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Autore: mydaimonissnake    03/11/2019    1 recensioni
Derrik e suo fratello David vogliono entrare in una squadra di calcio, per farlo devono superare una prova.
Storia scritta per il LEAFtober di LandeDiFandom prompt n. 23
Genere: Slice of life, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Un amore nato troppo presto'
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David era nervoso. Si vedeva chiaramente, anche se Derrik non aveva bisogno di guardarlo per saperlo, riusciva semplicemente a percepirlo. Era nervoso anche lui in realtà, ma era convinto di nasconderlo molto meglio di suo fratello.

Tuttavia sarebbero andati bene, Derrik lo sapeva. Avrebbero dimostrato all’allenatore che erano i migliori giocatori di calcio che avesse mai visto e lui li avrebbe fatti entrare in squadra immediatamente. Certo c’erano altri bambini alle selezioni, ma scommetteva che nessuno di loro aveva passato l’estate a far pratica, come invece avevano fatto loro. E poi gli altri bambini non avevano Jack ad aiutarli.

Jack era grande, aveva ben tredici anni, abitava davanti casa loro ed era bravissimo a calcio. Faceva l’attaccante della squadra della sua scuola ed era uno dei giocatori migliori. Era fantastico! Derrik era sicuro che nessun altro bambino poteva vantarsi di avere un amico del genere.

Poi la mamma parcheggiò e Derrik smise di pensare a Jack e si affrettò a slacciarsi la cintura, anche se poi dovette aspettare che lei scendesse e venisse ad aprirgli la portiera. Davvero non capiva perché i suoi genitori continuavano a bloccarla, lui e Dave avevano sei anni ormai, sapevano di non dover aprire lo sportello prima che l’auto fosse ferma. Aveva provato a parlarne con la mamma una volta, ma lei gli aveva detto, che anche se si fidava di loro, era meglio continuare così, per sicurezza. Aveva quindi provato a discuterne con papà, ma lui gli aveva detto di non provare a fare il furbo, che sapeva che aveva già parlato di questo con la mamma e che comunque lui era d’accordo con lei e non voleva sentirne parlare più. Era davvero, davvero, ingiusto!  

Una volta che finalmente scesero e arrivarono in campo, si unirono agli altri bambini mentre la mamma andava a sedersi sugli spalti con gli altri genitori. Pretese un bacio e un abbraccio da entrambi prima di allontanarsi e augurò loro buona fortuna.

“Der, e se non ci prendono?” gli chiese David sussurrando preoccupato. “Non dire sciocchezze! Certo che ci prendono, siamo super bravi!” “Ma io non sono bravo come te a fare goal, l’allenatore se ne accorgerà di sicuro!”

 In effetti questo era vero, ma Derrik cercò comunque di rassicurare suo fratello “Sì, ma tu sei più bravo a rubare la palla agli altri e poi siamo veloci uguali, quindi non devi preoccuparti. E al limite glielo dico io all’allenatore che ti deve prendere anche a te, sennò non gioco nemmeno io.” “E pensi che lui ti darà retta?” gli chiese Dave dubbioso. “Sì! E ora piantala e andiamo” gli rispose, forse un po’ troppo bruscamente, ma David stava cominciando a innervosire anche lui.

L’allenatore li esaminò tutti attentamente. Li fece correre, prendendo i loro tempi. Li fece giocare uno contro uno, dove dovevano cercare di smarcarsi per fare goal. Li mise a fare i portieri e a segnare in porta. Poi li divise in due squadre e fece fare loro delle brevi partite, dove alla fine del primo tempo i giocatori in attacco divennero difensori e viceversa quelli in difesa passarono all’attacco.

Alla fine i piccoli calciatori erano piuttosto stanchi, ma l’allenatore era soddisfatto e disse che avrebbe comunicato i risultati il sabato successivo. A Derrik non piacque molto l’idea di dover aspettare un’intera settimana e a David ancora meno, sembrava più nervoso ora che prima della prova.
 

A dimostrazione che aveva ragione, quella settimana David fu insopportabile, tanto che bisticciarono spesso e per praticamente qualsiasi cosa. Certo a sentire Dave era il contrario. Più volte in quei giorni David gli disse che non ce la faceva più a sopportarlo.

Secondo papà lo erano entrambi, e questa era forse la cosa più ingiusta. Come poteva essere colpa di Derrik se David si lagnava in continuazione e gli faceva perdere la pazienza? Ma papà non voleva ascoltare niente e si limitava a sgridare e punire entrambi.

