi altra persona. Fu per questo che mi distrassi. Ero troppo impegnata a seguire lui, a pensare a lui, e caddi in fallo.»

«Un ubriaco cercò di aggredirla con una bottiglia rotta, la ferì a un braccio e, durante la colluttazione, Beth rischiò di finire in mezzo alla strada e, per diretta conseguenza, investita da un’auto» spiegò per lei Tyler. «Sentii le sue urla nella notte, ma non mi chiesi minimamente perché fosse così lontana da casa, o così vicina a me. Mi mossi d’istinto perché non volevo che le succedesse qualcosa.»

Keath sbuffò irritato, borbottando un ‘figurati se non succedeva’ prima di ricevere un’occhiata sardonica da parte di Fenrir.

«Parlammo tutta la notte di chi eravamo, di cosa ci aveva spinto ad agire, o non agire…» intervenne nuovamente Beth. «…ma, alla fine, venne fuori soltanto una cosa; ci amavamo, e questo costituiva un bel problema.»

Joshua si lasciò andare a un secondo, pesante sospiro, invitò i due giovani ad accomodarsi e, nel recuperare lo stiletto da terra – tenendolo attentamente per il manico foderato di pelle – lo scrutò con attenzione.

Nel sedersi sul divano, dove venne raggiunto da Gretchen, Joshua sciolse il blocco a Freki e domandò: «Puoi analizzare l’arma, amico mio?»

Keath assentì, stando ben attento a non toccare l’argento e Beth, immediatamente, disse: «Fai attenzione al pomolo. Se lo schiacci, esce del nitrato d’argento che confluisce sulla lama.»

«Merda!» sibilò Keath, afferrando una delle tazze di porcellana per poi posizionare lo stiletto a perpendicolo su di essa.

Pigiando il pomolo, si udì un clic piuttosto evidente, a cui seguì la fuoriuscita di un liquido trasparente e inodore attraverso un piccolo foro nell’elsa.

Quella visione portò istantaneamente i licantropi presenti a rabbrividire di rabbia e paura ed Elizabeth, suo malgrado, si sentì in colpa. Pur non avendo congegnato lei quell’arma, né l’avesse mai usata, il solo fatto di averla posseduta per lungo tempo la faceva sentire sporca.

Osservando contrita le gocce di liquido mentre cadevano all’interno della tazzina, Beth mormorò sommessamente: «Sappiamo che le ferite da argento vi causano danni ma che, se il composto è liquido, vi penetra nel sangue, causando la morte. Per questo, anche le armi da taglio sono state dotate di questo particolare congegno. Sono nuove, e non credo le abbiano tutti i clan, ma… beh, era giusto che sapeste.»

«I proiettili vi sono venuti a noia?» ironizzò caustico Keath.

«Si perdono facilmente i bossoli» replicò pratica Beth, scrollando una spalla.

«Ma le lame prevedono il corpo a corpo. Molto più pericoloso, per voi» sottolineò Joshua.

Quel voi ferì un poco Beth, ma cercò di non farvi caso. Dopotutto, la stavano ascoltando, non l’avevano ancora uccisa, né avevano tacciato Tyler di essere un traditore, quindi poteva già essere soddisfatta.

Ugualmente, mandò giù a fatica il boccone amaro ma si decise a rispondere.

«Mi raccontarono che, a seguito di una morte che fece assai scalpore, su al nord, le armi da fuoco vennero progressivamente bandite per tornare alle armi da taglio e ad altri generi di armi non immediatamente letali» spiegò loro Elizabeth e, subito, i licantropi più anziani assentirono.

«Devono aver saputo di Leon» dichiarò Gretchen, sorprendendo un poco i due giovani. «Fu un autentico caso mediatico, a Glasgow, perché il ragazzo venne ucciso in pieno giorno, con un colpo di fucile che gli squarciò la testa.»

«Era… era un lupo?» domandò cauta Beth.

«Un umano» sottolineò Joshua, grattandosi una guancia con aria irritata. «Salvò una persona a noi molto cara e, da quel momento, viene ricordato come un eroe della specie. Se non ricordo male, la faccenda dei proiettili d’argento scatenò un sacco di illazioni ma, fortunatamente, venne tutto messo a tacere molto presto, specialmente quando venne trovato morto il colpevole.»

Elizabeth assentì muta, non sapendo quasi nulla di quella storia, ma Joshua ci tenne a dire: «Non lo uccidemmo noi e, prima che ti dica altro, sappi che ci sono molte cose di cui non siete a conoscenza, così tante che potrebbero mandarvi al manicomio, e che sarà meglio rimangano un segreto ancora per molto tempo.»

