Serie TV > Teen Wolf
Segui la storia  |       
Autore: pampu    06/11/2019    3 recensioni
[storia scritta a quattro mani da pampu e blu992]
Agguanta il primo bicchiere di vino quando lo vede e il respiro gli si blocca in gola. Scott deve essersi accorto che qualcosa non va perché: “tutto bene?“ chiede.
“Co-cosa ci fa lui qui?”
Scott segue il suo sguardo e sgrana gli occhi sorpreso. “Derek?”
“A meno che non sia un suo clone, è lui. Cosa faccio? Cosa facciamo?” domanda in panico.
“Dimmi tu. Sei tu il suo ex marito. Io sono tuo amico. Se mi dici di ignorarlo, lo farò. Se vuoi che gli spacchi ancora la faccia, posso provarci. Anche se temo che ora avrebbe la meglio.”
Stiles vuole davvero bene a Scott e, dopo quella risposta, anche di più. Anche se, vedendo i muscoli sotto a quella giacca che gli calza a pennello, non può che dargli ragione sull’ultima affermazione. “A meno che non gli voglia saltare addosso tu” sussurra Scott.
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La mattina seguente, Stiles ha appena chiuso l’ennesima telefonata in cui Scott gli ha detto di non mettere piede in quell’edificio, proprio mentre sta varcando la soglia d’ingresso.  

Ad accoglierlo c’è la stessa bellissima ragazza del giorno prima che gli sorride.  

“Salve avvocato! Benvenuto! Io sono Erica, sono qui per ogni sua necessità, beh quasi tutte, per qualcosa di più specifico può sicuramente chieder-Ehi, Derek!” 

Stiles segue lo sguardo della ragazza, Erica, e vede Derek che si sta avvicinando al bancone della reception. “Erica, grazie, ma qui continuo io” le dice serio. Poi si avvicina all’orecchio della ragazza e sussurra (nemmeno poi tanto, dato che Stiles sente tutto) “non è educato mettere in imbarazzo le persone il primo giorno di lavoro, smettila ancora prima di cominciare.” 

Stiles non può fare a meno di rabbrividire sentendo quel tono così autoritario, così come non può fare a meno di capire che anche Erica è un mannaro e che è una beta di Derek. “Buongiorno, Stiles” lo saluta Derek.  

“Ciao, Derek.”  

“So di averti detto che avresti fatto un giro dell’edificio, ma abbiamo un’emergenza. Seguimi” gli ordina, avviandosi verso gli ascensori senza nemmeno aspettare una risposta.  

Derek preme il pulsante numero ventisei e cominciano a salire. Stiles resta in silenzio, non sa proprio cosa dire e di sicuro non ha voglia di parlare del meteo, come nulla fosse. Guarda diritto davanti a sé, verso le porte chiuse, sentendo, però, lo sguardo di Derek addosso. Sono al quattordicesimo piano quando il mannaro rompe il silenzio. “Sei venuto qui in metro.”  

Non è una domanda, ma Stiles annuisce lo stesso.  

“Non abiti qui vicino? Non puoi evitare?” 

Stiles si volta di scatto. Gli sta davvero chiedendo di trovare un mezzo di trasporto alternativo solo perché gli odori della metro gli danno fastidio?! “Mi stai davvero chiedendo di trovare un mezzo di trasporto alternativo solo perché hai il naso bionico?!” Appunto.  

“Non agitarti, ragazzino” risponde l’altro, rilassato. “Tieni” gli dice, lanciandogli qualcosa.  

Chiavi. Chiavi di auto. “E queste cosa sarebbero?” 

“Le chiavi della tua nuova auto?” 

“Eh?” 

“Auto aziendale. È prevista dal tuo contratto che firmerai a breve” spiega Derek.  

