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Autore: B_Yul    11/11/2019    0 recensioni
Londra, Dallas, Seoul.
Il futuro di YG incontra la famiglia più potente d'Inghilterra nell'ambito dello spionaggio politico.
I Myong e i Wallace, famiglie da cui proviene Thara, proteggono la loro pupilla inviandola alla ricerca della realizzazione di un sogno nascosto per salvarle la vita.
Riusciranno Jordan, Marvin, Claire e Jamie a proteggere la giovane e promettente signorina Myong?
Riferimenti a cose, fatti e persone puramente casuali e frutto della mia fantasia e passione per le avventure che abbiano a che fare con agenti segreti/spie in genere. Per quanto riguarda date, locations, riferimenti a coordinate geografiche e mezzi di trasporto ecc relativi alla città di Seoul, sarò più precisa possibile anche in base alla mia esperienza sul territorio.
Spero vi piaccia, è un refuso da sognatrice di una non più così giovane kpop stan. Consigli e critiche ben accette, polemiche e prese di posizione banali decisamente meno.
B_Yul
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: G-Dragon, Sorpresa
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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“A proposito di ambizione…”
Mi rivolsero sguardi interrogativi: “Il ceo dice che vuole farmi incontrare le ragazze, chi ragazze? Le 2Ne1? E perché secondo voi ha mischiato questo con le mie vecchie demo?”
Ji Yong continuava a scambiarsi strani sguardi con gli altri, Ri gli fece segno di non parlare, che non era il momento e poi si scambiarono altre due battute in coreano e sono certa fossero terminate con “경험이 최고의 스승: l’esperienza è la miglior insegnante” seguito da un’altra frase. Capii quelle parole solo perché mio nonno era solito ripetermele per telefono ogni volta che gli dicevo che avrei voluto vedere la Corea, che ero stanca di stare in casa a studiare, che sapevo cosa volevo fare.
L’ultima volta che me lo disse ero in ospedale, una mia vecchia zia mi chiese se avessi finalmente trovato “il fidanzatino” e io le risposi che ero troppo concentrata sulla carriera per impegnarmi. Così lui sorrise e disse: “Thara è giovane ambiziosa, l’esperienza è la miglior insegnante e saprà scegliere tra tutti gli sguardi che incontra quello con cui vorrà svegliarsi ogni mattina addosso”.
E mio nonno quel giorno mi stupì abbastanza, perché avevo sempre dato per scontato che mi sottovalutasse o mi valutasse meno valida delle altre due nipoti, quelle che avevano vissuto a Seoul per anni, che parlavano la sua lingua, conoscevano almeno in apparenza la sua cultura. Beh, mi sbagliavo e il fatto che mi stessi sbagliando, ahimè, me lo aveva anche quello insegnato l’esperienza quando si spense poco dopo avergli detto per la prima e ultima volta “Ti voglio bene”.
“Potreste farvi capire?”
Interruppi il loro discorso senza fine nella speranza di poter capire cosa stesse accadendo: “Dongsaeng tranquilla, non è così importante, sei appena arrivata. Ti lasciamo con Young Bae e andiamo a salutare il boss, mi raccomando fate i bravi!”
Uscirono e io rimasi sola con Taeyang che aveva tutta l’aria di voler evitare a costo della vita i miei occhi inquisitori, così mi mossi a compassione consapevole del fatto che senza l’ok di Ji Yong non avrebbe mai parlato e presi i fogli che aveva poggiato qualche minuto prima sulla scrivania: “Allora…lavoriamo a lei? Cos’è?”
“Questa in realtà è solo una bozza, ho scritto qualcosa di riempimento perché voglio far fare delle parti rappate a Ji Yong e inserirmi con ritornello e bridge. Penso sia l’unica persona in grado di far esplodere questo pezzo, io non riesco a scrivere più di due canzoni d’amore al giorno”
“Lui invece ci ha fatto una discografia. Che per altro a me piace, fammi sentire dai, poi vediamo cosa portare oggi a Yang”
“Grande. Vado subito”
Decisi però che almeno un dubbio me lo sarei fatto togliere immediatamente: “Young Bae”
“Si?”
“Perché Ji Yong si è agitato?”
Lui cercò visibilmente una scusa o un modo facile per dirmi qualcosa che forse non avrei voluto sentirmi dire poi con esitazione mi rispose: “Dongseng… Ji Yong non è facile da impressionare. Oggi, senza battere ciglio ti ha messo in mano un bel pezzo della sua e nostra carriera, se lo ha fatto non è solo perché ti trova attraente, credimi. E non ha nessuna intenzione che tutte le dinamiche che appartengono al nostro mondo possano mandarti via prima del previsto.”
“Ma perché dovrei andarmene?”
“Perché da qualche tempo anche noi abbiamo perso il controllo su tante cose, sulle ragazze non ne abbiamo mai avuto ma meglio così. Sul gruppo, Seungrì lo stiamo tenendo a freno ma ha fatto così tante cazzate negli ultimi due anni che forse ne pagheremo le conseguenze tra dieci”
“Beh a me non interessa. Il mio lavoro non è mantenere gli equilibri dell’azienda ma quelli del gruppo al massimo. Non mi interessa lavorare con CL, l’ho già fatto e anche se è una brava ragazza, ci sono troppe cose su cui non potremmo mai trovarci d’accordo. In primis, i suoi produttori americani. Ji Yong può dormire tranquillo”
Sorrise: “Magari avrai modo di dirglielo domani”.
