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Autore: pampu    05/11/2019    3 recensioni
[storia scritta a quattro mani da pampu e blu992]
Agguanta il primo bicchiere di vino quando lo vede e il respiro gli si blocca in gola. Scott deve essersi accorto che qualcosa non va perché: “tutto bene?“ chiede.
“Co-cosa ci fa lui qui?”
Scott segue il suo sguardo e sgrana gli occhi sorpreso. “Derek?”
“A meno che non sia un suo clone, è lui. Cosa faccio? Cosa facciamo?” domanda in panico.
“Dimmi tu. Sei tu il suo ex marito. Io sono tuo amico. Se mi dici di ignorarlo, lo farò. Se vuoi che gli spacchi ancora la faccia, posso provarci. Anche se temo che ora avrebbe la meglio.”
Stiles vuole davvero bene a Scott e, dopo quella risposta, anche di più. Anche se, vedendo i muscoli sotto a quella giacca che gli calza a pennello, non può che dargli ragione sull’ultima affermazione. “A meno che non gli voglia saltare addosso tu” sussurra Scott.
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: Mpreg
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La primissima parte di questa storia è nata un po' di mesi fa, poi la vita si è messa nel mezzo. Io, Blu, ho deciso di riprenderla da sola, perchè avevo bisogno di scrivere. Solo che ho subdolamente e per il vostro bene coinvolto di nuovo Pampu, che non si è tirata poi granché indietro. Una cosuccia di poche migliaia di parole, e diventata una storia di poco più di 27 mila parole. Tutta vostra, buona lettura. 

Qui Pampu che vi parla. Non so se mi odierete o no ma Blu ha detto che ha già dato abbastanza e ha lasciato a me il compito di decidere se dividerla in capitoli o meno. E ho deciso di dividerla per paura che fosse troppo lunga. Non ho ben idea di quanti saranno ma direi un po'. Spero vi piaccia. 

 

“Dai, amico, cosa ti costa?” chiede Scott per la decima volta.  

Stiles sospira esasperato. Sono a telefono da quaranta minuti e non sa più come dirglielo che no, non ha assolutamente voglia di accompagnarlo a quella manifestazione. “Scottie, fratello, davvero. Se vuoi ti ospito senza problemi ma non ho la minima voglia di venire a questa cena. Sarei fuori luogo, non conosco nulla di veterinaria” riprova. 

“Ma Stiles, non puoi lasciarmi solo. Amy è ammalata e, quindi lei e Malia non possono accompagnarmi. E non si parlerà solo di veterinari ma di ambiente. E poi, è una serata di beneficenza.” 

Colpo basso. “Mi stai facendo sentire una persona orribile.” 

“Allora dimmi di sì e accompagnami.” 

“E va bene” si arrende. “Devo vestirmi elegante?” 

“Sei il migliore! Sì, ma niente di troppo esagerato. Atterro tra due giorni alle due. Mi riesci a venire a prendere tu?” 

“Ci sarò” dice prima di salutarlo e chiudere la chiamata. 

Sospira e si guarda attorno. Il piccolo appartamento è perfettamente in ordine, tralasciando la scrivania cosparsa di libri e fogli. Si è trasferito a New York subito dopo la laurea in giurisprudenza, con la speranza di trovare lavoro. Aveva scoperto la sua passione per quel ramo grazie alla sua parlantina, la sua intelligenza e la sua capacità di stravolgere le carte in tavola. Fino a quel momento, aveva collaborato con piccoli studi per alcune cause e, oltre a essersi scoperto davvero portato, si era divertito. Ma, ora, voleva fare il grande salto e trovare lavoro per qualche compagnia più importante. 

Si alza dal divano e si avvia verso il bagno per vestirsi: deve andare a fare la spesa in vista dell’arrivo di Scott. Si fermerà solo un paio di giorni ma ha finito la birra la sera prima e crede che, dopo la cena di beneficenza, ne avranno bisogno. 

 

Due giorni dopo 

“Cavolo, amico, ma quanti completi hai?” domanda Scott passando la mano tra i vari vestiti appesi di Stiles. 

“Quelli che servono per il mio lavoro. Non posso presentarmi in aula con felpa e jeans” spiega. 

E sì, fino a pochi anni prima, Stiles non avrebbe mai pensato nemmeno di indossare un completo, figurarsi averne cinque. Ma, a dire il vero, si piace pure indossarli. Si sente più serio, sicuro, ben lontano dal ragazzino che era a Beacon Hills. “Dimmi quale devo indossare” continua. 