Stiles quasi soffoca. Auto aziendale? Che razza di contratto stava per firmare? Lui non la voleva un’auto, non sapeva nemmeno dove parcheggiarla! “Cosa diavolo…” 

“Contratto full time. Lavorerai qui come minimo otto ore al giorno, ogni mattina avrai un incontro con il team per gestire i compiti e vedere a che punto siete con il lavoro, sarai a mia disposizione da quando arrivo a quando me ne vado. Il tuo ufficio è al trentesimo piano, l’ultimo, di fianco al mio. Oltre l’auto, ti saranno dati uno smartphone e un Mac. Puoi richiedere anche l’autista, in realtà, ma ho supposto che non ne volessi uno” comincia a spiegare, mentre le porte si aprono e Derek gli fa cenno di seguirlo. 

“Il Team si riunisce qui, in fondo al corridoio, a breve te li presento. Sono ragazzi in gamba, una di loro è stata assunta tre giorni fa, credo tu la conosca.” 

Stiles continua a seguirlo. Derek cammina sicuro, saluta con cenni della testa le persone che incontrano, continuando con le spiegazioni. Sono davanti alla porta in fondo al corridoio e Derek fa per bussare, ma si volta verso Stiles. “Ah, il tuo compenso netto sarà di seimila dollari mensili, poi ci sono gli extra e i bonus per gli obiettivi raggiunti e tante altre cose burocratiche a cui non mi sono interessato” poi si abbassa leggermente, avvicinandosi al suo orecchio, “e a cui non sei interessato nemmeno tu, dato che hai accettato di lavorare per me, senza nemmeno sapere quanto saresti stato pagato e per quante ore.” 

Stiles si irrigidisce. Quel bastardo ha ragione. Vorrebbe rispondere a tono, ma proprio non sa cosa dirgli. Derek fa un ghigno soddisfatto, si volta e apre la porta, invitandolo ad entrare.  

“STILES!” 

Capelli biondo fragola, grandi occhi verdi, vestita di tutto punto e un sorriso sul viso. Lydia Martin gli va in contro stringendolo in un abbraccio. “Tu…Lydia…COSA DIAVOLO CI FAI QUI?” 

“Ci lavoro, ricordi? Te lo avevo…detto?”  

Sì, Lydia glielo aveva detto, si sentono praticamente tutti i giorni, o quasi, ma non gli aveva assolutamente detto di lavorare per il suo “ex marito” ne aveva fatto cenna al nome della società! “Martin, facciamo i conti dopo” le dice, fulminandola con lo sguardo, per poi rivolgersi al resto della sala, “Buongiorno a tutti!” 

Ci sono altre tre persone oltre Lydia: una ragazza rossa, avrà più o meno l’età di Stiles. Si avvicina e si presenta. “Salve avvocato Stilinski, io sono Reachel Jones. Mi occupo di tutto ciò che non esce da questo palazzo, gli affari interni.” Stiles stringe la sua mano, sorridendo, mentre si avvicina un ragazzo. È alto, molto alto e molto muscoloso. “Salve, io sono Vernon Boyd, mi occupo dei rapporti con i partners.”  

Stiles vorrebbe dirgli che gli ha quasi rotto le ossa della mano, ma si trattiene.  

L’ultimo ad avvicinarsi è un ragazzo biondo, sembra giovanissimo ed è davvero bellissimo. Ha dei riccioli perfetto, un sorriso angelico e Stiles quasi lo vorrebbe abbracciare. “E io invece solo Isaac Lahey, quello che ha a che fare con tutto ciò che è fuori di qui, in America e nel resto del mondo. Benvenuto!”  

Stiles gli sorride apertamente, stringendogli la mano. “Io, ovviamente, sono Lydia Martin e mi occupo di pubbliche relazioni!” 

Stiles le lancia un’altra occhiata di fuoco, poi si rivolge agli altri. “Beh, io sono Stiles Stilinski, e a quanto pare lavoreremo insieme per poter proteggere al meglio questo grosso colosso. Piacere di conoscervi!”  