Young Bae ispirava fiducia, aveva quello sguardo limpido dei bambini cresciuti in fretta che però non si sono fatti toccare troppo dalle esperienze difficili. Era buono, si vedeva e nonostante io fossi campionessa olimpionica di diffidenza, decisi di non fermarmi su quel discorso e schiacciai Play. Lo lasciai andare sulla sua “Stay with me” e mi morsi di nuovo la lingua per non aver mai voluto imparare il coreano perché sembrava davvero un testo potente da come lo cantava e, io , non avrei saputo dargli altro che un superficiale giudizio tecnico.
Avete presente quei primi ascolti che lasciano una sensazione strana addosso? Thara osservava Taeyang immobile all’apparenza ma con dentro i battiti a tempo. Poteva scandire la metrica solo seguendo il suo labiale, vedendolo muovere lentamente le mani in funzione di un testo che non poteva comprendere fino in fondo ma che aveva la sensazione di aver ascoltato per una vita.
Così, come quei film che li guardi e ti sembra di esserci dentro, come quelle storie che leggi e controlli se qualcuno ti ha messo le microspie in casa, come il Monologo di Molly Malone di James Joyce che ti fa arrivare alla fine senza fiato perché è un flusso di pensieri così reale che ci entri dentro e quando ne esci, si è preso un pezzo di te.
Ma Thara non aveva la minima idea del motivo per cui Taeyang, ad occhi chiusi e voce stile cassa dritta, la stesse facendo sentire così dentro quel pezzo.
Restò quindi imbambolata in cerca di una risposta, ripensando a quanto quella melodia le facesse ricordare tutte le volte che si era sentita staccata dagli affetti, dalle routine che si costruiva, dai legami che stringeva. Ogni volta che la sua vita sembrava fermarsi e assestarsi, riprendere fiato, arrivava una telefonata ed era di nuovo tempo di salire su un aereo, arrivare davanti una nuova casa, aspettare un nuovo camion pieno di scatoloni e ricostruire qualcosa che poi, ancora, sarebbe andato perso.
Amava profondamente quel lavoro, era così giovane e si sentiva così fortunata ad occupare quella posizione così prestigiosa ora. C’era ancora tanto da conquistare ma li, ora, non era più una stagista, non era più un assistente, non più una che collaborava coi manager. Thara, in quel momento, davanti a Taeyang e sulle note di quel testo incomprensibile capì di avercela fatta. Di essere arrivata dove avrebbe voluto essere, certo più lontano perché si sarebbe aspettata più una posizione a New York o a Los Angeles. Ma cos’era un mercato battuto e ribattuto rispetto alla possibilità di aprire all’Europa e gli Stati Uniti la porta sul futuro?
Pensò a sua madre, presa dal quotidiano e ogni tanto arrabbiata con lei per quella scelta che la portava da un paese all’altro perché avrebbe voluto averla li, sempre. Pensò alle amiche, quelle che l’avevano lasciata sola perché convinte che fosse cambiata, quelle che con una lettera anonima al direttore generale della Universal le avevano quasi fatto perdere il posto. Pensò a suo padre, preso dal lavoro, dalle paranoie, dallo stress e dalla malattia di nonno Jedong che lo aveva quasi portato sul letto di morte con lui e si sentì vigliacca, perché lei in quel covo di dolore e tristezza non era voluta rimanere e aveva preferito fare le valigie e andarsi a prendere la sua realtà, perché di sognare, Thara, era ormai stanca.
Presi un respiro profondo. Tae si bloccò. Mi guardò qualche secondo poi prese il testo, mi fece segno di fermare la base e uscì.
Si sedette accanto a me in silenzio, mise la mano sulla mia e disse solo: “Ora ti traduco il testo anche se credo che in qualche modo, tu abbia capito”.
“Io preferirei tu me lo scrivessi con qualche spiegazione, altrimenti non imparerò mai bene. E voglio davvero sapere cosa stessi dicendo perché è proprio bella” Mi sentivo quasi innamorata senza motivo, non di Taeyang, sia chiaro. Dell’atmosfera del brano, si.
“ Solo se posso darti un consiglio…”
“Certo che puoi, te l’ho cantata per questo”
“Bene… ecco io non la porterei al CEO stasera. Lavorateci tra voi, registratela qui poi se vi va me la fate ascoltare e vediamo. Non credo sia il caso di portargli idee, vuole cose finite”
Ci pensò su un attimo poi annuì e mi diede una pacca sulla spalla: “Sei in gamba deongsaeng e il fatto che tu capisca senza troppe spiegazioni neanche è così male. Ci vediamo domani, per oggi ti abbiamo stressato abbastanza. Bella prova però!”
Risi e mi alzai dalla poltrona, effettivamente come impatto non era stato male. Si erano saputi spiegare bene, sarebbe stato un “lavoraccio” ma ero felice.
“Domani alle 9:00 e chi arriva tardi fa mezz’ora di vocalizzi. Ciao, salutami gli altri”.
“Ti mando una reaction di Ji Yong alla notizia”
Sperai lo facesse sul serio perché quel ragazzo aveva davvero la faccia di uno che avrebbe fatto la sceneggiata greca ad una notizia del genere.
Fu quello però il momento in cui mi ricordai della sfilata: “Ah, dongsaeng, mi ha mandato un messaggio Seung Huyn”
“E…?”
“E dice se pensi che Ji Yong abbia già rimuginato abbastanza sul fatto di non essere stato scelto e vuoi portarti lui alla sfilata”
Scoppiò a ridere e io con lui, perché quella scena sarebbe stata nettamente migliore da vedere.
“Digli che dormisse bene, non voglio occhiaie nelle foto. È il leader, che lo dimostri!”
“Sarà fatto dongsaeng!”
“Buonanotte Oppa!”
Sorrise: “Vedi? Stai già entrando nel mood”.