“Questo nero” sceglie Scott. 

“Camicia bianca o viola?” 

Scott ci pensa un attimo. “Viola. È più da te.” 

Stiles non può che essere d’accordo mentre prende i vestiti e comincia a prepararsi per la serata. 

Arrivano davanti all’hotel alle sei in punto e si avviano verso la sala congressi. Scott gli ha spiegato che, prima della cena, ci sarà un discorso di ringraziamento, un intervento di non ha capito chi e, poi, si avvieranno verso la sala per ricevimenti. 

Agguanta il primo bicchiere di vino quando lo vede e il respiro gli si blocca in gola. Scott deve essersi accorto che qualcosa non va perché: “tutto bene?“ chiede. 

“Co-cosa ci fa lui qui?” 

Scott segue il suo sguardo e sgrana gli occhi sorpreso. “Derek?” 

“A meno che non sia un suo clone, è lui. Cosa faccio? Cosa facciamo?” domanda in panico. 

“Dimmi tu. Sei tu il suo ex marito. Io sono tuo amico. Se mi dici di ignorarlo, lo farò. Se vuoi che gli spacchi ancora la faccia, posso provarci. Anche se temo che ora avrebbe la meglio.” 

Stiles vuole davvero bene a Scott e, dopo quella risposta, anche di più. Anche se, vedendo i muscoli sotto a quella giacca che gli calza a pennello, non può che dargli ragione sull’ultima affermazione. “A meno che non gli voglia saltare addosso tu” sussurra Scott. 

Okay, forse non gli vuole proprio così bene e glielo dimostra con una gomitata nello stomaco. 

La cena comincia e, fortunatamente, sono nel tavolo dalla parte opposta della sala rispetto a Derek. Non che questo impedisca a Stiles di buttarci l’occhio ogni tanto, ma è più per assicurarsi che sia reale e non frutto della sua fantasia. “Dovresti smetterla di fissarlo o deciderti ad andare a salutarlo.” 

“Non lo sto fissando. E dovrebbe essere lui a venire a salutarmi.” 

“Lo hai lasciato tu” gli ricorda. 

“Lo ha voluto lui” ribatte. 

Scott alza le braccia in segno di resa. “Okay, okay. Parlami del colloquio che devi fare la prossima settimana” dice cambiando argomento. 

“Si tratta di uno studio in via di ampliamento. La Wolfgang e Co. Ho fatto alcune ricerche e sembrano davvero in gamba. Sarà una bella sfida.” 

“E il nome non c’entra nulla con la tua scelta, vero?” 

“Sei proprio un guastafeste” sbotta Stiles. “Vado in bagno.” 

Si alza e raggiunge il bagno. È davvero ampio e sfarzoso e Stiles, non per la prima volta in quella sera, si domanda perché si trova lì.  

“Stilinski, cosa ci fai qui?” 

“Hale, mi chiedevo la stessa cosa. Farai la cavia per i prossimi esperimenti?” 

“Hai sempre la stessa lingua pungente” ribatte Derek avvicinandosi pericolosamente. 

“E tu sembri sempre lo stesso.” 

“Intendi bellissimo?” 

“Intendo stronzo.” 

“Sei stato tu che mi hai mandato le carte del divorzio.” 

“Per te non siamo mai stati sposati.” 

Derek gli prende una mano e gli appoggia qualcosa sul palmo. “Questo è tuo.” 

Stiles sente le ginocchia tremare quando vede il cerchietto d’argento che avevano usato come fede durante la cerimonia in Messico presso una tribù del deserto sulla sua mano. Derek ne aveva uno uguale. Lo avevano trovato in una gioielleria del posto. Derek voleva prendere due fedi d’oro ma Stiles aveva insistito per quelle perché voleva contribuire alla spesa e non poteva permettersi di spendere di più. Così avevano optato per due anelli d’argento alti, liscio, eleganti ma semplici. Sembravano fatti apposta per loro. “Non so che farmene.” 

“Mettilo.” 

“Ma…” 

“Hai detto tu che, per me, non siamo mai stati sposati. Quindi è un anello come un altro. Mettilo!” dice facendo lampeggiare gli occhi di rosso. 

Stiles vorrebbe davvero lanciarglielo dietro mentre esce dalla porta del bagno ma, mentre alza la mano, i ricordi lo investono e l’anello finisce nella tasca della giacca. Maledetto sentimentalismo!  