Sorride verso i suoi nuovi colleghi, sta per dire qualcosa per rompere il ghiaccio, ma Derek lo affianca e lo sorpassa, avviandosi verso il tavolo al centro della stanza. “Finite le presentazioni, ora pensiamo a quello che è successo stamattina. Stiles” lo chiama, e il ragazzo gli si avvicina subito. “Questa lettera ci è arrivata stamattina, qualcuno dice di aver trovato delle irregolarità nei contratti tra noi e alcune cliniche del paese, dieci almeno. Non ci dice dove e non ci dice quali, ma ci stanno ricattando. Puoi dare un’occhiata alle pratiche e capire se stanno solo cercando di fregarci? Secondo Boyd è impossibile e io mi fido di lui, ma voglio capire se posso usare questa cosa a mio favore per incastrarli a mia volta”. 

Stiles afferra tutti i fascicoli, annuendo e già preso dal lavoro. “Boyd, fammi una ricerca su tutti i decreti, le leggi e tutto ciò che possa servirmi dal…duemilaundici ad oggi. Evidenziami quelle retroattive, che qui la prima convenzione di cui parlano è stata stipulata in quell’anno” ordina, senza nemmeno alzare lo sguardo. “Isaac, tu, invece, contatta tutte queste cliniche e chiedi se hanno ricevuto qualche comunicazione da qualcuno che abbia come iniziale K.A. Non allarmarli, spiega che si tratta solo di normale amministrazione, per piacere.” 

“Agli ordini!” trilla il biondo, sedendosi a quella che deve essere la sua scrivania.  

Stiles alza un attimo lo sguardo dai fogli e incontra quello di Derek. Derek che lo sta guardando tra lo sbalordito e l’ammirazione. “Lyds, prapara tre comunicati: uno per ammettere che ci sono degli errori, uno per dire che stiamo facendo delle verifiche più approfondite e un altro in cui dichiariamo che stiamo prendendo provvedimenti per ora contro ignoti ma contiamo di andare in fondo a questa storia e scoprire i colpevoli.” 

“Cazzo! Sono quasi eccitato!”  

Stiles si volta di scatto. Peter è appoggiato alla porta della sala, braccia incrociate e un sorriso beffardo. Non fa nemmeno in tempo a scacciarlo, che Derek illumina gli occhi di rosso e ringhia. Stiles quasi si spaventa e si volta di istinto verso Lydia. “Sì, tesoro, sono tutti lupi in questa stanza” gli spiega sorridendo.  

Si riscuote e si rivolge a Rachel. “Rachel, tu puoi aiutarmi a mettere ordine tra questi fascicoli, dividiamo le cose cronologicamente” le chiede e la ragazza annuisce.  

 

Quattro ore dopo, Stiles si ritrova da solo, mentre si massaggia le tempie. Gli altri sono andati a mangiare, Lydia ha anche cercato di convincerlo a seguirli, ma proprio non ce l’ha fatta, gli sta esplodendo la testa. Derek e Peter li hanno lasciati soli a lavorare e non hanno smesso nemmeno per un attimo. Appoggia la testa sul tavolo, ma pochi minuti dopo sente bussare alla porta. “Avanti!” 

E Stiles non era proprio pronto a quell’incontro. “Ciao, Stiles.” 

Cora entra, si chiude la porta alle spalle e si siede di fronte a Stiles. Ha un volto indecifrabile, sembra serena e rilassata, ma non sorride. Non è nemmeno arrabbiata, Stiles sa bene come le si aggrottano le sopracciglia quando lo è: è uguale a Derek. “Cora...” è l’unica cosa che riesce a dire.  

È cresciuta, è bellissima. I capelli neri sono più lunghi, sciolti sulle spalle; è come sempre senza trucco, ma i suoi occhi sono sempre di un verde così profondo; le labbra carnose serrate e un fisico che Stiles le ha sempre invidiato, nonostante sia un ragazzo. Vorrebbe essere lui così sodo, nonostante i pochi muscoli. “Quanto vorrei urlarti addosso” rompe il silenzio la ragazza.  