Tuttavia quella che alla fine perse le staffe più di tutti fu la mamma, che ora di venerdì pomeriggio decise di averne abbastanza, ordinò loro di seguirla, li portò a casa di Jack e chiese al ragazzo di badare lui ai suoi figli per almeno un paio d’ore. Disse che altrimenti avrebbe fatto come il padre di Hansel e Gretel e li avrebbe abbandonati in una foresta. Derrik era quasi sicuro che non dicesse sul serio.


Il giorno dopo comunque seppero come erano andati. Derrik fu felicissimo di scoprire che aveva avuto ragione, l’allenatore li aveva presi entrambi, lui come attaccante e David come difensore.

Si allenarono e Derrik era troppo concentrato su quello che doveva fare per badare al gemello, quindi fu solo mentre erano in macchina per andare a casa che si rese conto che Dave non era felice come lui.

“Che hai?” gli bisbigliò piano per non farsi sentire dalla mamma che guidava. “Niente” rispose David, così Derrik insistette, si doveva sempre insistere con Dave perché la sua prima risposta era sempre niente, “Dimmelo!” “Sono solo un po’ triste, perché lo volevo fare anch’io l’attaccante”.

Quindi tradotto sarebbe stato: sono profondamente infelice perché volevo fare l’attaccante che è un gran ruolo, invece mi tocca stare in difesa, che è una posizione che non mi piace affatto. Per Derrik ormai capire i sottotesti nelle parole del fratello era automatico. Come sistemare la cosa però? In che modo convincere suo fratello che un ruolo valeva l’altro e che l’importante era far parte della squadra? Una delle cose più odiose di David era la sua testardaggine, era sempre un’impresa fargli cambiare idea quando si metteva in testa qualcosa.

Continuò a rimuginarci su per tutto il tragitto fino a casa, e alla fine giunse a conclusione che c’era una sola persona in grado di riuscire nell’impresa, doveva chiedere a Jack.

Quando arrivarono quindi chiese il permesso di andare a casa dell’amico, con la scusa di dargli la bella notizia del loro ingresso in squadra, e non appena lo ebbe ricevuto corse via senza aspettare David né chiedergli se volesse accompagnarlo.

Bussò alla porta di Jack con fervore, e degnò a malapena di un’occhiata il padre che era venuto ad aprire, lo salutò di fretta chiedendogli permesso e si precipitò dentro. Doveva assolutamente essere il primo a vedere l’amico e a parlargli o non avrebbe funzionato. “Dov’è Jack?” “Al piano di sopra in camera sua” il signor Ted gli rispose tranquillo, ormai era abituato alla sua vivacità ed anche al fatto che per i gemelli la sua casa era anche un po’ loro.

Derrik corse su, cercando di fare ancora più in fretta quando sentì il signor Ted salutare David, non doveva farsi raggiungere!

Entrò in camera di Jack e senza nemmeno salutarlo gli spiegò il problema, “David è stato scelto come difensore e io come attaccante, devi dirgli che pensi che i difensori sono più forti e che ti piacciono di più, così lui non sarà più triste, capito?” “Nemmeno una parola, datti una calmata e prendi fiato, poi spiegami meglio”.

Derrik roteò gli occhi esasperato, ma cercò di spiegarsi meglio, sebbene continuando a parlare a raffica, nella speranza di concludere il discorso prima dell’arrivo del fratello.

Si interruppe di colpo quando la porta della cameretta si aprì e David entrò, ma per fortuna Jack doveva aver capito abbastanza, perché appena lo vide gli fece un sorriso enorme ed andò ad abbracciarlo. “Caspita Dave, Der mi ha appena detto che sei stato preso come difensore, è fantastico! Sono davvero contento per te! Sono sicuro che sarai bravissimo, ed anche tu Derrik, non vedo l’ora di assistere ad una delle vostre partite.”

Restarono a parlare di calcio ancora un po’, delle tattiche migliori e dell’importanza del gioco di squadra, e di come tutti i giocatori in campo fossero fondamentali per poter vincere, finché non dovettero tornare a casa.

David era felice, si vedeva chiaramente, anche se Derrik non aveva bisogno di guardarlo per saperlo, riusciva semplicemente a percepirlo. Era felice anche lui.

 
Note:
I dialoghi contengono volutamente alcuni errori grammaticali, questo perché a parlare sono dei bambini.
  
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