“Hai il mio stesso viso triste
Non resteresti qui con me?”
Le tue labbra non acconsentono
ma i tuoi occhi dicono che mi vuoi
Staresti qui con me?”

Quella sera tornai a casa con la forte sensazione che la vita va un po' sempre dove sceglie perché se fossimo noi a farlo, faremmo un sacco di cazzate esattamente come Seungri. Ma tra l'oscillare cronico e il generare barriere e ostacoli al proprio divenire c'è sempre quel sapersi fermare ad ascoltare quella vocina interna che ci parla e ci mette in ascolto del vero bene, quello che poi ci fa stare un po' con l'ansia e un po' con la soddisfazione di non averne subito la sconfitta fermandoci al primo ostacolo tra noi e ciò che ci fa battere il cuore.

***

 

“Pronto?”
Avevo avuto gli incubi tutta la notte, mi roteavano in testa i volti di ogni persona che in quel momento mi stesse pensando, cercando, amando, odiando e tutto ciò che riuscii a pensare, fu che se fossi rimasta con Jordan, tutto questo non sarebbe stato che uno sbattimento evitabile. Ma non ero più certa nemmeno di sentirlo come uno sbattimento.
“Thara perdonami lo so che è l’alba”
Il presidente aveva così pensato di infilarsi senza troppa discrezione tra quei volti e svegliarmi all’alba.
“Umh… non si preoccupi. Mi dica, sono sveglia…” O avrei potuto urlargli tutto il mio dissenso ma non sarebbe stato producente.
“Senti il CEO  ti ha accennato alla riunione con Dara e Bom di oggi?”
Trasalii un istante pensando che forse qualcosa da sapere più del detto ci fosse sul serio:
“Riunione?”
E a me era stato detto che avrei incontrato tutte e quattro per altro, figurarsi cosa potesse suggerirmi di buono un incontro con la cantante principale e i Dara.
“No, sapevo che le avrei incontrate però”
“Beh si, insomma, volevo dirti che le incontrerai nella sala meetings alle 11:30.”
Pensai: “Quella al settimo piano? Ma allora esiste?”
“Certamente. E tu sei un’addetta ai lavori, puoi accedervi ogni volta che vuoi Thara.
Sarete liberi per il pranzo. E valuta bene se possa interessarti questa cosa, non sono sicuro sia il caso di prendere due incarichi”
Pensai che l’unica soluzione plausibile fosse acconsentire senza fare domande, ché tanto nessuno sembrava volersi sprecare nel darmi spiegazioni preventive e mi sentii così come quella volta che mia madre diede una festa a sorpresa per il mio compleanno invitando anche le persone che avrei evitato quanto e come la morte.
“Ah beh…d’accordo presidente. La aggiornerò in serata allora (?)”
“Molto bene cara, ti ringrazio, mi farà piacere conoscere il tuo punto di vista”.
Il mio punto di vista? Io avrei voluto solo dormire.
Un messaggio di Claire: “I vestiti arrivano alle 14:45, G Dragon non è abbastanza alto per il tacco 15 quindi ti ho mandato un 10. Lo so che stai protestando, smettila. Sarete bellissimi e lasciami sognare, hai tempo per scegliere chi farti dei 5”