Stiles abbassa il capo, colpevole, nonostante si sia già scusato tempo prima. “Ieri mi ha chiamata Laura, era così felice di averti rivisto! E io volevo solo incontrarti per prenderti a pugni.” 

“Me li meriterei.” 

“Sì, direi di sì, ma tiro cazzotti solo per sport, quindi sei fortunato.” 

Stiles si azzarda ad alzare lo sguardo e incontra quello di Cora che ora è apertamente divertito. “Stronza! Mi stai prendendo in giro!” 

La piccola Hale esplode in una risata, prima di sporgersi e stringergli le braccia intorno al collo, abbracciandolo forte. Stiles ricambia la presa, nonostante la posizione scomoda. Cora infila il naso nella piega del suo collo e lo annusa forte. “Voi lupi” sbuffa Stiles, “sempre a sniffare!”  

“Ehi, ho sentito il tuo odore su mia sorella, mio zio, anche su mio cugino! Lasciami attingere dalla fonte!” 

Stiles scoppia a ridere, con le lacrime agli angoli degli occhi e si permette di fare lo stesso con lei. “Sei sempre il ragazzo che corre coi lupi” lo prende ancora in giro la ragazza. “Dai, cosa fai qui da solo? Andiamo a mangiare qualcosa” gli dice afferrandogli il braccio e trascinandolo fuori dall’ufficio.  

Dopo la pausa pranzo, Cora lo ha lasciato all’ingresso dell’edificio, per correre in palestra, strappandogli la promessa che un giorno sarebbe andato ad allenarsi con lei. Dopo altre quattro ore di lavoro, Stiles è distrutto, visibilmente, e nemmeno si rende conto di essere passato di fianco ad Erica, attraversando l’ingresso. “Primo giorno distruttivo?”  

“Decisamente” le risponde.  

“Ti abituerai. Qui siamo tutti una grande famiglia, anche se non è scritto ufficialmente da nessuna parte.” 

“Erica, non stavi andando via?” Derek le si avvicina, passandole una mano intorno alle spalle.  

“Ti aspettavo, Capo!” risponde lei, girandosi a guardarlo, passandogli a sua volta un braccio intorno alla vita.  

“Dai, bellezza, ti accompagno a casa.” 

Stiles guarda sbigottito Derek posare un bacio tra i capelli di Erica e poi entrambi allontanarsi, mentre la bionda gli fa Ciao con la mano. “A domani, avvocato Stilinski!” urla l’uomo, mentre esce dall’edificio.  

 

Sono passate due settimane e Stiles ha cominciato a prendere il ritmo. C’è davvero tanto da fare, ma è tutto così interessante che non gli pesa per niente. Gli piace gestire il team, sono tutti altamente competenti ed è anche piacevole lavorare con loro e scambiare due chiacchiere. Avere lì Lydia lo ha sicuramente aiutato a sentirsi a suo agio, ma mai nessuno lo ha trattato come l’ultimo arrivato. Si sta anche abituando di nuovo alle battutine di Peter, ha fatto la pace con suo figlio e ha anche rivisto Laura un giorno a pranzo.  

Solo ad una cosa non riesce ad abituarsi: a Derek Hale.  

In realtà lui c’è stato raramente, ma quando c’è, Stiles va a fuoco, come sempre. E come sempre non vorrebbe ammetterlo nemmeno a sé stesso.  

Derek è quasi sempre impegnato in ospedale, con i suoi turni da primario di neurochirurgia, ma quando è in ufficio e Stiles deve dividersi tra lui e il team, le giornate diventano un tantino più…faticose. Il mannaro parla solo di lavoro, non fa riferimento ad altro e ci sono giorni in cui nemmeno lo guarda, ma Stiles lo guarda eccome. È sempre bellissimo, è sempre professionale, è sempre un bastardo.  