Esce come una furia, raggiunge il tavolo e: “possiamo andare a casa?” 

Scott non fa domande. Si alza e lo segue verso il guardaroba. Stiles è più che certo che abbia intuito cosa possa essere successo o, quantomeno, con chi.  

 

Tre giorni dopo, Stiles sta per mettere piede in un enorme grattacielo nel centro di Manhattan. L’insegna Wolfgang & Co. Campeggia sulla cima e le vetrate per un attimo lo lasciano lì, incantato. Fino a quando gli squilla il cellulare. 

“Ehi, Scottie” risponde sorridendo.  

“Amico! Non sei ancora entrato, vero? Volevo farti l’in bocca al lupo!” 

“Giusto in tempo! Viva il lupo, fratello. Ne ho proprio bisogno, questo posto è così…importante!” 

“Vai e spacca tutto. Chiamami appena finisci!” 

Scott mette giù senza dargli nemmeno il tempo di rispondere.  

Stiles prende un profondo respiro e varca la soglia dell’ingresso. Dentro è ancora meglio. È tutto bianco, di marmo e tirato a lucido. In fondo, c’è un lungo bancone da reception, dietro cui c’è una bellissima ragazza bionda. Stiles, nonostante sia dichiaratamente gay da sempre, non può fare a meno di guardarla imbambolato per qualche secondo.  

“Salve!” lo distrae lei, salutandolo.  

Stiles si schiarisce la voce e avanza. “Sì, salve! Sono l’avvocato Stilinski, ho un appuntamento alle dieci per un colloquio.” 

“Oh, sì, certo. Può accomodarsi al tredicesimo piano, la prima sala alla destra dell’ascensore, la raggiungerà subito qualcuno.” 

“La ringrazio!” sorride Stiles, spostandosi per avvicinarsi all’ascensore, ma lei lo richiama. 

“Avvocato Stilinski?” 

“Sì?” 

“In bocca ai lupi!” e gli fa un occhiolino. 

Stiles biascica un “grazie”, confuso, poi entra nell’ascensore insieme ad un’altra donna, che tiene per la mano un bambino.  

“Salve” saluta, premendo il tasto tredici.  

Lei sorride, il bambino, però, gli si avvicina pericolosamente. Pericolosamente perché sta reggendo un dolcetto al cioccolato. Stiles fa ciao con la mano, sperando di intimidirlo, solo che lui si avvicina ancora di più e…comincia ad annusare l’aria. La donna lo tira di scatto verso di sé, ma il bambino comincia a protestare. “Tata Ju’ia! ‘ascia mano!”  

Stiles si sente un po’ in imbarazzo, non vuole che il bambino venga sgridato a causa sua. Quindi si rivolge alla donna. “Non si preoccupi, è solo un bambino.” 

“NO BIMBO IO! IO TUE ANNI!”  

…e il dolcetto gli finisce diritto sui pantaloni.  

Stiles resta fermo, immobile, cercando di non urlare e di pensare che il suo colloquio andrà bene anche se sarà sporco di cioccolato. Fissa il bambino, il bambino fissa lui… poi annusa di nuovo l’aria.  

“ROBERT!” urla la tata, “chiedi subito scusa al signore! Hai visto cos’hai combinato?!” Poi si rivolge a lui, “sono davvero dispiaciuta, di solito è un bambino tranquillissimo, non so cosa gli sia preso. Prenda questo, è il numero di suo padre, lo contatti per la lavanderia. Pagherà tutto lui. Sono davvero mortificata.” 

L’ascensore emette un leggero suono e le porta si aprono sul decimo piano. La donna esce di corsa, trascinandosi il bambino che ora ha una faccia crucciata. Fa una linguaccia a Stiles prima che le porte si richiudano. Stiles si infila il biglietto in tasca senza nemmeno guardarlo, di sicuro non chiamerà un povero padre solo per farsi pagare la lavanderia. Cerca di togliersi almeno i pezzetti di dolce dai pantaloni alla bell’e meglio. Ora c’è solo una grossa macchia marrone sul ginocchio destro.  

Esce dall’ascensore, tenendo la ventiquattrore davanti, cercando di coprire il disastro e si avvicina alla prima porta a destra. È già aperta e dentro non c’è nessuno, quindi entra e si accomoda al tavolo ovale al centro. Anche quella sala è bellissima, le vetrate permettono di guardare tutto il panorama, anche se non è ai piani più alti. È troppo preso dall’esterno che quasi salta dalla sedia dallo spavento quando sente richiudersi la porta alle spalle, quella da cui è entrato.  

