Non sarò mai il tuo prodigio, perciò puniscimi Padre, fa di me un esempio. Sarò grato di poter essere l'eccezione
alla tua diabolica perseveranza.
Acciaio
"Lucifer." Una mano affusolata di Michael stava percorrendo il mio costato, fino ad insinuarsi sotto la stoffa che mi fasciava il torace. I polpastrelli erano umidi sulla cute, la sensazione era ambigua, ma la cosa non mi arrecò alcun fastidio.
"Sì, Michael." Sul riflesso del pavimento bagnato un flebile riflesso scarlatto fece breccia nella penombra.
"Mi mancavano." Disse, riferendosi all'aspetto dei miei occhi. Potenti astri rossastri di grazia corrotta incastonati in semplici iridi umane.
Non mi aspettavo questo. La nuova luce non mi era mai piaciuta, ma sapevo che essere un arcangelo maledetto faceva uno strano effetto ai miei simili, meno che per i Troni, probabilmente. Milahe'el conosceva la verità nelle anime, dunque sapeva bene il perché.
L'unico che amava tutto questo però, era Michael, solamente lui attribuiva i miei peccati a propositi nobili, che oramai non sapevo più cosa fossero.
Comunque sapevo solo che un arcangelo più nobile di Michael non esisteva, dunque se per lui ero degno di redenzione, forse col tempo ne sarei stato anche meritevole. Però dato che ero più che determinato alla vendetta, dubitavo della veridicità della cosa, perché la redenzione era l'ultimo dei miei desideri.
Essere redento avrebbe dovuto significare sottomettersi, chiedere perdono per quello che ero, e questo mai sarebbe accaduto. Come non sarebbe accaduto che il Padre concedesse redenzione a chi non era pentito. Tutte le mie ere poi, si sarebbero dovute tramutare in effimeri rumori.
Oh no, il pentimento non mi dona, che si flagellino pure gli uomini di fede cristiana, che soffrano in nome di qualcosa che non farebbe mai lo stesso sacrificio a parti inverse, seppure il loro sia un mero sacrificio della carne, non reale dolore dell'anima. Le scuse umane sono solamente suoni, ma le scuse di un arcangelo, le scuse del Diavolo, segnerebbero un contratto.
Le scuse erano suoni, e le stelle erano cose, ed i buchi neri erano capaci di inghiottire ogni cosa sul loro cammino, fino a inglobare e distruggere le galassie, pur essendo solo dei buchi.. ma non le scuse del Diavolo, quelle sarebbero rimaste per sempre disegnate, non negli astri, ma nel sub-tessuto dell'universo. No, non avrei mai chiesto perdono al Padre, ma avrei accettato di buon grado le sue, anche macchiate di menzogna. Sarebbe stata anche quella una firma indelebile, finalmente la prova che il Padre non era perfetto.
L'aria sembrò divenire ancor più pesante, ma qualcosa dentro il petto si era alleggerito, così come il peso degli anni trascorsi. Avevo bisogno di elaborare gli eventi, lo si poteva notare appunto dal rosso sul pavimento. Non sapevo per quale motivo i miei occhi avessero tale aspetto e colore, sapevo solo che era un altro crudele dono del Padre. Questo mi riportò con la mente al momento presente.
"Sono qui." Ma ciò che davvero avrei voluto dire era che volevo essere proprio lì, dove era Michael. Non nella stanza, ma nel punto che stava toccando, solo disperatamente più vicino all'essenza che lo componeva.
Poggiai una mano su quella che aveva sul mio sterno, non riuscivo a sentirla da sopra la stoffa, così mi tolsi l' indumento e feci intrecciare le dita alle sue. Sentii che non sarebbe bastato, ma era già troppo. La mia pelle era meno pallida di quella di Michael, creò uno strano contrasto con la sua, decisamente diafana. Sembrava un connubio indecente fra bene e male il nostro.
Mi fece sorridere il fatto che non mi accorsi, fino a quel momento, che la stanza non era affatto immersa nell'ombra, ma al contrario era inondata di luce. Ciò che impediva ad essa di raggiungere ogni angolo della stanza erano le sei paia di ali d'acciaio che spuntavano dalla schiena del mio tramite umano.
Anche Mike sorrise, e poi rise.
Sì, era bello il modo in cui egli mi distraeva.