Stiles ancora non è riuscito a capire cosa ci sia tra lui ed Erica, oltre al fatto che appartengono allo stesso branco. Vanno spesso via insieme la sera, lei lo prende in giro e lui la rimprovera, ma c’è dell’affetto profondo, si vede. Stiles avrebbe voluto chiedere a qualcuno, ma non saprebbe proprio a chi chiedere a parte Lydia ma non vuole sentire una sua predica sul fatto che dovrebbe rifarsi una vita che non comprenda il suo ex-marito.  

Ora è domenica, sta passeggiando tra le strade affollate (no, non prende l’auto se non deve andare a lavoro, la odia. È enorme, blu, lucida, nuova e perfetta e sì, ha paura di graffiarla). Sta decidendo se andare al centro commerciale a fare prima la spesa o se cominciare a spendere lo stipendio che non ha ancora preso in videogiochi, quando cade e impatta con la testa contro il marciapiede. Non prova dolore, ma per un attimo la vista gli si offusca e comincia a spaventarsi. Sente tante voci, qualcuno pronuncia la parola ambulanza, altri gli chiedono il suo nome. Stiles è così spaventato che non riesce a parlare, vorrebbe solo chiedere a quella gente di fargli aria, ma non ci riesce. Comincia ad iperventilare proprio quando qualcuno grida “fategli aria! Via, lasciateci passare!”, poi diventa tutto nero.  

Ahia.  

È tutto ciò a cui riesce a pensare Stiles quando apre gli occhi e una luce lo acceca. In un attimo ricorda: qualcuno gli è andato addosso con la bici, o forse era un monopattino?, e lui è caduto sbattendo la testa. È sicuramente in ospedale e spera vivamente che nessuno abbia chiamato suo padre dall’altra parte del paese, perché un altro infarto non è quello che gli serve. Cerca di riaprire di nuovo gli occhi, lentamente, mentre si passa una mano sulla fronte: una benda, bene, si è anche fracassato il cranio. “Hai solo preso una botta alla nuca, non stai morendo. Quella c’è perché hai qualche graffietto.” 

Ovviamente. In quale ospedale poteva essere finito? Quello in cui lavora Derek Hale. Ovviamente. Nemmeno gli risponde, apre gli occhi e fissa il soffitto. Non lo vede, sarà seduto da qualche parte. “Sai che devi riprenderti presto perché devi lavorare, vero?” 

“Sai che sei stronzo e il mio contratto prevede giorni di malattia, vero?” ribatte.  

“Dovevo ricordarmi della tua imbranataggine e inserire una clausola: nessun giorno di ferie se ti fossi fatto male a causa tua.” 

Stiles sbuffa stizzito. “Mi sono venuti addosso e sono caduto.” 

“Mh, sì, ma è perché sei sempre con la testa tra le nuvole.” 

Stiles ora vede Derek che si è avvicinato. Guarda qualcosa alla sua destra, sui macchinari, poi gli punta una luce negli occhi. “AHIA!”  

“Sta’ zitto e fatti visitare” ordina.  

Derek controlla i suoi riflessi, lo fa alzare per controllare l’equilibrio, poi gli chiede di sedersi sul letto. Prende uno sgabello e gli si siede di fronte, cominciando a slegargli la benda. “Già me la togli?” 

“Mh, non hai nulla.” 

Stiles tace, fissando l’uomo a pochi centimetri da lui. È concentrato, nonostante stia solo srotolando una benda, ma lo fa con attenzione. Quando finisce, Stiles è così incantato che non se ne accorge. Si riprende solo quando Derek gli passa una mano tra i capelli. “Sei come nuovo, nonostante tu resti un imbranato.” 

“Posso andare via?” 

“No, devi aspettare due ore.” 

“Cosa? E perché? Due ore qui dentro?”  

“Perché il mio turno finisce tra due ore.” 

Stiles lo guarda interrogativo, ma Derek si alza e si avvicina alla porta. “Devi stare a riposo e non puoi tornare a casa da solo, quindi stai buono lì che vengo a prenderti tra due ore e ti porto a casa.” 

Stiles non fa nemmeno in tempo a dirgli che non vuole, che l’altro è già andato via.  

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: pampu