“Buongiorno, avvocato Stilinski.” 

Stiles non vorrebbe girarsi, non vorrebbe proprio. Vorrebbe solo urlare, chiedendosi perché mai è così sfigato, ma decide di essere professionale. Si alza, si gira, sorride serio. “Buongiorno, dottor Hale.”  

Derek si avvicina, allunga la mano e Stiles gliela stringe. L’uomo si accomoda alla sua sinistra, facendogli segno di risedersi. “Mi scusi se l’ho fatta aspettare, ma avevo un’emergenza.” 

“Si figuri, sono appena arrivato” risponde Stiles, mantenendo il “gioco”.  

“Bene, se è d’accordo, salterei i convenevoli” taglia corto Derek. “Lei è qui perché la nostra società in due anni è cresciuta esponenzialmente e siamo costantemente nel mirino di altre organizzazioni, società, uomini d’affari, che intendono metterci il bastone tra le ruote. Lei sa di cosa ci occupiamo?”  

Stiles annuisce. “Certo. La Wolfgang & Co. Ha acquistato nel giro di un anno e mezzo un gran numero di cliniche ed ospedali in tutto il paese, con lo scopo di migliorarli e di garantire una assistenza sanitaria al maggior numero di persone. Ho letto che ogni struttura sanitaria ha ormai un’ala dedicata al pro bono e che almeno il 50% del fatturato è investito in ricerca.”  

Derek abbozza un sorriso fiero. “Esattamente. Abbiamo già un team di esperti della legge, ma abbiamo bisogno di qualcuno da mettere alla sua guida. Sono preparati, conoscono tutto ciò che c’è da sapere su noi e sulla legge, ma manca qualcuno che scenda in campo anche fisicamente contro chi vuole farci le scarpe. E al momento stiamo affrontando una grossa sfida. Ho letto il suo curriculum, so, ovviamente, come lavora e penso che potrebbe fare al caso nostro.” 

Stiles sente un brivido lungo la schiena a quell’”ovviamente”, ma annuisce.  

“Sono affascinato dalla vostra realtà, dalla vostra ascesa. Come sa, ho lavorato per anni nel campo della medicina, affiancando i direttori sanitari e conosco bene anche l’ambiente ospedaliero e i medici.” 

Derek sorride ancora, questa volta quasi ammiccando. “Lo so bene.” 

Stiles sta per continuare, sta per dire che può cominciare anche subito, ma qualcuno irrompe nella stanza. “NIPOTE ACQUISITO!” 

Peter Hale, zio di Derek, entra, urlando e tirando Stiles per il braccio, costringendolo ad alzarsi. Per poi abbracciarlo. “Sono ormai due anni che non ci vediamo!” continua l’uomo, staccandosi. “E vedo che sei cresciuto proprio bene!” 

Stiles sbuffa una specie di sorriso infastidito; Peter è sempre lo stesso, lui e le sue frasi inopportune e il suo ammiccare. Sta per rispondere, ma un suono gutturale, un ringhio che arriva diretto dalla gola di Derek al cavallo dei suoi pantaloni, lo fa immobilizzare. Derek ha gli occhi rossi e si è alzato, sembra impassibile, ma il ringhio continua, accompagnato dagli occhi rossi.  

“Nipotino, dai, non lo sciupo mica!” lo liquida Peter, tornando a rivolgersi a lui. “Ho saputo che mio figlio ti ha rovinato i pantaloni. Mi dispiace.” 

Stiles per un attimo perde la compostezza. “TUO COSA? TU TI SEI RIPRODOTTO?” 

Peter scoppia in una risata fragorosa. “Nemmeno io potevo crederci! Ma sai, l’amore cambia le persone e se ami qualcuno e ti ritrovi di fronte ad un lupetto mannaro, orfano di entrambi i genitori, cosa fai? Lo tieni con noi e intanto ti sposi pure.” 

“Tu… tu e Chris? Vi siete sposati?” chiede Stiles, ormai completamente preso da quelle novità.  

“Sì, un matrimonio vero, però, non come il vost-“ 

“PETER! Noi qui stiamo parlando di lavoro!” lo interrompe Derek, strattonandolo e buttandolo fuori dalla stanza, senza dargli nemmeno il tempo di salutare.  

Stiles si ricompone e si risiede, quasi in imbarazzo.  

“Dicevamo? Lei da quando è disponibile per iniziare?”  