«Joshua, ti prego… si è spinta a venire qui con me perché sa di avere seguito la via sbagliata fino a questo momento!» intervenne a quel punto Tyler, stringendo con forza la mano di Beth. «Non c’è bisogno di farla sentire colpevole anche di cose che non ha commesso.»

«Tyler, ti prego…» mormorò per contro Elizabeth, scuotendo il capo.

«No, Beth, non starò zitto mentre loro…» sbottò Tyler, ben deciso a difenderla.

Joshua lo interruppe con il cenno di una mano e il giovane, suo malgrado, accettò l’implicito rimprovero. Non ci si rivolgeva a un Fenrir con quel tono indignato. Mai.

«So benissimo che non è stata la tua donna a premere il grilletto, Tyler. Non si trattava neppure di un Cacciatore» dichiarò Joshua, sorprendendoli ulteriormente. «Per voler essere del tutto fiscali, fu un tentato omicidio di stampo interno. Fu un lupo, a sparare, e solo per rabbia e vendetta, ma scatenò un autentico putiferio tra i licantropi e, a quanto pare, anche tra i Cacciatori, confermando così ciò che sappiamo su di loro, e cioè che non desiderano assolutamente che la gente sappia di noi.»

Beth annuì, asserendo: «Ci insegnano fin da piccoli che la segretezza è importante, così da proteggere coloro che non sanno anche da loro stessi e dalle loro paure. Nessuno vuole che torni a succedere ciò che avvenne con la Santa Inquisizione.»

«Ma vi sta bene uccidere chi è diverso da voi per il semplice fatto che mettiamo su pelo» ringhiò Keath, facendola irrigidire.

«Non… mi sta bene. Mi è stato insegnato» replicò piccata Elizabeth. «L’odio che viene instillato in noi fin dalla più tenera età è così forte, così profondo e radicato che, solo a stento, sono riuscita a vedere oltre ciò che mi era stato inculcato e capire che, nonostante tutto, potevo amare Tyler anche se era un licantropo!»

Keath sbuffò contrariato ma Gretchen, più cordiale, lanciò un’occhiata di ammonimento a Freki perché non esagerasse. Di seguito, disse con tono pacificatore: «Un nostro comune amico venne ferito in modo assai grave da una donna Cacciatrice. Lui la amava profondamente, e non aveva mai neppure immaginato che un Cacciatore si sarebbe spinto a entrare nel letto di un licantropo, pur di portare a termine la sua missione. Ne rimase devastato per anni. Capisci perché siamo prevenuti verso di te in particolare

Sinceramente sorpresa, Beth annuì grave.

«Non… non sapevo che qualcuno avesse osato tanto. Sì, capisco perché possiate vedervi delle attinenze strette. Io sono una Cacciatrice, e Tyler un licantropo. Per quanto io possa dirvi che non mento, non mi crederete mai, visti i precedenti.»

Tyler, allora, fissò supplichevole Joshua e domandò: «Non potete chiamare lady Fenrir? La sua parola è legge, perciò…»

«Vorresti davvero scomodare lei per le tue insaziabili voglie?!» gli sibilò contro Keath, facendolo rattrappire per il timore.

Beth li fissò confusa, non comprendendo appieno quella discussione ma Joshua interruppe qualsiasi loro ulteriore intervento, dicendo: «C’è un altro sistema e, sicuramente, è più adatto allo scopo visto che, prima o poi, Cecily dovrà essere messa al corrente di questa grana.»

Tyler impallidì visibilmente a quelle parole e Beth, dubbiosa, domandò: «Si tratta della sua capobranco, vero?»

«Esatto. Ma non è lei che ti esaminerà, bensì suo marito» dichiarò nebuloso Joshua, afferrando il suo cellulare. Quando Cecily avesse conosciuto la verità, sarebbe sicuramente esplosa.

La maternità non l’aveva resa più malleabile e, visto che lui si era preso l’impegno di trasformare Tyler, lei lo avrebbe additato sicuramente di essere un imbecille, per non essersi preso cura del suo cucciolo.

Una vera scocciatura, da qualsiasi punto la si volesse guardare.

Al terzo squillo, la voce allegra di Cecily Fairchild Darcy rispose all’altro capo e Joshua, con un gran sospiro, disse: «Senti, Ceel, abbiamo un problema. Tu e William dovreste venire qui quanto prima, perché Tyler si è messo in un pasticcio che io, personalmente, non posso risolvere, ma che il tuo uomo può di certo dipanare.»

Uno, due, tre secondi e…

«CHE DIAVOLO HAI FATTO AL MIO CUCCIOLO?! TI HO PERMESSO DI MUTARLO AL POSTO MIO SOLO PER UNA QUESTIONE DI PRATICITA’, MA TI AVEVO ORDINATO DI PROTEGGERLO!»