Mi presi a schiaffi da sola. Lo feci sul serio perché Claire aveva un modo di pensare e agire che tra le due cose prevedeva si e no quattro secondi di tempo in cui potevi decidere se scappare o farti invorticare senza storie. Qualunque fosse la tua scelta, avrebbe vinto lei. Quindi decisi di non contraddirla e farle avere un momento di gloria, sapevo che il fatto di aver organizzato quella sfilata fosse per lei l’apice del successo per la posizione in cui si trovava in Moschino e sapevo che vestire G Dragon  l’avrebbe fatta sentire più figa di Coco Chanel e Donatella Versace messe insieme. Mi limitai, così, a un: “Rompipalle, ci vediamo stasera!” e tornai al presidente Yang.
Mentre cercavo un modo per attivare un’assicurazione sanitaria e non rischiare la vita uscendo non abbastanza coperta per il freddo abominevole fuori, avanzai tre ipotesi: 1) Ji Yong se la fa con CL ma anche con Dara e vogliono chiedermi di far uccidere CL trovando una sosia per non far insospettire i fans. 2) Bom è un uomo e ormai non può più nascondere i palloncini da cui succhia l’elio prima di cantare in più soffre di pancia gonfia perché lo fa da troppo tempo e devo sostituirla io mentre lei si va ad operare a Casablanca. 3) Dara e Bom vogliono fare un threesome con me e non sanno come dirmelo quindi hanno bisogno del supporto di un uomo di un certo livello e hanno scelto Yang perché Ji Yong si è rifiutato. E anche Tablo. E anche Ri.
E quindi, dopo queste valide, lucide e logiche ipotesi, decisi che per il mio equilibrio mentale e fisico sarebbe stato meglio mangiare 40g di avocado, bere il mio dignitoso cappuccino di soya e volare in studio. Tanto per non ritrovarmi a scrivere un libro sulle mie idee a stomaco vuoto.
Colazione, sigarette, acqua e borsa, scesi le scale con l’agilità di un bradipo e mi pentii dei aver messo i tacchi dato che avrei dovuto passarci su un’intera serata, per altro in compagnia di occhi di lince e la cosa mi fece un po’ rabbrividire perché obiettivamente passare nel giro di 48h da “ommioddio i BigBang” a “Lavoro con i BigBang” a “Stasera sfilo sul red carpet con G Dragon” fu abbastanza traumatizzante che, a pensarci, sento ancora Claire urlare
Quante possibilità ci sono che la cosa che vorreste meno accadesse accada proprio nel momento in cui vi iniziate a sentire un po’ meglio rispetto ad un periodo buio appena passato?
Sullo schermo del cellulare lampeggiò “Andrew”. Thara si fermò sulla porta. Presa da un attacco di panico si sedette per terra guardandosi intorno come fosse nuda tra 100 persone. C’era sempre e ci fu anche in quell’istante la netta sensazione che quel ragazzo fosse sempre liì ad osservarne i movimenti, gli sbalzi anche più impercettibili di umore. Come prima, come ogni volta che quel numero lampeggiava nei pressi di casa, troppo vicino a lui. Ma ora era lì, esposta, con quei flash che la avrebbero immortalata e non sarebbe stata sola. E questo, a lui, non sarebbe piaciuto. Lo sapeva. La paura bussò un po’ più forte ma, questa volta, Thara non aprì. Si guardò avanti, senza voltarsi. Si alzò, chiuse a chiave e decise che nulla, in quel momento, le avrebbe impedito di godersi quello spiraglio di luce che si era meritata.
“Pronto?”
Una voce dall’altra parte sembrò non essere sorpresa di quella chiamata: “Ho rintracciato la telefonata, stai tranquilla. È ancora in Inghilterra”.
E stop. Un’altra giornata, stava per iniziare.

 

   
 
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