Stiles prende un respiro. Una parte di sé non vorrebbe essere lì, un’altra parte sa che dovrebbe dire di no, ma un’altra ancora sa che quella è l’occasione della sua vita.  

“Da subito” risponde.  

“Bene. Allora la aspetto domani mattina alle nove. Qualcuno le farà fare il giro del palazzo, poi incontrerà il team e insieme vedremo tutto ciò che ha da saper-“ 

“STILES!”  

Qualcun altro apre la porta senza bussare. Stiles si gira di scatto e… e gli occhi gli si riempiono di lacrime. “La-Laura…”  

Stiles non vede e non sente Laura, la sorella gemella di Derek, da quando hanno “divorziato”. Erano legatissimi, come fratello e sorella, ma per Stiles era troppo doloroso avere a che fare con lei. È troppo uguale a suo fratello.  

Questa volta è lui ad alzarsi e ad andare in contro all’intrusa. Le si lancia praticamente addosso, abbracciandola, lasciando scorrere le lacrime. Sente Laura tirare su col naso, segno che anche lei si sia commossa, ma poi lei affodna ancora di più il naso nel suo collo. Stiles sa che è una cosa da lupi, che lei lo sta annusando, ma la lascia fare.  

“Laura…” li interrompe la voce questa volta flebile di Derek. Stiles apre gli occhi e lo vede, oltre la spalla di lei. È ancora seduto, ha i gomiti appoggiati sulle ginocchia e si tiene la testa tra le mani. Alza lo sguardo, probabilmente sentendo quello di Stiles su di sé.  

Stiles, spontaneamente e sinceramente gli fa un piccolo sorriso, perché è davvero felice di aver rivisto Laura. Derek, inaspettatamente, ne sbuffa uno quasi rassegnato. “Okay, ho capito” dice alzandosi. “Io qui ho finito, vi lascio soli.”  

Laura si stacca e si avvicina a suo fratello che è già alla porta. Lo tira a sé e lo abbraccia. A Stiles si stringe il cuore a quella scena, sa quanto i due siano legati. Così come gli si stringe il cuore quando Derek affonda il fiso nel collo di sua sorella e aspira forte, prima di staccarsi e andarsene.  

Laura si siede dove prima era suo fratello, Stiles si riappropria della sedia e si sorridono, felici. “Allora, cucciolo di cerbiatto, cos’è successo in questi due anni?”  

 

Stiles esce dall’edificio due ore dopo, sereno e con la testa piena delle chiacchiere di Laura, come succedeva anni prima. Lavora a tempo pieno nell’amministrazione della società, occupandosi di conti, di soldi e tutte cose che Stiles non capisce. Ha dedicato gli ultimi anni solo alla carriera e a Cora, che ha aperto una palestra vicino Central Park giusto due mesi fa. Stiles non ha più sentito nemmeno lei, ma perché hanno litigato un anno prima.  

Una sera Stiles era totalmente ubriaco, in un locale e non sapeva come tornare a casa. Aveva chiamato lei, perché si sentivano ancora spesso, ma, una volta resosi conto che lei avrebbe potuto raccontare tutto a Derek, le aveva chiuso la telefonata in faccia. Lei si era preoccupata, aveva provato a richiamarlo, voleva andare a prenderlo per portarlo a casa, ma lui aveva risposto solo la mattina dopo, spiegandole il motivo per cui non aveva risposto. Lei si era arrabbiata, aveva detto che non pensava di essere considerata una bambina, che credeva fossero amici e che, ovviamente, non avrebbe fatto parola con Derek. Lui si era scusato, le aveva detto che era stato l’alcool a parlare, ma qualcosa si era rotto. Non si sentivano da allora.  

Stiles decide di chiamare Scott, prima di realizzare davvero cosa è successo lì dentro.  

“Stiles! Cominciavo a preoccuparmi, amico! Com’è andata? Ti faranno sapere? Ti sono piaciuti?”  

“Ehi, Scott, respira” lo interrompe. “Mi hanno preso, comincio domani.”  

“OH MIO DIO! DAVVERO? È BELLISS- Aspetta. Perché non stai urlando? Sei ancora lì?” 

Stiles prende un respiro profondo. “Hai presente quando mi hai detto che avevo scelto la Wolfgang solo per il nome?” 

“Sì?” 

“Beh” comincia calmo, “Lì DENTRO C’è TUTTA LA FOTTUTA FAMIGLIA HALE!” sbotta, finalmente.  

   
 
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