Joshua allontanò il telefono dall’orecchio in un millisecondo, fissando poi arcigno lo smartphone, come se temesse di veder uscire Cecily da un momento all’altro attraverso l’apparecchio.

Le ingiurie andarono avanti per un minuto buono. Chiaramente sconvolta dalla sequela di insulti che il cellulare, letteralmente, vomitò fuori, Beth cominciò a chiedersi se avesse fatto la cosa giusta, presentandosi al capoclan di Londra.

Tyler, per contro, sospirò esasperato e, sorridendo con calore, mormorò: «Ahhh, la mia Fenrir… è sempre così dolce, con me.»

Joshua lo fissò disgustato, esalando per contro: «E’ spiritata, ecco cosa. Parlaci tu, visto che vi volete così bene!»

Fenrir di Londra gli consegnò il cellulare come se fosse stata una bomba a tempo ma Tyler, per nulla preoccupato, interruppe il fiume rabbioso di Cecily e, dopo aver messo il vivavoce, esclamò: «Ehi, Fenrir! Sono qui! Sto bene!»

Uno, due, tre secondi e…

«Tyler, sei sicuro di stare bene? Se ti hanno fatto anche solo un graffio, scatenerò l’inferno in Terra e ridurrò in briciole tutta Londra» ringhiò protettiva Cecily, ma con tono decisamente più pacato.

Sorridendo soddisfatto a Joshua, che lo fissò sempre più accigliato quanto irritato, si limitò a dire: «Non mi è successo nulla di fisico al sottoscritto, prof, ma ho bisogno del suo aiuto perché, in effetti, sono in una posizione un po’ scomoda, al momento.»

«A meno che Keath non stia facendo qualcosa con te…» cominciò col dire Cecily, facendo arrossire Gretchen e Beth, e sospirare disgustato Joshua. «… dubito che la tua frase possa essere interpretata come letterale, vero?»

Tossicchiando imbarazzato, Tyler negò e replicò: «E’ una questione di cuore, prof.»

Silenzio di tomba.

Cecily non emise fiato per circa trenta secondi ma, quando la sua voce tornò a udirsi attraverso il microfono del cellulare, non stava più parlando con Tyler.

«Will, preparati, si parte per Londra. Tyler si è incasinato sicuramente con un’umana, e quel mollaccione di Joshua non vuole risolverla da solo. Ci vuole il tuo tocco.»

Tyler fissò spiacente Joshua mentre quest’ultimo, chiaramente infastidito dalle parole della donna, tentava in ogni modo di evitare di ingiuriarla a male parole.

Si udirono altre voci – forse Cecily non era sola, in casa, a parte la presenza della sua famiglia – finché, senza alcun saluto, la chiamata venne chiusa.

«La solita bulla» brontolò Joshua, riprendendosi il cellulare. «Prima o poi le morderò quel culetto sodo e le lascerò un segno indelebile.»

Grechen sorrise divertita e replicò: «Se mai riuscirai a prenderla, caro…»

«Non ricordarmi quanto è veloce quella strega…» sbuffò Joshua, levandosi dal divano per poi fissare malamente Tyler e aggiungere: «Questa me la pagherai cara, Ty. Cecily ce l’avrà a morte con me per un decennio almeno, dopo questo casino, e sai benissimo quanto può rompere le palle, quando ci si mette!»

«Chiedo umile perdono, Fenrir» sospirò il giovane, reclinando penitente il capo.

Elizabeth lo imitò in fretta, ma fu lo sguardo del lupo chiamato Keath, a incuriosirla. La stava studiando con un’attenzione davvero inquietante e, contrariamente agli altri due lupi adulti – che sembravano tutto sommato tranquilli – lui era teso come una corda di violino.

Chi rappresentava, per il capobranco, questo lupo così scontroso e dall’aria pericolosa?






N.d.A.: Spero vi ricordiate di Tyler ma, nel caso, vi consiglio una rilettura dello Spin-Off sulle avventure di Cecily, dove Tyler Finney appare come personaggio comprimario.
Visto che vi ho sempre parlato dei Cacciatori ma, a parte rare eccezioni, li abbiamo visti all'opera o sono stati reale parte in causa nelle mie storie, ho pensato di rendere le cose un po' difficili ai miei lupi e metterli di fronte a un'eventualità più unica che rara... una delazione per amore.
Saprà, però, Elizabeth, dimostrare tutto il suo amore per Tyler, o neppure William basterà, per dare il benestare?
Alla prossima, per sapere come andrà a finire questa sorta di terzo grado lupesco! 









 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Licantropi / Vai alla pagina dell'autore: Mary P_Stark